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Autore: SkyDream    24/10/2018    6 recensioni
Lucy sente che qualcosa la sta tormentando: non riesce a perdonarsi per aver messo in pericolo tutti e di aver danneggiato la villa dei suoi genitori.
Gli incubi la tormentano fino al punto di farla svegliare in piena notte ed attendere, trepidante, l'arrivo dell'alba. Si può superare il Pavor Nocturnus?
-Dal testo-
Detestava rimanere sveglia di notte e bramava l’alba con avidità. Quasi si vergognava di come, ogni volta, si aggrappava alla finestra cercando di scorgere i raggi del sole.
Come se potessero pulirla dagli incubi che, volta per volta, le stavano mangiando il cervello.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota:Gli attacchi di panico notturni si manifestano con il risveglio improvviso dal sonno seguiti da uno stato di profonda angoscia e un corteo di sintomi quali tachicardia, sudorazione, difficoltà a respirare, tremori, vampate di caldo o di freddo, dolore al petto; viene decritto come un evento terribile che sorprende l’individuo nel cuore dalla notte e lo proietta in una esperienza mortifera.
Nella realtà dei fatti Pavor Nocturnus e attacco di panico sono simili, ma con sfaccettature differenti collegate all'età e all'amnesia dell'evento. All'interno della storia, a fini logistici, saranno invece assemblati come unica cosa.

Pavor Nocturnus
«Come hai potuto?»
«Cosa? Cosa ho fatto?»
«Come hai potuto tradire così la memoria di me e tuo padre?»
«Non ho fatto nulla! Perché piangi?»
«Hai stracciato tutti i tuoi ricordi!»
«I ricordi? Mamma?»
Lucy aprì gli occhi e si scoprì col fiato corto.
Aveva freddo e grondava di sudore, i denti le stavano mordendo il labbro inferiore e non riusciva a reprimere i brividi.
Non si mosse. Non perché avesse voglia di rimanere al caldo sotto le lenzuola, né perché avesse intenzione di rimettersi a dormire.
Rimase immobile perché non riusciva a fare altro. Gli occhi fissi sul soffitto, come se anche solo contraendo un muscolo potesse provocare un disastro.
Poi, lentamente, i nervi si cominciarono a distendere e la visione periferica si allargò permettendole di cogliere altri segnali che prima non aveva notato: la luna era apparsa da dietro le nuvole e lei doveva essersi addormentata con le tende tirate, perché la luce la colpiva in pieno; Le lenzuola non le stavano più coprendo parte del corpo e il freddo cominciava a farsi sentire sulla pelle sudata; Natsu doveva essere entrato dalla finestra – come ogni notte- ma non aveva sentito niente e stava dormendo appallottolato alla sua sciarpa; Qualcuno le stava tirando il pigiama verso terra.
Avrebbe voluto abbassare gli occhi, voltarsi, ma proprio non ci riuscì. Aveva la sensazione che si sarebbe rotta in mille pezzi.
«Lucy, daijōbu?» le aveva chiesto un piccolo gatto volando davanti la sua faccia, aveva ancora gli occhietti gonfi di sonno. Lei lì per lì non rispose.
Happy si strofinò le zampe sul viso e si avvicinò di più alla sua faccia come per scorgerla meglio.
«Vuoi che svegli Natsu?» le chiese come se lui potesse curarla e scuoterla. Oh, lui l’avrebbe scossa senz’altro fino a farla cadere dal letto.
«Sto bene, Happy, grazie. Torna pure a dormire.» gli rispose con voce debole. Lui non se lo fece dire due volte e tornò ad acciambellarsi tra le sue caviglie. In pochi minuti lei sentì il suo respiro farsi pesante.
Passò quasi un’ora prima che Lucy riuscisse a scorgere ogni angolo buio della sua stanza, trovasse il coraggio per sedersi sul materasso e scendere dal letto.
Le campane della chiesa rintoccarono le tre di notte.
«Mancano altre tre ore.» pensò fra sé. Detestava rimanere sveglia di notte e bramava l’alba con avidità. Quasi si vergognava di come, ogni volta, si aggrappava alla finestra cercando di scorgere i raggi del sole.
Come se potessero pulirla dagli incubi che, volta per volta, le stavano mangiando il cervello.
