The Battle of the Five
Towers
"It's the moment of truth and the moment to lie, the moment to
live and the moment to die."
Yara
Furono sei giorni
interminabili.
La nave continuava a sussultare e, nonostante ciò non le desse
fastidio, Yara
era frustrata per non poter vedere il mare, sentire i suoi spruzzi
sulla pelle.
Trascorreva le giornate seduta sul letto, tentando come meglio poteva
di
ricordare la geografia della Roccia del Drago.
Sapeva che l'isola
non era molto estesa,
con un buon vento a poppa una nave avrebbe potuto circumnavigarla in un
quarto
d’ora, e che aveva una forma allungata. Durante il suo soggiorno,
Yara aveva fatto lunghe passeggiate sulle scogliere della costa nord,
il punto
dove le montagne toccavano l’acqua, ed era assolutamente certa le navi
di Euron
non potessero attraccare lì, anche a causa dei pericolosi scogli
marini. Questo
almeno fino a Capo Vento, il promontorio che riparava il porto dai
venti del
Nord e che delimitava l’inizio di una costa frastagliata, ma comunque
agibile.
Le navi lunghe della Flotta di Ferro
non potrebbero attaccare a Punta del Pesce Volante, pensava Yara
ricordando la
scogliera dell’estremo orientale dell’isola, ma navi più piccole forse…
Tuttavia era certa Daenerys avesse fortificato Capo Vento e
Punta del Pesce
Volante, soprattutto data la loro posizione strategica e il loro essere
naturali punti d’avvistamento.
Oltre la Cala del
Drago Azzurro
le rocce si frantumavano e diventavano sabbia. La costa sud era
interamente
sabbiosa e ospitava anche l’unico piccolo insediamento umano di Roccia
del
Drago, se si escludeva ovviamente il castello, che invece dominava il
porto. Qualunque comandante con un
minimo di buonsenso attaccherebbe le spiagge o il
porto, si diceva Yara stringendo le labbra, oppure tenterebbe la fortuna sulla
costa est dove le navi non rischiano di incagliarsi ed affondare.
E invece Ellaria le
aveva
suggerito l’intenzione di Euron di attaccare da ovest. Ma ad ovest la parete
di roccia è a picco sul mare, pensava Yara incerta. Una scalata in quel punto
potrebbe essere fatale… La roccia dell’isola era così dura nelle
pareti del
castello come friabile sulla costa. Una frana era sempre possibile e di
solito
le imbarcazioni evitavano quel tratto di mare. Cosa voleva fare Euron?
Era
forse una trappola quella che stava tessendo?
Yara non poteva far
altro che
porsi domande e sperare che la difesa di Daenerys fosse pronta. Non hanno
navi, pensava amareggiata. Quasi
tutta la mia flotta è bruciata a Porto Bianco
o è stata presa da Euron. Alla Roccia del Drago erano con molta
probabilità
rimaste meno di dieci imbarcazioni, contando anche quelle che,
all’epoca della
partenza per Porto Bianco, non erano state ritenute sicure abbastanza.
Le navi di Euron
invece,
nonostante non si avvicinassero neanche lontanamente al numero
esagerato di
mille, creavano comunque una flotta imponente e soprattutto variegata.
C’erano
navi lunghe e armate di rostri, agili imbarcazioni da guerra e piccole
caravelle
per gli attacchi fulminei. Euron disponeva di rematori in abbondanza,
casomai
il vento non fosse stato dalla sua parte, e di uomini esperti nella
navigazione.
Yara sapeva che da
questo punto
di vista Daenerys pareva spacciata. I suoi Immacolati erano organizzati
e
micidiali, ma Yara non era certa si muovessero bene su una nave. I
dorniani, su
stessa ammissione di Tyene, non erano più così abituati al mare, per
non parlare dei
Dothraki, che avevano visto una nave per la prima volta il mese prima. E’
anche vero però, si diceva Yara tentando di trovare uno
spiraglio di luce, che
Daenerys potrebbe riuscire a spostare la battaglia a terra, dove
sicuramente
gli Uomini di Ferro sarebbero più in difficoltà. Poi si era
ricordata di come
i mercenari stranieri di Euron avessero annientato l’esercito di
Benjameen e
aveva capito che la situazione era davvero disperata.
La notte del sesto
giorno, Yara
fu bruscamente svegliata da Rodrik Freeborn. “Il re vuole vederti” le
disse
sputando a terra. Yara si alzò e seguì Freeborn fuori dalla cabina. Era
la
prima volta che usciva e aveva l’opportunità di vedere la nave su cui
si
trovava. La riconobbe quasi subito: era la Silenzio.
Finalmente l’ho trovata! Le venne
da ridere.
Rodrik la
spintonò rudemente.
Yara
alzò gli occhi al cielo.
Rodrik divenne rosso
di rabbia. “Bada a come parli”
sibilò, “se non vuoi che…”
“Basta così, Rodrik”
intervenne
Euron che era appena comparso in fondo al corridoio, “torna a lavoro.
Avverti
Botley e gli altri: vi voglio sottocoperta al più presto.” Yara si
ricordava di
Germund Botley, lord di Orkwood, uno dei più accesi sotenitori di Euron
all’Acclamazione di Re. Freeborn si inchinò sgraziato e scomparve.
Occhio di
Corvo sorrise a Yara.
“No, ma tanto mi
costringeresti lo stesso, giusto?”
Euron annuì, senza
smettere di
sorridere. Poi fece strada a Yara fino al ponte. Era ancora notte, ma
le stelle
andavano già sbiadendo. In lontananza, proprio all’orizzonte, si
riuscivano ad
intravedere dei piccoli fuochi.
“La Roccia del Drago”
sussurrò Euron
anticipando i pensieri di Yara.
Lei si voltò a
guardarlo.
Euron fissò il mare.
“Intendi costruirti
uno sgabello
con le ossa dei draghi di Daenerys?”
Euron rise. Perché
rideva
sempre?
Yara alzò un
sopracciglio.
Euron scosse la
testa.
Euron
si sfregò le mani.
Con suo sommo
stupore, Yara fu
ammessa nella cabina del consiglio. La sua sorpresa però raggiunse
picchi
inauditi quando vide che erano presenti anche Tyene e Benjameen,
incatenati
accanto alla porta. Euron prese posto al tavolo ed Ellaria gli venne
vicino
seducente. Euron le sorrise e le cinse i fianchi con un braccio. Poi
indicò la
sedia alla sua destra a Yara che, guardinga, si sedette, facendola
scivolare il
più lontano possibile dallo zio.
Nella sala arrivarono
subito una
decina di uomini. Parevano tutti piuttosto eccitati. Yara riconobbe
subito Lucas Codd, con il braccio sinistro fasciato e distolse lo
sguardo.
C’erano anche Rodrik Freeborn, il preannunciato Germund Botley e Donnor
Saltcliffe. Gli altri erano comandanti delle navi di Euron che Yara
“Salute a tutti”
esclamò Euron,
“come forse avrete notato siamo quasi arrivati alla Roccia del Drago e
spero
che voi tutti abbiate sete di sangue.” Ci furono sghignazzi d’assenso e
qualche
urlo. Yara incrociò appena lo sguardo di Tyene.
“Il piano è semplice”
continuò
Euron, “dovete solo ricordare che non ci sono regole e che potete
distruggere
tutto ciò che volete e scegliere di fare prigionieri gli uomini e le
donne che
vorrete, anche se non credo troverete granché sulla Roccia del Drago,
eccetto ovviamente la regina.” Gli
uomini eruppero in risate sguaiate.
“Solamente” continuò
Euron,
“lasciate i draghi e Jon Snow a me.”
“Mio re” intervenne
Quellon
Humble, “come potremo difenderci dai draghi se dobbiamo stare attenti a
non
ucciderli?”
“Non ce ne sarà
bisogno, vedrai”
rispose enigmatico Euron, “in quanto a Jon Snow, mi serve vivo, quindi
ricompenserò chiunque lo porti da me.”
“Gli Uomini di Ferro
non fanno
prigionieri per ottenere riscatti…” si azzardò a dire Torwold.
“Questo è un ordine”
tagliò corto
Euron con voce pericolosa. Tutti annuirono e Yara pensò che quel piano
non
avesse senso. Nessuno di quegli uomini, neppure Euron stesso, aveva mai
visto
il Re del Nord, come avrebbero fatto anche solo a riconoscerlo? Ma non
furono
sollevate altre obiezioni.
“Daenerys Targaryen
non ha una
flotta” andò avanti Euron, “non sarà difficile raggiunere la riva. Da
lì
dovrete riuscire ad annientare la sua guarnigione puntando verso il
castello,
intesi?” Ci furono grida ed esclamazioni.
“Lord Saltcliffe”
chiamò Euron e
Donnor venne avanti, “ti affido il comando della Kraken,
la più grande delle nostre navi, spero tu sia degno di tale
onore…” Yara strinse le labbra. I doni di
Euron sono avvelenati, così le aveva sempre detto suo zio Aeron.
“Lo sono, vostra
grazia” disse
Donnor Saltcliffe, “dove desideri porti la nave?”
“Che rimanga vicina
alla Silenzio” ordinò Euron, “insieme
sfonderemo lo schieramento di Daenerys al porto.” Donnor annuì.
“Lord Botley” chiamò
ancora il Re
delle Isole di Ferro, “a te concedo la Piovra
di Nebbia, che da secoli attraversa il Mare dell’Estate senza
essere notata
dai vascelli che deruba. Tu la porterai ad ovest ed attaccherai la
prima baia
che incontrerai con cinquanta uomini. Porterai con te anche Harren,
Kemmett e
Qarl, insieme ai loro uomini. Avrete sette navi leggere.”
Yara adesso aveva
capito.
“Codd manterrà il
controllo della
Vento Nero che mia nipote ci ha così
gentilmente ceduto” disse Euron e Yara strinse i pugni sentendo tirata
in causa
la sua nave, “mentre Torwold e Rodrik, voi porterete la Sangue
di Sale verso le spiagge del sud dell’isola, dove già si
stanno dirigendo i miei mercenari. E’ probabile sarà il punto più
protetto
dell’isola, ma, spezzato quello schieramento, avremo vinto. Ciò che è
morto non
muoia mai!”
“Ciò che è morto non
muoia mai!”
Tutti urlarono e, uno
dopo l’altro, si congedarono e uscirono. Quando la sala
si fu svuotata, Euron si versò da bere e ne offrì anche ad Ellaria, che
accettò
con un sorriso. Poi si rivolse ai suoi prigionieri.
Euron emise un
lungo sospiro.
“Tu sei matto” sputò
Benjameen
Sand.
“Anche la Piovra
Rossa era matto”
osservò Euron con voce suadente, “ma viene ricordato come uno dei più
grandi re
delle Isole di Ferro.”
“Alla Piovra Rossa
venne tagliata
la gola nel sonno” gli ricordò Yara, “o te lo sei dimenticato?”
Euron la
guardò. “Nessuno potrà tagliare la mia” le assicurò a bassa voce. Yara
non
capiva da dove gli venisse quella sicurezza: credeva forse di essere
invulnerabile? Un corno suonò dal ponte ed Euron si alzò in piedi.
“Credo siamo
arrivati” disse, “è
ora di incontrare la mia mancata sposa.”
Ellaria gli prese un
braccio.
“Madre!” esclamò
sconvolta Tyene
“Cosa stai dicendo?!” Yara non sapeva se Tyene avesse compreso il gioco
di
Ellaria, ma in ogni caso il suo tono era convincente. Si voltò verso
Euron, che
annuì.
“Certamente”
acconsentì Occhio di
Corvo, “ma dovrà giurarmi fedeltà…”
“Lo farà” assicurò
Ellaria ed
Euron liberò Tyene dalle catene. Tyene si riassestò i vestiti e guardò
sua
madre con odio. Benjameen non disse nulla e Yara sperò almeno lui
avesse
compreso.
Poi Ellaria afferrò
Euron e lo
baciò con trasporto. Occhio di Corvo la strinse e rimasero avvinghiati
diversi
secondi. Yara vide il disgusto sul volto di Tyene. Quando finalmente i
due si
separarono, Ellaria sorrise. Si portò una mano al collo.
Yara capì
immediatamente che
qualcosa non andava e guardò Tyene, che era sbiancata. La mano di
Ellaria si
chiuse intorno a dove prima doveva esserci stata una collana, ma
strinse
solamente l’aria. Il suo volto si trasfigurò in una maschera di orrore.
Ellaria
chinò il capo di scatto e guardò a terra.
Occhio di Corvo
sorrise e aprì la mano, dove stringeva il ciondolo che
evidentemente Ellaria stava cercando.
Euron bevve il
contenuto
dell’ampolla, che Yara aveva capito essere l’antidoto al veleno, e
Tyene urlò.
Ellaria si accasciò a terra tremando ed Euron si pulì il sangue dal
naso con il braccio.
“Non è facile
avvelenarmi”
osservò come divertito. Il corpo di Ellaria rimase immobile e Tyene si
avventò
su Euron. Benjameen gridò qualcosa, ma Yara aveva ancora le mani legate
e non
poté fare nulla. Tyene, disarmata com’era, stava riempiendo di pugni
Occhio di
Corvo che, fortunatamente, sembrava non avere la spada a portata di
mano. Yara
sentì dei passi sopra la sua testa e capì che il rumore aveva allertato
qualcuno.
