Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: QueenInTheNorth    29/09/2018    6 recensioni
Vi chiedete mai cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente? Se dopo l'incoronazione di Jon Snow a Re del Nord nuove forze fossero scese in campo? Se vecchie profezie fossero tornate alla luce e la Canzone si fosse rivelata? Quanto può una decisione diversa cambiare le sorti dei Sette Regni?
La ruota continua a girare, nuovi re si faranno avanti e la terra tremerà ancora per il ruggito dei draghi.
Ma la Lunga Notte è vicina, gli Estranei attendono pazienti, e nell'ora più buia tutte le vostre certezze vacilleranno. Stavolta gli uomini sono soli e l'amore forse non basterà più a salvarli.
Siete pronti a perdere ogni speranza?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark, Tyrion Lannister, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 16


The Battle of the Five Towers                                                                               



                                                  "It's the moment of truth and the moment to lie, the moment to live and the moment to die."


Yara

 

Furono sei giorni interminabili. La nave continuava a sussultare e, nonostante ciò non le desse fastidio, Yara era frustrata per non poter vedere il mare, sentire i suoi spruzzi sulla pelle. Trascorreva le giornate seduta sul letto, tentando come meglio poteva di ricordare la geografia della Roccia del Drago.

Sapeva che l'isola non era molto estesa, con un buon vento a poppa una nave avrebbe potuto circumnavigarla in un quarto d’ora, e che aveva una forma allungata. Durante il suo soggiorno, Yara aveva fatto lunghe passeggiate sulle scogliere della costa nord, il punto dove le montagne toccavano l’acqua, ed era assolutamente certa le navi di Euron non potessero attraccare lì, anche a causa dei pericolosi scogli marini. Questo almeno fino a Capo Vento, il promontorio che riparava il porto dai venti del Nord e che delimitava l’inizio di una costa frastagliata, ma comunque agibile.

Le navi lunghe della Flotta di Ferro non potrebbero attaccare a Punta del Pesce Volante, pensava Yara ricordando la scogliera dell’estremo orientale dell’isola, ma navi più piccole forse… Tuttavia era certa Daenerys avesse fortificato Capo Vento e Punta del Pesce Volante, soprattutto data la loro posizione strategica e il loro essere naturali punti d’avvistamento.

Oltre la Cala del Drago Azzurro le rocce si frantumavano e diventavano sabbia. La costa sud era interamente sabbiosa e ospitava anche l’unico piccolo insediamento umano di Roccia del Drago, se si escludeva ovviamente il castello, che invece dominava il porto. Qualunque comandante con un minimo di buonsenso attaccherebbe le spiagge o il porto, si diceva Yara stringendo le labbra, oppure tenterebbe la fortuna sulla costa est dove le navi non rischiano di incagliarsi ed affondare.

E invece Ellaria le aveva suggerito l’intenzione di Euron di attaccare da ovest. Ma ad ovest la parete di roccia è a picco sul mare, pensava Yara incerta. Una scalata in quel punto potrebbe essere fatale… La roccia dell’isola era così dura nelle pareti del castello come friabile sulla costa. Una frana era sempre possibile e di solito le imbarcazioni evitavano quel tratto di mare. Cosa voleva fare Euron? Era forse una trappola quella che stava tessendo?

Yara non poteva far altro che porsi domande e sperare che la difesa di Daenerys fosse pronta. Non hanno navi, pensava amareggiata. Quasi tutta la mia flotta è bruciata a Porto Bianco o è stata presa da Euron. Alla Roccia del Drago erano con molta probabilità rimaste meno di dieci imbarcazioni, contando anche quelle che, all’epoca della partenza per Porto Bianco, non erano state ritenute sicure abbastanza.

Le navi di Euron invece, nonostante non si avvicinassero neanche lontanamente al numero esagerato di mille, creavano comunque una flotta imponente e soprattutto variegata. C’erano navi lunghe e armate di rostri, agili imbarcazioni da guerra e piccole caravelle per gli attacchi fulminei. Euron disponeva di rematori in abbondanza, casomai il vento non fosse stato dalla sua parte, e di uomini esperti nella navigazione.

Yara sapeva che da questo punto di vista Daenerys pareva spacciata. I suoi Immacolati erano organizzati e micidiali, ma Yara non era certa si muovessero bene su una nave. I dorniani, su stessa ammissione di Tyene, non erano più così abituati al mare, per non parlare dei Dothraki, che avevano visto una nave per la prima volta il mese prima. E’ anche vero però, si diceva Yara tentando di trovare uno spiraglio di luce, che Daenerys potrebbe riuscire a spostare la battaglia a terra, dove sicuramente gli Uomini di Ferro sarebbero più in difficoltà. Poi si era ricordata di come i mercenari stranieri di Euron avessero annientato l’esercito di Benjameen e aveva capito che la situazione era davvero disperata.

La notte del sesto giorno, Yara fu bruscamente svegliata da Rodrik Freeborn. “Il re vuole vederti” le disse sputando a terra. Yara si alzò e seguì Freeborn fuori dalla cabina. Era la prima volta che usciva e aveva l’opportunità di vedere la nave su cui si trovava. La riconobbe quasi subito: era la Silenzio.

Finalmente l’ho trovata! Le venne da ridere.

Rodrik la spintonò rudemente.“Il Mancino non ti ha perdonata” le sussurrò all’orecchio, “fossi in te terrei gli occhi aperti, puttana.”

Yara alzò gli occhi al cielo. “Lo chiamate ancora il Mancino?” chiese sorpresa “Non è che brilliate di fantasia…”

Rodrik divenne rosso di rabbia. “Bada a come parli” sibilò, “se non vuoi che…”

“Basta così, Rodrik” intervenne Euron che era appena comparso in fondo al corridoio, “torna a lavoro. Avverti Botley e gli altri: vi voglio sottocoperta al più presto.” Yara si ricordava di Germund Botley, lord di Orkwood, uno dei più accesi sotenitori di Euron all’Acclamazione di Re. Freeborn si inchinò sgraziato e scomparve.

Occhio di Corvo sorrise a Yara. “Nipote” la salutò in tono falsamente affettuoso, “mi sei mancata. Vuoi passeggiare sul ponte con me?”

“No, ma tanto mi costringeresti lo stesso, giusto?”

Euron annuì, senza smettere di sorridere. Poi fece strada a Yara fino al ponte. Era ancora notte, ma le stelle andavano già sbiadendo. In lontananza, proprio all’orizzonte, si riuscivano ad intravedere dei piccoli fuochi.

“La Roccia del Drago” sussurrò Euron anticipando i pensieri di Yara.

Lei si voltò a guardarlo. “Che ci fai sveglio dopo l'Ora del Lupo, zio?”

Euron fissò il mare. “L’Ora della Piovra” la corresse. “Sai come è stato costruito il Trono del Mare, Yara?” Yara annuì: aveva sentito la storia migliaia di volte. Il saggio e coraggioso Re Grigio aveva ucciso Nagga, il più pericoloso dei Draghi Marini, e aveva ricavato un trono dalle sue spropositate mascelle.

“Intendi costruirti uno sgabello con le ossa dei draghi di Daenerys?”

Euron rise. Perché rideva sempre? “Credo tu abbia frainteso le mie intenzioni” disse con voce flautata, “perché mai dovrei voler uccidere un drago?”

Yara alzò un sopracciglio. “Non lo so, forse perché se non lo farai la tua flotta prenderà fuoco?”

Euron scosse la testa. “Niente di tutto questo accadrà” la rassicurò, “i draghi sono una benedizione, saranno essenziali quando sconfiggerò gli Estranei…” I piani di Euron avevano sempre meno senso agli occhi di Yara, ma non voleva dargli la soddisfazione di vederla confusa.

Euron si sfregò le mani. “Bene” esclamò, “siamo in vista della meta. Credo io debba andare a qualche consiglio di guerra.”

Con suo sommo stupore, Yara fu ammessa nella cabina del consiglio. La sua sorpresa però raggiunse picchi inauditi quando vide che erano presenti anche Tyene e Benjameen, incatenati accanto alla porta. Euron prese posto al tavolo ed Ellaria gli venne vicino seducente. Euron le sorrise e le cinse i fianchi con un braccio. Poi indicò la sedia alla sua destra a Yara che, guardinga, si sedette, facendola scivolare il più lontano possibile dallo zio.

Nella sala arrivarono subito una decina di uomini. Parevano tutti piuttosto eccitati. Yara riconobbe subito Lucas Codd, con il braccio sinistro fasciato e distolse lo sguardo. C’erano anche Rodrik Freeborn, il preannunciato Germund Botley e Donnor Saltcliffe. Gli altri erano comandanti delle navi di Euron che Yara aveva visto poche volte. Vide Torwold il Dentescuro, Quellon Humble e il Rematore Rosso. Gli altri non li conosceva.

“Salute a tutti” esclamò Euron, “come forse avrete notato siamo quasi arrivati alla Roccia del Drago e spero che voi tutti abbiate sete di sangue.” Ci furono sghignazzi d’assenso e qualche urlo. Yara incrociò appena lo sguardo di Tyene.

“Il piano è semplice” continuò Euron, “dovete solo ricordare che non ci sono regole e che potete distruggere tutto ciò che volete e scegliere di fare prigionieri gli uomini e le donne che vorrete, anche se non credo troverete granché sulla Roccia del Drago, eccetto ovviamente la regina.” Gli uomini eruppero in risate sguaiate.

“Solamente” continuò Euron, “lasciate i draghi e Jon Snow a me.”

“Mio re” intervenne Quellon Humble, “come potremo difenderci dai draghi se dobbiamo stare attenti a non ucciderli?”

“Non ce ne sarà bisogno, vedrai” rispose enigmatico Euron, “in quanto a Jon Snow, mi serve vivo, quindi ricompenserò chiunque lo porti da me.”

“Gli Uomini di Ferro non fanno prigionieri per ottenere riscatti…” si azzardò a dire Torwold.

“Questo è un ordine” tagliò corto Euron con voce pericolosa. Tutti annuirono e Yara pensò che quel piano non avesse senso. Nessuno di quegli uomini, neppure Euron stesso, aveva mai visto il Re del Nord, come avrebbero fatto anche solo a riconoscerlo? Ma non furono sollevate altre obiezioni.

“Daenerys Targaryen non ha una flotta” andò avanti Euron, “non sarà difficile raggiunere la riva. Da lì dovrete riuscire ad annientare la sua guarnigione puntando verso il castello, intesi?” Ci furono grida ed esclamazioni.

“Lord Saltcliffe” chiamò Euron e Donnor venne avanti, “ti affido il comando della Kraken, la più grande delle nostre navi, spero tu sia degno di tale onore…” Yara strinse le labbra. I doni di Euron sono avvelenati, così le aveva sempre detto suo zio Aeron.

“Lo sono, vostra grazia” disse Donnor Saltcliffe, “dove desideri porti la nave?”

“Che rimanga vicina alla Silenzio” ordinò Euron, “insieme sfonderemo lo schieramento di Daenerys al porto.” Donnor annuì.

“Lord Botley” chiamò ancora il Re delle Isole di Ferro, “a te concedo la Piovra di Nebbia, che da secoli attraversa il Mare dell’Estate senza essere notata dai vascelli che deruba. Tu la porterai ad ovest ed attaccherai la prima baia che incontrerai con cinquanta uomini. Porterai con te anche Harren, Kemmett e Qarl, insieme ai loro uomini. Avrete sette navi leggere.”

Yara adesso aveva capito. La Baia delle Conchiglie! pensò come fulminata Come ho fatto a non pensarci prima? E’ da lì che Botley attaccherà. Dalla piccola caletta partiva un sentiero dimenticato e coperto di erbacce che si snodava tra le montagne e che arrivava dritto al castello. Era anche probabile quella zona non fosse affatto sorvegliata.

“Codd manterrà il controllo della Vento Nero che mia nipote ci ha così gentilmente ceduto” disse Euron e Yara strinse i pugni sentendo tirata in causa la sua nave, “mentre Torwold e Rodrik, voi porterete la Sangue di Sale verso le spiagge del sud dell’isola, dove già si stanno dirigendo i miei mercenari. E’ probabile sarà il punto più protetto dell’isola, ma, spezzato quello schieramento, avremo vinto. Ciò che è morto non muoia mai!”

“Ciò che è morto non muoia mai!”

Tutti urlarono e, uno dopo l’altro, si congedarono e uscirono. Quando la sala si fu svuotata, Euron si versò da bere e ne offrì anche ad Ellaria, che accettò con un sorriso. Poi si rivolse ai suoi prigionieri. “Ho imparato a leggere nelle fiamme” confidò posando il calice, “so vedere il futuro se voglio. Avete mai bevuto l’Ombra della Sera di Qarth? Ha un sapore orribile, ma rende le menti lievi e dopo riesci a vedere…”

Euron emise un lungo sospiro. “So che sconfiggerò Daenerys” proseguì, “so che combatterò gli Estranei e che ne uscirò vincitore. Sono io il prescelto…”

“Tu sei matto” sputò Benjameen Sand.

“Anche la Piovra Rossa era matto” osservò Euron con voce suadente, “ma viene ricordato come uno dei più grandi re delle Isole di Ferro.”

“Alla Piovra Rossa venne tagliata la gola nel sonno” gli ricordò Yara, “o te lo sei dimenticato?”

Euron la guardò. “Nessuno potrà tagliare la mia” le assicurò a bassa voce. Yara non capiva da dove gli venisse quella sicurezza: credeva forse di essere invulnerabile? Un corno suonò dal ponte ed Euron si alzò in piedi.

“Credo siamo arrivati” disse, “è ora di incontrare la mia mancata sposa.”

Ellaria gli prese un braccio. “Aspetta, amore” gli disse, “avevi promesso avresti liberato mia figlia, così che possa combattere al tuo fianco questa battaglia…”

“Madre!” esclamò sconvolta Tyene “Cosa stai dicendo?!” Yara non sapeva se Tyene avesse compreso il gioco di Ellaria, ma in ogni caso il suo tono era convincente. Si voltò verso Euron, che annuì.

“Certamente” acconsentì Occhio di Corvo, “ma dovrà giurarmi fedeltà…”

“Lo farà” assicurò Ellaria ed Euron liberò Tyene dalle catene. Tyene si riassestò i vestiti e guardò sua madre con odio. Benjameen non disse nulla e Yara sperò almeno lui avesse compreso.

Poi Ellaria afferrò Euron e lo baciò con trasporto. Occhio di Corvo la strinse e rimasero avvinghiati diversi secondi. Yara vide il disgusto sul volto di Tyene. Quando finalmente i due si separarono, Ellaria sorrise. Si portò una mano al collo.

Yara capì immediatamente che qualcosa non andava e guardò Tyene, che era sbiancata. La mano di Ellaria si chiuse intorno a dove prima doveva esserci stata una collana, ma strinse solamente l’aria. Il suo volto si trasfigurò in una maschera di orrore.

Ellaria chinò il capo di scatto e guardò a terra. “La collana…” mormorò con voce strozzata, mentre un rivolo di sangue scendeva dal suo naso e da quello di Euron.

