Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Enchalott    10/09/2018    6 recensioni
Pianeta Namekk. Bulma si sta amaramente pentendo di essere partita con gli amici per cercare le Sfere del Drago originali. Troppi nemici, troppi esseri mostruosi con poteri sovrumani, troppi interessi in gioco. Sola e indifesa, si aggira sul pianeta, cercando di salvare la pelle.
Vegeta desidera le Sfere, desidera vendicarsi di Frieza e desidera sconfiggere Kakarott. Ma deve giocare bene le sue carte e scegliere con cura i suoi eventuali alleati, per evitare di rimetterci la vita.
Che cosa accadrebbe se, diversamente dall'originale, i principe e la scienziata si incontrassero e si parlassero già in quest'occasione?
"Qualcosa le piombò addosso con la rapidità del pensiero, inchiodandola alla roccia con una forza disumana, tappandole la bocca e impedendole qualsiasi reazione. Non ebbe neppure il tempo di trasalire.
“Non un fiato…” ringhiò Vegeta, trattenendola saldamente e continuando a premerle sulle labbra con la mano, il viso a un centimetro dal suo.
Bulma si irrigidì, pensando di essere giunta alla fine dei suoi giorni. Serrò gli occhi, terrorizzata e rassegnata a subire quella sorte terribile.
Non successe nulla."
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Litigare con te

Il principe si spogliò della corazza bianca e la appoggiò a terra accanto ai guanti, brontolando qualcosa di incomprensibile. La sua uniforme blu scuro era stracciata in più punti e gli aderiva al corpo, mettendo in risalto la muscolatura sviluppata e armoniosa. Non era molto alto ed era più minuto di Goku, ma era altrettanto ben fatto. E decisamente molto più attraente.
Riuscì a sfilarsi la parte superiore della dogi, lasciando il torso scoperto e mostrandole la schiena. Si sedette e appoggiò i gomiti sulle ginocchia, in attesa.
“Certo che anche tu sei messo bene…” commentò Bulma.
“In che senso?”
“Beh…” balbettò lei, maledicendo la sua assenza di freno “Hai un bel fisico…”
Vegeta avvampò notevolmente al complimento, che era il primo della sua vita.
“Sono un guerriero!” brontolò per vincere l’imbarazzo “Noi Saiyan siamo nati per combattere, è ovvio che siamo forti!”
“Beati voi…Io devo sempre stare attenta a quello che mangio…” fece lei ammirata.
Lui sogghignò. Poi, sentì le dita della ragazza sulla sua pelle e il sangue gli affluì ulteriormente al volto. Abbassò la testa per non farsi vedere, rimuginando sulla situazione terribilmente scomoda in cui era andato a cacciarsi. Farsi curare da una donna e arrossire come un moccioso. Che vergogna!
“Posso chiederti quanti anni hai?” continuò lei imperterrita, sfiorandogli la ferita con un batuffolo umido e fresco, che gli provocò un brivido.
“Eh?! Ma cosa te ne importa!?”
“Stai fermo!” rimbrottò la terrestre “Non riesco a pulirti la ferita, sembra che tu sia andato a razzolare nella polvere! Hai detto che ti dà fastidio essere toccato… se parli un po’ con me magari non ci pensi troppo!”
“Razzolare?!” ripeté il principe interdetto “Ho lottato più volte e sono finito a terra, non mi sono certo messo a prendere il sole! Dici solo delle idiozie!”
“Oh! Ti arrabbi sempre!” sbuffò lei, continuando a disinfettare la lacerazione “Tu certo non hai bisogno di prendere il sole, hai un colorito bellissimo…”
E due.
Vegeta spalancò gli occhi al secondo apprezzamento sul suo aspetto e iniziò a sentire ancora più caldo. Sfacciata e incontenibile! E lui reagiva come uno scolaretto. Maledizione!
“Trenta” ringhiò cauto, per cambiare rapidamente argomento, quasi sorpreso dall’essersi lasciato convincere a quel dialogo alquanto inopportuno per i suoi gusti.
“Per un Saiyan sono tanti o pochi?”
“Sono pochi”.
“Oh!” ridacchiò lei “Non mi dire che il ragazzino, tra noi due, alla fine sei tu…”
“Che cosa!? Io combatto da quando ho fatto il primo passo! Il mio aspetto non c’entra niente! Appartengo alla razza guerriera! Noi restiamo esteriormente giovani a lungo per mantenere la nostra potenza intatta!”
“Era una battuta, rilassati. Lo vedo bene che sei un vero uomo…”
E tre.
Il principe cambiò nuovamente colore e fece per girarsi, ma lei gli posò le mani sulle spalle.
“Aspetta, ho quasi finito. La ferita non è grave, ma avresti dovuto ascoltarmi e farti medicare subito. Ha fatto infezione, dovrò darti un antibiotico. Non so se su di voi Saiyan ha lo stesso effetto, in realtà…”
“Io non voglio niente! Guarirò da solo, come sempre!”
Bulma esaminò le cicatrici che gli attraversavano la schiena, domandandosi quante battaglie avesse affrontato nella sua giovane vita e quanta sofferenza avesse provocato nel prossimo o patito, invece, in prima persona. Le aveva detto di aver iniziato a combattere che era ancora un bambino e che il suo pianeta era andato perduto. Parti di lui si composero come un mosaico nella sua mente: ciò che vedeva formarsi la attirava e la catturava inesorabilmente, come non le era mai accaduto con nessuno.
 
