Serie TV > Supergirl
Segui la storia  |       
Autore: Ghen    10/09/2018    6 recensioni
Dopo anni dal divorzio, finalmente Eliza Danvers ha accanto a sé una persona che la rende felice e inizia a conviverci. Sorprese e disorientate, Alex e Kara tornano a casa per conoscere le persone coinvolte. Tutto si è svolto molto in fretta e si sforzano perché la cosa possa funzionare, ma Kara Danvers non aveva i fatti i conti con Lena Luthor, la sua nuova... sorella.
~
Non solo quello che sembra! AU (no poteri/alieni) con il susseguirsi di personaggi rielaborati e crossover, 'Our home' è commedia, romanticismo e investigazione seguendo l'ombra lasciata da un passato complicato e travagliato, che porterà le due protagoniste di fronte a verità omesse e persone pericolose.
'Our home' è di nuovo in pausa. Lo so, la scrittura di questa fan fiction è molto altalenante. Ci tengo molto a questa storia e ultimamente non mi sembra di riuscire a scriverla al meglio, quindi piuttosto che scrivere capitoli compitino, voglio prendermi il tempo per riuscire a metterci di nuovo un'anima. Alla prossima!
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ours'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
24. Pre-Natale


Natale arrivò in anticipò quando si divulgò la notizia che la Wayne Enterprises rinunciò alla vendita dei terreni delle case popolari a Gotham e Bruce Wayne, in un altro comunicato dopo quello di quasi una settimana prima, disse che si sarebbe occupato personalmente dei lavori per rendere le case sicure e accoglienti per tutti. Selina Kyle scrisse a Kara per ringraziarla e, con suo immenso stupore, la ringraziò anche Siobhan, poiché quell'articolo fece il giro del mondo. Sia l'articolo accompagnato dalle foto di James Olsen che il comunicato di Bruce Wayne, visto e rivisto anche in web, oltre alla raccolta firme, svegliarono l'opinione pubblica su quanto stava accadendo e lo scandalo era alle porte. Avevano vinto. Anche Bruce Wayne inviò un'email di ringraziamento a Lena; non solo per aver aiutato a divulgare il comunicato, ma anche per l'interessamento nei riguardi della vicenda, al contrario dei tanti che si erano presentati per acquistare i terreni.
In vista delle vacanze natalizie, le strade di National City venivano abbellite di festoni e luci con le forme di grandi fiocchi di neve, i negozi si rimodernavano di rosso e oro e addobbavano le vetrine con finta neve bianca e adesivi di pupazzi di neve o Babbi Natale con i sacchi gonfi, nelle piazze gli alberi diventavano luminosi e i cittadini riempivano i supermercati a ogni ora. E c'era qualcosa nell'aria, Kara lo percepiva: l'aria fresca e pungente di dicembre verso quel periodo iniziava ad assumere un sapore diverso. Ed era bella. La rendeva più solare. O lo sarebbe stata di certo un po' di più se non fosse stato per lo studio e per l'ultima partita prima delle vacanze, che purtroppo avevano perso per un soffio. Si erano battute e avevano giocato fino allo stremo, ma dovevano imparare ad incassare, e proprio quando anche Lillian ed Eliza erano andate a vederla giocare. Alex l'aveva stretta tanto da non volerla lasciar andare, ma Kara non era triste, forse abbattuta, ma sapeva che la squadra aveva dato il meglio. I ragazzi avevano giocato due giorni prima e al contrario avevano vinto, rendendo Mike piuttosto irritante quando si incrociavano nei corridoi. In realtà, Kara era convinta che il giovane Gand tentasse di prendersi una sorta di rivincita nei suoi confronti: sapeva che era impegnata e ogni volta che le chiedeva del suo nuovo ragazzo lei sviava il discorso. Non si stupì di sentirlo chiedere di un ragazzo nonostante sapesse di aver baciato una ragazza dopo la sua prima partita: per lui una relazione con una ragazza, per un'altra ragazza, non era un vero rapporto.
Durante quei giorni, lei e Lena erano riuscite a vedersi poco, ma tanto bastava per baciarsi, tirarsi e riprendersi, stuzzicarsi e lasciarsi segni violacei di passione: forse Kara si era divertita un po' troppo ma fortunatamente era inverno, così Lena riusciva a coprirsi il collo senza problemi e una sciarpetta scura diventò il suo nuovo indumento preferito. Dopo aver parlato con Maggie, una parte di Kara si era convinta che uscire allo scoperto sarebbe stata la cosa migliore, ma ogni volta che ricordava come Alex parlò di una possibile relazione tra lei e Lex e lo strano dialogo tra lei e Lillian in macchina un mese prima, i suoi propositi di parlare a Lena dei suoi dubbi di dirlo a tutti scivolavano via in un C'è ancora tempo, oppure nel Non è il momento. Era appena riuscita a fare pace con Kal, che aveva accettato di lei e Lena seppure ancora contrario alla loro relazione, che pensava sarebbe stato meglio dare a ogni cosa il giusto tempo. Il suo obiettivo, ora, era far conoscere meglio Lena a Kal e anche a James, per questo motivo insieme ad Alex organizzò una festa pre-natalizia in casa Danvers-Luthor, con l'approvazione di Eliza.
Allo stesso tempo, Lena si era vista in segreto con Alex per parlare del loro nuovo piano: mettere la microspia in casa Gand. Alex le aveva inviato per messaggio l'indirizzo e Lena aveva guidato fin lì, decidendo di non farsi accompagnare da Ferdinand per mantenere un profilo basso. Optarono per incontrarsi fuori, di certo però, pensò Lena uscendo dalla macchina una volta arrivata, non si aspettava un locale per donne gay. Non era mai stata da quelle parti e si sistemò per bene la sciarpa, prima di entrare. Le donne all'ingresso la squadrarono e continuarono a tenerla d'occhio anche una volta che si fu allontanata, cercando Alex Danvers.
«Oh, eccoti», le fece la mano dal bancone. «Vieni, prendiamoci un tavolino laggiù».
Era stata una mossa poco velata quella di farla entrare in quel locale: il sospetto di lei e sua sorella minore insieme non riusciva ad abbandonarla, così, sapeva che non era omofoba, ma se fosse riuscita ad inquadrare il suo orientamento sessuale magari si sarebbe data una calmata.
Si sedettero ai lati opposti di un tavolino accanto a una parete e Alex le sorrise soddisfatta, osservando lo sguardo smarrito dell'altra che tentava con disperazione di fingere che non si sentisse almeno un po' a disagio. «Ti dispiace se ti ho fatta venire qui? C'è abbastanza confusione che nessuno baderà a noi». La musica era fin troppo alta, quella sera, in effetti, e il locale aveva il pienone.
«Oh, no, figurati», strinse un poco le labbra, «Qui va benissimo».
Umh, pensò, forse lo disse per non passare per bigotta. Cercò di pensare a cosa dirle per farla parlare, quando si avvicinò la ragazza per le ordinazioni.
«Ehi, Alex», la salutò, vedendo con la coda dell'occhio di essere accompagnata da una nuova ragazza. «Cosa prendete? Come sta Maggie?».
«Maggie sta bene», sorrise, grattandosi il capo. «Non è come pensi, lei è la mia sorella-».
«Aspetta! Lena Luthor?». Alex spalancò gli occhi intanto che Lena alzava la testa e si mostrava alla giovane cameriera formando un flebile sorriso. «Non ci credo! Come stai? Mai avrei pensato di trovarti qui! Ne è passato di tempo… e non mi hai più richiamata! Aspetta… voi vi conoscete?», le indicò e Lena annuì.
«È la mia sorellastra».
La ragazza rise, mettendosi una mano sulla bocca. «Quanto è piccolo il mondo! Davvero da non crederci! Allora, sapete già cosa ordinare?».
