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Autore: Naco    26/10/2018    2 recensioni
Un giorno, su consiglio di Miki, Kaori decide di provare a non usare più il martello contro Ryo. Ma cosa accadrebbe se, proprio in quel momento, dal passato di Umibozu spuntasse una donna bellissima intenzionata a chiedere la protezione dei nostri amici sweeper?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Miki, Nuovo personaggio, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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- Questa storia fa parte della serie 'After the finale'
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CIAK, si gira!
Ovvero
Regola n. 4: La violenza può essere sostituita dalla scaltrezza


Quella mattina Kaori si svegliò di ottimo umore: non solo avevano una nuova cliente ma, per una volta, non aveva dovuto trascorrere tutta la notte nel dormiveglia in attesa della prima mossa di Ryo. Come aveva immaginato, infatti, l’uomo, probabilmente preoccupato all’idea che Umibozu avesse potuto piazzare le proprie trappole, non aveva neanche tentato di avvicinarsi né alla sua stanza né a quella di Shizuka. O, almeno, non c’erano stati incidenti che avrebbero potuto farle supporre il contrario.
Uscì dal bagno allegra, immaginando già cosa avrebbe potuto preparare per colazione e facendo mente locale se avesse tutti gli ingredienti a disposizione. Quando però mise piede nel soggiorno, tutta la gioia che aveva provato fino a quel momento si sciolse come neve al sole.
Falcon, ancora seduto sul divano che era stato il suo letto per quella notte, con sguardo truce fissava un punto di fronte a sé senza profferire parola; Shizuka, dall’altra parte della stanza, ammirava il panorama fuori dalla finestra cercando di ignorare il più possibile i presenti. Anche Ryo era stranamente in piedi e sembrava particolarmente interessato a una mattonella del pavimento.
«Buon giorno a tutti!» salutò cercando di mantenere un tono allegro, ma nessuno sembrò far caso a lei. «Siete stati mattinieri, aspettate un attimo ché vi preparo la colazione. Ma Miki, dov’è? Non era in camera, pensavo fosse qui con voi…» s’incuriosì guardandosi intorno.
«Miki è tornata al Cat’s Eye» spiegò Falcon atono. «Pare che Kasumi non possa sostituirla e non le va di chiudere il bar».
«Ca… capisco…» Kaori intuì subito che quella era una scusa: per quanto adorasse quel posto, le pareva strano che preferisse lasciare che Falcon si occupasse di Shizuka senza di lei, nonostante la presenza di lei e Ryo. E poi, non era da lei andarsene senza dirle nulla.
«Ehi, Ryo», decise di indagare. «Si può sapere che è successo? Falcon e Shizuka, poi, hanno delle facce!»
Tuttavia, lo sweeper parve non sentirla, troppo preso dai propri pensieri e questo comportamento la spaventò ancora di più.
«Ohi, Ryo!» cercò di attirare la sua attenzione toccandogli un braccio.
«Ubiquità».
Kaori era certa di non aver capito bene. «Cosa?»
«Perché non ho il dono dell’ubiquità?» le chiese all’improvviso scuotendola per le spalle con veemenza «Miki è sola al bar e potrebbe essere importunata da qualche cliente, ma non posso lasciare Shizuka sola con quell’energumeno incompetente a farle da guardia del corpo! Come faccio a scegliere di chi occuparmi? Perché noi essere umani non possiamo stare in due posti contemporaneamente? Eh?»
Kaori avrebbe voluto polverizzarlo seduta stante. Invece «Miki non è una dilettante e non si farà certo mettere i piedi in testa dal primo venuto, puoi stare tranquillo. E poi, hai deciso di proteggere Shizuka, quindi è quello che farai. Ricordati che ci servono soldi, siamo in rosso!» cercò di farlo ragionare. “E poi così posso tenerti sotto controllo, maniaco da strapazzo!”
