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Autore: A_Typing_Heart    08/09/2018    1 recensioni
* in corso di revisione * L'Uomo in Blu è una leggenda moderna, un uomo misterioso che appare in un paesino del Sorrentino per rendere omaggio a una lapide senza nome né fotografia. Circolano infinite voci su di lui, sulla sua origine, e sul perché visiti una tomba avvolta dai segreti. Ma nessuno sa la verità, e le motivazioni dell'Uomo in Blu sono radicate al tempo in cui il futuro boss Sawada Tsunayoshi fu ferito in un attentato. Un momento che cambiò la vita del giovane e di chi gli stava accanto per sempre.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Enma Kozato, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Tsunayoshi, sebbene sentisse un male infernale al fianco a ogni passo che faceva nonostante la medicazione, proseguì imperterrito verso l'ospedale. Ebbe qualche difficoltà a entrare nel piccolo ascensore con il vistoso mazzo di fiori, il giornale sotto braccio e Gokudera al seguito, ma ci riuscì e salì al terzo piano. Non fu affatto sorprendente trovarvi Byakuran nonostante fossero le prime ore del mattino, ma non potè non notare quanto sembrasse logorato. Aveva l'aria di non mangiare da giorni e di non dormire quasi da altrettanto tempo, e non potè evitare di avercela con lui per essersi rifiutato così ostinatamente di prendere parte all'operazione contro Verde. Quando si accorse di loro Byakuran lanciò un'occhiata molto fredda ai fiori che portava.
-Giacinti viola.- disse, senza un accenno di saluto. -I fiori di chi chiede perdono.-
-Non sono per te e perciò non ti riguarda.-
-È tardi per chiedere perdono, Tsunayoshi. Mukuro è morto stamattina.-
Quelle parole risuonarono più volte nel cervello di Tsunayoshi senza che riuscisse ad afferrarle per davvero. Poi il cuore gli mancò un colpo e una morsa lo fredda lo attanagliò.
-Cosa?-
-Ho detto che Mukuro non c'è più.-
La sua voce non espresse alcun tono, che fosse triste o di altra natura. Sembrava semplicemente vuoto, come il suo sguardo.
-Stai... non mentirmi, Byakuran! Non è divertente!-
-Ha avuto un altro attacco. I suoi polmoni non hanno funzionato più, poi ha ceduto di nuovo il cuore. Hanno cercato di operarlo d'urgenza, ma è morto poco dopo... è morto alle cinque e venti di questa mattina.- spiegò lui gelido. -E tu non c'eri, ovviamente. No, eri fuori da qualche parte a cercare Verde. A fare proprio quello che lui ti aveva chiesto di non fare mai.-
-Ehi... dacci un taglio, va bene?!- sbottò Gokudera. -È già brutto così! A cosa serve che tu inferisca adesso?! Cosa, serve a farti sentire migliore perchè sei stato qui ad aspettare mentre qualcuno faceva qualcosa?-
Qualcosa di spaventoso passò negli occhi viola di Byakuran, così spaventoso che Tsunayoshi afferrò Gokudera per il braccio e lo allontanò da lui. Era accaduto l'ineluttabile, e aveva ragione a dire che era già terribile, non c'era bisogno di litigare e azzuffarsi proprio in ospedale. Senza dire niente a Byakuran, neanche una parola di conforto inutile, trascinò di nuovo Gokudera in ascensore. Era strano. Credeva che se Mukuro fosse morto sarebbe stato così afflitto dal dolore da non capire più nulla, che sarebbe scoppiato a piangere e urlare, senza ragionare più, come quando lo aveva visto portare via in barella dopo l'attacco cardiaco... invece sentiva solo una regolare fitta a ogni battito del cuore...
