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Autore: Son of Jericho    15/09/2018    2 recensioni
Reboot della già esistente "Dream 2 Fly".
Il Trio si trova ad affrontare un nemico assetato di potere, che non sembra avere punti deboli. Il legame tra le sorelle verrà messo a dura prova, e tutte le loro certezze cadranno in frantumi, quando nemmeno il Libro delle Ombre sembrerà in grado di aiutarle.
Dopo l'attacco di un demone, Phoebe si risveglia in soffitta, dolorante e senza memoria.
La battaglia per il predominio della Terra sta per iniziare, e gli inferi sono pronti a scatenare tutta la potenza di fuoco che hanno a disposizione.
Riuscirà il Potere del Trio a contrastarli anche stavolta?
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cole Turner, Leo Wyatt, Paige Matthews, Phoebe Halliwell, Piper Halliwell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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06. Off, you go [part 1]

 

Tremava. Sentiva i nervi a fil di pelle, il sangue che continuava a pompare rabbiosamente nelle vene, pronte a scoppiare da un momento all’altro.

Orbitando via da casa, si era precipitata subito alla Scuola di Magia. Non esisteva altro posto in cui avrebbe voluto essere, dopo ciò che era successo.

Le discussioni con le sue sorelle non erano niente di nuovo, ma raramente avevano raggiunto un tale livello di avvelenamento. Erano stati tirati in ballo argomenti delicati, personali, affettivi, e ognuna di loro aveva una propria verità. Sembrava molto più complicato del solito, far cambiare idea a chi era convinto di aver ragione. In pratica, a tutte e tre.

Paige si guardò intorno, nel silenzio che avvolgeva la biblioteca. Tra gli scaffali, si vedevano ancora chiare le facce impaurite e agitate degli studenti.

Doveva essere stato scioccante, per loro, veder apparire all’improvviso un professore, in fin di vita tra le braccia di una delle Prescelte.

Senza un reale motivo, Paige si immaginò come potesse essere una lezione a proposito di questo, mentre si incamminava lungo l’infinito corridoio. Adesso doveva gestire la sua, di preoccupazione.

Varcò la soglia della nursery, rallentando immediatamente il passo con fare circospetto. Leo era dal lato opposto, vicino alla finestra, a giocare con Wyatt e Chris.

Si concesse un leggero sorriso, osservando un padre che si prendeva cura dei propri figli con tanta devozione. Era una qualità che aveva sempre amato in Leo.

Ma non si fermò. Lui non l’aveva vista, e non voleva che lo facesse.

Attraversò la sala, dirigendosi spedita verso l’ufficio della signora Winterbourne. Non la entusiasmava molto, dover parlare con lei, ma non aveva alternative.

- Paige! – la tutrice la accolse con un’esclamazione, appena la vide. – Sei già tornata? –

Paige serrò le labbra, contenendo una smorfia. – Non me ne sarei mai voluta andare. –

La donna notò nella Strega un’aria particolarmente scossa e insistette. – E’ tutto ok? –

- Ho fatto quello che dovevo fare. – annuì Paige, risoluta. Non voleva perdere altro tempo. – Come sta Hunter? –

- Meglio, ora sta riposando. - rispose la Winterbourne, indicandole col dito una stanza un po’ più avanti. – Vieni con me. –

La accompagnò fino alla porta, chiusa, e le fece cenno di aspettare prima di proseguire.

- Senti – sussurrò a bassa voce. – L’Anziano che l’ha curato ha rilevato tracce di veleno nella ferita. Ho chiesto a Hunter cos’era successo, ma è stato piuttosto vago con le spiegazioni. Prima che qualcun altro faccia domande scomode, lo chiedo anche a te. Sappiamo che eri con lui, Paige. In che guaio vi siete cacciati? –

Paige assottigliò gli occhi e scosse il capo. - E’ una lunga storia. – rispose laconica, afferrando la maniglia e lasciandosi la signora Winterbourne alle spalle.

Trovò Hunter disteso sul divano, con le mani incrociate dietro la nuca e le palpebre socchiuse. Sembrava essersi appena svegliato.

Gli si avvicinò piano, senza fare troppo rumore. – Ehi. – esordì.

