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Autore: Hookina90    22/10/2018    1 recensioni
Dopo una grossa perdita Amy decise di abbandonare la sua città, i suoi amici e il suo lavoro. Durante il suo viaggio però si imbatterà in una piccola cittadina con abitanti particolari dove conoscerà persone che le cambieranno la sua vita, ma il passato quando meno se lo aspetta la riuscirà a trovare di nuovo. Dovrà fare scelte difficili e dolorose.
Cosa farà alla fine Amy? Starà legata al passato o si farà una nuova vita?
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Piccolo estratto del primo capitolo
Seguì Mr Gold in silenzio verso il suo negozio. Ci mettemmo poco ad arrivare. Notai subito che dentro c’era un sacco di roba e molti oggetti erano anche molto interessanti perché sicuramente ognuno di loro avrà una proprio storia. Sembrava una di quelle botteghe di antiquariato o di mercatino dell’usato.
“Bene, ora può parlare”, affermai determinata.
Ero curiosa di sapere perché lui si comportasse così nei miei confronti. Ero una persona normale o almeno non credevo di spaventare al tal punto le persone.
“Ok, come si chiama tuo padre?” , domandò girandosi verso di me.
“Bobby Singer, perché?”
“No, intendo il nome del tuo padre biologico?”, chiese lui serio.
IN REVISIONE
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Baelfire, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire, Signor Gold/Tremotino
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13: The spell
 




Non appena riaprì gli occhi notai che ero rinchiusa in una gabbia angusta e puzzava di marcio. Mi ero fatta battere in pochi secondi. Ero stata debole. Non dovevo permettere di farmi mettere questo bracciale. Ora che non avevo la magia non sapevo come sarei riuscita ad uscire da questa lurida cella.
“Amy stai bene?”, domandò una voce familiare. Mi girai e vidi Hook seduto vicino a me con uno sguardo preoccupato. Per fortuna ci avevano messo nella stessa cella perchè almeno sapevo che non gli avevano procurato ferite gravi
“Sto bene, tranquillo. Te invece?”, chiesi cercando di mettermi seduta in una posizione più comoda.
“Tutto intero”, rispose sorridendo poi aggiunse tornando serio: “Dobbiamo trovare un modo per uscire Amy prima che ci uccidano”
“Lo so, quel Jafar non mi piace. Ha fatto qualcosa a mia madre, me lo sento Killian”, affermai tristemente avvicinando le ginocchia al petto. Percepivo un animo maligno in Jafar e avevo paura a pensare che cosa avesse fatto a mia madre. L'unica cosa che potevo fare era sperare di riuscire a salvarla nel caso fosse ancora viva. Doveva esserlo!
“Lo scopriremo, però prima dobbiamo scappare e cercare di toglierti quel bracciale”, asserì serio mentre fissava il mio polso
“Ci ho provato a sfilarmelo prima di essere rinchiusa, ma non ci sono riuscita”, ammisi scoraggiata.
“Devi avere la magia per toglierlo Amy”
“Capisco”, dissi abbattuta.
“Tranquilla lo leveremo”, affermò cercando di incoraggiarmi. Io però avevo un brutto presentimento e il fatto di non avere i miei poteri mi faceva sentire ancora più agitata. Come avrei potuto proteggerlo?
“Non lo so….”, ribattei pensierosa. Ero sempre più convinta che dovevo venire da sola perchè in questo modo almeno avrei messo a rischio solo la mia di vita, invece come sempre lui si trovava in pericolo per colpa mia. Avrei dovuto seguire quello che mi aveva detto la mia parte razionale invece del mio cuore. Avevo sbagliato di nuovo. Di nuovo lo stesso errore. Non imparavo mai. Era già successo con Dean e ora con lui.
“Che c’è Amy?” domandò lui inquieto notando sicuramente il mio malessere.
“Sto pensando che ho sbagliato a farti venire con me!”, risposi voltandomi verso di lui
“Eh aspetta perché?”, ridomandò sorpreso
“Non saresti rinchiuso in questa gabbia senza via di uscita”, dissi alzandomi e andando verso le sbarre.
“Amy che cosa dici? Non ti avrei lasciato mai sola!”, replicò lui sorpreso seguendomi.
“Non voglio che tu rischi di stare male per colpa mia”, ammisi grave girandomi verso di lui.
“Non mi succederà nulla, stai tranquilla!”, disse cercando di tranquillizzarmi.
“Scusate se vi interrompo, ma Jafar mi ha detto di portarvi qualcosa da mangiare”, proferì una guardia prima di passarci due panini attraverso le sbarre.
“Grazie”, dissi fredda girandomi guardando prima lui e poi il piatto. Non avevo fame e anche se l'avessi avuto non lo avrei mangiato perchè non mi fidavo di Jafar.
 
Cosa voleva fare con noi? Perché ci aveva rinchiusi? Cosa aveva fatto a mia madre?

