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Autore: PrincessintheNorth    28/09/2018    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Da quando era iniziata la festa, Belle aveva gli occhi pieni di meraviglia da tutto ciò che vedeva: i fiori, i festoni, tutti i regali (in gran parte per lei, naturalmente) la torta e la grande scritta “BENVENUTE BELLE E SUSAN (E ANCHE TANTI AUGURI A DEREK, MURTAGH, E KATHERINE)”: non avevamo ancora fatto una festa per Susie, così avevamo colto l’occasione in cui non uno, non due, ma ben tre membri della famiglia compivano gli anni e una era nata per festeggiare tutte le ricorrenze.
Ovviamente, della scritta si era occupato Sìgurd: solo lui poteva maneggiare così bene il sarcasmo e mettermi per ultima solamente per rimarcare il fatto che fossi la più piccola, anche se dall’anno prossimo non lo sarei stata più.
E ovviamente, le aveva regalato una barchetta, copiandomi il regalo. Va bene, la mia era in bottiglia, oltre che ad essere stata fatta da me ed essere un modellino preciso della fregata che stavo già facendo costruire in suo nome e la sua era già pronta per essere usata in mille giochi, ma doveva immaginare che una barca gliel’avrei regalata io e orientarsi su qualcosa di diverso.
Insomma, l’Ammiraglio della Marina ero io, in fin dei conti.
Murtagh non aveva preso molto bene i regali a tema marinaresco, già preoccupato che la sua preziosissima, bellissima, fragilissima e principesca bimba potesse un giorno diventare come la sua mamma, o peggio come Sìgurd, aveva sbuffato: era evidente che ancora nessuno gli aveva detto del mio anno da piratessa.
Quindi, per cercare di riparare i “danni”, le aveva regalato l’arco che le aveva fatto poco prima che venisse al mondo, delle nuove frecce e un pugnale.

- Scusa, non ti va bene che le regaliamo le navi ma tu le regali delle armi vere? – protestò Sìgurd, piuttosto sconcertato, rendendo Murtagh piuttosto confuso.
- Cosa dovrei regalarle? – fece stranito.
- È una bambina! Regalale una bambola! – esclamò l’altro.
- Una bambola? Che se ne fa di una bambola?! È una bambina speciale, non le servono le bambole … a meno che non le voglia. A quel punto avrà tantissime bambole, ma per ora … regaliamole cose utili. Guarda, amore, stringilo un po’ …
Le mise in mano il piccolo pugnale, e ovviamente lei si mise a guardarlo rapita, dato che era l’impugnatura decorata da rubini incastonati.
- È smussato, vero? – chiesi insospettita.
- Ma certo. – rispose, come se fosse ovvio e stessi dicendo cose assurde. – Il fabbro ha detto che taglia come un tagliacarte.
- Sarà …
Prima che potesse accaderle qualcosa, rinforzai gli incantesimi protettivi che già aveva.
E a furia di entusiasmarsi per i colori e di agitare quel pugnale, niente e nessuno mi risparmiò un bel graffio sul braccio, gentilmente procurato da Belle.

- Taglia come un tagliacarte, eh? – ringhiai, mentre Sìgurd prendeva la bambina, dandomi la possibilità di sistemarmi la ferita. – è affilato, e anche parecchio.
- Non è possibile … mi avevano detto …
- È normale. Sono tre giorni che non dormiamo. – commentai. – Nessuno dei due è a posto con la testa. – conclusi liquidando la faccenda.
La piccola Belle scalpitò per tornare in braccio e venne subito accontentata.
- Ma se andassi un po’ dal papà? – le proposi. – è da un po’ che non fai una coccola col papà …
Feci per darla a Murtagh, ma lei s’irritò ed emise un urletto infastidito, così la ripresi subito, ma continuò ad urlare.
La signorina aveva sonno, e per esperienza di tre giorni sapevo quanto fosse difficile farla addormentare.

- È ora della nanna? – le sorrise Murtagh, cercando di tranquillizzarla. – C’è una bimba che fa la nanna adesso?
Altre urla.
- Amore, ma che senso ha piangere anche perché hai sonno? – le chiesi disperata, perché dopotutto erano due giorni che non dormivo a causa di questo.
Aveva sonno? Piangeva, ovviamente. Quando uno ha sonno mica dorme, piange. 
A quel punto, andammo in camera, cercando in tutti i modi di calmarla e di farla dormire.
Un’ora e due poveri genitori stanchi morti dopo, Murtagh ebbe l’illuminazione.