Occhio di Corvo sorrise e aprì la mano, dove stringeva il ciondolo che evidentemente Ellaria stava cercando. “Il Lungo Addio, giusto?” chiese con finta noncuranza mentre apriva la minuscola ampolla “Avresti dovuto trovarne uno migliore, so riconoscere l’odore di questo da miglia di distanza…”

Euron bevve il contenuto dell’ampolla, che Yara aveva capito essere l’antidoto al veleno, e Tyene urlò. Ellaria si accasciò a terra tremando ed Euron si pulì il sangue dal naso con il braccio.

“Non è facile avvelenarmi” osservò come divertito. Il corpo di Ellaria rimase immobile e Tyene si avventò su Euron. Benjameen gridò qualcosa, ma Yara aveva ancora le mani legate e non poté fare nulla. Tyene, disarmata com’era, stava riempiendo di pugni Occhio di Corvo che, fortunatamente, sembrava non avere la spada a portata di mano. Yara sentì dei passi sopra la sua testa e capì che il rumore aveva allertato qualcuno.

E’ la nostra occasione.

“TYENE!” urlò e la ragazza si fermò, gli occhi accecati dalle lacrime. Euron era momentaneamente a terra. Sembrava svenuto. “Dobbiamo andare” la esortò Yara, “stanno arrivando…”

“Voglio ucciderlo” gridò Tyene, ma Yara scosse la testa. “Non c’è tempo” replicò, “Daenerys ha bisogno di noi.” Tyene fece un passo indietro, sempre continuando a singhiozzare.

“Libera me e Benjameen” disse Yara, “trovate una scialuppa e raggiungete il porto. Dite a Daenerys i piani di Euron e dove esattamente vuole attaccare.” Tyene sciolse i nodi di Yara e liberò Benjameen, che la strinse mentre singhiozzava disperata.

“Mi occuperò io di lei” promise il giovane e Yara annuì, “ma tu dove andrai?”

“Ho una faccenda da sbrigare” spiegò Yara, “ci vediamo al castello. Fate attenzione, mi raccomando…” Benjameen le sorrise e Yara corse fuori dalla cabina. Udendo i passi che venivano nella sua direzione, cambiò prontamente strada e raggiunse il ponte.

Ormai la Roccia del Drago era vicinissima e Yara vide che le sette navi di Botley si erano già allontanate dalle altre per raggiungere il loro obiettivo. La rotta della Silenzio invece, come annunciato, puntava sul porto. Yara scorse le poche navi di Daenerys venir loro incontro. Pensare di raggiungere senza essere vista il porto o Punta del Pesce Volante era impensabile, quindi una sola era la strada da percorrere. Yara sperò Tyene e Benjameen fossero riusciti a fuggire dalla seconda porta di quella cabina. Se la caveranno, pensò ed adocchiò la sua nave.

Evitò tutti gli uomini che correvano sul ponte e raggiunse il punto sull’imbarcazione più vicino alla Vento Nero. Fortunatamente la sua nave quasi sfiorava la Silenzio e Yara la raggiunse con un salto neanche troppo lungo. Sembrava deserta, ma sicuramente portava a bordo almeno l’equipaggio. Yara avanzò silenziosa come un gatto.

Conosceva quella nave meglio di qualunque altro luogo al mondo e non faticò a trovare il posto dove gli uomini di Euron si erano raggruppati. Senza farsi vedere chiuse la porta e la sprangò. Si sarebbe occupata di loro più tardi: ora doveva trovare Lucas Codd.

Il Mancino era a prua a scrutare l’orizzonte. Non fu sorpreso di vederla. “Re Euron mi ha concesso la tua nave” iniziò, “e anche la tua ascia. Chissà, magari più tardi mi concederà anche te…” La vista della sua preziosa arma nelle mani di quel verme fece andare Yara su tutte le furie.

“Ti avrà anche dato la mia ascia” osservò avvicinandosi, “ma sai come usarla?”

Codd fece un tentativo sollevando l’arma sopra la testa con l’unica mano che gli restava, ma Yara fu più rapida. Prima che Lucas Codd potesse rendersi conto di ciò che stava succedendo, Yara gli aveva trafitto il cuore con lo stiletto che portava sempre nascosto tra i seni. Lo estrasse lentamente e il Mancino cadde a terra. Yara nascose nuovamente lo stiletto, raccolse la sua ascia e gettò il cadavere di Lucas Codd nel mare nero.

Poi tornò sui suoi passi, sfondò la porta che aveva sprangato, e uccise ogni singolo uomo rimasto dentro. Non fu difficile: erano tutti già ubriachi fradici. Ora la nave è di nuovo mia, pensò Yara lanciando l’ascia in aria e riprendendola al volo.

Corse al timone e invertì la rotta. La Vento Nero era forse la più veloce tra le navi delle Isole di Ferro e nessuna imbarcazione di Euron poté inseguirla quando Yara virò verso nord. Avrebbe superato Capo Vento, costeggiato la lunga parete di roccia a picco sul mare e raggiunto la Baia delle Conchiglie.

Troverò Germund Botley e le sue sette navi, si disse Yara mentre la Vento Nero sfrecciava rapida sul pelo dell’acqua allontanandosi dalle altre, e poi tornerò dalla regina.

Il vento le gonfiò i capelli e Yara sorrise.

 

Theon

 

Non aveva neppure fatto in tempo a scoccare la prima freccia dall’arco che gli aveva donato Daenerys quando fu dato l’allarme. Theon stava risalendo il sentiero verso il castello e Verme Grigio l’aveva avvertito subito. Così, come voleva il protocollo che tante volte Varys aveva ripetuto, era tornato indietro verso il porto.

Daenerys e Jon erano ancora lì, a scrutare l’orizzonte con le mani intrecciate. Quasi gli sembrava brutto intromettersi.

Poi Jon si voltò e lo vide. “Stanno arrivando” disse solamente, ma questo Theon già lo sapeva. Aveva visto le navi lontane diventare sempre più grandi ed erano tante, troppe anche solo per essere contate.

Daenerys sembrava nervosa. “Dove sono Obara e Verme Grigio?” chiese continuando a voltarsi verso il mare aperto.

Theon fu preso alla sprovvista. “Obara è andata alla spiaggia credo” disse incerto. “Le avevi affidato la Torre della Palma vostra grazia…”

Daenerys sembrò ricordarsene solo in quel momento. “E’ vero” ammise, “ma forse non serve più: Euron sta attaccando qui. E’ diretto al porto, dovremmo schierare i nostri uomini qui.”

“Lo sconsiglio vostra grazia” intervenne Varys che era appena comparso alle loro spalle. “Euron non si lascerà scappare l’occasione di attaccare la spiaggia: è il punto in assoluto più accessibile.”

“Cosa devo fare allora?” chiese Daenerys angosciata.

“Invia da lady Obara i tuoi Dothraki” suggerì Varys, “la Spiaggia di Fuoco è l’unico punto su tutta l’isola in cui potranno combattere. Altrove ti risulterebbero inutili.”

La regina annuì. “E sia” decise. “Varys, trova Missandei e fatti aiutare a spostare i Dothraki alla Spiaggia di Fuoco. Spiega a Obara la situazione e dille di non lasciare Torre della Palma fino a ordine contrario. Poi tu e Missandei occupatevi di far evacuare il villaggio e chiudete le porte del castello.”

Varys si inchinò. “Sarà fatto, mia regina” promise e si dileguò. Theon era sempre più in ansia.

Verme Grigio comparve fra le palme del sentiero. “Mia regina” esclamò trafelato, “Obara Sand dice di aver avvistato navi venire da sud: richiede rinforzi.” Theon si voltò verso la regina.

“Ho già inviato alla spiaggia i Dothraki” spiegò Daenerys tentando di mantenere la calma, ma Verme Grigio scosse la testa. “Mancano ancora altre quattro torri” osservò, “dove devo piazzare gli Immacolati?”

Daenerys guardò Jon in cerca di supporto. “Metà di loro fra Torre delle Rocce e Torre della Marea” rispose lui, “mentre gli altri servono sulle navi… Quanti navi abbiamo a proposito?”

“In grado di restare a galla undici” rispose Theon.

“Solo undici?!”

“Dieci se consideri il porto” lo corresse ancora Theon, “la Stella del Mattino è ancorata nella Baia delle Conchiglie…”

“A cosa serve laggiù?” chiese ancora Jon.

“Era una precauzione” intervenne Daenerys, “ma in ogni caso è troppo tardi per sperare di spostarla. Dobbiamo accontentarci di dieci navi…”

“I miei Immacolati sono pronti” affermò fiero Verme Grigio, “attendiamo l’ordine.”

Daenerys si morse il labbro. “Devo andare a incontrare Euron” disse risoluta, “porterò con me settanta Immacolati e cento dorniani e prendiamo il largo con tutte e dieci le navi.”

“E’ pericoloso!” esclamò Jon “Euron ne ha almeno quattrocento di navi.”

“Non attaccheranno tutte da est” gli ricordò Daenerys, “e io devo raggiungere Drogon…”

L’espressione di Jon cambiò. “Sei sicura troverai il drago lì?” chiese e Daenerys annuì.

“Bene” continuò Jon, “allora vengo con te.”

“No!” gridò la regina “Tu devi rimanere a dare ordini a…”

“A chi?” la interruppe Jon “Non ho uomini da offrirti e per gli ordini basta già Verme Grigio. Prenderò la Lupa Solitaria e ti verrò dietro.”

Daenerys lo stava guardando. “Va bene” acconsentì infine, “io salirò sulla Balerion… Verme Grigio lascio a te il comando supremo di tutti gli eserciti rimasti a terra e, casomai ci fosse segno delle navi da Capo Tempesta, suonate il corno due volte in rapida successione, capito?” Verme Grigio annuì.

“Resta ancora scoperta la Torre del Vento” fece notare Jon, “oltre a quella della Baia delle Conchiglie…”

“Non ho abbastanza uomini per occuparle entrambe” disse Daenerys, “la Torre delle Conchiglie resterà vuota, mentre Theon andrà a Capo Vento.”

Theon sobbalzò udendo il suo nome. “Io?” chiese incredulo “Da solo?”

La regina scosse la testa. “Ti affido la Torre del Vento” disse, “e il comando di cinquanta uomini dell’esercito di Dorne. Euron non attaccherà mai da quel promontorio, ma sarà un buon punto d’avvistamento per le navi nemiche e potrete aiutare la nostra flotta a rallentarle semmai arrivassero troppo vicine al porto.”

Theon chinò il capo. “D’accordo” assentì e Daenerys gli sorrise. “Ora andate alle vostre postazioni” ordinò, “Verme Grigio si occuperà della divisione dei vari gruppi. Buona fortuna a tutti…”

Poi Daenerys si voltò e Theon scambiò un ultimo sguardo con Jon, che subito la seguì. Andarono in direzione delle loro navi, mentre Verme Grigio e Theon tornarono nuovamente verso il castello, dove si era radunata una folla di soldati. Il capo degli Immacolati spiegò, prima in alto valyriano e poi nella lingua comune, gli ordini di Daenerys e scelse il gruppo di Immacolati e dorniani che sarebbe stato assegnato alle dieci navi insieme alla regina e a Jon. Poi si voltò verso Theon.

“Devi scegliere cinquanta uomini di Dorne” gli ricordò, “veditela tu, io devo portare i miei uomini alla Torre delle Rocce. Invia gli altri a Punta del Pesce Volante.” Così Verme Grigio gridò qualcosa in valyriano e si allontanò con i suoi Immacolati. Theon rimase solo con una folla di dorniani che lo scrutavano sospettosi.

Poi un ragazzo si fece avanti. “Mi chiamo Arron Qorgyle da Sandstone” si presentò, “e ti offro i miei uomini per questa missione.”

Theon annuì sollevato. “Bene” disse ad alta voce, “andremo a Capo Vento come ci è stato ordinato dalla regina Daenerys, mentre tutti voi altri seguirete Verme Grigio a Torre della Marea.” I soldati di Dorne borbottarono qualcosa, creando anche una gran confusione, ma alla fine obbedirono.

Arron Qorgyle sorrise a Theon. “Andiamo?” lo incitò con delicatezza e si incamminarono. Costeggiarono il porto e Theon vide le navi prendere il largo, andando incontro a quelle di Euron. Davanti a tutte intravedeva la Balerion e la Lupa Solitaria, che avanzavano sul mare luccicante. Theon procedeva in testa al piccolo gruppo, stringendo di tanto in tanto il lungo arco di osso di drago.

La Torre del Vento era già visibile quando iniziarono ad arrampicarsi sulla scogliera. Alla loro sinistra si ergeva imponente il castello e più di un soldato si fermò a osservarlo. Theon raggiunse la cima di Capo Vento per primo e si voltò verso il mare. La Torre, che come le altre fortificazioni erette in fretta dagli Immacolati altro non era che una bassa costruzione di pietra grezza, permetteva di tenere sotto controllo il porto e la costa del nord dell’isola fino alle montagne.

Theon, investito in pieno dalla luce del sole sorgente, strizzò gli occhi e tentò di mettere a fuoco le navi in lontananza. La piccola flotta della regina si era ormai allontanata parecchio dal porto, mentre le navi di Euron sembravano sempre più vicine e minacciose. Da lì Theon vide che queste ultime si stavano aprendo, come a voler circondare le dieci imbarcazioni di Daenerys.

Arron gli mise una mano sulla spalla, facendogli perdere la concentrazione. “Forse dovremmo appostarci nella torre” propose e Theon abbassò il capo. Non sarebbero stati di grande aiuto a Daenerys là dove si trovavano, ma dovevano rispettare gli ordini ricevuti. Così Theon fece disporre gli arcieri sul bordo della scogliera e gli altri guerrieri intorno alla torre.

All’improvviso udirono un suono stridente provenire dal mare ad est e Theon non poté far a meno di voltarsi in quella direzione. Sembrava che il drago nero di Daenerys, Drogon, fosse finalmente sceso in campo. Theon lo vedeva planare accanto alle imbarcazioni della sua padrona e riusciva a udire i suoi ruggiti minacciosi contro il nemico. Poi eruttò fuoco e le navi di Euron in prima fila bruciarono.

Theon sorrise e si girò nuovamente. Fu allora che vide qualcosa che gli gelò la risata sulle labbra. Una nave, più piccola delle altre e sicuramente più veloce, sfrecciava oltre Capo Vento, mantenendosi comunque vicina alla costa dell’isola, ma non abbastanza per rimanere vittima degli scogli sommersi. Theon sapeva che non poteva essere una delle navi di Daenerys e si preoccupò.

Deve essere un’imbarcazione di Euron, pensò esterrefatto. Ma perché va da quella parte?

Arron dovette formulare i suoi stessi pensieri, perché corse da lui. “E’ una barca nemica” affermò, “e sembra dirigersi verso ovest…”

Theon rifletté un momento. “La Baia delle Conchiglie!” esclamò con orrore “E’ diretta sicuramente da quella parte… Nella cala l’acqua è bassa e si può raggiungere il castello senza problemi.” Probabilmente Euron aveva inviato una sola nave per non attirare troppo l’attenzione.

“Quanti uomini può trasportare una nave del genere?” chiese e Arron gonfiò le guance. “Direi una ventina” rispose, “non sembra particolarmente grande…”

“Allora prendo trenta dei tuoi soldati” disse Theon, “e vado alla baia.” Arron strabuzzò gli occhi.