Alex restò basita, guardando una e poi l'altra con occhi sgranati. Non poteva crederci. Era… cosa? Disse velocemente che prendeva la solita birra quando si accorse che aspettavano solo lei e poi attese che si allontanasse per fissare ancora Lena Luthor. Cosa. Stava. Succedendo? «Tu e lei… voleva dire?!», indicò anche se ormai era sparita dalla loro vista, continuando a fissare lei, non perdendosi ogni battito di ciglia.
«Sì», rispose con naturalezza, «Non sapevo lavorasse qui».
«Cosa? Come?!», borbottò e Lena la guardò a sua volta, con grandi occhi verdi.
«Ci siamo viste una volta».
«Ah…», spalancò la bocca in un sorriso, ancora incerta.
«O due».
Ma… «Capisco. Perdonami, pensavo fossi eterosessuale», alzò le sopracciglia, in attesa di una sua reazione.
«Non lo sono».
Basta? Una risposta secca era tutto ciò che aveva da dire? Sperava di entrare in una discussione. Così rise appena, ringraziando quando la stessa ragazza si fermò per servire loro da bere. «Le nostre madri stanno insieme, Maggie ed io stiamo insieme, tu… ti sei vista con una ragazza».
«Una?», la interruppe la ragazza del locale, scoccando un'occhiata a Lena. «Prima di me non ti vedevi con quella dell'università? Com'era? Ah, aveva un altro nome: Roulette».
Alex la guardò e così guardò di nuovo Lena, che annuì, abbozzando un sorriso. Pareva più che altro seccata e si grattò un poco la fronte, tirando indietro un capello corvino sfuggito dalle forcelline che li tenevano indietro. «Sì. Roulette ed io ci siamo viste qualche volta».
«Era una tipa forte. Non si fa vedere da un po', peccato». Se ne andò, lasciando Alex senza parole.
«Okay… Dicevo, anche tu ti sei vista con delle ragazze. In pratica, a meno di nuove scoperte, solo Lex e Kara sono eterosessuali». Lena deglutì e iniziò a bere. «In famiglia non capita spesso. Sarà un segno dei tempi che cambiano», bevve un sorso anche lei. «Avevo così paura di fare coming out…», alzò gli occhi al soffitto tirando su un sorriso, continuando, «Se un giorno avessi saputo che mia madre si sarebbe innamorata di un'altra donna, e che poi la mia sorellastra ed io avremmo avuto questo in comune… beh, mi sarei sentita meno sulle spine», agitò la birra verso di lei, «Alla famiglia». Bevve di nuovo e Lena la seguì, borbottando un Alla famiglia lievemente meno convinto.
Lena Luthor non era eterosessuale. Ma l'aveva controllata bene quando provò a dire di Lex e Kara etero e non aveva avuto reazioni: era incredibile la sua faccia da poker. Poteva semplicemente chiederglielo, ma forse sarebbe stato meglio chiederlo a Kara. O chiederglielo quando sarebbero state insieme. Sì, forse era meglio aspettare un momento buono.
«Pensavo che potrei andare io a casa dei Gand».
Lena la fissò e Alex si sorprese: per un attimo si scordò della microspia e del piano. Oh, si stava lasciando coinvolgere un po' troppo da quel pensiero che finiva per distrarsi per le cose veramente importanti. «Scusami, avevo la testa da un'altra parte. Andare tu dai Gand? Con quale scusa? Ci sei già stata?».
Lena si appoggiò allo schienale della sedia, pensandoci. «No, non credo… I miei e i Gand si conoscono… o conoscevano da anni, hanno sempre avuto un rapporto particolare, non ben definito, si conoscevano grazie ad altre amicizie in comune. Ma le nostre famiglie non si sono mai avvicinate tanto da essere invitate a pranzo o a cena… Cena», rifletté, annuendo per sé e poi alzando una mano, riavvicinandosi al tavolino e appoggiando un gomito. «Hanno sempre fatto delle cene, vanno avanti da anni: la mia famiglia, i Gand, il sindaco e altre persone come poliziotti, politici, capi d'azienda, o semplicemente ricchi…».
Anche Alex si appoggiò meglio sul tavolino. «Le punte di National City…», bisbigliò, «Come i Gand, alcuni di loro potrebbero aver fatto parte dell'organizzazione criminale a cui la D.A.O. dà la caccia».
«Ci avevo pensato. Quello a cui non avevo pensato è che potrei usare le nostre conoscenze in comune per entrare in quella casa: ci sarà pur qualcosa che Rhea Gand vuole».
«Quella donna ha tutto», le ricordò.
Lena scosse lentamente la testa. «Tutti vogliono qualcosa… Devo solo capire qual è il suo qualcosa».
Si infilarono i cappotti per lasciare il locale che la cameriera si avvicinò di nuovo per pulire il tavolino. Sorrise a entrambe e chiese ad Alex di salutarle Maggie. Le ragazze si coprirono bene e Lena si tirò la sciarpa, assicurandosi che il segno violaceo fosse ben coperto. «Uh», la ragazza del locale si avvicinò con un malizioso sorriso. «Quello è un succhiotto? Un grande lavoro… Non fare la timida, sono contenta che ti vedi con qualcuno».
Alex Danvers non era distante abbastanza per non aver sentito. Le vide salutarsi e così Lena raggiungerla. Una ragazza le fermò chiedendo se potesse offrire loro da bere ma rifiutarono, uscendo dal locale scontrandosi con la brezza gelida della tarda sera.
«Ti vedi con qualcuno?».
Lena alzò un sopracciglio, reggendosi la sciarpa.
«Non fraintendere», ridacchiò, «Curiosità da nuova sorella. Sono anche più grande di te e abituata con Kara».
«Sì, mi vedo con qualcuno. Una ragazza».
Faccia da poker. Faccia da poker. Ciò che si chiedeva Alex era se le avrebbe mentito in faccia, se le avesse chiesto se era Kara. «Bene…», annuì, formando un piccolo sorriso. «Sono felice per te. Se mai avessi bisogno di qualcuno con cui parlare, ricordati di me».

Si lasciarono così, non sapendo ancora che si sarebbero riviste solo pochi giorni più tardi a casa Danver-Luthor per sistemarla in vista della festa. Kara aveva chiesto a Lena se le avrebbe fatto compagnia e Alex lo aveva scoperto solo il giorno in cui si ritrovarono lì tutte e tre. Entrare là dentro dopo mesi, quando ancora cercavano il loro primo bacio, sembrava così strano.
Eliza consegnò le chiavi ad Alex e le fece promettere che avrebbe assicurato lei che nessuno avrebbe distrutto casa. Peccato che la primogenita fosse già convinta che non avrebbe passato tutta la sera a quella festa e, allo stesso tempo, lo fece promettere a Kara. Poi guardò Lena e aspettò un suo cenno, poiché tra le due le sembrava di certo la più matura a cui far promettere una cosa come quella.
Lasciarono le giacche nell'ingresso e Lena si tolse anche la sciarpa. Kara l'adocchiò e strabuzzò gli occhi, in seguito intercettò Alex e corse come un fulmine in direzione della prima sperando di non essere notata dall'altra, così le coprì il segno, indicandolo con lo sguardo.
Lena scosse la testa. «Lo ha visto», sussurrò talmente piano che solo Kara potesse sentirlo e la vide ingurgitare saliva e tornare sui suoi passi con fare impacciato.
Alex le vide distanziarsi l'una dall'altra, in silenzio. Oh, era stata davvero Kara a farglielo, dunque? Sua sorella era nota per l'impeto e l'impulsività, ma… Era quello era il momento che aspettava: sarebbero state solo loro tre per ore in quella casa, quale altro momento sarebbe stato migliore?
«Etcì». Le Danvers si voltarono, vedendo Lena che si soffiava il naso. «Scusate, devo aver preso freddo».
Era sicuramente quello il momento che aspettava! Ora doveva trovare l'occasione giusta.
«Avete invitato qualcuno?», domandò Kara, entrando in cucina.
«Solo il mio assistente. Se non vi dispiace», rispose Lena, mentre sia lei che Alex seguivano Kara.
«Va benissimo», le sorrise, «E tu, Alex?».