- Dammela un attimo … - fece, e gli diedi la cucciola urlante. Come per magia, la piccola pazza si calmò, gli fece un sorrisone, si sistemò meglio tra le sue braccia e iniziò a ronfare beatamente.
- Allora ne approfitto. – sospirai buttandomi sul letto, per poi chiedere a Sheryl di prepararmi un bagno. Dopo pochi secondi Murtagh, con la nanetta, mi raggiunse, mentre nel sonno lei si accoccolava meglio sulla sua pancia, godendosi le coccole del suo papà.
- Katie. – lo sentii dire un attimo dopo, allarmato.
- Cosa succede?
- C’è un problema.
- Ti ha fatto la cacca addosso?
- Ha un brufolo. Katie, Belle ha un brufolo sul naso.
- Fammi vedere … - sospirai, e non riuscii a trattenere un sorriso. Era proprio bella, addormentata così. Lo era sempre, ma con quell’espressione felice e tranquilla, mentre stringeva l’indice di Murtagh nella piccola manina, lo era ancor di più. – Non è niente, è un brufolino da latte.
- In che senso?! – ansimò.
- Anche April e Annabeth ne hanno avuti un po’. Capita a tutti i neonati. È normale.
- Ma sei sicura?
- Sì.
Vidi che ci pensava un po’ su, poi scosse la testa.
- Io vado da Jasper.
Data l’ora e la stanchezza che provavo, non tentai nemmeno di fermarlo.
- Va bene, ma lascia qua la piccola.
Presi in braccio Belle, che subito si prese il mio indice, e lui uscì.
Il bagno fu pronto un quarto d’ora dopo, e ovviamente la mia piccola principessa si era svegliata: dopotutto non si può non giocare a rotola-rotola alle nove e mezza di sera, perciò era da circa dieci minuti che la spingevo sul letto, e lei rideva come una matta, e io non sapevo se ridere o sbadigliare dal sonno. Nel dubbio, ridevo sbadigliando.

- Amore. – dissi prendendola in braccio, e lei si mise a fissarmi tutta attenta. – Ma se noi adesso ci facessimo un bel bagnetto? Così magari anche tu ti calmi un po’ …
Andammo in bagno, e non appena sentì di essere in acqua un sorriso estatico e gioioso le si dipinse sul viso, mentre iniziava a sbattere le manine sulla superficie dell’acqua e a schizzare tutt’intorno, e ovviamente io seguii il suo esempio.
Dopo un po’, però, trovò quel gioco stancante e si raggomitolò tra le mie braccia, appoggiandomi una manina sul seno: aveva di nuovo fame, e subito venne accontentata.
Passò un’altra mezz’ora, e ci stavamo per addormentare entrambe, quando Murtagh mi chiamò, pur senza entrare.

- Cosa vuoi?!
- No, amore, è Eragon. – disse.
- E che ha?
- Diciamo che ha bisogno di un aiutino giuridico.Adesso neanche ci si può lavare in pace.
- E qual è il problema?
- Ha detto che ha due condannati a morte nell’Impero. Il Nord, più precisamente la contea di Wickard, ne ha chiesto l’estradizione ma non gli è stata concessa, nonostante siano cittadini del Nord. Ad ogni modo secondo lui ci sono prove sufficienti perché possa provare che i due sono stati incastrati, quindi non meritino la pena di morte, ma non sa come aggirare un decreto regio, perché Nasuada non intende concedergli un processo in cui possa esporre le prove.Oh. Non se ne vedevano molti, di casi simili.

Coccolai ancora un po’ Belle, che mi guardava incuriosita, come a dire “a cosa pensi, mamma? No, perché ti fuma un po’ la testa”.
Arricciai un po’ il naso, e scoppiò a ridere, e a quella risata seguì la mia: era semplicemente irresistibile.

- Innanzitutto. – dissi. – Sarà meglio che Nasuada conceda immediatamente l’estradizione, altrimenti gli mando giù la Marina. È sul trono da neanche tre anni e non può permettersi incidenti diplomatici, perché l’Impero è in crisi e non ha i soldi per sostenere una campagna militare, senza contare che concedere una giusta estradizione è reato e incorrerebbe in una sanzione tale che non avrebbe abbastanza soldi per pagarla neanche con uno sconto. Poi, se proprio Eragon non trova altri mezzi, digli che può ricorrere al diritto del primogenito.
- Al che? – fece una seconda voce, simile a quella di Murtagh, e intuii che fosse Eragon.
- Questi due sono genitori? Anche se non sposati, ognuno di loro ha un figlio?
- Sono sposati, e hanno un figlio.
- Benissimo. L’Impero riconosce il diritto del primogenito, per cui in casi eccezionali come il loro la regina non può procedere all’esecuzione dei condannati senza che il primogenito dia il consenso. Ovviamente però tale diritto deve essere invocato, altrimenti lei può fare come vuole.
- È … è così semplice davvero?
- Certo. – commentai, mentre Belle sorrideva, come a dire “e brava la mia mamma”. – Alla fine tutto il diritto è semplice, basta conoscerlo. A quel punto, lo puoi rigirare come meglio credi.
- Allora … devo andare!
Non facemmo neanche in tempo a salutare, che aveva già interrotto l’incantesimo.
Qualche minuto dopo, Murtagh decise di raggiungerci, dato che anche lui doveva lavarsi. E poi ovviamente voleva giocare con la piccola, che però si stava stancando, perciò rimase un po’ stupito quando, nonostante l’avesse visto entrare nella vasca, Belle non diede alcun segno di esagitazione o voglia di giocare, ma fece solo un sorrisone.