E’ la
nostra occasione.
“TYENE!” urlò e la
ragazza si
fermò, gli occhi accecati dalle lacrime. Euron era momentaneamente a
terra.
Sembrava svenuto. “Dobbiamo andare” la esortò Yara, “stanno arrivando…”
“Voglio ucciderlo”
gridò Tyene,
ma Yara scosse la testa. “Non c’è tempo” replicò, “Daenerys ha bisogno
di noi.”
Tyene fece un passo indietro, sempre continuando a singhiozzare.
“Libera me e
Benjameen” disse
Yara, “trovate una scialuppa e raggiungete il porto. Dite a Daenerys i
piani di
Euron e dove esattamente vuole attaccare.” Tyene sciolse i nodi di Yara
e
liberò Benjameen, che la strinse mentre singhiozzava disperata.
“Mi occuperò io di
lei” promise
il giovane e Yara annuì, “ma tu dove andrai?”
“Ho una faccenda da
sbrigare”
spiegò Yara, “ci vediamo al castello. Fate attenzione, mi raccomando…”
Benjameen
le sorrise e Yara corse fuori dalla cabina. Udendo i passi che venivano
nella
sua direzione, cambiò prontamente strada e raggiunse il ponte.
Ormai la Roccia del
Drago era
vicinissima e Yara vide che le sette navi di Botley si erano già
allontanate dalle
altre per raggiungere il loro obiettivo. La rotta della Silenzio
invece, come annunciato, puntava sul porto. Yara scorse le
poche navi di Daenerys venir loro incontro. Pensare di raggiungere
senza essere
vista il porto o Punta del Pesce Volante era impensabile, quindi una
sola era
la strada da percorrere. Yara sperò Tyene e Benjameen fossero riusciti
a
fuggire dalla seconda porta di quella cabina. Se la caveranno, pensò ed
adocchiò la sua nave.
Evitò tutti gli
uomini che
correvano sul ponte e raggiunse il punto sull’imbarcazione più vicino
alla Vento Nero. Fortunatamente la sua nave
quasi sfiorava la Silenzio e Yara la
raggiunse con un salto neanche troppo lungo. Sembrava deserta, ma
sicuramente
portava a bordo almeno l’equipaggio. Yara avanzò silenziosa come un
gatto.
Conosceva quella nave
meglio di
qualunque altro luogo al mondo e non faticò a trovare il posto dove gli
uomini
di Euron si erano raggruppati. Senza farsi vedere chiuse la porta e la
sprangò.
Si sarebbe occupata di loro più tardi: ora doveva trovare Lucas Codd.
Il
Mancino era a prua a scrutare l’orizzonte. Non fu sorpreso di vederla.
“Ti avrà anche dato
la mia ascia”
osservò avvicinandosi, “ma sai come usarla?”
Codd fece un
tentativo sollevando
l’arma sopra la testa con l’unica mano che gli restava, ma Yara fu più
rapida.
Poi tornò sui suoi
passi, sfondò
la porta che aveva sprangato, e uccise ogni singolo uomo rimasto
dentro. Non fu
difficile: erano tutti già ubriachi fradici. Ora la nave è di nuovo mia, pensò
Yara lanciando l’ascia in aria e riprendendola al volo.
Corse al timone e
invertì la
rotta. La Vento Nero era forse la più
veloce tra le navi delle Isole di Ferro e nessuna imbarcazione di Euron
poté
inseguirla quando Yara virò verso nord. Avrebbe superato Capo Vento,
costeggiato la lunga parete di roccia a picco sul mare e raggiunto la
Baia
delle Conchiglie.
Troverò Germund Botley e le sue
sette navi, si disse Yara mentre la Vento
Nero sfrecciava rapida sul pelo dell’acqua allontanandosi dalle
altre, e
poi tornerò dalla regina.
Il vento le gonfiò i
capelli e
Yara sorrise.
Theon
Non aveva neppure
fatto in tempo
a scoccare la prima freccia dall’arco che gli aveva donato Daenerys
quando fu
dato l’allarme. Theon stava risalendo il sentiero verso il castello e
Verme
Grigio l’aveva avvertito subito. Così, come voleva il protocollo che
tante
volte Varys aveva ripetuto, era tornato indietro verso il porto.
Daenerys e Jon erano
ancora lì, a
scrutare l’orizzonte con le mani intrecciate. Quasi gli sembrava brutto
intromettersi.
Poi Jon si voltò e lo
vide.
Daenerys sembrava
nervosa.
Theon fu preso alla
sprovvista.
Daenerys
sembrò ricordarsene solo in quel momento. “E’ vero” ammise, “ma forse
non serve
più: Euron sta attaccando qui. E’
diretto al porto, dovremmo schierare i nostri uomini qui.”
“Lo sconsiglio vostra
grazia”
intervenne Varys che era appena comparso alle loro spalle. “Euron non
si
lascerà scappare l’occasione di attaccare la spiaggia: è il punto in
assoluto
più accessibile.”
“Cosa devo fare
allora?” chiese
Daenerys angosciata.
“Invia da lady Obara
i tuoi Dothraki” suggerì Varys, “la
Spiaggia di Fuoco è l’unico punto su tutta l’isola in cui potranno
combattere.
Altrove ti risulterebbero inutili.”
La regina annuì.
Varys si inchinò.
“Sarà fatto, mia regina”
promise e si dileguò. Theon era sempre più in ansia.
Verme Grigio comparve
fra
le palme del sentiero.
“Ho già inviato alla
spiaggia i
Dothraki” spiegò Daenerys tentando di mantenere la calma, ma Verme
Grigio
scosse la testa. “Mancano ancora altre quattro torri” osservò, “dove
devo
piazzare gli Immacolati?”
Daenerys guardò Jon
in cerca di supporto.
“In grado di restare
a galla
undici” rispose Theon.
“Solo undici?!”
“Dieci se consideri
il porto” lo
corresse ancora Theon, “la Stella del
Mattino è ancorata nella Baia delle Conchiglie…”
“A cosa serve
laggiù?” chiese
ancora Jon.
“Era una precauzione”
intervenne
Daenerys, “ma in ogni caso è troppo tardi per sperare di spostarla.
Dobbiamo
accontentarci di dieci navi…”
“I miei Immacolati
sono pronti”
affermò fiero Verme Grigio, “attendiamo l’ordine.”
Daenerys si morse il
labbro.
“E’ pericoloso!”
esclamò Jon
“Euron ne ha almeno quattrocento di navi.”
“Non attaccheranno
tutte da est”
gli ricordò Daenerys, “e io devo raggiungere Drogon…”
L’espressione di Jon
cambiò. “Sei sicura troverai il drago lì?” chiese e Daenerys annuì.
“Bene” continuò Jon,
“allora
vengo con te.”
“No!” gridò la regina
“Tu devi
rimanere a dare ordini a…”
“A chi?” la
interruppe Jon “Non
ho uomini da offrirti e per gli ordini basta già Verme Grigio. Prenderò
la Lupa Solitaria e ti verrò dietro.”
Daenerys lo stava
guardando.
“Resta ancora
scoperta la Torre
del Vento” fece notare Jon, “oltre a quella della Baia delle
Conchiglie…”
“Non ho abbastanza
uomini per
occuparle entrambe” disse Daenerys, “la Torre delle Conchiglie resterà
vuota,
mentre Theon andrà a Capo Vento.”
Theon sobbalzò udendo
il suo nome.
La regina scosse la
testa.
Theon chinò il capo.
Poi Daenerys si voltò
e Theon
scambiò un ultimo sguardo con Jon, che subito la seguì. Andarono in
direzione delle
loro navi, mentre Verme Grigio e Theon tornarono nuovamente verso il
castello,
dove si era radunata una folla di soldati. Il capo degli Immacolati
spiegò,
prima in alto valyriano e poi nella lingua comune, gli ordini di
Daenerys e
scelse il gruppo di Immacolati e dorniani che sarebbe stato assegnato
alle
dieci navi insieme alla regina e a Jon. Poi si voltò verso Theon.
“Devi scegliere
cinquanta uomini
di Dorne” gli ricordò, “veditela tu, io devo portare i miei uomini alla
Torre
delle Rocce. Invia gli altri a Punta del Pesce Volante.” Così Verme
Grigio
gridò qualcosa in valyriano e si allontanò con i suoi Immacolati. Theon
rimase
solo con una folla di dorniani che lo scrutavano sospettosi.
Poi un ragazzo si
fece avanti.
Theon
annuì sollevato.
Arron Qorgyle sorrise
a Theon.
La Torre del Vento
era già
visibile quando iniziarono ad arrampicarsi sulla scogliera. Alla loro
sinistra
si ergeva imponente il castello e più di un soldato si fermò a
osservarlo.
Theon raggiunse la cima di Capo Vento per primo e si voltò verso il
mare. La
Torre, che come le altre fortificazioni erette in fretta dagli
Immacolati altro
non era che una bassa costruzione di pietra grezza, permetteva di
tenere sotto
controllo il porto e la costa del nord dell’isola fino alle montagne.
Theon, investito in
pieno dalla
luce del sole sorgente, strizzò gli occhi e tentò di mettere a fuoco le
navi in
lontananza. La piccola flotta della regina si era ormai allontanata
parecchio dal
porto, mentre le navi di Euron sembravano sempre più vicine e
minacciose. Da lì
Theon vide che queste ultime si stavano aprendo, come a voler
circondare le
dieci imbarcazioni di Daenerys.
Arron gli mise una
mano sulla spalla,
facendogli perdere la concentrazione.
All’improvviso
udirono un suono
stridente provenire dal mare ad est e Theon non poté far a meno di
voltarsi in
quella direzione. Sembrava che il drago nero di Daenerys, Drogon, fosse
finalmente sceso in campo. Theon lo vedeva planare accanto alle
imbarcazioni
della sua padrona e riusciva a udire i suoi ruggiti minacciosi contro
il
nemico. Poi eruttò fuoco e le navi di Euron in prima fila bruciarono.
Theon sorrise e si
girò
nuovamente. Fu allora che vide qualcosa che gli gelò la risata sulle
labbra.
Una nave, più piccola delle altre e sicuramente più veloce, sfrecciava
oltre
Capo Vento, mantenendosi comunque vicina alla costa dell’isola, ma non
abbastanza per rimanere vittima degli scogli sommersi. Theon sapeva che
non
poteva essere una delle navi di Daenerys e si preoccupò.
Deve essere un’imbarcazione di
Euron, pensò esterrefatto. Ma
perché va da quella parte?
Arron dovette
formulare i suoi stessi pensieri, perché corse da lui.
Theon rifletté un
momento.
“Quanti uomini può
trasportare
una nave del genere?” chiese e Arron gonfiò le guance. “Direi una
ventina”
rispose, “non sembra particolarmente grande…”
“Allora prendo trenta
dei tuoi
soldati” disse Theon, “e vado alla baia.” Arron strabuzzò gli occhi.
“Ma abbiamo degli
ordini!” gli
fece notare “Dovresti prima dirlo alla regina…”
“Daenerys è in mare e
ha già
troppi problemi” disse Theon con amarezza, “e Torre delle Conchiglie
non è
difesa. Se gli Uomini di Ferro la raggiungono prima di noi allora
potranno
attaccare Obara e Verme Grigio alle spalle.” La battaglia per il
momento
sembrava ricalcare la stessa logica di quella a Porto Bianco e Theon
era
desideroso di riuscire ad anticipare le mosse di Euron.
“Devo fermarli”
sussurrò e Arron
annuì. “Allora va’” lo esortò, “resterò io a Torre del Vento e,
qualunque
problema dovesse sorgere, accenderò il fuoco sul tetto come è stato
stabilito.”
Theon gli sorrise nervoso e Arron ordinò a una trentina dei suoi
dorniani di
seguirlo.
Allora Theon si
lanciò a
perdifiato verso il castello e raggiunse in pochi minuti il sentiero
attraverso
le montagne che portava alla Baia delle Conchiglie. Non si voltò più
indietro,
neppure per vedere come stesse procedendo il confronto navale fra
Daenerys ed
Euron. Il piccolo gruppo corse lungo il sentiero costeggiando la
spiaggia, ora
affollata di Dothraki, e vide da lontano Torre della Palma.
Theon salutò
frettolosamente
Missandei, che lo guardava a bocca aperta, intenta a radunare una
piccola folla
nel villaggio. Ci vollero meno di dieci minuti per raggiungere la Torre
delle
Conchiglie, quando all’improvviso Theon udì nuovamente il suono
sinistro che
aveva capito provenire dal corno di Euron. Stavolta il corno suonò
quattro
volte e molti soldati si tapparono le orecchie. Non c’era però tempo
per
chiedersi cosa quel rumore significasse, così proseguirono.
Theon era sicuro di
essere stato
più veloce della nave che aveva visto a Capo Vento, così pensò di avere
un po’
di vantaggio. Potremo organizzarci,
pensò, e sistemare gli uomini sul
dirupo…
Dovette rimangiarsi
ogni sua
convinzione quando raggiunse il posto di guardia. Fuori dalla Baia
delle
Conchiglie erano ancorate non una, ma ben sette navi e alcuni uomini si
stavano già arrampicando verso la torre. Ma com’è possibile? si chiese Theon
incredulo Nessuna di queste è la
nave che abbiamo visto…
Tentò di contare gli
uomini che
stavano attaccando, ma erano troppi. Lo sguardo gli cadde su qualcosa
nascosto
dietro le fronde di un albero acquatico. La Stella del Mattino! E’
ancora qui per fortuna…
Theon si voltò verso
i suoi compagni, che guardavano il mare confusi.