L’uomo si girò verso di lei e le rivolse un sorriso affaticato. – Ciao, Paige. Sono contento di rivederti. –

Tra loro, sembrava fosse trascorsa un’eternità, dall’ultima volta in cui si erano lasciati. Anche lei era felice di trovarlo tutto intero. – Come stai? –

- Me la sono cavata bene, a quanto pare. – Hunter si sistemò meglio il cuscino. – Però mi hanno costretto a rimanere qui fermo ancora per un po’. Sai come sono fatti gli Anziani, no? Non importa che tu sia un professore o un elfo, o quanto tu sia forte e rispettato, gli ordini sono ordini. –

Paige spostò un bicchiere d’acqua e si sedette sul tavolino, di fronte a lui. Abbassò per un istante lo sguardo sul pavimento, deglutendo nervosamente. – Mi dispiace. –

Hunter aggrottò le sopracciglia. – Per cosa? –

- Mi sento responsabile per quello che ti è accaduto. Non avrei dovuto coinvolgerti in una missione così rischiosa. – Forse Piper non aveva torto, si era davvero comportata da irresponsabile.

- Ehi, ascoltami bene. – la riprese teneramente Hunter, invitandola a rialzare la testa. – Non sono arrivato dove sono oggi facendomi convincere dagli altri. Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per una mia decisione. Credi che, nella mia posizione, non mi sia mai trovato in situazioni di pericolo? Ho visto di peggio, fidati. Ho visto innocenti perdere il respiro davanti ai miei occhi, madri non avere il tempo di piangere i propri figli, Angeli Bianchi cadere in ginocchio sotto il veleno di una freccia. –

Lesse un’esitazione negli occhi impressionati di Paige. – Non è nella mia natura tirarmi indietro, neanche tra le quattro mura di una scuola. Fin dall’inizio, ho capito che avevi bisogno di qualcuno. E quel qualcuno potevo essere io. –

Paige si trovò in difficoltà per rispondere, pure per ringraziarlo. Le era chiara, la ragione per cui era corsa lì. Non solo perché voleva assicurarsi che Hunter stesse bene, ma perché dopo tutto quello che le era capitato negli ultimi giorni, aveva veramente bisogno di sentirsi apprezzata. E Hunter era la persona giusta.

- Le mie sorelle non erano molto d’accordo. – ammise, cercando di apparire disinvolta. – Quando sono tornata a casa, me l’hanno dimostrato in maniera piuttosto esplicita. Avevano ben altri piani in mente, piani di cui io non avrei fatto neanche parte. –

Hunter la scrutò perplesso. – Non sapevano che saremmo andati negli inferi? –

Paige gli fece cenno di no con la testa.

Hunter annuì, comprensivo, e sollevò lo sguardo al soffitto. – Quindi non è vero che erano impegnate. – sussurrò. – E avevo ragione, a pensare che c’era qualcosa che non andava. –

Interpretò il silenzio della ragazza come affermativo. – Hai voglia di parlarne? –

- E’ una lunga storia. – ripeté per la seconda volta.

- Considerato che non tornerò in azione per un po’, direi che ho tutto il tempo del mondo per ascoltarla. -

Paige si lasciò sfuggire un sorriso, imbarazzato ma anche molto amaro. Confidarsi sui problemi che aveva con le sue sorelle era più difficile di quanto immaginasse. Ma Hunter valeva un tentativo.

- Tu mi hai fatto una promessa, ricordi? –

Hunter si voltò verso di lei, l’espressione maliziosa. – Non sono sicuro che conti davvero, se fatta negli inferi, ma sì. Quando tutto questo sarà finito. –

- Esatto, e questa storia è ancora lontana da una conclusione. - dichiarò, sicura della sua scelta. - Ma con o senza le mie sorelle, non ho intenzione di fermarmi finché non avrò distrutto quel maledetto demone. -

 

*****

 

Hewon aveva risposto alla convocazione del suo sovrano immediatamente, e senza dire una parola. In un periodo come quello, tutto sembrava importante per lui.

Jiroke sedeva sul trono, in fondo alla sala. Teneva lo sguardo fisso davanti a sé, e non fece una piega, quando il sacerdote si inchinò al suo cospetto. Gli fece cenno di rialzarsi e di attendere.

Poco dopo furono raggiunti da Cole, ultimo invitato. Portamento fiero, braccia incrociate dietro la schiena, testa alta. Lui non si sarebbe inchinato, non lo aveva mai fatto di fronte a nessuno.

