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Autore: Son of Jericho    21/09/2018    2 recensioni
Reboot della già esistente "Dream 2 Fly".
Il Trio si trova ad affrontare un nemico assetato di potere, che non sembra avere punti deboli. Il legame tra le sorelle verrà messo a dura prova, e tutte le loro certezze cadranno in frantumi, quando nemmeno il Libro delle Ombre sembrerà in grado di aiutarle.
Dopo l'attacco di un demone, Phoebe si risveglia in soffitta, dolorante e senza memoria.
La battaglia per il predominio della Terra sta per iniziare, e gli inferi sono pronti a scatenare tutta la potenza di fuoco che hanno a disposizione.
Riuscirà il Potere del Trio a contrastarli anche stavolta?
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cole Turner, Leo Wyatt, Paige Matthews, Phoebe Halliwell, Piper Halliwell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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07. Off, you go [part 2]




La furia di Cole si stava scatenando sotto forma di esplosioni che rimbombavano per tutti i sotterranei.

Abbandonata la casa delle Halliwell, aveva deciso di rifugiarsi nella sua vecchia grotta, lontano da ogni altra cosa. Da allora, non faceva altro che scagliare sfere d’energia contro le pareti.

Una, un’altra e un’altra ancora, tra le urla di frustrazione e le mura di pietra che tremavano. La violenza era il metodo più efficace che conosceva, per sfogare la sua rabbia.

Rabbia che in quel momento appariva folle e incontrollabile, ma che in realtà non era mai stata così lucida.

Era stato un fallimento, in ogni senso.

Al diavolo la missione, non era quello che lo impensieriva. Aveva scoperto di non essere veramente libero. Si era convinto di aver sconfitto la morte, di aver spezzato le catene, di essere riuscito a beffare il destino e alle grandi forze del Bene, sfuggendo al Limbo.

Invece era stata tutta una farsa, tutta un’illusione.

C’era qualcosa che ancora lo teneva bloccato. Riusciva a interagire, a usare i suoi poteri con tutti gli esseri di entrambi i mondi, ma non con le tre Prescelte. E questo lo stava facendo impazzire.

Dannazione, perché proprio loro?

Scaraventò un’altra sfera contro le rocce.

Non doveva andare così. Se ancora non esisteva, allora aveva lottato, aveva sofferto, aveva ucciso per nulla.

Si fermò un istante, inspirando a fondo per riprendere fiato. Le fiamme delle torce ardevano possenti, e rischiaravano l’angusta caverna.

Phoebe.

Sapeva che non sarebbe stato facile. Ma dopo anni trascorsi lontano, il loro primo incontro non solo non era stato come lo aveva immaginato, ma se possibile era andato pure peggio.

O forse, non esisteva proprio un modo giusto per immaginarlo.

D’un tratto, la figura ingessata di Hewon fece la sua comparsa. Inquieto e inquietante, composto e con le mani conserte dietro la schiena, si mise ad osservare lo strano comportamento di Cole. Utilizzando la Carta del Tempo, aveva assistito a quello che era successo a casa delle Streghe.

- Perché sei sparito in quel modo? – chiese infine il sacerdote, vedendo però ignorato, come un ospite non invitato. – Cosa c’è che non va? –

Cole digrignò i denti, facendo scoppiare un ultimo boato. Poi si voltò verso Hewon.

- Perché loro non riescono a vedermi? –

Il demone santone si fece ancora più cupo. Si era posto la stessa domanda. – Non ti so rispondere. –

Cole scosse il capo e andò a sedersi, con la mente che viaggiava verso immagini lontane, passate e future.

Abbassò lo sguardo a terra, e chiese a Hewon di lasciarlo da solo.

Per nessuna ragione si sarebbe mostrato debole, non poteva permetterselo.

Ma come avrebbe fatto a ottenere ciò che desiderava, restando invisibile proprio ai loro occhi?

 

*****

 

La scuola di magia fu il primo posto in cui Piper e Phoebe, andarono a cercare la sorella. Non avevano dubbi che, con tutto quello che era successo, Paige si fosse rintanata lì.

Iniziando dalla biblioteca, dove sapevano che Paige trascorreva gran parte del suo tempo, le due Streghe chiesero letteralmente a qualunque studente, insegnante o elfo capitasse a tiro, se avessero visto la loro sorella minore.

