Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: DARKOS    05/09/2018    1 recensioni
Il ritorno della mia storia ambientata in un ipotetico futuro rispetto alla saga principale, dove i vecchi personaggi ormai cresciuti fanno da guida ai nuovi, mie creazioni. Decenni dopo la battaglia finale, un nuovo Ordine del Keyblade è sorto e starà alle nuove generazioni muoversi al suo interno, e sostenerlo contro le nuove minacce che incontreranno.
Già tentata in passato, spero adesso di renderle più giustizia e portarla a compimento.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2) Braccio e Mente


“Dobbiamo tenere questo luogo,” riassunse Riku. “Bisogna solo decidere cosa farne. Se non la base di tutto, qualcos’altro.”
Kairi sfiorò uno dei muri, meditabonda. “Perché non un centro di addestramento e ricerca? Ci sono Custodi che verranno a trovarci, e col passare degli anni molti altri ancora. Magari non sarà la nostra base, ma una base per chiunque cerchi un nuovo inizio.”
Si voltò verso Aqua e i suoi due amici, tutti e tre estremamente commossi all’udire tali parole. “Il Maestro Eraqus ne sarebbe orgoglioso.” confermarono.
La mano di Sora stretta attorno a quella di Kairi bastò a siglare la sua approvazione.
[Grillario 5.0, ad uso e consumo strettamente personale dell’autore]

Anno XX33, Sesto Periodo

Era una pigra giornata d’estate, il caldo si mischiava al ronzio degli insetti in una sensazione di pace e tranquillità, intervallato soltanto da un’occasionale brezza fra le finestre. I Cavalieri e gli Apprendisti in giornate come questa di solito decidevano o di buttarsi nelle attività fisiche per infrangere quella quiete, o di assecondarla e passare la giornata studiando al riparo delle fresche mura, mentre ripassavano la storia del loro Ordine interrogati da un Precettore. Due tipi di agire, due diverse mentalità. Due persone.

Si muoveva con una fluidità innaturale, come se avesse fuoco liquido nelle vene. La grazia dei suoi movimenti celava quanto micidiali fossero i suoi colpi. Due praticanti caddero a terra cullandosi uno il braccio armato e l’altro la caviglia, mentre un terzo tentava di non soccombere subito davanti ai suoi assalti.
Ci giocava, usando colpi spettacolari o mosse perfette da manuale, con la sicurezza supportata dall’abilità che solo un vero talento poteva sfoggiare.

“La nostra dottrina prevede il preservare l’equilibrio delle cose. La bilancia non deve pendere né troppo da una parte, né troppo dall’altra. Per questo interveniamo attivamente solo quando forze esterne sono all’opera. Una volta c’era anche il divieto di rivelare la nostra identità o provenienza, ma è stato abolito nel quinto anno del Sesto Periodo.”
“Bene, molto bene. E perché questo?”
“Perché in molti casi suscitava sfiducia e sospetto verso di noi. E con l’aumentare dei nostri numeri e la tecnologia di vari Mondi, mantenere la segretezza si è rivelato impossibile.”
“Visto che hai tirato in ballo il Sesto Periodo e l’Ordine, non ti seccherà ripetermi le modifiche effettuate e la nostra funzione primaria.”