Theon indicò sei
uomini che non
avevano alzato la mano poco prima. “Voi verrete con me” disse,
“scenderemo da
sotto la torre…” Gli uomini si misero in posizione e cominciarono a
piovere
frecce sui nemici.
Theon e i compagni
che aveva
scelto iniziarono la pericolosa discesa. In più punti la roccia
minacciò di
sbriciolarsi sotto le loro dita, ma alla fine arrivarono sul ponte
della nave.
La Stella del Mattino era piuttosto
piccola e sicuramente non progettata per le lunghe distanze. Aveva un
solo
albero maestro e nessuna cabina sottocoperta. Theon attese che tutti
fossero a
bordo e gridò l’ordine di partire.
Dalla cima i
guerrieri di Dorne
continuavano a scoccare frecce che il più delle volte colpivano gli
avversari.
La scalata dei nemici era tenuta sotto controllo, ma ciò avrebbe
funzionato
finchè fossero durate le frecce. Mentre la Stella
del Mattino iniziava a muoversi, Theon corse a prua e tese il suo
arco.
Incoccò una freccia e mirò al timoniere della nave nemica più vicino.
Quando
lasciò la corda, nemmeno vide la freccia che aveva appena scagliato.
Meno di un
secondo dopo l’uomo si accasciava morto.
Theon continuò a
incoccare e
scoccare e l’arco era sempre preciso e letale. Caddero non meno di
altri
quindici uomini per le sue frecce. Poi la nave più grande fra le sette
si
accostò a sinistra della Stella del
Mattino. Theon allora la riconobbe. Era la Piovra di
Nebbia, la più usata fra le imbarcazioni dei banditi
della Isole di Ferro. L’uomo che la guidava era Germund Botley e Theon
sentì un
peso in fondo allo stomaco.
“Guarda chi si
rivede” lo salutò
Botley, “Theon il Voltagabbana. Che ci fai qui?”
Theon non rispose,
era troppo
occupato a tentare di capire quanti nemici stessero venendo loro
addosso. Sulla
nave di destra riconobbe Kemmett Pyke il Bastardo, con il suo ghigno di
denti
storti, e Qarl lo Schiavo. Non poteva sperare di avere la meglio su
tutti loro
contemporaneamente.
Un urlo di dolore lo
costrinse a
girarsi e vide uno dei suoi compagni cadere a terra colpito da una
freccia. A un secondo Kemmett Pyke piantò un coltello nel cranio. Le
navi erano ormai
vicinissime e stringevano la piccola Stella
del Mattino in una morsa da cui era impossibile fuggire. Theon
prese
un’altra freccia dalla faretra, ma in quel momento un uomo della ciurma
di
Botley urlò.
Theon si voltò verso
il punto che
l’uomo indicava e vide comparire la nave che avevano intravisto a Capo
Vento.
Stava procedendo a tutta velocità verso l’imbarcazione di Kemmett Pyke
e non
accennava a rallentare. Quando fu abbastanza vicina, Theon la
riconobbe.
E’ la
Vento Nero!
La nave si scontrò
con quella di
Kemmett colpendola alla fiancata e lo scossone che ne derivò fece
tremare anche
la Stella del Mattino e la Piovra di
Nebbia. Theon barcollò
tentando di rimanere in piedi. La nave del Bastardo si era spezzata in
due
sotto il rostro della Vento Nero e
gli uomini che strasportava erano finiti in acqua. Theon vide Qarl e
Kemmett
andare affondo a causa delle loro armature di metallo e udì le grida di
Botley
dalla Piovra di Nebbia. Quando la Vento
Nero girò, muovendosi sui resti
dell’altra nave, Theon poté vedere chi la timonava.
“YARA!” Allora era
riuscita a liberarsi! Incomprensibilmente
gli venne da piangere.
“SALTA SU!” gli urlò
Yara
“SALTATE SU TUTTI!”
Lui annuì e si issò
sulla nave
della sorella, seguito dai quattro compagni superstiti.
Theon corse per
abbracciare Yara, ma lei lo scansò brusca.
“Ma i miei soldati
sono alla
torre” obiettò Theon, “non possiamo lasciarli…”
“Ci sono troppi
nemici, Theon”
disse Yara facendo virare di colpo la nave, “dobbiamo andare.” Ma si
trovarono
la strada bloccata da un’altra imbarcazione.
“Merda” imprecò Yara.
Girò il timone e la Vento Nero sussultò pericolosamente. La
nave si inclinò e rischiò di capovolgersi. Uno degli uomini di Dorne
urlò di
terrore. Theon si sporse avanti, ma non avevano dove andare. Ovunque
erano
comparse navi che tentavano di chiudersi intorno alla Vento
Nero. Theon vide il volto teso di Yara e tentò di trovare una
soluzione.
Poi un’ombra calò dal
cielo e le
navi nemiche presero fuoco. Theon sollevò la testa di scatto e, con sua
immensa
sorpresa, vide il drago verde della regina, Rhaegal, volare sopra di
loro. Il
drago non li degnò di uno sguardo, né accennò a voler scendere.
Semplicemente
appiccò il fuoco a tutte le sei navi di Euron, inclusa la Piovra
di Nebbia. Incredibile,
pensò Theon senza fiato. I nemici
morivano urlando e le navi si inabissavano.
Anche la Stella
del Mattino subì la stessa sorte, ma Theon non aveva tempo
per restarci male. Rhaegal era già scomparso, volando a nord verso il
castello,
e i dorniani avevano respinto gli aggressori dalla baia. Capiranno che devono
rimanere a Torre delle Conchiglie, si disse Theon mentre la Vento Nero navigava verso sud, noi
dobbiamo andare.
Per qualche minuto
nessuno parlò.
Yara non sembrava molto provata dallo loro esperienza, ma Theon sapeva
che
riusciva a nascondere bene le emozioni.
“Devo raggiungere la
spiaggia”
disse a un certo punto lei, “Euron intende mandare i suoi mercenari
là.”
“La Spiaggia di Fuoco
è protetta
dai Dothraki” la rassicurò Theon, “è il luogo più sicuro…”
“Ed Euron questo lo
sa bene” lo
interruppe Yara, “perciò non sono tranquilla.” Presto le montagne della
parte
occidentale dell’isola si addolcirono e comparve in vista la Torre
della Palma.
“La regina l’ha
affidata ad Obara
Sand” spiegò Theon, “sulla spiaggia sono schierati i Dothraki…”
Yara annuì.
“Avviciniamoci” disse girando il timone. Theon andò a prua e tentò di
distinguere qualcosa. Il sole era ormai sorto da un’ora e il suo
riverbero sul
mare era accecante.
Finalmente la
Spiaggia di Fuoco
fu in vista. Le navi dei mercenari di Euron stavano attaccando il
litorale e
l’esercito della regina non poteva far altro che attenderle a terra.
“Fermati qui!”
esclamò Theon e,
quando furono nell’acqua bassa, si tuffò in mare. Nuotò fino alla riva
ed uscì
dall’acqua. Si trovava a metà strada fra Torre della Palma e la Cala
del
Drago Azzurro, dove sembrava concentrarsi l’attività. Theon fece per
andare in
quella direzione, ma Yara dalla nave lo richiamò.
“Va’ avanti via mare”
urlò Theon
voltandosi un attimo, “io procedo a terra.” Yara annuì e presto la Vento Nero si allontanò dalla costa.
Theon si mise a correre sulla sabbia stringendo in mano l’arco e non
curandosi
dei vestiti bagnati. Presto incontrò Obara.
“Che succede?” le
chiese.
“La regina è alla
Torre delle
Rocce” spiegò lei senza nemmeno guardarlo, “ma mi ha ordinato di tenere
lo
schieramento dei Dothraki qui insieme a Missandei. Sembra stiano
arrivando
altre navi di Euron.” Obara fece roteare la lancia e la conficcò nel
terreno.
“E noi li aspetteremo” disse convinta.
Theon decise di
passare oltre e
riprese a correre. Giunse alla Torre delle Rocce con il fiato corto.
Gli
Immacolati erano perfettamente schierati lungo la costa e trovò anche
Daenerys.
La regina sembrava esausta e Theon vide con orrore che aveva i vestiti
bruciati
in più punti.
“Theon?” chiese
Daenerys
incredula “Cosa ci fai qui? Pensavo fossi morto… Il porto e Capo Vento
sono
persi. Euron ha preso la Torre del Vento, credevo fossi lì…” Parlava a
fatica e
molto velocemente, come avesse paura di cadere nuovamente nel panico.
“Cosa è successo?”
chiese Theon
abbandonando le formalità, “dove sono le nostre navi?”
“Bruciate” fu la sola
risposta di
Daenerys e Theon vide la paura nei suoi occhi. Si guardò intorno
nervoso. La Vento Nero si era fermata davanti alla
Spiaggia di Fuoco, evidentemente per aiutare i Dothraki e Obara.
“Dove sono Jon e
Verme Grigio?”
chiese Theon e Daenerys quasi si accasciò.
“Sono voluti rimanere
a Torre
della Marea” rispose con le lacrime che le scorrevano sulle guance, “mi
hanno
detto di andare avanti… Stanno lottando contro Euron da soli… E
Drogon…”
Daenerys scoppiò in singhiozzi e Theon si sentì a disagio. Non era
solito
consolare qualcuno e la situazione era davvero strana.
Dopo qualche secondo
Daenerys si tirò su.
In quel momento le
navi dei
mercenari emersero dalla foschia che dilagava a sud rendendo l’aria
lattiginosa
e pesante e presero ad avanzare. Come un sol uomo gli Immacolati della
costa
frastagliata si misero in posizione. Non avevano archi, perciò
avrebbero dovuto
attendere che il nemico fosse davvero vicino per attaccare.
Le imbarcazioni che
si dirigevano
verso la Torre delle Rocce dovevano essere massimo una ventina: le
restanti
evidentemente si stavano preparando all’assalto alla Spiaggia di Fuoco.
Poi una nave
solitaria venne
avanti, puntando verso Cala del Drago Azzurro. Era molto piccola e
aveva
vele di dimensioni sproporzionate con lo stemma della piovra. Portava
un unico
soldato. L’uomo saltò a terra sulla piccola spiaggia di ciottoli della
cala e
guardò su verso la torre, mentre alle sue spalle le altre navi
continuavano ad
avanzare inesorabilmente.
Fu allora che Theon
vide Daenerys
accasciarsi al suo fianco emettendo un suono gutturale. La sua voce era
solo un
sussurro ed esprimeva uno sgomento oltre ogni possibile immaginazione,
ma Theon
riuscì a capire le uniche due parole che mormorò.
Daario
Naharis.
Daenerys
Dal molo la Balerion sembrava così grande e robusta, ma, una volta
che Daenerys c'era salita sopra, si era accorta di quanto in realtà le
tremasse sotto i
piedi. Aveva diviso il proprio esercito come le era sembrato giusto e
aveva
posto le difese dell’isola lì dove aveva potuto. Era certa la Spiaggia
di Fuoco
e Cala del Drago Azzurro fossero protette a sufficienza.
I Dothraki avrebbero
fermato
qualunque invasore finché avessero avuto la terra sotto gli zoccoli dei
loro
cavalli e gli Immacolati non erano certo da meno. Daenerys era
preoccupata per
il porto. Dieci navi, pensò
spostando lo sguardo nervosa verso le imbarcazioni
incalzanti di Euron, contro almeno
duecento… Cosa possiamo fare?
L’unica loro speranza
era Drogon,
che Dany sentiva essere vicino. Anche
Rhaegal sicuramente non era lontano, ma, nonostante tutte le
rassicurazioni di
Jon, Daenerys non avrebbe mai dimenticato quella volta in cui il suo
drago le
aveva sputato fuoco contro. Non si fidava più di lui. In quanto a
Viserion, era
ormai una settimana che non si faceva più vivo. Di certo non era stato
avvistato altrove, o la notizia si sarebbe diffusa a macchia d’olio, ma
Dany
continuava a chiedersi dove fosse finito. Non era da lui allontanarsi
molto
dalla sua padrona.
La Balerion
aveva ormai lasciato il porto e avanzava a velocità
sostenuta, ma non eccessiva. Jon l’aveva raggiunta a prua. All’inizio
aveva
affermato di voler navigare sulla sua nave, la Lupa
Solitaria, ma all’ultimo aveva cambiato idea, decidendo di
accompagnare Daenerys sulla stessa imbarcazione. Dany non l’avrebbe mai
ammesso, ma quel gesto l’aveva tranqullizzata.
Si voltò appena e
vide le altre
nove navi inseguire la Balerion.
Ognuna portava una trentina di uomini e una sembrava più malandata
dell’altra.
Dany tornò a concentrarsi sulle navi nemiche sempre più vicine.
Jon la stava
guardando.
Daenerys scosse la
testa.
E stavolta sembrava
tutto più
reale, più pericoloso, adesso che non poteva più contare sui draghi
come prima.
I draghi avevano sempre reso tutto più magico, l’avevano fatta sentire
al di
sopra di tutto e tutti. Ora era solo una donna persa nel mare di una
guerra che
non conosceva minimamente.
