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Autore: _Bri_    25/09/2018    6 recensioni
[STORIA IN FASE DI REVISIONE]
Matilda è controversa, fredda e pragmatica. Il colore dei suoi occhi riflette quello del gemello ma nonostante l’aspetto, che rivela lo stampo della sua famiglia, la ragazza si sente distante anni luce da questa, trovando conforto solo nelle mura di Hogwarts. E proprio all’interno della scuola Matilda conoscerà l’amicizia e l’amore, per cui lotterà fino alla fine, dimostrando che non sempre la mela cade vicino l’albero.
[Dal capitolo 9]
-Mio padre mi ucciderà-
-Per cosa? Non hai fatto nulla, non ancora almeno-
Barcollò pericolosamente verso di lui, attirata da quelle dita impossibili da gestire
-Anche il solo fatto che mi piaccia un traditore del proprio sangue è un grande affronto-
Le labbra di George si incresparono in un ghigno divertito, e poi cominciò a mordicchiarsi il labbro inferiore, gesto tanto eloquente e sfacciato, quanto irresistibile
-Quindi stai dicendo che ti piaccio-
-Mi sembrava lo avessi ammesso anche tu, signor Weasley-
-Oh…ma io sono stato decisamente più generico-
La mano di George passò dietro la schiena di Matilda
-E allora che ci fai ad un centimetro dalla mia bocca?- sussurrò leziosa lei
-Lo trovo un ottimo posto, dove tenere la mia-
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, George Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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CAPITOLO XXXVIII
Glorious
 
Ora
Non è il momento
Di tacere
Né di farsi spazio
Visto che di spazio non ne abbiamo avuto
Ora
È il momento
Di essere sfacciati
Fare tutto il rumore che ci serve
Per farci sentire
 
Rupi Kaur – The sun and her flowers
  
 
Nel buio un punto di luce.
Clamorosa, la Stanza delle Necessità apparve loro; da quando ci aveva messo piede l’ultima volta, a Matilda parve ancora più grande, ancora più accogliente. Gli stendardi delle case erano appesi su quattro pareti distinte (quello di Serpeverde era piccino, ma Matilda si sentì particolarmente orgogliosa di quei colori, che nonostante tutto spiccavano, brillanti). Harry era al centro della Stanza, affiancato da Ron ed Hermione e circondato da una moltitudine di studenti, vecchi e nuovi membri dell’Esercito di Silente. Furono Fred e George, ovviamente, a far notare la loro presenza, ma Ginny mosse per prima i passi verso quei tre, con lo sguardo fisso su Harry. Il ragazzo non era felice, lo si capiva, continuava a ripetere che lui, Hermione e Ron dovevano fare una cosa o meglio, trovare una cosa e che poi sarebbero andati via. Partirono le proteste, i ragazzi erano fedeli all’ES, alla Resistenza, non volevano mollare; Neville fece notare ad Harry che erano loro, a combattere contro il regime dei Carrow ad Hogwarts, diretta estensione di Colui-che-non-deve-essere-nominato e che quindi c’era ben poco da fare: tutti avrebbero dato il loro contributo, nessuno escluso. Dopo una veloce consultazione con Ron e Hermione Harry accettò, seppur mal volentieri, la cosa, dichiarando infine che avrebbero dovuto cercare, nella scuola, qualcosa di molto importante appartenuto a Priscilla Corvonero; claudicanti teorie cominciarono a fioccare tra i presenti corvonero e alla fine spuntò fuori che qualcosa di importante c’era, ma che era perduto da molto tempo.
Il diadema di Priscilla Corvonero sembrava il miglior candidato e anche se nessuno sapeva che fine avesse fatto, Luna accompagnò Harry a vederne una riproduzione, dato che nella sala comune blu e nera pare ci fosse una statua della fondatrice, che portava sulla testa proprio il diadema, sebbene di freddo marmo
 
-Che si fa mentre aspettiamo che torni?- Chiese George guardandosi intorno. Hermione e Ron confabulavano ancora e dopo aver strascicato qualcosa a proposito di recarsi in un bagno, corsero via. Matilda aveva richiamato Juno, che stranamente allegra si era appollaiata sulla sua spalla, iniziando a pigolare
 
-Dobbiamo richiamare gli altri dell’ES, subito!- disse Fred a gran voce, mentre estraeva il vecchio galeone dalla tasca. Non passò molto prima dell’arrivo di Bill e Fleur, Molly ed Arthur, Remus, Kingsley e ancora Angelina Johnson, Oliver Baston e Katie Bell, Alicia Spinnet e, con grande sorpresa di Matilda, un ex serpeverde che lei conosceva, perché in rapporto con la sua famiglia, in passato. Sebastian Macnair, nipote del boia Walden Macnair, stringeva la mano della bionda Alicia e dedicò a Matilda una fugace occhiata, prima di chinarsi a sussurrare qualcosa alle orecchie della ex grifondoro. Non è che ci fosse molto tempo per mettersi a scambiare convenevoli, prima del ritorno di Luna ed Harry, decisamente stupito di tutta quell’affluenza
 
-Che si fa Harry? Cosa succede?- gridò George
 
-Stanno facendo evacuare i ragazzi più piccoli, l’appuntamento è in Sala Grande per organizzarsi- Harry esitò un attimo –Si combatte-
 
In un gran boato, la folla cominciò ad affluire verso l’uscita della Stanza ed in pochi rimasero all’interno; Molly cominciò ad urlare, esasperata dal comportamento sconsiderato dei gemelli e di Matilda, che avevano portato Ginny con loro
 
-Sei minorenne! Non lo permetterò, i ragazzi si, ma tu devi tornare a casa!-
 
Ginny cominciò a discutere con Molly, mentre Matilda, Fred e George tenevano lo sguardo basso, un po’ colpevoli. Mentre le due litigavano, si sentì un gran tonfo in direzione del tunnel che attirò l’attenzione di tutti: Percy Weasley si era rimesso in piedi e sistemava i suoi occhiali dalla montatura di corno sul naso
 
