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Autore: jarmione    24/09/2018    1 recensioni
[crossover]
[crossover][crossover][crossover]Che cosa accadrebbe se la città di Storybrooke fosse popolata da altre storie e non da quelle che noi tutti conosciamo?
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Personaggi inseriti:
X-men -> Logan, Young Charles, Young Eric
Supercar -> Devon, Michael, Bonnie, KITT, Amy (mia OC)
Thor -> Loki
Doctor Who -> Eleventh, Clara
Dalton -> Joe, Jack, William, Averell, Evelyn (mia OC)
Adventure Time -> Simon/Re Ghiaccio, Marceline
Sherlock BBC -> Sherlock, Watson
Labyrinth -> Jareth, Sarah
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Aleeeee chi non muore si rivedeeee rieccomiiiiii *fumo e foglie che attestano l’assenza di persone* che pubblico magnifico XD
Era da tanto che non scrivevo su questa storia e ammetto di essere in un orrendo ritardo ma, come potete vedere, ecco il nuovo capitolo.
Facciamo un riassunto per chi mi segue dall’inizio ma non ha voglia di rileggere
Per aiutarvi a ricordare, vi lascio al “dove eravamo rimasti”.
 
DOVE ERAVAMO RIMASTI: Amelia Knight (mia OC) si è ritrovata a Storybrooke a causa di Jareth che ha scagliato la maledizione.
Lei ricorda tutta la sua vita e, come lei, anche KITT e Loki in quanto (lei grazie a KITT) ne sono immuni.
Avevamo lasciato la nostra protagonista con Sean Hale (Sherlock Holmes della BBC) che stavano andando da Cora (Clara Oswald) per aiutare lei e il Dottore a ricordare chi sono veramente.
KITT è sparito, dopo averla attaccata, così come Loki, dopo averla tradita.
 
Buona lettura
 
 
 
