Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Riflessi    04/10/2018    2 recensioni
Hermione Granger. Una maledizione, un gioiello... uno spirito che la tormenta senza un apparente motivo, e la grinta che a volte l'abbandona, facendole disperatamente chiedere perché non c'è mai pace, nella sua vita.
Poi, Draco Malfoy. La sofferenza dei suoi anni di espiazione, l'isolamento, il disprezzo del mondo magico. E la scoperta, inammissibile, sconvolgente, inaccettabile, che l'amore è l'emozione più violenta che un essere umano può provare, più forte perfino dell'odio... quell'odio che l'aveva sempre animato in passato, proteggendolo come una corazza.
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 33
Un banalissimo Wingardium Leviosa

 
 
Villa Malfoy era dolcemente silenziosa alle dieci e mezza di quella sera di fine aprile, il venticello frizzante accarezzava le fonde delle querce secolari che adornavano il parco, e la luna rischiarava tenuemente la facciata, la siepe, le fontane e le statue in marmo, proiettando sul prato ombre fantasiose.
Nulla lasciava presagire che quella sarebbe stata una notte difficile per il padrone di casa...
 
I ragazzi avevano deciso di riunirsi ancora nella stanza degli oggetti maledetti, in modo da avere il quadro a portata di mano, per esser pronti così a rinchiuderci Greyback quando Hermione fosse stata libera dal bracciale. Formavano un bizzarro gruppo a dire il vero, un gruppo che apparentemente non aveva nulla in comune se visto dall'esterno: un Auror, un venditore di scherzi, un'impiegata del Ministero ed un aristocratico snob...
 
***
 
 
"Devi bere la pozione, Hermione! Poi, ti toglieremo le bende intorno al polso e... e... beh, staremo a vedere cosa succede! Che Merlino ce la mandi buona!"
Fu Harry a parlare, tenendo in mano un'ampollina trasparente che dopo non poche esitazioni, si decise a consegnare alla sua amica. Essa la vuotò in un solo sorso, poi Ron le sciolse la fasciatura protettiva, lasciando che il bracciale tornasse ad appoggiarsi sulla pelle del polso, dopodichè... presero ad aspettare. Ad aspettare che succedesse QUALSIASI cosa.
 
Draco Malfoy nel frattempo se ne stava poco lontano da loro, in piedi, con le braccia conserte. Era più silenzioso di quanto già lo fosse normalmente, e ciò poteva solo tradursi in un completo mutismo. Fissava Hermione con uno sguardo incomprensibile, dal quale si captava a volte un bagliore di preoccupazione, a volte rabbia, delusione, paura, confusione.
 
Per qualche irreale momento non successe nulla, e l'attesa fu estenuante, mentre gli occhi di tutti correvano ad incrociarsi irrequieti; perfino quelli di Draco e di Hermione si incontrarono un paio di volte, anche se le loro furono occhiate imbarazzate, timorose. Se fossero usciti illesi da quella nottata infernale, avrebbero avuto certo da chiarire parecchie questioni, e decidere una buona volta se fingere che non fosse successo nulla fra loro, oppure provare ad intraprendere un percorso diverso, magari insieme... Quest'ultima cosa però, era poco probabile, se non addirittura impossibile ma, Draco, dopo aver tanto sofferto, non voleva buttare alle ortiche la sua unica chance di essere felice per paura di un rifiuto. In tal caso, il rimpianto per non averci provato l'avrebbe accompagnato fino alla morte e, onestamente, non poteva permetterselo, dato che di rimpianti da portarsi dentro la tomba ne aveva fin troppi...
 
Trascorse qualche minuto, poi all'improvviso, squarciando il silenzio teso, Hermione scoppiò a ridere. Rise di una risata strana, quasi folle, mentre si avvicinava ad Harry e lo fissava con occhi spalancati, alienati, sconvolti da qualcosa che le lottava dentro per poter uscire fuori:
"Harry Potter! Che onore rivedere l'eroe del mondo magico... Sarai contento suppongo, di averci fatto marcire tutti ad Azkaban!"
 