Bulma, hai sempre avuto un debole per i cattivi ragazzi, ma lui… sei fuori di testa…
 
Ignorando il suo rifiuto, riempì la siringa di medicinale e si preparò a iniettarglielo.
“Non mi hai sentito?” esclamò Vegeta sgarbatamente, osservando l’operazione con fastidio “Non sarà certo quel sistema antiquato a rimettermi in sesto!”
“Non dirmi che hai paura anche tu delle punture come Goku!”
Affermazione del tutto fuori luogo.
La reazione non si fece attendere.
Il Saiyan si voltò, lanciandole uno sguardo che ribolliva come magma. Si avvicinò fino a sfiorarla e sogghignò glaciale, attanagliandole il polso e bloccandola contro la parete rocciosa. Le strappò la siringa dalle dita e se la piantò privo di esitazioni nell’avambraccio, premendo lo stantuffo senza fare una piega. Poi la lanciò lontano, continuando a fissarla con aria di sfida, implacabile e feroce.
La ragazza rabbrividì, incerta difronte a quello sguardo fosco come un temporale, ma strinse il pugno e tentò di liberarsi, inutilmente. Era come tentare di strappare l’arto da una morsa. E il principe non si stava minimamente sforzando, divertito dai suoi strenui quanto vani tentativi.
Se aveva intenzione di giocare con lei come il gatto con il topo, certo non se ne sarebbe stata inerte a rispettare le sue regole…
Un momento. Tutte le volte in cui l’aveva punto sull’orgoglio, lui aveva fatto esattamente il contrario per dimostrarle di avere ragione… e quando l’aveva sfidato, Vegeta aveva accettato la competizione solo per far vedere di essere l’unico vincitore. Forse era quella la tattica opportuna per affrontare e sconfiggere un Saiyan: buttarla sulla provocazione o far leva sulla sua smisurata fierezza guerriera. O agire per opposti.
Smise di divincolarsi e di tirare.
“Vorresti dirmi chi ha paura, ora?” chiese lui con sottile retorica.
Per tutta risposta, Bulma annullò la distanza tra loro e gli sfiorò il viso con una carezza.
“Scusami. Non avrei dovuto dirlo. Lo so che nominare Goku ti infastidisce” ammise.
Vegeta si irrigidì e aprì di scatto la mano, lasciandola andare, come se avesse toccato un ferro rovente. Si congelò e si ritrasse impercettibilmente. La ragazza continuò a guardarlo serena, con gli occhi luccicanti.
Quell’atto andava oltre ogni sua immaginazione. Faticò a realizzarlo, nel millesimo di secondo in cui avvenne e poi qualcosa di sconosciuto gli piovve addosso, immobilizzandolo in un turbine di emozioni violente e discordanti.
Avrebbe voluto spingerla via, ma il suo corpo non rispose. Avrebbe voluto insultarla per aver ardito tanto, ma la lingua non si mosse. Avrebbe desiderato che il suo cuore non pulsasse così furiosamente, ma l’autocontrollo sparì dalle sue facoltà. Avrebbe voluto che il respiro non gli si arrestasse, ma i polmoni rifiutarono di mandargli il fiato necessario.
Impallidì e sgranò gli occhi, mentre il tempo si fermava.
La mano di lei sul volto.
La crepa nel suo petto che si spalancava inesorabilmente.
Qualcosa nel suo stomaco si mosse e lo solleticò.
I secondi ripresero a scivolare nella corsa eterna… uno… due…
“Sei impazzita!!?” gridò, allontanandola bruscamente da sé “Come ti permetti di…”
Non riuscì a terminare la frase, perché non sapeva neppure lui come definire il tutto.
Si guardarono a distanza. Il Saiyan sconvolto da tanta sconsideratezza, la terrestre sorpresa da una reazione così emozionale.
Vegeta si portò la mano alla guancia, senza realizzare il gesto e continuò a fissarla, le iridi nere che bruciavano impietose.
 