Tante domande a cui non avevo risposta. Io alla fine volevo solo vederla e invece ora ero mi ritrovavo rinchiusa in una cella senza magia e senza sapere che cosa volesse farci Jafar. Era ovvio che se non ci aveva ancora ucciso era perchè voleva qualcosa da noi, ma che cosa? Soprattutto che cosa aveva fatto a mia madre? Pure lei era stata fatta prigioniera da Jafar?
“Non mangiarlo Killian. Fidati di me”, affermai io prendendo il cibo e posizionandolo sul lato destro della stanza
Annuì
 
Non sapevo quanto tempo era passato anche perchè non c'erano finestre, ma sicuramente sarà stata notte fonda. Avremmo dovuto dormire per poter riposare e essere freschi qualora riuscissimo ad uscire da questa cella. Ero consapevole però che nessuno dei due avrebbe dormito soprattutto in questo posto lugubre e con la paura che Jafar potesse comparire da un momento l’altro. Avremmo passato il tempo sicuramente a riflettere ed escogitare un piano di fuga, anche perchè non volevo continuare a restare prigioniera qui dentro. Odiavo stare in luoghi così chiusi e angusti perchè avevo bisogno di liberà. Cominciai così ad andare avanti e indietro cercando di farmi venire un’idea. L’unica cosa che mi era venuta in mente era di usare Jafar. Si era un piano stupido. Dovevo concentrarmi.
“Amy mi farai venire mal di testa a forza di vederti andare avanti e indietro”, ribattè Hook che era appoggiato alla parete di fronte a me
“Voglio uscire di qui perché odio essere rinchiusa”, gli urlai contro girandomi verso di lui e quando vidi il suo sguardo abbattuto aggiunsi: “Scusa Killian, ma sono ore che cerco di trovare una soluzione e l’unica cosa che mi è venuta in mente è di usare Jafar”
“Anche io ci sto pensando. Dobbiamo rimanere calmi!”, disse dolcemente.
“Già hai ragione”, asserì prima di sbadigliare. 
“Forse è meglio dormire almeno per un paio d’ore. Siamo entrambi stravolti dal viaggio e dal combattimento di prima”, ribadì venendo verso di me
“Lo so, ma non voglio essere nel mondo dei sogni se dovesse arrivare lui!”
“Intanto ormai siamo suoi prigionieri…e poi così stanchi non riusciremo a elaborare nessun piano di fuga!”, asserì lui facendo l’occhiolino. In effetti aveva ragione. Dovevamo essere freschi per poter riuscire a scappare e anche confrontarci con Jafar.
“Va bene…!”, confermai prima di sedermi. Lui poco dopo si mise al mio fianco.
“Mi fa piacere che ogni tanto mi ascolti!”, ribattè lui ironico
“Già..!”
Non ci volle molto prima di entrare nel mondo di Morfeo
 