Ed ecco di nuovo quella voce distorta e profonda uscire dalle labbra di Hermione, come la prima volta a Grimmauld Place, mentre lei si faceva violacea in volto, per lo sforzo di combattere contro lo spirito di Greyback che parlava al suo posto. Dopo aver sputato queste parole accusatorie, la giovane afferrò l'amico per le spalle, stringendolo spasmodicamente ed affondando le unghie nella carne, fino a fargli uscire dalla bocca un gemito di sofferenza. Nessuno si capacitò della rapidità con cui il lupo mannaro si era impadronito della mente della ragazza appena le bende erano cadute, e tutti ebbero sinceramente paura che la pozione non avesse affatto funzionato: in quel caso, la situazione si sarebbe rivelata irrecuperabile. La ragazza intanto, totalmente soggiogata, si dimostrò soddisfatta del dolore procurato ad Harry, così lo lasciò di botto, lo spinse via ed iniziò ad ansimare pesantemente guardandosi attorno. Con un movimento rapido del braccio, scaraventò a terra una vetrinetta piena di libri ed oggetti bizzarri, lanciò contro Ron una sedia di legno evitandolo per un soffio, e spaccò in mille pezzi uno specchio dall'aria antica, che si infranse sul pavimento.
 
Una rabbia estranea si era impossessata del suo corpo, ed Hermione stavolta ebbe una difficoltà smisurata a controllarla come aveva fatto tutte le altre volte. Sembrava che lo spirito fosse ancora più furioso, più combattivo, più determinato a sopraffarla. Forse perchè, semplicemente, il lupo mannaro aveva capito che stavano provando a mandarlo via...
 
Draco, nonostante il terrore di risentire quella voce tanto odiata, una voce che gli ricordava un passato troppo vergognoso e sofferto, ingoiò il panico facendosi coraggioso, e così scattò afferrando la donna da dietro, per cercare in qualche modo di immobilizzarla. Lo fece NON perchè lei gli stava distruggendo la stanza... in fin dei conti se ne fotteva Draco, di tutta la sua collezione di oggetti oscuri di fronte all'agonia straziante di Hermione. Doveva farla calmare. Solo e soltanto questo era importante. Perchè non ce la faceva proprio a vederla totalmente annientata, lei che aveva combattuto con la grinta di cento uomini, per far regnare la pace e l'uguaglianza nel mondo magico. Non c'era riuscito Voldemort a piegarla, non c'era riuscita sua zia Bellatrix, e non c'era mai riuscito neanche lui stesso in sei lunghi anni di soprusi pesantissimi, perciò... non doveva riuscirci neanche Greyback! E non l'avrebbe fatto, giurò fra sé e sé.
 
Ma Hermione prese a scalciare, a strattonare, a strillare... e lo fece a volte con la sua voce, a volte con quella terrificante dello spirito.
"LASCIAMI, FOTTUTO FIGLIO DI PUTTANA!"
Draco invece se la strinse addosso con più forza e gli rispose, sussurrandole nell'orecchio:
"Hermione, torna in te! Non lasciarlo vincere. Puoi farcela..."
"Ma come osi mettermi le mani addosso, lurido verme!? Erede di una razza di codardi! Mangiamorte di convenienza!" Sputò lei con cattiveria.
E allora il ragazzo lasciò la presa, come scottato... con il dubbio che, quelle parole, non fosse stato Greyback a pronunciarle, ma la coscienza di Hermione ormai priva di freni inibitori. Draco fu quasi tentato di andarsene, lasciar perdere ogni cosa, tornare ad isolarsi da tutto e tutti, visto che era inutile insistere su qualcosa che non sarebbe mai cambiato, però inspirò a fondo, incerto sul da farsi. Nel frattempo, Harry e Ron avevano preso il suo posto, tentando a fatica di tenere buona la loro amica invasata, mentre lui fissava un punto imprecisato, rimuginando su quei pensieri.
 
Inaspettatamente però, lo riscosse Ron Weasley, che prese a rimproverarlo aspramente, senza mezzi termini:
"Malfoy! Non vorrai mica dar retta a quello che ha detto, vero? Sei un deficiente! E' Greyback quello che ti sta insultando! Hermione quelle cose non le pensava neanche dieci anni fa! Figurati se può pensarle adesso! Perciò non fare l'adolescente offeso e vieni a darci una mano nel tenerla buona, dato che la pozione ancora non fa effetto!"
 
