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Autore: N a r a y    30/10/2018    1 recensioni
«Perché hai dimenticato ...»
Il diavolo parve riflettere e con un sorriso amaro ondeggiò la testa: «Raf ... lascia perdere»
«Ma eravamo finalmente legati! Avevamo qualcosa che ci rendeva vicini, non solo noi due, ma anche gli altri! Me lo avevi detto anche tu! Me lo ricordo! Avevamo detto che nulla sarebbe cambiato da quel giorno, perché invece tu ti comporti così ora!»
Raf pronunciò ogni singola frase che fin dall'inizio di quel giorno si era tenuta dentro. Le aveva ripensate e ripensate cercando il giusto approccio per porsi a lui, ma Sulfus era così sfuggente e non appena ne ebbe l’opportunità, Raf dette vita a tutti quei pensieri.
Sulfus non si scompose. Con sguardo neutro cercò di non mostrare a Raf la sua irrequietezza: «No ...» si limitò a rispondere. «Un giorno mi ringrazierai, e così anche gli altri».
Raf scosse la testa. Non ci voleva credere, le sembrava tutto così assurdo!
Assurdo che Sulfus si fosse imposto di tornare suo nemico come in principio e dimenticare tutto quello che avevano passato insieme!
Un senso di malessere pervase l'angioletta non appena gli occhi si posarono sul viso di Sulfus.
Girato di profilo il diavolo sembrava avere un’aria sofferente.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Raf, Sulfus
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buon giorno!
(così vado sul sicuro)


Mi spiace pubblicare dopo molto tempo, ma purtroppo pure io ho la mia vita ben incasinata e spero che la storia continui a prendervi. Per questo, avviso che so se riuscirò nel mio intento iniziale di postare un capitolo ogni domenica, ma farò del mio meglio per non creare stalli nell’aggiornamento così lunghi, come già successo! u.u
Come sempre invito a lasciare commenti nel caso e ringrazio tantissimo e di cuore le persone che lo stanno già facendo! <3
Davvero, grazie mille!
:3 

 


Incontro segreto?



 

