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Autore: ciabysan    10/07/2009    1 recensioni
Giappone. Urumi ha 17 anni e si è appena trasferita con la sua famiglia in una nuova casa. Quasi per caso, trova in soffitta una fotografia che ritrae una donna, sul cui retro c'è scritto che lo scatto risale a dieci anni prima. Con l'amica Yumi, Urumi tenterà di scoprire l'identità della donna, che si rivela essere la vittima di un assassinio, di cui non si è ancora trovato il colpevole. Le due ragazze sospettano dei due precedenti padroni di casa, ma la verità è un'altra
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ero spaventata

Ero spaventata. Non sapevo perché ,ma ero come ossessionata dalla figura di Takeo che scattava delle fotografie da dietro la finestra. Quell’immagine sul video, mi aveva fatto tornare alla mente la foto che avevo trovato in soffitta. Nonappena mi alzai e bloccai la videocassetta sentii un rumore, come un qualcosa che veniva trascinato, al piano di sopra.

Mi ricordava parecchio l’ascia che veniva trascinata sul parquet sul finale di “Koma”. Ero terrorizzata, sentivo come se qualcosa mi stesse attraversando la schiena.

 

“Che hai?” mi disse Shuya alzandosi e guardandomi negli occhi “Urumi!”, mi scosse.

“Urumi! Stai bene”.

Annaspavo. Avevo fame d’aria. Il mio singhiozzare occhieggiava nel vuoto.

“URUMI!” L’ultimo grido di Shuya e mi risvegliai dal mio annaspare.

“Che cosa è successo?” dissi spaesata
“Stavi male…”

“No…ora sto bene” Alzai la mano, come per massaggiarmi la testa, quando tra le dita sentii la presenza di qualcosa e abbassai lo sguardo sul palmo della mia mano. Sulla superficie della mia pelle biancastra era appiccicato uno strano oggetto che avevo già visto in una delle mie macabre visioni: un pezzo di nastro adesivo a cui erano attaccati degli stuzzicadenti.
Digustata urlai e lo lasciai cadere sul pavimento, indietreggiando terrorizzata.

“Che cos’è questo?” chiese Shuya raccogliendolo

“Quello… è uno degli affari che l’assassino di Kayako Fukamoto mise sotto gli occhi di un’altra persona per obbligarla a vedere il suo omicidio senza che potesse chiudere le palpebre… l’ho visto in una delle mie visioni”

Il rumore di un’ascia che veniva trascinata sul pavimento riprese a rimbombare. C’era qualcuno in quella casa, me lo sentivo. Sentivo anche la sensazione di un  conato improvviso, non certo di vomito, quanto di angoscia.

“Usciamo da qui” dissi a Shuya. Riprendemmo i nostri zaini e uscimmo da quella casa degli orrori. Non avevo mai avuto così tanta paura in tutta la mia vita. Non riuscivo nemmeno più a comandare il mio corpo alla perfezione da quanto ero scossa. Le gambe mi tremavano così forte che sembrava quasi di non averle. Continui brividi salivano sulle mie braccia.
“Sei sicura di sentirti bene? Sei così pallida…” notò Shuya, con fare paterno, accarezzandomi la guancia destra “Sono solo le tre… se arriviamo in stazione in orario possiamo tornare a Tokyo per le sei…
“Non è che questo caso di Kayako Fukamoto ti sta impaurendo un po’ troppo? Non ne hai abbastanza?”
“No…visto che non abbiamo scoperto quasi nulla
“Ma siamo quasi vicini alla verità”
“No..Shuya… è vero, qui a Kobe abbiamo scoperto diverse cose che ci potrebbero avvicinare alla verità, ma restano ancora troppi punti irrisolti: chi ha portato il cadavere di Kayako in casa mia e perché? Perché per uno scherzo del destino la mia famiglia è andata ad abitare proprio in quella casa? E la foto? Mi sto domandando se il fatto che ci fosse quella foto in soffitta premeditasse il fatto che avrei dovuto trovarla…
“Ma di che stai parlando?”
“Non lo so…non lo so neanche io…penso che la foto che era in soffitta non si trovasse lì per caso, penso che qualcuno l’abbia messa lì di sua spontanea volontà perché io la trovassi… tu che hai abitato in quella casa per qualche tempo non hai mai notato la presenza di una fotografia in soffitta?”
“No…”
“Ecco, vedi?”
“Ma chi può averla messa, scusa?”
“L’assassino di Kayako, ovvio. Ma io mi chiedo…perché casa mia”
“Chi vi ha venduto la casa?”
“Non lo so…sono stati i miei a comprarla, senza dirmi nulla… non ho conosciuto l’agente immobiliare, non l’ho mai visto. Io ho solo visto la casa vuota quando i miei l’avevano appena comprata.
“Che strano…”
“Già…evidentemente non valgo poi molto nelle scelte di famiglia
Mi abbracciò senza dir nulla. Con la guancia posata sul davanti della sua giacca nera riuscivo a sentire il suo cuore battere forte e rimbombarmi nelle orecchio. Mi pareva quasi che il suono provenisse dalla mia stessa testa.

Alzai gli occhi e incrociai il suo sguardo. Le sue labbra timidamente sfiorarono le mie e poi esplosero in un bacio dai mille colori. In quel piccolo, futile, istante sembrava quasi che tutte le preoccupazioni e le paura scivolassero via in un solo momento. Scivolassero via dalla pelle, come pioggia.

Gli misi le braccia intorno al collo e socchiusi gli occhi. Avevo provato l’amore e mi piaceva da morire. In quell’istante non mi importò minimamente più nulla di Kayako, né del parto di Sakaya né del cadavere in casa mia. Sembrava quasi che la mia vita si fosse perfezionata in un secondo.

Mi staccai da quel sogno e sussurrai al suo orecchio “Andiamo a Tokyo”.

E le cinque ore di viaggio scorsero come fiumi in piena.

  
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