Anche il terzo era stato sconfitto, ma altri due erano entrati sul ring. Già affrontati, uno aveva ancora i lividi dell’ultima volta. Non doveva nemmeno leggergli il cuore per percepire il suo desiderio di rivalsa. L’avrebbe accontentato. Finse una carica e finì in mezzo a loro. Come previsto, i due attaccarono da entrambi i lati pensando di avere gioco facile. Magari, se loro due avessero usato Keyblade veri contro la sua replica di legno da addestramento. Si spostò verso il fendente che sarebbe arrivato prima e si piegò leggermente in avanti. Sentì l’oggetto sfiorare la sua nuca, mentre con la sua arma inarcava l’altro Keyblade verso l’esterno per evitare l’affondo. Ora si trovava in mezzo alle due armi, senza che i proprietari potessero fare nulla. Proprio dove voleva essere.
Portò all’indietro il braccio libero e lo incatenò con quello armato dell’attaccante che stava di spalle, e iniziò a menare fendenti corti contro quello di fronte. Appena quest’ultimo provò a reagire eseguì una piroetta e si scambiò di posto con l’altro, facendogli subire l’attacco al posto suo. Il colpo andò alla faccia del malcapitato, che cadde di colpo. Approfittando del il corpo esanime che intralciava l’ultimo avversario si avventò su di lui, mise il suo Keyblade tra i suoi piedi per fargli perdere l’equilibrio e lo finì con un calcio sul naso. Nuovo scontro, nuova ferita per dimostrarlo. Niente rimorsi, specie con chi era prepotente e rubava il cibo agli apprendisti più giovani.

“L’Ordine è stato completamente ripensato dopo la Battaglia, e nel corso degli anni sono state effettuate modifiche sempre più radicali al sistema. Come l’Accademia, che addestra i giovani Custodi ad adempiere ai loro futuri incarichi. I diversi Ordini, che in passato erano isolati e autonomi sono ora tutti collegati e ogni Maestro risponde al Gran Maestro, carica riesumata e resa come il comandante supremo di tutti i Cavalieri del Keyblade. Il Gran Maestro e il Consiglio hanno sede al GranCastello, che assieme all’Accademia è uno dei principali luoghi d’interesse.”
“E la funzione primaria? Prima hai parlato di preservare l’equilibrio. È quella la risposta?”
“…no. Una volta si pensava così, ma quella filosofia assolutista ha portato l’Ordine e i Mondi stessi sull’orlo della distruzione in diverse occasioni. La nostra funzione primaria è seguire il nostro cuore rispettando i precetti: studiare i misteri dell’Universo, proteggere l’equilibrio, servire i bisognosi, sono tutte risposte valide.”
“Eccellente analisi. Un Maestro non avrebbe saputo dire di meglio.”

Cinque erano andati giù, ma non bastava, non bastava mai. Un combattente mediocre si accontentava di una vittoria. Un vero guerriero di tre. Un fenomeno di cinque. Un genio assoluto puntava ad essere il doppio di un fenomeno.
Il record precedente era sempre suo, sette avversari di seguito, ma quello era un giorno speciale. Quel giorno non ci si tratteneva. Il tempo di pensare ciò, e il sesto già mangiava la polvere. C’era quasi da avere compassione di loro, battuti prima ancora di capire cosa li aveva colpiti. Ma la verità era che se non avevano il talento, il Keyblade era quasi inutile. I miti e le storie su Cavalieri che valevano quando un migliaio o più di soldati erano vere, ma non erano per tutti: che imparassero in fretta che c’era sempre qualcuno di superiore.
Settimo e ottavo a terra. Già aveva infranto il record. Nei dintorni la gente smetteva di occuparsi delle proprie mansioni e veniva a vedere il duello. Il Maestro d’Armi non badava alla piccola folla di curiosi e osservava impassibile.
Salirono gli ultimi due. Uno era un altro dotato di grande talento, futuro Cavaliere già da ora. L’altra una smorfiosa che si credeva chissà chi solo per le sue qualità. Avrebbe voluto prendere il Keyblade vero e mostrare loro la differenza, ma si trattenne. I due non erano sprovveduti e sapevano con chi avevano a che fare, ma avevano anche uno sguardo di complicità. Iniziarono a combattere, e dopo pochi scambi il suo Keyblade di legno si spezzò a causa dei troppi scontri. Ecco cosa avevano notato quei due, ecco spiegata la loro sicurezza.
Illusi.

“Direi proprio che passi a pieni voti. L’Encomio di Merlino non te lo toglie nessuno, e alla tua età è un grande privilegio. Comunicherò subito il mio verdetto ai Maestri, vuoi accompagnarmi?”
“No grazie, io-“ dalla finestra provenivano i rumori del combattimento e le esclamazioni della folla. “…ho altro di cui occuparmi.”