“Ma abbiamo degli ordini!” gli fece notare “Dovresti prima dirlo alla regina…”

“Daenerys è in mare e ha già troppi problemi” disse Theon con amarezza, “e Torre delle Conchiglie non è difesa. Se gli Uomini di Ferro la raggiungono prima di noi allora potranno attaccare Obara e Verme Grigio alle spalle.” La battaglia per il momento sembrava ricalcare la stessa logica di quella a Porto Bianco e Theon era desideroso di riuscire ad anticipare le mosse di Euron.

“Devo fermarli” sussurrò e Arron annuì. “Allora va’” lo esortò, “resterò io a Torre del Vento e, qualunque problema dovesse sorgere, accenderò il fuoco sul tetto come è stato stabilito.” Theon gli sorrise nervoso e Arron ordinò a una trentina dei suoi dorniani di seguirlo.

Allora Theon si lanciò a perdifiato verso il castello e raggiunse in pochi minuti il sentiero attraverso le montagne che portava alla Baia delle Conchiglie. Non si voltò più indietro, neppure per vedere come stesse procedendo il confronto navale fra Daenerys ed Euron. Il piccolo gruppo corse lungo il sentiero costeggiando la spiaggia, ora affollata di Dothraki, e vide da lontano Torre della Palma.

Theon salutò frettolosamente Missandei, che lo guardava a bocca aperta, intenta a radunare una piccola folla nel villaggio. Ci vollero meno di dieci minuti per raggiungere la Torre delle Conchiglie, quando all’improvviso Theon udì nuovamente il suono sinistro che aveva capito provenire dal corno di Euron. Stavolta il corno suonò quattro volte e molti soldati si tapparono le orecchie. Non c’era però tempo per chiedersi cosa quel rumore significasse, così proseguirono.

Theon era sicuro di essere stato più veloce della nave che aveva visto a Capo Vento, così pensò di avere un po’ di vantaggio. Potremo organizzarci, pensò, e sistemare gli uomini sul dirupo…

Dovette rimangiarsi ogni sua convinzione quando raggiunse il posto di guardia. Fuori dalla Baia delle Conchiglie erano ancorate non una, ma ben sette navi e alcuni uomini si stavano già arrampicando verso la torre. Ma com’è possibile? si chiese Theon incredulo Nessuna di queste è la nave che abbiamo visto…

Tentò di contare gli uomini che stavano attaccando, ma erano troppi. Lo sguardo gli cadde su qualcosa nascosto dietro le fronde di un albero acquatico. La Stella del Mattino! E’ ancora qui per fortuna…

Theon si voltò verso i suoi compagni, che guardavano il mare confusi. “Devo salire su quella nave” disse indicandola, “ma mi serve il vostro aiuto. Quanti di voi hanno un arco o una balestra?” Almeno la metà alzò la mano. “Bene” continuò Theon, “quelli con un arco si metteranno in prima fila e colpiranno più nemici possibili. Non fateli arrivare in cima.”

Theon indicò sei uomini che non avevano alzato la mano poco prima. “Voi verrete con me” disse, “scenderemo da sotto la torre…” Gli uomini si misero in posizione e cominciarono a piovere frecce sui nemici.

Theon e i compagni che aveva scelto iniziarono la pericolosa discesa. In più punti la roccia minacciò di sbriciolarsi sotto le loro dita, ma alla fine arrivarono sul ponte della nave. La Stella del Mattino era piuttosto piccola e sicuramente non progettata per le lunghe distanze. Aveva un solo albero maestro e nessuna cabina sottocoperta. Theon attese che tutti fossero a bordo e gridò l’ordine di partire.

Dalla cima i guerrieri di Dorne continuavano a scoccare frecce che il più delle volte colpivano gli avversari. La scalata dei nemici era tenuta sotto controllo, ma ciò avrebbe funzionato finchè fossero durate le frecce. Mentre la Stella del Mattino iniziava a muoversi, Theon corse a prua e tese il suo arco. Incoccò una freccia e mirò al timoniere della nave nemica più vicino. Quando lasciò la corda, nemmeno vide la freccia che aveva appena scagliato. Meno di un secondo dopo l’uomo si accasciava morto.

Theon continuò a incoccare e scoccare e l’arco era sempre preciso e letale. Caddero non meno di altri quindici uomini per le sue frecce. Poi la nave più grande fra le sette si accostò a sinistra della Stella del Mattino. Theon allora la riconobbe. Era la Piovra di Nebbia, la più usata fra le imbarcazioni dei banditi della Isole di Ferro. L’uomo che la guidava era Germund Botley e Theon sentì un peso in fondo allo stomaco.

“Guarda chi si rivede” lo salutò Botley, “Theon il Voltagabbana. Che ci fai qui?”

Theon non rispose, era troppo occupato a tentare di capire quanti nemici stessero venendo loro addosso. Sulla nave di destra riconobbe Kemmett Pyke il Bastardo, con il suo ghigno di denti storti, e Qarl lo Schiavo. Non poteva sperare di avere la meglio su tutti loro contemporaneamente.

Un urlo di dolore lo costrinse a girarsi e vide uno dei suoi compagni cadere a terra colpito da una freccia. A un secondo Kemmett Pyke piantò un coltello nel cranio. Le navi erano ormai vicinissime e stringevano la piccola Stella del Mattino in una morsa da cui era impossibile fuggire. Theon prese un’altra freccia dalla faretra, ma in quel momento un uomo della ciurma di Botley urlò.

Theon si voltò verso il punto che l’uomo indicava e vide comparire la nave che avevano intravisto a Capo Vento. Stava procedendo a tutta velocità verso l’imbarcazione di Kemmett Pyke e non accennava a rallentare. Quando fu abbastanza vicina, Theon la riconobbe.

E’ la Vento Nero!

La nave si scontrò con quella di Kemmett colpendola alla fiancata e lo scossone che ne derivò fece tremare anche la Stella del Mattino e la Piovra di Nebbia. Theon barcollò tentando di rimanere in piedi. La nave del Bastardo si era spezzata in due sotto il rostro della Vento Nero e gli uomini che strasportava erano finiti in acqua. Theon vide Qarl e Kemmett andare affondo a causa delle loro armature di metallo e udì le grida di Botley dalla Piovra di Nebbia. Quando la Vento Nero girò, muovendosi sui resti dell’altra nave, Theon poté vedere chi la timonava.

“YARA!” Allora era riuscita a liberarsi! Incomprensibilmente gli venne da piangere.

“SALTA SU!” gli urlò Yara “SALTATE SU TUTTI!”

Lui annuì e si issò sulla nave della sorella, seguito dai quattro compagni superstiti.

Theon corse per abbracciare Yara, ma lei lo scansò brusca. “Non è il momento” lo sgridò, “dobbiamo andarcene subito da qui…”

“Ma i miei soldati sono alla torre” obiettò Theon, “non possiamo lasciarli…”

“Ci sono troppi nemici, Theon” disse Yara facendo virare di colpo la nave, “dobbiamo andare.” Ma si trovarono la strada bloccata da un’altra imbarcazione.

“Merda” imprecò Yara.

Girò il timone e la Vento Nero sussultò pericolosamente. La nave si inclinò e rischiò di capovolgersi. Uno degli uomini di Dorne urlò di terrore. Theon si sporse avanti, ma non avevano dove andare. Ovunque erano comparse navi che tentavano di chiudersi intorno alla Vento Nero. Theon vide il volto teso di Yara e tentò di trovare una soluzione.

Poi un’ombra calò dal cielo e le navi nemiche presero fuoco. Theon sollevò la testa di scatto e, con sua immensa sorpresa, vide il drago verde della regina, Rhaegal, volare sopra di loro. Il drago non li degnò di uno sguardo, né accennò a voler scendere. Semplicemente appiccò il fuoco a tutte le sei navi di Euron, inclusa la Piovra di Nebbia. Incredibile, pensò Theon senza fiato. I nemici morivano urlando e le navi si inabissavano.

Anche la Stella del Mattino subì la stessa sorte, ma Theon non aveva tempo per restarci male. Rhaegal era già scomparso, volando a nord verso il castello, e i dorniani avevano respinto gli aggressori dalla baia. Capiranno che devono rimanere a Torre delle Conchiglie, si disse Theon mentre la Vento Nero navigava verso sud, noi dobbiamo andare.

Per qualche minuto nessuno parlò. Yara non sembrava molto provata dallo loro esperienza, ma Theon sapeva che riusciva a nascondere bene le emozioni.

“Devo raggiungere la spiaggia” disse a un certo punto lei, “Euron intende mandare i suoi mercenari là.”

“La Spiaggia di Fuoco è protetta dai Dothraki” la rassicurò Theon, “è il luogo più sicuro…”

“Ed Euron questo lo sa bene” lo interruppe Yara, “perciò non sono tranquilla.” Presto le montagne della parte occidentale dell’isola si addolcirono e comparve in vista la Torre della Palma.

“La regina l’ha affidata ad Obara Sand” spiegò Theon, “sulla spiaggia sono schierati i Dothraki…”

Yara annuì. “Avviciniamoci” disse girando il timone. Theon andò a prua e tentò di distinguere qualcosa. Il sole era ormai sorto da un’ora e il suo riverbero sul mare era accecante.

Finalmente la Spiaggia di Fuoco fu in vista. Le navi dei mercenari di Euron stavano attaccando il litorale e l’esercito della regina non poteva far altro che attenderle a terra.

“Fermati qui!” esclamò Theon e, quando furono nell’acqua bassa, si tuffò in mare. Nuotò fino alla riva ed uscì dall’acqua. Si trovava a metà strada fra Torre della Palma e la Cala del Drago Azzurro, dove sembrava concentrarsi l’attività. Theon fece per andare in quella direzione, ma Yara dalla nave lo richiamò.

“Va’ avanti via mare” urlò Theon voltandosi un attimo, “io procedo a terra.” Yara annuì e presto la Vento Nero si allontanò dalla costa. Theon si mise a correre sulla sabbia stringendo in mano l’arco e non curandosi dei vestiti bagnati. Presto incontrò Obara.

“Che succede?” le chiese.

“La regina è alla Torre delle Rocce” spiegò lei senza nemmeno guardarlo, “ma mi ha ordinato di tenere lo schieramento dei Dothraki qui insieme a Missandei. Sembra stiano arrivando altre navi di Euron.” Obara fece roteare la lancia e la conficcò nel terreno. “E noi li aspetteremo” disse convinta.

Theon decise di passare oltre e riprese a correre. Giunse alla Torre delle Rocce con il fiato corto. Gli Immacolati erano perfettamente schierati lungo la costa e trovò anche Daenerys. La regina sembrava esausta e Theon vide con orrore che aveva i vestiti bruciati in più punti.

“Theon?” chiese Daenerys incredula “Cosa ci fai qui? Pensavo fossi morto… Il porto e Capo Vento sono persi. Euron ha preso la Torre del Vento, credevo fossi lì…” Parlava a fatica e molto velocemente, come avesse paura di cadere nuovamente nel panico.

“Cosa è successo?” chiese Theon abbandonando le formalità, “dove sono le nostre navi?”

“Bruciate” fu la sola risposta di Daenerys e Theon vide la paura nei suoi occhi. Si guardò intorno nervoso. La Vento Nero si era fermata davanti alla Spiaggia di Fuoco, evidentemente per aiutare i Dothraki e Obara.

“Dove sono Jon e Verme Grigio?” chiese Theon e Daenerys quasi si accasciò.

“Sono voluti rimanere a Torre della Marea” rispose con le lacrime che le scorrevano sulle guance, “mi hanno detto di andare avanti… Stanno lottando contro Euron da soli… E Drogon…” Daenerys scoppiò in singhiozzi e Theon si sentì a disagio. Non era solito consolare qualcuno e la situazione era davvero strana.

Dopo qualche secondo Daenerys si tirò su. “Dobbiamo abbattere i mercenari che arrivano da sud in fretta” spiegò, “così che possiamo tornare a Punta del Pesce Volante ad aiutarli.”

In quel momento le navi dei mercenari emersero dalla foschia che dilagava a sud rendendo l’aria lattiginosa e pesante e presero ad avanzare. Come un sol uomo gli Immacolati della costa frastagliata si misero in posizione. Non avevano archi, perciò avrebbero dovuto attendere che il nemico fosse davvero vicino per attaccare.

Le imbarcazioni che si dirigevano verso la Torre delle Rocce dovevano essere massimo una ventina: le restanti evidentemente si stavano preparando all’assalto alla Spiaggia di Fuoco.

Poi una nave solitaria venne avanti, puntando verso Cala del Drago Azzurro. Era molto piccola e aveva vele di dimensioni sproporzionate con lo stemma della piovra. Portava un unico soldato. L’uomo saltò a terra sulla piccola spiaggia di ciottoli della cala e guardò su verso la torre, mentre alle sue spalle le altre navi continuavano ad avanzare inesorabilmente.

Fu allora che Theon vide Daenerys accasciarsi al suo fianco emettendo un suono gutturale. La sua voce era solo un sussurro ed esprimeva uno sgomento oltre ogni possibile immaginazione, ma Theon riuscì a capire le uniche due parole che mormorò.

Daario Naharis.

 

Daenerys

 

Dal molo la Balerion sembrava così grande e robusta, ma, una volta che Daenerys c'era salita sopra, si era accorta di quanto in realtà le tremasse sotto i piedi. Aveva diviso il proprio esercito come le era sembrato giusto e aveva posto le difese dell’isola lì dove aveva potuto. Era certa la Spiaggia di Fuoco e Cala del Drago Azzurro fossero protette a sufficienza.

I Dothraki avrebbero fermato qualunque invasore finché avessero avuto la terra sotto gli zoccoli dei loro cavalli e gli Immacolati non erano certo da meno. Daenerys era preoccupata per il porto. Dieci navi, pensò spostando lo sguardo nervosa verso le imbarcazioni incalzanti di Euron, contro almeno duecento… Cosa possiamo fare?

L’unica loro speranza era Drogon, che Dany sentiva essere vicino. Anche Rhaegal sicuramente non era lontano, ma, nonostante tutte le rassicurazioni di Jon, Daenerys non avrebbe mai dimenticato quella volta in cui il suo drago le aveva sputato fuoco contro. Non si fidava più di lui. In quanto a Viserion, era ormai una settimana che non si faceva più vivo. Di certo non era stato avvistato altrove, o la notizia si sarebbe diffusa a macchia d’olio, ma Dany continuava a chiedersi dove fosse finito. Non era da lui allontanarsi molto dalla sua padrona.

La Balerion aveva ormai lasciato il porto e avanzava a velocità sostenuta, ma non eccessiva. Jon l’aveva raggiunta a prua. All’inizio aveva affermato di voler navigare sulla sua nave, la Lupa Solitaria, ma all’ultimo aveva cambiato idea, decidendo di accompagnare Daenerys sulla stessa imbarcazione. Dany non l’avrebbe mai ammesso, ma quel gesto l’aveva tranqullizzata.

Si voltò appena e vide le altre nove navi inseguire la Balerion. Ognuna portava una trentina di uomini e una sembrava più malandata dell’altra. Dany tornò a concentrarsi sulle navi nemiche sempre più vicine.

Jon la stava guardando. “Come va? Non è la tua prima battaglia, vero?”