Jon le mise una mano
sulla spalla.
“La Silenzio”
le venne in aiuto Jon e Daenerys annuì. Per evitare di
far vedere di star tremando, incrociò le braccia e sollevò un poco il
mento.
Sulla prua della Silenzio comparve un uomo. Non era
particolarmente alto e aveva corti capelli castani. Vestiva un armatura
di
metallo grigio ghiaccio e aveva un enorme corno a tracolla. Sulla
fronte
portava una corona che a Dany parve fatta di legno grezzo, certamente
non opera
di qualche artigiano. Sembrava vagamente stordito, come se si fosse
appena
svegliato, ma subito dopo sorrise.
“Euron…” sussurrò
Jon, ma
Daenerys l’aveva già capito.
“Salve” salutò l’uomo
con tono
che in altre circostanze sarebbe potuto passare per gioviale, “io sono
Euron
Greyjoy, lord di Pyke, comandante della Silenzio
e Re delle Isole di Ferro.” Fece una pausa e Dany sentì i suoi occhi
addosso.
“Beh?” chiese Euron
“Dove sono
finite le buone maniere? Presentatevi…”
Jon fece un passo
avanti.
Euron spostò lo
sguardo su di lui.
“I tuoi mercenari
hanno
massacrato i miei uomini” sibilò lui, “e hanno quasi affondato la mia
nave.”
“Piano con gli
insulti, ragazzo”
lo frenò Euron ridendo. “Heryet era un Uomo di Ferro, uno dei miei
migliori
alleati, ed è morto per causa tua. Per quanto riguarda gli altri, beh
avevi
ragione, erano tutti mercenari…”
Daenerys capì che
doveva dire qualcosa.
“Stavo per dirvi la
stessa cosa”
disse Euron con finta sorpresa, “che coincidenze! Volete la distruzione
di
Cersei? Bene, l’avrete, ma in cambio desidero i vostri giuramenti di
fedeltà.
Rinunciate alle vostre corone e sarete perdonati.”
“Non portiamo corone
a differenza
tua” fece notare tagliente Jon, “e dimmi perché mai dovremmo seguire
te.”
Euron
sorrise di nuovo ed allargò le braccia.
Dany non capì.
Tuttavia non aveva senso insistere.
Euron alzò le spalle.
“E’ la Kraken”
disse Jon visibilmente preoccupato, “la più grande nave
della Flotta di Ferro.” Dany si voltò nuovamente a guardarla e
rabbrividì. I
suoi uomini si stavano preparando e le navi si stavano mettendo in
posizione.
La Vhagar
avanzava impavida da destra per evitare che la Flotta di
Ferro si stringesse a morsa intorno alle dieci navi di Dany, mentre la Meraxes proseguiva a sinistra. La Lupa
Solitaria era rimasta indietro e
Daenerys non riusciva più a vederla con la coda dell’occhio.
Jon estrasse la sua
spada dal
fodero e in quel momento Dany desiderò più di ogni altra cosa poter
stringere anche
lei un’arma. Euron non si era mosso dalla sua posizione mentre le
imbarcazioni
intorno a lui danzavano sull’acqua.
La prima freccia
partì da un
dorniano della Meraxes e colpì un
Uomo di Ferro sulla Kraken. Ci fu un
momento di silenzio e poi fu come se fosse esploso l’inferno. Frecce e
altre
armi venivano tirate da ambedue le parti e furono portate tavole con
cui
tentare l’arrembaggio.
Alcuni Immacolati
riuscirono a
conquistare una nave minore gettando anche in mare i suoi occupanti, ma
la
gioia fu di breve durata. Con il suo temibile rostro la Kraken
tagliò in due la Principessa
del Mare, la più piccola fra le navi di Dany, e quasi tutti i suoi
occupanti annegarono a causa del peso delle armature. Alcuni furono
tratti in
salvo dalla Meraxes, che però dovette
presto fronteggiare una nuova nave nemica che riuscì ad agganciarla,
mettendone alla prova l’equilibrio. Daenerys non sapeva più dove
guardare e si
sentiva maledettamente impotente.
Finalmente Drogon
comparve sopra
di loro. Daenerys sorrise e urlò al drago in valyriano di scendere.
Drogon
planò e si arrestò a mezz’aria sbattendo solo le ampie ali. Con cautela
Dany si
arrampico sulla sua zampa anteriore e si sistemò sulla schiena. Jon
dalla nave
le sorrise e le fece un cenno con la mano. Daenerys gridò al drago di
volare,
finché non si ritrovò esattamente sopra le navi nemiche.
Guardò verso Euron e
si stupì di
vederlo ancora sorridere. Perché non era spaventato? Dany si impose di
non
pensarci e tornò a concentrarsi sulla battaglia che si stava
combattendo.
“Dracarys” sussurrò
al drago e
Drogon ruggì così forte da far increspare la superficie del mare. Poi
sputò
fuoco sulle navi nemiche. Non sulla Silenzio,
ma su tutte le piccole imbarcazioni che la circondavano. Dal basso
venivano le
urla degli uomini morenti miste alle grida di terrore. Perfino Jon
sembrava
scosso da quello spettacolo. Eppure Euron era ancora impassibile. I
suoi uomini
stavano morendo tutti intorno e lui sorrideva.
Ormai Dany odiava quel sorriso e i suoi denti leggermente storti.
Capì che c’era
qualcosa di
sbagliato qualche secondo più tardi. Fu l’urlo strozzato di Jon a farla
tornare
in sé. Il Re del Nord le stava dicendo qualcosa gesticolando, ma
Daenerys non
capiva. Fece scendere Drogon di qualche metro ed osservò attentamente
le barche
che bruciavano. Improvvisamente le venne un attacco di vomito e dovette
combattere per ricacciarlo indietro.
Gli uomini che
stavano morendo non
erano Uomini di Ferro, non solo
almeno. La maggior parte era composta dai prigionieri che Euron aveva
fatto a
Porto Bianco. Soldati di Daenerys o anche solo cittadini innocenti. Jon
sulla Balerion era pallidissimo e fissava
Euron con odio.
Occhio di Corvo dal
canto suo stava ridendo.
Ma
Occhio di Corvo ancora non mostrava alcuna
paura, anzi, sembrava quasi affascinato dalla situazione. Tutto ciò a
Dany non
interessava: Drogon l’avrebbe incenerito in ogni caso. Quando il drago
stava
per sputare fuoco, però, Euron portò il corno alle labbra.
Il suono che ne
derivò non
assomigliava a nulla che Daenerys avesse mai udito. Era acuto e feriva
le
orecchie. Drogon sussultò violentemente. “Non è nulla” lo rassicurò
Dany mentre
Euron soffiava nello strano strumento una seconda volta.
Il drago precipitò di
un paio di
metri e Daenerys sentì Jon dietro di lei urlare qualcosa. Il terzo
suono arrivò
inaspettato quanto il primo e stavolta Drogon sbandò pericolosamente.
“E’ tutto
a posto” continuava a sussurrargli Daenerys terrorizzata. Il drago
ruggiva come
ferito e i suoi versi facevano accapponare la pelle quasi quanto il
rumore del
corno. Ormai era a pochi metri dalla Silenzio
ed Euron non era arretrato di un passo.
“Dracarys!” urlò
Dany, ma Drogon
non la sentì. Il drago continuava a lottare per mantenere una rotta di
volo
dritta e per non sbilanciarsi. Cosa
sta succedendo? si chiese Dany cedendo al
panico.
Quando il corno suonò
per la
quarta volta Drogon era ormai rigido e del tutto spaesato. Euron a quel
punto
ripose lo strumento a tracolla e saltò sulla punta estrema della prua,
reggendosi solo alla fune della vela. Gridò qualcosa che Daenerys non
comprese
e Drogon emise quello che doveva essere un gemito di dolore. Un attimo
dopo
tutto intorno a loro aveva preso fuoco. Euron continuava ad urlare e
Drogon a
sputare fiamme.
La Meraxes
fu la prima colpita e poi fu il turno della Lanterna di
Lucciola, la piccola nave a
cui Missandei aveva scelto il nome.
“DROGON!” gridò Dany
pietrificata
dall’orrore “Cosa stai facendo?”
Ma il drago non le
rispondeva
più. Il suo fiato ardente ridusse in cenere altre tre navi di Daenerys:
la Dolce Onda, la Guardia del Faro e
la Macchia
di Luna, e tutti gli uomini che trasportavano. Sulla Balerion
Jon stava correndo verso poppa per invertire la rotta e
urlava ordini ai capitani delle altre tre navi superstiti. La Vhagar tentò di virare verso Capo Vento
per evitare il furore del drago, ma venne raggiunta da tre navi nemiche
prima
che riuscisse ad allontanarsi abbastanza.
La Bacio
di Piuma, l’imbarcazione di Obara Sand, si trovava in una
posizione ancora più difficile, poiché era dritta sulla traiettoria del
fuoco
di Drogon e circondata da nemici. I suoi uomini, tutti dorniani,
presero la
decisione più saggia. Con l’aiuto di Jon saltarono sulla Balerion
e lasciarano la nave al suo destino. Subito anche la Bacio
di Piuma fu incendiata e fatta a
pezzi. A quel punto Drogon volò in direzione della Balerion,
che finalmente era riuscita a seminare le altre navi
Greyjoy. No, pensò Dany e
tirò forte le scaglie del drago.
“Fermati” urlò in
valyriano,
“Drogon smettila!” Per tutta risposa il drago fece fuoco ancora una
volta.
Ormai Daenerys stava piangendo quando vide anche la Balerion
bruciare. I suoi uomini si gettarono in mare e Dany cercò
con lo sguardo Jon. Anche lui era saltato in acqua, ma nel frattempo
agitava le
braccia in direzione della costa.
Daenerys sollevò
appena il capo e
vide con un tuffo al cuore la Lupa
Solitaria, l’unica imbarcazione superstite, che tornava indietro a
riprendere i sopravvissuti. Ma non sarebbe mai arrivata in tempo.
Drogon stava
per far fuoco ancora e Dany era disperata. Poi si ricordò della frusta.
La
teneva sempre con sé con la promessa di usarla solo in situazioni di
vero
bisogno. Come questa, pensò
tirando fuori il piccolo strumento di fili di
cuoio appuntito. Colpì Drogon sul collo.
“Basta!” urlò “Devi
smetterla
subito!” Continuò a colpire e il drago ruggì. Daenerys non demordeva e
proseguiva spietata. Sembrava stesse funzionando. Poi però il drago
fece un
movimento brusco e Dany perse la presa. Prima che avesse modo di
comprendere la
situazione stava precipitando.
L’impatto con l’acqua
gelida le
svuotò i polmoni e le tolse ogni energia. Pensò che forse era meglio
lasciarsi
andare alle onde. Ma poi mani robuste la riportarono in superficie. Jon
l’aiutò
ad aggrapparsi a un legno semibruciato che galleggiava lì vicino.
“Stai bene?” le
chiese urlando e
Dany annuì.
“Il mio drago…”
mormorò cercando
Drogon con lo sguardo, ma era scomparso. Almeno così non avrebbe più
combinato
disastri. “Non so cosa sia successo” disse Daenerys mentre il panico
montava di
nuovo, “era come se non lo controllassi più… Era come, come se…”
“Basta così” la
interruppe Jon,
“vedrai che andrà tutto bene: ci stanno venendo a prendere.” Poi
l’abbracciò e
Dany si perse in quella senzazione di tepore.
La Lupa
Solitaria arrivò una manciata di secondi più tardi e li caricò
tutti sopra. Erano sopravvissuti in trentaquattro. Fecero rotta verso
la Torre
della Marea e Dany sperò Theon e gli altri a Capo Vento potessero
mettersi in
salvo in tempo. Quella zona dell’isola ormai era persa.
Le navi di Euron li
stavano
inseguendo, ma la Lupa Solitaria aveva
un buon vantaggio su di loro. Daenerys tremava di freddo e Jon non
smetteva di
voltarsi indietro. Finalmente arrivarono alla Grotta delle Maree, dove
abbandonarono la nave, e risalirono la scogliera fino a Torre delle
Rocce sorvegliata dagli
Immacolati. Mandarono a chiamare Verme Grigio ed Obara Sand e Dany
chiese il
rapporto della situazione.
“I mercenari
minacciano la
Spiaggia di Fuoco” disse Obara, “e credo ne stiano arrivando altri più
ad est…”
Nonostante fosse già
sfinita, Daenerys si impose di mantenere la calma.
Obara annuì.
“Quanti uomini ci
sono a bordo?”
chiese all’improvviso Jon.
“Saranno una
trentina” stimò
Verme Grigio.
Jon si voltò verso il
mare.
“Ma non abbiamo
uomini” esclamò
Daenerys.
Jon si girò a
guardarla.
“Non dai tu gli
ordini agli
Immacolati” disse acido Verme Grigio, “per questo andrò anch’io.”
Dany non
credeva alle sue orecchie.
“I miei soldati
sapranno cosa
fare anche senza di me” assicurò Verme Grigio. Daenerys scosse la testa.
“Dany” la chiamò Jon
ed era la
prima volta che usava quel nome, “lo sai che dobbiamo farlo… Lasciaci
andare…”
Daenerys inghiottì le
lacrime annuendo. E Jon la baciò di nuovo. Fu un bacio
leggero, appena accennato, ma ciò bastò a far incendiare le guance
della Madre
dei Draghi.