22 Marzo 2015
 
“Siete veramente adorabili, anche se non avete mangiato il mio cibo. Ora mi dispiace, ma ti devo rubare un attimo la tua ragazza”, affermò beffardo all’improvviso Jafar che era appena entrato nella stanza svegliando entrambi. Non mi ero resa conto che mi ero addormentata sulla spalla di Hook e soprattutto non sapevo quante ore erano passate. Ora però l’importante era affrontare Jafar e cercare di non morire e non avendo un piano quindi avremmo dovuto improvvisare.
“Cosa vuoi da me?”, domandai aspramente dopo essermi alzata. Mi avvicinai velocemente alle sbarre seguita da Hook. Notai subito che stava fulminando Jafar, ma nello stesso tempo stava anche cercando di trattenere la rabbia. Voleva difendermi, potevo capirlo, ma contro Jafar lui non poteva vincere.
“Io ho uno scopo da raggiungere, però fino ad ora non ci ero riuscito perché mi mancava ancora un elemento…”
“Cioè? Che cosa vuoi?”, chiesi irritata interrompendolo.
“Io voglio sottomettere le leggi della magia”, rispose secco tenendo stretto il suo bastone.
“Quali regole?”, domandai sorpresa. Avevo paura di che cosa potesse volere. Sicuramente qualcosa di malvagio, ma io sicuramente lo avrei fermato. Non potevo fargli ottenere quello che desiderava.
“Con la magia non si deve cambiare il passato, resuscitare i morti e far innamorare qualcuno. Io voglio eliminare queste regole e diventare lo stregone più potente”, rispose con un ghigno.
“In realtà qualcuno prima di te ha tentato di cambiare il passato senza riuscirci!”, affermai ripensando a Zelena e al suo desiderio di cambiare il passato per ottenere il suo lieto fine.
“So che di una strega che ci ha provato, ma io voglio riuscirci senza nessun tipo di incantesimo. Senza regole da dover rispettare e un prezzo da pagare. Io non voglio limitazioni. Io voglio il potere e il controllo di ogni cosa, ma per farlo ho bisogno di te”, spiegò lui fissandomi. 
“Io a cosa ti servo?” chiesi fredda.
“Mi serve la tua magia ibrida per completare l’incantesimo”, replicò lui continuando a fissarmi con sguardo compiaciuto. Non avrei di certo assecondato i suoi piani. Non potevo permettere che un uomo del genere potesse avere un potere così immenso, anche perchè in gioco non c’erano solo le nostre vite, ma anche quelle di tutti gli abitanti.
“Prova solo a toccarla che ti uccido!”, disse Hook digrignando i denti. Ormai era sul punto di esplodere. Dovevo calmarlo perchè in questo momento noi eravamo in svantaggio. Appoggiai una mano sul braccio per tentare di tranquillizzarlo, ma notai subito che stava fremendo.Sarebbe stato difficile farlo calmare.
“Capitano se fossi in te non mi provocherei…”, affermò Jafar girandosi verso Hook
“Come fai a sapere della mia particolarità?”, domandai io sorpresa intromettendomi.
“Me l’ha detto tua madre. Io e lei abbiamo parlato molto e mi ha anche insegnato le basi della magia”, rispose lui beffardo
“Cosa le hai fatto?” urlai in tono acido.                                                             
“La rivedrai a tempo debito, però ora mi devi aiutare con il mio incantesimo”
“Io per te non farò mai niente”, ribattei malignamente. L'unica cosa positiva che era viva, ma mi preoccupava dove l'aveva rinchiuso e che cosa le avesse fatto in questi anni.
 “Fidati che farò in modo che ti costringerò a farlo”, asserì lui serpentino. Era troppo sicuro di se. Aveva in testa già un piano. Non riuscivo però a prevedere il suo prossimo passo. Dovevo però rimanere attenta che non facesse del male a Hook.
“Non ci contare”, ammisi grave mettendomi davanti a Hook.
“Ti farò cambiare idea..” disse prima di alzare il suo bastone e subito dopo iniziai a sentire gridare in modo straziante Hook. Sgranai gli occhi. Mi girai e vidi che si stava premendo il petto. La camicia bianca era strappata e piena di sangue. Avevo già visto quella scena. Anni fa con Dean. Non potevo fare lo stesso errore. Lo dovevo salvare.
Lui stava premendo con la mano ormai sporca di sangue la ferita sull’addome cercando inutilmente di fermare l’emorragia. Alzò il suo viso pallido e notai che stava tentando di mascherare il dolore che stava provando, pochi attimi dopo però lui si aggrappò a me come se fossi la sua ancora per evitare di cadere nell’oblio.
“Smettila ti prego. Lui non c’entra. Vuoi me, va bene, ma lascia andare lui…ti prego non ucciderlo”, lo implorai angosciata girandomi verso Jafar mentre tenevo tra le braccia che continuava a sforzarsi di restare sveglio. Lui però invece di fermarsi continuò aumentando sempre di più la profondità dei tagli. Hook non riuscì a stare in in piedi e così si accasciò a terra agonizzante. Mi inginocchiai al suo fianco per cercare di tamponare le ferite, ma era inutile perchè il liquido rosso continuava a uscire dalle varie ferite.
“Amy non pensare a me…non…fare quello che vuole”, disse con estrema fatica.
“No..no ..no Killian non mi lasciare ti prego. Hai capito, non puoi lasciarmi”, ammisi iniziando a singhiozzare stringendo forte la sua camicia
“Ti a…” non riuscì a finire la frase.
“No Killy no…no…no non di nuovo”, sussurrai appoggiando la fronte sulla sua. Non ero riuscita a salvarlo. Avevo fallito pure con lui. Non dovevo farlo venire con me. Era stato un errore. Un maledetto errore.
Quando incrociai di nuovo il suo sguardo notai che gli occhi azzurri erano spenti e il viso pallido. Gli accarezzai una guancia e con quel gesto mi accorsi che avevo la mano ricolma del suo sangue. Nonostante i tentativi di fermare l’emorragia, non lo avevo salvato. Era morto. Non era più con me.
Venni pervasa subito da una sensazione di vuoto e dolore come se mi avessero strappato una parte della mia anima. Faceva male. Chiusi gli occhi nel vano tentativo di svegliarmi e rendermi conto che avevo fatto solo un brutto incubo e lui in realtà era vivo affianco a me, ma era consapevole che era tutto vero. Lui era morto. Non avrei più parlato con lui. Non sarei riuscita più a sentire la sua voce. Non sarei riuscita a incrociare il suo sguardo. Non avrei più rivisto i suoi occhi blu come l’oceano rischiarato dal sole spendente. Niente. Non avevo più nulla. Solo i momenti che avevo trascorso con lui dal nostro primo incontro a tutte quelle volte che mi era stato accanto nei momenti bui. Tutte le volte che veniva da me per aiutarmi, per consolarmi e se era necessario veniva a farmi anche la predica. Alla fine pero mi sarebbero rimasti solo ricordi, ma ero consapevole che non mi sarebbero bastati per andare avanti. Quando ti strappano una parte fondamentale della vita come si riusciva ad andare avanti? Avrei ceduto e sarei tornata ad essere un essere vuoto che cercava solo vendetta come quando era morto mio padre? Avrei fatto vincere la mia parte oscura? Ora soprattutto come avrei fatto a trovare un equilibrio tra le due parti senza di lui?
E soprattutto
 
Come potevo andare avanti senza di lui?
 
La risposta era sola una: non ci sarei riuscita senza di lui. Sarei crollata nell’oblio dell’oscurità.
 “Ora potrai aiutarmi così poi lo potrai riportare in vita”, affermò Jafar sogghignando dopo qualche minuto interrompendo i miei pensieri.
“No..ora ti uccido”, affermai furiosa girandomi verso di lui continuando a tenere tra le braccia il corpo di Hook. Il dolore venne sostituito subito dalla rabbia e dalla voglia di vendicarmi. L’avrei ucciso con le mie stesse mani.
“Hai il bracciale ricordalo, non puoi usare la magia. Lo rivuoi allora il tuo ragazzo? Se mi aiuterai lo potrai riabbracciare”
 
Non era tutto perduto! Avevo una possibilità di averlo di nuovo accanto a me!
 
