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Autore: angiebear_chan    21/09/2018    0 recensioni
"Avrei voluto in tutti i modi darti un pezzo di quella serata. Beh, sono riuscito a regalarti il cielo"
Cosa farebbero i membri dell'Akatsuki se vivessero ai nostri giorni? Chi sarebbero i loro amici? In quanti guai potrebbero cacciarsi?... senza dubbio in moltissimi... una fantasia in cui i nostri eroi si muovono nella Grande Mela facendo ridere, creando pasticci e, si spera, facendo anche sognare ed emozionare un po'.
Dopo anni di silenzio torna la storia dell'Akatsuki a New York con una versione 2.0 di un capitolo che mi sta particolarmente a cuore: la proposta di matrimonio di Hidan.
Genere: Comico, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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-Angel tesoro che ne dici di fare una gita questo fine settimana?- disse un giorno Hidan cogliendola completamente di sorpresa
-Una gita? E dove? E chi paga?- chiese Angel sospesa fra l’eccitato e il sospettoso
-Devi smetterla di frequentare Kakuzu. Ti sta rovinando le gioie più semplici della vita. Comunque sia, sono lieto di poterti dire che sarà completamente gratis: un mio cliente particolarmente ricco mi ha prestato il suo yacht per il fine settimana per ringraziarmi dell’averlo tirato fuori dai guai-
-Wow! Un fine settimana su uno yacht! E pure gratis?! È come un sogno che diventa realtà!!- esclamò lei con gli occhi luccicanti di gioia
-Benissimo, si parte sabato mattina-
 
La giornata era stata splendida: erano salpati prima dell’alba così da poter osservare il sorgere del sole dall’acqua. Avevano fatto colazione, serviti e riveriti in tutto dal personale di bordo, per poi passare la giornata a fare il bagno in mare aperto, prendere il sole e osservare i delfini che danzavano e giocavano fra le onde proprio vicino a loro. Angel non era mai stata così felice; ma si stava avvicinando la sera. La giornata era finita e ancora non era successo quello che lei aveva sperato: che Hidan approfittasse dell’occasione per farle la proposta.
Osservando il mare che brillava riflettendo le prime stelle emise un sospiro.
-Che hai amor mio? Non ti sei divertita oggi?- le chiese lui prendendole con delicatezza un braccio e facendola voltare in modo da guardarla in faccia, era davvero bella con il volto delicatamente arrossato dal sole e gli occhi verdi che brillavano come l’acqua del mare.
-Scherzi? Non ho mai passato una giornata più piacevole in tutta la mia vita! È solo che sarà triste tornare così bruscamente alla realtà: mi piacerebbe ricordare tutto per sempre-
-Beh amor mio, è presto per essere tristi. La serata è appena cominciata sai?- disse lui indicandole un punto davanti a loro nel buio. Angel aguzzò lo sguardo e notò dei puntini luminosi appena sopra il livello del mare
-Di che si tratta?- chiese
-Lo vedrai-
A poco a poco dall’oscurità emerse un’isolotto. Non era particolarmente grande e al centro svettava una montagna.
-Oh mio dio! È un’isoletta! Appartiene anche questa al tuo riccone?-
-Si, mi sono fatto prestare anche questa per stanotte. Ti va di fare un pic-nic al chiaro di luna?- mormorò lui sorridendo mentre la prendeva per mano e la guidava giù dallo yacht, sulla sabbia bianca e finissima
- È un’idea meravigliosa, grazie tesoro- sussurrò Angel sorridendo dolcemente e guardandolo dritto negli occhi con uno sguardo traboccante di amore
-Bene allora, guarda là- disse lui facendola voltare. Guardando con attenzione Angel notò un sentiero che partiva dalla spiaggia per poi perdersi fra gli alberi ai cui rami erano legate delle lanterne cinesi i cui paralumi di carta color rosa cipria spandevano delle luci tenui, calde e delicate. Quelle stesse luci che Angel aveva notato poco prima dalla nave.
-Avanti tesoro, andiamo- così dicendo Hidan la prese per mano e iniziò a condurla su, lungo il sentiero. L’illuminazione permetteva di percorrerlo senza la minima difficoltà e la lieve brezza proveniente dal mare rendeva l’aria fresca e frizzante. I due arrivarono velocemente in cima al sentiero che finiva con una curva improvvisa di modo che non era possibile vedere dove sbucava. Non appena girarono l’angolo Angel trattenne bruscamente il fiato nell’ammirare lo spettacolo che le si presentava: la montagna era in realtà un vulcano spento. La sua bocca era stata progressivamente riempita dall’acqua che ora aveva formato un laghetto talmente immobile e limpido da riflettere le stelle del cielo come uno specchio. Sembrava che, quando Dio aveva separato il cielo e la terra, un pezzo di firmamento fosse rimasto intrappolato fra le rocce. Si aveva quasi il timore che, immergendovisi, ci si ritrovasse a vagare fra le stelle per l’eternità.