 
Conoscete il detto ‘non dire gatto se non ce l'hai nel sacco'?
Bene, se è così capirete cosa accadde al povero Gas quel giorno nella sua stanza dell'incubatorio. In questo caso sarebbe stato coretto dire 'non dire angelo se non ce l'hai nel sacco', ma cosa ne poteva sapere il piccolo e paffutello diavolo amante delle merendine poco salutari?
Di sicuro un angelo lo aveva visto, o almeno così affermava. Se glielo aveste chiesto, avrebbe potuto rivelarvi anche che gusto sapesse la merendina con cui si era quasi strozzato per lo spavento.
Davanti ad alcuni giovani diavoli dalle facce poco convinte, Gas si sforzava di descrivere il più dettagliatamente possibile l'intruso che si era presentato nella stanza dell'incubatorio e inoltre – secondo la sua versione – addormentato letteralmente sul letto del suo capo, Sulfus.
Ahimè, nessuno dei diavoli credette alla sua storia specialmente quando, fiero di aver chiuso in flagrante l'angelo nella stanza, aprì la porta senza trovare nessuna meringa alata dormire beata sul letto.
Forse l'angelo lo aveva catturato anche nel sacco, ma questo doveva essere stato un angelo davvero astuto e intelligente per sfuggirgli.
L'unica speranza, era che qualche diavolo potesse riuscire riconoscere questo angelo dalla sua descrizione accurata ed infine, dargli ragione per lo meno, della sua esistenza. Non aveva intenzione di passare certamente per scemo lui!
Ora però avrebbe dovuto spiegare tutto al suo capo, Sulfus.
Aveva mandato due diavoli a chiamarlo per fargli vedere l'angelo, ma ora le cose erano completamente cambiate.
«Allora Gas? Perché tutto questo trambusto!?» eccolo lì, Sulfus più scocciato che mai.
Gas si ritrovò a deglutire e pensare che la sua vita si sarebbe tramutata in un orribile incubo.
Si strofinò le mani nervoso. Ora nell'incubatorio c'erano solo loro due e nessun altro. Se doveva affondare, lo avrebbe fatto da solo.
«Ti devo prima chiedere di trattenerti dal menarmi o scuoiarmi vivo dopo che ti avrò raccontato tutto …» disse alquanto ansioso.
L'occhiataccia che ricevette da parte di Sulfus non lo aiutò affatto a calmarsi!
«Non me lo chiederesti se fosse qualcosa di vero e importante … mi stai per caso prendendo in giro?»
«Io!? No, ti sbagli!» si morse la lingua.
Sulfus gli si avvicinò, con uno sguardo affilato e non incline all'indulgenza: «Io - non – sbaglio - mai!» lo corresse rimarcando ogni singola parola.
Gas si ritrovò a balbettare: «C-certo c-che n-no!» stava sudando freddo.
Senza distogliere lo sguardo da Sulfus, con una mano cercò di toccare la maniglia della porta e aprire, alquanto impacciato, per mostrare la stanza al diavolo.
Quando l'aprì, Sulfus aguzzò lo sguardo, pensando di trovare qualcosa o qualcuno, eppure appariva tutto nella norma.
Dopo aver raggiunto la soglia sotto lo sguardo preoccupato di Gas, Sulfus si girò nuovamente verso il diavolo paffutello: «Allora?»
«C'era un angelo sul tuo letto … prima!» si affrettò a spiegare.
«Un angelo?»
«Sì, si era addormentato, quindi lo ho chiuso dentro pensando che non sarebbe riuscito ad uscire …»
«Cretino di un diavolo! Ma tu lo sai che le nostre proiezioni ci permettono di oltrepassare le pareti!?»
Gas ammutolì di botto.
Sulfus ora era davvero arrabbiato, ma stranamente si trattenne dal menarlo e andò subito dritto al suo letto.
Gas lo vide rovistare tra le coperte, borsa e valigie che si era portato dietro.
Aggrottò la fronte quando lo vide concentrato nell'ispezionare la borsa: stava cercando qualcosa?
Lo vide bloccarsi all'improvviso dopo che ebbe controllato anche sotto il letto.
«Questo angelo, che aspetto aveva?»
Gas fu sorpreso dal cambio repentino del tono di voce. Ora era diventato davvero serio e non sapeva se temerlo o abbassare la guardia.
«Basso, capelli blu scuro e ehm …»
«Ehm, cosa!?»
«Capo, esistono angeli senza ali?»
Sulfus sgranò gli occhi per la sorpresa. Angeli senza ali? Certe bizzarrie erano davvero possibili?
«Non lo so …» rispose cupo mentre si avvicinava verso l'entrata dell'incubatorio dove Gas lo stava aspettando.
«Ora io e te dobbiamo tenere d'occhio Michea e questa nuova aggiunta al club meringhe alate, intensi?» disse con tono intimidatorio che non ammetteva repliche.
Gas fece un cenno deciso con la testa, prima che Sulfus lo lasciasse lì impalato.
A quanto pare, dopotutto, aveva fatto bene a chiamarlo, anche se come suo solito il capo tendeva a tenersi tutte le informazioni per sé.
Sulfus risalendo le scale prese il cristallo che teneva nella sua tasca della lunga giacca. La osservò sul palmo destro della sua mano mentre nell'altro, scoprì ciò che aveva trovato sopra il suo letto: lo stesso amuleto a forma di diapason che aveva distrutto lo scorso anno.
Lui ricordava benissimo di averlo distrutto e abbandonato per strada dopo essere scappato da casa di Malachia, prima che venisse distrutta. Lo ricordava benissimo.
Questo voleva solo dire una cosa: quell'angelo senza ali nascondeva qualcosa, qualcosa che riguardava da vicino la questione Riviventi. Sicuramente lasciargli l'amuleto sul letto non era un gesto di cortesia, ma un messaggio.
Era certo che quella meringa ‘non alata’ si sarebbe fatta viva di nuovo, molto presto.
 