«Giusto!» iniziò a batterle le mani sulle spalle allegro «Hai ragione , Kao-»
Solo in quel momento, Ryo si rese conto che non solo aveva esternato a voce alta i propri pensieri, ma l’aveva fatto proprio con la propria socia. Fece un passo indietro, sicuro di ricevere almeno una decina di martellate, ma Kaori lo ignorò e gli diede le spalle.
«Vado a preparare la colazione prima che si faccia troppo tardi» annunciò. «Shizuka-san, vuoi unirti a me?» chiese alla donna che annuì e andò con lei in cucina.
Ryo le seguì con lo sguardo, sconvolto. Che diavolo stava succedendo? Come mai Kaori non aveva detto niente? Si sarebbe vendicata avvelenandogli il cibo? Decise di andar loro dietro per scoprire cosa stesse nascondendo.
«Non pensarci nemmeno» lo ammonì Umibozu, finalmente uscito dallo stato catatonico.
Ryo si rassegnò e rimase seduto buono buono al suo posto. «Poco male, tanto tra poco saremo solo io e lei!» si disse, ma non riusciva a togliersi di dosso la sgradevole sensazione che ci fosse qualcosa che non andasse.

**

Il palazzo che ospitava gli studi cinematografici era talmente grande che avrebbe potuto contenere la popolazione di mezza Shinjuku. Ci misero un po’ per riuscire ad orientarsi: c’erano tante di quelle persone che era difficile comprendere chi fosse chi e questo non facilitava il loro lavoro.
Per fortuna ad attenderli all’ingresso trovarono il signor Konatsu, il manager di Shizuka che mostrò loro la struttura e presentò alcune persone che lavoravano a stretto contatto con la ragazza, mentre lei raggiungeva il regista per conoscere i piani della giornata.
«Immagino che dev’essere un ambiente di lavoro molto stimolante», commentò Kaori guardandosi intorno. Ovunque si girasse, c’era gente che andava da una parte all’altra di corsa e che gridava qualcosa: cameraman, registi, tecnici, registi… e, naturalmente, attori.
«Capisco che all’inizio può sembrare di essere in un altro mondo, ma dopo un po’ ci si abitua», spiegò il manager quando vide Ryo che cercava di attirare l’attenzione di questa o quella attrice che aveva riconosciuto per una data serie televisiva o uno spot pubblicitario.
Kaori si passò una mano sul volto. «Lo spero» pregò, soprattutto per la propria salute mentale.
Tuttavia, il signor Konatsu non sembrò affatto preoccupato dal comportamento di Ryo - doveva vederne a bizzeffe di tipi del genere - perché sorrise e continuò il giro. Kaori, invece, gli lanciò solo un’occhiataccia: «Se qualcuno della security ti caccia a pedate, non venire a piangere da me» lo fulminò gelida e, stranamente, Ryo abbandonò la povera ragazza a cui stava chiedendo l’autografo e la raggiunse senza lamentarsi.
«Ah, voi due siete i nuovi assistenti di Aibara-san?» domandò ad un certo punto una voce.
I due sweeper si voltarono e incrociarono lo sguardo timido di un giovane. A giudicare dal suo comportamento, doveva trattarsi di uno stagista.
«Il signor Kobayashi - lo sceneggiatore - deve consegnare a Shizuka il copione per domani. Uno dei due potrebbe venire a prenderlo?».
«Certo!» Ryo diede una spinta a Kaori che per poco non si ritrovò spiaccicata per terra. «Te ne occuperai tu, Kaori, mentre io andrò a vedere cosa sta facendo Shizuka!» e, senza neanche darle il tempo di replicare, la lasciò indietro.
«Idiota» commentò lei lanciandogli un’ultima occhiata prima di seguire l’uomo.
Erano quasi giunti alla loro destinazione, quando un vociare attirò la loro attenzione: alcuni uomini della sicurezza stavano accompagnando verso gli ascensori un tizio che si dimenava come un pazzo.
«Ancora lui?» commentò il giovane con tono sprezzante. «Proprio non si arrende, eh!»