Daenerys scosse la testa. “Non lo è” rispose, “ma ogni volta è come se lo fosse.”

E stavolta sembrava tutto più reale, più pericoloso, adesso che non poteva più contare sui draghi come prima. I draghi avevano sempre reso tutto più magico, l’avevano fatta sentire al di sopra di tutto e tutti. Ora era solo una donna persa nel mare di una guerra che non conosceva minimamente.

Jon le mise una mano sulla spalla. “Ce la caveremo” le disse rassicurante e Dany avrebbe tanto voluto crederci. Ormai erano molto vicini e Daenerys fece cenno al timoniere, un Immacolato dalla pelle stranamente chiara, di fermarsi. La Balerion si arrestò e rimase a essere cullata dalle onde. Dalla massa indistinta di navi che li fronteggiava, se ne separò una, che aveva una strana polena a forma di sirena imbavagliata. Deve essere la nave di Euron, pensò Dany sforzandosi di ricordarne il nome che certamente Theon o Yara le avevano detto.

“La Silenzio” le venne in aiuto Jon e Daenerys annuì. Per evitare di far vedere di star tremando, incrociò le braccia e sollevò un poco il mento.

Sulla prua della Silenzio comparve un uomo. Non era particolarmente alto e aveva corti capelli castani. Vestiva un armatura di metallo grigio ghiaccio e aveva un enorme corno a tracolla. Sulla fronte portava una corona che a Dany parve fatta di legno grezzo, certamente non opera di qualche artigiano. Sembrava vagamente stordito, come se si fosse appena svegliato, ma subito dopo sorrise.

“Euron…” sussurrò Jon, ma Daenerys l’aveva già capito.

“Salve” salutò l’uomo con tono che in altre circostanze sarebbe potuto passare per gioviale, “io sono Euron Greyjoy, lord di Pyke, comandante della Silenzio e Re delle Isole di Ferro.” Fece una pausa e Dany sentì i suoi occhi addosso.

“Beh?” chiese Euron “Dove sono finite le buone maniere? Presentatevi…”

Jon fece un passo avanti. “Non è tempo per i tuoi trucchi, Greyjoy” disse in tono sprezzante, “e non credo tu abbia fatto tutta questa strada per chiederci i nostri nomi.”

Euron spostò lo sguardo su di lui. “Tu devi essere il famoso Re del Nord” disse affabile, “è un piacere conoscerti, anche se pensavo il nostro incontro sarebbe avvenuto in circostanze diverse…” Dany poteva sentire tutta la rabbia che Jon tratteneva a stento.

“I tuoi mercenari hanno massacrato i miei uomini” sibilò lui, “e hanno quasi affondato la mia nave.”

“Piano con gli insulti, ragazzo” lo frenò Euron ridendo. “Heryet era un Uomo di Ferro, uno dei miei migliori alleati, ed è morto per causa tua. Per quanto riguarda gli altri, beh avevi ragione, erano tutti mercenari…”

Daenerys capì che doveva dire qualcosa. “Non c’è bisogno di una battaglia, lord Euron” disse ad alta voce, “puoi ancora fermare questa follia e…”

“Stavo per dirvi la stessa cosa” disse Euron con finta sorpresa, “che coincidenze! Volete la distruzione di Cersei? Bene, l’avrete, ma in cambio desidero i vostri giuramenti di fedeltà. Rinunciate alle vostre corone e sarete perdonati.”

“Non portiamo corone a differenza tua” fece notare tagliente Jon, “e dimmi perché mai dovremmo seguire te.”

Euron sorrise di nuovo ed allargò le braccia. “Perché io sono il prescelto dal dio.”

Dany non capì. Tuttavia non aveva senso insistere. “Vuoi dunque una battaglia?” chiese incalzante.

Euron alzò le spalle. “Se la volete voi” replicò, “io non dirò certo di no…” E urlò ordini aspri all’equipaggio della sua nave. Gli Uomini di Ferro erano in allerta e tirarono le funi. Accanto alla Silenzio comparve una seconda nave, che era molto più grande e meglio equipaggiata. Al confronto la Balerion pareva un giocattolo.

“E’ la Kraken” disse Jon visibilmente preoccupato, “la più grande nave della Flotta di Ferro.” Dany si voltò nuovamente a guardarla e rabbrividì. I suoi uomini si stavano preparando e le navi si stavano mettendo in posizione.

La Vhagar avanzava impavida da destra per evitare che la Flotta di Ferro si stringesse a morsa intorno alle dieci navi di Dany, mentre la Meraxes proseguiva a sinistra. La Lupa Solitaria era rimasta indietro e Daenerys non riusciva più a vederla con la coda dell’occhio.

Jon estrasse la sua spada dal fodero e in quel momento Dany desiderò più di ogni altra cosa poter stringere anche lei un’arma. Euron non si era mosso dalla sua posizione mentre le imbarcazioni intorno a lui danzavano sull’acqua.

La prima freccia partì da un dorniano della Meraxes e colpì un Uomo di Ferro sulla Kraken. Ci fu un momento di silenzio e poi fu come se fosse esploso l’inferno. Frecce e altre armi venivano tirate da ambedue le parti e furono portate tavole con cui tentare l’arrembaggio.

Alcuni Immacolati riuscirono a conquistare una nave minore gettando anche in mare i suoi occupanti, ma la gioia fu di breve durata. Con il suo temibile rostro la Kraken tagliò in due la Principessa del Mare, la più piccola fra le navi di Dany, e quasi tutti i suoi occupanti annegarono a causa del peso delle armature. Alcuni furono tratti in salvo dalla Meraxes, che però dovette presto fronteggiare una nuova nave nemica che riuscì ad agganciarla, mettendone alla prova l’equilibrio. Daenerys non sapeva più dove guardare e si sentiva maledettamente impotente.

Finalmente Drogon comparve sopra di loro. Daenerys sorrise e urlò al drago in valyriano di scendere. Drogon planò e si arrestò a mezz’aria sbattendo solo le ampie ali. Con cautela Dany si arrampico sulla sua zampa anteriore e si sistemò sulla schiena. Jon dalla nave le sorrise e le fece un cenno con la mano. Daenerys gridò al drago di volare, finché non si ritrovò esattamente sopra le navi nemiche.

Guardò verso Euron e si stupì di vederlo ancora sorridere. Perché non era spaventato? Dany si impose di non pensarci e tornò a concentrarsi sulla battaglia che si stava combattendo.

“Dracarys” sussurrò al drago e Drogon ruggì così forte da far increspare la superficie del mare. Poi sputò fuoco sulle navi nemiche. Non sulla Silenzio, ma su tutte le piccole imbarcazioni che la circondavano. Dal basso venivano le urla degli uomini morenti miste alle grida di terrore. Perfino Jon sembrava scosso da quello spettacolo. Eppure Euron era ancora impassibile. I suoi uomini stavano morendo tutti intorno e lui sorrideva. Ormai Dany odiava quel sorriso e i suoi denti leggermente storti.

Capì che c’era qualcosa di sbagliato qualche secondo più tardi. Fu l’urlo strozzato di Jon a farla tornare in sé. Il Re del Nord le stava dicendo qualcosa gesticolando, ma Daenerys non capiva. Fece scendere Drogon di qualche metro ed osservò attentamente le barche che bruciavano. Improvvisamente le venne un attacco di vomito e dovette combattere per ricacciarlo indietro.

Gli uomini che stavano morendo non erano Uomini di Ferro, non solo almeno. La maggior parte era composta dai prigionieri che Euron aveva fatto a Porto Bianco. Soldati di Daenerys o anche solo cittadini innocenti. Jon sulla Balerion era pallidissimo e fissava Euron con odio.

Occhio di Corvo dal canto suo stava ridendo. “Piaciuto il trabocchetto?” chiese come incurante delle comunque notevoli perdite subite dal suo esercito “Dovreste vedere le vostre facce…” Dany ordinò a Drogon di volare verso la Silenzio. Questa volta non posso sbagliare, pensò reggendosi forte mentre il drago ripartiva, un colpo ed Euron prenderà fuoco.

Ma Occhio di Corvo ancora non mostrava alcuna paura, anzi, sembrava quasi affascinato dalla situazione. Tutto ciò a Dany non interessava: Drogon l’avrebbe incenerito in ogni caso. Quando il drago stava per sputare fuoco, però, Euron portò il corno alle labbra.

Il suono che ne derivò non assomigliava a nulla che Daenerys avesse mai udito. Era acuto e feriva le orecchie. Drogon sussultò violentemente. “Non è nulla” lo rassicurò Dany mentre Euron soffiava nello strano strumento una seconda volta.

Il drago precipitò di un paio di metri e Daenerys sentì Jon dietro di lei urlare qualcosa. Il terzo suono arrivò inaspettato quanto il primo e stavolta Drogon sbandò pericolosamente. “E’ tutto a posto” continuava a sussurrargli Daenerys terrorizzata. Il drago ruggiva come ferito e i suoi versi facevano accapponare la pelle quasi quanto il rumore del corno. Ormai era a pochi metri dalla Silenzio ed Euron non era arretrato di un passo.

“Dracarys!” urlò Dany, ma Drogon non la sentì. Il drago continuava a lottare per mantenere una rotta di volo dritta e per non sbilanciarsi. Cosa sta succedendo? si chiese Dany cedendo al panico.

Quando il corno suonò per la quarta volta Drogon era ormai rigido e del tutto spaesato. Euron a quel punto ripose lo strumento a tracolla e saltò sulla punta estrema della prua, reggendosi solo alla fune della vela. Gridò qualcosa che Daenerys non comprese e Drogon emise quello che doveva essere un gemito di dolore. Un attimo dopo tutto intorno a loro aveva preso fuoco. Euron continuava ad urlare e Drogon a sputare fiamme.

La Meraxes fu la prima colpita e poi fu il turno della Lanterna di Lucciola, la piccola nave a cui Missandei aveva scelto il nome.

“DROGON!” gridò Dany pietrificata dall’orrore “Cosa stai facendo?”

Ma il drago non le rispondeva più. Il suo fiato ardente ridusse in cenere altre tre navi di Daenerys: la Dolce Onda, la Guardia del Faro e la Macchia di Luna, e tutti gli uomini che trasportavano. Sulla Balerion Jon stava correndo verso poppa per invertire la rotta e urlava ordini ai capitani delle altre tre navi superstiti. La Vhagar tentò di virare verso Capo Vento per evitare il furore del drago, ma venne raggiunta da tre navi nemiche prima che riuscisse ad allontanarsi abbastanza.

La Bacio di Piuma, l’imbarcazione di Obara Sand, si trovava in una posizione ancora più difficile, poiché era dritta sulla traiettoria del fuoco di Drogon e circondata da nemici. I suoi uomini, tutti dorniani, presero la decisione più saggia. Con l’aiuto di Jon saltarono sulla Balerion e lasciarano la nave al suo destino. Subito anche la Bacio di Piuma fu incendiata e fatta a pezzi. A quel punto Drogon volò in direzione della Balerion, che finalmente era riuscita a seminare le altre navi Greyjoy. No, pensò Dany e tirò forte le scaglie del drago.

“Fermati” urlò in valyriano, “Drogon smettila!” Per tutta risposa il drago fece fuoco ancora una volta. Ormai Daenerys stava piangendo quando vide anche la Balerion bruciare. I suoi uomini si gettarono in mare e Dany cercò con lo sguardo Jon. Anche lui era saltato in acqua, ma nel frattempo agitava le braccia in direzione della costa.

Daenerys sollevò appena il capo e vide con un tuffo al cuore la Lupa Solitaria, l’unica imbarcazione superstite, che tornava indietro a riprendere i sopravvissuti. Ma non sarebbe mai arrivata in tempo. Drogon stava per far fuoco ancora e Dany era disperata. Poi si ricordò della frusta. La teneva sempre con sé con la promessa di usarla solo in situazioni di vero bisogno. Come questa, pensò tirando fuori il piccolo strumento di fili di cuoio appuntito. Colpì Drogon sul collo.

“Basta!” urlò “Devi smetterla subito!” Continuò a colpire e il drago ruggì. Daenerys non demordeva e proseguiva spietata. Sembrava stesse funzionando. Poi però il drago fece un movimento brusco e Dany perse la presa. Prima che avesse modo di comprendere la situazione stava precipitando.

L’impatto con l’acqua gelida le svuotò i polmoni e le tolse ogni energia. Pensò che forse era meglio lasciarsi andare alle onde. Ma poi mani robuste la riportarono in superficie. Jon l’aiutò ad aggrapparsi a un legno semibruciato che galleggiava lì vicino.

“Stai bene?” le chiese urlando e Dany annuì.

“Il mio drago…” mormorò cercando Drogon con lo sguardo, ma era scomparso. Almeno così non avrebbe più combinato disastri. “Non so cosa sia successo” disse Daenerys mentre il panico montava di nuovo, “era come se non lo controllassi più… Era come, come se…”

“Basta così” la interruppe Jon, “vedrai che andrà tutto bene: ci stanno venendo a prendere.” Poi l’abbracciò e Dany si perse in quella senzazione di tepore.

La Lupa Solitaria arrivò una manciata di secondi più tardi e li caricò tutti sopra. Erano sopravvissuti in trentaquattro. Fecero rotta verso la Torre della Marea e Dany sperò Theon e gli altri a Capo Vento potessero mettersi in salvo in tempo. Quella zona dell’isola ormai era persa.

Le navi di Euron li stavano inseguendo, ma la Lupa Solitaria aveva un buon vantaggio su di loro. Daenerys tremava di freddo e Jon non smetteva di voltarsi indietro. Finalmente arrivarono alla Grotta delle Maree, dove abbandonarono la nave, e risalirono la scogliera fino a Torre delle Rocce sorvegliata dagli Immacolati. Mandarono a chiamare Verme Grigio ed Obara Sand e Dany chiese il rapporto della situazione.

“I mercenari minacciano la Spiaggia di Fuoco” disse Obara, “e credo ne stiano arrivando altri più ad est…”

Nonostante fosse già sfinita, Daenerys si impose di mantenere la calma. “Obara, tieni i Dothraki schierati sulla spiaggia” ordinò, “fatti aiutare da Missandei per la lingua. Gli Immacolati invece resteranno a Cala del Drago Azzurro. Il villaggio è stato evacuato?”

Obara annuì. “Varys ha portato tutti gli abitanti nel castello” disse, “e predisposto le difese più estreme.” Dany annuì. Presto Obara era scomparsa nuovamente verso Torre della Palma e Verme Grigio si avvicinò. La maggior parte delle navi di Euron avevano fatto rotta verso il porto, dove i soldati sarebbero potuti sbarcare più facilemente, mentre altre si dirigevano a Capo Vento. Evidentemente volevano prendere d’assalto il castello. Solo la Silenzio veniva verso la Punta del Pesce Volante.

“Quanti uomini ci sono a bordo?” chiese all’improvviso Jon.

“Saranno una trentina” stimò Verme Grigio.

Jon si voltò verso il mare. “Dobbiamo fermarli” disse con voce grave, “o raggiungeranno la spiaggia per primi e prenderanno i Dothraki alle spalle.”

“Ma non abbiamo uomini” esclamò Daenerys.