 
§*§*§*§*§*§*§
 
 
«… e così lo trovarono spaparanzato su una nuvola con la pancia piena di spuma angelica*!»
Diversi angeli intorno a Hanwi scoppiarono a ridere.
«Davvero bella questa storia!» rispose uno con la mano ancora premuta contro la pancia. A Hanwi parve di vederlo piangere dalle risate.
«Felice che vi sia piaciuta amici miei!» disse raggiante mentre con un balzo, scese giù dallo sgabello su cui era seduto.
Era davvero basso, anche in confronto agli stagisti del primo anno.
A quanto pare, nessun angelo aveva chiesto ad Hanwi perché non avesse le ali e questo gli fu di gradimento. Forse avevano paura di recargli fastidio o brutte memorie nel chiederlo, o forse altro …
La mattina era ormai conclusa e l'ora di pranzo era più vicina che mai. I borbottii e le rumorose chiacchierate tra gli stagisti animavano l'intera mensa, tanto che alcuni professori dovettero intervenire per calmare le acque e non solo nell’area riservata al pasto dei diavoli …
Hanwi involontariamente, aveva attirato a sé molti angeli, anche stagisti di secondo e terzo anno. Tutti si chiedevano perché nessuno lo aveva visto partecipare alle lezioni, ma non sembravano affatto insospettiti o turbati da tutto ciò: tra angeli ci si fida l'uno dell'altro, ma badate bene, non è ingenuità questa, ma empatia.
Ogni angelo ne ha molta di più quando è affine a un altro angelo o terreno e nel caso del nostro amico senza ali, anche alle più disparate creature …
I suoi occhi chiari si posarono sui visi di tutti i presenti nella mensa, inclusi i diavoli, ma il viso che stava cercando lui, non era tra questi.
Decise di spostarsi un po', pensando di riuscire a scorgerlo nascosto in un qualche angolo della grande sala.
Hanwi però, non era l'unico che stava cercando qualcuno o qualcosa.
Dall'altra parte del tavolone degli angeli, anche un diavolo stava cercando con sguardo attento su tutti i presenti un viso che potesse mettere in moto quell'ingranaggio, il suo sesto senso*.
La descrizione fornitagli da Gas non gli era stata alquanto utile, ma l'unico punto chiave erano certamente le ali, ma si stupiva di quanto potesse passare inosservato un angelo del genere, soprattutto a lui e al suo infallibile intuito.
Si era immaginato di veder sollevare un gran polverone di mormorii e tensioni da parte degli angeli davanti a una anomalia del genere, forse però vedeva le cose dal punto di vista di un diavolo e non di un angelo …
L'angelo senza ali doveva aver fraternizzato con tutti in pochissimo tempo e lui non sapeva nemmeno da quando si era fatto vivo in quella scuola. Era riduttivo pensare che il suo arrivo sulla terra fosse stato nello stesso istante in cui Gas lo aveva trovato sul suo letto 'addormentato'.
Addormentato non lo era di sicuro, era stato tutto pianificato per entrare, lasciare il medaglione, far avvertire della sua presenza e chiamare il sottoscritto per fargli ricevere il messaggio ancora tutto da decifrare.
L'unica cosa di cui non capiva il senso e come fosse possibile che questo angelo, mai visto prima, sapesse di lui, il suo nome e soprattutto quale fosse il suo letto. Possibile che fosse uno studente dello scorso anno? Questo spiegava anche perché molti degli angeli non avessero reagito alla sua mancanza di ali, ma qualcosa non andava comunque. Gas, lui e molti diavoli neppure lo scorso anno lo avevano visto a scuola e pure ai diavoli del secondo e terzo anno non risultava familiare.
Questo lo rendeva nervoso.