-Sono in ritardo? È già cominciato? L’ho saputo solo ora e…-
 
Il gelo calò nella Stanza, così Fleur e Lupin tentarono di spezzarlo mettendosi a parlare del piccolo Teddy e di Tonks, che era rimasta con lui a casa di Andromeda. Matilda guardava stupefatta la scena, ancora più sconcertata quando Percy si mise ad urlare
 
-Sono stato uno scemo! Un idiota, un imbecille, tronfio, un…-
 
-Un deficiente schiavo del Ministero, rinnegato e avido di potere- rispose, gelido, Fred, con George che annuiva al suo fianco
 
-Si!- ammise Percy, che lo guardava con i pugni stretti, da dietro gli occhiali
 
-Beh, non potevi dirlo meglio di così- affermò Fred mentre gli tendeva la mano. Molly scoppiò a piangere e si buttò fra le braccia del figliol prodigo, così anche Arthur si unì all’abbraccio, mentre Percy non faceva altro che continuare a chiedere scusa per il proprio comportamento. George gli chiese cos’era che gli aveva fatto cambiare idea, mentre Matilda si era appiattita contro il suo busto, stringendolo e guardando Percy con occhi sottili e infuocati, decisamente protettiva. Percy cominciò a raccontare che era da tempo che si era accorto di aver preso un grande abbaglio, ma uscire dal Ministero era praticamente impresa impossibile; chi ci provava diventava automaticamente un traditore e non faceva una bella fine. Così si era messo in contatto con Aberforth ed era stato proprio il mago ad avvisarlo che stava per esplodere una battaglia contro i Mangiamorte, alle porte di Hogwarts
 
-Beh, ci aspettiamo che i nostri prefetti prendano il comando in simili circostanze- dichiarò George, con finta alterigia –adesso andiamo di sopra a combattere, o ci perderemo tutti i Mangiamorte migliori-
 
George abbassò poi lo sguardo sulla ragazza che era ancora avvinghiata a lui e le scompigliò il caschetto vaporoso –Che ne dici, vuoi presentarti prima?- le disse parlando come si fa con un bambino; intanto Molly ed Arthur discutevano con Ginny, alla quale alla fine fu concesso di rimanere ad attendere nella Stanza delle Necessita invece che tornare dalla zia Muriel. Percy fissò Matilda con sguardo desolato
 
-Tu saresti…-
 
-Matilda- disse di getto –e tu invece sei quel gran cretino di Percy, giusto?-
 
-Matilda!- la rimproverò Bill, mentre George sghignazzava sotto la presa delle sue braccine
 
-Ha ragione Bill, me lo merito…avrò tempo per recuperare e farmi perdonare anche da te-
 
Per il momento alla serpeverde bastarono quelle parole, avevano ben altro a cui pensare d’altronde e serviva loro tutto l’aiuto possibile; i ragazzi si affrettarono verso l’uscita e nella corsa Percy si presentò anche a Fleur. Di fretta, il gruppo percorse i corridoi caotici, incontrando gruppi di studenti ancora in pigiama, guidati dai prefetti e dagli insegnanti, mentre i ritratti nei quadri correvano da un lato all’altro, gridando ed incitando gli studenti; i volti dei piccoli erano terrorizzati, quelli dei più grandi consapevoli e duri.
Giunti nella Sala Grande, gremita di persone, il gruppo si arrestò; fu l’istinto a portare i larghi occhi cerulei di Matilda ad ispezionare il gruppo di studenti di Serpeverde: scorse i suoi vecchi compagni di casa, incrociò lo sguardo vacuo di Goyle, la figura mastodontica di Millicent chiusa nella sua camicia da notte lilla e fra tutti, spiccava il viso d’ebano di Blaise Zabini, che puntava lo sguardo sul gruppo appena entrato, in un misto di stupore e disprezzo. Eppure Draco non c’era e, ancora una volta, la paura arrivò a bussare alla sua porta. Ma per quel sentimento non c’era tempo, perché la professoressa McGonagall, in piedi sulla pedana in fondo alla Sala, circondata dai professori rimasti ad Hogwarts per combattere e dall’Ordine della Fenice, cominciò a parlare, spiegando che tutti gli studenti minorenni sarebbero stati evacuati, utilizzando il tunnel che portava alla Testa di Porco, mentre gli studenti maggiorenni sarebbero potuti, se lo avessero voluto, restare per combattere. Voldemort stava arrivando con il suo esercito e non c’era tempo da perdere. Una studentessa serpeverde chiese che fine avesse fatto il professor Snape, così Minerva McGonagall rispose che, semplicemente, l’ormai ex preside se l’era data a gambe. E mentre la professoressa continuava a spiegare che avrebbero dovuto sbrigarsi a lasciare la scuola, perché le protezioni che avevano posto intorno ad Hogwarts non avrebbero retto a lungo, una voce terribile, lasciva, ma chiara e forte, scivolava dalle pareti e raggiungeva la testa come provenisse dai corpi stessi degli abitanti di Hogwarts
 
“So che vi state preparando a combattere…I vostri sforzi sono futili, non potete fermarmi. Io non voglio uccidervi. Nutro un enorme rispetto per gli insegnanti di Hogwarts. Non voglio versare sangue di mago”
 
Urla e lamenti si spargevano fra gli studenti; Matilda si aggrappò con forza al braccio di George, rigido e pallido al suo fianco
 
“Consegnatemi Harry Potter e a nessuno verrà fatto del male. Consegnatemi Harry Potter e lascerò la scuola intatta. Consegnatemi Harry Potter e verrete ricompensati. Avrete tempo fino a mezzanotte”
 
Inutile dire che, appena l’assenza della voce di Voldemort rinfrescò la Stanza, ogni singola persona si girò verso Harry; eppure fu solo una, ad uscire dal mutismo: Pansy Parkinson puntò un dito verso Harry Potter ed urlò –Ma è laggiù! Potter è laggiù! Qualcuno lo prenda!-
 