-È meraviglioso, incredibile… io… io non riesco a trovare le parole per descriverlo! Non ho mai visto niente di più magico in tutta la mia vita, sembra di essere in un mondo incantato!- esclamò Angel con la voce spezzata dall’emozione e una lacrima che correva veloce lungo la guancia.
-Sono felice che ti piaccia cara, ora aspettami qui, torno subito!- scoccandole un bacio lento e delicato sulle labbra Hidan arretrò per poi sparire di nuovo sul sentiero.
Quando tornò stringeva in mano il cestino da pic-nic ma, uscendo dagli alberi, notò che Angel non era più sulla spiaggetta che circondava il lago. Si guardò attorno e fu allora che la vide: si era spogliata ed aveva nuotato, completamente nuda, fino ad uno scoglio che emergeva esattamente al centro del lago. Se ne stava lì, libera, nuda e felice circondata dalle stelle. Ovunque guardasse vedeva il firmamento, quell’infinità di luci bianche che brillavano fiocamente e sembravano voler comunicare chissà quali misteri. Si sentiva immersa in un sogno, come se quel suo trovarsi sospesa fra due cieli corrispondesse ad uno stato di pace dei sensi, di astrazione dalla realtà, come se fosse stata in un limbo. In una terra di nessuno dove tutto era composto da pace, dal lontano sciabordio delle onde e da quella miriade di luci che le danzava attorno come un esercito di lucciole.
Si riscosse quando sentì un leggero sciacquio e si guardò attorno: Hidan stava camminando nell’acqua, ancora completamente vestito, e si dirigeva verso di lei con uno sguardo perso e la bocca leggermente aperta.
Angel scoppiò a ridere osservando la sua espressione
-Amore ma che fai? Non ti sei nemmeno levato i vestiti! Così prenderai freddo!- esclamò ancora ridendo
-Shhh! Non parlare tesoro, non ti muovere- e così dicendo la guardò mentre una lacrima gli rotolava sulla guancia
-Hidan! Perché piangi! Che sta succedendo!!- 
-Mai prima di ora ho desiderato essere un artista. Vorrei tanto avere la capacità di immortalare questa scena. Vorrei essere un poeta per descrivere quello che sento dentro. La gioia e l’inquietudine e lo sconvolgimento che mi provoca vederti così, perfetta e libera. Sembri una dea, una sirena e io ho paura che tu possa svanire fra le stelle da cui sembri essere giunta. Ho paura di svegliarmi e di scoprire che è stato solo un sogno e di finire i miei giorni come un vecchio sciocco che blatera seduto all’angolo di un bar, raccontando di quando ha visto una dea bagnarsi in una fonte. Vorrei essere un pittore per poter riportare esattamente quello che vedo, una normale macchina fotografica non basterebbe a cogliere la magia di questo attimo- emise un urlo di frustrazione impotente fissandosi le mani -mai prima di oggi ho odiato le mie mani come in questo momento! Non sono in grado di dipingere quello che vedo! Non sono in grado di comporre una poesia che descriva questo incanto! Non possono comporre una melodia che riproduca quello che sento nel cuore! Sono sommerso dalla gioia più immensa che abbia mai provato nella mia vita e, nel contempo, non sono mai stato più triste ed arrabbiato perché non ho modo di imprimerla nella storia, di incastonarla nell’eternità come una gemma- gemette piangendo e cingendole la vita con le braccia per poi appoggiare la testa sul suo grembo. Angel sorrise e prese ad accarezzargli i capelli.
-Sai- disse lei in un sussurro sognante alzando gli occhi verso il cielo e seguitando ad accarezzarlo -un po’ di tempo fa stavo leggendo una cosa interessante. Hai presente quando ci si sta per addormentare e ci si risveglia all’improvviso perché si ha l’impressione di cadere? A quanto dicono è una memoria ancestrale: deriva da quando eravamo ancora scimmie e non potevamo addormentarci troppo profondamente e troppo in fretta perché altrimenti avremmo perso la presa sulla pelliccia di nostra madre, o sul ramo dove ci trovavamo e saremmo caduti nel vuoto. È come se fosse un ricordo, un ricordo talmente potente e vitale da essere rimasto iscritto nel nostro DNA al punto che, migliaia e migliaia di anni più tardi, ci capita ancora di svegliarci con un sobbalzo e il cuore a mille- mentre parlava aveva continuato ad accarezzare i capelli di Hidan che rilucevano argentei al chiarore delle stelle. Lui alzò il viso e la guardò, chiedendosi cosa volesse dire. Lei abbassò lo sguardo e gli sorrise dolcemente, le stelle che ancora le brillavano negli occhi.
