Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: DARKOS    05/09/2018    1 recensioni
Il ritorno della mia storia ambientata in un ipotetico futuro rispetto alla saga principale, dove i vecchi personaggi ormai cresciuti fanno da guida ai nuovi, mie creazioni. Decenni dopo la battaglia finale, un nuovo Ordine del Keyblade è sorto e starà alle nuove generazioni muoversi al suo interno, e sostenerlo contro le nuove minacce che incontreranno.
Già tentata in passato, spero adesso di renderle più giustizia e portarla a compimento.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
8) Notte di Incontri

I cadetti si raggrupparono sullo spiazzo desolato dove il portale li aveva depositati. Wanda accolse i gemelli con la solita raffica di parole: “Ehi ce l’avete fatta anche voi, o avete fallito? Come aspetto siete ridotti maluccio. Ma non sareste così allegri se non aveste superato la prova! Io ho preso il mio pegno, il vostro cos’era?”
Lei era messa giusto un po’ meglio di loro, ricoperta di graffi e lividi che non sembravano però capaci di intaccare la sua vitalità. Lutum e Axius erano quasi privi di segni di battaglia, ma l’alto ragazzo dai capelli blu notte sembrava seccato.
“Abbiamo trovato il nostro pegno dopo vari enigmi,” spiegò il compagno. “Evidentemente senza volerlo abbiamo scelto la prova d’intelletto, e Lu è scontento per non aver potuto combattere quanto voi.”
Lutum si grattò la testa. “E dopo aver passato tutti quei guai per quel duello…”
“Ulteriore prova del fatto che non bisogna mai agire con irresponsabilità.”
Apparve, nuovamente senza farsi notare, il Maestro Riku. I cadetti superarono il breve spavento e si allinearono per essere giudicati, ma lui li fermò.
“Non qui. Torniamo a GranCastello.”

“Il giovane Maestro Ren era assai curioso sul perché il Trono di Mezzo era situato a destra. Quando provò a chiederlo al suo occupante, il Maestro Topolino mosse le orecchie ormai tendenti al grigio e rispose che il trono non era suo, ma lo teneva in caldo ‘per un amico’.”
[???]

Percorsero nuovamente i corridoi della fortezza ma stavolta non scesero ai piani più bassi nella Sala dei Troni. Invece una elegante e massiccia scalinata con tanto di tappeto rosso li indirizzava verso l’alto, a circa metà dell’edificio dove si tagliava un grosso arco senza porta: la sala per le udienze ufficiali.
Dietro ai tre troni principali per i Maestri più autorevoli brillava la Prima Pietra della Luce, la gemma gigante che con la sua energia teneva lontano i malintenzionati: voci di corridoio dicevano che da quando c’era il Gran Maestro la Pietra era diventata anche più grossa e radiosa. Il resto della lunga sala -in marmo bianco come il resto del castello- era composto dallo spazio centrale dove i visitatori o Custodi prendevano parte all’udienza e dagli alti scranni ai lati per i Maestri e Cavalieri che vi assistevano.
Quella fu la maggiore sorpresa dei cinque esaminati: si aspettavano una piccola cerimonia nascosta, invece lì era radunata buona parte del loro Ordine. Maestri e Cavalieri affollavano i seggi: alcuni in armatura completa o parziale, altri in abiti comuni o con le tuniche da studioso che li scrutavano curiosi. Era ovvio, se si considerava erano reclute dotate di grande talento che avevano affrontato un Esame irregolare. Per la prima volta i ragazzi realizzarono cosa significava essere anomalie sotto analisi: la pressione delle decine di sguardi era opprimente, senza contare che tra le figure svettavano i Maestri del Consiglio nonché genitori dei cadetti. Kairi sorrideva ai gemelli e Terra alzò il pollice al suo ragazzo, ma forse era l’espressione grave della splendida donna rossa a tenere a freno l’esuberanza di Wanda più che il resto della folla.