Il Bed and Breakfast si trovava in mezzo al verde, non lontano dalla città.
Era uguale ad una tipica casa di montagna, con fiori e cespugli di more tutti intorno e la foresta che passava dietro.
Era una visione da sogno ed Amy, per un attimo, si dimenticò la sua missione.
Davanti alla porta di ingresso, accanto ai cespugli di more, c’era una giovane donna dai capelli castani lunghi fino alle spalle.
Stava spuntando i rami in eccesso e lo faceva con una tale grazia da sembrare quasi inumana.
Si avvicinarono ancora alcuni passi, poi Amy si fermò.
“Non sono convinta di volerlo fare…”
“Sarebbe a dire?” domandò Sean, tornando indietro e mettendosi accanto a lei.
“Vorrei prima aiutare i miei genitori, ma ho paura di fare anche quello” disse “e vorrei trovare KITT”
Sean sorrise appena “Staranno bene” le disse con tono rassicurante “se vuoi raggiungere un obbiettivo devi cominciare dal gradino più basso, quindi per dare una lezione al sindaco prima devi cominciare con i pesci più piccoli e dopo raggiungere quelli che lui manovra di più”
Amy sospirò.
Si era fidata di Loki, che l’aveva tradita, poteva benissimo fidarsi di Sean e delle sue deduzioni.
Tra lui e John non sembravano tipi da volerla mettere in difficoltà.
Annuì e si lasciò guidare fino all’ingresso dove stava la donna.
“Buongiorno, Cora”
La donna alzò lo sguardo e sorrise amichevolmente “Buongiorno a te caro Sean” salutò “come mai da questa parti?”
“Accompagno un’amica” fece avanzare Amy “abbiamo bisogno del tuo aiuto per un caso”
“Molto piacere” salutò Amy “io mi chiamo Amelia”
“Piacere di conoscerti” Cora allungò la mano e strinse quella di Amy.
Per un lungo istante rimase ad occhi sgranati, come in trance, poi scosse la testa e continuò a sorridere.
Perché aveva reagito così? Era la stessa reazione avuta da suo padre e da chiunque le avesse stretto la mano.
“Venite dentro, così parliamo meglio e vi preparo una bella tazza di the” disse la donna “gelsomino se non ricordo male”
“Oh ricordi molto bene” sorrise Sean ed entrarono.
L’ingresso era caldo e accogliente, un leggero profumo di lavanda aleggiava ovunque.
Il pavimento, in legno, era lucido ed un grande tappeto persiano ricopriva gran parte della sua superficie.
Sulla sinistra vi era una rampa di scale, che portava al piano superiore; a fianco di questa il piccolo banco della reception e dietro di esso il casellario con tutte le chiavi.
A giudicare dal numero di scomparti, si capiva che il posto non aveva tante stanze e si aveva la sensazione che di queste poche fossero occupate.
Una di esse sicuramente occupata da John ed un’altra dal dottor Jack Blue.
Amy si perse con lo sguardo ad osservare quella stanza che assomigliava tanto al tipico ingresso della casa della nonna, sorvolando dal banco della reception.
Venne ridestata dai suoi pensieri quando udì il fischio del bollitore che annunciava l’arrivo del the.
Cora porse due tazze fumanti a lei e Sean e si sedette al tavolo, tenendo stretta la sua.
“Allora?” domandò tutta eccitata “di che caso si tratta?”
“Dobbiamo trovare delle persone” intervenne Amy “e sappiamo che il primo indizio si trova qui”
Cora sorrise “A parte un dottor Blue ed un uomo di Neandertal, direi che qui troverete ben poco”
Amy ridacchiò quando realizzò a chi si riferiva con quel nominativo.
Non aveva tutti i torti, John sembrava un uomo delle caverne.
Sean le lanciò un occhiataccia e le fece capire che avrebbe proseguito lui.
“E’ proprio in merito al dottor Blue che siamo qui, Cora” spiegò.
“Oddio” si allarmò lei “si è fatto male? Gli è successo qualcosa?”
Amy, che aveva dato una sbirciata al libro mentre venivano lì, nel leggere aveva scoperto solo che il dottor Blue si faceva chiamare semplicemente Dottore e lei si chiamava Clara Oswin Oswald oppure Ragazza Impossibile.
Lui era una specie di alieno che vagava nel tempo e nello spazio con una cabina telefonica della polizia Londinese chiamata TARDIS, Clara era una semplice umana che, in fondo, aveva una cotta per il Dottore e dove andava lui c’era anche lei.
Il fatto che si preoccupasse che gli fosse successo qualcosa, era segno evidente che provava la stessa cosa anche se non ricordava.
“No no, sta bene e non gli è successo nulla” Cora tirò un sospiro di sollievo e Sean proseguì “vorremmo sapere se hai notato qualcosa di strano in lui ultimamente”
La domanda sembrava stupida e banale, Sean se ne rendeva conto, ma Amy aveva portato parecchio scompiglio nella città e tutti quelli entrati in contatto con lei sembravano risvegliarsi da uno stato di trance.
Si rendevano conto che qualcosa non quadrava ma non capivano cosa.
Quella ragazza era la via per risolvere quel mistero.
“Di che tipo?”
“Comportamenti bizzarri o segni particolari che non avevi notato prima”
Cora ci pensò un attimo, bevendo nel frattempo la sua tazza di the.
L’aroma di gelsomino si era sparso per tutta la cucina.
“In effetti…qualcosa l’ho notata” disse “qualcosa di strano, cioè…non che lui non sia già strano di suo ma questa ha davvero superato il massimo”
“Spiegati meglio” incalzò Sean.
“Più o meno il giorno che l’orologio della torre ha ripreso a segnare l’ora” disse “il preistorico era uscito ed io ero qui in cucina a preparare la cena quando, ad un certo punto, ho sentito l’orologio rintoccare. Io ho avuto per un attimo il respiro affannato e Jack…ho sentito Jack che urlava…di dolore”