Era la terza volta quella settimana, ma era la prima in cui fosse riuscita ad alzarsi.
Fece un lungo bagno caldo accendendo tutte le luci possibili. Si ripeté in mente che quei suoi movimenti non avevano creato nessun apocalisse e che nessuno la stava accusando di aver ferito i suoi genitori.
L’orologio rintoccò le quattro.
Uscì dalla vasca e si asciugò lentamente, con cura, pensando a quale pigiama pulito mettere.
Si sedette alla scrivania con una piccola luce e cominciò a scrivere. Poi gettò il foglio e ne scrisse un altro.
Finché non scoccarono le cinque.
«Manca poco all’alba!» pensò sentendosi sollevata.
Poi si vergognò di quel pensiero infantile, non ce la faceva più a passare le notti da sola con se stessa.
Si sdraiò nel letto con Natsu e si rimboccò le coperte facendo attenzione a non far cadere Happy. Lo strinse tra le caviglie sentendogli emettere un buffo “Aye!” assonnacchiato.
Il blu del cielo si schiarì, lentamente, finché le stelle non divennero un po’ meno visibili. Allora, e solo allora, Lucy chiuse gli occhi e si addormentò.
***
«Scommetto che quella Testa calda la fa divertire tutta la notte!» rise Gajeel mentre finiva la sua birra seduto al tavolo con Levy. Lei sollevò la testa dal libro e si voltò con sguardo poco rassicurante.
«Non parlare così dei miei amici! E poi Natsu non è il tipo da fare queste cose con Lucy.» tagliò corto lei fissando le profonde occhiaie che la sua amica non riusciva a nascondere. Aveva provato a strofinare qualcosa, forse della cipria, ma il risultato non era affatto entusiasmante.
E poi era pallida, notò Levy, sembrava che il sangue non le circolasse in corpo.
«Mirajane, sto uscendo con Plue, non so se tornerò pomeriggio. Ho saputo che Natsu stava cercando un incarico, ne sai qualcosa?» chiese Lucy avvicinandosi svelta al bancone della gilda. Mira asciugò un boccale e lo posò sul ripiano dietro di sé.
«Non ne ho idea, ad essere sincera. Non mi sembra che abbia parlato di incarichi ma se vuoi posso chiedergli quando torna».
L’altra sembrò pensarci su, poi uscì un foglietto di carta e rubò la penna d’oca a Levy. La ragazza rispose con un gemito di sorpresa, lasciandola fare.
«Se torna e mi cerca – disse Lucy mentre scriveva qualcosa di fretta – digli che può trovarmi qui. Qualsiasi incarico a qualsiasi cifra, che scelga pure ad occhi chiusi!» sorrise lei lasciando il biglietto sul bancone. Restituì la penna alla sua amica e uscì stringendo Plue tra le braccia.
Appena la porta si richiuse, Mirajane aprì il biglietto e vi trovò scritto l’indirizzo della biblioteca di Magnolia. Schiuse le labbra in un’espressione di stupore, poi si voltò verso Gajeel.
«Altro che notti di fuoco, mi sa che sta lavorando al suo romanzo!».

Lucy entrò in biblioteca raccomandando a Plue di fare silenzio, in cambio gli avrebbe permesso di sfogliare tutti i libri illustrati che voleva. Lo Spirito Stellare si mostrò entusiasta, segno di come andasse d’accordo con la sua padrona, e si sedette sul tavolo di legno al centro della stanza.
Attese paziente che Lucy impilasse i libri con le sue favole preferite.
Lei, dal canto suo, sfilò dalla mensola il libro di medicina che aveva sfogliato più volte: “Yume no kusuri”, letteralmente “Medicina dei sogni”.
Lucy era solita soprannominarlo “Akumu no kusuri”, perché non le sembravano sogni ma fervidi incubi. Aprì l’indice e vi scorse ciò che le serviva.
“Pavor nocturnus”, o disturbo del terrore notturno. Non aveva dubbi, era senz’altro quello a provocarle quegli episodi così strani. Non ricordava mai cosa le diceva sua madre in sogno, ma ricordava il terrore che provava. Come avrebbe dovuto affrontarlo?
Proprio quando stava per leggere l’ultima parte del capitolo, qualcuno entrò spalancando le due porte.