Sapevo che stare al suo gioco era moralmente sbagliato, però non potevo perderlo. Avevo un disperato bisogno di riaverlo accanto a me. Ero un discorso egoistico, ma non potevo perderlo. 
Il peso che sentivo sullo stomaco iniziò piano piano a scomparire. Ora dovevo solo pensare a salvare entrambi, sia mia madre che Hook. Ero pronta! Dopo averli di nuovo al mio fianco e al sicuro avrei ucciso Jafar con le mie stesse mani.
“Va bene io ti aiuterò, ma dopo rivoglio rivedere anche mia madre”, risposi fredda, poi accarezzai di nuovo la guancia di Hook e dissi a bassa voce: “Mi dispiace Killian”
“Va bene, sei pronta?”, domandò scocciato Jafar
“Si”, risposi alzandomi e andando verso di lui.
Non appena raggiunsi Jafar lo seguì in silenzio. Andammo in una sala non poco distante dalle celle. All'interno in mezzo alla stanza c’era un tavolo nero su cui erano appoggiati tre contenitori strani di colori diversi e un libro molto spesso, dalla copertina marrone e usurata. Il rosso in quella stanza predominava. Era sulle tende, su una grande sedia  che si trovava alla mia destra e  infine sui tappeti. Sul soffitto infine c’era un grande lampadario bianco.
“Cosa devo fare?” domandai io gelida non appena fummo di fronte al tavolo.
“Devi leggere insieme a me questo incantesimo”, rispose prima di togliermi il bracciale.
“Ok… se lo faccio quindi potrò riportarlo in vita?”
“Si..potrai fare quello che vuoi, però sai che c’è sempre un prezzo da pagare”
“Quale?”, chiesi titubante
Lui si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio il prezzo. Quando finì di parlare sbiancai, ma nonostante sarebbe stato pericoloso non mi importava perché avrei fatto di tutto per riaverlo. Dovevo rimediare al mio errore. Volevo vedere di nuovo il suo sorriso. Volevo di nuovo riaverlo al mio fianco.
“Lo vuoi ancora salvare?”, domandò beffardo.
“Si per lui potrei pagare qualsiasi prezzo”, affermai determinata.
“Allora andiamo”
Entrambi alzammo le mani mentre nel frattempo iniziammo a leggere il testo dell’incantesimo scritto su una pagina ingiallita del libro. In pochi istanti bagliori blu e bianchi ci circondarono avvolgendo i nostri corpi completamente. Non appena finimmo di parlare i vari lampi vennero assorbiti dentro di noi. Sentì subito una forza enorme invadermi e diffondersi fino alle viscere. Il mio potere era sicuramente aumentato. Non sapevo però se fossi riuscita a controllarlo, anche perché avevo già difficoltà a gestire i miei di poteri. Dovevo risolvere il problema il prima possibile per evitare di causare ulteriori danni dovuti dalla mia instabilità.
“Finalmente ci sono riuscito”, affermò Jafar posizionando le braccia in alto.
“Ora voglio quello che mi hai promesso”, ribadì aspramente voltandomi verso di lui.
“Tua madre è su quella sedia invece il tuo ragazzo lo puoi ritrovare dove l’abbiamo lasciato”, rispose abbassando le braccia e girandosi verso di me.
“Sulla sedia?...c’è solo il tuo bastone…”, risposi perplessa mentre lo guardavo
“Si l’ho trasformata in bastone per usare i suoi poteri”, rispose facendo un ghigno
“Sei un mostro”, affermai furiosa. Stavo per attaccare quando lui scomparve in una nuvola nera.
Avevo una voglia di ucciderlo, però avevo delle priorità. Riportare in vita Hook e far tornare in forma umana mia madre, ma questo non voleva dire che dopo non avrei avuto la mia vendetta.
“Si, ma fidati che ti ucciderò” sussurrai prima di prendere il bastone
 