Riku prese posto sul trono d’ebano indurito di sinistra, il Trono dell’Oscurità; Sora sedeva già su quello dorato della Luce al centro mentre a destra il piccolo Trono di Mezzo fatto d’argento e d’onice ospitava Topolino, il più anziano Maestro in attività. La piccola attempata figura faceva dubitare il popolino delle eroiche gesta che il suo nome portava, ma per i guerrieri dubitarne era assai più folle che credervi.
A un gesto di Sora ogni rumore cessò, ogni distrazione venne rimossa per concentrarsi su ciò che stava accadendo. Il pesante braccio in armatura del Gran Maestro tornò a posarsi sullo scranno mentre parlava ai giovani cadetti: “Bentornati. Nel corso della giornata avete affrontato una prova inusuale e fuori dalle regole per dimostrare di essere degni del Cavalierato. Ora che il sole inizia a tramontare e sia il giorno che l’Esame volgono al termine, sentiamo il parere dei vostri esaminatori.
“Lutum e Axius si sono inoltrati nel bosco e hanno affrontato nel tempietto lì situato la prova del Mistico, dimostrando saggezza e ingegno. Le loro abilità negli altri campi sono state già confermate dall’occhio… particolarmente attento dei loro familiari. Mostrate i pegni che avete trovato a Yen Sid, il giudice della vostra prova.”
Axius frugò nelle tasche della sua casacca e mostrò un’aquila e un lupo intagliati nel legno verso la sezione della platea dove vi era Yen Sid: il vecchio mago annuì lentamente e non aggiunse altro.
“Wanda ha affrontato la prova del Guerriero misurandosi contro varie creature pronte a nuocere alla sua vita, dato che il suo spirito e il suo cuore saldo erano qualità già note. Anche tu mostra il tuo trofeo al tuo giudice, Vanitas.”
Wanda esibì tutta contenta una gemma rossa grande quanto un pugno verso Vanitas. Questi indossava l’elmetto, quindi la dismise con un gesto della mano; ma vedendo come la ragazzina spostava il peso da una gamba all’altra, chiaramente smaniosa di essere lodata del suo successo, la accontentò con un “Per me va bene.” Al suo fianco Xion soffocò una risatina tra le mani.
“Mizumi e Kazeshi. Le più giovani reclute, se le vostre abilità fisiche e intellettuali non fossero state eccellenti non avremmo nemmeno preso in considerazione la vostra candidatura. Per questo a voi è stata riservata la prova del Guardiano, per farvi agire assieme e realizzare le vostre mancanze. Mostratemi i vostri pegni.”
Kazeshi, che era già pronto a voltarsi verso Pippo e Paperino si bloccò: non pensava fosse stato suo padre in persona a dirigere il loro Esame, anche per evitare voci sui favoritismi, ma Sora era da tempo oltre i pregiudizi della gente. Lui e Mizumi estrassero gli anelli e li presentarono al Gran Maestro, che si voltò verso Paperino e Pippo per vedere se avessero qualcosa da aggiungere: ma tutto ciò che fecero fu adornare la scena con larghi sorrisi.
“Così sia, quindi. I vostri giudici vi hanno ritenuti validi e nessun altro ha mosso obiezioni: io vi nomino tutti e cinque Cavalieri del Keyblade, dandovi accesso ai privilegi e alle responsabilità del vostro rango. Direi che è tutto, quindi ora c’è solo una cosa da fare…”
Sora fece un cenno a Riku che annuì con aria grave. Si alzarono tutti e tre dai troni e così facendo fecero spuntare festoni dal soffitto, mentre da porticine di servizio i Moguri portavano vassoi colmi di cibo.
“Festeggiamo!”

Il banchetto si protrasse per tutta la serata e in ogni parte del castello c’erano gruppi di cavalieri che chiacchieravano allegramente, si godevano la brezza nei giardini o appoggiati alle colonne esterne si scambiavano racconti delle loro avventure: molti non si vedevano se non in simili occasioni.