«Eccoti, Lucy!» chiamò a gran voce il suo amico porgendole un foglio davanti agli occhi. Lucy richiuse il manuale con un tonfo e lo nascose dietro i libri di fiabe di Plue.
«Smettila di essere così rumoroso, siamo in una biblioteca non alla gilda!» lo rimbrottò lei unendo le sopracciglia. Natsu non le diede ascolto - anche perché era l’unica nella sala- e continuò a scuoterle il foglio davanti.
Lei glielo strappò di mano: “Concorso infuocato: partecipa anche tu al concorso Modelli di Fuoco e vinci 10.000 Jewel e una mangiata gratis nel miglior ristorante di Fiore”.
Lucy si mostrò perplessa ma decise che smorzare l’entusiasmo del suo amico non avrebbe giovato a nessuno.
«Sembra … interessante, Natsu. Potresti addirittura pagare una parte del mio affitto!».
«Il tuo affitto? Perché mai? Se vinco io i soldi saranno miei e potrò comprarci tutto ciò che vorrò!».
«Come un letto nuovo per la tua casa! Ti devo ricordare che piombi in casa mia in piena notte per dormire?!» lei portò d’istinto i pugni ai fianchi e si sollevò dalla sedia squadrandolo malamente.
«Non è colpa mia se quel materasso è comodissimo, non vengo mica per te!».
Quelle parole, senza volerlo, la colpirono dritta al cuore.
Non che lei sperasse in qualcosa, Natsu era solo un suo amico, ma sentì lo stesso il dolore pungolare. Chiuse gli occhi e si rimise seduta aprendo il libro.
«E sia, Natsu Dragneel, parteciperemo entrambi al Concorso e chi vincerà si terrà l’intera somma e anche la mangiata!».
Natsu non osò tralasciare la sfida e strinse la mano di Lucy com’era solito fare prima di una battaglia. Si guardarono dritto negli occhi e nessuno dei due, neppure per un istante, si considerò rivale dell’altro.
«Vado ad allenarmi, Miss Rumorosa!» Lui le fece la linguaccia e uscì dalla biblioteca lasciandola con un timido sorriso che lei si era apprestata a nascondere. Plue, che era rimasto a guardare la scena in silenzio, indicò qualcosa alla sua amica.
Lucy sollevò nuovamente la testa dal libro e vide Happy spingere la porta. Era solo.
«Lucy?» la chiamò avvicinandosi e saltando sul tavolo per essere alla sua altezza. La ragazza lo guardò stupita e annuì con la testa. «Questa notte mi sono spaventato molto, avevi l’aria impaurita e non sapevo che pesci pigliare».
Lei gli carezzò la testolina e sorrise intenerita «Non devi preoccuparti, Happy, è stato solo un brutto sogno. Non capiterà più!».

***
«Hai stracciato i miei ricordi, Lucy! Come puoi considerarti mia figlia?»
«Non ho stracciato niente, mamma. Non sono più stata a casa».
«Hai rovinato la biblioteca di tuo padre, avevi promesso di sistemare la villa invece la stai demolendo!».
«No, mamma. Appena avrò dei soldi la sistemerò, pagare l’affitto è già pesante non ci riesco».
«Mi fai male, Lucy!».

Aprì gli occhi e si ritrovò le lacrime che le scendevano dalle guance. Rimase immobile, pietrificata, con il terrore di poter causare qualunque danno anche solo respirando. Sentì i brividi che la scuotevano, il sudore freddo scorrerle addosso e il cuore battere sullo sterno come se stesse per uscirle dal petto.
Le campane rintoccarono le tre.
«Solo tre ore.» pensò senza staccarsi dal letto. Aveva la sensazione che qualcosa la stesse per soffocare, non riusciva ad alzarsi ma doveva aver avuto dei brividi davvero forti perché Happy si svegliò di nuovo.
«Lucy? – la chiamò senza aprire gli occhi – Daijōbu?».
«Sì Happy, va tutto bene».
Sentì il calore del suo piccolo amico sulle gambe, e riuscì a stirarle molto prima della solita mezz’ora. Happy la faceva sentire bene, le dava forza.
Natsu, invece, dormiva alla grossa facendola quasi sentire un fantasma.