Jiroke accese le due torce ai lati del trono, con la sola imposizione della mano. Il concilio poteva avere inizio.

- Il piano per la conquista del mondo in superficie procede come previsto. Il Potere del Trio, il nostro più grande nemico, si è spezzato. – dichiarò, colmo di una piacevole rabbia. – Si è incrinato sotto i colpi di ciò che gli umani credono una ragione di vita: i sentimenti. Tre anime umane sono difficili da gestire, soprattutto se ognuna deve completare le altre due. E’ questo che le rende deboli. –

Si voltò verso Cole, gli occhi dalle iridi incandescenti. – Ed è questa la ragione per cui ti trovi qui. –

- Non credo di capire. – replicò Cole, impassibile.

- Dovresti, invece. – la voce cavernosa di Jiroke prese il sopravvento. – Sono lieto che tu abbia voluto unirti alla nostra causa, la tua potenza è superiore a quella di tutti gli altri demoni degli inferi. Esclusi i presenti, ovviamente. –

Sembrava volerlo studiare nella profondità della sua anima. - Dici di conoscere tutto, Cole, ma anch’io conosco te. Conosco il tuo passato, so cos’hai combattuto. Metà umano e metà demone. Persino i tuoi genitori appartenevano a due universi perennemente in guerra. –

Cole si chiuse nel silenzio. I giorni di Belthazor erano dimenticati, e quelli da umano decisamente finiti. Per quanto riguardava i suoi genitori, erano come parte di una vita non più sua. Ma probabilmente, tutto questo Jiroke lo ignorava.

- So che, nella tua vita precedente, la tua mente è stata obnubilata dall’amore, le tue azioni guidate dalla passione, la tua anima rovinata dalla dannazione. – proseguì l’imperatore, sempre più persuasivo. – E questo per me è un problema. In battaglia non c’è spazio per sentimenti da deboli, né tantomeno per avere dubbi sulla fedeltà di un soldato. -

Lanciò una fugace occhiata a Hewon, quasi di rimprovero. – Non posso fidarmi dell’esercito che abita gli inferi. Solo io so a quanti fallimenti siamo andati incontro, e nessuno di loro ha ciò che serve per sconfiggere le forze del Bene. –

Poi ruotò gli occhi nuovamente su Cole, l’aria severa. – Ma tu sei diverso. E perché tu possa stare dalla mia parte, è mio assoluto dovere metterti alla prova. –

A quelle parole, Cole aggrottò la fronte e contrasse i muscoli del corpo. Non importava come, c’era sempre qualcosa che tornava a tormentarlo. – Il mio legame con le Prescelte affonda radici più antiche di quanto possa immaginare, e ne ho viste tutte le facce. I suoi dubbi sono leciti, anch’io al suo posto avrei fatto lo stesso. Ma se c’è una cosa da aggiungere a proposito della guerra, è che chi ne prende parte, deve saper imparare dai propri errori. E io non commetterò di nuovo gli stessi errori. –

- Come puoi esserne tanto sicuro? – gli chiese Jiroke, inquisitorio.

- Perché l’amore non è una cosa bella, porta soltanto a soffrire. – Adesso era il suo tono a essersi indurito. – Non dovreste preoccuparvi. Ditemi che cosa devo fare. –

- Parteciperai alla prossima missione. Hewon recluterà un paio di demoni per accompagnarti. – Si rivolse poi al suo sacerdote. – Potenti, mi raccomando. Dovranno eliminare una delle Halliwell. –

Hewon chinò il capo. - Sì, Signore. –

- Potrei sapere quale? – domandò Cole. Nonostante mantenesse una certa rigidità, l’idea pareva averlo seriamente intrigato.

Le labbra del sovrano si piegarono in un sottile sorrisetto sadico. – Lascio a te la scelta. Scommetto che ne hai già una in mente. –

Cole annuì in maniera impercettibile. - Mai avuto dubbi. –

 

*****

 

Stavano sfogliando il Libro delle Ombre da così tanto tempo, che ormai non sapevano più nemmeno cosa cercare. Oltre a quelle che già avevano trovato, non sembravano esserci altre informazioni utili su Jiroke, sulla sua armata o sui suoi prossimi obiettivi.

Avevano impostato la loro prima linea di difesa, e avevano fallito.

