La Vie (capitolo
terzo)
Tristan
si era appostato dietro la porta della stanza di Aurora e attendeva il padre
che, come quasi tutte le notti, sarebbe giunto ubriaco per abusare turpemente
della figlia.
Questa
volta, però, le cose sarebbero andate in modo ben diverso: Aurora era al sicuro
nella camera di Rebekah, sotto la sua protezione, mentre il Conte si sarebbe
trovato davanti il figlio pronto a vendicare l’onore della sorella e tutte le
sofferenze patite per anni da entrambi.
Quando
l’uomo entrò nella camera in penombra, sulle prime, ancora stordito per le
tante coppe di vino bevute, rimase spiazzato nel trovarsi davanti Tristan e,
per qualche istante, pensò addirittura di aver sbagliato stanza. In breve
tempo, però, la collera fece dissolvere i fumi dell’alcool e un sorriso perfido
si dipinse sulle sue labbra.
“Oh,
ecco quel fallito di mio figlio. Hai forse smarrito la strada verso le tue
stanze?” lo irrise.
“Attendevo
voi, padre” rispose Tristan, gelido. “Non avete più diritto di me di trovarvi
qui, ma la mia motivazione è di certo più nobile della vostra. Per troppi anni
io e mia sorella abbiamo subito la vostra follia e adesso pagherete per tutto
ciò che ci avete fatto.”
“E
chi me la farà pagare, tu, forse?” sghignazzò il Conte, sfoderando la spada.
“Sei sempre stato un incapace e non mi fai paura. Vuoi batterti con me? Allora
fatti avanti, codardo!”
“Non
mi sporcherò le mani con il vostro sangue maledetto” replicò il giovane.
Con
la rapidità e la forza che i suoi nuovi poteri di vampiro gli conferivano, Tristan
afferrò l’indegno padre, lo sbatté contro un muro e, con un movimento fulmineo,
gli spezzò il collo.
Il
cadavere dell’uomo ricadde a terra e Tristan gli rivolse uno sguardo
sprezzante, per poi volgersi verso l’interno della stanza. Elijah uscì dall’ombra
e si avvicinò a lui.
“Se
vuoi, puoi dire a tuo fratello e a tua sorella di nutrirsi del suo sangue prima
di sbarazzarci di questo fetido cadavere” disse, imperturbabile. “Io mi nutrirò
altrimenti. Non voglio più che il sangue corrotto di questo mostro scorra nel
mio corpo.”
“Lo
riferirò a Niklaus e Rebekah” replicò Elijah. “Tuttavia, Tristan, anche se non
vorrai nutrirti di lui… beh, non potrai evitare che il suo sangue scorra anche
nelle tue vene. Dopotutto sei suo figlio.”
Tristan
scosse con decisione il capo e si avvicinò a Elijah, fissandolo negli occhi.
Quello sguardo che, fino a pochi attimi prima, era implacabile e freddo come il
ghiaccio, adesso pareva quasi timido e insicuro.
“No,
non voglio più pensare a me come al figlio di quel mostro” disse, deciso. “Hai
detto che tu mi hai trasformato con il tuo sangue, che un legame ci unisce, che
d’ora in poi mi guiderai e mi addestrerai a diventare un vampiro… Ecco, è questo che voglio. Voglio essere la tua
creatura, nata grazie a te, educata da te e… legata a te per sempre.”
Le
parole appassionate di Tristan colpirono Elijah fino in fondo al cuore.
“Sei
certo di quello che dici? Tristan, io…”
“Ovviamente
resterò il Conte De Martel, anzi, adesso sarò io a governare questa Corte. Ma
non voglio mai più considerarmi figlio di quell’uomo infame. Sono una creatura
diversa adesso, la tua creatura. E la
prima cosa che farò, con il privilegio che mi conferisce il mio appena
acquisito titolo di Conte, sarà quello di elevare a un rango nobiliare te e la
tua famiglia, così che tu potrai governare al mio fianco” riprese Tristan.