Jon si girò a guardarla. “Andrò io” si offrì, “mi bastano venti Immacolati.”

“Non dai tu gli ordini agli Immacolati” disse acido Verme Grigio, “per questo andrò anch’io.”

Dany non credeva alle sue orecchie. “Ma è una follia!” boccheggiò “Chi fermerà i mercenari a Torre delle Rocce?”

“I miei soldati sapranno cosa fare anche senza di me” assicurò Verme Grigio. Daenerys scosse la testa.

“Dany” la chiamò Jon ed era la prima volta che usava quel nome, “lo sai che dobbiamo farlo… Lasciaci andare…”

Daenerys inghiottì le lacrime annuendo. E Jon la baciò di nuovo. Fu un bacio leggero, appena accennato, ma ciò bastò a far incendiare le guance della Madre dei Draghi.

Quando si separarono Jon si voltò ed iniziò a camminare verso la Torre della Marea e non si voltò più indietro. Verme Grigio lo seguì, insieme ad alcuni dei suoi soldati. Dany chinò il capo e si costrinse a voltare le spalle al pericolo di Euron. Il suo compito ora era guidare gli Immacolati contro i mercenari e non si sarebbe tirata indietro.

Raggiunse in breve tempo la Torre delle Rocce e rimase a guardare il mare, che a sud era coperto da una leggera foschia. Cercò di ignorare i rumori che provenivano dalla battaglia ad oriente e rimase immobile. Dopo qualche minuto vide una figura affannarsi su per il promontorio. Aguzzò la vista e riconobbe Theon. Non doveva essere a Capo Vento? si chiese incredula, ma felice di vederlo vivo. Theon aveva i vestiti bagnati e stringeva in mano l’arco di osso di drago.

“Theon?” chiese Dany esterrefatta “Cosa ci fai qui? Pensavo fossi morto… Il porto e Capo Vento sono persi. Euron ha preso la Torre del Vento, credevo fossi lì…”

Theon era affannato e respirava velocemente. “Cosa è successo?” chiese a sua volta “Dove sono le nostri navi?”

A Daenerys venne voglia di piangere. “Bruciate” riuscì solamente a dire.

Theon si guardò intorno confuso. “Dove sono Jon e Verme Grigio?” 

Dany si sentì morire. “Sono voluti rimanere alla Torre della Marea” spiegò iniziando a singhiozzare, “mi hanno detto di andare avanti… Stanno lottando contro Euron da soli… E Drogon…” Non riuscì più a trattenere le lacrime e non si curò dell’espressione di disagio di Theon. Aveva bisogno di sfogarsi. Poi ritrovò un certo contegno e raddrizzò la schiena.

“Dobbiamo abbattere i mercenari che arrivano da sud in fretta” disse guardando Theon negli occhi, “così che possiamo tornare a Punta del Pesce Volante e aiutarli.”

In quel momento apparvero le navi dei mercenari e gli Immacolati serrarono i ranghi. Dany raggiunse la cima del promontorio sopra a Cala del Drago Azzurro. Una nave dalle vele dipinte con il simbolo dei Greyjoy si era separata dalle altre e avanzava per prima. Quando toccò terra ne scese un uomo che subito venne verso la Torre.

Dany lo scrutò attentamente e, quando l’uomo sollevò il volto verso di lei, poté sentire il suo cuore perdere non uno, ma centomila battiti. Ebbe una vertigine e cadde in ginocchio, schiacciata da quell’orribile scoperta. Com’è possibile? si chiese senza avere più lacrime da versare. Le sue labbra si aprirono e chiusero intorno a quel nome un po’ di volte prima che fosse in grado di pronunciarlo.

“Daario Naharis” sussurrò e fu certa che Theon al suo fianco l’avesse sentita. Daario le sorrise e fu più doloroso di un coltello nelle costole.

Perché? Perché? Perché? Perché?

“PERCHE’?” gridò e Daario Naharis si avvcinò. I mercenari stavano sbarcando e gli Immacolati avevano iniziato la battaglia.

“Theon” ordinò Daenerys, “sali alla Torre delle Rocce… Se vedi che la situazione sta diventando disperata, accendi il fuoco e Obara dalla spiaggia invierà rinforzi.”

Theon la guardò come fosse matta. “Non posso lasciarti a…”

“ORA” urlò Daenerys e Theon chinò il capo. Poi si mise a correre e scomparve oltre le rocce. Daenerys era pronta a fronteggiare Daario, solo la spiaggia della cala li separava.

“Perché?” ripeté ancora una volta, ora in tono tagliente. Mi ha tradita, realizzò faticando ancora ad accettare la verità.

Daario sorrise. “Mi annoiavo” rispose semplicemente, “governare non è il mio forte.” Fece un passo avanti.

Non avresti governato, pensò Daenerys, avresti protetto la città, obbedito ai miei ordini. “Mi avevi giurato fedeltà” gli ricordò e il mercenario annuì. “Ho rispettato i tuoi ordini” la rassicurò, “i Secondi Figli sono rimasti a Meeren a mantenere la pace, sono solo io…”

“Sai cosa intendo” replicò Dany tentando di apparire più sicura di quanto realmente fosse. Dopo Drogon non era più certa di nulla.

Daario Naharis sospirò. “Io ti ho amata” disse, “più di ogni altra donna con cui abbia diviso parte della mia vita. Ti amavo e tu mi hai respinto. Non per dovere, non per onore come mi volevi far credere, ma perché ti eri stancata di me.”

Tre tradimenti dovrai conoscere: uno per sangue, uno per oro e uno per amore.

“Ti ho sentita parlare al Folletto” continuò Daario avvicinandosi, “non stavo origliando, è stata solo una coincidenza. Hai detto che non hai provato nulla allontanandomi, che avevi solo voglia di dimenticare.” La voce di Daario sembrava davvero ferita.

“Io ho visto andare via la cosa più bella che mi fosse mai capitata” continuò pieno d’amarezza, “e tu non hai provato nulla.”

Dany sentiva le lacrime nuovamente pizzicarle gli occhi: era troppo da sopportorare per una sola giornata. Mirri Maz Durr, Jorah Mormont, pensò ricordando i suoi precedenti tradimenti, Daario Naharis.

E uno per amore.

“Ho tentato di dimenticare” stava dicendo Daario ora con voce più sprezzante, “ogni giorno della mia vita, ogni momento. Ma poi sentivo nuovamente le tue parole e sapevo che non potevo continuare a tormentarmi così.”

Daario Naharis sospirò. “Poi Euron Greyjoy è venuto a Meeren” continuò e Daenerys sentì il suo stomaco rivoltarsi, “abbiamo parlato a lungo. Non voleva i miei uomini, voleva solo me. Mi ha offerto più oro di quanto tu possa immaginare e mi ha proposto di seguirlo. E io ho detto di sì. Mi ha affidato una nave e alcuni uomini della Compagnia Dorata e mi ha promesso che avrei potuto parlarti. E ora siamo qui.” Daenerys sollevò il volto rigato di lacrime.

“Cosa provi per me?” chiese Daario a bassa voce e il suo tono era gentile, come fosse pronto a perdonare.

Tre tradimenti dovrai conoscere.

Dany sostenne il suo sguardo. “Nulla” mormorò e vide la rabbia montare negli occhi di Daario come mai prima d’allora l’aveva vista. Il mercenario non parlò, si limitò a estrarre la spada. Daenerys chiuse gli occhi, arrendendosi alla profezia.

E uno per amore.

Sentì l’aria mossa dalla spada sfiorarle la pelle e si preparò per il colpo che avrebbe messo fine alla sua vita. Ma il colpo non arrivò mai e al suo posto Daenerys udì un urlo che non aveva niente di umano.

“STAI LONTANO DA LEI!”

Aprì gli occhi di scatto e vide che Daario era arretrato e fissava qualcosa alla sua destra. Si voltò in quella direzione e vide Jorah, scintillante nella sua armatura dell’orso, in piedi al suo fianco. Daenerys non aveva parole, così non disse nulla.

Nemmeno Daario e Jorah parlarono quando le loro spade si incrociarono. Sembrava uno scontro che entrambi avevano rimandato per troppo tempo. Daenerys vide l’odio negli occhi di Jorah e seguì con angoscia la sua spada. Daario era rapido e variava spesso stile di combattimento, ma Jorah era animato da una forza che Dany non aveva mai visto.

Il cavaliere dell’orso fu colpito di striscio alla gamba destra, ma mantenne saldo il suo equilibrio. La spada di Jorah calò ancora una volta e Daario non riuscì a schivarla, finendo colpito alla spalla. Jorah non perse tempo e gli piantò la spada nello stomaco.

Quando Daario Naharis si accasciò a terra, Jorah cadde in ginocchio estraendo qualcosa dalla gamba ferita. Daenerys corse da lui e vide che stringeva in mano il pugnale preferito di Daario, sporco del suo stesso sangue. Jorah la guardò e si tirò in piedi. Poi raccolse il cadavere di Daario e lo gettò in mare.

“Sei ferito” mormorò Daenerys senza fiato.

“Tranquilla non è niente” la rassciurò lui, “tu stai bene?” Dany annuì e tutta la tensione si sciolse. Abbracciò Jorah con tutta la forza che le restava. E’ finita, pensò stranamente sollevata. La profezia si è conclusa, nessuno più mi tradirà. Era una sensazione meravigliosa.

Si allontanò da Jorah e tornò a concentrarsi sulla battaglia. Gli Immacolati resistevano bene, ma non sarebbe potuta proseguire così in eterno: i mercenari di Euron che attaccavano la costa in quel punto erano troppi. Stiamo perdendo, realizzò Dany e tutta la gioia di un momento prima svanì.

Poi, improvvisamente, il corno dalla Torre della Palma suonò due volte e d’istinto Daenerys scrutò il mare, la speranza sull’orlo di un baratro.

 E le navi della Tempesta, con il fiero cervo dei Baratheon sulle vele e il vento a poppa, erano lì.

Sono tornati, pensò Dany provando un sollievo inimmaginabile. E stavolta le gambe non la ressero più.

 

Tyrion

 

La velocità con cui i lord della Tempesta radunarono gli uomini e misero in mare le loro navi lo sorprese enormemente. Sembrava avessero finalmente capito l’importanza della puntualità in quella missione.

Gendry si stava lentamente calando nei panni del piccolo lord apprendista e Davos lo consigliava in tutto. Ser Andrew non lo lasciava mai e lo zio Eldon Estermont si stava dimostrando paziente e comprensivo. Era quello che aveva potuto mettere a disposizione più uomini, non avendo esattamente seguito Stannis in guerra, ma era abbastanza saggio da non vantarsi della cosa.

Le navi presero il largo dal Golfo dei Naufragi, che fortunatamente non riservò cattive sorprese, al tramonto del sesto giorno dall’arrivo di Theon Greyjoy a Roccia del Drago. Speriamo non sia troppo tardi, pensò Tyrion mentre passeggiava sul ponte.

A Gendry lord Estermont aveva fatto dono della più grande nave della flotta, la Furia Grigia, la cui imponente costruzione era stata ordinata da re Robert in epoche che sembravano remote. “Consideralo un dono di tuo padre” gli aveva detto Eldon con affetto e Gendry non aveva risposto.

Tyrion sapeva che il ragazzo non poteva provare nulla, benchè meno affetto, per Robert Baratheon, non avendolo nemmeno mai conosciuto. Forse quando viveva ad Approdo del Re era anche stato uno di quelli che più derideva il grasso re le cui uniche ambizioni erano il vino e le puttane.

“Se si esclude l’altezza” aveva scherzato Davos, “Robert assomigliava molto a te.” Tyrion aveva riso alla battuta, ma in sé ne era rimasto scosso. L’epoca delle scopate selvagge con puttane che neanche conosceva era finita da un pezzo. Dopo Shae, Tyrion aveva ripudiato quella vita, o almeno ci aveva provato, essendo ancora perseguitato dal vizio del bere.

Ero davvero simile a Robert Baratheon?

Quando la luna raggiunse la sua massima altezza nel cielo aveva appena superato Stonedance. Gendry era nervoso e non riusciva a stare fermo. Continuava ad affilare maniacalmente la sua mazza, scrutando attentamente il mare. Ser Andrew era al suo fianco e lo intratteneva, mentre Davos era a prua.

Tyrion decise di raggiungerlo. “A cosa pensi?” chiese tentando senza molto successo di sporgersi oltre il parapetto. Davos si voltò a guardarlo e dovette reprimere una risatina.

“Sono davvero così buffo?” chiese Tyrion fingendosi offeso.

“Molto” rispose Davos. “Comunque stavo pensando a quando con Stannis abbiamo fatto questo stesso tragitto, sempre di notte. Siamo arrivati al Golfo delle Acque Nere che non era nemmeno l’alba.” Tyrion si mosse a disagio captando la delicatezza dell’argomento. Rimpianse l’idea di averglielo chiesto.

“So che sei stato tu, Tyrion” disse all’improvviso Davos, ma la sua voce non era d’accusa, “a ordinare l’uso dell’Altofuoco sulle navi di Stannis. Mio figlio è morto a causa tua…” Tyrion strinse le labbra e non disse nulla.

Davos lo fissò. “Non do la colpa a te” continuò, “ma voglio sapere una cosa… Sapendo esattamente la distruzione e l’orrore che l’Altofuoco provoca quando brucia, tu ora lo utilizzeresti una seconda volta?”

Tyrion non dovette neanche pensarci. “Mai” rispose con voce grave e Davos annuì, tornando a guardare l’orizzonte. Per quella che parve un’eternità ci fu solo silenzio. Poi la vedetta gridò qualcosa che al principio Tyrion non comprese.

“Siamo arrivati” disse Davos tornando indietro e lasciando il nano solo a prua. Il sole era finalmente sorto, ma una tetra nebbia non permetteva una visuale nitida.

Tyrion corse dietro a Davos. “Dove siamo diretti?” chiese “Al porto?”

Davos scosse la testa. “Alla Spiaggia di Fuoco” rispose, “da dove potremo capire qual è la situazione sull’isola. Se è tranquilla, in guerra o…”

“Distrutta” concluse per lui Tyrion deglutendo.

“Precisamente” replicò il Cavaliere delle Cipolle. “Dov’è finito Gendry? Ho qualcosa per lui…”

Gendry arrivò pochi secondi dopo, con l’armatura nuova già montata e la mazza in pugno. Davos gli sorrise. Poi gli porse un fazzoletto di stoffa su cui era ricamato il cervo incoronato dei Baratheon con il loro motto, Nostra è la furia. Gendry lo prese confuso ed emozionato.

“Shireen l’aveva cucito per suo padre” disse Davos con voce piegata dalla commozione. “Quando Stannis decise di cambiare simbolo e stemma, ordinò di bruciare tutti gli altri. Questo però non volle distruggerlo e me lo affidò. Un giorno mia figlia potrebbe diventare regina, mi disse, e voglio che allora questo ritorni a lei.” Davos dovette asciugarsi gli occhi umidi e anche Gendry si era intristito. Legò il pezzo di stoffa al polso.

“Non preoccuparti ser Davos” disse, “non lo perderò.” Davos annuì. Arrivò lord Eldon, seguito da ser Andrew.

