- Questa storia fa parte della serie “Inktober – Persona’s Stories”
- Prompt: Hesitation
- Personaggi: Goro Akechi/Phantom Thieves
- Il caos per l’ordine, l’ordine per il caos
- C’era poco da fare.
- Goro li detestava.
- Era innegabile, non li sopportava proprio.
- Erano così… così…
- Assurdi.
- Inconcludenti.
- Incapaci.
- Disgraziati.
- Poco eleganti.
- Illogici.
- Rumorosi.
- Facevano venire mal di testa qualsiasi cosa facessero.
- Erano il caos, il caos contrapposto all’ordine che cercava così disperatamente di portare.
- Era l’unico baluardo, Goro, l’unica speranza per portare equilibrio in quel mondo che affogava nel disordine.
- «Ren, giochi anche tu?»
- «Ehi, Ren! Controlla questo piano.»
- Goro se ne stava lì, seduto sul divano al LeBlanc, ad assistere ad una delle riunioni quotidiane dei Phantom Thieves.
- Ryugi si ingozzava di patatine, mentre sfidava all’ultimo sangue quella Futaba, la maga di internet; Ann e Haru parlavano di cose da donne, con la loro voce delicata; Makoto studiava delle strategie di battaglia con Morgana, il gatto parlante a cui ancora non si era del tutto abituato; e Yusuke… non sapeva bene cosa stesse facendo, lì concentrato a guardare il vuoto fuori dalla finestra.
- E Ren guardava Goro, con uno sguardo a metà tra il compassionevole e l’indagatore.
- Era chiaro che non si fidasse ancora del tutto di lui, ma per il momento andava bene così, c’era ancora tempo.
- «Ren?» lo chiamò Goro, e parve ritornare in sé.
- «Dimmi?»
- «Cosa? Perché a lui rispondi e a noi no?» strillò Ryuji, la bocca impastata di patatine, sputacchiando nella direzione del televisore.
- «Ehi scimmia, sono io il tuo avversario!» aveva urlato Futaba. Prese Ryuji per la nuca e l’aveva voltato verso di sé, fissandolo dritto negli occhi con aria di sfida.
- «Scusaci… è che non ce la facciamo a stare in silenzio.» si scusò Ren, facendo un sorriso.
- Goro sentì uno strano calore all’altezza del petto. Gli venne naturalmente da ridere e non si fermò. Lasciò che quel suono così strano uscisse dalla sua bocca come un fiume in piena, e si sorprese non poco a sentirla. Una risata era qualcosa che non aveva il privilegio di avere da anni, forse.
- «Siete divertenti.» disse, tra una risata e un’altra.
- Non stava recitando la parte del ladro fantasma, dell’amico, era genuinamente divertito.
- Da quanto era che non si sentiva così? A suo agio?
- Comunque, sapeva di non potersi affezionare troppo. Aveva una missione che non poteva non portare a termine.
- Non aveva esitato un solo istante. Nel palazzo di Shido, non aveva pensato neanche una volta a poter salvare se stesso.
- Dopo aver messo in difficoltà i Ladri, e dopo aver visto come in realtà Shido lo vedeva, non aveva più avuto dubbi.
- Aveva salvato le persone che detestava con così tanto ardore.
- E probabilmente lui sarebbe morto senza rivederli mai più, quindi il suo sacrificio sarebbe stato definitivo.
- Sorrise.
- Probabilmente si era affezionato davvero a quei ragazzi caotici e irrazionali.