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Autore: Feisty Pants    11/09/2018    1 recensioni
Un normale liceo italiano caratterizzato dalla vita energica di tantissimi adolescenti. L'arrivo di una nuova studentessa Judy Hopps, alunna geniale con una particolare dote investigativa, migliorerà la vita di Anna, Elsa, Kristoff, Jack, Hiccup, Merida, Rapunzel e Flynn. L'amicizia aiuterà Judy ad aprirsi e a dimenticare i traumi del passato...ma lei non sa che tutti i suoi amici sono in pericolo...per colpa sua.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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XXV.
OLIVER
 
Trascorsero alcune settimane dalla festa a sorpresa di Hiccup e il ragazzo, grazie al supporto economico e morale degli amici, si stava abituando all’uso della protesi. Inizialmente non fu facile vedersi con una gamba di ferro ma questa lo aiutava molto perché gli permetteva di camminare tranquillamente senza stampelle.

La speranza di poter aggiustare le cose e di tornare il ragazzo energico di sempre permise ad Hiccup di uscire dalla crisi depressiva e immergersi nella vita sociale avvolto dall’affetto degli amici.

L’anno scolastico procedeva a gonfie vele e tutti i componenti del gruppo avevano delle belle medie scolastiche che permetteva loro di uscire spesso e divertirsi insieme.

Flynn, grazie all’aiuto di Rapunzel, era diventato un vero e proprio genio della matematica e della logica.

Con febbraio si apriva il mese degli open-day universitari, attività che colpì molto gli alunni di quinta e che permise loro di condividere le proprie idee sul futuro.

“Avete già qualche idea di che cosa fare l’anno prossimo?” domandò Anna durante l’intervallo mentre sistemava un grosso tomo di composizione musicale nell’armadietto.

“Io sono sicuro della mia strada: veterinario tutta la vita.” Spiegò Hiccup guardando sicuro gli amici.

“Io non so ancora” si aggiunse Jack dubbioso.

“Io penso proprio di iscrivermi a lettere e filosofia. Mi piacerebbe molto insegnare al liceo” disse Elsa determinata.

“Ah io non ne ho la più pallida idea. O meglio… mia madre ha già detto che dovrò fare medicina, ma io non voglio” sospirò triste Merida ricevendosi un colpetto sulla spalla dal fidanzato.

“Tranquilla Meri, vedrai che riuscirai a convincere tua mamma a fare Scienze Motorie” la consolò Judy mangiando una mela.

“Come fai a sapere che vorrei fare quello?!” si stupì lei.

“Ma è ovvio… farai quello e ti allenerai per andare alle Olimpiadi” continuò lei con disinvoltura.

“E le tesine come vanno?” si intromise Rapunzel.

“Ehm…sorvoliamo questo argomento” rise Elsa facendo notare la sua preoccupazione per non avere ancora l’argomento.

“Ma non avevamo cose più divertenti di cui parlare in questo intervallo?” sbuffò Kristoff incrociando le braccia e provocando la risata generale.

La campanella suonò e tutti i ragazzi tornarono nelle rispettive classi.

“Anna aspetta” disse Kristoff fermando la propria ragazza.

“Sabato festeggiamo 5 mesi insieme… i miei saranno via fino a domenica sera. Ti va di trascorrere il sabato da me?” chiese poi lui speranzoso.
Anna impazzì per l’idea e gli posò un leggero bacio sulle labbra. Dopo aver accettato, ringraziò il fidanzato e raggiunse l’aula delle lezioni dove, sognante ed elettrizzata, pensò al weekend focoso che l’attendeva.
 
 
“Judy, tra poco è San Valentino” sussurrò Merida all’orecchio dell’amica durante l’ora di matematica.

“Vuoi vedere la vastità di quel che me ne frega?” rispose lei scrivendo in anticipo la soluzione del quesito che stava affrontando la docente alla lavagna.

“Sì però stai calma” rise Merida picchiandole dentro.

“Non ho mai avuto tempo per l’amore… solo qualche bacio volante con dei ragazzini alle medie e in seconda superiore. Non penso di essermi mai innamorata. Ho sempre avuto la coda di ragazzi a provarci, ma ho declinato più volte”

“Beh in effetti con gli occhi che hai cucchi un sacco.” Aggiunse Merida facendo sorridere l’amica dagli occhi violacei.