Non si era stupito che pure questo angelo senza ali sapesse della faccenda Riviventi, ma il medaglione era una cosa a cui solamente lui, la sua gang, quella di Raf e Malachia erano a conoscenza.
Prima Michea e ora questo nuovo angelo … ne sarebbero arrivati altri come loro? Sapevano qualcosa a cui loro era sfuggito? Erano in combutta con le Alte Sfere? Le Basse Sfere erano informate oppure questi sedicenti angeli erano al soldo dei Riviventi o di chi ancora aveva quella pagina strappata del libro usato per evocare quei mostri?
Aveva così troppe domande in mente e nessuna risposta … era davvero frustrante.
Spostò lo sguardo attraversando una fitta foresta di capelli, corna e aureole e vide poggiato sullo stipite di una porta secondaria Michea, intento ad osservare all'oscuro la scena del pranzo che stava per prendere atto.
Sembrava avere uno sguardo cupo, ma i suoi occhi azzurri brillavano nella penombra in cui era avvolto. A Sulfus diede un senso di quasi terrore - cosa molto rara per lui - mentre lo guardava. Ora lo poteva osservare per quella che appariva essere la sua vera natura: glaciale e imperturbabile.
Un pensiero fece capolino nella sua mente: quello sguardo di ghiaccio gli era familiare, qualcuno che da molti anni aveva abbandonato la città di Zolfanello City …
Nessuno notò, ma Sulfus quasi sobbalzò sulla sedia.
Nella sua visuale fece capolino l'angelo senza ali!
Con un portamento rasente l'infantile, ma alquanto elegante e leggiadro, si avvicinò con noncuranza nella stessa direzione in cui Michea si era appostato ad osservare.
A Sulfus quasi cadde il cucchiaio dalle mani non appena l'angelo dai capelli scuri si parò dinanzi a Michea, salutandolo con una manina. Forse voleva solo fare amicizia, magari non si conoscevano affatto.
L'angelo biondo non abbandonò la sua espressione fredda mentre l'altro sembrava aver iniziato a parlargli.
Sulfus si guardò intorno e notò che ancora mancavano alcuni minuti prima che, chi di dovere, avrebbe portato il cibo per tutti gli eterni. Decise quindi di agire.
Disse a Cabiria e Mefisto che si sarebbe assentato per qualche istante per tornare all'incubatorio, con la scusa di dover fargli vedere qualcosa di importante e fece attenzione a non farsi beccare da Kabalè. Da un po' quella diavoletta aveva iniziato ad osservarlo troppo spesso per i suoi gusti. Averla sempre addosso non lo avrebbe aiutato con la sua attività di spionaggio.
Fece finta di prendere la porta che si affacciava sul corridoio e arrivare così alle stanze dell'incubatorio e sognatorio, ma poi invece di svoltare in quella direzione, sterzò nel senso opposto e si mise a correre per raggiungere la stanza in cui Michea e l'angelo misterioso stavano confabulando.
Quando sentì un brusio di voci, intuì di essere arrivato, ma non abbassò la guardia. Oltrepassare il muro avrebbe potuto farlo scoprire ai due angeli, ma era l’unico modo per poter ascoltare qualcosa dei loro discorsi.
Appena si ritrovò nella stanza, i suoi occhi guizzarono nella direzione in cui provenivano le voci. Capì di trovarsi dentro uno sgabuzzino usato per le cucine che aveva una seconda porta di uscita.
Cercò di avvicinarsi per vederli. Fortunatamente li aveva colti in una posizione laterale così da averli entrambi sotto la sua visuale.
Sulfus si nascose dietro un grosso scaffale e li osservò con attenzione.
La voce di Michea era chiara, ma inaspettatamente meno calma di come si sarebbe aspettato.
