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Autore: Ely_Pommy    26/09/2018    2 recensioni
Quante famiglie vivono i loro problemi? Tutte!
Ma la famiglia di Erika è un tantinello esagerata. Ecco a voi un viaggio visto con i suoi occhi in una giornata di fine estate o dopo scuola
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dov'eravamo? bene alle ore 14:00.
Scusatemi per il solito vuoto cosmico, ma penso che abbiate giocato col mio ipotalamo, perciò i miei film mentali sono partiti a raffica.
Vi avevo detto che potevate darci un’occhiata, non fare binge watching!
Bene, adesso preparatevi per uno dei momenti più imbarazzanti della giornata: il rientro di mia madre dal lavoro.
Questo è un momento in cui la meditazione zen potrebbe assolutamente venirmi in aiuto, ma io non mi chiamo Buddha, non sono una persona paziente e perciò potete immaginare il caos che scateneremo tra poco.
Oggi è anche un giorno in cui mia madre torna abbastanza presto dal lavoro, perciò potremmo dire che la pacchia è finita abbastanza presto, per quanto in casa mia si possa parlare di pacchia.
Ora, il difetto dei miei genitori è il seguente: la maggior parte delle volte, quando sono da soli, si può tentare un approccio semi civile… Il problema è quando quelle 2 teste calde si riuniscono.
Ma partiamo dal principio.
Vorrei fare un piccolo excursus per inquadrare chi abbiamo davanti.
Comincerai col dire che mia madre è la CIA. In che senso?
Beh dovete sapere che quando ho avuto problemi alimentari, periodo nero grazie al cielo superato, anche se alcune volte ricompare quando mi sento giù a mo’di diavoletto sulla spalla di Kronk…ah non sapete chi è Kronk? Perfavore! Fatevi una cultura disneyana e poi tornate.
Ad ogni modo, in quel periodo, io facevo una specie di tour delle meraviglie, visitando quasi ogni bar del circondario.
Ora, in casa eravamo tutti coscienti di ciò che combinavo, ma non è che mi mettessi a raccontare dove ero stata e cosa ero riuscita a recuperare, ma questo non era necessario perché puntualmente, mia madre sapeva tutto!
Sapeva esattamente dove ero stata, che cosa avevo preso, con chi ero, quanto avevo speso e a che ora c'ero stata.
C’è da dire che io abito in un posto talmente piccolo e talmente isolato, che praticamente si trova tra la valle di Mordor e il fantabosco; qualche volta sono passati a trovarmi anche i nanetti del Loaker e Heidi in piena botta per dirmi “ehi, zia! Sai che le caprette mi fanno ciao?”, ma che diavolo! Qui i negozi cambiano gestione un giorno sì e l’altro pure talmente siamo isolati dal mondo: come fa la gente a sapere chi sono senza che io li abbia mai visti?
Ovviamente, però, la domanda che mi sento di fare dal profondo del mio cuore è perché la gente abbia sentito questo irrefrenabile desiderio di parlare con mia madre dei miei spostamenti e soprattutto che bisogno ci fosse di riportarle la telecronaca di cosa abbia preso, di cosa abbia fatto di cosa abbia disfatto.
Giuro, che la prossima volta che vado da qualche parte, o vado in un posto remoto in Culandia (rinomato paesino di campagna), oppure ci vado a carnevale vestita, truccata e con la voce artefatta: voglio vedere se qualcuno mi riconosce ancora.
Certo, ci sono state delle volte in cui ho sospettato di avere un GPS sottopelle installato alla nascita, ma ho scartato quest’opzione mediante il prossimo racconto che ora vi farò.
Come sarebbe ottimo in un romanzo dal titolo “dr. jekyll e mister Hyde”, ma non in una vita normale, Mamma nasconde un’altra personalità: ovvero quella ansiosa e apprensiva: vi faccio un esempio.
Primo giorno di università. Ora di pranzo.
Chiamo mia madre e l'avviso che la fine delle lezioni è prevista per le ore 18:00, aggiungo che se avessero anticipato la fine delle suddette avrei avvertito.
Dove sta il problema vi chiederete. Beh, il problema è che lei aveva capito che io sarei rientrata alle ore 18:00.
Dovete capire, che io utilizzo il telefono si è no… MAI, perché non sono abituata a tenerlo acceso spesso se non per vedere i social per 10 secondi, giocherellare per altri 15 secondi guardare video su you tube per altri 10 secondi e spegnerlo subito dopo se non c’è da chiamare mia madre prima.
Durante le lezioni perciò, ce l'ho spento.
Finiscono le lezioni.
La navetta alla fine delle suddette non era piena, ma era una specie di scatola di sardine riempita con 500 squali, quindi lo spazio era poco persino per respirare, figuriamoci per prendere il telefono dai meandri dello zaino e avvisare mia madre che stavo uscendo dall'università.
Raggiungo la stazione dei treni.
Accendo il telefono.
Mi trovo 47 chiamate perse, no, non è un numero detto a caso…erano realmente 47.
Quando avrete recuperato la mandibola, Potrete immaginare la mia faccia.
Cerco di chiamare mia madre, ma il telefono è occupato.
Faccio il giro tutti parenti e suoi colleghi che mi avevano chiamato spiegando la situazione.
Finalmente raggiungo mia madre e vengo a sapere che lei era dai carabinieri dopo aver contattato ospedali, obitori e aver sguinzagliato colleghi e parenti nonché aver cercato di rintracciarmi con le mappe di Google tramite mia cugina, in più è in lacrime.