“Sinceramente ho paura ad amare. Tutte le persone che ho amato sono morte. Oliver è scomparso e mi rimanete solo voi. L’idea di fidanzarmi adesso e rischiare di perdere un ragazzo che mi ama mi preoccupa.”

“E’ con l’amore che si risponde all’odio Judy. Se ti capiterà, se ti innamorerai di qualcuno pur essendo immersa in questa situazione pericolosa, non rifiutare. Hai quasi 19 anni e ne dimostri 30 per colpa di tutte le cose che stai vivendo”

“Vorrei solo ritrovare Oliver” continuò la mora riponendo la matita nell’astuccio.

“Hopps, visto che continua a parlare, mi dice che cosa ho appena spiegato?” interruppe l’insegnante scocciata delle chiacchiere in sottofondo.

“Ha appena spiegato la definizione di logaritmo e ne ha risolto uno alla lavagna. Mi controlli pure il quaderno, io ho completato il quesito e lo stavo spiegando alla mia compagna di banco” rispose Judy alzando gli occhi al cielo.

La professoressa, non trovando un modo per incolpare l’alunna, continuò la spiegazione anche se le compagne, per rispetto, aspettarono la fine dell’ora per terminare il discorso.

“Tornando al discorso di prima… ho una domanda da farti” chiese Merida mettendosi lo zaino in spalla prima di uscire dall’aula.

“Tu hai idea di dove si trovi tuo fratello? Non sai dove sia il loro appostamento? O il nome dello stalker?”

“No… se lo sapessi sarebbe tutto più semplice e la faccenda si risolverebbe! Riuscire a mettere piede nella loro tana permetterebbe di incastrare una volta per tutte quel branco di delinquenti.”

“Allora è su questo che dobbiamo agire… dobbiamo iniziare a cercare degli indizi. Insomma Judy, avranno anche loro dei punti deboli e devono aver commesso degli sbagli. Basta tenere gli occhi aperti”

“Elementare…Watson…” scherzò Judy facendo roteare gli occhi violacei.

“Che fai, parli come se fossi Sherlock Holmes adesso?! Tornando sulla questione amore…” continuò la rossa.

 “Lo so… hai ragione tu. Dovrei aprirmi di più e comportarmi da ragazza della mia età. Anche se nella testa ho solo mio fratello. Spero stia bene… che si ricordi di me, che si addormenti con la speranza di ritrovarci.”

“Lo troveremo vedrai… qual è il ricordo più bello che hai di lui?”
 
Judy non rispose subito perché le tornarono alla mente tanti ricordi.
 
 
Una bambina dai capelli neri e gli occhi magici era seduta sul divano. Vestiva un pigiamino con dei gattini e abbracciava il peluche di un coniglietto. La bimba era abbracciata al papà ed era pronta a guardare il suo cartone preferito: “Oliver e company”. Il suo papà le aveva spiegato che quel cartone era ispirato a una storia molto triste, di un bambino chiamato Oliver Twist, un orfano che veniva trattato male da delle persone cattive ma che, alla fine, riusciva a trovare dei genitori in grado di volergli bene per sempre.

Judy rimaneva affascinata da quella storia. Lei era una bambina diversa dalle altre. Non le piacevano le bambole, le principesse, le storie romantiche o strappalacrime. Il suo gioco prediletto, infatti, si chiamava “scienza nella serra”, la sua merenda era a base di pane, marmellata e un documentario e i suoi cartoni preferiti nascondevano sempre una storia vera e concreta alle spalle: proprio come Oliver e Company.

“Oliver mi piace tantissimo come nome. Il mio fratellino, sempre che non sia una sorellina, potrebbe chiamarsi Oliver” disse lei guardando il padre negli occhi.

Lui sorrise e, dopo aver spento il cartone, sollevò la figlia e la portò a letto dove le rimboccò le coperte.

“Mamma resta a dormire dalla sua amica quindi?” chiese la figlia una volta appoggiata la testa sul cuscino.

“No, ora vado a prenderla così potrà tornare a casa. Adesso addormentati, tra poco arriveranno gli zii a tenerti compagnia e poi domani, per il tuo compleanno, ci sarà una grande sorpresa” sussurrò il padre contemplando la bellezza della sua bambina.

La mattina seguente Judy si alzò dal letto e sentì silenzio nella casa trovandolo inusuale. Indossò le sue babbucce e si diresse in cucina dove, vicino alla televisione, era presente un grande pacco regalo.