“Allora, mio signore” disse il lord di Pietraverde rivolgendosi a Gendry, “abbiamo stabilito che in caso di battaglia tu resterai nel centro, lontano dal pericolo…”

“Non preoccuparti, zio” lo tranquillizzò ser Andrew, “lo proteggerò io.” Gendry sorrise. Stava per dire qualcosa, ma le sue parole furono sopraffatte dai tamburi delle navi.

Davos si voltò verso il mare. “Non siamo soli” disse con amarezza e Tyrion capì quello che intendeva. Davanti alla spiaggia c’era una fila minacciosa di navi che sembravano prossime allo sbarco.

“Sono di Euron” disse Davos, “dunque la battaglia è già iniziata… Siamo arrivati in tempo.” Da quella distanza Tyrion già riusciva a vedere una delle nuove torri che Daenerys aveva ordinato di costruire, che svettava sulla spiaggia circondata da guerrieri a cavallo. I Dothraki, pensò. Ma dove sono gli Immacolati e le navi di Daenerys?

“Attaccheremo le imbarcazioni di Euron alle spalle” disse Eldon Estermont, “così non potranno sfuggirci.”

In quel momento però la Furia Grigia fu raggiunta da una nave che sembrava venire dalla torre. Davos urlò agli arcieri di stare pronti. La nave aveva il simbolo dei Greyjoy, ma i suoi passeggeri non sembravano avere atteggiamenti minacciosi. Quando venne abbastanza vicina, Tyrion la riconobbe.

“E’ la Vento Nero!” esclamò ricordando la nave di Yara. Qualcuno era arrivato a prua e stava cercando un dialogo.

“Vado io” si offrì Tyrion e raggiunse il punto più vicino alla Vento Nero. Quando vide che quel qualcuno era proprio Yara Greyjoy urlò di abbassare gli archi. Si è liberata…

“Sono alleati?” chiese Yara ad alta voce.

“Portiamo rinforzi dalle Terre della Tempesta” spiegò Tyrion, “siamo qui per aiutare…”

Yara lo squadrò per qualche momento. “I mercenari stanno attaccando la spiaggia” disse, “Obara Sand sta tentando di disciplinare i Dothraki, ma Missandei è scomparsa e non riusciamo a comunicare con loro.”

“Dov’è la regina?”

“Da quello che so, a Cala del Drago Azzurro” rispose Yara, “a contenere l’attacco da est con gli Immacolati... Mio fratello è andato a cercarla, ma non è tornato.”

Tyrion si morse il labbro. Quanti attacchi c’erano contemporaneamente sulla stessa isola? Prese una decisione. “Dobbiamo raggiungere Daenerys” disse, “solo lei può riuscire a far ragionare i Dothraki. Il castello?”

Yara scosse la testa. “Varys lo sta difendendo” rispose, “ma a Capo Vento è stato acceso il fuoco sulla torre, credo il porto ormai sia nelle mani di Euron…”

Meno male che abbiamo deciso di non attraccare là, non poté far a meno di pensare Tyrion. “Puoi portarmi a terra?” chiese “La tua nave sembra veloce…”

Yara annuì.

“Allora andiamo…”

“Aspettate!” si intromise Davos “Cosa dobbiamo fare noi?”

“Create un varco nello schieramento navale nemico” rispose il nano, “distruggete più navi possibili e non fateli arrivare alla spiaggia. Io devo andare, non servirei a nulla qui…” Davos annuì.

Tyrion si arrampicò sul parapetto e saltò goffamente sulla Vento Nero. Yara fece virare la neve che sfrecciò verso la torre. Mentre si lasciavano alle spalle le imbarcazioni alleate, Tyrion udì due suoni di corno provenire dalla spiaggia. Passarono accanto alle navi nemiche che tentavano di raggiungere la spiaggia. La maggior parte era carica di mercenari, ma Tyrion era sicuro l’assalto fosse guidato da Uomini di Ferro fedeli a Euron.

“Prima di liberarmi ho sentito Euron discutere dei suoi piani” disse Yara, “alla spiaggia avrebbe inviato Torword e Rodrik Freeborn sulla Sangue di Sale. Credo sia quella laggù…” Yara indicò una nave che era già arrivata a terra.

Più in fretta, non abbiamo tempo.

Via via che si avvicinavano divenne chiaro il caos che regnava sulla spiaggia. I cavalli dei Dothraki erano imbizzarriti e mancava uno schieramento preciso.

Yara gettò l’ancora. “Non posso arrivare a terra” spiegò, “o mi prenderanno la nave. Da qui si prosegue a nuoto.”

Tyrion tentò di non pensare alle gelide acque che lo attendevano e si tuffò. Yara presto lo seguì dopo aver legato la sua ascia alla cintura. Saltarono anche altri tre uomini, che Tyrion immagginò venissero da Dorne, e sulla Vento Nero rimasero solamente due soldati. Nuotarono tentando di non attirare l’attenzione e raggiunsero facilmente la spiaggia. La piccola torre sorgeva isolata e dietro si vedevano i tetti delle case del villaggio.

Tyrion si voltò verso il mare e vide con sollievo che la flotta di Gendry aveva iniziato l’attacco alle navi nemiche. Sembrava se la stessero cavando bene, perciò si tranquillizzò. Poi però vide che sempre più soldati riuscivano a raggiungere la spiaggia. Pensare di riuscire a raggiungere Cala del Drago Azzurro senza essere falciati da quei guerrieri assetati di sangue era una follia.

“Cambio di programma” esclamò Tyrion e Yara si voltò a guardarlo. “Non possiamo andare a cercare la regina ora, resteremmo di certo uccisi. Dobbiamo riuscire a comunicare con i Dothraki.” Yara lo fissò come fosse impazzito.

In quel momento vennero raggiunti da Obara Sand. Indossava un corpetto di cuoio senza maniche e pantaloni larghi marroni. In mano stringeva la lancia che tante volte aveva chiesto a Tyrion. Obara vide dove lo sguardo del Folletto si era posato e ghignò. Fece roteare in aria la lancia e la puntò contro Tyrion.

“Come mai qui, mezzouomo?” chiese senza alcuna gentilezza.

Tyrion finse di guardarsi intorno. “Ho portato i soldati che vinceranno questa battaglia dato che i tuoi non ne sono in grado” disse tranquillo. “La regina ti aveva affidato quella torre là, vero? Come mai i Dothraki non hanno ricacciato gli invasori sulle loro navi?”

Obara divenne rossa di rabbia. “Sono dei selvaggi” disse, “non capiscono una parola della lingua comune e Missandei non so dove sia finita.”

“Forse qualche guerriero dothraki conosce il valyriano” suggerì Tyrion, “potremmo provare con quello…”

Obara lo guardò con disgusto. “Io non lo conosco” replicò freddamente, “nessuno a Dorne lo conosce.”

“Ma si dà il caso che io lo sappia” ribatté Tyrion. Almeno un pochino…

Obara lo stava squadrando. “Proverai a parlare con loro” assentì infine, “e spero per te che non sia solo un’altra perdita di tempo.” Si recarono verso il centro dell’orda, dove gli uomini si urlavano insulti nella loro lingua gutturale. Non mi vedranno mai in groppa a quei cavalli, pensò Tyrion, ma decise di fare un tentativo lo stesso.

“Guerrieri!” urlò nel suo pessimo valyriano. Fortunatamente alcune teste si voltarono verso di lui. Yara ed Obara lo stavano osservando.

Tyrion si fece coraggio. “La nostra regina non è qui” proseguì sbagliando sicuramente qualche accento, “ma ciò non vuol dire che dobbiate azzuffarvi fra di voi. Le navi di Euron Greyjoy sono arrivate: trasportano mercenari che, come voi, vengono dal Continente Orientale.” Qualche cavaliere si era avvicinato e seguiva il discorso, un altro traduceva nella loro lingua.

“Affondatele!” esclamò Tyrion e ci furono cori di grida. “Ma non andate tutti insieme” si raccomandò il Folletto, “o verrete travolti dai vostri stessi compagni. Accerchiate i nemici e distruggeteli: non devono arrivare al castello!”

Anche le ultime frasi vennero tradotte e tutti i guerrieri si misero ad urlare contemporaneamente, agitando le loro armi. Tyrion, Yara ed Obara si scansarono quando i Dothraki caricarono verso il mare. Fortunatamente l’acqua per i primi dieci metri era molto bassa e permise il passaggio dei cavalli. L’orda si scontrò con il crescente schieramento di nemici che raggiungevano la costa.

A largo la Furia Grigia aveva sfondato le prime file e navigava veloce verso la spiaggia. Le altre navi della flotta si stavano aprendo a ventaglio, bloccando la ritirata dei nemici. I mercenari erano quindi presi fra le navi della Tempesta e i Dothraki. La loro unica speranza consisteva nel cercare di farsi strada sulla Spiaggia di Fuoco.

Obara si passò la lancia da una mano all’altra. “Credo mi butterò nella mischia” disse e poi si rivolse a Tyrion. “Grazie per l’aiuto” borbottò controvoglia prima di sparire nella calca. In quel momento però Tyrion scorse un fuoco accendersi verso est.

“E’ la torre vicino a Cala del Drago Azzurro!” esclamò Yara esterrefatta “Dove ci sono la regina e Theon: stanno chiedendo aiuto!” Tyrion lanciò un’occhiata ancora una volta alla battaglia sulla spiaggia. La situazione stava volgendo a favore dell’armata di Daenerys, non sembravano esserci problemi.

“Torna sulla Vento Nero” disse a Yara, “raggiungi Davos e digli di inviare metà della flotta a Cala del Drago Azzurro per aiutare Daenerys. E che siano le navi più veloci e con i guerrieri migliori. Io ci andrò via terra: voglio vedere cosa succede…”

Yara annuì senza ribattere e corse nuovamente al mare, seguita dai guerrieri di Dorne. Rimasto solo, Tyrion si diresse verso l’interno dell’isola e costeggiò il villaggio. Si chiedeva dove fossero finiti in tutta quella confusione i draghi di Daenerys. Raggiunse presto la torre su cui bruciava il fuoco e vi trovò Daenerys, Theon e Jorah che scrutavano il mare.

“Tu?!” esclamò Dany stupita “Come sei riuscito ad arrivare qui? Raggiungere la spiaggia dal mare è impossibile!”

“Ho avuto una mano da Yara” rispose Tyrion e si rivolse a Theon, “sta bene, tranquillo.”

Scrutò attentamente la costa. Gli Immacolati stavano combattendo contro un altro gruppo di mercenari che avevano abbandonato le loro navi in mare. Tyrion si chiese dove fossero finiti Jon e Verme Grigio, ma pensò fosse meglio non chiedere.

“Qual è la situazione?” si informò invece.

Daenerys sospirò. “La nostra flotta è bruciata e gli Uomini di Ferro stanno attaccando il castello da nord. Non credo però riusciranno a fare breccia nelle mura…”

“Chi lo difende?” chiese Tyrion.

“Varys” replicò Dany, “insieme a poche guardie.”

Tyrion annuì. “Missandei non si trova” disse e Daenerys rimase a bocca aperta. “Obara dice che è scomparsa. Siamo riusciti lo stesso a mettere in riga i Dothraki ed ora stanno combattendo.”

La regina sembrava sconvolta. “Missandei…” mormorò, poi scosse la testa. “Abbiamo bisogno di uomini qui: gli Immacolati stanno cedendo.”

“Arrivano” la rassicurò Tyrion, “ah, eccoli…” E indicò una cinquantina di navi che si stavano allontanando dalla battaglia sulla spiaggia. Venivano a gran velocità verso la torre e Dany si rilassò. Quando le imbarcazioni raggiunsero la costa, i mercenari tentarono di riprendere il mare, ma furono falciati dalle navi da guerra della Tempesta. Gli Immacolati sulla costa ebbero un po’ di tregua, mentre Tyrion e Theon si sporsero verso la piccola cala. La Vento Nero stava passando proprio in quel momento e Yara si protese verso di loro.

“Missione compiuta!” urlò “E’ andato tutto come previsto… Ora torno alla spiaggia.”

“Aspetta!” esclamò Theon “Voglio venire con te!”

Yara alzò gli occhi al cielo, ma si vedeva che era felice. “Muoviti” lo esortò e Theon saltò sulla nave che subito virò per riprendere il largo. Tyrion alzò la mano in cenno di saluto e tornò indietro.

Alla torre gli alleati avevano avuto facilmente ragione dei nemici, ma Daenerys si stava torcendo le mani.  “Jon e Verme Grigio sono a Torre della Marea” disse, anche se Tyrion non aveva idea di dove fosse, “hanno bisogno di aiuto.”

“Invia gli Immacolati, Khaleesi” intervenne Jorah che perdeva molto sangue dalla gamba, “qui abbiamo finito…” In quel momento due figure comparvero lungo il sentiero che portava al castello. Si sostenevano a vicenda e sembravano esauste.

“Sono Benjameen e Tyene!” esclamò incredula Dany riconoscendoli per prima. Si misero a correre verso di loro.

“Come avete fatto a fuggire?” chiese la regina ansimando.

Tyene era troppo provata per parlare, così si fece avanti Benjameen. “Non è importante ora” replicò, “gli Uomini di Ferro stanno forzando il portone: non reggerà a lungo. Varys non ha abbastanza sentinelle per tenere il castello. Se dovessero entrare ucciderebbero tutti gli abitanti del villaggio che si sono rifugiati lì.”

Daenerys si morse il labbro. Tyrion capiva la difficile situazione in cui si trovavano. Dany doveva scegliere se inviare i suoi uomini al castello o in soccorso di Jon e Verme Grigio.

“Jorah” chiamò infine la regina, “prendi quaranta Immacolati e inviali a Torre della Marea. Poi torna alla spiaggia e cerca Missandei: non posso pensare potrebbe esserle successo qualcosa di grave. Gli altri soldati verranno con noi al castello.”

“Khaleesi, non voglio lasciarti.”

Daenerys non aveva voglia di discutere. “Non abbiamo tempo” disse, “fa’ come ti dico. Ti prego…” Era una supplica quella e Jorah annuì.

“E la flotta?” chiese Tyrion vedendo che le navi di Capo Tempesta erano rimaste davanti alla Cala del Drago Azzurro.

Dany chinò il capo. “Sceglieranno loro dove ritengono giusto andare: non abbiamo navi per inviare altri ambasciatori. Dalla loro posizione potranno intervenire sia alla spiaggia che alla Torre se necessario.” Tyrion era d’accordo.

Due minuti dopo stavano marciando verso il castello seguiti dalle ordinate truppe degli Immacolati. Quando raggiunsero il portone, lo trovarono preso d’assalto dai nemici. Le navi usate dagli Uomini di Ferro si trovavano nel porto poco più a nord, ma Euron non si vedeva da nessuna parte.

“Euron è andato a Punta del Pesce Volante” spiegò Dany come leggendogli nella mente, “abbiamo visto la Silenzio dirigersi in quella direzione.”

Daenerys gridò qualche ordine in alto valyriano e gli Immacolati attaccarono. Gli Uomini di Ferro certamente non si aspettavano un attacco alle spalle e permisero all’esercito di Daenerys di rompere il loro assedio. Presto i nemici, privi di un capo, si dispersero e furono inseguiti dai gruppi di Immacolati.