«Oh, solo Maggie. Andremo via presto per andare a prendere Jamie dalla babysitter e dopo resteremo a casa. Conoscendoti, tu avrai invitato mezzo mondo».
Le sorelle si sorrisero e infine Kara annuì. «Ci sarà un po' di movimento, anche se le nuove amicizie di Gotham non possono venire». Lena tirò un sospiro di sollievo, ricordando le occhiate di Ivy. «Sono impegnate nei lavori delle case popolari: Bruce Wayne sta mantenendo la promessa». Si sorrisero e anche Alex annuì soddisfatta.
«Sono contenta di come la cosa si sia risolta», esclamò lei. «E a lavoro? Hai invitato qualcuno anche lì?».
Sapeva dove Alex voleva andare a parare: anche lei non era nuova ai discorsi su come Siobhan Smythe la facesse impazzire. «A dire il vero… sì. Ho cercato di essere educata, mi sembrava di fare un pensiero carino». Ricordò di quando quella mattina si era tanto tormentata le mani dal farle sudare ed era andata a parlare per prima cosa con Leslie Willis, che le aveva dapprima riso in faccia, poi l'aveva stranamente ringraziata e infine aveva rifiutato, dicendo di avere altri impegni. Con Siobhan Smythe sarebbe stato più facile, era convinta che avrebbe rifiutato.
«Keira? Non fissarmi, per piacere, è già abbastanza difficile lavorare da quando mi stai tra i piedi», l'aveva fulminata con lo sguardo, alzando gli occhi dalla scrivania. «Non sarai diventata un maniaco, per caso».
Oh, in quel momento era quasi tentata di non invitarla affatto. «No… emh, è solo che con mia sorella sto organizzando una festa pre-natalizia e mi chiedevo», Siobhan aveva abbassato la penna e iniziato a ricambiare il suo sguardo sgranando gli occhi, «se ti andasse di partecipare. Leslie non viene, ma ci saranno altri amici e-». Ecco, se lo aspettava: scoppiò a ridere anche lei, più delicatamente e con evidente presa in giro, trattenendosi con una mano.
«Tu inviti me alla tua festa? Perché dovrei partecipare a una festa insieme ai tuoi amici sfigati? Devi essere proprio a corto di conoscenze o disperata per chiederlo a me». Kara aveva alzato gli occhi al cielo e trattenuto la calma. «Non vorrei pensassi che dopo quel bacio», l'aveva indicata, «oppure dopo che ti ho ringraziata per le notizie su Gotham tu possa pensare che ora tra noi ci sia qualcosa come… che so, un'amicizia, o un'interesse», aveva terminato con disgusto, serrando gli occhi e scuotendo la testa. L'aveva cacciata via senza guardarla, sventolando una mano e Kara aveva sbuffato.
«Mi sono pentita di averglielo proposto, anche fosse solo per gentilezza», brontolò, guardando la sorella.
«Beh, almeno non verrà. A perderci è lei», scrollò le spalle ma Kara abbassò la testa.
«… non proprio».
Doveva tornare in università e si era già infilata il cappotto quando Siobhan l'aveva chiamata un'ultima volta, e per l'ennesima volta in modo sbagliato. «Oh, mi mandi l'indirizzo allora? Ci vediamo da te».

Diedero una pulita frettolosa in tutta casa e, con musica ad alto volume, sistemarono alcune decorazioni natalizie rendendola più adatta alla festa. Alex ricordò a Kara e raccontò a Lena di un Natale passato, il primo della sua sorellina con loro dopo l'adozione: era una bambina e credeva ancora in Babbo Natale, così Jeremiah si era vestito di rosso, si era imbottito per diventare più grosso, ben truccato e sistemato una folta barba bianca, la notte era calato dentro da una finestra mentre fingeva di essere in bagno, facendo il giro della casa e Kara, da una camera all'altra, era stata la prima a vederlo.
«Pensavamo che sarebbe corsa ad abbracciarlo o che le avrebbe offerto il latte con i biscotti che gli avevamo preparato, invece immagina questa ragazzina alta un metro che vede un estraneo entrare in casa, nel buio, e che corre per andarlo a picchiare», scosse la testa e Lena rise pacatamente, prima di starnutire ancora.
«Ma è ovvio», brontolò Kara, «Babbo Natale scendeva dai camini, non dalle finestre! Quello lo fanno i ladri».
«Non abbiamo un camino».
«Poteva farne apparire uno: in teoria, Babbo Natale dovrebbe essere magico».
Alex scosse la testa, guardando di nuovo Lena, che agganciava l'estremità di un festone in soggiorno, in piedi su una sedia. «Le avete impedito di picchiare Jeremiah?», ridacchiò.
«Abbiamo dovuto tirarla via, era una furia».
«Abbiamo? Eliza mi ha tirato via, tu stavi scattando foto alla scena».
«Oh, devo vedere quelle foto», si mise in mezzo Lena.
Kara impallidì. «No».
«Quando le abbiamo fatto notare che non era qualcuno entrato per derubarci», proseguì Alex, «si è scusata con Babbo Natale in lacrime».
«Voglio davvero vedere quelle foto».
«No», ribadì Kara. Si avvicinò a lei quando la vide scendere dalla sedia reggendosi la fronte, chiedendole come si sentisse.
«Effettivamente non fai che starnutire», le fece notare Alex, anche lei avvicinandosi. «Perché non vai a sdraiarti un po'? Qui ci pensiamo noi».
«Alex ha ragione».
Capì anche Lena quanto avesse ragione quando toccò il materasso e iniziò a sentire il suo corpo intorpidirsi e la testa a farle sembrare che il soffitto girasse. Starnutì di nuovo e si girò da un lato, sperando di sentirsi meglio presto. Vide il letto di Kara, dall'altra parte, ricordandosi di quando la vedeva dormire con Biancopelo e ricordandole quando stavano per baciarsi, dando inizio a tutto. Sospirò, chiudendo gli occhi.
«Non vorrei che le fosse salita un po' di febbre», ammise Alex, lasciando Kara a occhi aperti. La maggiore finì di disporre alcuni pupazzi di neve di cartone in giro e diede di nuovo a lei l'attenzione, alzando una bustina trasparente contenente rametti di vischio. «Mettiamo anche questi?».
Kara era voltata verso il corridoio che portava alle stanze e Alex dovette richiamare la sua attenzione per farsi notare. «Oh, sì, sì, certo», arrossì un poco, «Non può essere una festa pre-natalizia senza il vischio». Non riusciva a non pensare al fatto che quando li acquistò pensò di baciarsi sotto uno di quelli con Lena, pur cosciente di non poterlo fare davanti a tutti, ma ora che stava male aveva ben altro per la testa. «Vado a portarle il termometro, va bene?».
Alex tenne d'occhio Kara che corse da una parte e poi dall'altra, non potendo fare a meno di sorridere: che stessero o no insieme, era chiaro che sua sorella teneva a Lena in modo particolare. Non che non avrebbe soccorso chiunque, ma era così preoccupata…
Chiuse bene la porta dietro di lei, camminando piano per non spaventarla, così si appoggiò sul materasso, alle sue spalle, e le lasciò un bacio su una guancia, svegliandola lentamente. «Ti ho portato una cosa».
«Le foto di quel Natale?», bofonchiò, riaprendo piano gli occhi.
«No». A quanto pareva non si sarebbe dimenticata tanto presto di quelle foto. «Il termometro», glielo mostrò e la sentì brontolare rumoreggiando con la gola, rimettendosi a pancia in su. «Alza», le prese il polso, alzandole lei il braccio nell'esatto momento in cui le chiese di farlo, infilandole il termometro sotto l'ascella, spostandole poi il colletto del maglioncino.
«Mi dica cosa devo fare, signora dottoressa».