-Io voglio che questa notte diventi un ricordo altrettanto potente. Voglio che l’immagine di questa notte rimanga inscritta nel mio DNA, voglio che diventi in tutto e per tutto parte di me al punto che i nostri bisbisbisnipoti si risveglieranno nel bel mezzo della notte con il cuore che sembra esplodergli nel petto per la felicità e con il chiaro ricordo di essere stati immersi in un mare di stelle. Voglio che si risveglino in preda alla sensazione confusa ma al contempo chiara di aver vissuto un momento perfetto. Di aver conosciuto la vera gioia. E voglio che trascorrano il resto della loro vita inseguendo questa stessa emozione. Consapevoli che solo allora potranno dire di aver veramente vissuto- e mentre lo diceva nel suo sguardo brillava una tale determinazione che Hidan fu sicuro, completamente sicuro, che sarebbe stato così e nel suo cuore provò un impeto di gioia e di pietà per quel loro sconosciuto discendente, che avrebbe passato la vita cercando di rivivere un miracolo giuntogli dal passato tramite i suoi sogni. Sorrise, la tirò verso di sé e la baciò dolcemente, disperatamente. Cercando di convogliare in quel bacio tutto l’amore e tutte le emozioni che si agitavano nel suo petto.
La trascinò delicatamente giù dallo scoglio e la strinse a sé, lei ridacchiò iniziando a spogliarlo
-Che bambinone, non lo sai che bisogna togliersi almeno le scarpe prima di entrare in acqua? Bisogna proprio dirti tutto…- mormorò dolcemente nel suo orecchio mentre gli sbottonava la camicia e faceva scorrere le mani sul suo petto.
Fecero l’amore lì, in acqua, appoggiati allo scoglio. Lo fecero lentamente, dolcemente, coccolandosi e giocando come se avessero tutto il tempo del mondo, come se quella notte fosse stata davvero eterna e loro due fossero stati i soli esseri esistenti nell’universo. Due anime che si erano trovate in quella piccola finestra fra due cieli.
Poi si distesero insieme sul loro scoglio a fissare le stelle e a perdersi fra quel numero infinito di fuochi lontani. Fu in quel momento che una di quelle luci distanti si staccò e prese a cadere verso di loro. Si alzarono entrambi a sedere, stupiti e meravigliati da quel piccolo spettacolo, vecchio quanto l’infinito, che ogni volta strappava desideri e sogni a chi lo ammirava.
E questa stella in particolare sembrava aver deciso di offrire i suoi servigi propiziatori proprio a loro due: continuò ad avvicinarsi fino ad andarsi a schiantare con un lieve sfrigolio proprio al principio del sentiero.
Hidan ed Angel si guardarono per poi affrettarsi a nuotare fino a riva. Quando arrivarono si avvicinarono e osservarono quella roccia che, cadendo dall’infinito, aveva raggiunto le dimensioni di una palla da baseball. Era un piccolo sasso grigio scuro, con qualche striatura rossa ed un qualcosa di scuro che brillava e riluceva, come un’opale nero.
 
 
Era trascorsa una settimana da quella notte. Angel aveva passato i giorni successivi in un tale stato di perfetta gioia che Alice aveva iniziato a preoccuparsi e Kakuzu le aveva perfino offerto un bicchierino per cercare di riportarla alla realtà. Hidan intanto si comportava in modo abbastanza ambiguo: sparendo non si sapeva dove, scarabocchiando ovunque strani disegni che non lasciava vedere a nessuno ed intrattenendo lunghe e misteriose telefonate che interrompeva non appena Angel entrava nella stanza.
Una notte, qualche giorno dopo, Angel era stesa su una comoda amaca sul suo terrazzo. Faceva caldo e i gigli che aveva piantato all’inizio della primavera erano ora completamente fioriti e riempivano l’aria con il loro profumo talmente ricco, dolce e intenso da dare quasi alla testa. Lei fissava il cielo persa nel ricordo di quello che ormai sembrava quasi un sogno quando sentì che da una casa vicina giungevano le note lontane di una canzone di Sinatra. Si mise a sedere con un sospiro e chiuse gli occhi.
-Ciao amore- sentì sussurrare al suo orecchio un attimo prima che due braccia forti la cingessero -a cosa pensi?-
-Penso alla perfezione. Penso ai sogni. E penso alla loro fugacità. Penso a come sarebbe bello poter intrappolare un frammento dei nostri ricordi per averlo sempre con noi. Vivo e tangibile-
Hidan emise una risatina e la strinse più forte prendendole la mano
-Buffo, pensavo la stessa identica cosa-
Quando le lasciò la mano, Angel vide che suo anulare ora brillava un magnifico anello: montato su uno splendido gioco di finissimi ghirigori d’argento, un cerchio di zaffiri di un blu simile al cielo in tempesta circondava una pietra nera, lustra e splendente che riluceva di una miriade di minuscole luci in quella che era una esatta copia del cielo notturno sopra di loro.
-È il meteorite: l’ho fatto tagliare dal miglior orafo del mondo. Ci ho lavorato fin da quando siamo tornati. Ho disegnato io l’anello. Avrei voluto in tutti i modi darti un pezzo di quella serata. Beh, sono riuscito a regalarti il cielo-
 
 
FINE
   
 
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