Stupida, Bulma…
 
Aveva scelto di compiere quella mossa perché aveva compreso che il principe l’avrebbe trattenuta a forza finché si fosse sentito sfidato. Invece, nello stesso istante in cui lo aveva toccato, era stata attraversata da una corrente elettrica.
Quel contatto volontario e cercato quasi per dispetto aveva fatto irruzione nella sua anima, insieme con il calore che lui emanava, con la solidità del suo corpo, con il suo respiro di essere umano e si era ritorto contro di lei, infondendole la certezza che quel guerriero brutale e portatore di morte, in fondo, non le faceva paura.
Lui era devastante e crudele, con un ego spropositato e progetti agghiaccianti di rovina, ma per lei era solo un uomo fatto di carne e sangue, con un’intelligenza fuori dal comune e uno sguardo che nascondeva tutto ciò che albergava nella sua anima, eccetto la volontà di rivincita. Una creatura con un temperamento che consentiva solo alla rabbia e all’odio di sgorgare come distruttive onde di tsunami e sopprimeva tutto il resto.
Gli sorrise.
“Era solo un gesto d’affetto…”
Vegeta passò al contrattacco, prima che qualsiasi sentimento trapelasse dal suo essere acceso e sconvolto.
“Come hai osato pensare anche solo di poterlo tentare!?” ringhiò “Tu sei mia prigioniera, nient’altro, mettitelo bene in mente! Con me non funziona! Non mi interessa se sei una donna! Io sono il principe dei guerrieri saiyan, quello che ha ammazzato con piacere l’uomo che ami!”
“Me l’hai già detto!” ribatté lei con lo stesso impeto “Non sono stupida!”
“Non si direbbe!” continuò lui senza cedere “Mi tratti come se fossi un tuo amico, quando non lo sono affatto! Mi aiuti, accampando assurde motivazioni, sapendo che potrei ucciderti con un dito e pare che tu non abbia affatto timore della situazione in cui ti trovi! Tantomeno del sottoscritto! Perché!? Spiegamelo!”
“Smettila!” gridò lei fuori di sé “Se non riesci ad accettare che io non abbia secondi fini, è un problema della tua zucca dura! Non ti sto facendo le moine come credi! E se non ti capaciti del fatto che io possa essere cortese anche con un assassino tuo pari, significa che ti ho sopravvalutato! Non devo chiarire nulla in più!”
“Allora l’unica congettura è che tu sia priva di senno! Oltre a comportarti in modo sgradevolmente grossolano!” rincarò lui, sbattendo la mano contro una roccia e polverizzandola in schegge.
“E tu ti atteggi come sua maestà, sei pieno di te e non riesci neppure a ringraziare a dovere, perché la tua arroganza ti offusca il cervello!” sbottò lei, ignorando la pericolosa esplosione d’ira e d’orgoglio che le stava davanti.
“Che cosa!?! Ma come ti permetti di usare questo tono con me! Sei tu che dovresti prostrarti al suolo, perché finora ho risparmiato la tua patetica vita!”
“Non ci penso proprio! Non capisci nulla e dai la colpa a me!” strillò la ragazza, mentre lacrime di rabbia le velavano la visuale “E c’è un’altra cosa! Io non lo amo!!”