Kara tirò il termometro appena lo sentì suonare e così le portò una mano sulla fronte, tastando più volte, osservando il suo viso visibilmente stanco, con gli occhi calati e il rossore sulle gote. «Hai la febbre. Trentasette e mezzo: non è molto ma potrebbe salire. Ti preparo qualcosa di caldo. Tu nel frattempo entra sotto le coperte, per non prendere freddo».
«Mm… mi ci metti tu?».
«No», si sforzò per restare seria. «Alex potrebbe entrare da un momento all'altro». Si avvicinò alla porta e prima di aprire si voltò ancora a lei: «È meglio se resti qua, questa notte».
«Non posso». Sembrò essere tornata seria di colpo, soffiandosi di nuovo il naso. «Ho delle ragazze da seguire domani, ho già preparato la lezione».
«Chiamale, invia loro un messaggio, ma non potrai andare. È meglio se resti al caldo o potrebbe peggiorare». La lasciò sola, chiudendo delicatamente la porta. Rientrando in soggiorno, Alex le chiese subito come stesse. «Ha un po' di febbre, le ho detto di restare, stanotte. Le farò compagnia, chiamo Megan di avvertire il guardiano».
Alex annuì, sistemando con fierezza anche l'ultimo fiocchetto rosso. «Ci resta da sistemare solo l'Albero di Natale. Un peccato doverlo fare noi di fretta, senza Eliza o Jeremiah». Quando la sentì staccare la chiamata, si rivolse di nuovo a lei: «Resterò anch'io. Sai, nel caso ci fosse bisogno, non mi va di lasciarvi sole».
Kara apprezzò, ma accidenti se avrebbe voluto restare sola con lei. Sparì per preparare a Lena qualcosa in cucina e Alex sospirò: restare significava avere più tempo per fare loro quella domanda, era il suo ultimo baluardo di speranza. Con Lena malata, tuttavia, pensò se non fosse il caso di evitare; ma se non lo avrebbe fatto ora, quando?
Poco più tardi, le sorelle Danvers addobbarono l'Albero e Lena uscì appena in tempo dalla camera per sistemare le ultime cose insieme a loro. A lavoro concluso, si sedettero tutte e tre sul tappeto, schiena appoggiata al divano, ammirando l'Albero illuminato. Lena si sentiva ancora un po' confusa, ma la febbre era scesa e si accoccolava spesso al grosso maglione del pigiama che le aveva prestato Kara, su cui era disegnato in stile cartoon un buffo enorme gatto nero. Le maniche le coprivano anche i palmi delle mani.
Alex, poi Kara in mezzo, e infine Lena. Zitte, pensierose, guardando il gioco di luci come ipnotizzate, nel buio della sala.
«Quando ero bambina», Alex spezzò il silenzio, «non so perché ero convinta che l'Albero di Natale potesse esaudire i desideri». Sorrise verso di loro e dopo strinse le ginocchia, appoggiandoci il naso. Anche lei indossava un pigiama: era rosso e bianco, a righe sulle maniche e sui pantaloni.
«Cosa desideravi?», le sorrise di rimando Kara, anche lei con le ginocchia sul naso. Il suo pigiama era blu e bianco, del medesimo motivo.
«Avere una sorellina».
«Non me lo avevi mai detto».
«Beh, questo perché nel frattempo sono cresciuta e non volevo più una sorellina. Ti avrei volentieri scambiata con un po' di popolarità a scuola», rise e Kara la spinse con un colpo di spalla, gettandola a terra.
«Okay», sorrise, adocchiando Lena, che aveva ancora la faccia visibilmente arrossata, e dopo l'Albero. «Rendiamola una tradizione della famiglia Danvers-Luthor: esprimiamo un desiderio».
«Che cosa desideri?», le domandò Lena appoggiando la testa stanca sul divano. Dopo starnutì di nuovo.
«Intendo col pensiero».
«Ma così non c'è gusto», controbatté Alex. «Concordo con Lena: cosa desideri? Dai, inizia tu».
Kara sbuffò un poco, pensandoci attentamente. Tanto attentamente che Alex dovette spalleggiarla a sua volta per farla sbrigare. «Va bene», chiuse gli occhi, «Desidero… essere più forte. Voglio essere forte per ciò che mi attende». Le altre due la fissarono, in silenzio. Kara riaprì gli occhi e non riuscirono a replicare, neanche con una battuta.
Alex chiuse gli occhi e provò per seconda. «Io desidero essere pronta nel momento del bisogno per le persone che amo».
Kara l'abbracciò di scatto e Lena abbassò gli occhi appesantiti, pensando a cosa esprimere. Chiuse gli occhi e aprì la bocca, ma starnutì. Risero e risero ancora quando stette per riprovarci ma dovette soffiarsi il naso. Infine ci riuscì, prendendo un bel respiro. «Desidero essere coraggiosa. Poter andare avanti senza la paura costante di cosa accadrebbe se lo facessi». Riaprì gli occhi quando sentì la mano di Kara sulla sua.
«E adesso desidero la cena», urlò quest'ultima, rialzandosi.
Mangiarono qualcosa di caldo e Lena, a cui stava pian piano risalendo la febbre, prese una pastiglia. Dopo tornarono in soggiorno e insieme, sul divano, si videro un film. Un film per famiglie, incredibilmente. Terminato, Lena si sdraiò sul divano e Alex si allontanò per parlare al telefono, mentre Kara sgambettava sul tappeto sotto al divano fino alla tv, per leggere per l'ennesima volta i titoli dei loro dvd, aprendo lo sportellino del mobile. Lena la fissava, con sguardo un poco vacuo.
«Alex lo sa», bisbigliò e Kara si voltò, capendo a cosa si riferisse. D'altronde, Maggie le aveva detto la stessa cosa.
«Pensi che dobbiamo dirglielo?».
«Eccomi», si ripresentò prima che potessero avere il tempo di parlarne, appoggiando il cellulare su un tavolino. «Volete vedere un altro film? Cosa sono quelle facce?».
Era il momento: doveva fare quella domanda.
Era il momento: dovevano dirglielo.
«No…», rispose Kara, rialzandosi e chiudendo il mobile. «Lena è stanca, meglio se andiamo a dormire e ci riposiamo», guardò una e poi l'altra, tirando in dentro le labbra, «Domani c'è la festa ma… pensavo di rimandare».
«No», borbottò Lena, rimettendosi seduta un movimento alla volta. «Domani starò meglio. E poi non devi rinunciare per me».
Kara sospirò: Lena non poteva sapere che in realtà il vero motivo per cui aveva avuto quell'idea era cogliere un'occasione per far conoscere meglio lei e suo cugino: senza di lei non avrebbe avuto senso.
«Va bene, ci facciamo una bella dormita e domani decidiamo cosa fare», annuì Alex, voltandosi verso Lena, «Dobbiamo esserci tutte».
Le lasciò andare nella loro camera in comune senza dir nulla. Alla fine, rinunciò. Sembrava così inappropriato in quel momento che non se l'era sentita. Se davvero quelle due stavano insieme come sospettava, il pensiero che dormissero nella stessa camera la turbò un po', ma confidava nel fatto che Lena si sentisse male: avrebbero dormito come ghiri in qualunque caso.
Kara rimboccò le coperte a Lena e, sorridendosi, le diede un bacio. Poi le disse che sarebbe tornata subito e uscì dalla stanza. Quando tornò aveva già gli occhi chiusi e si assicurò che non stesse dormendo. «Ho una cosa per te».
«Mmh… le foto di quel Natale?».
«Ah, ma è un chiodo fisso, per caso?», ridacchiò e Lena sbuffò.
«Il termometro?».
«No… Le foto di quel Natale», rise e Lena spalancò gli occhi, aspettando che le passasse l'album. Lo aprirono insieme e Kara le diede un altro bacio, sulla fronte questa volta, sentendo che era tiepida. «Non hai la febbre, meno male. Buonanotte».
«Ehi», la fermò per una manica e si diedero un altro bacio, serio questa volta, tanto che a Lena mancò il fiato. «Non le guardi con me?». Kara le sfuggì, passando dall'altro lato del letto intanto che scuoteva la testa. «Perché? Hai detto anche tu che non ho febbre».