-Credo... Byakuran lo avrà già detto a Giulia? E Nagi... non c'era, lei lo avrà già saputo...? È meglio trovarla, probabilmente sarà distrutta..-
-Decimo.-
-E sarà il caso di chiamare a casa...- disse Tsunayoshi, uscendo dall'ascensore. -Ah... secondo te quali erano le sue volontà in questo caso...? Vorrebbe un funerale buddista?-
-Decimo...-
-Non gliel'ho mai chiesto, insomma... non credevo.... n-non... c-credevo che...-
Capì solo in quel momento perchè Gokudera lo stesse guardando in quel modo. Si accorse che stava piangendo a dirotto, anche se gli era sembrato di riuscire a parlare in modo normale, e prese a singhiozzare violentemente. Gli caddero di mano i fiori e il giornale in mezzo all'atrio, e riusciva soltanto a vedere nella sua mente i momenti migliori e peggiori. Sembrava così in imbarazzo quando quel giorno lo aveva trovato a casa sua a lasciargli un regalo... era così serio quando gli aveva fatto quella promessa di fedeltà... e quando Mukuro gli aveva fatto un sorriso per la prima volta, quando si era risvegliato dopo l'esplosione, si era innamorato di lui in un attimo... da quel giorno non aveva mai smesso di guardarlo, ed era felice ogni volta che scopriva qualcosa di lui. Sentiva che il loro rapporto era speciale, ogni volta che cenavano da soli, ogni volta che lui lo proteggeva, ogni volta che gli diceva quanto un vestito gli stesse bene, anche se spesso lo diceva solo per allisciarlo. Anche dopo Enma, anche dopo Giulia, lui non aveva smesso di pensare che avessero una relazione unica in questo mondo, e ora che Mukuro non c'era più aveva la terribile e ben nota sensazione che gli fosse stato portato via un pezzo di sè.
-Andrà tutto bene.- gli sussurrò Gokudera, accarezzandogli la testa. -Vedrai... tornerà tutto... tutto...-
Qualsiasi cosa stesse per dire, era ovvio che non ci credeva. Lo sentì sospirare vicino al suo orecchio.
-In qualche modo andremo avanti...-
Se per qualcuno da fuori poteva essere una frase molto disfattista, per Tsunayoshi fu la massima rassicurazione possibile, perchè senza Mukuro dubitava persino che esistesse un avanti a cui puntare. Per qualche motivo, nel momento del dolore e della perdita, Gokudera era l'unico che sapesse ridargli un po' di coraggio.


Tsunayoshi sedette su una delle sedie con schienale alto che erano a sua disposizione della suite che aveva affittato vicino Como, sentendosi inspiegabilmente esausto. Non si scompose quando sentì la porta aprirsi e i passi di diverse persone che entravano nella stanza buia, con le tende accuratamente tirate. Sentì qualcuno mormorare, ma un altro gli impose il silenzio. Il boss voltò la testa e nella fioca luce che filtrava da fuori riconobbe tutti i membri della propria famiglia. Erano presenti tutti i suoi guardiani, compreso un Enma ancora molto provato; Haru con un cupo abito nero, Kyoko con vestiti neri sopra una semplice blusa bianca, e Ipin che era venuta ad accompagnare Lambo alla convocazione. Nagi era l'ombra di se stessa, pallidissima, più magra che mai e trascurata più di quanto l'avesse mai vista. Non era cosa semplice elaborare un lutto tanto grande e lui ne sapeva qualcosa.
-Giulia?-
-Non è venuta.- disse Yamamoto. -Ho visto che Byakuran l'ha accompagnata in macchina quando l'hanno dimessa dall'ospedale. Immagino sia voluta tornare a casa.-
Non si era aspettato che venisse realmente, dato che lui non era nessuno per ordinarle di essere presente. Lei non era una guardiana, nè affiliata ai Vongola, dato che non era mai diventata la moglie di un guardiano. Le aveva chiesto di essere presente, perchè voleva che fosse informata, ma non era importante. Le avrebbe scritto personalmente per spiegarle tutto. Fu molto più sorpreso dalla presenza di Hibari che dall'assenza di Giulia, e soprattutto dal fatto che sembrava furioso.