Quando si separarono
Jon si voltò
ed iniziò a camminare verso la Torre della Marea e non si voltò più
indietro.
Verme Grigio lo seguì, insieme ad alcuni dei suoi soldati. Dany chinò
il capo e
si costrinse a voltare le spalle al pericolo di Euron. Il suo compito
ora era
guidare gli Immacolati contro i mercenari e non si sarebbe tirata
indietro.
Raggiunse in breve
tempo la Torre
delle Rocce e rimase a guardare il mare, che a sud era coperto da una
leggera
foschia. Cercò di ignorare i rumori che provenivano dalla battaglia ad
oriente
e rimase immobile. Dopo qualche minuto vide una figura affannarsi su
per il
promontorio. Aguzzò la vista e riconobbe Theon. Non doveva essere a Capo
Vento? si chiese incredula, ma felice di vederlo vivo. Theon
aveva i vestiti
bagnati e stringeva in mano l’arco di osso di drago.
“Theon?” chiese Dany
esterrefatta
“Cosa ci fai qui? Pensavo fossi morto… Il porto e Capo Vento sono
persi. Euron
ha preso la Torre del Vento, credevo fossi lì…”
Theon era affannato e
respirava
velocemente.
A Daenerys venne
voglia di piangere.
Theon si guardò
intorno confuso.
Dany si sentì morire.
“Dobbiamo abbattere i
mercenari
che arrivano da sud in fretta” disse guardando Theon negli occhi, “così
che
possiamo tornare a Punta del Pesce Volante e aiutarli.”
In quel momento
apparvero le navi
dei mercenari e gli Immacolati serrarono i ranghi. Dany raggiunse la
cima del
promontorio sopra a Cala del Drago Azzurro. Una nave dalle vele dipinte
con
il simbolo dei Greyjoy si era separata dalle altre e avanzava per
prima. Quando
toccò terra ne scese un uomo che subito venne verso la Torre.
Dany lo scrutò
attentamente e,
quando l’uomo sollevò il volto verso di lei, poté sentire il suo cuore
perdere
non uno, ma centomila battiti. Ebbe una vertigine e cadde in ginocchio,
schiacciata da quell’orribile scoperta. Com’è possibile? si chiese senza
avere più lacrime da versare. Le sue labbra si aprirono e chiusero
intorno a
quel nome un po’ di volte prima che fosse in grado di pronunciarlo.
“Daario Naharis”
sussurrò e fu
certa che Theon al suo fianco l’avesse sentita. Daario le sorrise e fu
più doloroso
di un coltello nelle costole.
Perché?
Perché? Perché? Perché?
“PERCHE’?” gridò e
Daario Naharis
si avvcinò. I mercenari stavano sbarcando e gli Immacolati avevano
iniziato la
battaglia.
“Theon” ordinò
Daenerys, “sali alla
Torre delle Rocce… Se vedi che la situazione sta diventando disperata,
accendi
il fuoco e Obara dalla spiaggia invierà rinforzi.”
Theon la guardò come
fosse
matta.
“ORA” urlò Daenerys e
Theon chinò
il capo. Poi si mise a correre e scomparve oltre le rocce. Daenerys era
pronta
a fronteggiare Daario, solo la spiaggia della cala li separava.
“Perché?” ripeté
ancora una
volta, ora in tono tagliente. Mi ha
tradita, realizzò faticando ancora ad
accettare la verità.
Daario sorrise.
Non avresti governato,
pensò Daenerys, avresti protetto la
città, obbedito ai miei ordini.
“Sai cosa intendo”
replicò Dany
tentando di apparire più sicura di quanto realmente fosse. Dopo Drogon
non era
più certa di nulla.
Daario Naharis
sospirò.
Tre
tradimenti dovrai conoscere: uno per sangue, uno per oro e uno per
amore.
“Ti ho sentita
parlare al
Folletto” continuò Daario avvicinandosi, “non stavo origliando, è stata
solo
una coincidenza. Hai detto che non hai provato nulla allontanandomi,
che avevi
solo voglia di dimenticare.” La voce
di Daario sembrava davvero ferita.
“Io ho visto andare
via la cosa
più bella che mi fosse mai capitata” continuò pieno d’amarezza, “e tu
non hai
provato nulla.”
Dany sentiva le
lacrime nuovamente pizzicarle gli occhi: era
troppo da sopportorare per una sola giornata. Mirri Maz Durr, Jorah Mormont,
pensò ricordando i suoi precedenti tradimenti, Daario Naharis.
E uno per amore.
“Ho tentato di
dimenticare” stava
dicendo Daario ora con voce più sprezzante, “ogni giorno della mia
vita, ogni
momento. Ma poi sentivo nuovamente le tue parole e sapevo che non
potevo
continuare a tormentarmi così.”
Daario Naharis
sospirò.
“Cosa provi per me?”
chiese
Daario a bassa voce e il suo tono era gentile, come fosse pronto a
perdonare.
Tre
tradimenti dovrai conoscere.
Dany sostenne il suo
sguardo.
E uno per
amore.
Sentì l’aria mossa
dalla spada
sfiorarle la pelle e si preparò per il colpo che avrebbe messo fine
alla sua
vita. Ma il colpo non arrivò mai e al suo posto Daenerys udì un urlo
che non
aveva niente di umano.
“STAI LONTANO DA
LEI!”
Aprì gli occhi di
scatto e vide
che Daario era arretrato e fissava qualcosa alla sua destra. Si voltò
in quella
direzione e vide Jorah, scintillante nella sua armatura dell’orso, in
piedi al
suo fianco. Daenerys non aveva parole, così non disse nulla.
Nemmeno Daario e
Jorah parlarono
quando le loro spade si incrociarono. Sembrava uno scontro che entrambi
avevano
rimandato per troppo tempo. Daenerys vide l’odio negli occhi di Jorah e
seguì
con angoscia la sua spada. Daario era rapido e variava spesso stile di
combattimento, ma Jorah era animato da una forza che Dany non aveva mai
visto.
Il cavaliere
dell’orso fu colpito
di striscio alla gamba destra, ma mantenne saldo il suo equilibrio. La
spada di
Jorah calò ancora una volta e Daario non riuscì a schivarla, finendo
colpito
alla spalla. Jorah non perse tempo e gli piantò la spada nello stomaco.
Quando Daario Naharis
si accasciò
a terra, Jorah cadde in ginocchio estraendo qualcosa dalla gamba
ferita.
Daenerys corse da lui e vide che stringeva in mano il pugnale preferito
di
Daario, sporco del suo stesso sangue. Jorah la guardò e si tirò in
piedi. Poi
raccolse il cadavere di Daario e lo gettò in mare.
“Sei ferito” mormorò
Daenerys
senza fiato.
“Tranquilla non è
niente” la
rassciurò lui, “tu stai bene?” Dany annuì e tutta la tensione si
sciolse.
Abbracciò Jorah con tutta la forza che le restava. E’ finita, pensò
stranamente sollevata. La profezia
si è conclusa, nessuno più mi tradirà. Era
una sensazione meravigliosa.
Si allontanò da Jorah
e tornò a
concentrarsi sulla battaglia. Gli Immacolati resistevano bene, ma non
sarebbe
potuta proseguire così in eterno: i mercenari di Euron che attaccavano
la costa
in quel punto erano troppi. Stiamo
perdendo, realizzò Dany e tutta la gioia di
un momento prima svanì.
Poi, improvvisamente,
il corno
dalla Torre della Palma suonò due volte e d’istinto Daenerys scrutò il
mare, la
speranza sull’orlo di un baratro.
E
le navi della Tempesta, con il fiero cervo
dei Baratheon sulle vele e il vento a poppa, erano lì.
Sono tornati, pensò Dany
provando un sollievo inimmaginabile. E stavolta le gambe non la ressero
più.
Tyrion
La velocità con cui i
lord della
Tempesta radunarono gli uomini e misero in mare le loro navi lo
sorprese
enormemente. Sembrava avessero finalmente capito l’importanza della
puntualità
in quella missione.
Gendry si stava
lentamente
calando nei panni del piccolo lord apprendista e Davos lo consigliava
in tutto.
Ser Andrew non lo lasciava mai e lo zio Eldon Estermont si stava
dimostrando
paziente e comprensivo. Era quello che aveva potuto mettere a
disposizione più
uomini, non avendo esattamente seguito Stannis in guerra, ma era
abbastanza
saggio da non vantarsi della cosa.
Le navi presero il
largo dal
Golfo dei Naufragi, che fortunatamente non riservò cattive sorprese, al
tramonto del sesto giorno dall’arrivo di Theon Greyjoy a Roccia del
Drago. Speriamo non sia troppo tardi,
pensò Tyrion mentre passeggiava sul ponte.
A Gendry lord
Estermont aveva
fatto dono della più grande nave della flotta, la Furia
Grigia, la cui imponente costruzione era stata ordinata da re
Robert in epoche che sembravano remote. “Consideralo un dono di tuo
padre” gli
aveva detto Eldon con affetto e Gendry non aveva risposto.
Tyrion sapeva che il
ragazzo non
poteva provare nulla, benchè meno affetto, per Robert Baratheon, non
avendolo
nemmeno mai conosciuto. Forse quando viveva ad Approdo del Re era anche
stato
uno di quelli che più derideva il grasso re le cui uniche ambizioni
erano il
vino e le puttane.
“Se si esclude
l’altezza” aveva
scherzato Davos, “Robert assomigliava molto a te.” Tyrion aveva riso
alla
battuta, ma in sé ne era rimasto scosso. L’epoca delle scopate selvagge
con
puttane che neanche conosceva era finita da un pezzo. Dopo Shae, Tyrion
aveva
ripudiato quella vita, o almeno ci aveva provato, essendo ancora
perseguitato
dal vizio del bere.
Ero
davvero simile a Robert Baratheon?
Quando la luna
raggiunse la sua
massima altezza nel cielo aveva appena superato Stonedance. Gendry era
nervoso
e non riusciva a stare fermo. Continuava ad affilare maniacalmente la
sua
mazza, scrutando attentamente il mare. Ser Andrew era al suo fianco e
lo
intratteneva, mentre Davos era a prua.
Tyrion decise di
raggiungerlo.
“Sono davvero così
buffo?” chiese
Tyrion fingendosi offeso.
“Molto” rispose
Davos. “Comunque
stavo pensando a quando con Stannis abbiamo fatto questo stesso
tragitto,
sempre di notte. Siamo arrivati al Golfo delle Acque Nere che non era
nemmeno
l’alba.” Tyrion si mosse a disagio captando la delicatezza
dell’argomento.
Rimpianse l’idea di averglielo chiesto.
“So che sei stato tu,
Tyrion”
disse all’improvviso Davos, ma la sua voce non era d’accusa, “a
ordinare l’uso
dell’Altofuoco sulle navi di Stannis. Mio figlio è morto a causa tua…”
Tyrion
strinse le labbra e non disse nulla.
Davos lo fissò.
Tyrion non dovette
neanche pensarci.
“Siamo arrivati”
disse Davos
tornando indietro e lasciando il nano solo a prua. Il sole era
finalmente
sorto, ma una tetra nebbia non permetteva una visuale nitida.
Tyrion corse
dietro a Davos.
Davos scosse la
testa. “Alla Spiaggia di Fuoco” rispose, “da dove
potremo capire qual è la situazione sull’isola. Se è tranquilla, in
guerra o…”
“Distrutta” concluse
per lui
Tyrion deglutendo.
“Precisamente”
replicò il
Cavaliere delle Cipolle. “Dov’è finito Gendry? Ho qualcosa per lui…”
Gendry arrivò pochi
secondi dopo,
con l’armatura nuova già montata e la mazza in pugno. Davos gli
sorrise. Poi
gli porse un fazzoletto di stoffa su cui era ricamato il cervo
incoronato dei
Baratheon con il loro motto, Nostra è la
furia. Gendry lo prese confuso ed emozionato.
“Shireen l’aveva
cucito per suo
padre” disse Davos con voce piegata dalla commozione. “Quando Stannis
decise di
cambiare simbolo e stemma, ordinò di bruciare tutti gli altri. Questo
però non
volle distruggerlo e me lo affidò. Un
giorno mia figlia potrebbe diventare regina, mi disse,
e voglio che allora questo ritorni a lei.” Davos dovette
asciugarsi gli occhi umidi e anche Gendry si era intristito. Legò il
pezzo di
stoffa al polso.
“Non preoccuparti ser
Davos”
disse, “non lo perderò.” Davos annuì. Arrivò lord Eldon, seguito da ser
Andrew.
“Allora, mio signore”
disse il lord
di Pietraverde rivolgendosi a Gendry, “abbiamo stabilito che in caso di
battaglia tu resterai nel centro, lontano dal pericolo…”
“Non preoccuparti,
zio” lo tranquillizzò
ser Andrew, “lo proteggerò io.” Gendry sorrise. Stava per dire
qualcosa, ma le
sue parole furono sopraffatte dai tamburi delle navi.
Davos si voltò verso
il
mare.
“Sono di Euron” disse
Davos,
“dunque la battaglia è già iniziata… Siamo arrivati in tempo.” Da
quella
distanza Tyrion già riusciva a vedere una delle nuove torri che
Daenerys aveva
ordinato di costruire, che svettava sulla spiaggia circondata da
guerrieri a
cavallo. I Dothraki, pensò. Ma dove sono gli Immacolati e le navi di
Daenerys?