In realtà, fu soprattutto Piper a farsi avanti, mentre Phoebe passeggiava controvoglia nello stanzone, lanciando occhiate qua e là. Aveva scelto di seguire l’idea di Piper, certo, ma ciò non significava essere d’accordo su tutto col sorriso sulle labbra.

Aleggiava una strana aria nella scuola, con molti ragazzi ancora preoccupati per ciò a cui avevano assistito poco prima. Molti di loro non sapevano dove altro sentirsi veramente al sicuro.

L’unica, oltre ovviamente alle alte cariche, che sembrava in grado di mantenere l’ordine e dare delle risposte, era la signora Winterbourne.

La donna, intenta a raccogliere libri per la nursery, si voltò di scatto quando udì il suo nome, richiamato dalla maggiore delle Halliwell.

- Salve, ragazze. – esordì, notando anche Phoebe, qualche passo più indietro. – In un certo senso vi stavo aspettando. Sapete, i ragazzi sono ancora piuttosto spaventati. Siete qui per Paige o per capire cos’è successo? –

Piper inarcò lievemente un sopracciglio. – Diciamo per entrambe. –

- Immaginavo. – annuì laconica la Winterbourne.

- Sa dirci dove possiamo trovare nostra sorella? – proseguì diretta Piper. Prima avrebbero eliminato il demone imperatore, prima avrebbero trovato tempo e modo di sistemare i loro problemi familiari. E questo era ciò che le importava di più.

L’insegnante si risistemò gli occhiali e allungò il braccio di fronte a sé. – Perché non provate a chiedere al professor Myers? Pare che ultimamente stiano passando molto tempo insieme… -

- Perfetto, la ringrazio. – le rispose tra i denti.

Ripartì a passo svelto in direzione del corridoio, seguita dalla sorella minore. Mentre attraversavano la biblioteca, alcuni studenti si fermarono a guardarle, l’aria ancora intimorita. Piper annuì verso ognuno di loro, cercando di infondergli fiducia, perché sapeva che era proprio di quella che avevano bisogno.

Fiducia, un concetto messo evidentemente a dura prova, negli ultimi giorni.

Superate le porte di tre aule, lanciò una breve occhiata alla sorella. Aveva preferito ignorare il tono malizioso della Winterbourne, riguardo un possibile coinvolgimento tra Paige e Hunter, mentre era sicura che Phoebe, a giudicare dal sorrisetto appena accennato, non aveva fatto lo stesso.

Mettere in mezzo anche un uomo, significava soltanto aggiungere, ad un contesto già problematico di suo, una distrazione in più. Paige aveva commesso un errore, e Piper sperò di non doversene più preoccupare.

Le due Halliwell arrivarono alla porta dello studio di Hunter Myers. Piper ci si fermò davanti, esitante.

- Credi che dovremmo bussare? –

Phoebe scosse il capo con veemenza. – Via il dente, via il dolore. – rispose secca, allungando il braccio di fronte a Piper e afferrando la maniglia. Spalancò la porta, e invitò la sorella ad andare avanti.

- Prima gli anziani. –

Piper le rivolse una smorfia e varcò la soglia. Lo studio del professore era una sorta di piccolo soggiorno. Una parete era interamente coperta da scaffali, mentre quella opposta ospitava la scrivania in legno, con tanto di lampada, e un leggio. Situati quasi al centro, c’erano il divano di pelle, con un paio di cuscini appoggiati sul bracciolo, e il tavolino in rovere.

Hunter non stava riposando. Leggeva, in piedi accanto alla finestra. Le pagine del libro erano rischiarate dalla luce del giorno.

Si era accorto di non essere più solo. - Di solito chiedo ai miei studenti di bussare, prima di entrare. – esordì, senza spostare lo sguardo di un millimetro. Rispetto alla mattina, il colorito della sua pelle stava rientrando nella norma, e stava riacquistando le forze.

- Noi non siamo più studenti da un bel pezzo. – replicò Phoebe, il tono abbastanza tagliente.

L’uomo abbozzò un sorriso, ma proseguì imperterrito nella lettura.

Piper si richiuse la porta alle spalle, e fece un altro passo nella stanza. – Hunter. –

Lo conosceva da un po’ di tempo, ormai. Su consiglio di Leo, si era rivolta a lui per aggiornarsi sulle tecniche di combattimento e sulle strategie dei demoni, e si era rivelata la persona giusta. Inoltre, spesso le aveva dato una mano per studiare in maniera più approfondita i poteri di Wyatt.