- Sei un po’ stanca, cucciola? – ridacchiò facendole il solletico sulla pancia.
- Non torturare la mia bimba! – protestai divertita stringendomela di più al seno, e schizzandolo un po’. – Non si fa!
- Belle … dobbiamo affogare la mamma. – sogghignò.
In meno di un attimo, sfruttando il fatto che non potessi difendermi ulteriormente perché avevo in braccio la bimba, mi aveva presa per i fianchi e trascinata contro il suo petto. – Adesso mi dai un po’ la bimba? – mi pregò. – Così ti annego … dai, ti fai affogare?

- Come no! è la mia massima aspirazione della vita! Anzi, guarda, faccio da sola!
- Sì, dai! Così tuo padre non mi uccide! – esultò, per poi stringermi a sé, baciarmi e dare un bacio sulla guancia a Belle. – E te cosa mi dici, puzzona?
- Come l’hai chiamata? – stavolta ero seria.
- Non ci crederai, ma i suoi pannolini non profumano di rose. – commentò.
- Chiamala di nuovo così e ti affogo io.
- E va bene … ma lei ride quando la chiamo così, guarda … Belle! Puzzona.
E lei rise deliziata.
- Puzzona! Puzzona!
Altre risate e sorrisoni al suo papà, che ad ogni sorriso e gridolino sembrava illuminarsi sempre di più.
- Brutta puzzolona!
A quel punto, gli tese addirittura le braccine per essere presa in braccio.
- Io non ho più parole. – sbuffai divertita, passandogli la bimba, che iniziò a dargli tutti i suoi abbracci e bacini. – Ehi, simpaticona. Guarda che questo papà è mio, mica tuo.
 Non è vero. Belle, la mamma la buttiamo fuori di casa, vero? Così noi giochiamo a rotola-rotola e a schizzare tutto il tempo. E ti posso chiamare puzzona quanto vuoi. – ridacchiò, mentre ora lei sembrava assolutamente meravigliata dal suo naso, cercando di acchiapparlo.Sfortunatamente, pochi secondi dopo, si rese conto che avevo dei capelli.
Prima che me ne accorgessi, la signorina mi aveva preso una ciocca e dato una bella strattonata.

- Ma no … ma tira il naso al papà, è più divertente … a lui non fai male …
- No, appena … - sbuffò divertito.
Dopo qualche minuto, Belle volle di nuovo venire in braccio a me, e anche io ottenni la mia meritata dose di abbracci e bacini.
- Ehi, amica. – le disse Murtagh. – Guarda che se fai troppe coccole alla mamma poi lei dice di essere la tua preferita. E poi lei è mia.
 - Ma piantala tu. E poi lo sai che ci vuole bene allo stesso modo, l’hai sentito anche tu nella sua mente.
- Lo so. – rispose, la voce più addolcita.
Dopo un altro po’ di coccole, assistemmo ad una sorta di miracolo: la piccola volle tornare tra le braccia del suo papà, si rigirò un po’ per assumere una posizione comoda, si appoggiò per bene contro il suo petto e iniziò a ronfare beatamente, un sorriso placido sulle piccole labbra rosee.
Per almeno cinque minuti, io e Murtagh rimanemmo a fissare prima lei e poi noi, finché non ebbi il coraggio di ammettere ciò che entrambi pensavamo, dato che probabilmente, vista la nostra fortuna, se l’avessimo detto lei si sarebbe svegliata solo per il gusto di smentirci.

- Si è … - iniziai.
- Addormentata senza piangere. – concluse lui, stupito. – Senza ore di urla, strepiti o coliche … è successo solo la notte che è nata, e perché era stanca dal parto …
- È un miracolo! – sussurrai.
 - Portiamola a letto prima che si svegli. – disse, e annuii in fretta.
Uscii per prima, asciugandomi e vestendomi con la magia nel giro di dieci secondi: poi presi un telo e lui ci mise dentro la piccola, così che potessi avvolgerla senza che prendesse freddo.
Andai subito in camera a metterle la sua tutina (stavolta dovetti per forza metterle quella a leoncino, perché Murtagh, pur di vedergliela indosso, l’aveva lavata lui stesso e mi aveva fatto giurare nell’antica lingua che gliel’avrei messa), le tirai su il cappuccio, tirai indietro le coperte e la misi a letto: nel giro di un minuto, eravamo tutti e tre addormentati come sassi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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