In un attimo i Grifondoro si alzarono, in protezione di Harry, seguiti dai Tassorosso e i Corvonero e una, dieci, cento bacchette puntarono contro Pansy, che prese a guardarsi intorno sconvolta. Matilda fece un passo avanti, pronta ad attaccare quella mentecatta, ma prima che potesse anche lei sfoderare la bacchetta, Daphne la scansò e mosse dei passi pesanti verso il gruppo di studenti della sua casa
 
-Sei un disonore per tutti noi, Parkinson!- gridò, con gli occhi lucidi. Mai nessuno, ad Hogwarts, aveva visto Daphne prendere apertamente posizione contro qualcuno della sua casa –mi fai una gran pena!-
 
Prima che potesse sfoderare la bacchetta, la McGonagall alzò la voce, gelida e ferma
 
-si fermi signorina Greengrass- e poi, puntando lo sguardo su Pansy, livida in volto, continuò –Grazie, signorina Parkinson. Uscirai per prima dalla Sala con il signor Gazza. Il resto della tua casa è pregato di seguirmi-
 
-No!- la chioma lucida di Astoria si fece largo fra i ragazzi –Non è giusto! Perché dobbiamo allontanarci tutti?! Io voglio esserci, voglio combattere!- Ma non fu necessario l’intervento della McGonagall, perché Daphne si avvicinò alla sorella con rapidità
 
-Non scherzare, sei minorenne Astoria, tu andrai via, adesso-
 
-Ma…-
 
-Nessun ma! Non esiste, chiaro? Non lo permetterei mai…-
 
Così successe una cosa che non accadeva da molto, molto tempo: Daphne attirò a sé la sorella più piccola e la strinse in un abbraccio. Strette, commosse, le sorelle Greengrass presero a rassicurarsi a vicenda, davanti agli occhi di tutti
 
-Perdonatemi, ma non c’è tempo per i congedi: ripeto, seguite Gazza, prego!- Minerva McGonagall riportò l’ordine, così Astoria guardò per l’ultima volta il volto di quella sorella dai colori opposti ai suoi, che le sorrise prima di voltarsi e tornare da Lee, che guardava commosso la scena. La Sala si svuotò velocemente; il tavolo dei Serpeverde rimase deserto, mentre gli altri tre ospitavano buona parte degli studenti più anziani che avevano deciso di rimanere per la causa. Così Kingsley cominciò a distribuire compiti a tutti. I gemelli si presero l’onere di organizzare la difesa dei passaggi segreti, coinvolgendo Lee, Matilda e Daphne, che tirava via le ultime lacrime dal volto algido. Matilda si impose di non pensare a Draco, limitandosi ad annuire e farsi impartire ordini: dovevano fare in fretta, perché mancava pochissimo tempo a mezzanotte.
 
 
11:35 PM - Argine Est del Lago Nero
 
-Spiegami ancora una volta perché siamo venuti a suicidarci, capo-
 
Loby, in tutta la sua dissolutissima vita, aveva sempre fatto in modo di non rischiare la pelle; giunto alla soglia dei 45 anni ci era riuscito egregiamente, fin quando il grande capo non aveva deciso di richiamare lui ed altri dieci uomini fedeli, che solitamente si limitavano ad impartire a loro volta ordini; Louis li aveva sorpresi ancora una volta, dichiarando che aveva deciso di unirsi alla causa dei dissidenti contro Lord Voldemort. A Loby, come agli altri, parve molto strano, dato che a Louis Murray non gli era mai fregato niente di certe questioni “politiche”, di conseguenza la richiesta di spiegazioni arrivò spontanea. Ma Louis si limitò a spiegare che l’avrebbero fatto e basta. Si sarebbero dovuti tenere pronti a ricevere una sua chiamata, specificando con calma serafica che se avevano in testa di disertare, era meglio per loro lasciare in fretta il paese. Nessuno aveva osato quindi chiedere altro, ma Loby aveva un rapporto speciale con il suo capo; non gli era mai saltato in mente di disertare, ma voleva capire perché diavolo avrebbe dovuto rischiare la sua testa brizzolata per ammazzare un branco di lupi mannari. Va bene che quel Greyback non gli era mai piaciuto, ma fin quando quello e i suoi scagnozzi erano lontani andava tutto bene.
Louis Murray guardava dritto davanti a sé, con le mani in tasca e la sigaretta in bocca; i suoi occhi chiari risplendevano persino nell’oblio della notte
 
-Perché ogni tanto è bene prendere delle posizioni per quello che si ritiene giusto- rispose il mago, con la sua voce calma e profonda
 
-Va bene, ma perché occuparci solo di Greyback e dei suoi?- lo incalzò nuovamente Loby, dopo aver sputato a terra
 
-Perché il nostro obbiettivo è quello e se volete salvarvi la vita vi conviene non tergiversare. Andate dritti al punto, mi fido di voi-
 
-E tu?- Chiese Loby, accendendosi a sua volta una sigaretta e affiancandosi a Louis
 
-Io ho un altro obiettivo- concluse lui, non lasciando alcuna possibilità di replica, con lo sguardo puntato sulle luci che illuminavano il castello di Hogwarts.
 
 
11:43 PM – Casa Tonks

 -Dovresti restare, Dora. Ti rendi conto di quello che potrebbe succedere?-
 
Andromeda teneva in braccio il piccolo Teddy, con una manina allacciata ad una fragile ciocca di capelli turchesi. Tonks sistemò il bottone dei pantaloni; aveva partorito da poco, eppure si sentiva davvero in forma
 
-Ho dei doveri nei confronti dell’Ordine, mamma…e poi Remus…-
 
-Hai dei doveri nei confronti di tuo figlio!- Andromeda alzò un po’ la voce, generando un vagito di protesta da parte del nipotino, che prese subito a cullare
 
-Lo capisci che lo faccio proprio per lui? Non posso pensare che potrebbe crescere in un mondo dove quelli la fanno da padrone- Tonks sorrise, si avvicinò alla madre ed alzò una mano per carezzarle una guancia –andrà tutto bene mamma, comunque vada…libereremo il nostro mondo da questo fardello-
 
Gli occhi lucidi scesero a fissare il figlioletto, che la fissava mentre schioccava la bocca; Tonks carezzò la nuca turchese, prima di abbassarsi per baciare la fronte di Ted
 
-La mamma tornerà presto- sussurrò. Un ultimo intenso sguardo fra le due donne precedette il congedo di Tonks, lasciando Andromeda con in braccio Teddy, a fissare la porta che la figlia si era appena chiusa alle spalle
 
“Ti prego, fai attenzione, tesoro” mormorò fra sé.
 