«Non è per quello».
«E allora per cosa?».
«Quel letto… era di Alex», lo guardò, sedendo sul suo. «Ha provato con tanti ragazzi, su quel letto», confessò.
Lena scosse la testa e allora si alzò, mentre Kara apriva le coperte del suo e l'aspettava. Lena si portò più vicino al muro e Kara entrò sotto le coperte facendosi spazio, accogliendola poi addosso a lei, stringendosi, sdraiandosi. Le diede un altro bacio, mentre apriva l'album e iniziava a sorridere, indicando lei da bambina.
«Eri arrabbiatissima», disse. «Non ci credo: Alex non scherzava, stavi seriamente piangendo», continuò poi. «Eri dannatamente carina».
«Ero?».
«Eri», annuì brevemente, «Adesso sei bellissima».
Kara sorrise e si nascose il viso diventato rosso. «Pff. Sei un'adulatrice».
«No, sincera. E poi sto male, quindi ancora più sincera».
«Oh, povera…», la baciò sulla fronte e poi la baciò ancora su una guancia, sulla testa, sul naso, fino a farla ridere. «Posso fare qualcosa per farti sentire meglio?».
Lena sorrise con malizia, spostando il suo sguardo lontano. «Forse qualcosa che puoi fare ci sarebbe…».
Kara le prese l'album dalle mani e lo buttò sul pavimento, spostandosi di fianco in modo che potessero baciarsi. E continuarono a baciarsi, a baciarsi senza lasciarsi respiro. Kara vedeva che seppure la febbre fosse passata, Lena era debole, e si dispose sopra di lei, cercando di non caricarle il peso. La baciò tra il collo e il mento, assaggiando la sua pelle tiepida, facendola sussultare con i suoi respiri caldi. Si guardarono negli occhi e, senza dire nulla, Lena le prese la mano destra con la sua, accompagnandola, alzando il pantalone del pigiama e l'elastico degli slip, guidandola. Kara spalancò la bocca quando sentì che era già umida, per lei. La baciò e le sollevò una coscia con l'altra mano, avvolgendola col braccio d'istinto, spostando giù il pantalone e premendo la sua pelle piano, lasciando che ora fosse il suo corpo a guidarla.

Era stato bello potersi svegliare tra le sue braccia, sentire il movimento del suo petto, l'odore della sua pelle, il calore pesante nell'aria. Lena si prese il tempo per guardare Kara dormire, spostarle dei capelli indietro, toccarle il naso e assistere alla sua faccia infastidita, cercando di non ridere per non svegliarla. Le poggiò delicatamente le labbra sulle sue e dopo cercò di saltarla per scendere dal letto, alzando una gamba e poi l'altra, reggendosi con le braccia, rendendosi conto di stare scivolando portandosi appresso il suo corpo addormentato. Mise un piede a terra pestando l'album e poi si voltò di scatto, reggendola prima che cadesse rovinosamente a terra. La tirò indietro e la vide sorridere, così le rimboccò le coperte e le lasciò un altro bacio, osservandola mettersi comoda nel sonno, portando l'album di foto sulla scrivania. Doveva aver sfebbrato poiché era tutta sudata, così raccolse la sua roba del giorno precedente e uscì per andarsi a fare una doccia.
Sfoggiò un bel sorriso, dirigendosi in cucina. Aveva un po' di mal di gola, oltre a doversi soffiare continuamente il naso, ma si sentiva rinata. Stava già facendo colazione sorseggiando il suo caffè accompagnato da qualche biscotto quando Alex la raggiunse, preparandosi anche lei un caffè.
«Ah, dormire ti ha fatto proprio bene. Sembri un'altra rispetto a ieri». Si sedette davanti a lei e Lena annuì con un sorriso. «Ah, senti…», Alex adocchiò la porta, assicurandosi che Kara non fosse ancora in piedi, «Hai poi trovato un pretesto per entrare in casa Gand?».
«Ci sto lavorando. Pensavo sarebbe stato più facile: sto cercando di entrare nei suoi conti e ho in mente di farlo per altri, ma è incredibilmente complicato».
«Non posso aiutarti con questo: sono un'agente federale, nemmeno dovrei sapere cosa stai cercando di fare».
«Non sei autorizzata a collaborare con noi». La sua era un'affermazione, non veramente una domanda.
«Sono autorizzata a procedere, ma non è una missione ufficiale».
«Dovete essere molto…», prese il cellulare quando lo sentì vibrare, «disperati per autorizzarti a farlo».
Il portachiavi a forma di palletta fuxia pelosa ciondolava davanti al naso di Alex, mentre lei rispondeva a quello che sembrava un messaggio. «Lo siamo», bofonchiò, osservandola. «Le vuoi molto bene», finì il suo caffè e Lena guardò il regalo di Kara, prima di Alex. La vide poggiare il cellulare di nuovo sul tavolo e prendere un biscotto, così riprese a parlare, viaggiando nei ricordi. «Quando Kara entrò a far parte della mia vita, credevo l'avrebbe rovinata. Cercavo di trovare la mia identità, volevo essere notata, apparire per i ragazzi, e di colpo ero diventata “la sorella di quella strana”, di “quella nuova”», rise; Lena la fissava, ma Alex guardava distante, dove solo lei poteva. «La rifiutai. La rifiutati per tanto tempo. E adesso non posso immaginare come sarebbe la mia vita se non ci fosse stata lei…», le prese un biscotto dai suoi, lasciando che un'occhiata le sfuggì sul succhiotto.
«Voglio dirglielo», confessò Lena e Alex aggrottò le sopracciglia. «Il tuo lavoro non è affar mio, ma non posso collaborare con te senza che lei lo sappia». Si scambiarono un silenzioso sguardo, sobbalzando dallo spavento quando Kara entrò in cucina con un enorme sorriso:
«Sapere cosa?».
Ingigantirono gli occhi, continuando a masticare. «Alex ha preso una microspia, stavamo pensando di infilarla in casa Gand».
«Una microspia? Dove?», si appoggiò di colpo al tavolo, guardando l'una e poi l'altra.
«Me… Me l'ha fatta avere Maggie, a poco prezzo», sorrise.
«È fantastico! Dunque si ricomincia? Andrò lì e la piazzerò».
«No!», obiettarono entrambe all'unisono.
Kara sbuffò, andando a cercare qualcosa da mangiare. «Va bene… Che vi prende a tutte e due? Non c'è bisogno di reagire in questo modo».

Nonostante ancora qualche starnuto, Lena riuscì a convincere le sorelle a fare la festa. Non aveva mai partecipato a feste di quel tipo; da quando frequentava le Danvers, si ritrovava a fare cose a cui non aveva mai neppure pensato. Sistemarono la casa con gli ultimi ritocchi, qualche addobbo dimenticato, e infine riempirono la tavola in soggiorno e quella in cucina con bibite, salati e dolci, alcuni dei quali era stata felice di prepararli Eliza per loro. Non mancò la birra e qualcosa di più forte. Alex ne aprì già una che Kara le confiscò per ricordarle che era presto per bere. Essendo rimaste a casa dal giorno prima, Alex indossò un paio di jeans e una felpa lasciati nell'armadio della sua camera, Kara un vestito pesante con grosse calzamaglie e Lena, che non aveva cambi, dovette scegliere qualcosa tra gli armadi delle due, optando infine anche lei per un vestito invernale, di un rosso molto scuro, scollato e con lunghe maniche che le arrivavano a mezza mano, che piegò, ma trovato in camera di Eliza.