-Beh... non importa... l'essenziale è che la famiglia sia qui... o quello che ne rimane...-
Haru si torse le dita fra loro con aria colpevole e si morse il labbro, Nagi tirò su col naso con discrezione, ma nel silenzio la sentirono tutti. Enma le posò la mano sulla spalla in un vano tentativo di darle un conforto.
-Vi ho chiamato per darvi un annuncio ufficiale... non lo ripeterò, quindi ascoltate...-
L'atmosfera cambiò repentinamente. Non era serena nè felice, ma la tensione salì nettamente.
-Rinuncio alla mia carica di boss dei Vongola.- annunciò con voce meno ferma di quello che avrebbe sperato. -Non avendo alcun erede, nemmeno nei rami secondari, la famiglia Vongola sarà considerata estinta.-
Si era aspettato un coro di proteste come era accaduto quella sera per la sua scelta di punire Hayato come attentatore, ma nessuno disse nulla. Vide solo qualcuno, come Yamamoto, chinare il capo, le due ragazze chiudere gli occhi con mesta rassegnazione. Gokudera strinse i pugni, ma non parlò. Possibile che tutti sapessero quello che avrebbe deciso di fare e si fossero già abituati all'idea? Tsunayoshi ne fu sollevato, perchè rendeva tutto più facile.
-Obiezioni?- domandò scrutando tutti. -Enma?-
-Quello che ritieni sia bene per te io lo farò.-
-... Hayato? Qualcosa da dire?-
-No, Decimo... ah... no... Tsuna.-
Fu molto strano sentirsi chiamare così. Il suo braccio destro lo aveva chiamato Decimo da sempre, da molto prima che decidesse di prendere quel titolo, anni prima della cerimonia di successione che lo aveva visto diventare il più giovane e più potente capo della mafia di tutti i tempi. Persino più giovane del Primo, persino più potente di lui.
Si alzò dalla poltrona e si avvicinò alla finestra, sbirciando fuori. Quali panorami mozzafiato aveva visto da ville, palazzi e alberghi di lusso. In quanti splendidi giardini aveva passeggiato, quante raffinate prelibatezze aveva potuto assaggiare in tanti paesi del mondo, solo grazie a quel titolo altisonante. Lo aveva preso con riluttanza, quasi con la paura di quello che avrebbe comportato. Aveva perso le braccia prima ancora di essere un boss, aveva avuto paura, sì... ma poi ci si era abituato, e presto. Negli ultimi tempi, forse troppo. Quel titolo aveva soverchiato tutto. Avere i mezzi e il potere di fare qualsiasi cosa volesse gli aveva fatto perdere di vista tutto, aveva dimenticato il ragazzino che era... quello che Mukuro aveva deciso di servire, di aiutare, di proteggere... ormai non si riconosceva più. Il giuramento fatto alla cerimonia, e quelli fatti ai suoi guardiani non avevano più valore. Era diventato un altro uomo...
-Perchè nessuno dice niente?-
Tsunayoshi si voltò, molto sorpreso di sentire la voce di Hibari tremare di rabbia mal celata.
-Perchè non parlate? È dei Vongola che sta parlando! È della vostra famiglia che sta parlando!- sbottò con veemenza, occhieggiando tutti. -E tu, Sawada Tsunayoshi! Che cosa ti salta in mente? Non puoi distruggere i Vongola solo perchè adesso stai soffrendo! Stiamo tutti soffrendo!-
-Per cortesia, Hibari... tutto questo non serve, la mia decisione è definitiva.- disse Tsunayoshi posando gli occhi su di lui, risentito. -E soprattutto tu non puoi capire come io sto soffrendo, tu e Mukuro non vi siete mai tollerati. Sei forse la persona meno afflitta in questa...-
Hibari scattò all'improvviso verso di lui e in un lampo se lo trovò davanti alla faccia, con le dita di metallo pressate sul suo collo più strette di quanto bastasse a renderlo minaccioso. Il suo viso era una maschera spaventosa di furia, non lo aveva mai visto perdere il controllo così con qualcuno che non fosse un misero prigioniero o informatore.