- Abbiamo saputo cos’è successo. –

L’uomo richiuse il libro e lo lasciò sul davanzale. – Siete qui per questo, o per Paige? –

Piper sospirò. Era già la seconda volta che le ripetevano quella domanda. – Per entrambe. –

- E’ qui? – intervenne diretta Phoebe.

- No. – le rispose, altrettanto diretto, Hunter.

Sembrava un pista cieca. Fosse stato per Phoebe, sarebbero già state fuori dalla scuola di magia. Piper, invece, non se ne sarebbe andata prima di aver chiarito anche con lui.

- Come stai? – gli chiese, infine.

Hunter si spostò verso la scrivania, l’aria sempre composta e sicura di sé. – Meglio, mi sono quasi ristabilito. Ma, sapete, non ce la faccio proprio a stare disteso tutto il giorno a riposare. Non sono né malato né moribondo. –

Piper annuì. D’un tratto, si sentiva come la madre che deve difendere la figlia di fronte alla commissione scolastica. Hunter non le stava rinfacciando niente, eppure si sentiva lo stesso in quel modo.

- Non siamo riuscite a parlare molto con Paige. Non ci ha detto cos’è andato storto nella vostra missione. -

Intanto, lui si era messo a sistemare distrattamente il piano della scrivania, in disordine tra pergamene, registri e ampolle. Gli capitò in mano la bacchetta che aveva usato per combattere i demoni. Sollevò gli occhi e li puntò verso la parete.

- E’ stato un peccato che ci abbiano sorpreso. Erano tanti, ma non imbattibili. – raccontò, aumentando il trasporto. – Altrimenti, avremmo potuto farcela. –

- Avremmo dovuto esserci noi. – fece Piper, cercando poi supporto nello sguardo della sorella, appoggiata con la spalla contro uno degli scaffali. L’espressione era seria, ma era d’accordo con lei. – Però… -

- Lo so. – la anticipò lui. – Però c’ero io. -

- Purtroppo Paige non si è resa conto della gravità della situazione. Il demone è più potente di quanto avessimo immaginato, e questa battaglia ci è sfuggita un po’ di mano. Ha sbagliato, non avrebbe dovuto coinvolgerti. Non è da lei mettere in pericolo altre persone. –

Finalmente, Hunter si girò verso di lei. – Capisco di cosa stai parlando, e capisco le tue apprensioni, ma lei non mi ha costretto a fare niente. Aveva bisogno di una mano, così l’ho aiutata. Sarebbe andata comunque, e piuttosto lasciarla andare da sola, ho deciso di accompagnarla. –

Dal suo angolo, Phoebe sbuffò rumorosamente. L’impressione era che Hunter non le andasse proprio a genio. – Il tuo compito non sarebbe quello di proteggere i ragazzi di questa scuola, invece di incoraggiarli nelle loro imprese incoscienti? –

Hunter respirò a fondo. Nonostante l’attacco appena subito, non aveva intenzione di perdere il controllo e risultare sgarbato. La voce si fece comunque più dura. – Ascolta, so che le volete bene. Ma è evidente che ci sono dei problemi irrisolti tra di voi. Questioni tra sorelle, nelle quali non voglio trovarmi in mezzo. Io ho fatto ciò che dovevo. Era lei quella che non volevo mettere in pericolo. –

S’interruppe quando sentì la porta aprirsi di nuovo. Tutti e tre si voltarono nella stessa direzione.

Paige.

Si era bloccata sulla soglia, con la mano ancora attorno alla maniglia. Alla vista delle sorelle, la reazione della minore delle Halliwell fu istintiva. Era andata alla scuola di magia proprio per ritagliarsi del tempo per se stessa, e loro avevano avuto la brillante idea di seguirla?

– Che ci fate voi qui? –

Phoebe incrociò le braccia. In fin dei conti, non si aspettava niente di diverso. Le fece un cenno col mento. – Andiamo. –

Paige assottigliò le palpebre, perplessa. – Come hai detto? –

- Dobbiamo andare. – le ripeté, ottenendo però in cambio il medesimo sguardo.