Mizumi e Kazeshi erano appena stati con i loro genitori -Sora aveva scarmigliato i capelli del figlio e Mizumi si era liberata a fatica dell’abbraccio della madre- e ora stavano girovagando, rispondendo gentilmente ai vari cenni di saluto che gli venivano rivolti.
“Katsy! Micchi! Siete qui, finalmente. Guarda papà, sono loro!”
“Non tirare, mi hanno già incontrato…”
Wanda si parò davanti trascinando per la manica Lea, che sembrava solo divertito dalla foga della figlia. I due ragazzi iniziarono la posa formale, ma lui li bloccò subito: “Non siamo sotto processo, ora. E io sono l’ultima persona alla quale dovete prestare così tanta attenzione all’etichetta. Godetevi il successo e dimentichiamoci dei ranghi, per una sera.”
Kazeshi ora poteva osservare meglio l’uomo e capire da chi Wanda avesse preso tutta questa energia e leggerezza per simili questioni. Mizumi aveva uno sguardo un po’ confuso.
“…Micchi?”
“Ti piace? È il tuo soprannome! Avete nomi troppo lunghi da dire insieme e voi siete sempre insieme. Vorrei avere un fratello, chissà se rientra nei progetti dei miei, ma immagino ormai verrebbe fuori troppo piccolo.
Avevo pensato di chiamarvi KaMi per accorciare ma mamma ha detto che sembrerebbe vi ho elevati a divinità, quindi meglio di no.”
Il Maestro dai capelli fiamma rise e mise un braccio attorno alla figlia. “Raffredda i motori ogni tanto principessa, o consumerai il fiato tuo e le orecchie di chi ti ascolta.”
Approfittando della pausa, la donna che i due gemelli avevano visto prima tra gli spalti si avvicinò al gruppetto.
“Ah! Mamma!”
Hokori squadrò per bene i due neo-Cavalieri, e Kazeshi avvertì che la donna era abituata a guardare dall’alto in basso. C’era una sorta di potere e autorità in lei che anche Mizumi, di solito irritata da questo modo di fare, non disse niente e distolse lo sguardo. La Maestra si prese tutto il tempo necessario per inquadrarli e probabilmente paragonarli al loro padre, poi interloquì con la sua voce severa ma stranamente calda e dalla pronuncia morbida: “Ho visto la vostra esecuzione da qui.”
Pausa. Dopo un po’ Mizumi si azzardò a chiedere: “E?”
“E niente. Dovresti imparare a non chiedere ulteriori parole a chi ti supera, in rango o in età. C’è sempre un motivo se ti dice solo quello che ha deciso di dirti.”
Tutta l’opposto del marito, una donna che non andava mai contrariata. Dallo sguardo pareva che Lea fosse a conoscenza anche di ciò che la moglie non stava dicendo, ma si limitò a bere un altro sorso dal suo calice.
Wanda si staccò da lui per abbracciare improvvisamente la madre, e a giudicare dal sorriso che comparve sul volto di Hokori mentre ricambiava con un braccio, i gemelli pensarono era una tattica che Wanda usava spesso per rompere il ghiaccio con lei. Sembrò funzionare anche quella volta, perché la Maestra proseguì: “Avete molto potere, e da dove veniamo noi il potere è venerato. Ma veneriamo ancora di più il controllo, e ci sono assai poche scorciatoie per quello: state sempre attenti e non disonorate mai il nome che portate.”
“Grazie per il consiglio, Maestra.” rispose Mizumi, con un tono che di rado Kaze le aveva sentito usare: sembrava rispettasse molto la Maestra Orientale. I due presero poi educatamente congedo; Hokori li osservò allontanarsi prima di dire: “Wanda, quel ragazzo ha in sé un grande talento e una mente matura, nonché una nobile stirpe. Reclamane possesso finché sei in tempo.”