Era ancora lì sdraiato a terra ricoperto di sangue. Era dura vederlo n quello stato. Sentivo un peso allo stomaco, ma sarebbe durato poco perché lo avrei fatto tornare con me, anche se non sapevo cosa dovevo fare. Non potevo però rimanere inerme così appoggiai il bastone alla parete e poi mi inginocchiai vicino al corpo di Hook. Istintivamente misi le mani sulle ferite e subito dopo chiusi gli occhi per concentrarmi. Provai a convogliare tutta la mia forza su di lui.
“Killian ti prego torna da me”, dissi dopo tra le lacrime mettendo le mani sul suo viso.
“Amy…”, rispose con ancora gli occhi chiusi
 “Killian sei vivo”, ammisi sorridendo prima di abbracciarlo forte. Appoggiai il viso nell’incavo della sua spalla sinistra sussurrando: “Non farlo mai più..non morire di nuovo”
“Ehm non vorrei interrompere questo vostro momento …intimo…ma abbiamo un problema e dobbiamo sbrigarci”, disse qualcuno dietro di me. Mi girai e vidi mia madre. Era viva ed era davanti a me.
“Va da lei”, affermò a bassa voce Hook cercando di mettersi seduto tenendomi sempre tra le sue braccia. Feci un cenno di assenso verso di lui e poi mi alzai.
“Mamma! Come sei riuscita a ridiventare umana?”, dissi con gli occhi lucidi prima di andarla ad abbracciare. Era così bello averla trovata dopo tutte queste peripezie. Era viva e libera.
“Non servo più a Jafar, quindi non essendo più sotto la sua egemonia sono riuscita a riprendere la forma umana!”, replicò lei sciogliendo l’abbraccio.
“Bene, finalmente sei qui accanto a me. Sono così felice!”, dissi io commossa.
“Amy anche io sono veramente contenta di vederti e sapere che sei sana e salva, però ora dobbiamo trovare Jafar!”, replicò lei dolcemente. Avrei voluto parlare con lei e sapere che cosa le era successo, ma aveva ragione ora non avevamo tempo da perdere.
“Hai ragione mamma. Dobbiamo scoprire le intenzioni di Jafar e fermarlo”, affermai decisa alzandomi.
“Vuole conquistare la Foresta Incantata”, ribadì Axina facendo segno di seguirla. Hook ed io dopo esserci guardati per un paio di secondi ci incamminammo.
“Come? Quindi anche Storybrook”, ribadì allarmata mentre stavamo uscendo dalle celle.
“Storybrook?”, chiese mia madre dubbiosa
“Si il regno di Snow è stato trasformato a causa di un sortilegio in una città”,  spiegò Hook che ci stava seguendo con ancora i vestiti sporchi di sangue. Avrei dovuto cambiarlo al più presto. 
“Fammi indovinare è stata Regina?”, domandò secca continuando ad avanzare senza sosta.
“Si..ma è cambiata ora”, risposi sorridendo cercando di raggiungerla e stare al suo passo.
“Si questo non è importante, ora dobbiamo fermare Jafar prima che compia il suo piano e salvare anche Storybrook”, ammise Axina voltandosi verso di me. Sembrava di guardarmi allo specchio. Era rimasta giovane forse perchè era rimasta rinchiusa all'interno di un bastone e ciò aumentava ancora di più la somiglianza tra noi due.
“Esatto dobbiamo trovare un modo per sconfiggerlo. Mamma tu sai mica come potremmo fare per batterlo?”, domandai io perplessa.
“Si l’unico modo per fermarlo è cercare di rinchiuderlo nella lampada che custodiscono i geni, ma ora dobbiamo andare nel suo studio per sapere altro del suo piano”, spiegò continuando a camminare
Annuimmo entrambi
Dopo che percorremmo un corridoio quasi al buio scendemmo una scala a chiocciola che ci portò ai sotterranei dove c’erano vari cunicoli stretti, angusti e poco illuminati.  Noi ci dirigemmo verso ovest. Camminammo per mezzora in silenzio fino a che ci trovammo davanti a una porta di legno mezza distrutta.
La stanza era piccola e piena di oggetti e fogli volanti, però lui non c’era. Iniziammo così ad ispezionare ogni angolo dello studio. Io guardai soprattutto se avesse scritto qualcosa di importante da qualche parte che potesse esserci utile per capire il suo piano.
“Voi chi siete?”, domandarono all’improvviso tre ragazzi che erano appena entrati.
“Sono Axina, prima ero il bastone di Jafar. Voi siete i geni giusto?”, domandò mia madre tranquilla voltandosi verso di loro.
“Si siamo venuti qua per avere altre informazioni sul piano di Jafar” rispose uno di loro.
“Anche noi comunque io sono Amy invece lui e Killian”, affermai sorridendo indicando Hook che era vicino a me che per fortuna aveva gli indumenti più puliti e non avrebbe attirato l’attenzione.
“Quindi siamo della stessa squadra. Io invece sono Will Scarlet e loro sono Cyrus e Abyl..”, affermò educato uno dei ragazzi. Aveva capelli castani molto corti e occhi color nocciola.
“E’ riuscito a diventare lo stregone più forte e qualcuno lo ha aiutato. Stiamo cercando anche lui. Sapete dove si trova?”, chiese Abyl serio interrompendo il suo amico. I suoi occhi color del ghiaccio mi stavano fissando facendomi venire i brividi. Mi intimoriva.
“E’ colpa mia…”, dissi abbassando lo sguardo.
“L’ha fatto solo per salvare me”, ammise Hook mettendosi davanti a me.
“Non importa per quale motivo l’ha fatto, ora dobbiamo risolvere questo problema. Almeno spero ti abbia informato del prezzo che dovevi pagare per salvarlo?”, domandò freddo Abyl.
“No”, risposi secca. Non era proprio il momento di parlare di quella cosa. Non volevo far preoccupare Hook. Lui mi guardò con uno sguardo interrogativo, ma per fortuna non chiese nulla. Non mi piaceva non essere sincera con lui, ma ora avevamo altre priorità.
“Ora non è il momento di accusare nessuno, il nostro nemico non è in questa stanza. Dobbiamo allearci per poterlo sconfiggere”, ribadì Axina autoritaria.
 “Va bene, avete scoperto qualcosa voi?”, domandò Will più dolcemente avvicinandosi a noi.
“Che vuole conquistare la Foresta Incantata,”, rispose mia madre mentre teneva in mano un foglio stropicciato.
“Noi sappiamo anche che lui sta cercando di creare un esercito per poter invaderla”, rispose Cyrus guardando delle carte che erano su una piccola scrivania di legno.
 “Dobbiamo allora fermarlo prima che riesca a crearlo e abbiamo bisogno della lampada dove poterlo rinchiudere”, ribattei io determinata
“Si quella sappiamo dove trovarla, però meglio andare via di qui prima che torni lo stregone. Venite con noi. Intanto non credo che qui avrà lasciato nulla di importante”, disse Cyrus alzando lo sguardo verso di noi
Annuimmo.
Facemmo lo stesso percorso dell’andata, ma questa volta finimmo fuori dal palazzo. Dovevamo fare attenzione a non farci scoprire dalle guardie. Il fatto che il sole stesse calando era a nostro favore almeno il buio della notte ci avrebbe aiutato a nasconderci meglio.