Piper appoggiò il Libro sul tavolino e sprofondò con la schiena sul divano, portandosi una mano sulla fronte. Le si stavano incrociando gli occhi, a forza di leggere. – Secondo te che cosa c’era di sbagliato nella formula che abbiamo usato? – domandò a Phoebe.

La sorella, seduta sulla poltrona alla sua destra, si massaggiò le ginocchia. – Nella formula? Niente. In nostra sorella? Un sacco di cose. –

- Dai, non dire così. – mormorò la maggiore, tenendo le palpebre socchiuse. – Te l’avevo detto, che avresti dovuto parlarle. –

- Per sentirmi dire quelle cose? No, grazie. – gesticolò l’altra, stizzita. – Non starai mica pensando che avesse ragione, vero? –

Piper scattò su con la testa. Forse era stata troppo dura con Paige, ma era difficile dire quale, tra le due sorelle, avesse più ragione dell’altra. – Sì e no, forse… non lo so, ecco. Sembrava parecchio arrabbiata, però. E se non volesse tornare? –

- Ritornerà. – affermò Phoebe, con aria provocatoria. – Oh, andiamo, è come al suo solito. Farà un po’ di scena, e tra un po’ la rivedremo qui. –

- Ma questo non risolverà il problema. – insistette la più grande, lanciando un’occhiata al Libro delle Ombre.

- Vorrà dire che faremo come ha detto Paige: troveremo un altro modo per eliminare il demone imperatore. Con o senza il Potere del Trio. – indicò anche lei il Libro. – Ci sarà pur qualcosa che ci possa aiutare, no? –

- Speriamo. – borbottò Piper, contraendo le labbra in una smorfia. – Tu sei riuscita ad avere qualche premonizione? –

- Non ne ho più avute dal primo attacco. – ammise Phoebe, sconsolata. – A proposito, il Libro non dice nulla sul perché il mio potere abbia deciso di spengersi all’improvviso? –

La sorella scosse il capo. – Niente di niente, sul tuo black-out. –

Era semplicemente l’ennesimo problema che andava a sommarsi agli altri. Avevano una sorella che le odiava, incantesimi e poteri che non funzionavano, il Libro delle Ombre che faceva fiasco nel momento del bisogno. Era chiaro come il sole, che c’erano molte cose che non andavano.

Nelle loro battaglie con i demoni, raramente si erano trovate senza idee chiare sulla prossima mossa da fare.

L’esercito di Jiroke, invece, sapeva benissimo come rendere le giornate delle Halliwell un vero inferno.

D’un tratto, il soggiorno della villa fu preso d’assedio dai demoni.

Due ragazzoni alti e robusti, equipaggiati e corazzati di tutto punto. Il primo, biondo e con i capelli raccolti in una coda di cavallo, richiamava delle lontane sembianze umane. Indossava un’armatura di cuoio, che gli proteggeva spalle, petto e gambe, e brandiva una grossa spada.

L’altro, di carnagione più scura, quasi tendente al violaceo, rappresentava in pieno il prototipo di mostro del sottosuolo. Aveva il corpo coperto di scaglie, le zanne aguzze e un paio di corna che spuntavano da sopra le orecchie.

E accanto a loro, nella tenebrosa eleganza di un abito nero, c’era Cole. Rigido, lo sguardo glaciale, a mascherare tutta l’eccitazione di essere di nuovo lì.

Era stata fin troppo facile, la domanda di Jiroke su quale sorella andare a prendere per prima. Avrebbe preferita trovarla da sola, ma la presenza di Piper non sarebbe stata d’intralcio.

Un sottile ghigno gli si dipinse in volto.

Le Halliwell erano schizzate in piedi. La sua comparsa doveva essere una sorpresa, qualcosa di inspiegabile. Eppure, era come se si rifiutassero anche solo di guardarlo…

Il demone biondo digrignò i denti e agitò la spada, il mostro emise uno spaventoso ruggito.

Piper, con una reazione poco impressionata, sollevò un sopracciglio e si voltò verso la sorella. – E questi due da che film sarebbero usciti? –

Cole sentì i muscoli della fronte contrarsi. Come “due”?

- Nuovo round, immagino. – osservò Phoebe.

- D’accordo. – proseguì carica Piper. – Vediamo di cosa sono capaci. –

I demoni scelti da Hewon si prepararono all’assalto, per uno scontro che, almeno nella mente del sacerdote e del suo sovrano, avrebbe dovuto risultare epico.