- Il demone, Paige. – intervenne Piper, il tono turbato. Continuava a non piacerle, quella situazione. – Dobbiamo eliminarlo, e ci serve il Potere del Trio. Abbiamo bisogno di te. –

Paige sembrò fermarsi a riflettere. Sosteneva il contatto visivo con fermezza.

- No. – Glaciale.

- Come sarebbe a dire “no”? – ribatté di getto Piper, inarcando un sopracciglio. Aveva sperato davvero di non dover ripetere quella discussione. Ma forse, tra tutte e tre, era stata l’unica.

- Posso cavarmela anche da qui. Rientrerò quando avrò finito. -

Phoebe appoggiò la nuca all’indietro, contro lo scaffale, e sospirò stizzita. – Avanti, Paige, smettila di fare la bambina capricciosa e torna a casa. Abbiamo un lavoro da fare. –

Paige si sbatté la porta alle spalle. - Esatto, è proprio questo il punto. Voi continuate a considerarmi come una bambina, e invece non lo sono più. – gesticolava, e si stava inasprendo. – Non avete il diritto di piombare qui e dirmi cosa devo fare. Non stavolta. –

Phoebe scosse la testa, poi le indicò Hunter. – E’ forse per lui? Perché non mi pare proprio il momento di correre dietro alle cotte adolescenziali. Ci sono delle vite in ballo, quelle degli innocenti e le nostre. –

La rossa spostò gli occhi prima sull’uomo, poi fuori dalla finestra, rassegnata. - Continuate a non capire. –

- No, forse sei tu che non capisci di cosa si tratta. Non è uno scherzo. Non possiamo utilizzare il Potere del Trio senza di te. Lo sai. –

Paige annuì, per poi lanciare un’occhiata di sfida a entrambe le sorelle. – Non ha funzionato comunque, l’ultima volta. Non è detto che sia per forza io, a sbagliare la strategia per sconfiggere questo demone. – fece una pausa per riprendere fiato. - Sapete una cosa? Magari non avete bisogno di me, così come io non ho bisogno di voi. Avevate già un piano che non mi comprendeva, no? Quindi potete fare benissimo a meno di me. La mamma e la nonna sono sopravvissute da sole, lo faremo anche noi. –

Piper non riusciva a credere alle sue orecchie. Aveva addirittura tirato in ballo la mamma e la nonna? Era davvero quello che pensava? Non potevano continuare così. Da qualche parte, Paige era ancora il terzo vertice del Trio.

- Vuoi davvero che ce ne andiamo? – Suonava come un ultimatum, a cui sperava con tutta se stessa che l’altra rispondesse di no. Eppure, non riusciva a capire perché non potevano rimettere le cose a posto. Soprattutto, perché lei non ci riusciva.

Il silenzio valeva come un sì.

Phoebe si accostò alla sorella maggiore. Ne aveva abbastanza. – D’accordo, se vuole restare qui, che ci resti fino a quando non si sarà schiarita le idee. – le prese la mano, indicando la porta da cui erano entrate. – Vieni, troveremo qualcos’altro sul Libro delle Ombre. –

Piper però non si era data per vinta. Lei e Paige non smisero di guardarsi, di cercare qualcosa, una risposta o qualunque cosa fosse, l’una negli occhi dell’altra. Ma nessuno impedì alle due Halliwell di lasciare la stanza e la scuola di magia.

Rimasta da sola con Hunter, Paige si lasciò cadere sul divano e si portò le mani sulla fronte, in cerca di riposo e tranquillità. Su una cosa sola aveva ragione Phoebe: c’era molto lavoro da fare.

Hunter tornò ad affacciarsi alla finestra, sbirciando pensieroso oltre il vetro.

- Voglio aiutarti, Paige, ma niente sorprese. Perché non mi racconti cos’è successo? –

Stavolta, Paige non poté rifiutare.

 

*****

 

Lasciata la grotta di Cole, Hewon era tornato al castello del suo sovrano e si era diretto immediatamente nella sala del trono.

Trovò Jiroke chino su una tavola di pietra, intento a incidere dei simboli astratti, quasi a comporre un mosaico o un ideogramma. Sembravano appunti di viaggio, magari note sui suoi piani e sulle sue imprese.

Odiava disturbarlo, ma Hewon pensò che ci fosse una buona ragione per farlo. – Signore, potremmo avere un problema. – esordì, con estrema prudenza.