-Tu non sai cosa sento!-
-Tu non senti nulla, Hibari, per questo ti chiamano Cuore di Diamante... o sbaglio?-
Un lampo omicida passò negli occhi grigi di Hibari e non sembrava nemmeno lo stesso uomo che alle feste portava in braccio il suo bambino, o che gli aveva offerto del conforto dopo la traumatica sera in cui aveva rischiato di giustiziare il suo guardiano della tempesta. Gli lasciò il collo soltanto per caricare il pugno e sganciarglielo con ferocia sulla faccia. L'impatto fu tale da scaraventarlo a terra. Le ragazze gridarono, mentre Gokudera, Sasagawa e Yamamoto accorsero a trattenere Hibari dal colpirlo ancora. Ci vollero tutti e tre solo per limitargli i movimenti.
-TU NON SAI NIENTE!- gli gridò mentre cercava di divincolarsi. -TU... cosa credi... di essere il solo al mondo in grado di amare qualcuno?! Te la faccio ingoiare a cazzotti quella tua fottuta arroganza!-
-Hibari! Smettila, per favore!- gemette Yamamoto, che stava faticando a tenerlo fermo.
-Gliela sbriciolo di nuovo quella mascella!-
-Hibari, dacci un taglio!- fece Sasagawa, l'unico che fosse riuscito a immobilizzargli il braccio.
-Tu non sai niente di cosa eravamo prima di quell'esplosione!- continuò imperterrito Hibari, che cercava di buttare a terra Gokudera e lottava ancora come un toro. -Prima che tu ti accorgessi che lui esisteva, prima che ti accorgessi di quanto fosse speciale, io me ne ero già reso conto!-
Tsunayoshi, che non aveva mai dubitato del fatto che i due si detestassero a vicenda, era decisamente sgomento di venire a sapere un tale retroscena. Senza neanche più sentire il dolore allo zigomo si sollevò lentamente. Hibari forse capì di aver catturato la sua attenzione, perchè cessò di dimenarsi.
-Che... vuoi dire?-
-Voglio dire che io lo amavo già allora, e ho fatto di tutto per averlo. Ci sarei riuscito, forse, se tu non avessi cominciato a ronzargli intorno... ma probabilmente non sarebbe importato comunque...- disse Hibari, abbassando gli occhi. -Dopo c'è stata la Sierra Leone... io sono diventato qualcosa che lo ripugnava, e mi ha accusato di volermi mostrare così per avere il tuo favore, per la Fondazione.-
Il Decimo boccheggiò come un pesce rosso, poi richiuse la bocca. Non riusciva a parlare. Era vero che aveva trovato ammirevole il coraggio di Hibari nel non nascondersi, aveva ammirato la sua fierezza come aveva ammirato quella di Enma, ma non aveva idea che Mukuro e Hibari si fossero scontrati per una simile ipotesi, tra l'altro del tutto infondata.
-Questo mi ha ferito... sì, Sawada, anche io posso essere ferito. Sapevo che Mukuro non provava niente di simile all'amore per me, ma dopo degli anni passati insieme senza che tu neanche te ne accorgessi pensavo che fosse mio amico. Pensavo che come era rimasto fedele a te dopo quella tragedia sarebbe rimasto vicino anche a me, e invece mi ha tradito. Sarò sincero, mi ha fatto molto male, e quel giorno qualcosa di me è andato perso. Me ne sono andato per causa sua e mai per causa tua, Sawada. Tu non eri neanche lontanamente vicino a mettermi paura, ma preferivo che tutti pensassero questo... piuttosto che dire a qualcuno che avevo il cuore a pezzi.-
-Hibari...-
-Avrebbe potuto finire così... sarei potuto diventare un mostro e non amare mai più, ma questo Valentino è riuscito a evitarlo... e per questo io oggi soffro quanto te. Non permetterti mai più di parlare di me come se fossi un mostro.- disse Hibari minaccioso. -Lasciami, Yamamoto, mi stai facendo male.-
-Ah, scusami...-
-Ma tu, Sawada... solo perchè stai soffrendo stai distruggendo quello che Mukuro aveva tentato disperatamente di salvare.-
-Hibari... io spero che tu un giorno, se non ora, mi potrai capire... non è perchè soffro... non è perchè Mukuro se n'è andato... non è nemmeno perchè ho ucciso un Arcobaleno... sono costretto a lasciare la famiglia perchè, se la portassi avanti, finirei per riportarla ai tempi sanguinosi di Riccardo.-
Hibari parve sorpreso di quella spiegazione, e non fu l'unico.