Ci mancò poco che Lea si strozzasse con la sua stessa bevanda.

Procedettero verso l’esterno, tra le file di colonne che davano sui giardini. Ormai il cielo notturno aveva richiesto l’accensione dei lampioni lungo tutto il perimetro: i Moguri si erano innamorati di quegli apparecchi adornandone l’intera roccaforte. Nessuno se ne era lamentato, anzi tutti trovavano romantico passeggiare per le aiuole tra panchine e lampioni, e le regole della decenza e delle effusioni in pubblico avevano richiesto da subito più severità.
Proseguendo nel loro giro fratello e sorella si ritrovarono davanti a Lutum e Axius con rispettiva parentela, e si scambiarono i saluti. Conoscevano già Terra dopo gli anni trascorsi all’Accademia, e ormai anche Aqua: mentre Naminé gli era praticamente estranea, ma lei sembrava desiderosa di rimediare.
“Che bella prova la vostra! Terra gestisce proprio un bel posto, pare!”
“Loro due sono casi speciali, l’Accademia ha poco merito in questo... anche se forse a Lutum un paio d’anni lì avrebbero giovato.”
“Eddai pa, le lezioni private che tu e la mamma mi avete dato sono bastate, poi avevo Ax con cui fare pratica. La prova di oggi ha mostrato non mi manca niente, no?” Il ragazzo diede un’occhiata alla madre, speranzoso.
Aqua girò la testa e replicò: “Mi sarebbe piaciuto che non ti fosse servita la minaccia di espulsione per farti ragionare a mente fredda.”
Naminé passò un altro cioccolatino all’amica. “Su, su, sono pur sempre ragazzi. Almeno oggi sii felice per lui.”
“Mh, ma so Axius avrà svolto la maggior parte del lavoro d’ingegno. Quando c’è da usare il cervello, lui è sempre il primo.”
Lutum ormai non si sarebbe più potuto risollevare nemmeno con Magnete, tanto era abbattuto. “Ma…”
Lei lo prese sottobraccio e iniziò a colpirgli la testa. “Dai che sto scherzando! Cavaliere quanto ti pare ma ancora vuoi l’amore di mamma, eh?”
Terra sospirò. “E ora so l’origine di tutti quei boccali vuoti.”
Kazeshi fissò Axius, che aveva la solita espressione indecifrabile. “Tutto a posto? Non hai detto nulla.”
“Pensavo a ciò che ci aspetta ora che siamo Cavalieri in giovane età: ora festeggiamo, ma tutte queste celebrazioni servono a introdurre aspettative altrettanto elevate. Inoltre,” aggiunse guardando il gruppetto ridere della scena di madre, padre e figlio avvinghiati assieme, “è a volte difficile stare assieme a tante persone energiche e non sentirsi travolti.”
Kazeshi guardò sorridendo la sorella, che rideva assieme agli altri. “Capisco che vuoi dire.”

Fu una piacevole nottata. Gli invitati stavano ormai scambiandosi gli ultimi saluti e ritirandosi nei propri alloggi: tempo una notte di sonno, e sarebbero dovuti tornare alle loro mansioni. Ma né Kazeshi né Mizumi avevano voglia di dormire, e decisero di proseguire le loro esplorazioni passando per il giardino più grande. Lì quelle che si potevano definire sculture vegetali raffiguravano abitanti e creature di vari Mondi nelle attività più disparate, con al centro una gigantesca aiuola a forma di cuore ricolma di fiori di ogni specie e gradazione di colore circondata da panchine e piccole fontane: uno dei luoghi più belli di GranCastello.
Fu lì che i gemelli incontrarono gli ultimi ospiti della serata, anche se per puro caso. Vanitas e Xion erano seduti su una delle panche e sebbene si accorsero di loro ben prima di vederli non pareva li stessero aspettando.