 
11:50 PM – Corridoio del quarto piano, Hogwarts

 -E ora che facciamo? Qual è il piano?- Goyle fissava Draco, con la schiena appoggiata alla parete in penombra, mentre rigirava fra le mani la bacchetta di sua madre
 
-Te l’ho già detto, dobbiamo solo aspettare. Se siamo abbastanza furbi da tenerci lontani dalla battaglia, non ci resterà che aspettare di avvistare Potter-
 
Tiger, al fianco di Goyle, si guardava intorno
 
-E se non dovesse arrivare? Se qualcuno ci attaccasse?-
 
-Ci difendiamo?- chiese, retoricamente e spazientito Draco. L’unica speranza rimasta era trovare Harry Potter e sperare, intanto, che sua sorella non venisse coinvolta.
 
 
11:55 PM – Ingresso del passaggio segreto per Hogsmeade
 
-Io controllerò questo punto assieme  a Lee-
 
-Ci sono anche io!- protestò Daphne
 
-E tu, certo. Non sia mai che mi venga in mente di separare questa adorabile coppia- Replicò Fred, poi fu George a prendere la parola
 
-La Spinnet, il suo amico…- -Bastian- Rispose Alicia al posto del mago che aveva un’espressione decisamente contrita e teneva fissi i glaciali occhi chiari su Alicia Spinnet –Insomma, voi due, Oliver e Katie occupatevi del passaggio del quarto piano, si trova dietro lo specchio: il passaggio è ostruito, ma non dubito che potrebbero liberarlo, non credo proprio che quei bravi ragazzi vestiti di nero si mettano a fare convenevoli proprio ora- i quattro menzionati si scambiarono segni d’assenso –mentre io, Matilda ed Angelina ci occuperemo del passaggio dietro la statua di messer Viscido. Teniamo gli occhi aperti e se necessario comunichiamo con i  galeoni-
 
Tutti annuirono, concentrati. Matilda si avvicinò a Lee e Daphne, abbracciando prima l’uno e poi l’altra –State attenti- disse a Daphne, stringendole una spalla
 
-Tranquilla, penserà lei a me- sghignazzò Lee dando un pizzicotto a Daphne, così Matilda guardò Fred, contro cui si scagliò, stringendolo in un abbraccio fortissimo
 
-Anche tu Fred- aggiunse tenendo stretto il mago, guardandolo dal basso
 
-Stai tranquilla ragazzina, ce la faremo- Fred le scompigliò i capelli e poi si chinò un po’ –Tienilo d’occhio- aggiunse, lanciando uno sguardo a George. Matilda annuì e si staccò dall’amico, lasciando modo a George di avvicinarsi a lui
 
-Allora, sei pronto Freddy?-
 
-Sono pronto, Georgie-
 
I gemelli si strinsero a loro volta in un forte abbraccio. Si staccarono con difficoltà, riscontrando nell’altro lo stesso identico sorriso; comunque fosse andata, ce l’avrebbero fatta. Il gruppo si divise prendendo le diverse direzioni e George si voltò un’ultima volta, alzando il pugno verso Fred, che lo imitò. Nel voltarsi e seguire la propria strada, George si sentì stranamente sereno, convinto di avere ancora su di sé, lo sguardo della sua esatta, meravigliosa metà.
 
 
00:01 AM – Hogwarts
 
Un boato, poi un secondo, ancora più forte, ancora più inquietante. Harry Potter non si era consegnato. La guerra aveva inizio.
 
*
 
Fenrir Greyback aveva lasciato che la bestia si impadronisse di lui, con puro gusto. Non vedeva l’ora di mettere le mani su qualche ragazzino, sarebbe stato il suo premio per essersi votato alla causa del Signore Oscuro. Seguito da una dozzina di maghi, lupi mannari che lui aveva piegato ed istruito per seguire i suoi ordini, avanzava verso una delle mura di Hogwarts, già messa sotto attacco. Volavano incantesimi come moscerini, illuminando i passi di Greyback che attaccava senza alcuna pietà chi provava ad ostacolare la sua avanzata. Ma in tutta quella confusione, tra fatture e maledizioni, ragni giganti che avanzavano, come alcuni giganti, di cui sentiva i passi scuotere la terra, Greyback non si rese conto che, alle sue spalle, i suoi seguaci morivano uno ad uno sotto i colpi dei sottoposti di Louis Murray.
 
*
 
-George! Hanno sfondato!-
 
-Angie prendi questi! Lanciali verso di loro! Matt coprimi le spalle!-
 
I Mangiamorte erano penetrati nel castello; per quanto avessero tentato di resistere era successo l’inevitabile ed ora non restava loro che combattere. George creò un diversivo per ostruire il passaggio ordinando ad Angelina di lanciare, all’interno di esso, della polvere buiopesto peruviana e qualche detonatore abbindolante, mentre lui si occupava, assieme a Matilda, di respingere l’attacco di un paio di maghi sbucati dal corridoio. Matilda si parò in protezione di George respingendo una maledizione con un forte incantesimo scudo
 
-Tutto bene George?!-
 
-Finché ci sarai tu ad evitare che muoia, direi di si!- George non si risparmiò una risata nemmeno in quel contesto. Purtroppo a quei Mangiamorte se ne aggiunsero altri, che Angelina era riuscita a tenere a bada solo momentaneamente; Matilda evitò per miracolo una fattura e ne contrastò un’altra, che distrusse uno dei grandi arazzi sulla parete, facendo urlare di terrore il soggetto ritratto che fece appena in tempo a spostarsi nell’arazzo affianco
 
