"Ti hanno presa, ti hanno presa ", urló la mia manager al telefono.
Mi ero svegliata da poco e non riuscii inizialmente a comprendere a cosa si stesse riferendo.
"Laura, sei ancora in linea? Ti hanno presa per il ruolo di Alex in orange is the new black".
Mi schiarii la voce "Ma io non mi ero candidata per quel ruolo", riuscii a dire.
"Che importanza ha? Torni in pista bella, ti aspetto tra tre ore per firmare il contratto con i produttori", disse chiudendo il telefono.
perfetto, tre ore erano poche per prepararmi e riprendermi mentalmente da ciò che avevo appena appreso, ma ce l'avrei fatta.
Andai in camera da letto, misi i vestiti sulla sedia e andai a fare una doccia veloce.
Era passato ormai un pó di tempo dal mio ultimo ciak, è riprendere a girare mi emozionava e terrorizzava nel contempo.
Capita a volte che quando smetti di fare una cosa per un determinato periodo di tempo alla fine hai paura di non saperla più fare... ti destabilizza un pó.
Mi vestii velocemente e decisi di non fare colazione: avevo lo stomaco sottosopra.
Uscii di casa e presi la metro. I Kaufman studios erano abbastanza lontano, non ci sarei mai arrivata a piedi.
Camminando cercai di evitare i numerosi fan che mi fermavano chiedendomi una foto o un autografo. Ero ancora assonnata, e il mio aspetto di certo non era dei migliori.
Il cielo di New York era abbastanza grigio quella mattina, come sempre del resto.
Arrivai dopo quaranta interminabili minuti proprio davanti al cancello principale degli studios. Osservai quella struttura imponente che di lì a breve sarebbe diventata la mia seconda casa.
Improvvisamente la mia manager, Jenny, mi diede una pacca sulla spalla e mi salutó elettrizzata, come solo lei sapeva fare.
"Allora? Ti senti pronta?", mi chiese.
"In realtà sono un po' spaventata, ma ci farò l'abitudine."
"Vieni, entriamo.", mi ordinò.
Si annunciò alla guardia giurata all'ingresso e ci incamminammo.
Osservai attentamente i lunghi corridoi, le numerose stanze presenti in ogni dove e il soffitto alto con qualche crepa.
C'erano operai che lavoravano per montare le impalcature, scenografie, qualcuno che bestemmiava e poi c'era lei, Jenji, che ci stava aspettando.
"Avete fatto presto", disse salutandoci con una calorosa stretta di mano.
"Si, proprio come mi hai chiesto di fare", rispose la mia manager.
"Bene, direi che possiamo entrare in questa stanza per il momento", continuò lei.
Assentimmo ed entrammo in una stanza abbastanza priva di ogni eleganza, con solo tre sedie e un tavolo ad adornarla.
"Scusate se vi ho fatte venire qui, vi avrei volentieri accolte nel mio ufficio dall'altra parte della città ma non c'è tempo",cercò di spiegare.
"Perché?" Chiesi io che sino a quel momento non avevo proferito parola.
"Perché domani iniziamo le riprese.", chiamò un operaio e gli chiese di portarci tre caffè.
E se non lo avessi bevuto il caffè?
Cercai di studiare attentamente Jenji nell'attesa:mi sembrava il classico tipo di donna di cui avere pienamente fiducia. Lo sentivo a pelle. Aveva sicuramente un carattere tutto suo, ma mi piaceva.
Dopo cinque interminabili minuti di silenzio l'operaio rientrò con i tre caffè e li poggió sul tavolo.
"Finalmente! Scusate ma stamattina non ho avuto modo di berlo.", cercò di giustificarsi. "E non vi ho nemmeno chiesto se vi piace il caffè ", continuò.
"Lo beviamo volentieri,", esclamai.
Che tipo.. pensai tra me e me.