“Attaccheremo le
imbarcazioni di
Euron alle spalle” disse Eldon Estermont, “così non potranno
sfuggirci.”
In quel momento però
la Furia Grigia fu raggiunta da una nave che
sembrava venire dalla torre. Davos urlò agli arcieri di stare pronti.
La nave
aveva il simbolo dei Greyjoy, ma i suoi passeggeri non sembravano avere
atteggiamenti
minacciosi. Quando venne abbastanza vicina, Tyrion la riconobbe.
“E’ la Vento
Nero!” esclamò ricordando la nave di Yara. Qualcuno era
arrivato a prua e stava cercando un dialogo.
“Vado io” si offrì
Tyrion e
raggiunse il punto più vicino alla Vento
Nero. Quando vide che quel qualcuno era proprio Yara Greyjoy urlò
di
abbassare gli archi. Si è liberata…
“Sono alleati?”
chiese Yara ad
alta voce.
“Portiamo rinforzi
dalle Terre
della Tempesta” spiegò Tyrion, “siamo qui per aiutare…”
Yara lo squadrò per
qualche momento. “I mercenari stanno attaccando la spiaggia” disse,
“Obara Sand
sta tentando di disciplinare i Dothraki, ma Missandei è scomparsa e non
riusciamo a comunicare con loro.”
“Dov’è la regina?”
“Da quello che so, a
Cala del
Drago Azzurro” rispose Yara, “a contenere l’attacco da est con gli
Immacolati... Mio fratello è andato a cercarla, ma non è tornato.”
Tyrion si
morse il labbro. Quanti attacchi c’erano contemporaneamente sulla
stessa isola?
Prese una decisione.
Yara
scosse la testa.
Meno male che abbiamo deciso di
non attraccare là, non poté far a meno di pensare Tyrion.
Yara annuì.
“Allora andiamo…”
“Aspettate!” si
intromise Davos
“Cosa dobbiamo fare noi?”
“Create un varco
nello
schieramento navale nemico” rispose il nano, “distruggete più navi
possibili e
non fateli arrivare alla spiaggia. Io devo andare, non servirei a nulla
qui…”
Davos annuì.
Tyrion si arrampicò
sul parapetto
e saltò goffamente sulla Vento Nero.
Yara fece virare la neve che sfrecciò verso la torre. Mentre si
lasciavano alle
spalle le imbarcazioni alleate, Tyrion udì due suoni di corno provenire
dalla
spiaggia. Passarono accanto alle navi nemiche che tentavano di
raggiungere la
spiaggia. La maggior parte era carica di mercenari, ma Tyrion era
sicuro
l’assalto fosse guidato da Uomini di Ferro fedeli a Euron.
“Prima di liberarmi
ho sentito
Euron discutere dei suoi piani” disse Yara, “alla spiaggia avrebbe
inviato
Torword e Rodrik Freeborn sulla Sangue di
Sale. Credo sia quella laggù…” Yara indicò una nave che era già
arrivata a
terra.
Più in
fretta, non abbiamo tempo.
Via via che si
avvicinavano
divenne chiaro il caos che regnava sulla spiaggia. I cavalli dei
Dothraki erano
imbizzarriti e mancava uno schieramento preciso.
Yara gettò l’ancora.
Tyrion tentò di non
pensare alle
gelide acque che lo attendevano e si tuffò. Yara presto lo seguì dopo
aver
legato la sua ascia alla cintura. Saltarono anche altri tre uomini, che
Tyrion
immagginò venissero da Dorne, e sulla Vento
Nero rimasero solamente due soldati. Nuotarono tentando di non
attirare
l’attenzione e raggiunsero facilmente la spiaggia. La piccola torre
sorgeva
isolata e dietro si vedevano i tetti delle case del villaggio.
Tyrion si voltò verso
il mare e
vide con sollievo che la flotta di Gendry aveva iniziato l’attacco alle
navi nemiche. Sembrava se la stessero cavando bene, perciò si
tranquillizzò. Poi però
vide che sempre più soldati riuscivano a raggiungere la spiaggia.
Pensare di
riuscire a raggiungere Cala del Drago Azzurro senza essere falciati da
quei
guerrieri assetati di sangue era una follia.
“Cambio di programma”
esclamò
Tyrion e Yara si voltò a guardarlo. “Non possiamo andare a cercare la
regina
ora, resteremmo di certo uccisi. Dobbiamo riuscire a comunicare con i
Dothraki.” Yara lo fissò come fosse impazzito.
In quel momento
vennero raggiunti
da Obara Sand. Indossava un corpetto di cuoio senza maniche e pantaloni
larghi
marroni. In mano stringeva la lancia che tante volte aveva chiesto a
Tyrion.
Obara vide dove lo sguardo del Folletto si era posato e ghignò. Fece
roteare in
aria la lancia e la puntò contro Tyrion.
“Come mai qui,
mezzouomo?” chiese
senza alcuna gentilezza.
Tyrion finse di
guardarsi intorno.
Obara divenne
rossa di rabbia.
“Forse qualche
guerriero dothraki
conosce il valyriano” suggerì Tyrion, “potremmo provare con quello…”
Obara lo
guardò con disgusto.
“Ma si dà il caso che
io lo
sappia” ribatté Tyrion. Almeno un
pochino…
Obara lo stava
squadrando.
“Proverai a parlare con loro” assentì infine, “e spero per te che non
sia solo
un’altra perdita di tempo.” Si recarono verso il centro dell’orda, dove
gli
uomini si urlavano insulti nella loro lingua gutturale. Non mi vedranno mai in
groppa a quei cavalli, pensò Tyrion, ma decise di fare un
tentativo lo stesso.
“Guerrieri!” urlò nel
suo pessimo
valyriano. Fortunatamente alcune teste si voltarono verso di lui. Yara
ed Obara
lo stavano osservando.
Tyrion si fece
coraggio.
“Affondatele!”
esclamò Tyrion e
ci furono cori di grida. “Ma non andate tutti insieme” si raccomandò il
Folletto, “o verrete travolti dai vostri stessi compagni. Accerchiate i
nemici
e distruggeteli: non devono arrivare al castello!”
Anche le ultime frasi
vennero
tradotte e tutti i guerrieri si misero ad urlare contemporaneamente,
agitando
le loro armi. Tyrion, Yara ed Obara si scansarono quando i Dothraki
caricarono
verso il mare. Fortunatamente l’acqua per i primi dieci metri era molto
bassa e
permise il passaggio dei cavalli. L’orda si scontrò con il crescente
schieramento di nemici che raggiungevano la costa.
A largo la Furia Grigia aveva sfondato le prime file e navigava
veloce verso
la spiaggia. Le altre navi della flotta si stavano aprendo a ventaglio,
bloccando la ritirata dei nemici. I mercenari erano quindi presi fra le
navi
della Tempesta e i Dothraki. La loro unica speranza consisteva nel
cercare di
farsi strada sulla Spiaggia di Fuoco.
Obara si passò la
lancia da una mano
all’altra.
“E’ la torre vicino a
Cala del
Drago Azzurro!” esclamò Yara esterrefatta “Dove ci sono la regina e
Theon: stanno
chiedendo aiuto!” Tyrion lanciò un’occhiata ancora una volta alla
battaglia
sulla spiaggia. La situazione stava volgendo a favore dell’armata di
Daenerys,
non sembravano esserci problemi.
“Torna sulla Vento Nero” disse a Yara, “raggiungi Davos e digli di
inviare metà
della flotta a Cala del Drago Azzurro per aiutare Daenerys. E che siano
le navi
più veloci e con i guerrieri migliori. Io ci andrò via terra: voglio
vedere
cosa succede…”
Yara annuì senza
ribattere e
corse nuovamente al mare, seguita dai guerrieri di Dorne. Rimasto solo,
Tyrion
si diresse verso l’interno dell’isola e costeggiò il villaggio. Si
chiedeva
dove fossero finiti in tutta quella confusione i draghi di Daenerys.
Raggiunse
presto la torre su cui bruciava il fuoco e vi trovò Daenerys, Theon e
Jorah che
scrutavano il mare.
“Tu?!” esclamò Dany
stupita “Come
sei riuscito ad arrivare qui? Raggiungere la spiaggia dal mare è
impossibile!”
“Ho avuto una mano da
Yara”
rispose Tyrion e si rivolse a Theon, “sta bene, tranquillo.”
Scrutò attentamente
la costa. Gli
Immacolati stavano combattendo contro un altro gruppo di mercenari che
avevano
abbandonato le loro navi in mare. Tyrion si chiese dove fossero finiti
Jon e
Verme Grigio, ma pensò fosse meglio non chiedere.
“Qual è la
situazione?” si
informò invece.
Daenerys sospirò.
“Chi lo difende?”
chiese Tyrion.
“Varys” replicò Dany,
“insieme a
poche guardie.”
Tyrion annuì.
La regina
sembrava sconvolta.
“Arrivano” la
rassicurò Tyrion,
“ah, eccoli…” E indicò una cinquantina di navi che si stavano
allontanando
dalla battaglia sulla spiaggia. Venivano a gran velocità verso la torre
e Dany
si rilassò. Quando le imbarcazioni raggiunsero la costa, i mercenari
tentarono
di riprendere il mare, ma furono falciati dalle navi da guerra della
Tempesta.
Gli Immacolati sulla costa ebbero un po’ di tregua, mentre Tyrion e
Theon si
sporsero verso la piccola cala. La Vento
Nero stava passando proprio in quel momento e Yara si protese
verso di
loro.
“Missione compiuta!”
urlò “E’
andato tutto come previsto… Ora torno alla spiaggia.”
“Aspetta!” esclamò
Theon “Voglio
venire con te!”
Yara alzò gli occhi
al cielo, ma si vedeva che era felice.
Alla torre gli
alleati avevano avuto
facilmente ragione dei nemici, ma Daenerys si stava torcendo le mani.
“Invia gli
Immacolati, Khaleesi”
intervenne Jorah che perdeva molto sangue dalla gamba, “qui abbiamo
finito…” In
quel momento due figure comparvero lungo il sentiero che portava al
castello.
Si sostenevano a vicenda e sembravano esauste.
“Sono Benjameen e
Tyene!” esclamò
incredula Dany riconoscendoli per prima. Si misero a correre verso di
loro.
“Come avete fatto a
fuggire?”
chiese la regina ansimando.
Tyene era troppo
provata per parlare, così si fece
avanti Benjameen.
Daenerys si morse il
labbro.
Tyrion capiva la difficile situazione in cui si trovavano. Dany doveva
scegliere se inviare i suoi uomini al castello o in soccorso di Jon e
Verme
Grigio.
“Jorah” chiamò infine
la regina,
“prendi quaranta Immacolati e inviali a Torre della Marea. Poi torna
alla
spiaggia e cerca Missandei: non posso pensare potrebbe esserle successo
qualcosa di grave. Gli altri soldati verranno con noi al castello.”
“Khaleesi, non voglio
lasciarti.”
Daenerys non aveva
voglia di discutere.
“E la flotta?” chiese
Tyrion
vedendo che le navi di Capo Tempesta erano rimaste davanti alla Cala
del Drago
Azzurro.
Dany chinò il capo.
Due minuti dopo
stavano marciando
verso il castello seguiti dalle ordinate truppe degli Immacolati.
Quando
raggiunsero il portone, lo trovarono preso d’assalto dai nemici. Le
navi usate
dagli Uomini di Ferro si trovavano nel porto poco più a nord, ma Euron
non si
vedeva da nessuna parte.
“Euron è andato a
Punta del Pesce
Volante” spiegò Dany come leggendogli nella mente, “abbiamo visto la Silenzio dirigersi in quella direzione.”
Daenerys gridò
qualche ordine in
alto valyriano e gli Immacolati attaccarono. Gli Uomini di Ferro
certamente non
si aspettavano un attacco alle spalle e permisero all’esercito di
Daenerys di
rompere il loro assedio. Presto i nemici, privi di un capo, si
dispersero e
furono inseguiti dai gruppi di Immacolati.
Alcuni preferirono
arrendersi e giurare fedeltà a Daenerys insieme a tutti i loro uomini,
mentre altri morirono combattendo. Alla fine Varys spalancò le porte
del castello e corse fuori. Sorrise appena vide Tyrion: non sembrava
affatto
sorpreso. Dany gli chiese notizie di Missandei, ma Varys l’aveva persa
di vista
durante l’evacuazione del villaggio. Poco dopo dalla spiaggia tornarono
anche
Theon e Yara.
“I nemici sono
caduti” annunciò
Yara, “e la flotta delle Terre della Tempesta si è ancorata a largo
della
costa. Attendono il permesso di utilizzare il porto.” Fece una pausa e
abbassò
il capo.
“Obara Sand è caduta”
disse poi
con voce grave, “mentre combatteva contro Rodrik Freeborn. Non aveva
voluto
restare lontana dalla battaglia. L’ho vendicata e ho decapitato il suo
assassino.”
Daenerys annuì e
chinò il capo.
La situazione si
stava calmando.
Tyene era stata portata dentro e maestro Pylos stava guarendo le sue
ferite,
mentre dalla spiaggia cominciavano a risalire i Dothraki. Jorah non era
ancora
tornato dalla sua ricerca, ma Tyrion era fiducioso. In fondo Missandei
di certo
non era andata in mezzo alla battaglia, probabilmente si era soltanto
persa.