-La polvere!- gridò lei
 
-Finita!- rispose Angelina, alle prese con un energumeno avvolto da maschera e mantello. Non sarebbero usciti bene da quello scontro, se una scia rossa non avesse colpito in pieno petto il Mangiamorte che stava attaccando George e Matilda: Tonks spuntò, assieme a Ginny, entrambe con le bacchette sguainate
 
-Tonks! Che ci fai qui?!-
 
-Non potevo aspettare sapendo che stavate qui a combattere…tu! Non provare a toccare mia cugina!-
 
Tonks scagliò un pietrificus verso il Mangiamorte alle spalle di Matilda, che crollò a terra, inerme. Poi un forte boato proveniente dal piano superiore li fece barcollare. Matilda finì con la schiena addosso ad una parete e nel rimettersi in sesto, notò con la coda dell’occhio un ragazzo conosciuto, che si allontanava dinoccolato; sentì il volto andare a fuoco: avrebbe raggiunto Blaise Zabini, così da spedirlo nei sotterranei assieme ai suoi compagni di casa
 
-Matilda! Dove vai?- Tonks la bloccò per un polso –Dovete rimanere uniti!-
 
-Torno subito!- gridò lei in risposta
 
ma un altro fragore li destabilizzò nuovamente; le urla si facevano spazio da ogni angolo del castello, senza considerare che il passaggio che avevano protetto fino a quel momento, era stato infine conquistato da alcuni Mangiamorte che si stavano facendo strada per entrare
 
-Non possiamo fare più nulla qui! L’unica cosa…- Angelina tirò indietro le treccine sfuggite alla coda, prima di puntare la bacchetta contro il passaggio
 
-Bombarda maxima!- gridò, mandando in frantumi l’entrata, che si chiuse sotto la frana dei detriti
 
-Andiamo a vedere come stanno gli altri, forza!- Angelina si trascinò dietro Ginny, mentre Tonks afferrò Matilda per le spalle –Remus? Lo hai visto?-
 
-Non ho idea di dove sia…ma se la caverà, vedrai!-
 
-Vado a cercarlo, tu stai attenta, difendetevi a vicenda!- Tonks strinse Matilda in un fugace e sentito abbraccio, prima di correre via; George afferrò la mano di Matilda e corse nella direzione in cui avevano visto scomparire Blaise, allontanandosi dai Mangiamorte che si stavano riprendendo dai colpi inferti. Correvano, veloci e affannati; purtroppo Matilda perse la presa di George, che di punto in bianco venne sbalzato via da uno schiantesimo
 
-George!-
 
Ma un’altra esplosione gettò il corridoio in un caos di fumo denso. Cominciò a tossire, convulsa; voleva ritrovare George, ma il ragazzo non rispondeva ed il fumo si faceva più denso…
Si fece strada a tentoni verso l’uscita dal corridoio, ma d’improvviso si ritrovò sulle scale che subito si mossero, obbligandola a scendere al livello successivo. Urlava il nome di George, mentre evitava di essere raggiunta dalle maledizioni dei Mangiamorte. Si guardò intorno, spaesata, terrorizzata, persa.
Era sola.
 
*
 
La battaglia continuava violenta e più il tempo passava, più la voglia di sangue e carne si faceva largo nelle fauci di Greyback. Fugacemente si chiese perché questi poveri idioti continuassero a combattere una battaglia che, con ogni evidenza, avrebbero perso; ma a lui importava poco, perché la bestia scalpitava, rivendicando il suo tesoro, la sua ricompensa. E come una fulgida stella, quella arrivò crollando da una balconata; con grandi falcate, Fenrir Greyback raggiunse la giovane strega riversa a terra, che mugolava di dolore: un’ondata di lunghi capelli ricci color del miele, sebbene alcune ciocche fossero raggrumate dal sangue, circondavano il viso tondo, piegato in una maschera di dolore. Quando la ragazza si rese conto che su di lei era calato qualcuno, spalancò gli occhi, terrorizzata; quella era l’espressione preferita di Greyback, quella che lo eccitava sopra ad ogni altra cosa al mondo: l’esatto momento in cui la preda si faceva consapevole che presto sarebbe stata sbranata, gettava Greyback in un totale stato di frenesia. In un solo istante spalancò le fauci, azzannando la giovane ragazza alla mandibola e beandosi, così, del sangue fresco. Ma il piacere fu breve, troppo breve, perché qualcosa lo aveva appena sbalzato via con gran violenza
 
-Tu sei l’essere più raccapricciante con cui abbia mai avuto a che fare, Greyback. Vorrei davvero che questo momento durasse molto di più, perché una bestia come te meriterebbe la tortura…ma purtroppo ti renderai conto da te che non ho molto tempo a disposizione, perciò…-
 
Rivolto sulla schiena, Fenrir Geyback fissò il suo carnefice con la stessa identica espressione di terrore puro, con cui poco prima l’aveva guardato la ragazza, di cui sentiva ancora il sangue sulle labbra. Poi la punta della bacchetta di Loby quasi lo toccò e l’uomo corpulento schiuse le labbra in un sorriso
 
-Questo te lo manda Andromeda Tonks, per aver condannato suo genero. Vai all’inferno Greyback, io ti raggiungerò fra qualche anno: Avada Kedavra!-
 
Così Greyback trovò la sua fine, con addosso il rimpianto di non aver potuto consumare la sua ultima preda.
 