“Amy anche io avrei fatto la tua stessa cosa per salvare qualcuno che amo”, dichiarò all’improvviso Will  che era al mio fianco
“Lo ha ucciso davanti ai miei occhi e io non potevo non fare niente. Non volevo perderlo…Lui è troppo importante per me”, affermai mestamente. 
“Lo so. Abyl può sembrare freddo, ma è solo una maschera, tranquilla che lo ha capito il motivo delle tue azioni”
“I suoi occhi mi fanno paura, sembrava che volesse uccidermi con lo sguardo..”, risposi sotto voce  cercando di non farmi sentire da Abyl
“Si lo so fa questo effetto, ma non ti farà nulla. E' solo una maschera. Mantiene in sangue freddo in queste situazioni abbastanza critiche. Quando risolveremo questa situazione si addolcirà..più o meno”, disse lui ridacchiando.
“Ah meno male. Ora comunque per curiosità siete senza poteri?”, domandai curiosa cambiando discorso.
“Si li avete te e Jafar. Volevamo cercare un modo per fermarlo anche perché Cyrus e Abyl vogliono riprendere la loro magia”
“Tu non li rivuoi?” chiesi notando che Hook era affianco a mia madre e stavano camminando dietro di noi. Aveva uno sguardo pensieroso. Sapevo a cosa stava pensando e speravo che non tirasse fuori l’argomento, almeno non ora.
“No, ora sono libero e voglio continuare ad esserlo”, rispose entusiasta. Lo capivo. Nemmeno io avrei sopportato di avere una libertà limitata. 
“Si ti capisco. Cosa vuoi fare dopo?”, chiesi curiosa.
“Devo cercare una persona”, rispose con sguardo sognante.
“Fammi indovinare la tua amata?”
“Si. Non la vedo da quando sono diventato genio e mi manca ogni giorno che passa sempre di più. Non vedo l’ora di rivederla”, rispose entusiasta. Si vedeva che era veramente innamorato. Il suo viso si era illuminato solo al pensiero della sua amata. Io invece ero confusa. Ero spezzata in due. Erano entrambi troppo importanti. Non sapevo che cosa fare. Avrei riflettuto sui miei sentimenti non appena sarei tornata a casa.
“Spero che tu riuscirai a ritrovarla e vivere insieme il vostro amore”
“Lo spero pure io”
“Siamo arrivati e siamo fortunati che nessuna delle guardie ci abbia visto. Ora ci facciamo una dormita di un paio di ore, poi facciamo un piano di battaglia”, disse Abyl duro non appena fummo di fronte a una casa diroccata. Era sicuramente abbandonata. Il muro era pieno di crepe e le finestre stavano per cadere a pezzi. Dovevamo, per fortuna, solo passarci qualche ora. Avevamo bisogno di riposare.
Non appena entrammo notai subito che era un po’ spoglia. Al piano terra c’era un salotto composto da un paio di sedie di legno, un tavolo sgangherato mentre accanto c’era una camera con due letti. Al primo piano c’era una seconda camera matrimoniale accanto al quale c’era  uno studio con una scrivania e infine un piccolo bagno leggermente sporco. Non vedevo l’ora che questa storia finisse per poter riuscire a stare con mia madre e poter poi ritornare a casa.
A Hook e me ci concessero il letto a due piazze. Non appena entrammo dentro notammo solo un comodino con una piccola candela spenta. Con un gesto della mano l’accesi in modo da illuminare anche se di  poco la stanza. Alla nostra destra c’era una piccola finestra chiusa da dove si poteva intravedere il cielo stellato. C’era un odore di chiuso e la polvere era ovunque, molto probabilmente la stanza non veniva arieggiata da molto tempo .
“Amy mi spieghi la questione del prezzo da pagare?” chiese non appena rimanemmo soli.
“Non lo so!”, risposi secca cercando di non guardarlo negli occhi e continuando a fissare il paesaggio. Si era trattenuto fino adesso e ora che eravamo soli era andato subito dritto al punto della questione che molto probabilmente lo stava tormentando. 
“Amy ti conosco. So quando mi stai mentendo”, ammise avvicinandosi a me
“Killian…”
“Amy che cosa hai dovuto fare per salvarmi?”, chiese iniziando ad alterarsi.
“Killian è un problema mio!”, risposi a tono riuscendo finalmente a fissarlo e incontrare il suo sguardo furente.
“Amy ho il diritto di sapere il prezzo per farmi tornare dal mondo dei morti”, ribadì avvicinando il suo viso pieno di rabbia al mio.
“Killian l’ho fatto solo per te… ”, dissi mestamente poi feci una pausa e dopo aver fatto un respiro profondo aggiunsi: “ho dovuto usare la magia oscura e questo ha influenzato sulla mia lotta interiore…”
“Hai annerito il tuo cuore solo per salvarmi?”, domandò urlandomi contro. Si passò una mano tra i capelli neri. Lo faceva ogni volta che era arrabbiato. Sapevo che ci avrebbe messo un po’ di tempo prima di riuscire a calmarsi e per questo motivo non volevo dirglielo ora. Non era il momento adatto. 
“Si…”
“Non dovevi farlo!”, disse perentorio.
“Ecco perché non volevo dirtelo, non mi avresti capito!”
 “Cosa c’è da capire?”, ridomandò furioso.
“Non potevo lasciarti andare…se c’era un modo per farti tornare da me. Ho bisogno di te… non sarei riuscita a vivere senza di te”, risposi sentendo che le lacrime stavano per uscire di nuovo. Mi ritornarono in mente le immagini del suo corpo pieno di sangue e il dolore ritornò a galla.
Non appena finì di parlare notai nel suo sguardo per pochi secondi un’ espressione di stupore misto a gioia, ma durò poco perché tornò subito a fissarmi infuriato. Lo potevo anche capire perché aveva avuto la stessa reazione di Sam quando Dean aveva preso una decisione al suo posto per poterlo salvare. Io avevo fatto la medesima cosa. Per salvare le persone che amiamo si arrivava a compiere atti drastici. 
Era evidente che non era d'accordo con la mia scelta. Era furioso, ma nonostante mi faceva male litigare con lui, non mi pentivo di quello che avevo fatto, anzi lo avrei rifatto altre mille volte.
“Amy non era una decisione che dovevi prendere tu. Non dovevi farlo, soprattutto a queste condizioni”, rispose serio prima di andare via
“Dove vai?”, domandai preoccupata
“Fuori di qui!”
“Killian scusami”, ribattei tristemente prima di vederlo sbattere la porta.
Mi sdraiai sul letto per cercare di dormire senza però buoni risultati. Passarono un paio d’ore e io rimasi a fissare il buio. Pensai a tutto quello che era successo e continuavo ad restare dell'idea che non avrei potuto agire in un altro modo, però speravo di riuscire a parlar con calma con lui non appena si sarebbe tranquillizzato. Dovevo fargli capire che anche se avevo peggiorato la mia situazione non ero ancora diventata un mostro. Io avrei combattuto fino alla fine, ma avevo bisogno del suo sostegno e quindi non volevo che mettesse dei muri tra me e lui.
 