Dany però era ancora
inquieta: mancavano
all’appello gli Immacolati inviati a sconfiggere gli uomini della Silenzio. Tyrion poté vedere il sollievo
invadere il volto della regina quando sul sentiero che portava al porto
comparvero i guerrieri che erano stati mandati in missione. Tuttavia fu
subito
chiaro che c’era qualcosa di strano.
Daenerys corse loro
incontro e
Tyrion le venne dietro. Li guidava Verme Grigio, ferito in più punti,
che si
aggrappava al braccio di Missandei per riuscire a stare in piedi. Eccola
dov’era finita, pensò Tyrion sorridendole. Missandei non
ricambiò il sorriso e
continuò a guardare Daenerys.
“Dov’è Jon?” chiese
la regina con
un filo di voce e la gioia di Tyrion si spense.
Verme Grigio scosse
il
capo.
“E’ rimasto chiuso là
dentro”
disse poi l'Immacolato con un sussurro, “insieme a Euron.”
Jon
Stavolta era stato
lui a
baciarla, un bacio veloce e casto, ma pur sempre un bacio. In quel
momento Jon
non aveva pensato a niente, non aveva creduto in nulla. Era stato un
attimo di
smarrimento, continuava a ripetersi, ma allora aveva scelto
di smarrirsi.
Aveva lasciato
Daenerys sulla
costa con il vento nei capelli e l’acqua salata che le bagnava il
vestito. Non
si era più voltato indietro durante il loro cammino verso la Torre
della Marea.
Verme Grigio continuava a lanciargli occhiate di rimprovero per neanche
era ben
chiaro cosa, ma Jon aveva imparato ad ignorarlo. Ce l’ha ancora con me per
quanto è successo all’arrivo di Theon? si chiese allungando il
passo. Sperava
di distanziare Verme Grigio e avere finalmente un momento di
tranquillità per
pensare a ciò che era successo in mare.
Euron aveva soffiato
in quel
corno e Drogon era impazzito. Non
impazzito, si corresse mentalmente Jon, solo cambiato. Era come se non
eseguisse più gli ordini di Daenerys. Aveva attaccato con il
fuoco la piccola
flotta dell’isola e si era rifiutato di rivolgere la sua aggressività
agli
invasori.
Euron lo sapeva, realizzò Jon, sapeva quali erano gli effetti di quel
corno. Infatti gli era sembrato strano
nessun Uomo di Ferro avesse cercato almeno di ferire il drago che stava
distruggendo la flotta del loro re.
Erano arrivati a
Punta del Pesce
Volante e la Torre della Marea si ergeva davanti a loro. Non che fosse
molto
alta, anzi, ma c’era qualcosa che ispirava sicurezza in quella
costruzione. Da
lì la costa era visibile fino al porto e oltre. Le navi di Euron
avevano
attraccato e i soldati si stavano riversando sui sentieri. Prenderanno di mira
il castello, pensò Jon, ma
almeno non disturberanno Daenerys ed Obara nella
loro lotta alla spiaggia.
Il fuoco di Torre del
Vento
ardeva già da un paio di minuti e implorava aiuto. Jon strinse le
labbra e
provò pena per Theon che era stato inviato a Capo Vento. Spero riesca a scappare,
si disse, perché i soccorsi non
arriveranno.
Verme Grigio stava
dando ordini
in valyriano ai pochi Immacolati che li avevano seguiti e Jon aveva
rinunciato
a tentare di convincerlo a renderlo più partecipe. Si sedette sulla
scogliera
in attesa. La Silenzio era l’unica
nave che stesse navigando in quella direzione e ormai era quasi
arrivata. Jon
non capiva come mai Euron volesse attaccare in quel punto con una nave
sola, ma
non gli interessava: sarebbe stato più semplice per loro abbatterlo.
Poi la Silenzio virò a nord e cambiò
leggermente rotta.
Jon aggrottò le
sopracciglia.
“Alla Grotta delle
Maree” rispose
Verme Grigio in tono piatto, “proprio dove hai lasciato la nostra
ultima nave.”
Jon si voltò a
fronteggiarlo.
Verme Grigio non
rispose e Jon gli
diede nuovamente le spalle.
“La regina ha detto
di tenere
Torre della Marea” replicò con voce dura Verme Grigio, “non di
lanciarci nella
trappola del nemico.”
“Non è una trappola!”
esclamò Jon
“Euron è costretto a passare da quella grotta se vuole raggiungere la
Torre, ma
non vorrebbe farlo, nessuno vorrebbe se potesse evitarlo. Dobbiamo
fermarlo
prima che arrivi qui.”
Verme Grigio gli si
mise davanti.
Jon non
riusciva a credere fosse così testardo.
Verme Grigio annuì,
le labbra serrate.
“Ma lei ora non è
qui” proseguì
Jon, “non può sapere cosa sta succedendo. Se permettiamo ad Euron di
raggiungere la torre, poi potremmo non essere più in grado di fermarlo.
Potrebbe sfuggirci e raggiungere la spiaggia o il castello e causare
solo
danni. Sto cercando di aiutare…”
Verme Grigio ci pensò
qualche secondo.
Jon annuì.
“D’accordo”
replicò e Verme Grigio si allontanò. Avrebbero potuto cogliere Euron di
sorpresa, magari nascondendosi dietro alle rocce, e avrebbero
risparmiato
molte vite. Era un buon piano.
Jon sospirò e si
incamminò verso
la Grotta delle Maree. La Silenzio ora
non si vedeva più e probabilmente era già entrata nella caverna. Verme
Grigio
aveva scelto di portarsi dietro quindici compagni, lasciando gli altri
a
guardia della torre.
Per accedere alla
Grotta delle
Maree dalla scogliera esisteva un’unica entrata, anche poco agevole,
che
fendeva la roccia fino al cuore. Si poteva passare uno per volta e
bisognava
fare attenzione a non ferirsi le mani colpendo le pareti. La grotta poi
si
estendeva sotto la scogliera e incorniciava un angolo di mare riparato,
idoneo
per piccole barche in cerca di rifugio. Esistevano più gallerie là
sotto, ma
nessuna di quelle portava in superficie.
Jon decise di
scendere per primo
ed estrasse Lungo Artiglio per sicurezza. Fece cenno a Verme Grigio,
che si era
calato l’elmo, di seguirlo senza fare rumore. Discesero lentamente
lungo la
stretta fessura e più di una volta Jon sentì l’aria mancargli.
Finalmente
giunsero nella grotta vera e propria e poterono allargarsi.
Quella in cui si
trovavano era la
sala più ampia, fievolmente illuminata dalla luce del sole che brillava
sul
mare rendendolo trasparente. In realtà la grotta era quasi
completamente
immersa nella penombra. Jon ritrovò subito la Lupa
Solitaria dove l’avevano lasciata e si stupì di trovarla
ancora intatta. Della Silenzio non
c’era traccia. Sarà ancorata fuori
dalla grotta, pensò Jon ispezionando la
zona con lo sguardo.
“Sono già dentro”
mormorò, “forse
si nascondono…” Magari Verme Grigio non aveva tutti i torti a temere
un’imboscata.
“Dobbiamo controllare
i cuniculi”
osservò il capo degli Immacolati, “se sono nascosti staranno lì.”
Jon strinse
le labbra.
Non aveva ancora
finito di
parlare che si udirono dei rumori di passi frettolosi lungo il
corridoio
dell’entrata. Verme Grigio fece cenno ai suoi uomini di appostarsi
vicino
all’apertura e anche Jon fece lo stesso. I passi erano sempre più
vicini e
rimbombavano contro le pareti. Chiunque
sia, pensò Jon stringendo Lungo
Artiglio, non è molto saggio a fare
tutto questo baccano.
Poi una figura entrò
nella grotta
e Verme Grigio scattò. Ci fu un urletto di donna e il capo degli
Immacolati
fece un salto indietro. Jon si avvicinò e dovette soffocare
un’esclamazione
quando vide Missandei. La ragazza sembrava sconvolta dal fatto che
Verme Grigio
avesse tentato di attaccarla, ma la sua sorpresa era nulla se
paragonata a
quella dell’Immacolato.
“Cosa ci fa qui?”
chiese Verme
Grigio tentando di mascherare la propria incredulità “La regina ti
aveva detto
di aiutare Varys a evacuare il villaggio…”
“L’ho fatto!” squittì
nervosa
Missandei “Sono tutti nel castello… Varys mi ha detto che potevo
restare o
tornare alla spiaggia e io ho scelto di andarmene. Volevo andare da
Obara, ma
poi ho visto alcuni Immacolati che correvano e dicevano che stavi
combattendo
da solo contro Euron… Avevo troppa paura…”
Verme Grigio era
esterrefatto.
Missandei sgranò gli
occhi.
“Ma neanche qua!”
disse con
troppa veemenza Verme Grigio “Non puoi combattere, saresti dovuta
rimanere al
castello. E’ pericoloso!”
“Non posso restare
chiusa in una
stanza se so che potresti morire” disse Missandei con le lacrime agli
occhi,
“non è giusto!” Ora stava piangendo.
“Non ce la faccio”
proseguì tra i
singhiozzi, “quante altre volte mi chiederai di aspettare in ansia il
tuo
ritorno? Quante altre volte mi costringerai a temere di non vederti mai
più? Tu
non hai idea di quello che passo ogni volta che ti vedo combattere…” I
singhiozzi inghiottirono le parole che seguirono e Missandei continuò a
piangere.
Allora la maschera di
compostezza
di Verme Grigio si frantumò e corse ad abbracciarla. Jon quasi si
vergognò di
dover assistere ad una scena così intima. Verme Grigio aveva fatto
cadere a
terra la lancia e si era tolto l’elmo.
“Ti amo” le disse,
“ma non devi
metterti in pericolo per me…”
Missandei quasi rise.
“Ma che bel
momento... Sembra proprio un peccato interrompere, ma
credo abbiamo delle faccende da sbrigare…”
Jon si voltò di
scatto e vide
Euron Greyjoy uscire dall’ombra, seguito da una decina di Uomini di
Ferro.
Verme Grigio d’istinto strinse a sè Missandei cercando di proteggerla,
dimenticandosi addirittura di raccogliere l’arma che aveva fatto
cadere. Euron fece
un passo avanti e il gruppo di Immacolati si strinse davanti
all’ingresso.
“Un comitato di
benvenuto”
scherzò Occhio di Corvo, “siamo fortunati…” I suoi uomini risero e
sguainarono
le spade.
Verme Grigio disse
qualcosa in
valyriano e gli Immacolati attaccarono. Jon, che pensava il loro piano
prevedesse la difesa dell’unica via per la superficie, fu preso alla
sprovvista
e non fece in tempo a partecipare alla carica. Verme Grigio lasciò
Missandei,
che tremava come una foglia, vicino all’ingresso, e, recuperata la
lancia, si
gettò nella mischia.
Euron rimaneva in
disparte, ma i
suoi uomini combattevano bene. Uno di loro piantò un coltello fra le
scapole di
un Immacolato e un altro ne ferì un secondo. Verme Grigio stava
combattendo
contro un soldato armato di ascia e rischiò più volte che la sua lancia
si
spezzasse sotto i colpi selvaggi del nemico.
“Prendi Euron!” urlò
ad un certo
punto l’Immacolato e Jon notò che il Re delle Isole di Ferro si stava
dirigendo
verso la Lupa Solitaria.
“Non ci pensare
nemmeno” sibilò e
si mise a correre in quella direzione.
Presto l’acqua gli
arrivò alle
caviglie, ma non si fermò. Euron era salito a bordo e si stava
dirigendo verso
il timone. Che avesse capito che lo scontro nella grotta era perso? Ma
allora
perché uscire allo scoperto in quel modo?
Jon non rimase a
farsi domande e
saltò sulla nave, afferrando la corda che solitamente legava la vela
all’albero
maestro. Si issò sul ponte e si nascose dietro la prima cassa che
trovò. Era
tutto ancora semidistrutto dall’attacco sulla via per la Roccia del
Drago e non
c’erano molti nascondigli.
Udì i passi di Euron
alle sue
spalle. Non stava correndo, non era neanche un passo spedito. Era la
camminata
di qualcuno che contemporaneamente ammira il panorama. Perché è salito su
questa nave se non vuole fuggire? si chiese Jon confuso Non sembra nemmeno
intenzionato a volerla far muovere…
“Jon” lo chiamò a
quel punto
Euron con voce stucchevole, “perché ti nascondi? Hai troppa paura per
affrontarmi?” Jon abbandonò immediatamente quell nascondiglio
improvvisato. Euron
sorrise. “No, sembra di no” concesse.
“Che ne hai fatto dei
prigionieri?” chiese Jon per guadagnare tempo. Euron sembrava
disarmato, ma Jon
non si fidava.
“Alcuni sono bruciati
per colpa
della tua regina” replicò Euron.
“Non è la mia
regina.”
“Ah no?” chiese Euron
con voce
insinuante “Credo voi due siate molto legati…”
Jon ne aveva
abbastanza. Lo
scontro fra Uomini di Ferro e Immacolati procedeva bene e stava
favorendo i
soldati di Daenerys. Verme Grigio era stato ferito al braccio sinistro,
ma
continuava a combattere come se nulla fosse.