«Mi sa dire chi è?» si incuriosì lei.
«È Masami Kudo, un fan un po’ troppo insistente di Shizuka».
Come? Kaori si fece tutto orecchie. «Davvero?»
«Sì. Vuole a tutti i costi uscire con lei e ogni giorno si presenta qui sperando che lei gli dia una possibilità, portandole ogni volta un regalo diverso. Dev’essere molto ricco, se può permettersi tutti quegli oggetti costosi, nonostante Shizuka-san li rifiuti sempre. Di solito riescono a bloccarlo all’entrata, ma stavolta è riuscito a giungere fin qui».
«Ed è un tipo violento?» domandò facendo finta di essere spaventa alla sola idea di trovarselo davanti. Il ragazzo, però, scoppiò a ridere.
«Cosa? Oh no, non si preoccupi: è soltanto un fan un po’ esaltato: una volta è scoppiato a piangere solo perché Shizuka-san gli ha regalato una foto autografata. Però non possiamo permettere che se ne vada in giro indisturbato, le pare?»
Kaori annuì meditabonda: da quel che le avevano detto Ryo e Umibozu, il loro nemico era un professionista: impossibile che potesse trattarsi di quel tizio, ma la prudenza non era mai troppa.


Quando Ryo raggiunse il camerino di Shizuka, lei era già all’interno e si stava truccando: aveva indossato una divisa alla marinaretta con una gonna cortissima che attirò immediatamente la sua attenzione.
«Quella gonna ti sta davvero d’incanto!» commentò infatti strabuzzando gli occhi. «Sembri davvero una liceale!»
Nonostante dovesse ricevere complimenti simili ogni giorno, Shizuka arrossì. «Grazie Saeba-san. In effetti mi sembra quasi di tornare indietro nel tempo» commentò e il suo sguardo si velò per un attimo.
«Dalla tua espressione, immagino che sia stato un bel periodo per te».
A quelle parole, lei si incupì: «A dire il vero no. Ma, come si suol dire “Non tutto il male viene per nuocere”: se non fosse stato per tutto quello che accadde allora, non avrei mai potuto conoscere la persona più importante della mia vita».
Ci fu un attimo di silenzio che Ryo fece finta di non cogliere e «Allora, di cosa parla il tuo film?» chiese con tono casuale per cambiare argomento.
«Oh, non ve l’ho detto? Interpreto una studentessa che scopre di essere la figlia di un uomo molto influente e viene presa di mira dai nemici di suo padre. Ma una giovane guardia del corpo assoldata dal suo vecchio la proteggerà».
«Davvero? Sembra una storia molto interessante» commentò.
«Già. Ormai siamo a buon punto con le riprese. Oggi giriamo la scena del bacio tra i due».
Un bacio? Un campanellino si accese nella mente dello sweeper. Dopotutto erano solo loro due là dentro…
Recuperò la sua espressione più seducente e si avvicinò a Shizuka. «Immagino che prima di andare in scena, tu abbia bisogno di provare molte volte. Se vuoi, posso aiutarti io…» le propose avvicinando il suo viso a quello di lei.
Shizuka sgranò gli occhi sorpresa. Per quanto lo desiderasse, non riusciva ad allontanarsi: lo sguardo di Ryo era così magnetico che l’aveva inchiodata sul posto.
Ryo continuò ad avvicinarsi molto lentamente alla donna; le loro labbra erano vicinissime e il respiro caldo di Shizuka si confondeva ormai con il suo, quando la porta si spalancò.
Istintivamente, lo sweeper fece un salto indietro terrorizzato. «No, Kaori, aspetta, non ho fatto niente, posso spiega-»
Ma la persona che aveva aperto la porta non era Kaori, bensì Konatsu; l’uomo gli lanciò un’occhiata perplessa. «Saeba-san, si sente bene? Shizuka, il regista ti vuole pronta fra dieci minuti!» spiegò, chiuse di nuovo la porta dietro di sé e se ne andò.