23 Marzo 2015
 
Dalla finestra si poteva vedere il cielo schiarirsi. Era cominciata una nuova giornata ed io ero ancora rannicchiata sul materasso. Mi sentivo così sola, nonostante nella casa ci fossero altre cinque persone. Non mi piaceva che si era creata questa distanza fra noi due. Non volevo litigare proprio ora che avremmo dovuto affrontare una situazione critica. 
“Amy? Tutto bene?”, domandò qualcuno nella penombra interrompendo i miei pensieri.
“Mamma?”
“Si sono io. Ho visto Hook dormire di sotto e volevo sapere se era successo qualcosa”
“Abbiamo avuto una brutta lite…”
“Si vi ho sentito urlare ieri sera…”, affermò lei sedendosi vicino a me
“Non ha accettato il prezzo che ho pagato per salvarlo…”, ammisi mestamente accendendo la candela
“Credevo non lo sapessi..”
“Si lo so e lui ha capito fin dall’inizio che stavo mentendo”, risposi sedendomi a gambe incrociate
“Quale è il prezzo?”
“Scusate se vi interrompo, ma Abyl vi vuole di sotto”, disse Will che era appena entrato in camera interrompendoci
“Arriviamo subito”, gli risposi educatamente e poi mi girai verso mia madre e gli disse a bassa voce: “Dopo continuiamo il discorso”
Lei annuì.
 