Lui sollevò lo sguardo, stupefatto, ma prima che potesse fare anche solo un passo, Hermione, ringhiando rabbiosamente, provò a mordere il braccio ad Harry; così Draco tirò fuori la bacchetta di corsa e pronunciò un Incarceramus. Delle grosse funi si avvinghiarono silenziosamente intorno al corpo della donna stringendola forte, e tutto tornò in apparenza alla tranquillità.
 
Hermione, per qualche minuto abbondante rimase ferma, e nei suoi occhi passò un bagliore di sofferente lucidità... guardò Ron sorridendo debolmente, come a dirgli che ce l'avrebbero fatta anche questa volta, poi spostò lo sguardo su Harry chiedendogli implicitamente aiuto, infine puntò gli occhi in quelli grigi di Draco, provando a spiegargli in silenzio tante di quelle cose, che ebbe paura fossero troppe, per fargliele capire tutte insieme.
Hermione sentiva dentro di sé lo spirito di Greyback che provava letteralmente a muoversi, farsi spazio, provare ad uscire... e ne ebbe ribrezzo. Le passarono diverse ondate di brividi al pensiero che quell'animale fosse dentro di lei, a scrutare fra i suoi pensieri, fra i suoi ricordi, a nutrirsi delle sue energie! Paragonò tutto ciò ad una vera e propria violenza fisica e psicologica, perpetuata, come se non bastasse, da una bestia immonda. E si sentì sporca, profanata, calpestata come uno straccio vecchio, privata della sua dignità di donna, brutalizzata...
Ma mentre ragionava sul sopruso subito, si ritrovò in un attimo sbattuta al muro dalla forza oscura dello spirito; rimase senza fiato, per l'impatto contro la parete, tutto si fece nero davanti ai suoi occhi, poi cadde a terra in malo modo e sentì un dolore tanto intenso da non riuscire ad identificarne la provenienza: aveva soltanto la percezione di milioni di spilli che le trafiggevano la carne, le ossa, gli organi, ed il sospetto che dei pugni la colpissero dappertutto... pugni che qualcuno le assestava dall'interno. Apparvero infatti sul suo corpo una decina di lividi, concentrati sull'addome, la schiena e le cosce, nel frattempo che lei continuava ad urlare di dolore, contorcendosi quasi fosse sotto l'effetto della già sperimentata Maledizione Cruciatus.
 
Draco Malfoy rimase scioccato a guardare la donna stringere gli occhi per la sofferenza, divincolarsi da qualcosa di invisibile, strillare senza sosta, e lottare contro Greyback che, a sua volta, stava subendo gli effetti della pozione antilupo. Gli venne la nausea per lo strazio di rivivere uno scenario già vissuto una decina d'anni fa... quando per motivi diversi, era stato comunque impossibilitato a muovere un muscolo. Era questo il suo destino? Essere costretto a vedere Hermione Granger soffrire senza poter mai fare qualcosa? E per ironia della sorte, sempre in casa sua, oltretutto! Maledizione!
 
Ron si portava spasmodicamente le mani fra i capelli, terrorizzato dalla scena che aveva davanti, e provò a parlare più volte, rintrovandosi a deglutire saliva, e balbettare senza senso. 
"C-Che... che c-cazzo le sta su- succedendo? Miseriaccia!?"
Harry Potter era mortalmente pallido ma, all'apparenza, sembrava in ogni caso più lucido degli altri, e così fu lui a rispondere, atono:
"La pozione sta iniziando a fare effetto. E Greyback ovviamente sta lottando. Spero solo che non duri troppo. La sta distruggendo..."
 
Draco si girò di scatto a guardare l'Auror con uno sguardo assassino e l'espressione irritata che lo caratterizzava da sempre, eppure, sapeva perfettamente che la colpa non era di nessuno: il fatto di incolpare il prossimo di ciò che a lui non piaceva o che gli creata disturbo, sofferenza, e perfino stizza, era un modo per sfogare la rabbia.
Rimasero tutti e tre a guardarla impotenti, finchè le urla di Hermione si trasformarono gradualmente in gemiti, i sussulti si fecero meno violenti, e la pelle del suo corpo non potè più accogliere altri lividi per mancanza di spazio.
La pozione, finalmente, aveva placato lo spirito del mannaro...
 