Ryo tirò un sospiro di sollievo e si voltò nuovamente verso la giovane; tuttavia, stavolta la ragazza era pronta al suo arrivo e gli mollò in testa il vaso di fiori che adornava il tavolino.
«Non azzardarti a riprovarci, sono stata chiara?» tuonò inviperita e come una furia si lanciò fuori dal camerino.
“Accidenti, per una volta che Kaori non era nei paraggi!” non poté fare a meno di pensare lui, seguendola mogio.
Shizuka era ancora arrabbiata quando raggiunsero lo studio dove avrebbero dovuto girare la famosa scena. Durante il tragitto, Ryo cercò più volte di attirare la sua attenzione, ma invano. Solo prima di aprire la porta della stanza e mettersi a lavoro, la ragazza si voltò verso di lui.
«Se credi che basti così poco per farmi cadere ai tuoi piedi, ti sbagli di grosso. Non sono una donna che si innamora così facilmente, io!» lo gelò.
Nonostante la batosta al suo amor proprio, Ryo sorrise e la seguì all’interno della stanza.
I lavori dovevano essere iniziati già da parecchie ore, perché in quel momento le luci erano spente e l’attenzione di tutti era focalizzata sulla scena che stavano girando in quel momento: un uomo di una certa età, con un completo che doveva costare una fortuna e una faccia che non prometteva niente di buono, stava dando le sue ultime direttive su come occuparsi di quella “ragazzina viziata”.
Ryo si appoggiò a una parete e studiò la scena: al centro della stanza era stata allestita la scenografia che rappresentava lo studio dell’uomo, ma lui sapeva che, appena finito di girare, il fondale sarebbe stato cambiata nel giro di pochi secondi, grazie a un complesso meccanismo fatto di carrucole e ingranaggi.
«Lei è nuovo? Non l’ho mai vista» gli domandò all’improvviso la voce di una ragazza: poteva avere all’incirca una ventina d’anni. Un po’ gli ricordò il ragazzo che li aveva raggiunti in precedenza, perché aveva la stessa aria umile e servizievole.
«Sì, sono il nuovo assistente di Shizuka», le sorrise «e lei?»
«Anche io sono stata assunta da poco: sono una semplice stagista, ma il mio sogno è di diventare una registra. Anche se per adesso mi limito a preparare il caffè per tutti», rise di se stessa. «Ne vuole un po’ anche lei?»
«Perché no? La ringrazio, è davvero gentile» e, sorridendole ancora, prese dalle sue mani la tazza che gli offriva.
Dopo pochi minuti le luci si accesero e il regista annunciò che la scena andava bene e che sarebbero passati alla prossima entro pochi minuti. Gli attori impegnati si inchinarono per ringraziare e lo raggiunsero per ascoltare i suoi commenti. Shizuka, nel frattempo, si avvicinò a Daisuke Anno, l’uomo che avrebbe dovuto interpretare la guardia del corpo innamorata di lei.
«Stai bene?» chiese lui appena le fu accanto. «Sembri arrabbiata, è successo qualcosa?»
«No, niente, i soliti fan esagitati» commentò e lanciò verso Ryo una lunga occhiata velenosa: a quanto pare non l’aveva ancora perdonato.
«Perché Shizuka ti sta guardando male?» chiese ad un tratto Kaori, appena arrivata alle sue spalle.
«Cosa? Non ne ho idea» provò a scamparsela, ma era palese che stesse mentendo, però Kaori non diede segno di essere interessata alla questione.
«Così quello è Daisuke Anno? Sembra più giovane che in televisione».
«Non mi dirai che ti piace quel tipo?» la stuzzicò.
«Perché no? Non sarai geloso, per caso?» ribatté lei.
Ryo fece una smorfia che significava tutto e niente, ma anche stavolta Kaori non ci fece caso e in poche parole gli spiegò quello che era successo pochi minuti prima.