La prima cosa che mi aspettavo di sentirle dire nel momento in cui l'avevo contattata era: Ciao, dove sei? Stai bene? Sì beh le classiche cose da mamma nei film… Cose normali.
Ma la mia vita non è normale.
Le prime parole che mia madre mi ha rivolto, dopo avermi cercato per 1000 anni, sono state: “v********* Erika”.
Ovviamente, stiamo parlando della stessa persona che, durante il mio ricovero per epatite autoimmune, mi faceva le foto con il telefono a seguito della biopsia epatica invece che chiedermi come stessi.
Scusatemi ho divagato come al solito.
Torniamo a noi.
I tipi di rientro a casa di mia madre sono fondamentalmente 2.
Primo tipo: Da parte mia nulla da dichiarare, da parte sua nulla da dichiarare, ci si scambia due aggiornamenti, si prende un caffè, io vado in camera sua fingere di studiare o a studiare seriamente fino alla sera.
Questo tipo di rientro ovviamente è molto raro.
Tipo di rientro numero 2: o io ho combinato qualcosa o lei parte già arrabbiata (sia per avvenimenti recenti fino ad avvenimenti successi il mese scorso). Fatto sta che significa che siamo di fronte ad una bomba ad orologeria e se anche Lorenza ci mette il suo zampino perché 3 secondi prima le ho chiesto di disegnare invece che vedere la tv, io divento il bersaglio della bomba Atomica Madre, passo per il diavolo dell’inferno o per uno sterco di cavallo marcio da mesi.
Ora, io non so se le nostre pareti siano fatte di carta velina, ma con la mia famiglia non ce n’è nemmeno il bisogno.
A parte che sono medaglia d’oro di sbattimento di porte quando sono arrabbiata, ma mia madre per le due ore seguenti diventa una pentola di fagioli e spiega la sventura di avermi come figlia ad un ipotetico ascoltatore.
Finisce che mi metto a disegnare con la musica alta in modo da reprimere il mio istinto di esprimere il mio parere e sfogarmi con un Do di petto che nemmeno Pavarotti.
Rientro di mio padre… Sì lo so: copia incolla di quello che è successo la mattina e a pranzo, a meno che non vogliamo dare adito a una simpatica discussione fatta di urli e dialoghi inconcludenti con loro.
In ogni caso, quando io e i miei siamo insieme, i vicini lo sanno, La Prealpina lo sa, e lo sai anche l'arzillo vecchietto che se ne sta a due isolati di distanza con l'apparecchio acustico e non sente un’acca dal lontano ’58.
Nonostante i miei genitori dicano che io debba studiare 8 ore al giorno e poi io possa fare il cavolo che mi pare, il cavolo che mi pare non deve essere visibile da loro perché altrimenti vengo guardata con sdegno.
Ora se io, come passatempo, spacciassi eroina, mi ubriacassi, uscissi in discoteca per sniffare il contenuto di Metanfetamina di tutta la serie di Breaking Bad o fossi ricaduta nei miei accessi alimentari (Tra parentesi, sì ho perso 15 chili, ne sono fiera e grazie per averlo notato) …Comunque dicevo, nel qualcaso le situazioni sopra si verificassero, li capirei.
In cosa consiste il cavolo che mi pare? Nel disegnare, nel suonare il pianoforte, nel vedere un video stupido o una serie stupida su internet o nel montare uno dei miei video su You Tube.
Comunque, sono un disonore (scusatemi, devo farlo: disonore su dime, disonore sulla mia famiglia, disonore sulla mia mucca…chi ha orecchie per intendere, intenda… e gli altri in camper…scusatemi) perché non ho le chiappe sulla sedia e non sto studiando.
Sì, lo so: il mio mal di vivere sta ridendo rotolando sul pavimento, mentre la mia voglia di studiare si è completamente volatilizzata e nemmeno Chi l'ha visto ormai la trova più: si sono arresi, hanno detto che si è data per dispersa e lei in persona mi ha mandato una cartolina chiedendomi di non cercarla più.
È ora di dare qualche ripetizione.
Devo essere onesta: ho un bel rapporto con i miei “””alunni”””. I pochi guadagni che ricavo, li uso per fare i regali alle persone che mi interessano a Natale e pagarmi le mie uscite… Rare… molto rare perché quando combino qualcosa, mi sono dalla società, ma comunque presenti. Ovviamente le mie uscite coincidono con giorni di sgarro e sono giornate all’insegna la stupidità con le mie più care amiche.
A queste amiche vorrei dedicare una statua completamente fatta in oro inossidabile ed Eterna, perché ancora non ho capito per quale c**** di ragione non mi abbiano ancora sbattuta fuori dalla loro vita con un calcio nel sedere a causa del mio carattere.
Dopo tutto questo, a secondo del mio umore, potrei andare in palestra, se non è uno di quei giorni in cui preferisco isolarmi dalla società.
Durante la sera, 2 volte a settimana ho teatro, il resto delle sere disegno con la torcia del telefono e il computer aperto su Pinterest fino all’una di notte.
Beh, questo era un giorno qualunque di quando sono a casa.
Se volete sapere cosa succede quando rientro da scuola o da un esame, non vi resta altro che seguirmi nelle prossime mirabolanti avventure della mia vita strampalata.
A presto!
   
 
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