-Non sono più l'uomo che prese questo anello... dichiarai che avrei reso la famiglia Vongola un faro nel buio, che l'avrei redenta dai suoi peccati precedenti e che avrei portato l'Alleanza a fare del bene alle persone e non più cose orribili... ma io... io ho scelto la rabbia... ho scelto la vendetta, anche se avevo promesso a Mukuro di non farlo, anche se Byakuran ha cercato di ricordarmi quella promessa. Lo capite ora?- chiese allora guardando tutti, tendendo uno dei sorrisi più faticosi di sempre. -Anche se lui fosse vivo, mi avrebbe abbandonato dopo quello che ho fatto... e onestamente, dovreste farlo anche voi... non sono più l'uomo che ammiravate allora.-
-Nessuno di noi è lo stesso di allora.- mormorò Nagi. -Se siamo migliori è grazie a te, boss... puoi sciogliere la famiglia, ma la Decima Generazione resterà sempre indissolubile... non dimenticheremo...-
-Tu non sei peggiore di prima, Tsuna.- disse Yamamoto, stringendogli la spalla con vigore. -Il fatto che tu ti senta tanto responsabile per quella promessa infranta dimostra che hai ancora lo stesso spirito di quel giorno, di tutti i tuoi giorni... siamo umani, è facile perdere la calma quando le persone care ci vengono tolte... fai quello che senti, Tsuna. Ma nessuno pensa che tu sia diventato così irrecuperabile da abbandonarti.-
Era commosso. Tsunayoshi era davvero toccato da quella dimostrazione di amicizia, ma ciò non fece che convincerlo che stava facendo la cosa giusta. Era meglio chiudere il libro, prima di sfogliare la pagina successiva e scoprire che Yamamoto avrebbe perso il sorriso, che Hibari sarebbe tornato a non provare più amore, che Nagi avrebbe perso quel senso di appartenenza che le dava la decima generazione, o che uno dei presenti sarebbe stato il prossimo ad avere delle esequie in troppo giovane età.



Tsunayoshi, in quel caldo giorno di luglio, si chiese come gli fosse potuto venire in mente di mettersi camicia e giacchetto. Si tolse il cappello per sventolarsi il viso sudato e aprì il finestrino del taxi. Quale ostinazione continuare a vestirsi così anche dopo aver smesso di essere il Decimo Vongola. Prima era un boss raffinato e impeccabile, ora sembrava soltanto un idiota molto sudato sul sedile posteriore di un taxi che puzzava di vomito rancido. Fu un sollievo vedere il cancello della casa dei Cavallone e si affrettò a scendere per respirare aria pulita. Non fu balsamico come sperava, perchè se da una parte aveva inspirato il profumo dei fiori del rigoglioso giardino, dall'altra gli arrivava anche un disturbante sentore di pollame... ma sempre meglio del vomito, si disse.
-Ah, Tsuna! Ma che fai qui?- lo salutò Dino andandogli incontro. -Un taxi... ma scherzi?-
-Non sono più un boss... ho congedato la mia servitù mesi fa... anzi, mi dispiace chiedertelo, ma... avresti del contante per...?-
-Ah, certo, tranquillo, ci penso io!-
Dino gli sorrise gioviale e andò dal tassista per pagarlo e scambiare due chiacchiere amichevoli sul clima molto caldo degli ultimi giorni. Tsunayoshi si avviò lungo il vialetto e trovò Hibari all'ombra della veranda a disegnare con i pastelli insieme a Damiano. Notò anche un'anatra comodamente adagiata vicino a loro, come fosse un gattino domestico.