Vegeta abbassò i pugni, sconcertato. Fissò la donna, che gli aveva tenuto testa fino a un secondo prima con inconcepibile imprudenza e pari aggressività, sedersi a terra e nascondere la testa tra le ginocchia per non farsi vedere piangere.
Nan itteno…?” balbettò confuso.
Bulma continuò a singhiozzare silenziosamente, raccolta tra sé e sé in quella dolorosa presa di coscienza, un lapsus scagliato piroclasticamente fuori dal suo profondo. La verità era uscita da lei senza che potesse arginarla. Nel momento peggiore. Davanti alla persona sbagliata, che mai e poi mai avrebbe dovuto vederla in quello stato pietoso.
“Che hai detto?” ripeté lui nella lingua comune.
Non c’era più collera in quella domanda, solo sincero stupore.
La scienziata sollevò il capo, asciugandosi gli occhi con i polsi e cercando di recuperare il contegno perduto.
“Niente. Non sono affari tuoi!”.
Vegeta inarcò un sopracciglio e si avvicinò, non intenzionato a lasciar cadere l’argomento. La terrestre stava diventando sempre più indecifrabile e la cosa lo irritava… o meglio, stranamente lo incuriosiva e lo interessava.
“Fatti un favore” le disse sarcastico “Convincimi del fatto che non sei pazza come sembri in questo momento e che non ti sei divertita a prendermi per i fondelli con i tuoi candidi discorsetti sull’amicizia e sulla vera forza interiore...”
“Lasciami in pace!”
“Adesso, donna! Prima che io perda la pazienza sul serio!!”
Il Saiyan non stava scherzando. Un ruga attraversava la sua fronte spaziosa e il suo sguardo era penetrante e duro.
Bulma immaginava quali pensieri lo stessero attraversando. Anche lei si sarebbe sentita presa in giro in simili circostanze: a lui non erano noti i retroscena della sua relazione con Yamcha. Lei aveva prima affermato di volerlo resuscitare con le Sfere di Namek e poi aveva dichiarato di non essere innamorata di lui. Certo che gli doveva essere sembrata una squilibrata! O, peggio, una mocciosa capricciosa e indisponente.
“Non ti ho mentito” mormorò, ancora scossa “Desidero davvero che il mio ragazzo torni in vita. Sono qui per questo. Anche se, prima della sua morte, non facevamo altro che litigare e la nostra storia si trascinava più per abitudine che per passione… beh, questo non significa che io non gli voglia bene in un altro modo o che lui si meriti di marcire nell’aldilà. Io desidero rivederlo. Devo capire se tra noi può ancora funzionare, non posso sopportare questo sospeso… anche se la mia sopportazione con lui è giunta al limite…Perciò domanderò al dio Drago di riportarlo da me… e tu non riuscirai a impedirmelo”.
Vegeta incrociò le braccia al petto, cupo.
Il ragionamento non faceva una grinza: non era in contraddizione con quanto lei aveva esposto in precedenza… neppure con ciò che lo aveva colpito così a fondo. Perché era quello il punto che aveva fondamentalmente destato il suo coinvolgimento e la sua reazione.
 
Ti senti soddisfatto ora, Vejita?
 