«Ti avevo detto di presentarti in modo meno appariscente Hanwi!» sembrava rimproverare l'altro angelo.
“Hanwi … allora così si chiama il nostro angioletto senza ali!” sorrise compiaciuto di aver trovato finalmente qualche informazione sul suo conto.
L'angioletto dagli occhi chiari non sembrava affatto turbato dal tono di Michea, anzi, dondolava le braccia con un sorrisetto divertito sulle labbra: «Oh andiamo Michea, è tutto apposto! So cosa faccio!»
Sulfus guardò l'angelo con quegli strambi abiti addosso: a osservarlo sembrava un tipo più svampito della piccola Raf, ma dopo quello che era successo, di rimbambito vi era solo Gas che se lo era fatto sfuggire da sotto il naso.
L'angelo biondo inaspettatamente si irrigidì e osservando fuori dalla porta, fece un movimento repentino, prendendo Hanwi per un braccio e facendo un passo veloce indietro. Tirò con forza a sé l'angelo e questo quasi incespicò e gemette per lo strattone.
Sulfus rimase alquanto perplesso dalla scena che si era appena presentata sotto i suoi occhi. Poi si riscosse pensando fosse lui la causa dello strano atteggiamento di Michea.
«Michea che fai? Mi stai facendo male!» disse con disappunto Hanwi, ma modulando il tono di voce. “Quindi è un incontro segreto questo?” pensò Sulfus con un sorrisino sulle labbra.
Senza preavviso Michea avvolse con le sue braccia il corpo minuto di Hanwi, stringendolo contro di sé. Nascose il viso tra i capelli blu notte dell'angelo senza ali e sospirò come sollevato: «Pensavo che non ti avrei più rivisto …»
Sulfus continuava ad ascoltare, sempre più preso da quella chiacchierata. Quindi si conoscevano da tempo, molto tempo …
Questo Hanwi doveva essere una persona molto importante per Michea e poi lo sguardo di quest'ultimo, così freddo e contraddittorio! Non solo! Tutte quelle sensazioni che Sulfus sentiva vicino a lui, le stesse che aveva provato con i Riviventi, senza tener conto poi delle reazioni del cristallo, che proprio in quel momento stava emettendo energia …
«Sono qui ora» rispose Hanwi con un dolce sorriso sulle labbra. Ora sembrava diventato molto più grande, aveva assunto come un atteggiamento da fratello maggiore, premuroso e affettuoso.
Sulfus vide la mano di Michea spostarsi sullo spazio tra le scapole di Hanwi. Un movimento impercettibile, che però Sulfus riuscì a cogliere: l'angioletto tremò al contatto e sciolse veloce l'abbraccio, ma senza perdere il contatto visivo con Michea: «Non ci pensare più, ok? È stata una mia scelta, lo sai» gli disse. Continuava a sorridere, ma a Sulfus pareva uno di quei sorrisi con cui si mascherano tanti dolori e lacrime.
Entrambi gli angeli gli fecero capire che avevano molto da raccontare, forse la loro storia era più seria di quanto potesse immaginare. Forse non riguardava solamente i Riviventi, ma qualcosa di ancora più grande.
Ora aveva capito che Hanwi le ali, le aveva perdute per sempre.
Se questo riguardava i Riviventi, forse faceva bene a sentirsi spaventato dopotutto.
Immaginò Raf senza ali, o Miki, Kabalè e gli altri …
Poteva sbagliarsi?
«Quel mostro …» disse cupo Michea e Sulfus capì che si riferiva ancora alle ali di Hanwi.
“Mostro?”
L'angioletto non perse il sorriso e accarezzò l'altro, stringendogli la mano.
«Dobbiamo andare ora, hanno bisogno di tornare e terminare ciò che hanno iniziato».
«E noi daremo il colpo di grazia».
L'angelo senza ali sorrise annuendo: «Dobbiamo solo mostrargli la via …»
Poi si scostò e assunse uno sguardo determinato che fece rabbrividire Sulfus. Quelli non erano angeli, tutto tranne che quello.