Winn fu il primo ad arrivare: esattamente tre quarti d'ora prima dell'orario che avevano indicato per la festa. Indossava un maglioncino natalizio, azzurro e bianco per indicare la neve, con le renne che uscivano da una cabina telefonica blu; figurava anche il suo immancabile farfallino. Non avevano chiesto nulla, ma portò una bottiglia di spumante e un dolcetto incartato. Non faceva a meno di sorridere, felice che l'avessero invitato, ma per il resto pareva piuttosto a disagio: non era abituato ad andare a feste a cui partecipava anche il suo capo. O non era abituato ad andare a feste in qualunque caso. Per sfuggire a Lena, seguì Kara come un'ombra, e poi Alex quando prese un po' di confidenza; l'aveva conosciuto solo da cinque minuti ma le aveva già parlato dei suoi videogames preferiti da dieci. La ragazza si era nascosta in cucina per bere e lui l'aveva fatta scoprire, meritandosi una brutta occhiataccia.
Dopo arrivò Maggie, dicendo di aver appena finito il turno al lavoro. Aveva lasciato Jamie dalla babysitter, sapeva che avrebbe tardato, e tornò a casa solo per cambiarsi, lasciare la divisa e infilarsi in un comodo paio di jeans. Alex fu felice di scaricarle Winn per un po'. Lo guardava con un sorriso intanto che parlava, ma Kara, Alex e Lena sapevano che il suo spirito era altrove.
Megan fu la terza, puntuale all'orario stabilito. Anche lei indossava un vestito invernale. Conosceva già Alex e Lena, così le presentarono Maggie e Winn, e la prima fu felice di potersi staccare dal ragazzo per un po', approfittando del momento di confusione. Tuttavia Megan lo colse sottogamba, mettendosi a parlare di lacrosse, gioco che lui conosceva solo per sentito dire.
Barry e Iris portarono Wally, il fratellino di quest'ultima, e con loro arrivò anche Mike Gand e il suo broncio. Kara sperava che invitarlo lo avrebbe fatto rasserenare un po', ma a primo impatto le sembrò di essersi sbagliata. Barry se ne accorse subito e le disse che da quando lo incrociarono, a poco dalla casa, la nominò tre volte e il suo ipotetico ragazzo cinque. Sembrava essersela legata al dito. Fortunatamente lo vide sorridere di nuovo quando lo scorse parlare con Winn: finalmente il ragazzo sembrava aver trovato qualcuno che davvero aveva voglia di ascoltarlo. Maglione rosso con il grosso muso di renna stampato sopra, Wally West e il suo buonumore diventarono presto l'anima della festa, raccontando le storie delle sue scorribande a scuola. Incantava tutti meno che sua sorella, che lo fissava a braccia a conserte seduta su una sedia.
Kara fece il giro del salone e cominciò a versare bibite nei bicchieri, a servire dolcetti, a parlare con tutti del più e del meno. Poi adocchiò l'orologio sulla parete, pensando a suo cugino che ancora non era arrivato.
«Non ti stai -etcì», si coprì la bocca con una mano, «divertendo?».
Erano ad un lato del tavolo, scrutando con la coda dell'occhio dietro di loro che tutti ridevano e chiacchieravano, formando gruppetti. «Sì…», sussurrò e la guardò con un sorriso, «Pensavo a Kal. Arriverà a momenti».
«La festa era per lui?», le domandò allora Lena, cercando di capire cosa le passasse per la testa.
Kara mise su una smorfia, accartocciando le labbra. «Forse», la guardò. «Vorrei che vi conosceste meglio».
Lena annuì. «Sa di noi?». Kara non disse nulla, ma lo sguardo era sufficiente. «E non è d'accordo».
«Sembra come se te lo aspettassi», inarcò le spalle.
Lena prese un dolce, stringendo poi gli occhi per starnutire, ingoiando in fretta e, Kara le passò un fazzoletto, «Etcì».
«Questo raffreddore ti sta dando il tormento».
Incurvò le sopracciglia dispiaciuta, soffiando il naso. «Spero di non contagiarti».
«Nah», sorrise con fierezza, «Supergirl ha una salute d'acciaio! Dovremmo restare qui anche stanotte, per sicurezza. Non vorrei prendessi freddo, là fuori».
Lena le sorrise con malizia, mandando giù un altro morso. Poi si soffiò il naso e Megan rapì Kara, riportandola accanto all'Albero, in mezzo alla scena.
«Dobbiamo parlare della nostra partita contro la squadra di Gotham», le fece sapere, «Questo ragazzino non ci crede che hai saltato più in alto di Selina Kyle, le hai preso la palla e io ho segnato», indicò Wally.
«Naaah», gesticolò lui, scuotendo la testa. «Ho visto i video della Kyle e lei è un mostro. Non si può saltare più in alto, sarebbe volare! Mi state prendendo in giro, belle! E poi delle ragazze non possono essere così brave», sorrise, voltandosi.
Kara assottigliò i suoi occhi. «Come, scusa?».
Quando il campanello suonò, fu Alex ad andare ad aprire. Siobhan Smythe entrò sfoggiando il suo cappotto impellicciato senza neppure guardare, mormorando che si era persa e che quelle case erano tutte uguali, fermandosi perplessa a poco dalla porta, guardando verso il soggiorno. «Prego, benvenuta», le disse senza espressione, chiudendo la porta. Come tornò indietro, anche lei si fermò al suo fianco, spalancando gli occhi: Kara e Wally saltavano a ripetizione, in mezzo a tutti che indicavano chi andasse più in alto, sentendo il ragazzino che si lamentava di essere poco più basso e quindi svantaggiato.
Siobhan scrollò le spalle. «Oh, almeno ci sono gli alcolici».
Alex le fece sapere dove poteva lasciare il suo cappotto e così sfoggiò il suo maglioncino marrone, scollato e a mezze maniche, la gonna corta, scura, che le lasciava le lunghe gambe coperte da sole pantacalze velate. Appena la vide, Wally mise male un piede e la gara terminò che per poco Kara non gli cadeva sopra.
Kal, Lois e James, che Kara era sicura sarebbe arrivato con loro, ancora non si erano fatti vedere. Terminarono diverse ciotole di patatine e pop-corn, vassoi di dolci, le tartine e quello con la torta aveva ormai solo una fetta. Wally le passò davanti e prese l'ultima. Quel ragazzo aveva l'appetito di Barry, pensò. Si voltò verso gli altri, prendendo uno dei pochi tramezzini che restavano. Lena parlava con Maggie e Alex sul divano, chissà di cosa. Iris faceva salotto con Megan, tra una sedia e la poltrona. Scorse Barry che tentava di parlare con Winn, in piedi vicino alle scale per il corridoio che portava alle camere. Tentava, perché se in realtà ascoltava il ragazzo, guardava da un'altra parte. E Kara li vide, vicino a un tavolino, con una bottiglia e dei bicchieri, Siobhan che beveva e Wally e Mike ai lati che la incitavano, ridendo e alzando pugni in alto.
«Ehi, piano con questa», si avvicinò subito, indicando la bottiglia.
Siobhan si accigliò. «Sono adulta e vaccinata, tesoro».
«Mi riferivo a lui», indicò Wally, che sbuffò.
«Ah».
Kara si allontanò e ripresero a giocare, ma la loro felicità non durò a lungo: prese la bottiglia e la sostituì con una di cola, incassando le loro lamentele.
«Bisogna tenere il freno a Wally», esclamò Barry, avvicinandosi a lei. Si sedettero su delle sedie, a un lato del tavolo imbandito. «Appena gli dissi che saremmo venuti qui ha fatto i salti di gioia».
«La festa dei più grandi», annuì Kara, guardandolo bere cola e fare gli occhi dolci a Siobhan, che a sua volta provava ad ascoltare Winn, facendo smorfie con la bocca.
Anche Barry annuì. «E tu come va? Lena ti cerca sempre con lo sguardo, ho notato. Ma anche Mike, come se gli avessi fatto un torto».
«Il torto è stato mettermi con qualcuno che non sia lui».
«Ma non sa con chi…», la guardò e lei prese altri tramezzini, passandone uno anche a lui. «E sta venendo da questa parte, Kara. Buona fortuna». Si alzò, le diede due pacche su una spalla e scomparve per raggiungere Wally, mentre l'altro ragazzo prendeva il suo posto sulla sedia.