Alcuni preferirono arrendersi e giurare fedeltà a Daenerys insieme a tutti i loro uomini, mentre altri morirono combattendo. Alla fine Varys spalancò le porte del castello e corse fuori. Sorrise appena vide Tyrion: non sembrava affatto sorpreso. Dany gli chiese notizie di Missandei, ma Varys l’aveva persa di vista durante l’evacuazione del villaggio. Poco dopo dalla spiaggia tornarono anche Theon e Yara.

“I nemici sono caduti” annunciò Yara, “e la flotta delle Terre della Tempesta si è ancorata a largo della costa. Attendono il permesso di utilizzare il porto.” Fece una pausa e abbassò il capo.

“Obara Sand è caduta” disse poi con voce grave, “mentre combatteva contro Rodrik Freeborn. Non aveva voluto restare lontana dalla battaglia. L’ho vendicata e ho decapitato il suo assassino.”

Daenerys annuì e chinò il capo. “Ti ringrazio, Yara” disse, “sono certa che tutti voi abbiate combattuto con coraggio, così come Obara Sand. Le daremo funerali grandiosi e gli onori che le spettano, proprio come a tutti i caduti di questa battaglia.”

La situazione si stava calmando. Tyene era stata portata dentro e maestro Pylos stava guarendo le sue ferite, mentre dalla spiaggia cominciavano a risalire i Dothraki. Jorah non era ancora tornato dalla sua ricerca, ma Tyrion era fiducioso. In fondo Missandei di certo non era andata in mezzo alla battaglia, probabilmente si era soltanto persa.

Dany però era ancora inquieta: mancavano all’appello gli Immacolati inviati a sconfiggere gli uomini della Silenzio. Tyrion poté vedere il sollievo invadere il volto della regina quando sul sentiero che portava al porto comparvero i guerrieri che erano stati mandati in missione. Tuttavia fu subito chiaro che c’era qualcosa di strano.

Daenerys corse loro incontro e Tyrion le venne dietro. Li guidava Verme Grigio, ferito in più punti, che si aggrappava al braccio di Missandei per riuscire a stare in piedi. Eccola dov’era finita, pensò Tyrion sorridendole. Missandei non ricambiò il sorriso e continuò a guardare Daenerys.

“Dov’è Jon?” chiese la regina con un filo di voce e la gioia di Tyrion si spense.

Verme Grigio scosse il capo. “Eravamo nella Grotta delle Maree” spiegò con le parole che uscivano fuori a fatica, “quando è arrivata la Silenzio di Euron. Abbiamo combattuto a lungo, non stavamo neanche perdendo. Poi il suolo ha tremato e sono iniziati a cadere dei massi dal soffitto della grotta. Jon era rimasto indietro e mi ha detto di portare Missandei fuori di lì e tornare a prenderlo dopo. Voleva affrontare Euron da solo. Ho fatto come mi ha detto, ma quando mi sono voltato l’ingresso alla grotta era crollato.” Verme Grigio fece una pausa e alzò lo sguardo. Per quella che era forse la prima volta Tyrion vedeva lo smarrimento nei suoi occhi.

“E’ rimasto chiuso là dentro” disse poi l'Immacolato con un sussurro, “insieme a Euron.”

 

Jon

 

Stavolta era stato lui a baciarla, un bacio veloce e casto, ma pur sempre un bacio. In quel momento Jon non aveva pensato a niente, non aveva creduto in nulla. Era stato un attimo di smarrimento, continuava a ripetersi, ma allora aveva scelto di smarrirsi.

Aveva lasciato Daenerys sulla costa con il vento nei capelli e l’acqua salata che le bagnava il vestito. Non si era più voltato indietro durante il loro cammino verso la Torre della Marea. Verme Grigio continuava a lanciargli occhiate di rimprovero per neanche era ben chiaro cosa, ma Jon aveva imparato ad ignorarlo. Ce l’ha ancora con me per quanto è successo all’arrivo di Theon? si chiese allungando il passo. Sperava di distanziare Verme Grigio e avere finalmente un momento di tranquillità per pensare a ciò che era successo in mare.

Euron aveva soffiato in quel corno e Drogon era impazzito. Non impazzito, si corresse mentalmente Jon, solo cambiato. Era come se non eseguisse più gli ordini di Daenerys. Aveva attaccato con il fuoco la piccola flotta dell’isola e si era rifiutato di rivolgere la sua aggressività agli invasori.

Euron lo sapeva, realizzò Jon, sapeva quali erano gli effetti di quel corno. Infatti gli era sembrato strano nessun Uomo di Ferro avesse cercato almeno di ferire il drago che stava distruggendo la flotta del loro re.

Erano arrivati a Punta del Pesce Volante e la Torre della Marea si ergeva davanti a loro. Non che fosse molto alta, anzi, ma c’era qualcosa che ispirava sicurezza in quella costruzione. Da lì la costa era visibile fino al porto e oltre. Le navi di Euron avevano attraccato e i soldati si stavano riversando sui sentieri. Prenderanno di mira il castello, pensò Jon, ma almeno non disturberanno Daenerys ed Obara nella loro lotta alla spiaggia.

Il fuoco di Torre del Vento ardeva già da un paio di minuti e implorava aiuto. Jon strinse le labbra e provò pena per Theon che era stato inviato a Capo Vento. Spero riesca a scappare, si disse, perché i soccorsi non arriveranno.

Verme Grigio stava dando ordini in valyriano ai pochi Immacolati che li avevano seguiti e Jon aveva rinunciato a tentare di convincerlo a renderlo più partecipe. Si sedette sulla scogliera in attesa. La Silenzio era l’unica nave che stesse navigando in quella direzione e ormai era quasi arrivata. Jon non capiva come mai Euron volesse attaccare in quel punto con una nave sola, ma non gli interessava: sarebbe stato più semplice per loro abbatterlo. Poi la Silenzio virò a nord e cambiò leggermente rotta.

Jon aggrottò le sopracciglia. “Dove sta andando?”

“Alla Grotta delle Maree” rispose Verme Grigio in tono piatto, “proprio dove hai lasciato la nostra ultima nave.”

Jon si voltò a fronteggiarlo. “La vedi questa costa?” gli chiese “Credi avremmo potuto lasciarla in un altro punto con i nemici che avanzano verso il porto e la spiaggia?”

Verme Grigio non rispose e Jon gli diede nuovamente le spalle. “Ci conviene muoverci” disse poi, “sarà più facile combattere se Euron non avrà spazio per scappare. Un luogo stretto è l’ideale.”

“La regina ha detto di tenere Torre della Marea” replicò con voce dura Verme Grigio, “non di lanciarci nella trappola del nemico.”

“Non è una trappola!” esclamò Jon “Euron è costretto a passare da quella grotta se vuole raggiungere la Torre, ma non vorrebbe farlo, nessuno vorrebbe se potesse evitarlo. Dobbiamo fermarlo prima che arrivi qui.”

Verme Grigio gli si mise davanti. “Tu non dai ordini qua” disse freddamente, “non siamo nel Nord e io obbedisco solo alla regina.”

Jon non riusciva a credere fosse così testardo. “Ascoltami” disse lottando per non perdere la pazienza, “so che stimi molto Daenerys e che la seguiresti ovunque, non è così?”

Verme Grigio annuì, le labbra serrate.

“Ma lei ora non è qui” proseguì Jon, “non può sapere cosa sta succedendo. Se permettiamo ad Euron di raggiungere la torre, poi potremmo non essere più in grado di fermarlo. Potrebbe sfuggirci e raggiungere la spiaggia o il castello e causare solo danni. Sto cercando di aiutare…”

Verme Grigio ci pensò qualche secondo. “Andremo alla grotta” decise infine, “ma lascerò la maggior parte degli uomini qui.”

Jon annuì. “D’accordo” replicò e Verme Grigio si allontanò. Avrebbero potuto cogliere Euron di sorpresa, magari nascondendosi dietro alle rocce, e avrebbero risparmiato molte vite. Era un buon piano.

Jon sospirò e si incamminò verso la Grotta delle Maree. La Silenzio ora non si vedeva più e probabilmente era già entrata nella caverna. Verme Grigio aveva scelto di portarsi dietro quindici compagni, lasciando gli altri a guardia della torre.

Per accedere alla Grotta delle Maree dalla scogliera esisteva un’unica entrata, anche poco agevole, che fendeva la roccia fino al cuore. Si poteva passare uno per volta e bisognava fare attenzione a non ferirsi le mani colpendo le pareti. La grotta poi si estendeva sotto la scogliera e incorniciava un angolo di mare riparato, idoneo per piccole barche in cerca di rifugio. Esistevano più gallerie là sotto, ma nessuna di quelle portava in superficie.

Jon decise di scendere per primo ed estrasse Lungo Artiglio per sicurezza. Fece cenno a Verme Grigio, che si era calato l’elmo, di seguirlo senza fare rumore. Discesero lentamente lungo la stretta fessura e più di una volta Jon sentì l’aria mancargli. Finalmente giunsero nella grotta vera e propria e poterono allargarsi.

Quella in cui si trovavano era la sala più ampia, fievolmente illuminata dalla luce del sole che brillava sul mare rendendolo trasparente. In realtà la grotta era quasi completamente immersa nella penombra. Jon ritrovò subito la Lupa Solitaria dove l’avevano lasciata e si stupì di trovarla ancora intatta. Della Silenzio non c’era traccia. Sarà ancorata fuori dalla grotta, pensò Jon ispezionando la zona con lo sguardo.

“Sono già dentro” mormorò, “forse si nascondono…” Magari Verme Grigio non aveva tutti i torti a temere un’imboscata.

“Dobbiamo controllare i cuniculi” osservò il capo degli Immacolati, “se sono nascosti staranno lì.”

Jon strinse le labbra. “E’ buio pesto laggiù” fece notare, “magari possiamo aspettare che escano allo scoperto…”

Non aveva ancora finito di parlare che si udirono dei rumori di passi frettolosi lungo il corridoio dell’entrata. Verme Grigio fece cenno ai suoi uomini di appostarsi vicino all’apertura e anche Jon fece lo stesso. I passi erano sempre più vicini e rimbombavano contro le pareti. Chiunque sia, pensò Jon stringendo Lungo Artiglio, non è molto saggio a fare tutto questo baccano.

Poi una figura entrò nella grotta e Verme Grigio scattò. Ci fu un urletto di donna e il capo degli Immacolati fece un salto indietro. Jon si avvicinò e dovette soffocare un’esclamazione quando vide Missandei. La ragazza sembrava sconvolta dal fatto che Verme Grigio avesse tentato di attaccarla, ma la sua sorpresa era nulla se paragonata a quella dell’Immacolato.

“Cosa ci fa qui?” chiese Verme Grigio tentando di mascherare la propria incredulità “La regina ti aveva detto di aiutare Varys a evacuare il villaggio…”

“L’ho fatto!” squittì nervosa Missandei “Sono tutti nel castello… Varys mi ha detto che potevo restare o tornare alla spiaggia e io ho scelto di andarmene. Volevo andare da Obara, ma poi ho visto alcuni Immacolati che correvano e dicevano che stavi combattendo da solo contro Euron… Avevo troppa paura…”

Verme Grigio era esterrefatto. “Hai disobbedito agli ordini” disse come faticando a crederci.

Missandei sgranò gli occhi. “No!” esclamò “E’ solo che avevo paura per te… Alla spiaggia c’era così tanta confusione, non capivo più nulla… Non sarei servita a nulla lì…”

“Ma neanche qua!” disse con troppa veemenza Verme Grigio “Non puoi combattere, saresti dovuta rimanere al castello. E’ pericoloso!”

“Non posso restare chiusa in una stanza se so che potresti morire” disse Missandei con le lacrime agli occhi, “non è giusto!” Ora stava piangendo.

“Non ce la faccio” proseguì tra i singhiozzi, “quante altre volte mi chiederai di aspettare in ansia il tuo ritorno? Quante altre volte mi costringerai a temere di non vederti mai più? Tu non hai idea di quello che passo ogni volta che ti vedo combattere…” I singhiozzi inghiottirono le parole che seguirono e Missandei continuò a piangere.

Allora la maschera di compostezza di Verme Grigio si frantumò e corse ad abbracciarla. Jon quasi si vergognò di dover assistere ad una scena così intima. Verme Grigio aveva fatto cadere a terra la lancia e si era tolto l’elmo.

“Ti amo” le disse, “ma non devi metterti in pericolo per me…”

Missandei quasi rise. “Non puoi dirmi cosa devo fare” replicò, “io voglio stare con te, nel bene e nel male. Sempre…” Verme Grigio sorrise e Jon era certo che quella fosse la prima volta che lo vedeva effettivamente felice.

“Ma che bel momento... Sembra proprio un peccato interrompere, ma credo abbiamo delle faccende da sbrigare…”

Jon si voltò di scatto e vide Euron Greyjoy uscire dall’ombra, seguito da una decina di Uomini di Ferro. Verme Grigio d’istinto strinse a sè Missandei cercando di proteggerla, dimenticandosi addirittura di raccogliere l’arma che aveva fatto cadere. Euron fece un passo avanti e il gruppo di Immacolati si strinse davanti all’ingresso.

“Un comitato di benvenuto” scherzò Occhio di Corvo, “siamo fortunati…” I suoi uomini risero e sguainarono le spade.

Verme Grigio disse qualcosa in valyriano e gli Immacolati attaccarono. Jon, che pensava il loro piano prevedesse la difesa dell’unica via per la superficie, fu preso alla sprovvista e non fece in tempo a partecipare alla carica. Verme Grigio lasciò Missandei, che tremava come una foglia, vicino all’ingresso, e, recuperata la lancia, si gettò nella mischia.

Euron rimaneva in disparte, ma i suoi uomini combattevano bene. Uno di loro piantò un coltello fra le scapole di un Immacolato e un altro ne ferì un secondo. Verme Grigio stava combattendo contro un soldato armato di ascia e rischiò più volte che la sua lancia si spezzasse sotto i colpi selvaggi del nemico.

“Prendi Euron!” urlò ad un certo punto l’Immacolato e Jon notò che il Re delle Isole di Ferro si stava dirigendo verso la Lupa Solitaria.

“Non ci pensare nemmeno” sibilò e si mise a correre in quella direzione.

Presto l’acqua gli arrivò alle caviglie, ma non si fermò. Euron era salito a bordo e si stava dirigendo verso il timone. Che avesse capito che lo scontro nella grotta era perso? Ma allora perché uscire allo scoperto in quel modo?

Jon non rimase a farsi domande e saltò sulla nave, afferrando la corda che solitamente legava la vela all’albero maestro. Si issò sul ponte e si nascose dietro la prima cassa che trovò. Era tutto ancora semidistrutto dall’attacco sulla via per la Roccia del Drago e non c’erano molti nascondigli.

Udì i passi di Euron alle sue spalle. Non stava correndo, non era neanche un passo spedito. Era la camminata di qualcuno che contemporaneamente ammira il panorama. Perché è salito su questa nave se non vuole fuggire? si chiese Jon confuso Non sembra nemmeno intenzionato a volerla far muovere…

“Jon” lo chiamò a quel punto Euron con voce stucchevole, “perché ti nascondi? Hai troppa paura per affrontarmi?” Jon abbandonò immediatamente quell nascondiglio improvvisato. Euron sorrise. “No, sembra di no” concesse.