*
 
George si rialzò a fatica, tenendosi la testa con entrambe le mani; ancora si stupiva, di tanto in tanto, di non sentire la presenza dell’orecchio sotto i capelli leggermente lunghi. Sentì, lontanissima, la voce di Matilda, ma prima che riuscisse a riprendere fiato, dopo essere stato schiantato, quella si era fatta assente. Dovette attendere che il fumo si dissipasse, prima di scorgere Blaise Zabini, con la bacchetta puntata verso di lui
 
-Come va, sporco traditore? Vuoi che ti faccia saltare anche l’altro orecchio?-
 
Avere davanti il mago che si era fatto complice delle torture nei confronti della sua Matilda, annebbiò totalmente lo sguardo di George
 
-Non potevo aspettarmi che un attacco a sorpresa, da un vigliacco come te- rispose George, tirando su un angolo della bocca. L’insolenza non era mai piaciuta a Blaise, era evidente, dato che non perse tempo e subito lanciò contro l’altro la terribile maledizione cruciatus, che George riuscì ad evitare
 
-Ti piace davvero tanto giocare sporco, non è vero Zabini?- George, agile, puntò la bacchetta nella sua direzione
 
-Excelsiosempra!- Blaise, preso alla sprovvista, si sollevò da terra, per poi ricadere violentemente al suolo, gridando di dolore
 
-Ti piace, Zabini? Questo è per aver torturato Matilda!-
 
Blaise rotolò su un fianco, evitando così di incontrare l’urto di un altro incantesimo; bacchetta alla mano, Zabini la puntò contro George, colpito in pieno dalla sua tortura, che cominciò ad urlare di dolore
 
-Non mi ha lasciato altra scelta, avrebbe dovuto ascoltarmi, quella puttana! Crucio!-
 
Intorno ai due si sentiva il molesto rumore della battaglia in atto, ma questo non fece esitare Blaise dal torturare George. Eppure il ragazzo riuscì a contrastare la tortura, alzando il legno nella direzione del nemico
 
-Expulso!-
 
Forti scariche elettriche colpirono Blaise, che si accasciò nuovamente a terra e George, dolorante ma rabbioso, si avvicinò a lui, continuando a colpirlo
 
-E con una madre come la tua hai pure il coraggio di dare della puttana a lei?!-
 
-Ex…expellia…-
 
George passò una mano sulla bocca sporcata di sangue, mentre liberava una risata
 
-Sei ridicolo…fastronum!- Blaise si coprì d’istinto le orecchie, impossibilitato a tentare ancora di contrattaccare. George si mosse ancora verso di lui e si accovacciò accanto al corpo raggomitolato –Vantaggioso avere un solo orecchio, non trovi? Non sai da quanto tempo volevo rompere il tuo bel naso dritto- e con un unico, forte pugno, George colpì il viso di Blaise, spaccandogli il setto; le narici cominciarono a fiottare sangue
 
-Sei un viscido codardo, Zabini. Matilda è stata troppo buona con te, ma non avevi fatto i conti con me, giusto? Per tua sfortuna io sono molto meno indulgente della mia ragazza. Spero che ti soffochi col tuo stesso sangue puro, bastardo-
 
Detto questo George si alzò e corse via, lasciando Blaise a terra, sanguinante, a masticare bestemmie.
 
*
 
Un clangore acutissimo, poi un boato assordante, attirò l’attenzione di Matilda, che non aveva fatto altro che tentare di difendersi e difendere i compagni che aveva incontrato. La testa rimbombava con assoluta violenza e la stanchezza aveva iniziato a farsi sentire. Si era beccata qualche maledizione ed un paio di schiantesimi abbastanza potenti da farla sbalzare via; ma quando sentì quel funesto frastuono, mosse rapidamente lo sguardo nel tentativo di capire da dove provenisse ed appena realizzò che la direzione era quella della Stanza delle Necessità, corse verso di essa. Nella corsa scorse una vecchia e spelacchiata Scopalinda gettata in un angolo, che appellò per poi montarci sopra: doveva assicurarsi che si fossero messi tutti in salvo, che nessuno si trovasse dentro la Stanza; sentiva l’aria calda sferzarle la faccia ferita e più si avvicinava alla Stanza, più quella si faceva insopportabilmente bollente. Ma solo la testa bionda di suo fratello, accasciato a terra al fianco di Goyle, la obbligò a sterzare
 
-Draco!-
 
Abbandonò la scopa a terra e corse verso il fratello, che non faceva altro che tossire davanti al muro della Stanza. Quando il ragazzo sentì la voce della sorella, alzò gli occhi lucidi e arrossati, ma non fece in tempo a reagire che Matilda si era gettata fra le sue braccia
 
-Draco…Draco stai bene, stai bene! Perché sei qui?! Non ti ho visto nella Sala Grande, credevo che Tu-sai-chi…-
 
Matilda frenò il flusso di parole perché, fra le sue piccole braccia annerite e ferite dalla battaglia, Draco aveva ceduto ai singhiozzi. Goyle, al loro fianco, sembrava pietrificato e continuava a ripetere il nome di Tiger come fosse un mantra. Matilda capì che doveva essere successo qualcosa a Vincent Tiger, ma non chiese nulla, limitandosi a carezzare la testa di Draco che non riusciva a smettere di singhiozzare sebbene un altro, terribile rombo, si fece portavoce di una forte esplosione, molto vicina
 
-Ci…ci ucciderà, ci ucciderà t-tutti, tutti q-quanti-
 
-No, no che non lo farà, andrà tutto bene, ma devi andartene ora, metterti al sicuro-
 
Provato, con il viso arrossato dalle lacrime e gli occhi ancora più rossi, Draco la fissò dopo essersi staccato da lei –No! Tu devi v-venire con me! N-non ti lascio qui!-
 
Matilda strinse il volto del fratello fra le mani –Io ho deciso da che parte stare, chiaro? Non importa se mi costerà la vita…ma tu devi andartene, subito! Dove sono mamma e papà?! Vai da loro, raggiungili!-
 
Ma Draco scosse la testa violentemente –Sono con lui…non posso…-
 
Matilda si irrigidì; ma era chiaro, come aveva fatto a non pensare che i suoi genitori dovessero essere al fianco di Voldemort? beh, almeno non erano morti, valutò con rassegnazione, prima di puntare di nuovo gli occhi in quelli identici del fratello e stringergli il viso fra le mani
 
-Devi rimanere lucido, ok? Vai nei sotterranei, raggiungi gli altri, Astoria deve trovarsi lì…e portati Goyle, se non vuoi che ci rimanga secco-
 
Si alzò, più stanca che mai, intenzionata a trovare George, o Daphne, o Fred…di certo avevano bisogno di lei. Prima di poter afferrare nuovamente la scopa, sentì la voce di Draco richiamarla di nuovo
 
-Mati…mi dispiace, mi dispiace per tutto- sussurrò flebilmente. Draco le fece una gran tenerezza, sporco e sconvolto com’era. Lui non era fatto per quel posto, lui non era fatto per combattere. Lui stava meglio da codardo
 
-Vai Draco, ti prego, io devo andare- detto ciò inforcò la scopa su cui salì
 
-Ti voglio bene!-
 
Quell’ultima frase le fece salire le lacrime
 
-Anche io- rispose già in groppa alla scopa, già lontana da Draco. Ora non poteva pensare a lui; doveva continuare a combattere.
 