Non che volesse essere soccorsa, non ne aveva bisogno e sarebbe stato inutile svegliare anche lui. Ma, visto che condividevano lo stesso tetto e lo stesso letto, le avrebbe fatto piacere – in parte- ricevere una piccola attenzione..
Si fecero le quattro. Mancavano due ore all’alba.
Lucy terminò la sua tazza di infusi e rimase a fissare le stelle e le nuvole per una buona mezz’ora, le dita ben strette attorno alla ceramica ancora calda, nel tentativo di sentirsi un po’ meno sola.
Le campane rintoccarono le cinque.
Si cambiò la maglia del pigiama e prese un libro a caso dalla mensola, sapeva già che non sarebbe riuscita a concentrarsi. Ma fece finta del contrario.
Sfogliò le pagine sforzandosi di immergersi almeno in un rigo, ma finì per guardare la finestra nel tentativo disperato di trovare un raggio di sole.
Appena il cielo schiarì si stese sotto il piumone e riprese a dormire accanto a Natsu, seppur per poco.
***
«Testa calda, forse è arrivato il momento che qualcuno te lo dica!» cominciò Gray con aria annoiata, si era appena svestito e poggiava i suoi muscoli scolpiti su un tavolo della gilda.
«Siamo molto preoccupati per Lucy, sono giorni che sembra stanca e fiacca. Non vorremmo … ecco, che la tua presenza notturna nel suo letto non sia gradita!» continuò Erza arrossendo leggermente, non avrebbe voluto dare un tono perverso a quel discorso, ma era inevitabile e molti ragazzi della gilda ridacchiarono di lui.
«Vi state sbagliando! Lucy dorme benissimo la notte, ogni volta che vado a trovarla nemmeno mi sente.» esclamò Natsu voltando gli occhi a terra. Lei gli aveva urlato più di una volta che doveva smetterla di piombarle nel letto in piena notte, ma lui non aveva mai preso sul serio quella storia.
E se così fosse?
«Aye, Natsu non ha tutti i torti, – cominciò Happy in sua difesa – ma neppure Erza! Lucy si sveglia spesso la notte e non dorme più. A volte mi fa paura perché resta immobile a fissare il soffitto e non mi risponde».
«Perché non ci hai detto nulla?» chiese Erza incuriosita da quella rivelazione.
«Perché non mi hai mai svegliato?!» continuò Natsu incrociando le braccia al petto.
Happy indietreggiò leggermente e si nascose dietro la lisca che rappresentava il resto della sua colazione.
«Perché Lucy insiste sempre per non far sapere nulla, ogni volta mi convince a tornare a dormire e poi si alza e crede che io non la senta. Rimane sveglia fino all’alba.» ammise l’Exceed con sguardo basso. Pensò che forse avrebbe potuta aiutarla di più e non riuscì a reprimere un profondo senso di colpa.
«Dobbiamo scoprire cosa sta succedendo – si intromise Levy ancora più preoccupata – non posso proprio vedere Lucy-chan così pallida!».
Tutti i membri interessanti si scambiarono degli sguardi pensierosi, finché la diretta interessata non entrò stupendosi del silenzio che sprofondava.
«Buongiorno!» esclamò stupita. Tutti le sorrisero anche se, dovette ammettere, non sembravano per nulla felici.
«E’ successo qualcosa?» chiese poggiando Plue sul tavolo e indicando a Mira un succo d’arancia..
«Lucy, posso parlarti un momento?» Erza si alzò con il consueto rumore di ferraglia che provocava la sua armatura. L’altra ragazza annuì, continuando a non capire il motivo di tanto silenzio.
Uscirono dalla gilda e si sedettero sullo spiazzale d’erba vicino.
«E’ da un paio di giorni che ti vediamo molto stanca, Lucy, per quanto tu non voglia darlo a vedere. Siamo molto preoccupati per te e se c’è qualcosa che possiamo fare …» lasciò la frase a metà, facendole capire che nessuno si sarebbe tirato indietro.
Lucy abbassò il capo pensierosa, non sapeva come rivelare alla sua amica i terribili incubi che popolavano le sue notti.
«Erza, quando avevi gli incubi sulla Torre del Paradiso, ti capitava di aspettare l’alba?»
«Sì, -rispose lei fissando l’orizzonte con sguardo perso- mi capitava di stare sveglia tutta la notte sperando che il sole scacciasse via i miei incubi».
