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Autore: PrincessintheNorth    03/10/2018    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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MURTAGH
 
 
Non era facile fare il papà.
Non lo era per niente.
Probabilmente sarebbe stato molto più difficile quando Belle avesse avuto l’età in cui avremmo dovuto iniziare ad educarla, ma non era bello svegliarsi nel cuore della notte per i suoi pianti disperati.
- Cosa c’è adesso? – sbuffai alzandomi e andando a prenderla, mentre Katie, sbadigliando e ravviandosi i capelli, si svegliava.
- Vuole giocare. – mormorò in uno sbadiglio.
- E come lo sai?
- Perché vuole sempre giocare. O no, puzzolona?
Ormai aveva preso a chiamarla con quel soprannome, divertita dalle risate che la nostra piccola faceva nel sentirsi chiamare così, e infatti, non appena sentì la sua mamma dirle “puzzolona”, scoppiò a ridere.
Era divertentissima quando rideva, perché come tutti i bambini era sdentata, e l’espressione che faceva era quindi buffissima.
Stavolta volle restare in braccio a me, picchiettando la manina sul mio braccio quando Katie fece per prenderla, come a dire “stavolta no, mamma. Oggi gioco col papà, che è molto più divertente di te”.
Il tutto ovviamente corredato da un’espressione buffissima, con un leggero broncetto altezzoso, identico a quello che faceva Katherine quando faceva la spocchiosa.
Brava la mia bimba.
- Brava, Belle … così la mamma stupida capisce contro chi si mette a cercare di non farci giocare. – le feci uno sbroffino sulla pancia, e scoppiò a ridere, tirandomi persino un calcio in testa, che ovviamente non fece male.
- Non fare male al papà … - sbuffò Katie divertita, prendendole il piedino e facendo finta di mangiarlo: la piccola, gentilissima, lo scosse forte e le tirò un calcio sul naso. – Ma … simpaticona! Come ti permetti? Io sono l’Ammiraglio della Marina! – fece la voce grossa, con il solo risultato di far ridere a crepapelle Belle. – E dire che tutti si spaventano quando lo dico … - ridacchiò.
- Ma lei no.
- Certo, sa che ancora non può essere severamente punita secondo le leggi. – commentò mentre la piccola le afferrava l’indice con la minuscola manina, iniziando a giocarci, ovvero a succhiarlo. – D’altra parte, è troppo bella perché possa essere punita, no? Vero, puzzolon … come non detto. – concluse.
Il suono e il conseguente odore che fuoriuscirono dal pannolino di Belle furono inconfondibili.
Cacca.
Per almeno dieci secondi, prima che Belle iniziasse a piangere perchè le venisse cambiato il patello, io e Katherine ci fissammo, entrambi pregando silenziosamente l’altro di prendersi quello sgradito compito.
Peccato che lei fosse molto più brava di me a fare la faccia da cucciolo.
- E va bene! – sbuffai alzandomi con la bimba in braccio. – Adesso potrai anche chiamarmi l’uomo-del-pannolino!
- Oh, dai, ci sono appellativi peggiori …
- E quali? L’uomo-cacca?
- È uno di quelli. – ridacchiò.
Pregando tutti gli dei che conoscevo perché, da quel giorno in poi, Belle facesse una cacca meno puzzolente, le cambiai il pannolino e tornammo a letto.
La appoggiai sulla sua copertina (ovviamente quella con il leone, perché qualunque altra delle sue dieci copertine avrebbe stonato con la tutina a leoncino che indossava) e iniziò a fissare con uno sguardo strano la sua mamma, come se si stesse chiedendo quale strana cosa fosse.
La ammirava come se fosse la prima volta che ne vedeva il viso, come se dovesse ricordarsi ogni tratto del suo volto, con la boccuccia semi aperta e un’espressione confusa.
- Cosa c’è, amore? Ho qualcosa in faccia? – ridacchiò Katie, confusa dal modo in cui la piccola la guardava.
A quel punto, il dolce visetto di nostra figlia si aprì nell’affetto e nel divertimento, e nel sentire parlare la sua mamma iniziò a ridere e ad agitarsi tutta per essere presa in braccio.
Subito venne accontentata, e volle regalare a Katie uno di quei suoi tenerissimi abbracci: avevamo scoperto che quegli abbracci li faceva per tante cose, per quando doveva fare il ruttino, ma anche quando si svegliava da un brutto sogno o era contenta per qualcosa.
- Sei la bimba più tenera del mondo, tu … - la coccolò Katie con delle carezze sulla schiena, dato che il giorno prima ci eravamo resi conto che le apprezzava moltissimo, così come i grattini sulla nuca e le carezze sulla testa. – Se solo il papà capisse che tu devi mettere solamente la tutina a draghetto …
- Non ascoltare la mamma, Belle. Lo so che quella a leoncino è la tua tutina preferita.
- Ci ha vomitato sopra, Murtagh. Tre volte.
- Questo perché voleva lasciarci un’impronta personale, così non la indosseranno i suoi futuri fratellini!
- Sarà … - Katie si mise una mano davanti alla bocca, un fallimentare tentativo per non farmi vedere che rideva. – Di solito vomito quando c’è qualcosa che non mi piace …