“Ah! Salve, noi… non volevamo disturbare.”
La signora in nero sorrise. “Nessun disturbo, cara. È bello vedervi.”
C’era un po’ di disagio: gli sfuggivano i dettagli precisi, ma i due sapevano Xion era intimamente legata ai loro genitori e quindi anche a loro. Kazeshi pensò ricordasse molto sua madre, mentre Mizumi ebbe la netta sensazione di trovarsi di nuovo di fronte a Sora. Xion continuava a sorridere amabilmente senza dire nulla.
Vanitas sbuffò come al solito e puntò il dito su Mizumi. “Ehi scricciolo, siamo di nuovo nei giardini. Che ne dici di un duello veloce? Hai il mio permesso stavolta.”
“Credo che rifiuterò.”
“Allora hai imparato qualcosa. Ok, concedo a Lea che aveva ragione nell’essere magnanimo ma rimango dell’idea che tutto ciò che mandi Aqua fuori di sé merita di essere perseguito.”
Kazeshi stentava a credere alle sue orecchie: gli altri Maestri potevano essere un po’ emotivi, ma lui sembrava davvero ambire alla distruzione, nonché alla loro estromissione dall’Esame. “Con tutto il rispetto Maestro Vanitas, credo dovremmo perseguire scopi più nobili del puro divertimento. Specie se concerne il futuro di tre reclute.”
Gli occhi di Xion si ingrandirono, e si capiva anche l’uomo con la maschera provava stupore. Dopo una breve pausa, replicò: “Maestro? Ragazzo, non sono mai stato un Maestro; non ho mai preso parte a nessun dannato Esame e non ho mai allenato nessuno. Né potrei, visto che colui che ha insegnato a me… diciamo aveva un concetto un po’ spartano dell’addestramento. Oh, ma di sicuro perseguiva uno scopo nobile, come lo chiami tu. Nobilissimo a sentir lui, un balsamo per l’umanità. Peccato ci fossero queste piccole seccature chiamate i vostri genitori a impedirglielo.”
Mizumi drizzò le orecchie all’istante e si intromise nella conversazione.
“Parli di Xehanort, non è così?” disse in un soffio. “Che tipo era?”
Stavolta Xion sembrò rammaricarsi un po’, ma comunque non disse nulla; l’elmo di Vanitas guardava in alto e rifletteva le stelle.
“Era fuori dal comune in ogni senso. Se mi chiedi com’era con il Keyblade, era un genio: né prima né dopo è nato un altro col suo talento o il suo intelletto. Nessuna forza che riesci a immaginare può eguagliare ciò che lui era.”
“Ma i Maestri lo sconfissero quando erano ragazzi, e sette contro tredici. E da quel momento in poi il loro potere non ha fatto altro che aumentare.” insistette la ragazza.
“Vedo che le cose che ti appassionano le ricordi bene, eh? Allora ricorderai di aver letto non fu una battaglia facile. Non era solo il potere a rendere Xehanort temibile ma il suo cervello, il suo genio tattico. Manipolava eventi e persone anche a distanza di decenni: tempo e spazio, realtà e finzione non erano altro che suoi strumenti.”
“Sembri parlare molto bene di lui.”
“So riconoscere il valore di chi mi sono trovato davanti. Era anche senza scrupoli e pronto a sacrificare chiunque per i suoi piani, ma davvero avete bisogno di sentirvelo dire? Sia come sia, nessuno che lo abbia conosciuto ha mai mancato di provare rispetto o comunque di temere Xehanort. Quelli che lo hanno fatto non sono più qui. E sì, io ero dalla sua parte nella battaglia, uno dei Tredici; uno dei motivi per i quali esco di notte è che è dura stare dietro a tutti i tontoloni che vogliono solo vedere il tipo brutto e cattivo.”
Mizumi guardava fisso per terra, e rispose con un filo di voce: “So come ci si sente ad essere giudicati. Non era mia intenzione offenderti.”