 “Bene cominciamo. Prima del vostro risveglio ho controllato nei dintorni e ci sono un paio di guardie. Sono poche per ora quindi possiamo liberarcene facilmente”, affermò serio Abyl non appena mia madre ed io li raggiungemmo nel salottino.
Abyl e Cyrus erano seduti su delle sedie malconce, mentre Will era andato a recuperare la lampada che ci avrebbe permesso di sconfiggere Jafar, invece Hook fissava fuori dalla finestra. Mi stava evitando. Gli avrei lasciato i suoi spazi, anche se mi faceva male.
 “Possiamo farci dire da uno di loro dove possiamo trovare Jafar”, affermai seria.
“Non credo che siano così gentili da rispondere a delle tue domande così spontaneamente..”, ribattè sarcastico Abyl alzandosi.
“Fidati che con me parlano”, risposi beffarda.
“Va bene proviamoci. Al momento è l’unico piano che abbiamo. Loro sicuramente sanno qualcosa del piano di Jafar e sono sicuro che Emily può farcela”, ribattè mia madre
Annuimmo.
Io andai fuori e vidi subito che c’erano quattro guardie. In un istante riuscì a trasformare tre di loro in fiori mentre l’ultimo invece lo addormentai e lo portai con me nella casa. Quando rientrai presi una sedia e lo legai con dei rami in modo da immobilizzarlo perchè era più semplice compiere un interrogatorio
“Gli altri?”, domandò Cyrus dopo aver chiuso la porta.
“Sono bellissimi boccioli colorati”, risposi fredda.
“Adesso cosa facciamo?”, chiese Cyrus dubbioso.
“Vedrai..”, dissi in modo criptico prima di mettermi di fronte al soldato.
Non appena si svegliò cercò subito di liberarsi senza però riuscirci. Ora avrei scoperto dove si stava nascondendo Jafar, così l’avremmo potuto fermare e tornare a casa sani e salvi il prima possibile, anche perché sia mio padre che Bea saranno sicuramente preoccupati per me poichè avevo promesso che sarei tornata in giornata e quindi non volevo farli agitare ulteriormente.
“Te lo chiedo gentilmente, dove è Jafar?”
“Non te lo dirò mai”, rispose spuntandomi in faccia.
“Va bene, allora passo con le maniere forti”, affermai irritata e poco dopo gli strappai il cuore dal petto cominciando a stringerlo.  Lui iniziò subito a urlare e a dimenarsi a causa del dolore, ma non mi importava di questo essere perchè la mia priorità era scoprire dove fosse Jafar e i suoi piani.
“Dimmi dove si trova Jafar?”, gridai digrignando i denti.
“No… mi ucciderebbe”, disse con difficoltà.
“Chi ti dice che non lo posso fare pure io”, ribattei avvicinandomi a al suo viso mentre stritolavo di nuovo il cuore con una mano e con l’altra iniziai a strozzarlo con la magia, poi aggiunsi: “Dimmi dove è Jafar”
“Amy non starai esagerando?”, chiese mia madre preoccupata appoggiando una mano sulla mia spalla.
“No!”, risposi dura continuando a torturarlo.
“Non… potete… raggiungerlo…..non… potete… fermarlo..il suo piano…è già in atto..”, affermò a fatica
“Si lo sappiamo vuole conquistare la foresta incantata”, ribadì mia madre inquieta
“Non solo..”
“Che altro ha in mente?”, lo interrogai continuando a premere il cuore.
“Sor…ti..le..gio ora…”
“Che sortilegio?”, ridomandò mia madre impallidita.
Silenzio. Non rispondeva.
“Vuoi che continui la tortura anche perchè ho altri metodi più sanguinolenti da usare oppure lo dici di tua spontanea volontà”, chiesi dura.
“Vuole… riportare…. la Foresta Incantata… come era una volta… e la unirà con Agrabah…..e sarà tutto sotto il suo dominio….. Vivrete come vuole lui. Non riuscirete a fermarlo ..perchè ormai ha ottenuto ….il potere supremo  e il  sortilegio tra poco…. avrà inizio. Voi tutti sarete sotto la sua egemonia”, spiegò cercando di fare un sorriso beffardo.
“Come facciamo ora?”, domandai girandomi verso mia madre tenendo sempre il cuore tra le dita.
“Non lo so..Amy. Non so manco se abbiamo il tempo per fermarlo”, rispose mestamente.
“Di lui che ce ne facciamo?”, chiese Abyl freddo.
“Non è ovvio! Lo uccidiamo. Meglio evitare che faccia la spia”, risposi secca voltandomi verso di lui
“Amy non credo sia il caso!”, replicò Hook che fino a quel momento era stato in silenzio. Mi girai verso di lui e notai un velo di preoccupazione nei suoi occhi azzurri nonostante era presente ancora la rabbia nei miei confronti.
“Ha ragione lui. Ci sarà un altro modo”, confemò mia madre appoggiando una mano sulla mia spalla.
Si avevano ragione, mi ero fatta prendere dalla collera. Dovevo cercare di rilassarmi perché avrei potuto iniziare a fare una strage. Non potevo peggiorare ancora di più la mia situazione. L’oscurità non avrebbe vinto. Non sarei diventata il nuovo DarkOne. Ero fortunata a non essere sola. Non ce l’avrei mai fatta ad affrontare tutta questa situazione senza di loro. Senza di lui.
“Si va bene, avete ragione. Dobbiamo trovare però un modo per fermare il sortilegio”
“Si e come?”, domandò Cyrus spaventato.
Stavo per rispondere quando dalla finestra vedemmo un fumo viola che stava venendo verso di noi. La paura iniziò a invadere il mio corpo. Mi girai verso Hook e incrociai i suoi occhi. Ci guardammo per qualche secondo. Speravo di poter risolvere tutti questi problemi e soprattutto di riuscire a parlare con lui di nuovo, ma una parte di me aveva un brutto presentimento.
Pochi attimi prima che la nube ci invadesse gli dissi a bassa voce: “Scusami”
   
 
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