- Sì, ma tu sei Katherine di-cui-ancora-non-so-il-cognome, mentre lei è Belle Kirk. C’è una grande differenza.
- Se lo dici tu …
Fu in quel momento che bussarono.
Strano, era notte fonda …
- Sheryl? – fece Katherine stranita, infilando una mano sotto al mio cuscino, dove tenevamo un pugnale, per ogni evenienza.
- Sono io, non preoccuparti.
Lasciò il coltello.
- Che succede?
- Tuo padre il re chiede di vederti.
- Adesso? Ma è notte fonda …
- In realtà sono le sette del mattino.
Da quando era nata Belle, mi resi conto, confondevamo spesso il giorno e la notte. Questo perché l’adorabile signorina non ci permetteva di dormire nemmeno per un’ora di fila.
- Arrivo in cinque minuti, allora. – mormorò Kate, trattenendo a fatica uno sbadiglio.
A quel punto ci vestimmo, lasciando alla bimba il suo pigiamino: ovviamente, Merk venne a rendermi conto di tutta la situazione (grazie agli dei pacifica) di Lionsgate proprio mentre Katie doveva sistemarsi, perciò tenne la bambina, dato che dovevo firmare un sacco di cose.
Come solo una mamma sa fare, riuscì a truccarsi perfettamente pur tenendo Belle in braccio, facendola giocare con una spazzola dalle setole morbide creata appositamente per lei.
Quando tutto fu pronto, andammo verso la sala del trono, facendo intanto giocare la bimba, ma quando arrivammo … dico solo che odio ricevere spaventi al mattino.
Di certo trovarsi una tigre nella sala del trono non è la cosa più rilassante del mondo.
- KATHERINE, SCAPPA, IO LA TRATTENGO! – urlai tirando fuori la spada. – PORTA VIA LA BAMBINA!
- Ma che problema hai? Guardala, è buona!
- È UNA TIGRE!
- MAGNUS!
Fu solo quando lo chiamò che mi resi conto della presenza del pirata: bandana rossa, capelli ricci e neri sciolti, barba accennata, orecchino (gli dei mi salvino, mi venne da pensare), occhi truccati (anche le dee invocai a quel punto) e scimitarra alla mano, si levò il cappello nel vedere Katie, che tutta tranquilla andò ad abbracciarlo.
- E da quando sei arrivato? – chiese estatica.
- Stamattina. – rispose. – Ho ricevuto la lieta novella e ho pensato che la figlia delle stirpi dei Draghi e dei Leoni dovesse avere un cucciolo adatto!
 - Un cucciolo?! – feci io a quel punto. – E questa la chiami un cucciolo?!
- Sì è sviluppata da poco … - si giustificò.
- È UNA BELVA ENORME! MI SPIEGHI A COSA SERVE UNA TIGRE ENORME A UNA BAMBINA?!
- Per giocare! – esclamò Kate tutta allegra.
Di fronte a quella generale dimostrazione di idiozia, rimasi zitto per qualche secondo, giusto per evitare di dire cose che mi sarebbero costate la prigione, poi non ce la feci più.
- Derek. – lo chiamai. – Che genere di funghi c’erano nel brasato di ieri sera?!
Lui si mise a ridere.
Perfetto.
Mia moglie era contenta che a nostra figlia fosse stata regalata una belva feroce e carnivora, io mi preoccupavo e le persone ridevano di me.
Bene.
- Guarda che non sto scherzando!
- Oh ma che bella cucciotta! – esclamarono April e Annabeth, entrando allegramente, tenendosi per mano e saltellando.
- Papi ma me l’hai plesa pel me? – chiese Annie ad Alec, facendogli gli occhi dolci.
- In realtà, amore … l’ha presa un amico della zia Katie per la tua cuginetta. – spiegò, e alla piccola si riempirono gli occhi di lacrime.
- Ma non è giusto! La volevo io!
- Beh, magari se chiedi gentilmente a Belle, ti lascerà fare una coccola alla tigre … anche se non sono particolarmente d’accordo con questa cosa. – commentò Audrey, che fissava preoccupata la belva.
- Allora c’è qualcuno che mi capisce! – sospirai. 
- La famiglia Shepherd è strana per chi ci entra da fuori. – asserì.
- Tra l’altro lo sapevi che non si chiamano Shepherd?
- E poi siamo noi che ci mangiamo i funghi allucinogeni … - sbuffò Alec. – Mi chiamo Alexander Shepherd, Duca di Cape Snow e Generale in seconda dell’esercito del Nord, un fulmine mi colpisca se mento.
Ebbi la tentazione di lanciargli addosso una scarica di magia, ma preferii trattenermi, anche perché, dopo i continui risvegli di quella notte, non ero sicuro di essere abbastanza in forze per anche solo usare la magia per avvicinare una forchetta.
- Me l’ha detto mio fratello. – commentai. – L’ha letto su un libro che parlava del Nord.
- Papà? – fece Alec a quel punto. – Potresti, per favore, confermare a Murtagh il nostro cognome?
Ma Derek era pensoso.
. In effetti, Shepherd in origine era l’appellativo della famiglia reale. – commentò. – Ma non mi ricordo quale fosse in origine il nostro effettivo cognome. Andrò a controllare. In ogni caso … sarà stasera. – disse, e un mezzo sorriso feroce gli comparve sulle labbra.
A quel punto, non fu difficile capire a cosa si riferisse.
Avremmo ammazzato Grasvard quella sera.
Finalmente, il momento che attendevo da tre anni era arrivato.
 
 
   
 
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