Xion decise che era il momento di intervenire, e unendo le mani esclamò: “Non avete offeso nessuno, piccoli: la curiosità è normale, specie ora che vi sentite un passo più vicini a quelle leggende. Ma perché non tornate dai vostri genitori? So che non ve la sentite di dormire ma immagino loro vogliano passare un po’ di tempo in famiglia stanotte. Voi no?”
“Allora, col vostro permesso.”
Non parlarono molto sulla via del ritorno: Mizumi era affascinata e turbata dalle parole di Vanitas, uno dei personaggi più interessanti del castello. Lui non era stato solo un partecipante della Guerra, era cresciuto e si era allenato sotto il più grande Maestro di tutti i tempi… doveva avere un sacco di cose interessanti da dire. Kazeshi era di tutt’altro parere sul guerriero, lo reputava troppo concentrato sul potere e aveva una visione delle cose che mal si sposava con la sua. Insieme presero uno dei pochi teletrasporti ancora attivi per la stanza dei loro genitori.

Buio, tutto attorno. L’aria sapeva perennemente di qualcosa di stantio e il terreno era pieno di depressioni e crepacci, ma lui immaginava che ciò a cui non avrebbe mai fatto l’abitudine erano quelle tenebre perenni che celavano ogni cosa finché non ci sbattevi il naso contro.
Aveva incontrato gli ultimi sbandati in un pianetino dimenticato e si era sbrigato a radunarli: dovevano prelevarli a piccoli gruppi, o quelli della Luce avrebbero capito il trucco. Il Cercatore sosteneva che già adesso avevano iniziato a sospettare qualcosa. La Luce… quanto gli mancava. Erano anni che non vedeva più nemmeno un riflesso di luminosità, tranne qualche fiaccola artificiale tenue. E lì, nel cuore più profondo del Regno dell’Oscurità, luci di quel genere morivano quasi all’istante.
Finalmente davanti a loro emersero le immense rovine che fungevano da quartier generale. Capì l’agitazione delle nuove reclute: anche lui ci era rimasto secco quando le aveva viste la prima volta. Sembravano un gigantesco disco volante con un’architettura mai vista in nessun Mondo conosciuto, la civiltà che le aveva create doveva essere anche più vecchia del Keyblade o magari un residuato di una qualche forma di vita dell’Oscurità.
“Sei tu, Ren?”
Uno dei fratelli sbucò da un ingresso per accoglierli. Era quello grosso con le spalle larghe: Ren non si era preso lo sforzo di impararne il nome, non sarebbe durato molto.
“Sei qui con i nuovi ragazzi? Oh sì, adesso li vedo… altri guai con quel ficcanaso traditore?”
“Se così fosse, non sarei qui a raccontartelo. Egli è uno dei più letali guerrieri di entrambi i Regni, e siamo fortunati abbia deciso di abbandonare le indagini a pochi passi dalla nostra posizione.”
“Bah! Se lo dici tu. Portami le reclute, che le sistemo. Tranquilli ragazzi, non vi mordo mica.”
Sottovalutare così tanto Vanitas era uno dei motivi per i quali Ren non memorizzava il volto o il nome di simili incapaci, che servivano solo a fare numero e lavori di bassa manovalanza. Consegnò a lui i nuovi pupilli tenendo d’occhio quei pochi che gli sembravano promettenti.
“Dov’è Shika?”
“L’ultima volta l’ho visto agli scavi, era molto agitato. Ren… credo l’abbiano trovato.”
Questa era una notizia interessante. Ren mancava agli scavi da parecchi mesi, e quindi doveva essere ancora informato degli sviluppi. Si concesse un sorriso, pensando con clemenza che persino gli inetti avevano uno scopo nel mondo.
Presto il Cercatore avrebbe ottenuto ciò che voleva e la supremazia dei falsi idoli sarebbe stata annientata.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: DARKOS