Harry corse ad inginocchiarsi vicino alla sua amica che respirava a malapena, e sciolse le funi che l'avvolgevano. Eppure, nonostante l'urgenza di sapere come stava, prima di farle qualsiasi domanda sul suo stato di salute si premurò di strapparle il bracciale dal polso. Questo, dopo sette mesi di ricerche intense e tentativi infruttuosi, e dopo aver rovinato ad Hermione parte dell'esistenza, compromesso la sua quotidianità, ucciso indirettamente Pepper, fatto rischiare la morte a lei e Draco Malfoy dentro lo spazio irreale del quadro maledetto... finalmente si sganciò, scivolando a terra in un tintinnio che risultò fortissimo, nel ritrovato silenzio della stanza.
 
Rimasero tutti senza fiato, mentre Hermione chiudeva gli occhi per il sollievo, ringraziando Dio per essere stata liberata dal gioiello dei Belby.
"Ce l'abbiamo fatta! Ce l'abbiamo fatta, cazzo!" Ripetè Ron, come avesse bisogno di dirlo più volte per esserne totalmente sicuro. Non gli sembrava vero. Harry invece sorrise, accarezzando delicatamente una guancia di Hermione ancora accasciata a terra, troppo debole per muovere un solo dito, cercando di infonderle sicurezza.
La pace però, durò qualche secondo in tutto purtroppo, perchè all'improvviso si sentì un lamento spezzato dall'altra parte della stanza, ed Harry si staccò immediatamente da lei per voltarsi a guardare...

 
Draco Malfoy era stato scaraventato contro una libreria, e delle mani invisibili lo stringevano per il collo impedendogli di respirare. Annaspava alla ricerca d'aria, piegando le gambe ed il corpo in modo innaturale, mentre il volto si faceva sempre più viola per lo sforzo. L'Auror lasciò l'amica nelle mani di Ron e si precipitò, con la bacchetta spianata, a contrastare Greyback che, evidentemente, perso il potere su Hermione e sul bracciale, aveva deciso di uscire allo scoperto per attaccare qualcun altro.
Una puzza di marcio, pipì, e sangue rappreso investì le narici di Harry, ricordandogli spiacevolmente che quello sì, era proprio l'odore nauseabondo del lupo mannaro: lo aveva sentito anni prima quando erano stati catturati nella foresta e portati a Villa Malfoy, al cospetto di Bellatrix Lestrange.
Lo animò una rabbia folle nel constatare che Voldemort ed i suoi leccapiedi non riuscivano a lasciarli in pace neanche da morti, e allora si scagliò contro la presenza invisibile di Greyback, cercando di assorbire il suo spirito con la bacchetta, in un incantesimo sconosciuto ai più. Non funzionò perfettamente: Harry se ne accorse quando sentì una risata alla sue spalle, ed un frammento appuntito dello specchio rotto prima da Hermione, schizzare come un proiettile verso Malfoy che, ignaro, riprendeva fiato dopo esser stato liberato dalla morsa micidiale dello spirito. Harry lo fermò appena in tempo con un Arresto Momentum, ed il pezzo di vetro cadde a terra, innocuo.
 
Draco tossiva spasmodicamente, toccandosi il collo pieno di segni rossastri, e ringraziò brevemente Harry con la voce roca. Sopraggiunse il silenzio, un silenzio inquietante, ed entrambi si guardarono attorno allarmati, certi che qualcos'altro sarebbe successo.
 
Fu Ron Weasley a spezzare la falsa quiete, piagnucolando mentre indicava Hermione che veniva sollevata in aria dall'ombra sfuggente di Fenrir Greyback.
L'adrenalina tornò a scorrere impetuosa nelle loro vene, il cuore si schiantò nel petto, il respiro si spezzò. Ron intanto provò ad afferrarla, e perfino a riportarla giù con un incantesimo, ma senza ottenere risultati. Harry deglutì, anche lui senza sapere più cosa fare.
 
