- Epilogo -
All'alba, Alexandra si risvegliò e si accorse di essere sola.
Sul posto vuoto accanto a lei un biglietto e una rosa rossa.
Sorrise, chiedendosi dove avesse avuto il tempo di trovarla.
Prese il foglio tra le mani e lesse quel biglietto trattenendo il fiato fino alla fine per poi scoppiare a piangere, scorrendo le dita sulla sua firma.
"Non la dimenticherò questa notte, Alexandra.
Mai più potrò dimenticare te, i giorni passati insieme e le notti come questa.
Aspettami. Io attenderò con ansia il giorno in cui potremo dirci quel si eterno, benedetti dagli dei.
Ti amo.
Tuo Ignis."
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Tutto era pronto. L'attrezzatura da campeggio era già stata trasportata in macchina, e i quattro ragazzi erano già montati a bordo.
L'appartamento del principe era stato pulito, ed ora erano pronti per partire. Avrebbero dovuto raggiungere un'ultima volta il palazzo reale, per salutare sua maestà. Poi il viaggio sarebbe iniziato.
Insomnia era già in festa, anche se mancavano ancora un paio di giorni alla firma del trattato.
-Hey Iggy ...- disse Prompto ad un tratto, esprimendo il pensiero anche degli altri due -Com'è andata la serata ieri? Sei stranamente silenzioso ...-
L'interessato sorrise, ma con gli occhi velati da uno strano, impercettibile dolore.
-Bene ...- disse soltanto -Molto bene ...-
Gladio, che gli sedeva affianco, lo guardò sorpreso e preoccupato.
Ma non potè esprimersi oltre, perché la vettura entrò nel chiostro del palazzo reale e si fermò proprio all'inizio del viale, dove sua maestà Re Regis già li attendeva.
-Concentriamoci sul presente, adesso.- disse, preoccupando anche Noctis a cui poi si rivolse -Meglio non far attendere sua altezza, Noct.-
Il Principe sorrise appena, sospirando.
-Mh, già ... Meglio non farlo attendere.-
***
Il colloquio non durò molto, giusto il tempo ... di dirsi addio.
Poi tutti risalirono in macchina e la vettura sfrecciò veloce verso le porte della città.
Guardandola partire dal marciapiede attaccato alle mura del castello, Alexandra sentì il cuore spezzarsi in due ma rimase in piedi, stringendo i pugni e fissando atona l'orizzonte.
Alla fine era rimasta nascosta a guardarli partire, senza farsi vedere.
Era giusto cosi, tanto la vita li avrebbe riuniti prima o poi.
Quindi rientrò in silenzio nelle cucine del castello, indossò nuovamente il grembiule e riprese in mano il coltello con cui stava sminuzzando con cura le verdure per il secondo piatto del pranzo di sua maestà.
Ignis ... era grazie a lui che aveva ottenuto quel lavoro, l'avrebbe reso fiero di lui così che quando sarebbe tornato lo avrebbe visto sorriderle contento e avrebbe potuto riabbracciarlo fiera di sé.
Aveva deciso. Fino al suo ritorno, avrebbe sfruttato bene quel tempo e si sarebbe impegnata a diventare la donna che lo avrebbe reso fiero di averla scelta.
***
Il giorno della firma dell'armistizio ...
Insomnia era in festa, la gente era accalcata in massa attorno alle transenne per vedere i delegati imperiali e soprattutto poter scorgere il Re, il Principe o sua Grazia Lunafreya.
C'era anche la famiglia Baker al completo, motivati dallo spirito Mary che considerava questa nuova svolta degli eventi un modo che gli dei avevano trovato per salvaguardare la pace di Insomnia e avverare le sue preghiere.
Nessuno di certo si aspettava, nel momento clou della cerimonia, quelle aereo navi piene di magitek che all'improvviso piombarono sulla popolazione generando il caos e dando inizio all'ultimo atto della conquista di Insomnia da parte dell'impero di Niflheim.
La prima ad accorgersene fu Alexandra, che capì fin da subito di non trovarsi di fronte ad una rappresentanza formale dello sfarzo imperiali.
Lei, sua madre e le sue sorelle assieme alle nipotine erano tra state le prime persone ad arrivare e quindi le prime ad accaparrarsi un posto in prima fila dietro le transenne.
Un bene se si voleva assistere alla cerimonia e al corteo, ma una pessima circostanza allo scoppio di un qualsiasi pericolo.
La folla iniziò ad accalcarsi urlando spaventata mentre i magitek le sparavano contro uccidendo indistintamente chi tentava di fuggire superando la barriera.
-State calmi!- gridò allarmata Monica, senza essere udita.
Poi lei e Alex presero per mano le nipotine, Christine e la loro madre costringendosi a rimanere fermi in un gruppo unito.
Quella strategia funzionò permettendo loro di resistere alla calca. Ad un tratto le transenne caddero, le persone si dispersero e loro si ritrovarono insieme ad altri pochi al centro del bersaglio dei magitek rimasti.
-Scappate! Via, via!- urlò Alex tenendo per mano la nipotina più piccola e sua madre, mentre Monica faceva lo stesso con le altre due -Forza, mamma! Forza!-
Purtroppo per loro però, non fecero nemmeno due passi che si ritrovarono circondati dai magitek.
Alexandra si sentì morire, la bimba pianse lasciandole la mano e correndo da sua madre, un magitek si mosse e le sparò contro uccidendola.
Christine urlò.
Anche a lei toccò la stessa sorte, e poco dopo alla sua figlia più grande, che corse da lei urlando e ripetendo l'errore della sorella.
Rimasero sole, lei, sua madre e sua sorella.
Da sole a guardare l'orrore.
I magitek sembravano essersi fermati ma la rabbia dentro Alexandra Jane Baker divampò così tanto da spingerla a scagliarsi contro uno di essi e usare i pochi insegnamenti basilari imparati da Gladio per tentare di sopraffarli.
-Alex, no!- urlò Monica.
Quelle macchine diaboliche ricominciarono a far strage.
Mentre lei si impossessava di uno dei loro fucili e sparava senza averlo mai fatto in vita sua, Monika cercava di fuggire assieme alla loro madre, approfittando del diversivo.
Ce l'avevano quasi fatta, ma uno dei nemici si voltò e sparò.
Alexandra urlò, con tutto il fiato che aveva in gola.
Sembrava un incubo.
Un terribile incubo.
Corse piu veloce che poté, le ossa doloranti e il cuore in gola, riarsa.
Fece scudo col suo corpo e all'arrivo i proiettili le perforarono i polmoni, immobilizzandola all'istante.
La bocca spalancata, gli occhi sgranati. Sembrava essersi congelata nell'istante preciso in cui l'avevano colpita.
Cadde in ginocchio, mentre un flotto di sangue scivolò fuori dalle sue labbra.
L'ultima cosa che vide fu sua madre in lacrime e sua sorella che correva a soccorrerla, mentre i magitek la circondavano.
Poi uno di loro la colpì alla testa, non seppe dire con cosa, e tutto si fece buio.
La bolla si era infranta, il momento della verità era arrivato.
Non avrebbe mai creduto di trovarne una così crudele.
(FINE)
(CONTINUA IN "Il tempo del risveglio", presto online)