*
 
Mentre tagliava il cortile esterno a cavallo della scopa, una voce terribile ed ormai conosciuta sembrava voler spaccare la testa di Matilda, che rischiò pericolosamente di cadere dal manico. Lord Voldemort chiedeva loro di arrendersi: avevano tempo un’ora per disporre i loro morti con dignità e curare le ferite. E mentre Lord Voldemort lanciava un ultimo richiamo diretto ad Harry Potter, Matilda scorse fumi neri dissolversi nell’aria, assieme ai dissennatori, che si era ritrovata a tenere a bada servendosi della sua piccola volpe argentata. Planando a terra il gelo le costrinse le viscere; si sentiva incredibilmente sola, impaurita e stanca; suppose che avrebbe potuto trovare i suoi compagni nella Sala Grande durante la tregua, per cui sfrecciò radendo il suolo fin dentro l’ingresso distrutto, dove statue grandi e piccole erano ammassate negli angoli, ridotte in frantumi. Ancora una volta corse verso la Sala Grande, nella speranza di trovare anche solo un volto amico; il silenzio era spezzato solo dai lamenti dei feriti e da forti singhiozzi, dovuti probabilmente alle perdite subite. Matilda si fece forza, incurante del sangue che sentiva colare dalla nuca e dal braccio destro, colpito dalla furia di una fattura.
Ma quello che i suoi occhi videro fu l’inizio del più atavico degli incubi: tutti i Weasley, Fleur, Lee e Daphne, Angelina, Alicia in lacrime fra le braccia di Sebastian, erano attorniati a coprire qualcuno. Non si curò delle voci che chiamavano il suo nome, ma marciò verso la piccola folla, mentre percepì con nitidezza il cuore andare in frantumi.
Vide una zazzera di capelli rossi. Un viso amato, innaturalmente pallido.
Vide George inginocchiato su di esso, a singhiozzare senza riuscire a placarsi.
Vide altri due corpi accanto a quello di Fred. Tonks e Remus, immobili come calchi di cera.
Vide, in un solo colpo d’occhio, i suoi incubi spalancare le fauci e strapparle l’anima.
Stesi, su quel pavimento di marmo, vestito di polvere e sangue, c’erano dei pezzi di lei, che non sarebbero tornati mai più.
Fred, il suo più grande amico, il fratello che l’aveva capita, accudita ed amata.
Dora, la famiglia che l’aveva accolta con la stretta più dolce e calda del mondo, a fianco del marito.
E quando qualcuno nominò il suo nome, quando Fleur singhiozzò e le toccò i capelli, Ginny la richiamò con dolore, Molly la appellò bambina mia, solo allora George alzò la testa e la fissò, con gli occhi gonfi e svuotati dalla perdita di quella sua metà che lo aveva definitivamente distrutto. Matilda non riuscì a dire nulla, ma fissò la bocca di George, il diluvio dei suoi occhi, le sue mani chiuse a pugni, a contenere tutto il suo dolore. Fu in grado di accogliere solo lui, mentre si accucciava al suo fianco e si faceva vittima di quell’abbraccio attanagliante, molto, molto più forte di quello stremato di Draco
 
-Pensavamo…pensavamo…cazzo, credevamo fossi morta anche tu, anche tu- singhiozzò George, incapace di trattenersi, avvinghiato a lei come se fosse l’unico appiglio per tenersi attaccato alla vita
 
-Sono qui, sono qui, tesoro mio, non me ne vado-
 
*
 
Molte cose successero, una dietro l’altra, senza tregua di calma e di tempo. Piansero i loro morti per poco tempo, curarono chi aveva bisogno di loro; era incredibile pensare che fosse passata solo un’ora, durante la quale la notte stava per cedere il passo all’alba di un giorno che si presentava mostruoso e maligno. Matilda non aveva mai lasciato i Weasley ed i suoi amici, mai, nemmeno un istante. Abbracciò stretto Ron ed Hermione la avvolse e la carezzò, ripetendo solo mi dispiace, fra i singhiozzi. George era spezzato e non sembrava davvero presente; singhiozzava e si ammutoliva, teneva la sua mano e la implorava di non lasciarlo solo. E come avrebbe potuto? La sola idea di separarsi da lui era lacerante, non ci sarebbe riuscita nemmeno fosse intervenuta la volontà.
Poi tornarono i Mangiamorte, capitanati da Lord Voldemort un passo avanti ad Hagrid, che teneva in braccio il corpo inanimato di Harry. Quindi era morto davvero e, con lui, la loro speranza migliore. Davanti all’entrata del castello si schieravano le parti e la sua, malconcia e sofferente, gridava che no, non era possibile, che Harry Potter non poteva essere morto. Matilda vide il viso di Bellatrix pervaso da adrenalinica felicità e poi scorse i suoi genitori, che brillarono nel vederla viva; ma era davvero meglio, essere vivi in quel mondo lì? Strinse forte la mano di George in piedi per miracolo al suo fianco e cercò nuovamente Narcissa, che non aveva mai smesso di fissarla.
Poi Neville, coraggioso più di chiunque altro, si fece avanti per sfidare apertamente Lord Voldemort, che calò sulla sua testa il Cappello Parlante richiamato da Hogwarts, solo dopo aver pietrificato il povero grifondoro. Teatrale, volenteroso di attirare l’attenzione, come se ce ne fosse stato bisogno
 
-Il nostro Neville ora dimostrerà che cosa accade a chiunque sia così sciocco da continuare a opporsi a me-
 