Draco Malfoy invece, desiderò morire, per non essere costretto a vedere il colpo letale che Greyback avrebbe inferto ad una Hermione già provata. Ed iniziò a tremare visibilmente, pregando Dio per la prima volta da che era nato.
L'aveva odiata così tanto quella donna, che ora era arrivato ad amarla con la stessa intensità. Pregò Dio affinchè gli desse una mano, promettendogli pure, come un bambino, che se l'avesse aiutato, lui da quel momento in poi l'avrebbe protetta per sempre, a costo della vita. Disse a Dio che era disposto a rinunciare all'amore di lei, in cambio della sua sopravvivenza. Cosa voleva di più l'onnipotente? Voleva portarsi lui nell'aldilà, al posto di Hermione?! Se pretendeva questo scambio, l'avrebbe seguito senza protestare...
Con mani tremanti e respiro affannato, ma soprattutto senza un apparente motivo, Draco allora si mise improvvisamente a cercare con frenesia il bracciale dei Belby caduto per terra, in mezzo alla confusione di oggetti rotti e scaraventati in ogni parte della stanza. Era stato un pensiero repentino, una sorta d'illuminazione che l'aveva colto nel bel mezzo delle sue preghiere, scaturito non sapeva neanche lui dove. Forse, era stato proprio l'aiuto della divina provvidenza...
Lo trovò sotto uno scaffale e, senza esitazioni, ruppe con decisione una delle tre pietre che vi erano incastonate. Fu facile farlo perchè, a differenza di tutte le altre volte, il gioiello ora non era più protetto dalla potenza dello spirito. Non aveva idea Draco, di cosa sarebbe successo con esattezza, ma aveva capito soltanto che la magia non sortiva alcun effetto su Greyback, quindi doveva provare ad ingannarlo, per far sì che lasciasse in pace Hermione.
 
Doveva attirarlo verso qualcos'altro. 
E non c'era niente di più potente del sangue umano, per distrarre un lupo mannaro...
 
Il sangue dei coniugi Belby fuoriuscì infatti dalla pietra rotta, sporcando il pavimento di liquido vermiglio, mentre un Draco Malfoy disperato, guardava la sua donna sollevata ad un metro da terra, che respirava a fatica e tremava di paura.
Furono secondi lunghissimi, in cui il tempo sembrò fermarsi su quell'assurda scena nell'attesa che succedesse qualsiasi cosa, finchè l'ombra terrificante del lupo mannaro attraversò rapidamente la stanza per precipitarsi verso quelle piccole gocce di sangue.
 
L'espediente aveva funzionato.
 
Draco ruggì di soddisfazione, ed anche se Hermione precipitò verso il suolo, venne afferrata al volo da Ron prima che cadesse a terra; Harry invece, si affrettò a puntare la bacchetta su Greyback e sul bracciale, gridando istruzioni a Draco:
"Il quadro, Malfoy! Il quadro! Apri il varco, sbrigati! Dobbiamo rinchiudercelo. ORA!!!"
 
Draco, che era rimasto per un secondo immobile ad ascoltare il respiro roco del mannaro che annusava il sangue, si riscosse e, con il corpo dolorante, corse a togliere il lenzuolo che proteggeva il quadro maledetto di Augustus Jenkins.
Il piccolo guardiano biondo gli sorrise infidamente come al solito, tanto che a Draco si rizzarono i peli delle braccia. Non poteva più vederlo quel quadro, gli procurava una nausea incredibile!
Il bambino intanto continuava a fissarlo trasmettendogli il malessere tipico della magia oscura, allora Draco si riprese e pronunciò, con voce falsamente risoluta: "Apri il passaggio, ragazzino! Ti mandiamo un ospite!"

 
Quest'ultimo si illuminò di una luce malvagia, e spalancò la finestra che dava sulle tenebre, aspettando fiducioso.
 
Harry Potter si mosse rapido, e con un movimento secco del braccio, portò a termine il compito...
 
 
***
 
 
Era bastato un Wingardium Leviosa per liberarsi di Fenrir Greyback, un semplicissimo e banalissimo Wingardium Leviosa.
Perchè Harry, beh... aveva fatto semplicemente levitare il bracciale scaraventandolo dentro il varco aperto, ed il lupo mannaro, che certo non aveva mai brillato d'intelligenza, aveva seguito il percorso del gioiello sporco di sangue, troppo ottenebrato dal suo odore e dal suo sapore, per rendersi conto di quello che gli succedeva attorno.
Così, finalmente, avevano visto la sua ombra sparire, risucchiata dal quadro, dopodichè si erano affrettati a ricoprirlo con il lenzuolo magico, e la quiete era tornata a regnare sovrana nella stanza, ma soprattutto nei cuori di ognuno di loro.
 