Sentiva un insolito turbamento agitargli l’animo mentre parlava così, ma voleva
spiegarsi con Elijah… finché era ancora in grado di farlo, ipnotizzato com’era
dalle iridi scure di lui. “Insieme domineremo su Marsiglia e non solo, io sono
certo che, con il tuo aiuto e il tuo consiglio, presto potremo governare
l’intera Francia e…”
Elijah
non lo lasciò terminare. Con un braccio lo allacciò alla vita e lo attirò a sé,
premendo la bocca su quella di lui. Lo baciò con intensità, lungamente e
profondamente, perdendosi nel suo sapore e nel suo respiro tiepido. Continuando
a baciarlo, lo sollevò tra le braccia e lo condusse sul letto di Aurora, dove
lo depose, baciandolo e accarezzandolo mentre lo spogliava e si liberava delle
proprie vesti. Quando furono entrambi completamente nudi, fece aderire il suo
corpo a quello del giovane, bramando un contatto sempre più intimo e godendo
del tepore della sua pelle. Si insinuò delicatamente dentro di lui, iniziando
poi a muoversi con spinte lente e profonde, portando Tristan a seguire i propri
movimenti, volendo prolungare il piacere il più a lungo possibile. I gemiti e
gli ansiti dei due amanti si confusero in uno solo, mentre insieme giungevano
alla totalità dell’estasi, perdendosi l’uno nell’altro come frammenti di
infinito che diventavano una sola essenza. Il Creatore e la sua creatura erano
adesso un unico fremito di vita e di passione e non desideravano nient’altro,
l’universo attorno a loro sbiadiva e scompariva davanti all’ardore della loro
unione.
Dopo
l’amore, rimasero allacciati l’uno all’altro, mentre Elijah gli accarezzava i
capelli e lo baciava sulla fronte e sulle guance.
“Nessuno
si nutrirà del sangue di tuo padre, Tristan” gli disse, dopo un lungo istante
di riflessione. “Questo alimenterebbe i sospetti che già esistono sulla mia
famiglia. Ritengo che la cosa migliore da fare sia deporre il cadavere ai piedi
dello scalone principale, così che siano le guardie a trovarlo. Penseranno che
sia caduto accidentalmente e si sia spezzato il collo. Tuo padre era ubriaco,
non è così?”
“Sì,
lo era” rispose Tristan e un lampo d’ira gli attraversò lo sguardo. “Si
ubriacava quasi tutte le notti e poi entrava in camera di mia sorella e…”
Elijah
lo strinse più forte a sé.
“Non
potrà più farle del male, adesso. Sai, posso comprendere benissimo la tua
collera. Nostro padre è un mostro che vuole la morte dei suoi figli, ma non ha
mai tentato di fare qualcosa di simile a Rebekah. Se solo si fosse avvicinato a
lei con quelle intenzioni io e Niklaus lo avremmo fatto a pezzi già da molto
tempo!”
Le
parole del suo Sire calmarono il giovane Conte. Era così rassicurante sentirsi
compreso e accettato, avere qualcuno accanto che lo appoggiava. Per anni si era
dovuto imporre di essere forte, di non mostrare la minima fragilità, aveva
cercato di proteggere Aurora e di confortarla senza pensare al proprio dolore,
non poteva permetterselo… ma, in fondo, anche lui era solo un ragazzo. Ora
sarebbe stato tutto diverso: lui non era più fragile, era un vampiro
potentissimo e al suo fianco c’era Elijah ad indicargli la giusta strada e a
sostenerlo nei momenti difficili.
“Allora
dovremo mettere il cadavere in fondo allo scalone” disse, approvando il piano
del suo Sire. “Nei prossimi giorni farò organizzare un funerale solenne,
inviterò tutte le più alte cariche per rendere omaggio alla sua salma. Quel
mostro non merita nulla del genere, ma è ciò che ci si attende alla morte di un
nobile…”
Due
giorni dopo, il Conte e la Contessa De Martel presenziavano alle esequie del
padre, ostentando un dolore che erano ben lontani dal provare. La salma era
rimasta esposta perché nobili e popolani potessero renderle omaggio e c’era
stata una fila lunghissima di persone, ma nessuno era veramente affranto per la
perdita di quel nobile malvagio e corrotto. La sua crudeltà con i servitori e
con la gente del popolo era ben nota, ma anche tra le famiglie aristocratiche
il Conte De Martel era considerato un uomo meschino e perverso. Aveva più volte
umiliato pubblicamente i nobili di rango inferiore al suo, aveva insidiato le
mogli dei suoi vassalli e spesso si era adoperato per far cadere in disgrazia
chi avrebbe potuto offuscare il suo potere. A Marsiglia la morte del Conte era
stata accolta con sollievo, sebbene si temesse che il figlio Tristan avrebbe
potuto ricalcare le orme del perfido padre.
Il
funerale fu seguito da un banchetto al quale parteciparono tutte le famiglie
più in vista di Marsiglia, in onore del nuovo Conte De Martel. In molti si
stupirono quando videro che Tristan aveva riservato i posti d’onore al suo
fianco a Elijah, Klaus e Rebekah: essi sedevano alla destra del nuovo Conte
mentre la Contessa stava alla sua sinistra.