Sogghignò.
“Quindi lo vuoi resuscitare per potergli dire in faccia che, a conti fatti, non vuoi più che sia il tuo uomo? Hah! Farà salti di gioia! Poi il cattivo sarei io…”
“Ehi!” brontolò lei “Non farla così semplice! Non è solo per questo! Io posso comunque essere sua amica, ci conosciamo da tantissimo tempo e i rapporti affettivi non si troncano così sui due piedi! E poi è colpa sua se le cose vanno male, non mia… oh!! Insomma, la cosa non ti riguarda!”
Bulma arrossì e si imbronciò, girando il viso dalla parte opposta.
“Parola mia, sei uno spasso, ragazzina…” ridacchiò lui, scuotendo la testa.
“Spiritoso! Non pretendo che tu sia d’accordo! Te l’ho già detto, nelle situazioni bisogna trovarcisi, prima di imbandire giudizi! Tu che cosa faresti al posto mio?”
Il principe la squadrò, allacciandosi le maniche penzolanti della dogi alla vita e muovendo il braccio per saggiare la solidità della medicazione alla schiena.
“La stessa cosa, suppongo. Non ci girerei intorno.” rispose serio “Se tenessi in qualche modo a un’altra persona. Evento impossibile”.
Si sfilò gli stivali, mentre lei lo osservava meravigliata.
“Che cosa stai facendo?” gli chiese.
“Cerco un posto per dormire. Litigare con te mi ha messo sonno”.
La ragazza avrebbe voluto lanciargli addosso la cassetta del pronto soccorso, ma lui l’avrebbe sicuramente schivata e sarebbe potuta essere utile in futuro. Inoltre, constatò che l’aver altercato con lui come un’ossessa aveva contribuito a sciogliere la tensione residua. Si sentiva stranamente bene. Forse anche il Saiyan provava la stessa sensazione, oltre ad essere palesemente sfinito ormai da ore.
Oh, stelle! Gli aveva fatto una confidenza che non avrebbe rivelato neppure a sua madre! E lui aveva colto al volo la situazione e l’aveva in un certo qual senso approvata!
 
Pensa se fosse lui l’uomo per te, Bulma…
 
Figuriamoci!
“Non guardare troppo lontano, allora” gli disse ridendo.
Vegeta si voltò e le scaricò addosso un’occhiata intensa. La osservò riporre i medicinali e compiere la manovra opposta di incapsulamento, per poi prendere un’altra hoi-poi.
Avevano bisticciato come due marmocchi indiavolati… e la cosa non gli era sembrata così bizzarra, per tutti i pianeti! Si sentiva quasi rilassato!
Non gli era mai successo: anzi, alla prima osservazione sgradita, non aveva esitato a far saltare la testa all’impudente di turno. Come aveva ucciso Nappa, che pure lo aveva servito per anni, senza una remora, solo perché si era permesso di perdere contro quel miserabile di Kakarott.
Invece, la terrestre era ancora viva, nonostante la sua dannata boccaccia, e lo aveva addirittura…
Percepì nuovamente le dita di lei sul suo viso e il cuore accelerò la corsa. Come l’aveva definito? Un gesto d’affetto. Chi! Lo sapeva benissimo persino lui, che non ne aveva mai compiuti nemmeno per sbaglio, che cos’era un gesto d’affetto! Il problema era il perché! Le sue spiegazioni erano state chiare, ma non certo sufficienti. Forse perché non ne esistevano in merito. Forse perché ai sentimenti non era possibile attribuire una ragione.
 
Non pensarlo, Vejita! Smetti di pensare che possa essere lei la donna per te!
 
La nuova capsula esplose, lasciando ben visibile un comodo letto, provvisto di lenzuola e cuscino.
“Puoi usarlo” affermò la ragazza, notando il suo sguardo sorpreso.
Hah!” fece lui freddo “Resta valido il discorso precedente! Non ti ringrazierò”.
“Finiremo di litigare al tuo risveglio” rispose lei con un sorriso “Buona notte!”.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Enchalott