«Credo anche io che quel tizio non c’entri nulla, anche perché altrimenti Shizuka ce ne avrebbe parlato, ma in effetti è meglio fare un controllo su di lui».
«Scusate, potreste spostarvi? Dobbiamo togliere di mezzo questa attrezzatura» domandò una voce di donna. A occhio e croce anche lei non doveva avere più venticinque anni, e Ryo si chiese perché avesse intrapreso la carriera di sweeper e non si fosse dato al cinema, viste le bellezze che avrebbe potuto incontrare.
«Ma certo, mio dolce angelo!» si affrettò a spostarsi accanto a lei «Posso darti una mano?»
«La ringrazio, ma se ne occuperanno i miei colleghi», spiegò indicandogli i due uomini.
«Ancora meglio, vuol dire che lei è libera di restare qui con me. Cosa posso offrirle? Un caffè? Un mokkkori?»
Era pronto a lanciarsi contro la povera malcapitata, quando qualcosa lo bloccò e la donna poté allontanarsi in tutta fretta. Che gli stava succedendo? Perché tutto a un tratto gli faceva così male la pancia?
«Ryo? Tutto ok?» gli domandò Kaori preoccupata. Ma lui avrebbe preferito essere sparato in uno scontro all’ultimo sangue che dirle la verità.
«Vado a controllare una cosa! Occupati tu di Shizuka!» urlò e corse via come un razzo, mentre le luci venivano nuovamente spente e i due attori si spostavano al centro della scena per riprendere a girare.

**

Kaori guardò nella direzione in cui si era allontanato il proprio socio chiedendosi se avesse fatto davvero la cosa giusta.
«Il tuo problema, Kaori, è che ti lasci guidare dalla gelosia e non pianifichi una strategia», le aveva spiegato Miki «ci sono tanti modi per punire Saeba senza che si accorga che sei stata tu. Basta che usi un po’ di astuzia: del resto, lo conosci bene, non ti sarà difficile riuscire a prevenire le sue mosse!»
Lei aveva annuito, provando a immaginare cosa sarebbe successo una volta arrivati agli studi, e si era davvero sorpresa dell’estrema facilità con cui era riuscita a simulare le possibili evoluzioni della giornata. Così, prima di seguire il giovane stagista, aveva sussurrato a Konatsu-san di attendere solo un paio di minuti prima di chiamare Shizuka, perché sicuramente Ryo ci avrebbe provato con lei: era bravo nel suo mestiere, aveva spiegato ma, come anche lui aveva potuto notare, era meglio evitare che rimanesse tropo tempo solo con una donna, specialmente se bella e famosa.
Quando poi era entrata nella stanza in cui stavano registrando, si era accorta che c’erano molte donne giovani e belle che sicuramente avrebbero attirato l’attenzione dell’uomo e aveva deciso di giocare d’anticipo: appena l’aveva visto entrare, aveva chiesto a una ragazza tuttofare di portargli il caffè. Le aveva chiesto di non fare il suo nome, facendole comprendere che era troppo timida per farlo lei. La ragazza le aveva fatto un occhiolino complice e aveva portato a termine il suo compito.
Peccato che la giovane non sapesse che aveva sciolto un lassativo nella bevanda. Non avrebbe avuto un effetto troppo forte, ma l’avrebbe messo al tappeto almeno per il tempo delle riprese: c’erano un sacco di persone lì e dubitava che il loro attentatore avrebbe agito con tutta quella gente. E comunque, ci avrebbe pensato lei a proteggere Shizuka, se fosse accaduto qualcosa.
Per un attimo si sentì in colpa. Non che quell’idiota meritasse il suo dispiacere visto come si comportava, si disse incrociando le braccia al petto, e si concentrò sulla scena che si stava svolgendo davanti a lei: il giovane Tsutomu aveva appena salvato la bella Mikiko da un tentativo di rapimento e lei in quel momento era piangente e tremante fra le sue braccia; lui, con delicatezza, le aveva asciugato le lacrime dalle guance e la stava guardando con uno sguardo pieno d’amore.
