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Autore: Yuri Sama    09/09/2018    0 recensioni
《Senza luce non esiste oscurità, come senza oscurità non esiste luce. È per questo che bisogna saldare un equilibrio stabile tra le due.》
E cosa vi è tra luce e oscurità?
Nient'altro che il vuoto, il nulla. E qual è il giusto cammino da intraprendere, e perché?
Questa domanda continua a rimbombarmi nella testa, senza sfortunatamente riuscire ad ottenere delle risposte.
Sarà perché un essere vuoto come me non può decidere, né tanto meno sentire delle sensazioni al di fuori di tutta una messa in scena, un'illusione?
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★ ★【Ambientata durante l'arco narrativo di Kingdom Hearts Birth by Sleep】 ★ ★
Genere: Malinconico, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Vanitas, Ventus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: KH Birth by Sleep
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Stringo gli occhi, e sbatto le palpebre. Presto nell'oscurità che annerisce la mia visione vi è un barlume di luce che comincia ad espandersi, rendendomi possibile, anche se per poco, vedere che cosa mi circonda.
Un piccolo verso incoerente mi sfugge dalle labbra mentre porto una mano agli occhi, strofinandoli nella speranza di liberarmi di tutte quelle immagini sfocate che non fanno che confondermi. Finalmente, quando cerco di riaprirli di nuovo, è tutto più nitido.
A giudicare dal soffitto, posso dire di trovarmi in un posto chiuso. Accanto a me vi è una finestra, e sono distesa su qualcosa di morbido.
Affondo le mani in quella soffice cosa che mi sostiene, usandole come appoggio per sollevare il mio corpo e stare a sedere. In quel momento, sento dolore in diversi punti, specie il braccio, e sussulto tra i denti, portando le dita a stringersi attorno ad esso. Osservo la fascia che ricopre la ferita, con il sangue secco che macchia la manica del mio mantello: come me la sono procurata? Che è successo?
Mi rendo conto ormai di essere una stanza, e qualcuno mi ha coricata su un letto. Di conseguenza, molte altre domande sorgono nella mia mente. Per quale ragione mi trovo qui? Chi mi ci ha portato?
Scuotendo la testa per scacciare quei pensieri, mi appresto a rimettermi in piedi, trattenendo a fatica i continui gemiti che minacciano di sfuggirmi di bocca per cercare di non dare peso al mio stato. Tutto quello che adesso ho in testa è capire la situazione, e fuggire il prima possibile.
Le braccia tremano dalla fatica, ma faccio uno sforzo, e con un movimento a scatto, mi alzo. Provo a camminare, il rumore dei miei tacchi e il mio respiro irregolare sono gli unici rumori a irrompere in quel silenzio. Un errore che mi costa una caduta frontale sul pavimento in legno, creando un forte tonfo nelle vicinanze. 《Ngh...》
Sento il dolore crescere dopo essere inciampata, ma insisto, tentando di rialzarmi ancora, con scarsi risultati. Fermo subito i miei tentativi quando odo dei passi distanti, passi di qualcuno che sta correndo, e che si avvicinano sempre di più.
Penso istintivamente di mettermi sulla guardia, ma ora come ora, sono troppo debole.
La porta si apre, dietro la quale scruto un paio di stivali argentei. Senza perdere tempo sollevo la testa, cercando di avere una visuale migliore della figura che mi sta davanti e avvertirmi dell'eventuale pericolo, scorgendo una giovane ragazza dai capelli corti e azzurri, e due occhi blu come l'oceano.
《Ehi, non fare sforzi.》 mi dice, venendomi incontro. Quando lo fa, cerco di allontanarmi quanto posso da lei. Da quel momento la ragazza comincia a rallentare, un'espressione premurosa si forma sul suo viso.
《Puoi stare tranquilla. Non ho intenzione di farti del male.》 mi assicura, continuando ad avanzare lentamente verso di me. Malgrado le sue parole, tento comunque di rialzarmi in fretta, sopprimendo a qualunque costo il dolore che, a causa dei miei movimenti bruschi, non fa altro che aumentare. 《Voglio solo aiutarti.》
Corruccio le sopracciglia, sgranando gli occhi alla sua ultima frase. Continuo a indietreggiare, volendo mantenere le distanze in ogni caso. E se fosse un tranello?
Mentre lo penso, le mie caviglie si scontrano accidentalmente con il materasso dietro di me, sbilanciandomi. Quando sto per scivolare, la giovane mi prende prontamente per le spalle, tenendomi rigida sul posto e impedendomi così di farmi male di nuovo.
Osservo le sue strane azioni, e comincio a domandarmi sempre più cose sul suo conto. Perché mi sta aiutando? Chi è lei?
Con la testa fra le nuvole, mi accorgo, dopo alcuni istanti, che mi sta facendo risedere sul letto, tenendomi ancora le spalle. 《Non fare sforzi. Non ti sei ancora ripresa del tutto.》
《Aqua, cos'era quel rumore?》 grida da lontano una voce giovanile, e altri passi si stanno avvicinando. Anche se questi sembrano provenire da più persone.
La ragazza, la quale a quanto pare si chiama Aqua, lascia andare la sua presa su di me, girandosi verso la voce. Guardo oltre a lei, allarmata su chi stesse arrivando.