"Bene, come dicevo prima, le riprese iniziano domani. Laura, oggi doveva esserci la tua partner, spero che tu abbia la possibilità di studiare il copione almeno per le scene di domani, non ti chiedo di più. È stato deciso tutto così un fretta. Abbiamo trovato tutti gli attori per i vari ruoli, ma mancavi tu. So che ti eri candidata per il ruolo di Piper,ma credimi, questo ti piacerà molto di più. "
Cercai di metabolizzare quello che mi aveva appena detto sorseggiando lentamente il mio caffè.
""Ci sto!", esclamai stupendomi di quello che avevo appena detto.
"Perfetto. Allora, sappi che accettando e firmando questo contratto non avrai più una vita sociale per tutta la durata delle riprese. Nessuna distrazione, nessun contrattempo. Ti voglio puntuale e decisa.", disse facendomi l'occhiolino.
"Lo so, lo so.", le dissi, " avessi avuto un marito sarebbero stati problemi!", esclamai ironicamente.
"Mi solleva il fatto che tu non ce l'abbia", continuò avvicinandosi al mio orecchio "onestamente ti dico che per portare avanti una relazione la tua dolce metà dovrebbe lavorare qui.", bisbiglió.
"Non è una cosa che mi interessa al momento", le sorrisi.
"Oh, ne sono certa.", rispose non essendone però alquanto convinta.
Chiacchierammo sul da farsi per altri dieci minuti e poi ci congedó dicendomi ciò che avrei dovuto fare l'indomani e che mi avrebbe chiamata nel pomeriggio per assicurarsi che procedesse tutto nella norma.
Jenny mi accompagnò a casa e fui davvero sollevata per le sue parole di incoraggiamento.
Avevo un copione da imparare, e una nuova avventura da incominciare.
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Entrai in casa e cucinai qualcosa di veloce. Mi stesi sul divano per pochi minuti e iniziai a leggere il copione.
Bene, pensai, domani ci sono solo poche battute da imparare.
In compenso avrei esordito denudandomi.
Aspetta... cosa?
Non che mi mettesse in imbarazzo, lo avevo già fatto, ma mi domandai perché nessuno me ne aveva parlato.
Chiamai Jenny: volevo capire.
Non le diedi nemmeno il tempo di rispondere, "Perché non mi hai detto che la prima scena prevedeva me totalmente nuda sotto la doccia?"
"Dai!Laura, non dirmi che te la sei presa. È lavoro. Ti spogli, fai la scena e ti rivesti. È solo l'inizio."
"Cosa vorresti dire?"
"Senti, leggi il copione è capirai. Pensavo che "that's 70" ti avesse aiutata ad ampliare i tuoi orizzonti", disse.
"Ma non mi sto arrabbiando perché devo girare nuda, ma perché non me lo hai detto", esclamai.
"Senti, devi farlo, okay? Hai firmato. Fingi, devi fingere."
" Beh, di certo non posso fingere di essere nuda se lo sono davvero.", continuai.
"Vedrai che ti piacerà da matti.", esclamò chiudendo la comunicazione.
Quand'è che avevo scelto lei come mia manager? Non lo ricordavo nemmeno più.
Ripresi a leggere il copione, è più andavo avanti nella lettura e più le cose non mi erano chiare.
Decisi che avrei fatto quello che mi dicevano, senza domande né esitazioni.
Verso sera uscii per comprare qualcosa al negozio sotto casa e passeggiai per le assolate strade della città, senza una meta.
Volevo riflettere, prepararmi al peggio, o al meglio. E poi quell'esperienza mi avrebbe fatta crescere ancora di più. La certezza che avevo è che dopo non sarei stata più la stessa.
Tornai a casa due ore dopo e improvvisamente un pensiero si fece largo tra molti altri.
Chi era questa partner misteriosa che non avevo avuto ancora modo di conoscere?
Avrei lavorato bene con lei?
E se non sarebbe stato così, cosa avrei dovuto fare?
Con questi dubbi spensi la luce e mi addormentai, non prima di aver ricevuto un messaggio da Jenji che si scusava di non avermi potuta chiamare e che mi aspettava l'indomani alle 9. Puntuale.