Era tutto finito.
 
Era tutto finito in una maniera tanto banale che risultava incredibile. Si erano liberati di uno spirito malefico grazie ad una pozione antilupo, un Wingardium Leviosa ed un quadro comprato da un trafficante di oggetti oscuri...
 
Si guardarono senza parlare, troppo stupiti dall'assurdità di ciò che avevano visto, e rimasero fermi per un tempo che sembrò lunghissimo, intenti a metabolizzare la vittoria.
Alla fine fu Hermione, ancora inginocchiata a terra, a sollevare lo sguardo per incontrare quello di Harry, e lui la rassicurò con un sorriso che gli prendeva tutta la faccia: "E' finita, Hermione! E' finita!"
 
Le parole rimbombarono nella stanza, svegliando tutti dallo shock.
La giovane annuì piano, poi sospirò, sfinita. Socchiuse le palpebre, cercando di ingoiare il dolore che percepiva in ogni parte del corpo, e quando le riaprì, trovò Draco inginocchiato al suo fianco, con l'espressione corrucciata e scossa.
Il primo pensiero che colpì Hermione, nonostante la sofferenza, nonostante la mente ancora sconvolta, i lividi e l'orrenda nottata, fu che era giunto il momento di decidere cosa fare della loro... conoscenza.
 
Draco Malfoy. Il suo nome ed il suo cognome erano troppo pesanti per esser messi da parte: per mille motivi, oltre al fatto che era stato un mangiamorte.
 
Intanto, lui continuava a scrutarla con un turbamento evidente, ed i suoi occhi, grandi e brillanti, lasciarono trapelare qualcosa che Hermione fu sicura di aver visto solo negli occhi di Harry quando guardava Ginny. E quella fu una rivelazione sconcertante per il suo animo indeciso tra la fiducia e la paura. Paura che lui fosse rimasto l'opportunista di sempre.
 
Un piccolo mancamento le impedì di continuare a rimuginare, ed Hermione si accasciò involontariamente contro il petto accogliente di Draco, sopraffatta dalla stanchezza. Percepì le sue braccia avvolgerla, ed un calore tranquillizzante pervaderla; vi si abbandonò completamente, sedotta dalla sua stretta protettiva... e, prima di crollare, volle domandarsi cos'è che provava LEI, per lui, oltre tutti i dilemmi a cui rifletteva da mesi.
Come sarebbe andata la sua vita, se avesse deciso di riprenderla esattamente dal momento precedente in cui Pepper le aveva regalato il bracciale dei Belby?
Lui non ci sarebbe stato! Ovvio.
Draco Malfoy avrebbe ricominciato ad essere una figura sfuggente ed irrilevante, e se qualcuno, un giorno, avesse fatto il suo nome per caso all'interno di una discussione, Hermione avrebbe fatto un gesto noncurante della mano, ricordandolo soltanto come il fastidioso ragazzino che ad Hogwarts la chiamava sangue sporco con aria di disgusto e come l'essere bizzarro che viveva da eremita nella sua villa, intento ad espiare gli errori compiuti in passato!
Se tutto questo non fosse successo, non avrebbe avuto, Hermione, la possibilità di vedere OLTRE l'apparenza, non avrebbe mai visto Draco Malfoy piegarsi fino al punto di presentarsi di fronte alla porta di casa sua con un mazzo di fiori in mano, non avrebbe mai visto Draco Malfoy piangere senza pudore chiedendole perdono per tutto il male che le aveva fatto; non avrebbe mai avuto la possibilità di vederlo cambiare, rischiare la sua vita per aiutarla a liberarsi da uno spirito, desiderarlo, baciarlo, farci l'amore.
 