La smorfiosa era riversa sul terreno e si reggeva la pancia. Colpa sua per essersi fatta disarmare così facilmente e per aver pensato che un Custode senza arma fosse indifeso. Adesso aveva un nuovo Keyblade sottratto alla sua avversaria, e stava duellando contro il decimo sfidante. La stanchezza iniziava a farsi sentire: sostenere quel livello di bravura per nove scontri non era semplice, e l’ultimo avversario era in gamba e riposato. Questi contava molto sulla sua stazza e forza fisica, era il classico ragazzino al quale del Keyblade e degli insegnamenti importava poco o niente: voleva solo un’arma per fare il soldato e aveva scelto quella più forte. Li odiava quelli così, ma sapeva anche che di solito reputavano la magia un gioco da codardi o per femminucce. Difatti brandiva la sua arma a due mani, con fendenti che avrebbero provocato seri danni a un cadetto meno abile.
Dietro di loro c’era uno dei barili adibiti a raccogliere l’acqua piovana, e nei giorni passati aveva piovuto in modo regolare. Perfetto, aveva vinto di nuovo. Indietreggiò verso di esso deviando i colpi del suo avversario, e all’ultimo scartò di lato uscendo dal suo raggio d’azione. Lui non era così sprovveduto da rompere il barile, ma lo urtò comunque facendo cadere dell’acqua per terra, come sperato.
“Gran bel colpo davvero. Forse dovrei andarmene e lasciarti contro il barile, mi sembra un avversario più che adatto.”
La provocazione sortì l’effetto previsto. Il ragazzo, stanco del combattimento, usò l’ira per caricare a testa bassa e finirla lì. Ma perse rapidamente l’equilibrio in corsa, inciampò e in breve tempo si ritrovò disteso a terra con un Keyblade puntato alla gola.
“Mi… mi arrendo.” Fu l’unica cosa che riuscì a mormorare.

La gente si congratulò o rimase spiazzata da una simile prova finché con voce rauca il Maestro d’Armi non riportò tutti all’ordine, disperdendoli. Rimase solo una persona sul campo, che si godeva gli ultimi effetti dell’adrenalina che aveva in corpo.
“Non ti hanno impegnato troppo, vero?” Un ragazzo sui quindici anni, di corporatura esile ma dal fisico asciutto, con capelli castano scuro e occhi blu come il mare si avvicinò ed entrò sul ring.
La ragazza che aveva appena battuto dieci altri cadetti in successione si voltò, il sudore che si posava sul volto espressivo, i capelli appuntiti legati in una crocchia con un ciuffo che spuntava dalla nuca. “Una noia mortale. Saresti dovuto venire tu, invece di perdere tempo a recitare i libri di testo per deliziare qualche vecchia reliquia. Almeno sarebbe stato più divertente.”
“Ho imparato a starti lontano quando hai sete di battaglia, una lezione che d’ora in poi ricorderanno altre dieci persone. A proposito, hai stabilito un nuovo record, complimenti… con un aiuto magico, ma facciamo finta che non è stato così.”
“Ho solo usato l’acqua per fargli cedere una caviglia. E comunque, in un vero scontro non solo avrei usato la magia, ma la mia arma non si sarebbe spezzata e avrei vinto lo stesso.”
“Ma la tua arma si È spezzata, Mizu. Forse dovresti combattere con meno violenza e senza prolungare troppo gli scontri.”  
“Grazie mille per il consiglio, Kaze. Me ne ricorderò quando non userò una chiave mistica indistruttibile a qualsiasi urto.”
“In realtà non è proprio così. In alcuni casi documentati…”
“Oh, taci.”
Erano ormai cinque anni che i gemelli si allenavano nella loro nuova casa, la Terra di Partenza, ora rimodellata come Accademia. In questo lasso di tempo avevano appreso quanto più possibile e svolto le loro mansioni in modo encomiabile, ciascuno mostrando diverse abilità e inclinazioni: Kazeshi era inclinato a risolvere e analizzare misteri e fenomeni passati e presenti, Mizumi invece era interessata più al lato pratico dell’essere un Cavaliere del Keyblade.
Ma entrambi fremevano di aspettativa per quel giorno. Fratello e sorella spinsero le pesanti porte ed entrarono nella sala principale. Come al solito era un viavai continuo di gente, visto che da quell’androne si passava nei vari quartieri dell’edificio. Stavolta però la processione era eseguita in silenzio e con discrezione, e il motivo era che i troni posti in fondo alla sala erano tutti occupati da personalità influenti.