Invece, le due creature infernali ebbero appena il tempo di fare mezzo passo, che Piper, con una mossa fulminea, li aveva già inchiodati a terra. Immobilizzati dal collo in giù, lasciando la testa libera di contorcersi con gemiti primitivi.

Piper scosse il capo irridendoli. – Continuano a mandarli sempre più grossi e sempre più lenti. Possibile che, dopo tutti questi anni, non ci abbiano ancora capito nulla? –

- Più grossi sono, più rumore fanno quando cadono. – commentò Phoebe. Si avvicinò al biondo, squadrando da cima a fondo il suo fisico scultoreo, mentre lui le ringhiava contro. – Questo è più carino del solito, però. –

- Non avevo dubbi. – rispose Piper, sorridendo.

Anche Cole si sentiva pietrificato, ma per un’altra ragione.

Era strano, nessuna reazione… Nessuno stupore, nessuna rabbia, nessuna paura.

E lui poteva muoversi. Il potere di Piper non aveva avuto effetto su di lui, ma nessuno sembrava essersene accorto. Le Halliwell non lo stavano degnando nemmeno di uno sguardo.

Un terribile sospetto iniziò a farsi largo.

Armò la mano destra con tutta l’energia che aveva, e la scagliò con violenza contro le Streghe.

Sperò di sbagliarsi. Ma la sfera attraversò come un fantasma la spalla di Phoebe, per poi dissolversi nel nulla oltre il vetro della finestra.

Faceva fatica a respirare. Era impossibile, non poteva accadere veramente.

Intanto, i due demoni che lo avevano accompagnato si erano voltati verso di lui, in una disperata richiesta di soccorso. La fase della tortura era terminata, e Piper era ormai pronta per eliminarli.

- Aiutaci. – mormorò, roco, il biondo.

Cole lo ignorò, ancora sbigottito. Non c’era niente che potesse fare. Né per aiutare loro, né se stesso.

Non gli restava altra mossa che l’ennesima fuga, come quando era Belthazor. Nessuno sarebbe stato felice dell’esito della missione.

Un’ultima, istintiva, occhiata a Phoebe, prima di abbandonare la villa delle Halliwell, e lasciare che Piper disintegrasse definitivamente gli altri demoni.

Fece una promessa a se stesso: avrebbe capito come non renderlo un addio.

La densa nuvola di fumo, che si era sparsa nel soggiorno a seguito dell’esplosione, iniziò lentamente a diradarsi.

Phoebe andò a sedersi sul bracciolo della poltrona, mentre Piper continuava a fissare il punto in cui erano apparsi i demoni. Si portò le mani sui fianchi e corrugò la fronte. C’era qualcosa di strano, nell’attacco appena sventato.

- Secondo te con chi stavano parlando? – chiese infine alla sorella minore.

Phoebe fece spallucce. - Probabilmente con il loro super imperatore massimo. –

Piper scosse leggermente il capo, accigliata. – Già… -

Come immaginava.

Forse stavano sbagliando strategia. Inutile sperare di ottenere maggiori informazioni da due demoni come quelli, ennesimi pedoni sullo scacchiere di Jiroke.

Stavano combattendo alla cieca, aspettando ogni volta l’invasione successiva, senza avere un’idea delle risorse su cui poter fare affidamento.

Non erano al sicuro. E senza una mossa decisa, le cose non sarebbero migliorate.

Pensò di essere stata troppo severa con Paige. In fondo, anche se aveva sbagliato, le sue intenzioni erano giuste. Aveva cercato di dare una mano, senza chiedere nulla a nessuno. Ormai non era più la Strega timida e inesperta dei primi tempi.

- Forse dovremmo ritentare col Potere del Trio. – propose, quasi in un sussurro. Immaginava che Phoebe sarebbe stata contraria.

La sorella, infatti, le lanciò una rigida occhiata. Era ancora troppo presto.

Trattenendo a fatica una smorfia, si tirò su dalla poltrona. L’idea non la faceva impazzire, ma volle fidarsi dell’intuito di Piper. Si trattava pur sempre del loro dovere, no?

- D’accordo. - soppresse un sospiro d’orgoglio. - Andiamo a prendere Paige. –

 

 
   
 
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