«Anche se, penso qualcuno stia già iniziando le ricerche» disse bisbigliando, ma la frase fu subito intercettata dalle orecchie di Sulfus.
Michea si riscosse: «Chi?» chiese alquanto dubbioso.
Hanwi continuò a sorridere e fece un elegante movimento con una mano. Sì, Sulfus doveva ammetterlo, era davvero molto aggraziato nei movimenti.
«Aspetta e vedrai …» e portandosi la lunga manica sulle labbra, gli fece l'occhiolino.
Michea sbuffò di rimando, prima di strofinare affettuosamente la testa di Hanwi e guardare fuori verso la mensa. «Andiamo, hanno portato da mangiare».
«Oh no, io andrò a schiacciare un pisolino!» disse l'altro stiracchiandosi e sbadigliando.
Michea sorrise e andò senza di lui.
Sulfus rimase ancora per osservare Hanwi.
Questo aveva veramente lo sguardo stanco, ma Sulfus non gliela diede a bere.
L'angelo si spostò vicino al grande tavolo della cucina e vi si appoggiò sopra. Si guardò intorno, come se trovasse curioso tutto quello che era in quella stanza.
Sulfus notò il colore della sua aureola. Era di un viola quasi tendente al blu; immaginava che anche le ali fossero state del medesimo colore.
L'angelo aveva un corpo minuto, ma comunque slanciato e snello. Vide i capelli scuri dell’angelo della sua stessa tonalità e scoprì che questi erano in realtà racchiusi da una lunga treccina, coperta da una stoffa di un rosso cremisi.
Lo sentì picchiettare con le dita sul tavolo.
Certamente, pensò Sulfus, non era una brutta visione nel complesso, ma qualcosa stonava e non riusciva a capirlo.
Poi a un tratto Hanwi saltò sul tavolo con una certa agilità e si sedette. Iniziò a dondolare le gambe e sul viso aveva stampato un sorrisetto soddisfatto.
«Michea, Michea, oramai non hai più bisogno che io ti stia accanto …» disse l'angelo e a Sulfus parve di vedere un sorriso triste su quel viso tondo e delicato.
Stranamente per il diavolo, qualcosa si fece strada dentro di lui, come se una strana sensazione lo avesse preso alla gola e avesse iniziato a muoversi dentro, scombussolandolo. Ebbe quasi la malsana idea di alzarsi e andare ad abbracciarlo, aveva iniziato a fargli davvero pena l’angioletto. Pareva davvero, troppo e profondamente triste.
Scosse la testa scacciando via quell’orribile idea. Lui, avere pena per un angelo!? Stava davvero impazzendo!
Vide Hanwi prendere tra le mani qualcosa: «C’è qualcun altro che ha bisogno di me ora …»
Sulfus chiuse gli occhi e sentì il cristallo emanare calore. Diventò così tanto forte, che scostò la mano come se si fosse scottato.
«Ma che diamine!?» esclamò cercando di soffocare la voce senza successo.
Hanwi girò lo sguardo verso la sorgente del suono: «Chi c’è?» chiese.
Sulfus con velocità si preparò a sparire da lì il prima possibile.
Hanwi scese dal tavolo pronto a dirigersi verso il suo nascondiglio, ma Sulfus fu più svelto e riuscì a scappare prima che l’angioletto si affacciasse a vedere chi vi fosse nascosto.
Quando si accorse che nessuno si stava nascondendo, Hanwi portò una mano alla bocca e sbadigliò: «Oh beh, sono sicuro che ti rivedrò presto, Sulfus …» e sorrise; lo stesso sorriso che aveva donato a Michea pochi attimi fa.


 

Note

SPUMA ANGELICA: uno degli spuntini più graditi dai giovani angeli, fatto con le nuvole del pianeta Venere. Nella scuola viene offerta da Arkan agli angioletti convalescenti nell'Aula della Quarantena.

 

   
 
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