«Provo la stessa cosa. Ogni notte sento mia madre che mi rimprovera, è molto severa e dice che la sto ferendo. -Si impose di non piangere né di singhiozzare- Non so più cosa fare, Erza, non posso dormire dopo quello che è accaduto con l’Orologio e sapendo che sto facendo qualcosa che mia madre non vorrebbe».
Erza non spostò lo sguardo, forse per permettere a Lucy di piangere senza essere vista, ma rimase a guardare l’orizzonte. Esitava sulla risposta da darle.
«Credo che tua madre non potrebbe essere più felice di così, Lucy. Ha una figlia coraggiosa e buona che è sempre pronta a sacrificarsi per il bene dei suoi amici e anche dei suoi nemici. Hai cambiato Coco in ben due universi, hai fatto pace con Michelle, perché tua madre non dovrebbe essere fiera di sua figlia?».
Lucy poggiò la fronte sulle ginocchia raccolte e lasciò che le parole di Erza le scivolassero addosso come acqua santa. Avrebbe voluto purificarsi o, perché no, ricevere una batosta sul collo e dormire per un paio di giorni.
Si sentiva distrutta.
«Devi perdonarti, Lucy, per non essere stata vicina a tuo padre e per aver perso insieme a noi ben sette anni della tua vita. Devi perdonarti tante cose, ma devi farlo da sola, noi possiamo solo stare al tuo fianco ma non possiamo portare con te questo fardello.
Non stavolta».
Erza si alzò da terra e carezzò la testa bionda della sua amica, lasciandola seduta sul prato a contemplare le sue parole.
***
Aveva sentito l'orologio rintoccare le tre di notte, senza volerlo aprì gli occhi e si ritrovò nuovamente immersa in un bagno di sudore.
Lucy allungò una mano alla sua sinistra, si rese conto di essere sola nel letto: Lui non era ancora arrivato.
"O magari - ipotizzò respirando lentamente - deve aver finalmente capito che questa è casa mia."
Lucy si sedette, la schiena ben dritta e le mani strette attorno ai capelli disordinati sulla fronte. Stava impazzendo.
Certo, svegliarsi in preda a quegli incubi la faceva sentire sola; ma svegliarsi senza Natsu ed Happy accanto la faceva sentire tremendamente sola.
Come se nessuno al mondo si ricordasse di lei.
Saltò giù dal letto e aprì tutti i cassetti della scrivania, le mani le tremavano e continuavano a spostare in modo quasi compulsivo tutti i fogli e gli oggetti che trovavano.
Afferrò una lacrima, era piccola ma funzionava ancora. Era stato il regalo di Gray per il suo compleanno, bastava stringerla per creare un fascio di luce abbastanza ampio da permetterle di uscire la notte.
Decise di non risparmiare alcuna energia, aprì la porta del Canis Minor ed evocò Plue, forse per non sentirsi sola, o per cercare di scaldarsi in qualche modo. Magnolia non aveva ancora visto la prima neve, ma le temperature si erano abbassate molto e, soprattutto la notte, era impensabile uscire senza gli abiti adatti.
Lucy, come sempre, fu troppo testarda o troppo spaventata per ricordarsene, si era infilata la prima giacca che le era capitata a tiro e si era precipitata fuori dalla porta.
La Lacrima ben stretta in pugno di fronte a sè.
Arrivò davanti la casa di Natsu, non si rese conto nemmeno del tempo impiegato o della strada fatta. Batté il pugno sulla porta di legno, aspettando.
Dovette insistere un po'prima che un Natsu assonnato le aprisse, aveva il petto nudo e un paio di pantaloni rossi troppo larghi.
La squadrò come se fosse un fantasma.
«Che diamine ci fai qui a quest'ora?»
Domanda lecita, pensò la ragazza. Non sapeva rispondere, o meglio, non ne aveva il coraggio.
Una folata d'aria gelata convinse Natsu a farla entrare, indicandole la camera da letto con una mano.
«Perché non sei venuto stasera?» aveva ribattuto lei prima di pensare che, in effetti, aveva sempre provato a scoraggiarlo dal continuare quel singolare modo di attentarla.
«Erza mi ha detto che ti avrebbe fatto bene dormire sola per qualche notte».
Lucy notò che quel "qualche" era stato sottolineato, senza volerlo, con una particolare marcatura.