Con un rapido movimento della bacchetta, Lord Voldemort diede fuoco al cappello parlante. Ma qualcosa accadde, perché urla si levarono dalla foresta ed una mandria corse verso di loro; Grop, che richiamava il fratello, fu attaccato da giganti ben più grossi di lui, mentre i centauri scoccavano frecce ed attaccavano i Mangiamorte. Mentre Neville si divincolava dall’incantesimo e, davanti agli occhi di tutti, tranciava la testa di Nagini, Matilda tirò via George, correndo all’interno del castello dove presto, tutti, si sarebbero riversati. C’erano Seamus Finnigan ed Hanna Abbott che lottavano per scacciare uno dei Mangiamorte; Charlie, tornato per aiutare nella battaglia e giunto con molti abitanti di Hogsmeade, deviò una maledizione diretta a George; gli elfi domestici erano emersi dalle cucine e lottarono con tenacia; Matilda vide Hagrid accanto ad un uomo che non aveva mai visto, dal vestiario impeccabile che lanciava colpi verso Walden Macnair, il boia al servizio di Voldemort e zio del conosciuto Sebastian, che lottava al fianco di Alicia. Mentre evitava un lampo di luce verde che le bruciò una ciocca di capelli si avvicinò involontariamente ai due e fu rapita, per un attimo, dall’abilità posata del mago dagli occhi di ghiaccio
 
-Levati di mezzo!- gridò il boia, mentre tentava di lanciare maledizioni contro l’altro
 
-Questo è ciò che meriti per aver usato tuo nipote; au revoir, Macnair-
 
Un lampo verde colpì il viso di Walden Macnair, che stramazzò a terra, rigido come uno di quegli animali che amava tanto impagliare. Matilda si lasciò alle spalle il grido di giubilo di Hagrid e ricercò subito George, che vide atterrare, assieme a Lee, il brutto muso di Yaxley. Affiancò Daphne, furiosa più che mai, nell’abbattere Rosier, per poi spostarsi rapidamente verso Luna, Ginny ed Hermione, che tentavano di tenere a bada Bellatrix
 
-Hai visto che fine ha fatto la tua cuginetta?! Sei venuta qui per raggiungerla?- gridò Bellatrix, intrisa di follia. La consapevolezza che Tonks fosse morta per le mani di quella donna la fece gridare di rabbia; sarebbe morta, ma non prima di vedere quella stronza soffrire le peggiori pene. Ma Molly prese il comando appena Bellatrix per poco non colpì Ginny, urlando che avrebbero dovuto lasciarla a lei. Le streghe duellarono con tenacia e ad ogni colpo di Molly, Matilda vedeva la sicurezza svanire sul volto di Bella, che trovò la morte per mano di un ultimo, potente colpo di Molly Weasley.
Così le parti si ribaltarono rapidamente, fino alla sconvolgente visione di Harry Potter, più vivo che mai, che si poneva al centro della Sala, proprio di fronte a Lord Voldemort: i due maghi crearono nell’imminente un vuoto intorno a loro, nonostante le centinaia di persone che, a quel punto, si erano stipate contro le pareti. Matilda voleva raggiungere George, ma una mano la tirò via proprio durante l’epico scontro dei due maghi, rapiti l’uno dall’altro. Il volto della madre, avvolto dai capelli stranamente scomposti, era concentrato ad inglobare gli occhi della figlia, che rispose, muta, al suo sguardo. E mentre Harry Potter si rivolgeva a Lord Voldemort, dichiarando che l’avrebbe sconfitto, perché aveva dalla sua un sentimento troppo grande che il mago oscuro non poteva comprendere, Narcissa strinse a sé la sua bambina, sussurrandole di quello stesso amore con cui si faceva scudo Harry Potter, che per sempre l’avrebbe legata a lei.
Così, nelle braccia della madre, che voleva sentire sue per un'ultima volta, avvolta da un’accecante luce dorata, Matilda assisteva alla sconfitta del più grande mago oscuro di tutti i tempi, per mano del ragazzo con la cicatrice a forma di fulmine.
 
Rose tinted view
And satellites that compromise the truth
 
But I wanted mor,,e with the cuts and the bruises
Touch my face
A hopeless embrace
 
Faith
It drives me away, but it turns me on
Like a stranger's love
 
Rockets through the universe
It fuels the lies and feeds the curse
And leads me to be
Glorious
 
I need to believe, but I still want more
With the cuts and the bruises
Don't close the door, on want you adore
 
And faith
It drives me away, but it turns me on
Like a stranger's love
 
It rockets through the universe
It fuels the lies and feeds the curse
And leads me to be
Glorious

Glorious - Muse

°
 
Piccolo, scontato, ma doveroso appunto: alcuni dialoghi sono tratti pari pari dal libro. Conoscete la mia morbosità per il canon, per cui è inutile specificare che la volontà è stata quella di non voler tradire la saga originale, ma di condirla con alcuni personaggi, tra cui, ovviamente, Matilda.
 
“Bastian” Macnair è un oc di AdhoMu. A lui è dedicata la long “L’assistente di Pozioni”, oltre che apparire anche in altri scritti di AdhoMu. Avevo esigenza di omaggiare questo oc che sento un po’ come un figlioccio.
 
Nulla, in questa storia, è lasciato al caso ( almeno ci ho provato); ecco quindi svelato l’accordo fra Andromeda e questo affascinante mago che avete conosciuto nello scorso capitolo: Andromeda vuole giustizia per Remus (proprio Greyback è la causa delle sue dolorose trasformazioni al sorgere della luna piena) e chiede al signor Murray di uccidere Greyback e i suoi. In cambio, Louis avrà la possibilità di vedersela direttamente con Walden Macnair, con il quale ha un conto in sospeso che spero di approfondire in futuro. Per il momento se volete saperne di più, leggetene le vicende in “L’assistente di Pozioni” di AdhoMu, dalla quale ho preso spunto (con suo consenso), per creare questo legame tra il mio oc ed il suo.
 
 
Siamo quasi giunti alla fine. Io ho appena gettato il mio cuore nel cestino al fianco della scrivania. Vi aspetto all’epilogo (così suona minacciosa) con tutti i ringraziamenti. Vi abbraccio.
 
Bri
   
 
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