Mike guardò per un po' Barry, prima di dedicarsi a Kara, che già temeva di dover litigare con lui. Lo anticipò:
«Non sto con Barry».
«Non te lo avrei chiesto».
«Ma lo avevi pensato».
«Mi leggi nel pensiero, adesso?», sbottò. Prese anche lui un tramezzino, capendo di dover ricominciare daccapo. «Volevo dirti che sono contento che tu mi abbia invitato alla tua festa, oggi. Ho detto a mia madre che andavo a una festa con dei compagni di corso o non mi avrebbe lasciato uscire. Non so cosa le prenda». Kara lo guardò con attenzione, deglutendo. «Ma credo che ti odi. Penso sia un bene che tu sia innamorata di un altro, lei ci starebbe sempre tra i piedi e avrei paura per te», scosse la testa, «Non so di cosa sarebbe capace».
Kara capì che era veramente sincero. Rhea Gand era una donna pericolosa, in primis per la sua stessa famiglia.
«Possiamo restare così, no? Amici?».
«Amici». Si alzarono e Kara lo abbracciò, così il ragazzo ricambiò, anche se aveva lo sguardo imbronciato e non particolarmente convinto. Il campanello interruppe la scena: Kara corse ad aprire, abbracciando Clark Kent appena lo vide. Lui ricambiò subito ed entrò in casa con lei appesa al collo.
«Chi la vuole?», rise, scrollandosela di dosso.
Kara rise ed ebbe modo di salutare anche James, con una stretta di mano, e Lois. Kara fece le presentazioni e Alex lo squadrò a lungo: non se lo immaginava così statuario, ed emanava senso di fiducia e affidabilità. Ciò non toglieva che restava un po' gelosa di lui e dell'effetto che faceva sulla sua sorellina. Quando Clark e Lena si videro e si strinsero una mano per un saluto, perfino Alex notò la strana aria che aleggiava tra loro. Avrebbe voluto parlare di più con lui o con lei per capirne le ragioni, ma dopo pochi minuti e altri bicchieri vuoti, lei e Maggie si accorsero di dover andare.
«Mi raccomando, Kara: che nessuno distrugga la casa», le ripeté Alex. Kara teneva d'occhio Lena che parlava con Lois e Clark, sul divano. «Kara ?».
«Oh, sì, sì, certo», mormorò, «Nessuno distruggerà niente, parola mia».
«Ehi, Danvers», si accostò Maggie, stringendo un braccio ad Alex per richiamarla. «Credo di sapere dove sia finito il vino che cercavi». Tutte e tre guardarono verso l'Albero, dove Siobhan, in compagnia di Wally attaccato come una zecca, e Mike e Winn dall'altro lato, parlava con il viso incredibilmente rosso, ridendo sguaiatamente.
«In realtà…», parlò Kara, «ho nascosto io il vino. Lei ha bevuto circa tre bicchieri, credo, le ho tolto la bottiglia, ma pare siano stati tre bicchieri di troppo…».
«Beh, almeno si sta divertendo», sbottò sua sorella. «Lo sarei stata anche io se non mi avessi nascosto il vino». Maggie la portò via tirandole un braccio, salutarono tutti e uscirono.
«Sei proprio bellissima, te l'hanno mai detto?», tentò Wally.
Siobhan lo guardò da capo a piedi. «Ma grazie! Che tenero sei. Quanti anni hai detto di avere?».
«Quindici», rispose sfoggiando un bel sorriso, ma lei spense il suo. «… e mezzo. Quasi sedici, praticamente», cambiò versione, vedendola allontanarsi. «Sono maturo, per la mia età».
Winn sussultò, quando Siobhan si fermò accanto a lui.
Un'altra ora passò veloce da quando Kara propose di fare un gioco tutti insieme: si divisero in due squadre e un membro di una e dell'altra dovevano disegnare a turno qualcosa e, senza poter parlare, cercare di far indovinare cosa stavano disegnando agli altri membri della squadra, il tutto in al massimo tre minuti. Lei, Lena, Megan, Barry e Iris, con aggiunta Wally sarebbero stati una squadra. Mentre gli avversari sarebbero stati Clark, James, Lois, Siobhan, Winn e Mike.
La precedenza fu data al più piccolo e appena disegnò due ruote con una stecca ad unirle, Lena indovinò subito: «È una moto».
«Ehi no, no, come fai a dirlo?», la fermò Siobhan.
«Indossava un giubbotto da motociclista al suo arrivo. Non originale, ma abbastanza ben fatto».
Wally la guardò e con sguardo dolce portò le mani in petto per simulare il cuore che batteva, per poi indicarla: «Punto per noi», rise. Tutti si congratularono e lui e Barry si diedero il cinque, mentre l'altra squadra si lamentava. Solo Clark l'aveva scrutata un po' più a lungo, escludendosi dal gioco.
Per la seconda squadra si fece avanti Mike, che privo di fantasia aveva provato a copiare una bottiglia di birra dietro di loro, lasciata su un tavolino.
«È un grattacielo! No, no, no, un verme in piedi?», provò Siobhan, gridando.
Mike scosse la testa, aggrottando le sopracciglia, guardando Winn che alzava la mano: «Uno strumento da disegno?». L'altro scosse la testa, amareggiato. La clessidra indicava che il tempo stava per scadere e quando Lois capì dove volava lo sguardo del ragazzo, indovinò appena in tempo.
Continuarono a giocare, ridendo, sbagliando, conoscendosi meglio, gridando e ancora mangiando, bevendo. Kara disegnò qualcosa che sembrava uno skateboard con un motivo ad onde, ma nessuno indovinò, solo Clark disse che era un cane, a tempo ormai scaduto. Lois picchiò il suo ragazzo e James quando non indovinarono cosa aveva disegnato lei e Iris si demoralizzò quando scambiarono il suo missile per una supposta. Siobhan andò verso il cavalletto con i fogli con tutta la buona intenzione del mondo, ma quando la squadra cominciò a dire cosa sembrava ciò che disegnava, perse le staffe e si tolse una scarpa:
«Le vedete? Sono uguali», la poggiò contro il foglio, «Uguali». Se la rimise al piede e tornò verso di loro.
«I-Io lo avevo capito che era una scarpa», sussurrò Winn, mentre Megan si alzò per andare verso il cavalletto. «Sei bravis-».
«Ah, sì?», ingigantì gli occhi, interrompendolo con una cantilena. «E allora potevi dirlo, buono a nulla».
«Ma-Ma ti sei tolta la scarpa quando…», il tono di voce scemò, vedendola alzarsi per andarsi a riempire un bicchiere. «Dovevo dirlo prima, sì», abbassò la testa.
Il gioco finì nel momento che non c'erano più fogli da usare e, ormai tardi, Barry disse a Kara che loro se ne sarebbero andati. Avevano la macchina, ma se si trattenevano ancora a lungo rischiavano di passare la notte in autostrada. Aiutarono Kara a sistemare un po' ciò che potevano, Barry e Wally erano velocissimi, e poi iniziarono a prepararsi. Kara però era distratta: Lena era sparita. Non trovò neanche suo cugino, o Lois, mentre James parlava con Mike, così cominciò a salirle l'ansia.
Intanto Winn riprovò un avvicinamento con Siobhan accanto al tavolo semivuoto, visibilmente paonazzo. «I-Io… mi dispiace per prima, abbiamo perso solo di un punto e quello della scarpa poteva essere i-il punto, sì, del pareggio».
Lei ingoiò il contenuto del suo bicchiere e lo guardò alzando le sopracciglia: «Scusami, ma credi davvero che m'importino i punti di quello stupido gioco?».
«No? Oh, beh», sorrise all'improvviso. «Me-Meglio così! Volevo solo farti sapere che, emh, non è stata colpa tua: tu sei stata bravissima. Sei bravissima. E bellissima. Brillante», continuò ad aggiungere qualcosa dopo le sue conseguenti occhiatacce.
«Lo pensi davvero?».
«Sì, certo».