Incuriosita lo scartò prestando attenzione a non distruggere troppo la carta che l’avvolgeva, aveva infatti appena visto un documentario sugli alberi e si sentiva in colpa per loro.

All’interno del regalo vi era un travestimento. Non un vestito celeste da principessa, non un grembiulino per fare il cuoco, ma bensì una divisa…da poliziotto.

La bambina iniziò a saltare di gioia e abbracciò gli indumenti accarezzando il tessuto.

“Allora ti piace?” domandò il papà sbucando dalla porta della cucina dalla quale, in silenzio, aveva ammirato la reazione della figlia.

“E’ bellissima papà!” urlò lei sistemandosi il cappellino in testa e guardandosi fiera allo specchio.

“Bene…allora direi che ora sei pronta per vedere il prossimo regalo. Corri a cambiarti, dobbiamo andare in un posto. La mamma è già lì che ci aspetta.” Concluse lui mettendosi le scarpe.

La bimba non se lo fece ripetere due volte e, entusiasta, salì in macchina. La sua espressione cambiò quando lesse la scritta: “Ospedale” fuori dal finestrino.

Afferrò saldamente la mano del papà e si fece guidare da lui tra i vari reparti finché non ne raggiunse uno nel quale si sentivano pianti e singhiozzi di neonati. Fu allora che la piccola collegò ogni cosa ma, per non rovinare la sorpresa, restò zitta ed aprì lentamente la porta della camera che il papà le aveva indicato.

Sdraiata su un lettino bianco c’era la sua mamma. Era un po’ stanca e affaticata, ma felice mentre stringeva a sé un batuffolino che si muoveva e faceva versetti.

“Judy, auguri tesoro” salutò la madre facendo segno alla piccola di avvicinarsi.

“Shhh mamma! Hai perso tanto sangue! Il parto è classificato come il dolore più forte di tutti e quindi hai bisogno di forze. Non parlare, parlo io” rispose la bimba avvicinandosi al letto.

“Forse dovremmo eliminare il canale dei documentari… va bene che nostra figlia è intelligente ma non vorrei che venisse a sapere troppo presto come si fanno i bambini.” Bisbigliò la madre all’orecchio del marito facendolo sorridere.

“Judy… questa notte, quando ti sei addormentata, sono venuto qui in ospedale perché la mamma mi ha detto che il fratellino stava per nascere. Non abbiamo voluto dirti niente perché doveva essere una sorpresa per te.” Spiegò il padre facendo segno alla moglie di terminare quel discorso importante.

“Judy, d’ora in poi ogni anno festeggerete questo giorno insieme e so già che sarete inseparabili. Per questo, proprio perché sappiamo che a te avrebbe fatto piacere, l’abbiamo chiamato Oliver.”

La bambina aveva capito già la situazione, ma mai si sarebbe aspettata di sentire chiamare il fratellino con il suo nome preferito.

Emozionata la piccola saltò al collo della mamma e le diede un leggero bacio sulla guancia, poi, con il sorriso stampato sul volto, chiese al padre di darle Oliver.

Il piccolo aveva gli occhi chiusi e dei capelli neri proprio come i suoi. La sorellina lo osservò accuratamente per poi promettergli:

“Oliver, tu hai un nome molto importante. E’ il mio preferito perché mi ricorderà sempre di volerti bene, di portare pazienza con te, di non farti sentire mai solo e abbandonato. Io sono la tua sorellona…e ci sarò sempre per te.”

 
Merida rimase a bocca aperta di fronte al racconto, sia per l’argomento, sia per il modo con cui Judy gliel’aveva raccontato.

“Quindi tu e tuo fratello fate gli anni lo stesso giorno! Quando?” domandò poi per alleggerire il momento.
“Il 15 febbraio.” Rispose lei continuando a camminare fermamente.

“Ma è domenica prossima! Non ce l’avresti detto?” esclamò Merida scuotendo la testa incredula.

“Compiere gli anni con Oliver e sapere di averlo perso è per me un fardello enorme. Non ha senso festeggiarlo. Gli abbiamo dato il nome di Oliver come promessa per non essere mai abbandonato…invece è il primo ad incarnare la figura di Oliver Twist: orfano e solo” ribadì lei abbassando lo sguardo.

Merida non rispose ma, sicuramente, non avrebbe mai permesso all’amica di deprimersi e di non festeggiare il compleanno. Era sicura che, prima o poi, lei ed Oliver si sarebbero ritrovati.
  
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