Le aumentò considerevolmente il battito cardiaco, al pensiero che d'ora in poi si sarebbero persi di vista, ognuno preso dai propri problemi, dalla propria quotidianità, dall'amore di altre donne e di altri uomini.
No! Su quell'ultima osservazione, il respiro si spezzò, ed Hermione sollevò il capo, scontrandosi con gli occhi grigi dell'uomo, occhi di una splendida sfumatura azzurra, che la lasciava sempre senza fiato. Perchè da quel colore cristallino... affioravano tutte le emozioni che ormai lo caratterizzavano: dolore, rimorso, sofferenza, tristezza, ma anche passione, voglia di riscatto, orgoglio, e forse un pizzico di sentimento.
Così, Hermione gli sorrise timidamente e si smarrì nelle sue iridi lucenti. Ne rimase talmente affascinata che dimenticò tutto ciò che avrebbe voluto dirgli, ma ebbe solo la forza di sussurrare, con un po' di fatica:
"Hai degli occhi meravigliosi, Draco!"
 
Lui sorrise felice, con il cuore pieno d'amore, e mentre la guardava con tutta la tenerezza del mondo, se la strinse addosso come se non volesse più farla fuggire.
"Sei tu che sei meravigliosa!" E dopo aver detto questo, le sfiorò le labbra con quanta più delicatezza possibile. Restarono uniti per qualche secondo, poi... vinta dalla stanchezza e dalla sofferenza, finalmente Hermione crollò sfinita, e lui la sollevò con garbo da terra, facendo attenzione a non farle male.
 
Ronald Weasley, che aveva seguito tutta la scena ed era rimasto in piedi dietro di loro, si voltò a guardare Harry con la faccia sconvolta, mentre l'amico, in risposta, sollevò le spalle in un gesto di amara rassegnazione. Era difficile per Ron guardare con indifferenza i gesti delicati e premurosi di un uomo che, in vita sua, non aveva fatto altro che procurare dolore ad Hermione. Difficile accettare che il razzismo innato di quella specie di nobile decaduto, fosse davvero venuto meno, sconfitto dall'amore. Gli sembrava tutto così assurdo, irreale quasi...
"Ehi! Malfoy..." Lo richiamò allora di slancio, mentre stringeva nervosamente la bacchetta nella mano destra, ma senza però riuscire ad aggiungere altro. Forse quell'esclamazione era stata solo una reazione spontanea al turbine di quei pensieri per lui ancora troppo indigesti.
Draco lo guardò male, piccato dal tono poco fiducioso del ragazzo, ma si affrettò a tranquillizzarlo, anche se mantenne un tono leggermente alterato:
"La sto solo portando a letto! Deve riposare."
Ron rimase zitto come un cretino... infine, con un leggero imbarazzo, decise di chiudere la questione con una vaga minaccia, sperando che Malfoy la recepisse:
"Sappi che ti ammazzo a mani nude e senza bacchetta, se la stai prendendo per il culo. Hai capito? L'hai già maltrattata abbastanza in passato. Non merita di soffrire di nuovo per colpa tua e della tua cattiveria!"
Draco lo guardò senza particolari espressioni, con la donna ancora fra le braccia; poi sospirò di stanchezza e, con la sua tipica espressione schifata, gli rispose: "Non ho bisogno dei tuoi ammonimenti, Weasley! Lo so perfettamente che il tempo di giocare è finito."
 
Rimasero a fissarsi in cagnesco, senza dire una parola, finchè un gufo entrò attraverso la finestra aperta, e lasciò cadere una lettera di un pericoloso rosso fuoco.
Sbigottiti, abbandonarono ogni controversia, per chiedersi silenziosamente chi diavolo aveva bisogno di inviare una strillettera alle due di notte in casa Malfoy! Non dovettero attendere molto però, perchè la carta, quasi impaziente, si aprì da sola ed iniziò a gridare con la voce furiosa di Molly Weasley:
 
"HARRY POTTER! SI PUO' SAPERE CHE FINE HAI FATTO? TUA MOGLIE STA PER PARTORIRE!!!"
 
Harry sbiancò di colpo: "Oh cazzo!"
E corse via come un fulmine, seguito da Ron che, prima di sparire, non potè fare a meno di lanciare un'ultima occhiata minacciosa a Malfoy, come a fargli intendere che l'avrebbe tenuto sotto controllo.
 
Nel silenzio ritovato di casa sua, Draco invece sorrise finalmente di serenità, stringendosi al petto Hermione addormentata. E fu una sensazione bellissima, quella leggerezza dell'anima, l'emozione trepidante del suo cuore... una sensazione che aveva atteso di provare da anni ormai, tanto che era arrivato quasi al punto di non sperarci più.
 
 
Continua...


 
 
 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Riflessi