Mandò giù il contenuto di un altro bicchiere e lo guardò, abbassando le sopracciglia. «Quanti anni hai?».
«Vent-».
«A posto, può bastare».
Non erano lì, forse si erano diretti alle camere. Kara fece per affacciarsi al corridoio, scoprendo con orrore che, sotto il vischio appeso, Siobhan spingeva Winn contro il muro. Era certa che ci fossero almeno tre metri di lingua, in quello. Winn la guardò e si spaventò, ma anche se le sembrava una palese violenza nei suoi confronti, la incitò ad allontanarsi con lo sguardo. Continuando a fregarsi gli occhi per il disgusto per ciò che aveva appena visto, cambiò strada, dirigendosi in cucina, nel buio. Vide che le luci fuori erano accese e si affacciò alla finestra, sollevando la tenda: Lena e Kal erano lì, da soli, in piedi vicino ai cespugli. Aggrottò le sopracciglia con l'idea di raggiungerli, se non fosse per Lois che le poggiò una mano su una spalla, fermandola.
«Lascia che se la sbrighino da soli».
«Devo sapere cosa si stanno dicendo».
«Allora glielo chiederai dopo. È stata lei a chiedergli di uscire per parlare».
Li guardarono un po', di tanto in tanto Lena si soffiava il naso o starnutiva, poi Lois la convinse a tornare dagli altri. Andò a ricercarla più tardi, dopo che aveva chiacchierato con Megan, con la testa distante, sorprendendoli che rientravano. Kal le poggiò una mano sulla spalla per chiederle se erano rimasti dei dolcetti: ne prese uno dal frigo e tornò in soggiorno, mentre Lena si avvicinava. «Va tutto bene?», le domandò, nel buio.
Lena annuì, poggiando le braccia sulle sue spalle. «Ci siamo chiariti».
«Sì?».
«Sì».
«Non posso sapere cosa vi siete detti?».
«No».
Kara si imbronciò gonfiando le guance e l'altra sorrise. «Non vedo l'ora di stare sola con te. Questa festa mi sta sfuggendo di mano: ho visto Siobhan che si approfittava di Winn, sotto al vischio».
Lena ridacchiò. «Fossi in te, mi preoccuperei di più di ciò che succederà a te quando io ti sorprenderò sotto al vischio». Si allontanò per mostrarle una mano per metterla in attesa e così starnutì, si soffiò il naso, e la avvolse di nuovo, come nuova. «Dicevo… Stanotte, da sole noi due, sotto al vischio».
«Mi piace questo programma».
Si scambiarono un bacio nel buio, incuranti di ciò che stava per accadere: Siobhan Smythe entrò zoppicando e tastò il muro varie volte alla ricerca dell'interruttore, borbottando maledizioni. Quando finalmente accese la luce, le sorprese bocca contro bocca e spalancò gli occhi, mentre le ragazze si separarono per fare lo stesso.

Se ne andarono tutti di colpo, con una gran confusione. Kara inquadrò le luci dei vicini accendersi, qualcuno affacciarsi, e poi chiudere e spegnere tutto: dovevano aver fatto fin troppo chiasso, quella sera. Solo Megan restò con loro, chiedendo a Kara di poter dormire lì dopo che le disse che anche lei restava. Era molto stanca.
«Tranquilla, non vi disturberò», la picchiettò con un gomito. Kara le lasciò detto di poter usare la camera di Alex e ci si chiuse dopo che le prestò un pigiama. «Se non riesco a dormire, comincerò a studiare le scuse che dovrò al guardiano in tutte le lingue del mondo».
Kara si sdraiò sul letto, intanto che aspettava che Lena uscisse dal bagno. Sbuffò, sperando solo che Siobhan avesse bevuto troppo per ricordare ciò che aveva visto.
A un certo punto la porta si aprì e Lena starnutì. Richiuse. Riaprì, mostrandole un ramoscello di vischio. All'invito di Kara di raggiungerla al letto, lei eseguì, gattonando sul letto fino a lei e, tenendo il vischio in alto, si baciarono. «Finalmente sei mia».
Crollarono. Lena si risvegliò il mattino dopo con una foglia di vischio che le pizzicava il naso, sopra Kara, a pancia in su, che dormiva pesantemente. Immaginò sarebbe stato per un'altra volta. Prese la roba per cambiarsi e, dopo il bagno, si diresse verso la cucina, scoprendo che dal divano, verso la televisione, pendevano dei piedi scalzi. Si avvicinò che schiacciò delle briciole, così Siobhan si riportò seduta, apparendo all'improvviso. «Hai… Hai dormito qui?».
Aveva i capelli schiacciati da un lato e delle pesanti occhiaie. Non doveva essere sveglia da molto. «Tu che mi sembri una persona molto equilibrata, ti prego, sii sincera con me: ho pomiciato con un quindicenne, ieri sera?».
«No, con il nerd col farfallino».
Siobhan tirò un enorme sospiro di sollievo, portandosi una mano contro il petto. «Oh, sia ringraziato il cielo». Si rigettò a peso morto sul divano.


***


Non parlò di ciò che aveva visto ieri: aveva mal di testa, era stanca per aver dormito male e non guardava in faccia nessuno. Mentre Kara, Lena e Megan si erano sedute vicine sul treno, lei era rimasta distante, con gli occhiali da sole a dicembre, e non rivolse la parola a nessuno. Di tanto in tanto Kara e Megan tentavano di spiarla, non completamente certe che fosse sveglia.
«Non si muove da troppo: sarà morta», bisbigliò Megan e Kara le fece segno di tacere.
«Ti sentirà. E-Etcì».
Lena alzò un sopracciglio. «Salute d'acciaio, eh?».
Siobhan scese a una fermata diversa, Kara e Megan tornarono al campus dopo che la prima e Lena si scambiarono un bacio vicino alle porte, non c'erano molti passeggeri, e così lei aspettò l'arrivo di Ferdinand per passarla a prendere. Una volta in villa si tolse le scarpe e si gettò sul letto. Uno starnuto svegliò i suoi propositi di dormire un po', decidendo di alzarsi. Mentre la vasca da bagno si preparava mise ad accendere il pc, spogliandosi. Si avvicinò allo schermo, quando scorse una curiosa notifica. Un messaggio. Ci cliccò sopra e si aprì una grande finestra nera:
X: Sei tu che cerchi informazioni sulla morte di Lionel Luthor? Posso aiutarti, contattami. Io so cos'è successo.
































***

Accidenti ai tre bicchieri di troppo!
Vi avverto, altri capitoli natalizi in arrivo, ahah! Vi è piaciuto? Un capitolo che possiamo chiamare di transizione, che mi sono divertita a scrivere, anche se avrei voluto dare più spazio a un po' tutti i personaggi presenti, peccato.
E così Alex e Lena si sono viste fuori, ormai Alex è a un passo dalla verità su quelle due ma non si decide a chiedere niente. D'altra parte hanno detto della microspia a Kara, anche se nascondendole la sua reale provenienza, e sono sempre più convinte del loro piano di infilarla in casa Gand. Intanto, a fine capitolo, qualcuno scrive a Lena: chi sarà mai? Potrà davvero aiutarla a far luce su quanto è accaduto a suo padre?
E la festa… Io amo Siobhan! Far incontrare lei e Wally mi è piaciuto un sacco, anche se poi lei, giustamente, lo ha frenato e si è data da fare con Winn, un po' come è accaduto nella serie. E Mike e Kara si sono chiariti e pare che abbiano deciso di restare amici. Durerà? Mentre Lena e Clark hanno parlato fuori e chissà di cosa; sembra che Lena non voglia divulgare dettagli.

Nel frattempo, un piccolo allegato al capitolo: il cane-skate di Kara XD

cane-skate


Fatemi sapere cosa ne pensate e al prossimo lunedì con il capitolo 25, Messa di Mezzanotte :)




   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supergirl / Vai alla pagina dell'autore: Ghen