“Che ne hai fatto dei prigionieri?” chiese Jon per guadagnare tempo. Euron sembrava disarmato, ma Jon non si fidava.

“Alcuni sono bruciati per colpa della tua regina” replicò Euron.

“Non è la mia regina.”

“Ah no?” chiese Euron con voce insinuante “Credo voi due siate molto legati…”

Jon ne aveva abbastanza. Lo scontro fra Uomini di Ferro e Immacolati procedeva bene e stava favorendo i soldati di Daenerys. Verme Grigio era stato ferito al braccio sinistro, ma continuava a combattere come se nulla fosse.

“Cosa vuoi?” chiese Jon con vana rabbia “I tuoi uomini stanno morendo e tu sei qui a parlare con me…”

“Che muoiano pure” replicò Euron, “sono un sacrificio necessario.”

Jon credette di risentire la voce di Melisandre. “Un sacrificio per cosa?”

Euron allargò le braccia. “Per salvare il mondo.”

Jon quasi si lasciò scappare una risata. E’ completamente fuori di testa. Poi decise che il tempo delle chiacchiere doveva terminare. Brandì Lungo Artiglio e menò un fendente indirizzato alla testa. Euron non si mosse fino all’ultimissimo istante. Subito dopo un’altra lama si oppose alla spada di Jon. Il metallo era oscuro e sembrava che la luce ci scivolasse sopra.

“Acciaio di Valyria…” non riuscì a fare a meno di mormorare Jon.

“Esatto” assentì Euron spingendo la spada in avanti e costringendo Jon ad indietreggiare, “ti presento Crepuscolo, la leggendaria spada della Piovra Rossa.”

Jon ci rifletté un attimo. “Crepuscolo è andata perduta...”

“Era stata gettata in mare” lo corresse Euron passando una mano sul piatto della lama, “perché non fosse più ritrovata, ma io ho fatto immergere i miei uomini per mesi, finché non fu riportata in superficie.” Jon non voleva pensare a quanti fossero morti in quella folle operazione.

“Un re deve avere una spada degna di lui” proseguì Euron, “non si dovrebbe accontentare.”

Jon strinse le labbra e provò un nuovo attacco. Tenendo la spada salda nella destra, colpì di lato piegandosi in avanti. Euron non si ritrasse, limitandosi ad intercettare il colpo. Lungo Artiglio fu spinta in alto e Jon non riuscì a liberarla da quella posizione senza arretrare ulteriormente. Dal fondo della grotta si elevavano ancora le grida dello scontro. Ormai gli Uomini di Ferro superstiti erano appena quattro e gli Immacolati li avevano circondati.

“Sei più debole di quanto mi aspettassi” disse Euron scuotendo la testa. Jon si preparò a colpire di nuovo, ma si fermò quando udì quel richiamo. Dopo quasi due settimane alla Roccia del Drago avrebbe riconosciuto quel verso ovunque.

Subito dopo la bocca della grotta prese fuoco e apparve Rhaegal. Jon non aveva idea da dove fosse spuntato, ma sapeva che non poteva rimanere lì. Dalle grida che provenivano dal mare Jon capì che il drago doveva aver incendiato la Silenzio. Euron non se ne curava e fissava Rhaegal affascinato. Da qualche parte giunse l’urlo di Verme Grigio.

Il drago era quasi entrato nella caverna, quando Jon si accorse del corno che Euron stava portando alle labbra. No, pensò e si mise a correre verso la poppa della nave, che era rivolta verso il mare.

“RHAEGAL!” urlò con quanto fiato aveva nei polmoni “VATTENE!”

Quando il corno suonò, il rumore colpì le pareti così forte da farle tremare. Rhaegal ruggì ed inziò a dibattersi. Vai via, pensò Jon, esci di qui…

Il corno suonò una seconda volta e le pareti sussultarono. Da dietro Verme Grigio stava gridando qualcosa, ma Jon non sentiva. Ti prego, pensò stringendo le mani intorno alla balaustra. 

Rhaegal lo fissò e finalmente si voltò. Volò fuori dalla grotta, verso il mare aperto, e Jon tirò un sospiro di sollievo. L’attimo tuttavia fu di breve durata, perché dal soffitto iniziarono a cadere dei massi. Missandei dal suo angolo urlò di terrore e anche Verme Grigio fu preso alla sprovvista. Jon si voltò.

La frana stava bloccando anche l’uscita dal mare e presto la grotta sarebbe sprofondata nell’oscurità. Jon saltò nuovamente a terra e Verme Grigio gli corse incontro.

“Dobbiamo uscire di qui” disse l'Immacolato, “o restiamo bloccati.” Jon si girò ancora una volta. Euron non era più visibile sulla Lupa Solitaria, ma di certo non era riuscito ad uscire.

“Prendi Missandei e gli altri” disse Jon, “ed uscite. Io vi raggiungo dopo…”

Verme Grigio non sembrava convinto. “I soldati non lasciano da soli i propri compagni” disse, “io resto con te.”

“No” replicò Jon scuotendo la testa, “Missandei ha bisogno di te. Va’ con lei…”

Verme Grigio lo guardò per qualche istante, mentre il mondo intorno a loro esplodeva. Poi annuì e si voltò. Jon lo vide radunare i superstiti e prendere per mano Missandei. Insieme scomparvero oltre la piccola apertura nella roccia.

Poi, lentamente, Jon si girò a fronteggiare di nuovo Euron, che sapeva attenderlo alle sue spalle. Si scrutarono per qualche momento, mentre le rocce continuavano a cadere.

“Saresti potuto andare” osservò Jon, “avresti potuto uccidermi ed uscire di qui. Perché sei rimasto?” Euron sorrise per l’ennesima volta.

“Non voglio ucciderti” rispose, “e non voglio andarmene, non ancora almeno.” Tutto ciò non aveva senso, ma Jon aveva smesso di tentare di interpretare la mente di Euron.

“Per molti anni ho viaggiato” stava raccontanto Occhio di Corvo, “visto posti che tu nemmeno ti immagineresti. Sono stato a Braavos, a Volantis, nelle Isole dell’Estate, perfino ad Asshai. All’epoca pensavo solamente a divertirmi e a depredare le navi. Ero temuto fino nel lontano Mare di Giada.”

Euron sospirò. “Poi mi imbattei nel mio destino” proseguì, “e vidi chiaramente cosa sarei diventato. Un eroe, un salvatore, un dio…”

Gli occhi di Euron ardevano di follia. “So che hai visto gli Estranei” disse poi e Jon sussultò, “so che hai incontrato il Re della Notte. L’ho letto nel fuoco. Il Signore della Luce mi ha parlato, mi ha donato il corno con cui legare i draghi alla mia volontà dicendomi di usarli contro l’esercito dei morti. Radunerò il più grande esercito che Westeros abbia mai visto e sconfiggerò gli Estranei.”

Jon non credeva alle proprie orecchie. “A te non interessa della vita delle persone che combattono per te” replicò, “come puoi pensare di difendere il mondo dagli Estranei?”

“Sono solo soldati” disse Euron con sufficienza, “solo pedine al mio servizio, al servizio del dio.”

“Tu non sei un dio.”

“No” assentì Euron, “ma lo diventerò. Sei stato molto bravo con quel drago, non avrei mai pensato potesse riuscire a sfuggire al richiamo del corno, ma è tutto inutile: non si può fuggire.” Il gelo nelle sue parole metteva i brividi.

Euron vuole salvare il mondo, pensò Jon, solo per poi distruggerlo e sedersi sulle ossa degli uomini. Fece un passo avanti. “Allora perché sei qui a parlare con me?” chiese in tono provocatorio “Gli Estranei marciano sulla Barriera, non pensi dovresti essere là?”

Euron si avvicinò. “Non è ancora ora” rispose continuando ad avanzare e Jon rimase immobile, “il mondo non è ancora pronto a vedere la mia vera natura. Ho avuto altre visioni, sai? Il dio mi ha parlato e mi ha detto di procurarmi assolutamente una cosa…”

Crepuscolo calò troppo velocemente e Jon gemette di dolore. La spada gli aveva aperto una ferita sull’avambraccio destro, stracciando la manica della maglia. Jon strinse la mano sinistra sulla ferita, mentre il sangue gli ruscellava tra le dita e gocciolava fino a terra.

“Il tuo sangue.”

Cosa?!

“I-il mio sangue?”

Euron rise. “Sì, Jon Snow” replicò, “il dio richiede il tuo sangue, non ho idea del perché o a cosa esattamente servirà, ma non sono solito mettere in dubbio la sua volontà.”

Jon ancora non riusciva a formulare un pensiero completo. Euron era certamente un folle, ma era davvero convinto di aver tenuto delle conversazioni con il suo dio. Perché mai un dio avrebbe voluto avere il suo sangue, cosa poteva avere di così speciale? Jon sapeva che erano domande vane. Aveva un delicato velo di lacrime che gli offuscava la vista a causa del dolore per la ferita, ma era ancora lucido.

Ignorando il formicolìo che si era impossessato del suo braccio destro, Jon strinse Lungo Artiglio e si lanciò su Euron. Occhio di Corvo schivò il colpo e gli sferrò un pugno allo stomaco che mandò Jon in ginocchio.

“Non puoi uccidermi” stava dicendo Euron, “io sono il prescelto dal dio, non morirò per mano di un uomo…” Non fece in tempo a terminare la frase che Jon l’aveva trapassato dal basso con la spada. Mentre si rialzava in piedi, vide finalmente il sorriso di Euron gelarsi sul suo viso.

“Allora vaglielo a dire al tuo dio” gli sussurrò Jon all’orecchio spingendo la spada più a fondo, “digli che si era sbagliato.” Poi estrasse Lungo Artiglio ed Euron si accasciò a terra.

Ancora senza fiato, Jon raccolse Crepuscolo e se la legò alla cintura. Senza degnare di uno sguardo il cadavere di Occhio di Corvo, andò verso l’uscita, solo per trovarla sbarrata da due massi enormi. Il suo cuore inziò ad accelerare e Jon si guardò intorno. L’unico modo per uscire di lì sembrava essere attraverso la parete franata che bloccava l’entrata alla grotta dal mare.

Incurante del sale che faceva bruciare la ferita sul braccio, Jon si tuffò in acqua. Nuotò fino alla parete e si arrampicò. Reggendosi a fatica alla roccia scivolosa, cercò uno spiraglio di luce e, quando lo ebbe trovato, si aprì un varco scavando a mani nude. Quando uscì alla luce del sole, Jon aveva lividi dappertutto ed escoriazioni sulle mani.

Saltò nuovamente in mare e si mise a nuotare verso nord. A ogni bracciata si sentiva più stanco ed un paio di volte temette di non potercela fare. Se voleva sperare di sopravvivere, aveva bisogno di raggiungere la costa il più in fretta possibile, non importava chi ci fosse ad aspettarlo, se amici o nemici.

Finalmente raggiunse il porto e non si curò di identificare i simboli dipinti sulle vele delle numerose navi ancorate. Afferrò il bordo di un moletto e si tirò su, tentando di riprendere fiato. Udì delle grida e vide qualcuno correre verso di lui. Era Daenerys.

“Jon!” esclamò lei e Jon potette giurare stesse piangendo “Ero così preoccupata… Verme Grigio ci ha raccontato tutto… Euron?”

“Morto” disse Jon con una smorfia di dolore.

“Dico a Tyrion di chiamare maestro Pylos” disse Daenerys preoccupata, “sei ferito…” Allora anche Tyrion era tornato.

“Sto bene” replicò Jon cercando di non tremare, “cosa è successo? Mentre ero via…”

Il volto tormentato di Dany si aprì in un sorriso luminoso. “I nemici sono sconfitti” rispose, l’emozione forte nella sua voce, “Roccia del Drago è salva!”

Jon sentì tutti i suoi muscoli rilassarsi e si lasciò andare. E’ incredibile, pensò e improvvisamente gli venne voglia di ridere, abbiamo davvero vinto.


                                                                                             "The moment to fight, the moment to fight, to fight, to fight, to fight!"


N.D.A.


Cucù... Se siete arrivati alla fine di questo capitolo allora meritate tutta la mia stima e rispetto XD XD XD Era davvero un'ammazzata XD XD XD solo per sistemarlo ci ho messo un giorno intero, ecco perchè è uscito così tardi ^_^

Che dire... Come si può capire è stato difficile da scrivere, molto difficile... Il capitolo più complicato finora e di gran lunga il più lungo... Spero davvero vi sia piaciuto e che apprezziate tutto lo sforzo. Non sono neanche lontanamente un'esperta di battaglie, ma credetemi se ci ho messo l'anima XD specialmente per renderla originale e complessa.. Non so come sia venuta, ma vi prego di avere pietà XD

Come al solito ci tengo a precisare alcune cose...

In primo luogo Evocatore di Draghi (il corno di Euron) nei libri reca una scritta secondo cui chiunque soffi al suo interno morirà. Ho ovviamente ignorato tale particolare per permettere che fosse Euron a usarlo e più di una volta. Per il resto il modo in cui dovrebbe avere effetto sui draghi sono sconociuti, quindi ho immaginato XD

Quando Yara pensa al fatto che i doni di Euron sono avvelenati, in realtà nei libri quella frase viene ripetuta molte volte da Victarion, l'altro fratello di Euron e Balon, ma che non esiste nella serie. Per questo l'ho data a Aeron.

Inoltre Crepuscolo, la spada di Acciaio di Valyria di Euron, in realtà dopo essere appartenuta alla Piovra Rossa passò di generazione in generazione fino ad arrivare, se non sbaglio, ad Harras il Cavaliere (non ne sono sicura, a ogni modo non venne perduta). Tuttavia ritengo che l'idea di averla ripescata dal mare fosse molto più suggestiva, quindi perchè no XD XD

Per il resto ovviamente la greografia della Roccia del Drago è stata inventata da me, così come i nomi dei posti. Ho però tenuto fede alla forma allungata dell'isola che si vede nelle cartine dei libri.

Un ringrazimento enorme a tutti i miei recensori, in ordine: Red_Heart96, __Starlight__, giona e Spettro94. Un ringraziamento speciale anche a leila91 (che spero mi perdonerà se il titolo di questo capitolo assomiglia troppo a quello del terzo film di Lo Hobbit XD XD), Azaliv87 (giuro solennemente che rispondo alla recensione... non è passata inosservata) e Gian_Snow_91 che stanno recensendo i capitoli scorsi per rimettersi in paro. Inoltre questa storia ha da poco superato le 100 recensioni e non so proprio come ringraziare voi tutti che prendete parte del vostro tempo per scrivere un commento a questa storia. Vi adoro tutti e tanto e sappiate che questo traguardo significa moltissimo per me. A tutti gli altri che sono rimasti in silenzio finora rivolgo l'invito a farvi avanti, bastano anche poche parole ^_^

E niente, spero davvero questo capitolo non vi abbia confusi troppo e che sia stata una degna prova per Daenerys & co...

Grazie mille ancora a tutti e alla prossima!


NB: entrambe le citazioni di stavolta vengono sempre dalla canzone "This is war" di Thirty Seconds to Mars. Volevo creare una certa continuità con il capitolo scorso ^_^




 

   
 
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