Abbassò lo sguardo, non era qualcosa che le piaceva ricordare.
“Sono corsa al piano di sopra ma la porta era chiusa a chiave, l’ho chiamato ma lui mi ha gridato di andarmene e che stava bene…” deglutì.
“E…?” incalzò Sean.
“E niente…nell’attimo che è uscito era tutto allegro, più del solito, si è soffermato a guardarmi come se non mi vedesse da secoli, mi ha lanciato enormi sorrisi e quando diceva il mio nome lo sottolineava per bene” concluse “poi ha fatto il ballo della giraffa ubriaca ed è uscito per andare al lavoro e quando è rientrato sbuffava e borbottava contro un paziente rompiscatole”
Amy sorrise, poi tornò seria.
Mentre Sean ascoltava e cercava di trovare indizi extra, lei sfogliava al volo il libro alla ricerca di risposte.
A parte alcune storie sulle avventure del Dottore e Clara insieme, non sembrava esserci niente di suo interesse.
A meno che…
Provò a rileggere le prime pagine della storia inerente al Dottore; avendolo fatto di fretta non aveva notato i dettagli.
Il Dottore un abitante di un pianeta chiamato Gallifrey, viaggiava nel tempo e nello spazio con una cabina, ecc, ecc.
Era considerato a tutti gli effetti un alieno, poteva rigenerarsi se gli capitava qualcosa di mortale durante il corso della sua esistenza, invecchiava più lentamente e…aveva due cuori.
L’urlo di dolore che Cora aveva udito il giorno che l’orologio era partito, era perché il secondo cuore del Dottore era ripartito ed essendo lui una specie di alieno, i suoi ricordi erano probabilmente tornati.
Oh almeno così sperava e se davvero era accaduto, poteva essere il primo vero passo su come far risvegliare gli abitanti.
E il TARDIS? La cabina telefonica, dove si trovava? Esisteva davvero?
“Signora Cora…”
“Ti prego, signora?” rise la donna “chiamami Cora e basta e dammi del tu, sei così giovane”
Amy arrossì ed annuì “Cora, sai dove si trova adesso il dottor Blue?”
“Al piano di sopra…” si fermò alcuni istanti “che strano, di solito fa un baccano con il suo avanti e indietro…”
Sean, che aveva notato lo sguardo trionfale di Amy, era rimasto zitto e pronto ad intervenire se ci fosse stato bisogno.
Quando vide che la ragazza fece per alzarsi, la bloccò prendendole la mano “Cora” disse poi rivolto alla padrona di casa “ti dispiace se andiamo da lui a fargli alcune domande?”
“Per me non c’è problema, dipende da lui” indicò il piano superiore “Non vuole vedere mai nessuno, solo me”
“Capisco” sospirò Sean “prometto che saremo discreti e non ti faremo avere problemi”
“Figurati” sorrise Cora “se serve per aiutarti con un caso, ben volentieri” e diede ai due il permesso di salire.
Su per le scale, dove Cora non poteva notarli, Sean la bloccò “Che cosa hai scoperto?”
Amy gli mostrò la pagina del libro con la descrizione del dottor Blue “Lui non è umano, non del tutto” disse “questo significa che lui già ricorda”
Sean si passò una mano sul volto “Ho accettato questo caso convinto che tu stessi cercando un modo per vendicarti del sindaco e non un uomo che ricorda qualunque cosa debba ricordare”
“Ma non capisci?” domandò “John ti ha detto niente?”
“Che avrebbe dovuto dirmi?”
“Sei stato tu a dirmi che, oltre a me, altri ricordavano” rammentò all’uomo “e se si fosse aggiunto anche lui?”
Sean rifletté.
Non aveva idea di cosa la gente avrebbe dovuto ricordare, neanche sapeva di cosa stavano parlando.
L’unica cosa che aveva capito, e a cui doveva ancora dare un peso, era il fatto che nessun abitante di Storybrooke era ciò che sembrava.
Tanto per cominciare tutti avevano il loro nome e cognome ma, in qualche modo, non suonavano corretti; nemmeno il suo.
Eppure sentiva che Amy non stava dicendo frottole.
Quando gli si presentava un caso così complesso, lui non poteva fare a meno di indagare.
Da che ne aveva memoria, aveva sempre sentito lo stimolo a cercare, senza per altro avere nemmeno lui idea di quale fosse l’obiettivo della sua ricerca.
Forse era proprio per quello che aveva scelto di aiutare Amy; in fondo, lei, lo stava inconsapevolmente aiutando a far luce su sé stesso.
“Mi auguro che tu abbia ragione” mormorò e la lasciò proseguire.
Salirono le scale e raggiunsero la camera del dottore Blue.
Non gli fu difficile accorgersene, era l’unica da cui provenivano borbottii e passi.
Sean bussò “Dottor Blue, sono Sean Hale, mi apra per favore” ma non ottennero risposta.
I passi e il borbottio cessarono all’improvviso.
“Dottor Blue?” bussò di nuovo Sean che, all’ennesimo silenzio, si preparò a sfondare la porta.
“Che vuoi fare?”
“Voglio parlare con lui” fece per dare una spallata ma Amy lo fermò per un braccio.
“Lascia fare a me” disse mettendosi in mezzo fra lui e la porta.
Fece un profondo respiro e bussò appena.
Quello che stava per dire sarebbe risultato stupido alle orecchie di Sean, ma non a quelle del dottor Blue.
Lui avrebbe capito.
“Ricorderà anche lei” disse, mentre Sean cercava di capire “Clara c’è ancora…devi aiutarci a farla tornare…”
Un altro respiro profondo, per un attimo non ebbe il coraggio di continuare.
Udendo dei passi avvicinarsi alla porta, Sean intuì che Amy aveva colto nel segno.
Le mise una mano sulla spalla per darle sostegno, per farle capire che lui c’era e ci sarebbe stato fino alla fine.
Amy trovò il coraggio di dire le ultime parole.
“Aiutaci, Dottore”
E la porta della camera si spalancò.
  
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