Kaori era completamente rapita dalla scena. Shizuka era davvero una brava attrice: sicuramente non provava niente per l’uomo che aveva di fronte, eppure sembrava quasi che per lei non esistesse altri che lui. I suoi occhi trasmettevano così tanto affetto da far male al cuore.
E forse, era davvero così, intuì: in quel momento, Shizuka non stava guardando Daisuke Anno, ma qualcun altro che occupava i suoi pensieri.
All’improvviso, le luci si spensero e alcune donne gettarono un gridolino.
«Shizuka-san!» urlò lanciandosi verso il centro della stanza, ma non vedeva assolutamente nulla. «Accendete quelle maledette luci!» ordinò, sperando che qualcuno la sentisse.
«Lasciami!» gridò la voce di Shizuka e le sue urla l’aiutarono a capire dove fosse, nonostante il buio. Si stavano spostando, capì, cercando di concentrarsi sulla voce di Shizuka e di ignorare le altre. Ma verso dove?
«Ma certo!» comprese al volo e si lanciò verso l’uscita: vide la porta aprirsi e chiudersi velocemente a pochi metri da lei e seppe di aver avuto l’intuizione giusta.
Kaori accelerò e in pochi minuti raggiunse i due: un uomo, con un bavaglio che gli copriva la bocca e un coltello nella mano libera, cercava di trascinare via Shizuka, che continuava a dimenarsi.
«Lasciala andare o sparo!» tuonò la sweeper tirando fuori l’arma e puntandola contro l’uomo.
Per tutta risposta, lo sconosciuto si voltò nella sua direzione e rise sprezzante. «Rischiando di uccidere anche lei?» le chiese, spostando la giovane proprio sulla traiettoria dell’arma.
Aveva ragione, non avrebbe mai potuto sparare. Per quanto la sua pistola adesso fosse a posto e si fosse allenata tanto, non aveva la mira di Ryo: se avesse sparato, avrebbe potuto colpire Shizuka per errore.
«Hai ragione» ammise mettendola via «Vorrà dire che farò a modo mio!»
«Che diavolo…?»
Kaori prese la rincorsa e si lanciò verso il rapitore che, preso alla sprovvista, lasciò andare Shizuka e puntò il coltello verso di lei. Ma un colpo di pistola gli fece volare l’oggetto di mano e fu costretto a fuggire.
«Ehi tu, aspetta!» gridò Kaori, con tutta l’intenzione di inseguirlo, ma Ryo la fermò.
«Cosa? E perché? Se lo acciuffassimo…»
«Se lo inseguissimo in questo posto così pieno di gente, potrebbe far del male a qualcuno. È un professionista, ricordalo» le spiegò.
Kaori si morse la lingua. Lui aveva ragione, ma…
«Shizuka-san, tutto bene?» chiese Ryo raggiungendo la ragazza e dandole una mano per rialzarsi.
Shizuka l’accettò volentieri e gli sorrise. «Allora sei davvero bravo come dicono. E io che stavo pensando che il tuo unico pensiero fosse quello di portarmi a letto!»
Ryo ricambiò il sorriso. «Se vuoi, possiamo riprendere il discorso da dove l’avevamo lasciato…» propose.
«Ah! Ecco io…» la ragazza fece un passo indietro.
«Dài, Shizuka-san, non essere ti-» ma non riuscì a terminare quello che stava per dire, perché un nuovo attacco di mal di pancia lo costrinse a darsela a gambe per la seconda volta.
«Ma che gli è preso tutto a un tratto?» si domandò Shizuka perplessa; Kaori, invece, si passò una mano sulla fronte: forse i lassativi non erano stati poi un’idea così geniale.






Ringrazio il dorama coreano di City Hynter (a proposito, guardatelo: non c’entra niente con il manga di Hojo-sensei, ma è davvero bello e ben fatto) per l’ispirazione per i lassativi. Anche in quel caso fecero più danni che bene. ^^”
   
 
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