Quasi a dirle che no, non avrebbe smesso di tormentarla. Per fortuna.
«Mi spieghi invece perché tu sei qui?» chiese ancora lui facendola sedere sul suo letto e coprendole le spalle con la coperta. Lucy scoprì il materasso incredibilmente soffice, tutt'altro che "scomodo e vecchio" come lo aveva descritto lui più volte.
«Non lo so, -cominciò con sincerità la ragazza abbassando lo sguardo- non sono più abituata a svegliarmi sola e credo di aver fatto un incubo. Volevo cercarti».
«Lucy - cominciò lui con tono terribilmente serio - è piena notte!».
La ragazza abbassò la testa sentendo le guance in fiamme. Perché la stava rimproverando?! Anche lui le piombava continuamente in casa la notte.
«Mi dispiace - sussurrò lei voltandosi verso il muro con gli occhi bassi - te l'ho detto, deve essere stato quell'incubo».
Natsu sbuffò con il tipico cipiglio di chi non è riuscito a farsi capire.
«Non lo fare mai più! - ordinò abbracciandola e portando la sua fronte sulla clavicola - Non ti azzardare mai più ad uscire sola di notte».
Lucy sgranò gli occhi sorpresa, non si sarebbe già aspettata una ramanzina da parte di Natsu, ma addirittura una ramanzina simile! Sorrise, rassicurata da quelle parole.
«Posso rimanere qui per stanotte?» chiese beandosi del calore che il collo di Natsu emetteva sul suo viso ancora freddo. Lui strofinò una guancia contro i suoi capelli, arruffandoli.
«Solo se domani mi fai dormire nel tuo comodo letto senza urlarmi contro!» disse lui infilandosi sotto le coperte e facendo sorridere ancora la sua amica.
«Ora che ho scoperto quanto è comodo il tuo, puoi stare certo che non ti farò dormire mai più nel mio!» esclamò lei a bassa voce notando che Happy non si era svegliato.
Natsu le diede un pizzicotto sul braccio, poi la strinse a se avendo cura di coprirla con le coperte. Essere un dragon slayer del fuoco aveva i suoi vantaggi in inverno.
«Neh, Lucy».
«Mh?».
«Sono felice che tu sia qui».
«Anche io, Natsu».
Il concorso “Modelli di Fuoco” non lo vinse né Natsu né Lucy
Nessuno dei due, d’altronde aveva partecipato, alla fine.
Quella mattina, infatti, il sole li aveva sorpresi a dormire insieme,
accoccolati l’uno accanto all’altra. Dolcemente, come due bambini.
Natsu, col suo calore, era riuscito a reprimere ogni brivido.
Aveva incendiato ogni incubo e aveva acceso la speranza
e, soprattutto, la sicurezza nel cuore della ragazza.
Stringendosi, i brutti sogni non sembravano più poterli divorare.
Natsu avrebbe passato ancora le notti con lei,
sentendo nel profumo della sua pelle la sicurezza di essere a casa,
di non essere abbandonato.
E lei, nel calore del suo corpo, avrebbe sentito la sicurezza
di non essere da sola
e di avere ancora al mondo qualcuno capace di amarla.

Angolo autrice: Salve a tutti! Questa One shot è stata veramente travagliata perchè ho ideato e scritto nello stesso momento due storie molto simili, che riguardavano però una Natsu come protagonista e l'altra Lucy. Alla fine ho deciso, sul treno mentre viaggiavo per l'Uni, di scrivere questa dal punto di vista di Lucy e di pubblicarla.
L'altra, chissà, magari avrà qualche sbocco più avanti.
Spero che vi sia piaciuta, che l'introspezione sia più o meno riuscita, che siano IC (come sempre) e che si sia capito tutto. Vabbè, i soliti dubbi.
Ho sofferto - soffro tutt'ora- di disturbi d'ansia, soprattutto notturna, che rendono la vita davvero invalidante. E' uno schifo non poter dormire, con quel groppo in gola e il corpo che che fa tutto da solo: brividi fino alle convulsioni, tachicardia, sudore, nausea.
Forse, proprio per questo, mi sono immersa in Lucy, concedendomi di sotto-descrivermi in lei.
Neh, ma dov'è il mio Natsu?!
   
 
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