-Tsunayoshi... cosa fai qui?- gli domandò Hibari, stupito.
-Zio Yoshi!- trillò Damiano. -Zio Yoshi, disegna con me!-
Hibari tolse il foglio e il pastello di mano al bambino.
-Non adesso, Dami, non annoiare lo zio.- gli disse. -Credevo che fossi partito, Tsunayoshi.-
-No, oggi è partito Yamamoto... era l'ultimo guardiano rimasto in Italia...-
-E tu non vai?-
-Beh... voglio... assicurarmi che sia tutto a posto con Mukuro, prima di andarmene... non so quando potrò tornare da lui...-
-Hai lasciato le cose in mano a Byakuran... vedrai che se ne prenderà cura.-
-Sì... però ho una cosa da fare ancora...-
Hibari lo guardò da sotto in su, mentre Damiano canticchiando disegnava quella che era piuttosto palesemente una paperella gialla. I suoi occhi grigi sembrarono sondare l'abisso dentro di lui e riuscire a cogliere l'essenza della sua missione. Si alzò da terra e si spolverò i vestiti.
-Andiamo insieme?-
-Sei molto gentile a offrirmi il tuo sostegno... ma credo che... beh... credo che andrò da lui a piangere tutte le mie lacrime su ogni scelta della mia vita... non credo che vorrai assistere a una scena tanto patetica... tu sei riuscito a non versare nemmeno una lacrima al suo funerale...-
-A casa qualcuna mi è sfuggita.- ammise Hibari con un sorriso di scuse. -Ma Valentino non se ne è accorto, preferirei che non lo sapesse... dato che non sa nemmeno nulla del nostro trascorso... poverino, è ancora convinto di essere stato l'unico uomo a interessarmi, ma è così felice quando se ne vanta che mi dispiacerebbe togliergli questa gioia.-
Tsunayoshi rise, perchè era davvero facile immaginare Dino che diceva a chiunque fosse disposto ad ascoltarlo quanto era stato caparbio e coercitivo per riuscire a forzare il cuore di un uomo che veniva chiamato Cuore di Diamante. Anche con lui si era vantato spesso raccontandogli alcuni episodi romantici e, onestamente, aveva fatto fatica a credere che potessero davvero coinvolgere Hibari.
-Credo sia una scelta saggia.-
-Quando tornerai in Giappone?-
-Presto... sì, presto... in realtà avrei voluto restare per un anno... per osservare per bene il rituale delle visite ai defunti... ma non posso restare oltre agosto, non posso davvero... la mamma mi chiama sempre, credo sia molto preoccupata per me... per il mio stato d'animo...-
-Le sarà dispiaciuto, a lei Mukuro piaceva molto.-
-Una volta Yamamoto parlava di Mukuro.- ricordò all'improvviso Tsunayoshi. -Per non dire che era un bastardo con le ragazze, disse che era un ragazzo che alle madri non avrebbe fatto piacere conoscere... buffo che piacesse proprio alla mia.-
-Le ha salvato il figlio, ben poca cosa che continuasse a dargli due di picche, no?-
-Non mi dava due di picche... insomma... beh, sì. Me ne ha dati tanti da farci un mazzo intero.- ammise a malincuore. -Potrò dire che è stato l'uomo che mi ha dato più picche nella mia vita, Enma non me ne ha data mai nessuna.-
-Oh, credimi, i dettagli della tua vita intima con Enma non mi interessano...- disse Hibari, poi si sporse verso di lui per sussurrare. -Almeno, non quando c'è il bambino.-
-Hibari!-
Tsunayoshi scoppiò a ridere, incredulo e divertito in ugual misura. Non si sarebbe mai aspettato di parlare di cose del genere con qualcuno, figurarsi proprio con Hibari. Damiano gli tirò la manica con insistenza.