In quello di sinistra sedeva il responsabile dell’Accademia stessa, quello di destra era occupato da colui che viaggiava e monitorava le nuove reclute, e al centro l’emissario del GranCastello richiesto per le questioni atipiche. Doveva essere da un po’ che Terra, Ventus e Aqua non si ritrovavano assieme in quel Mondo.
“Ah, eccovi qua. I nostri due prodigi.” Parlò Terra, che con tono gioviale invitò i due a procedere al loro cospetto.
Pur essendo figure relativamente note grazie ai contatti familiari, il confronto con quegli eroi leggendari li metteva sempre a disagio. Kazeshi e Mizumi eseguirono rigidi il gesto di obbedienza e rimasero sull’attenti.
“Comodi, comodi. In fin dei conti siamo qui per circostanze liete, seppur anomale. Chi comincia? Tu, Ven?”
“Immagino di sì. Dunque, come di certo saprete ogni cadetto deve sostenere un esame intermedio per ottenere il Cavalierato. Di norma si aspetta fino alla maggiore età, ma visto che entrambi avete sostenuto prove notevoli abbiamo deciso di concedervi quest’eccezione. D’altronde è una regola nuova non in vigore ai nostri tempi, c’è spazio per modificarla.”
Era quello che aspettavano, il Cavalierato. Diventare un Cavaliere a tutti gli effetti implicava poter viaggiare per i Mondi, affinare le capacità fisiche o spirituali... apriva una vasta gamma di opportunità per chi sapeva coglierle.
Ventus continuò. “Dunque… lodevoli qualifiche teoriche e di applicazione arcana per Kazeshi, supportate dalla raccomandazione di ben quattro insegnanti. Mentre il Maestro d’Armi in persona si spertica sulle qualità combattive di Mizumi. E nei campi opposti avete comunque riscontrato discreto successo. Questo è quanto mi è stato riferito, e non vedo ragione per confutare tali giudizi.”
“In quanto Sovrintendente dell’Accademia posso confermare le vostre qualità superiori alla norma, e vi conferisco il diritto di prendere parte all’Esame di Cavalierato." Sentenziò Terra.
Parlò infine Aqua. “E io, in quanto Membro del Consiglio, ho ascoltato la conversazione e approvo le decisioni prese. Bene, è tutto per le formalità.” La donna si esibì in un sorriso raggiante e rassicurante al tempo stesso. “Complimenti davvero.”
Mizumi si emozionò. Bramava quel permesso con una veemenza rara perfino per la sua età. “Quando cominciamo?” chiese.
Terra si alzò assieme agli altri. “Al tempo, non spetta a noi decidere. Questa sessione è servita solo a rendere ufficiale la cosa. Per reclute e esami così atipici, bisogna recarsi direttamente a GranCastello dal Gran Maestro.”
Kazeshi si bloccò. Sapeva che la loro era un’eccezione, ma non pensava la cosa fosse così seria da mandarli direttamente al quartier generale. E questo voleva anche dire dare prova delle loro abilità di fronte a LUI.
Guardò la sorella. La determinazione nei suoi occhi era evidente. Il suo cuore era tinto di molteplici sensazioni: qualcosa da dimostrare, ambizione, senso di appartenenza. E forse ancora un po’ di risentimento.
“Papà…”
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: DARKOS