“Signori,
come nuovo Conte De Martel vi porgo i miei più sentiti ringraziamenti per aver
partecipato alle esequie del mio signor padre” disse il giovane, rivolgendosi
ai suoi ospiti. “Immagino che molti di voi si staranno chiedendo per quale
motivo i posti d’onore siano riservati a una famiglia che non conoscete.
Ebbene, sappiate che il mio primo atto quale nuovo Conte sarà quello di
conferire il titolo di Barone a Elijah e Niklaus Mikaelson e di Baronessa alla
loro sorella Rebekah.”
Un
coro di mormorii accolse le parole di Tristan, mentre perfino i Mikaelson
apparivano sorpresi da quell’inaspettato annuncio.
“Il
mio signor padre ha governato questa Corte in modo tirannico, non c’è motivo di
nasconderlo, ma è mia intenzione mutare in meglio le cose e in questo sarò
aiutato dal consiglio e dall’appoggio dei Baroni Mikaelson” riprese Tristan,
ignorando gli sguardi ostili dei nobili più in vista che non accettavano di
essere scavalcati da degli sconosciuti. Tuttavia la decisione del nuovo Conte
non poteva essere messa in discussione e, seppur di malavoglia, l’aristocrazia
marsigliese dovette accettare l’affronto.
“Per
dare inizio al nuovo corso del mio governo, domani stesso io, la Contessa mia
sorella e i Baroni Mikaelson sfileremo in corteo per le strade della città, per
farci conoscere dai nostri sudditi” annunciò Tristan, sconvolgendo ancora di
più gli altezzosi ospiti. “Sappiate che molte cose cambieranno: in questa Corte
la nobiltà di sangue sarà considerata soltanto se accompagnata da cultura,
eleganza e lungimiranza ed è per questo motivo che ho elevato ad un rango
nobiliare i Baroni Mikaelson.”
Tristan
fece scorrere lentamente lo sguardo su tutti i presenti e poi riprese a
parlare.
“I
miei consiglieri dovranno essere persone superiori, raffinate e illuminate e
questa Corte dovrà distinguersi in tutta Europa per eleganza e cultura. Questa
sarà la nuova linea del governo dei De Martel.”
Gli
aristocratici presenti al banchetto reagirono in diversi modi: alcuni erano
scandalizzati e indignati mentre altri si sentivano compiaciuti, ritenendo di
avere la giusta dose di classe, finezza e ambizione che il Conte auspicava per
i suoi più fedeli cortigiani. Tristan incontrò lo sguardo di Elijah che gli
sorrise, evidentemente orgoglioso delle scelte che stava compiendo.
Quella
notte, mentre erano stretti l’uno all’altro nel letto del giovane Conte, Elijah
lo baciò a lungo e lo guardò con affetto e ammirazione, come non aveva mai
fatto prima.
“Sono
veramente fiero di te, Tristan” gli disse. “Ogni giorno di più riconosco in te
il vampiro signorile, colto ed equilibrato che sapevo potevi diventare; ogni
giorno di più ti sento come la mia creatura…”
Il
cuore di Tristan pareva impazzito, palpitava freneticamente per la gioia di
vedere tutti i suoi desideri realizzarsi l’uno dopo l’altro: era diventato il
Conte De Martel, liberandosi del crudele padre, e adesso aveva conquistato non
solo l’amore, ma anche la stima e il rispetto di Elijah.
“E
io sono lieto di poter condividere con te il governo di questa Corte, che sotto
la nostra guida diventerà prestigiosa, raffinata e elitaria, un faro che
illumini le altre Corti europee e una meta ambita per i migliori intellettuali
e artisti” mormorò il giovane Conte, con gli occhi azzurri che splendevano
scintillanti.
E di essere la tua
creatura, di appartenere a te solo, adesso e per sempre, pensò senza osare
dirlo.
Poi
si perse tra le braccia del suo Sire, nei suoi baci e nelle sue carezze, donandogli
totalmente il suo corpo per essere veramente un’unica cosa con lui, respirando
il suo respiro e giungendo alla vetta del piacere, finalmente sereno,
pacificato, consapevole di possedere tutto ciò che aveva sempre bramato e
ancora di più.
La
vita insieme a Elijah sarebbe stata un susseguirsi di giorni perfetti e
incantevoli.
Fine capitolo
terzo