-Zio Yoshi, disegnamo!-
-Ah... beh... sì, okay.-
-Evviva! Tieni, usa tuuutti i colori! Papà è noioso, disegna sempre papà!-
Hibari accusò il colpo, si massaggiò il collo con aria imbarazzata e guardò altrove. Il suo viso essendo rivestito di pelle sintetica non poteva più arrossire, ma le sue orecchie sì, e divennero rosse come dei pomodori maturi. Tsunayoshi tese un sorriso dispettoso e lo fissò finchè lui non si girò e se ne accorse.
-Co... cosa?-
-Cos'è che disegni tu? Disegni Dino? Eh?-
-No... è... è facile da fare!-
-Un ritratto umano sarebbe una cosa semplice da disegnare?-
-No, ma Valentino è facile, è uno spaventapasseri coi capelli biondi da idiota!-
-Idiota?- protestò Dino, alle spalle di Tsunayoshi. -Quando mi sono tagliato i capelli non hai criticato, anzi, io mi ricordo tutt'altra cosa!-
-Tu... tu... taci!- balbettò Hibari, e prese un foglio con un colore a caso.
-No, parla, parla... a me interessano i fatti tuoi, Hibari, davvero un sacco.- infierì Tsunayoshi. -Potrei anche trovare spunti interessanti di conversazione con Enma, raccontami...-
-... Non davanti al bambino!-
Dino proseguì a lamentarsi di come gli piaceva insultarlo davanti a tutti mentre quando erano soli era un uomo del tutto diverso, e Hibari non sapeva più in che lingua dirgli di non parlare di questo. La scena era molto divertente e mise il sorriso a Tsunayoshi. Damiano non sembrava turbato dalle scaramucce dei suoi genitori e disegnava con il rosso quello che sembrava un campo di papaveri. Per essere così piccolo aveva molto talento artistico.
Tsunayoshi sorrise e prese un colore per iniziare a disegnare su un foglio bianco. Sapeva che Enma era un pessimo artista, risultato assai sorprendente dato che le sue braccia avrebbero dovuto essere in grado di una precisione notevole nel rispondere all'impulso mentale, ma non aveva idea se Mukuro fosse mai stato bravo in cose del genere. Era stato un uomo molto pigro in vita sua, passava il suo tempo libero stravaccato sul divano, guardava la televisione, giocava ai videogiochi, ascoltava musica di generi raccapriccianti e leggeva libri e fumetti. Era bravo con i computer, ma non vi si era mai applicato con costanza, come con il ballo, con le lingue e con altre cose che gli piacevano o in cui riusciva bene. In un certo senso era come se avesse lasciato molto di intentato nella sua vita e ciò mise un vaga tristezza a Tsunayoshi. Gli sarebbe piaciuto vedere un figlio di Mukuro, scoprire se gli somigliava, se avrebbe ereditato qualcosa di bello da lui. In realtà, vedendo Damiano, veniva voglia anche a lui di avere un figlio. Qualsiasi cosa sarebbe stata valida per riempire il vuoto che aveva davanti. Era stato il boss dei Vongola, non qualcosa che si potesse scrivere in un curriculum, e non avendo frequentato l'università non gli si prospettava una vita facile in Giappone. Anche per lui era arrivato il momento di testare delle vie nuove finora non sperimentate. Era un'idea che faceva paura, e vivere da soli senza più tutte quelle persone sotto lo stesso tetto temeva l'avrebbe fatto sentire ancora più solo, ma per bizzarra reazione rendeva la sua vita più eccitante di come era prima, quando era tutta scandita, preparata. Essere un boss gli era stato imposto, gli era capitato tra capo e collo, ma da quel momento in poi avrebbe potuto plasmarsi il percorso e diventare quello che voleva.
Quando posò il pastello nero, l'unico che Damiano sembrava non aver mai usato, il bambino fece un verso meravigliato così forte che anche i suoi smisero di discutere e guardarono il disegno sul cartoncino di Tsunayoshi. Lui stesso si sorprese di essere riuscito a fare qualcosa di così complesso e sorrise. 
Un dignitoso ritratto di Mukuro sorrideva lezioso dal foglio, con la stessa espressione che tutti in vita gli avevano visto tanto spesso.
   
 
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