Allo stipite della porta giungono un giovane ragazzo e un uomo vicino alla vecchiaia. Il primo ha i capelli castano scuro, occhi azzurri e possiede una muscolatura ben dotata, visibile attraverso la sua tuta aderente; L'altro, invece, ha dei capelli neri avvolti in un codino e porta sia dei baffi che un pizzetto triangolare, occhi grigi.
Se devo dare una prima impressione, non hanno un'aria molto affidabile, al contrario della ragazza. Sento che il suo comportamento mi stia portando a fidarmi di lei, ma forse mi sto sbagliando.
Gli sguardi seri dei due ultimi arrivati vengono ben presto rimpiazzati quando mi vedono.
《Ecco...》 comincia la bluetta, voltandosi verso di me. 《Stava cercando di rimettersi in piedi, ma essendo ancora senza forze, è inciampata. In compenso, però, ha ripreso conoscenza.》
Detto questo, mi sorride. Non so in che modo reagire di fronte a quel gesto, per cui abbasso semplicemente la testa, fissando i miei stivali.
Intanto, sento gli altri due avvicinarsi ancora, perciò risollevo il capo, fissandoli con un'espressione vuota. L'uomo, in particolare, è quello che si mostra più serio e lo si capisce anche solo guardandolo.
《Come ti senti ora, ragazza?》 quella domanda mi coglie abbastanza alla sprovvista, riportandomi alla realtà. Riabbasso la testa silenziosamente, prima di rispondere.
《...Credo... bene...》 sussurro, quasi convinta di non star più sentendo niente.
L'uomo mi scruta da capo a coda, pensieroso. Non sapendo come reagire neanche a questo gesto resto immobile, osservando i tre individui senza farmi notare da loro. Poi torno al più anziano, e gli do uno sguardo come per ricevere una spiegazione.
《Non sei di queste parti, eppure mi è stato detto che puoi usare il Keyblade. Come sei arrivata qui?》
In effetti, non me lo sono ancora chiesto.
Mi tocco la fronte, provando a ricordare gli eventi passati. Per quanto ci stessi mettendo tutto il mio impegno, la sola cosa che riesco a rammentare è che mi sono svegliata in un posto prevalentemente verde, forse di notte, e che poi sono inciampata. Da allora, sia da prima che dopo quegli eventi vedo soltanto nero.
Continuo a sforzarmi ancora un po', volendo sapere assolutamente come ci fossi finita in questo luogo. Ma si sta rivelando più difficile del previsto.
Scuoto il capo, segno di negazione al mio interlocutore. 《No. Io... non ricordo. So solo di essermi svegliata in un luogo all'aperto... e verde.》
L'uomo mi dà un mezzo cenno affermativo, prima di passare alla prossima domanda. 《Qual è il tuo nome?》
A quel quesito, corrugo la fronte.
《Il mio... nome?》
Quel pensiero mi rimbomba nella mente, fino a quando mi giunge un'idea sulla risposta che avrei dovuto dargli, portandomi finalmente a ricordare ciò a cui tanto sto aspirando di ricordare. Chi sono.
《...Rosa...》 sussurro, come se di colpo mi fossi trasformata in uno zombie. 《Mi chiamo Rosa.》
Aqua e il ragazzo castano si scambiano degli sguardi, e l'uomo baffuto continua a guardarmi, come se non si fidasse appieno di me. Decido di non ricambiare quello sguardo, continuando a fissare i miei piedi per non guardare nessun altro.
《Molto bene, Rosa.》 la voce della ragazza suscita la mia attenzione e sollevo la testa con esitazione, aspettando di capire perché abbia chiamato il mio nome. Vedo anche che si è chinata un po' per raggiungere la mia altezza. 《Immagino che tu sia affamata. Vado a prenderti della torta che è avanzata dalla sera scorsa.》 dice con un sorriso, dirigendosi all'uscita della stanza e lasciando soli me, il ragazzo e l'uomo.
《Accipicchia, non perde tempo quando si tratta dei suoi dolci.》 la faccia del castano si contorce all'ultima parola dettata.
Proprio in quel momento, altri passi cominciano ad avanzare alle spalle dei due, i quali si voltano verso la direzione da cui provengono quei piccoli e timidi rumori.
La ragazza non può essere tornata così presto. Con questo pensiero, mi sposto in modo che la figura possente del ragazzo non mi ostruisca la vista di colui che presumibilmente sta per arrivare, e vedo una mano appoggiarsi pian piano allo stipite della porta. Da quella mano, si fa avanti una figura nuova: la figura di un ragazzino dall'aria timorosa.
Ha i capelli biondi e a punta, spiccati verso l'alto, e due profondi occhi azzurri.
Mi perdo in loro, e a causa di questo, non riesco a distaccare lo sguardo da essi neanche per un secondo.
《Buongiorno, Ventus. Hai dormito a sufficienza?》 chiese l'anziano al ragazzo, la sua espressione non muta per niente, bensì resta sempre e comunque impassibile.
Quel nome echeggia ripetutamente nelle mie orecchie, e i miei occhi non vogliono saperne di staccarsi dai suoi, sopratutto dopo che ha cominciato a ricambiare lo sguardo.
Una strana sensazione mi ha pervaso sin dal primo istante in cui l'ho visto.
《...Ventus?》
   
 
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