Jiroke tirò appena su la testa, lanciandogli un’occhiata rigida e inquisitoria. Non voleva sentir parlare di problemi in casa sua e, soprattutto, durante la sua guerra. - Di che si tratta? -

- Cole, signore. –

L’imperatore posò ciò che aveva in mano sul trono e si schiarì la gola. – Anche tu hai dubbi sulla nostra alleanza con lui? –

- Assolutamente no. – si affrettò a rispondere Hewon, accigliato. – E’ ben altro. –

- Spiegati. – lo invitò Jiroke, assottigliando lo sguardo. – Che notizie mi porti? -

Il sacerdote annuì, pensando bene alle parole da usare. – Durante lo scontro con le Prescelte… Cole non è potuto intervenire. –

- Cosa intendi? Che lo hanno neutralizzato? – lo interrogò il sovrano.

- No, il punto è che le Halliwell non riuscivano a vederlo né a percepirlo, come fosse incorporeo. Gli altri due demoni sono stati eliminati facilmente. Lui non poteva essere colpito, ma non poteva nemmeno attaccare. I suoi poteri sembrano non avere alcun effetto sulle Sorelle, e questo gli ha fatto perdere il controllo. Ha abbandonato il campo e si è isolato nella sua antica dimora. –

Jiroke parve incuriosito dalla notizia. – Come credi sia possibile? –

- Non ne sono sicuro, signore. Io l’ho visto in azione più di una volta, siamo in grado di avvertire i suoi poteri e la sua aura. Per questo non riesco proprio a capire. –

L’espressione del demone imperatore non mutò di una virgola. Per quanto la sua natura infernale gli impedisse di dimostrarlo, si fidava delle valutazioni del suo braccio destro. Lentamente, si limitò a scendere i due scalini che lo separavano da lui, per poi posargli una mano sulla spalla.

- Vieni, facciamo una passeggiata nei sotterranei. – gli sussurrò, roco, fissandolo nelle pupille.

Fumo e fiamme avvolsero i loro corpi in un vortice, trasportandoli nelle profondità delle segrete del castello.

Era un labirinto di cunicoli, bui e umidi. I suoni echeggiavano tra le pareti e le sbarre delle celle, ancora più scure.

Con uno schiocco di dita, Jiroke accese una fila di torce appese, affinché mostrassero loro la via. Si incamminò, affondando i passi nella terra e nelle pozze, con Hewon che lo seguiva poco dietro.

- Sono sorpreso di vederti così preoccupato. – esordì il sovrano, imperturbabile. – Soprattutto per una ragione che non riguarda direttamente il nostro obiettivo. –

- Io invece penso di sì. – replicò deciso l’altro. – Questo imprevisto potrebbe complicare i nostri piani, signore. –

Jiroke si fermò all’incrocio di due gallerie, come se dovesse decidere lungo quale proseguire. Si voltò verso Hewon, e il suo tono sembrò abbandonare per un istante quell’inflessione cavernosa. – Puntavi molto su Cole, non è vero? –

Il sacerdote drizzò la schiena. – Dico solo che, di quelli che abbiamo reclutato dagli inferi, nessuno si è rivelato all’altezza. Non le mento, sono rimasto affascinato dalla sua storia, dai suoi immensi poteri, da quello che potrebbe fare al nostro fianco. – s’interruppe. - Purtroppo, però, temo che questo non accadrà mai. Ha intrapreso la sua personale campagna contro gli Anziani, e ne è uscito sconfitto. Credo che siano stati proprio gli Anziani a fargli questo, in qualche modo, a mantenere un certo controllo su di lui. Non se lo lasceranno scappare tanto facilmente. Cole è ancora un condannato, forse per l’eternità. –

Jiroke annuì, dimostrando di aver compreso. Subito dopo, senza proferire una parola, imboccò il tunnel a sinistra, e invitò il ministro a fare lo stesso.

- Sai, Hewon, è esattamente per questo che, in guerra, non ci si deve mai lasciare una sola mossa da giocare. Altrimenti, diventiamo prevedibili nei confronti dei nostri nemici. –

Come cominciavano ad avvicinarsi alle prigioni, i gemiti e i lamenti aumentavano d’intensità. – Io non ho mai avuto bisogno di Cole. Anche prima del suo arrivo, avevo già individuato la mia arma definitiva. –

 

 
   
 
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