Una ragazza vuota - un pezzo di carne morta - si aggira per le strade della città pensando alla mancanza di senso della sua esistenza, alla vacuità della sua persona. Guarda il riflesso delle sue iridi vacanti, in una vetrina, e viene travolta da una disarmante nausea esistenziale. Si rende conto che la sua esistenza manca totalmente di significato, che è vuota come una mera e semplice assenza, che il disordinato nulla che ha dentro ha tutti i colori che vede un cieco e tutti i suoni che sente un sordo. Dentro di lei c'è un vuoto che non ha tristezza, che non ha malinconia, che non ha violenza, che non ha crudeltà. È come se neanche esistesse, come se nulla risiedesse sotto il suo viso truccato da bambolina bianca e perfetta, dietro il suo sguardo impunemente ed insolentemente vuoto.