“Cosa vuoi?” chiese
Jon con vana
rabbia “I tuoi uomini stanno morendo e tu sei qui a parlare con me…”
“Che muoiano pure”
replicò Euron,
“sono un sacrificio necessario.”
Jon credette di
risentire la voce di
Melisandre. “Un sacrificio per cosa?”
Euron allargò le
braccia.
Jon quasi si lasciò
scappare una risata. E’
completamente fuori di testa.
“Acciaio di Valyria…”
non riuscì
a fare a meno di mormorare Jon.
“Esatto” assentì
Euron spingendo
la spada in avanti e costringendo Jon ad indietreggiare, “ti presento
Crepuscolo, la leggendaria spada della Piovra Rossa.”
Jon ci rifletté un
attimo.
“Era stata gettata in
mare” lo
corresse Euron passando una mano sul piatto della lama, “perché non
fosse più
ritrovata, ma io ho fatto immergere i miei uomini per mesi, finché non
fu
riportata in superficie.” Jon non voleva pensare a quanti fossero morti
in
quella folle operazione.
“Un re deve avere una
spada degna
di lui” proseguì Euron, “non si dovrebbe accontentare.”
Jon strinse le labbra
e provò un
nuovo attacco. Tenendo la spada salda nella destra, colpì di lato
piegandosi
in avanti. Euron non si ritrasse, limitandosi ad intercettare il colpo.
Lungo
Artiglio fu spinta in alto e Jon non riuscì a liberarla da quella
posizione
senza arretrare ulteriormente. Dal fondo della grotta si elevavano
ancora le
grida dello scontro. Ormai gli Uomini di Ferro superstiti erano appena
quattro
e gli Immacolati li avevano circondati.
“Sei più debole di
quanto mi
aspettassi” disse Euron scuotendo la testa. Jon si preparò a colpire di
nuovo,
ma si fermò quando udì quel richiamo. Dopo quasi due settimane alla
Roccia del
Drago avrebbe riconosciuto quel verso ovunque.
Subito dopo la bocca
della grotta
prese fuoco e apparve Rhaegal. Jon non aveva idea da dove fosse
spuntato, ma
sapeva che non poteva rimanere lì. Dalle grida che provenivano dal mare
Jon
capì che il drago doveva aver incendiato la Silenzio.
Euron non se ne curava e fissava Rhaegal affascinato. Da qualche parte
giunse
l’urlo di Verme Grigio.
Il drago era quasi
entrato nella
caverna, quando Jon si accorse del corno che Euron stava portando alle
labbra. No, pensò e si mise a
correre verso la poppa della nave, che era rivolta verso
il mare.
“RHAEGAL!” urlò con
quanto fiato
aveva nei polmoni “VATTENE!”
Quando il corno
suonò, il rumore
colpì le pareti così forte da farle tremare. Rhaegal ruggì ed inziò a
dibattersi. Vai via, pensò
Jon, esci di qui…
Il corno suonò una
seconda volta
e le pareti sussultarono. Da dietro Verme Grigio stava gridando
qualcosa, ma
Jon non sentiva. Ti prego,
pensò stringendo le mani intorno alla
balaustra.
Rhaegal lo fissò e
finalmente si
voltò. Volò fuori dalla grotta, verso il mare aperto, e Jon tirò un
sospiro di
sollievo. L’attimo tuttavia fu di breve durata, perché dal soffitto
iniziarono
a cadere dei massi. Missandei dal suo angolo urlò di terrore e anche
Verme
Grigio fu preso alla sprovvista. Jon si voltò.
La frana stava
bloccando anche
l’uscita dal mare e presto la grotta sarebbe sprofondata nell’oscurità.
Jon
saltò nuovamente a terra e Verme Grigio gli corse incontro.
“Dobbiamo uscire di
qui” disse l'Immacolato,
“o restiamo bloccati.” Jon si girò ancora una volta. Euron non era più
visibile
sulla Lupa Solitaria, ma di certo non
era riuscito ad uscire.
“Prendi Missandei e
gli altri”
disse Jon, “ed uscite. Io vi raggiungo dopo…”
Verme Grigio non
sembrava
convinto.
“No” replicò Jon
scuotendo la
testa, “Missandei ha bisogno di te. Va’ con lei…”
Verme Grigio lo
guardò per
qualche istante, mentre il mondo intorno a loro esplodeva. Poi annuì e
si
voltò. Jon lo vide radunare i superstiti e prendere per mano Missandei.
Insieme
scomparvero oltre la piccola apertura nella roccia.
Poi, lentamente, Jon
si girò a
fronteggiare di nuovo Euron, che sapeva attenderlo alle sue spalle. Si
scrutarono per qualche momento, mentre le rocce continuavano a cadere.
“Saresti potuto
andare” osservò
Jon, “avresti potuto uccidermi ed uscire di qui. Perché sei rimasto?”
Euron
sorrise per l’ennesima volta.
“Non voglio
ucciderti” rispose,
“e non voglio andarmene, non ancora almeno.” Tutto ciò non aveva senso,
ma Jon
aveva smesso di tentare di interpretare la mente di Euron.
“Per molti anni ho
viaggiato”
stava raccontanto Occhio di Corvo, “visto posti che tu nemmeno ti
immagineresti. Sono stato a Braavos, a Volantis, nelle Isole
dell’Estate,
perfino ad Asshai. All’epoca pensavo solamente a divertirmi e a
depredare le
navi. Ero temuto fino nel lontano Mare di Giada.”
Euron sospirò.
Gli occhi di Euron
ardevano di
follia.
Jon non credeva alle
proprie orecchie.
“Sono solo soldati”
disse Euron
con sufficienza, “solo pedine al mio servizio, al servizio del dio.”
“Tu non sei un dio.”
“No” assentì Euron,
“ma lo
diventerò. Sei stato molto bravo con quel drago, non avrei mai pensato
potesse
riuscire a sfuggire al richiamo del corno, ma è tutto inutile: non si
può
fuggire.” Il gelo nelle sue parole metteva i brividi.
Euron vuole salvare il
mondo, pensò Jon, solo per
poi distruggerlo e sedersi sulle ossa degli
uomini. Fece un passo avanti.
Euron si avvicinò.
Crepuscolo calò
troppo
velocemente e Jon gemette di dolore. La spada gli aveva aperto una
ferita
sull’avambraccio destro, stracciando la manica della maglia. Jon
strinse la
mano sinistra sulla ferita, mentre il sangue gli ruscellava tra le dita
e
gocciolava fino a terra.
“Il tuo sangue.”
Cosa?!
“I-il mio sangue?”
Euron rise.
Jon ancora non
riusciva a
formulare un pensiero completo. Euron era certamente un folle, ma era
davvero
convinto di aver tenuto delle conversazioni con il suo dio. Perché mai
un dio
avrebbe voluto avere il suo sangue, cosa poteva avere di così speciale?
Jon
sapeva che erano domande vane. Aveva un delicato velo di lacrime che
gli
offuscava la vista a causa del dolore per la ferita, ma era ancora
lucido.
Ignorando il
formicolìo che si
era impossessato del suo braccio destro, Jon strinse Lungo Artiglio e
si lanciò
su Euron. Occhio di Corvo schivò il colpo e gli sferrò un pugno allo
stomaco
che mandò Jon in ginocchio.
“Non puoi uccidermi”
stava
dicendo Euron, “io sono il prescelto dal dio, non morirò per mano di un
uomo…”
Non fece in tempo a terminare la frase che Jon l’aveva trapassato dal
basso con
la spada. Mentre si rialzava in piedi, vide finalmente il sorriso di
Euron
gelarsi sul suo viso.
“Allora vaglielo a
dire al tuo
dio” gli sussurrò Jon all’orecchio spingendo la spada più a fondo,
“digli che
si era sbagliato.” Poi estrasse Lungo Artiglio ed Euron si accasciò a
terra.
Ancora senza fiato,
Jon raccolse
Crepuscolo e se la legò alla cintura. Senza degnare di uno sguardo il
cadavere
di Occhio di Corvo, andò verso l’uscita, solo per trovarla sbarrata da
due
massi enormi. Il suo cuore inziò ad accelerare e Jon si guardò intorno.
L’unico
modo per uscire di lì sembrava essere attraverso la parete franata che
bloccava
l’entrata alla grotta dal mare.
Incurante del sale
che faceva
bruciare la ferita sul braccio, Jon si tuffò in acqua. Nuotò fino alla
parete e
si arrampicò. Reggendosi a fatica alla roccia scivolosa, cercò uno
spiraglio di
luce e, quando lo ebbe trovato, si aprì un varco scavando a mani nude.
Quando
uscì alla luce del sole, Jon aveva lividi dappertutto ed escoriazioni
sulle
mani.
Saltò nuovamente in
mare e si
mise a nuotare verso nord. A ogni bracciata si sentiva più stanco ed un
paio
di volte temette di non potercela fare. Se voleva sperare di
sopravvivere,
aveva bisogno di raggiungere la costa il più in fretta possibile, non
importava
chi ci fosse ad aspettarlo, se amici o nemici.
Finalmente raggiunse
il porto e
non si curò di identificare i simboli dipinti sulle vele delle numerose
navi
ancorate. Afferrò il bordo di un moletto e si tirò su, tentando di
riprendere
fiato. Udì delle grida e vide qualcuno correre verso di lui. Era
Daenerys.
“Jon!” esclamò lei e
Jon potette
giurare stesse piangendo “Ero così preoccupata… Verme Grigio ci ha
raccontato
tutto… Euron?”
“Morto” disse Jon con
una smorfia
di dolore.
“Dico a Tyrion di
chiamare
maestro Pylos” disse Daenerys preoccupata, “sei ferito…” Allora anche
Tyrion
era tornato.
“Sto bene” replicò
Jon cercando
di non tremare, “cosa è successo? Mentre ero via…”
Il volto tormentato
di Dany
si aprì in un sorriso luminoso.
Jon sentì
tutti i suoi muscoli rilassarsi e si lasciò andare.
"The moment to fight, the moment to fight,
to fight, to fight, to fight!"
N.D.A.
Cucù... Se siete
arrivati alla fine di questo capitolo allora meritate tutta la mia
stima e rispetto XD XD XD Era davvero un'ammazzata XD XD XD solo per
sistemarlo ci ho messo un giorno intero, ecco perchè è uscito così
tardi ^_^
Che dire... Come si può capire è stato difficile da scrivere, molto difficile... Il capitolo più complicato finora e di gran lunga il più lungo... Spero davvero vi sia piaciuto e che apprezziate tutto lo sforzo. Non sono neanche lontanamente un'esperta di battaglie, ma credetemi se ci ho messo l'anima XD specialmente per renderla originale e complessa.. Non so come sia venuta, ma vi prego di avere pietà XD
Come al solito ci tengo a precisare alcune cose...
In primo luogo
Evocatore di Draghi (il corno di Euron) nei libri reca una scritta
secondo cui chiunque soffi al suo interno morirà. Ho ovviamente
ignorato tale particolare per permettere che fosse Euron a usarlo e più
di una volta. Per il resto il modo in cui dovrebbe avere effetto sui
draghi sono sconociuti, quindi ho immaginato XD
Quando Yara pensa al
fatto che i doni di Euron sono avvelenati, in realtà nei libri quella
frase viene ripetuta molte volte da Victarion, l'altro fratello di
Euron e Balon, ma che non esiste nella serie. Per questo l'ho data a
Aeron.
Inoltre Crepuscolo,
la spada di Acciaio di Valyria di Euron, in realtà dopo essere
appartenuta alla Piovra Rossa passò di generazione in generazione fino
ad arrivare, se non sbaglio, ad Harras il Cavaliere (non ne sono
sicura, a ogni modo non venne perduta). Tuttavia ritengo che l'idea di
averla ripescata dal mare fosse molto più suggestiva, quindi perchè no
XD XD
Per il resto
ovviamente la greografia della Roccia del Drago è stata inventata da
me, così come i nomi dei posti. Ho però tenuto fede alla forma
allungata dell'isola che si vede nelle cartine dei libri.
Un ringrazimento
enorme a tutti i miei recensori, in ordine: Red_Heart96, __Starlight__, giona e Spettro94. Un ringraziamento
speciale anche a leila91 (che
spero mi perdonerà se il titolo di questo capitolo assomiglia troppo a
quello del terzo film di Lo Hobbit XD XD), Azaliv87 (giuro solennemente che
rispondo alla recensione... non è passata inosservata) e Gian_Snow_91 che stanno recensendo
i capitoli scorsi per rimettersi in paro. Inoltre questa storia ha da
poco superato le 100 recensioni e non so proprio come ringraziare voi
tutti che prendete parte del vostro tempo per scrivere un commento a
questa storia. Vi adoro tutti e tanto e sappiate che questo traguardo
significa moltissimo per me. A tutti gli altri che sono rimasti in
silenzio finora rivolgo l'invito a farvi avanti, bastano anche poche
parole ^_^
E niente, spero
davvero questo capitolo non vi abbia confusi troppo e che sia stata una
degna prova per Daenerys & co...
Grazie mille ancora a tutti e alla prossima!
NB: entrambe le
citazioni di stavolta vengono sempre dalla canzone "This is war" di
Thirty Seconds to Mars. Volevo creare una certa continuità con il
capitolo scorso ^_^