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Autore: SparkingJester    31/10/2018    1 recensioni
Storia partecipante al contest “Bionica mente” indetto da molang sul forum di Efp.
Dopo svariate missioni esplorative completate con successo, la Opticon si apprestava ad affrontarne un'altra, più carichi che mai. Stavolta sotto scorta e con un obiettivo differente, il team di ricerca si appresta allo studio di un nuovo pianeta fin quando l'umano più giovane non ebbe un'allucinazione che cambiò la destinazione e il Fato della missione, mettendo in pericolo compagni e non solo.
Genere: Avventura, Dark, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo l’accaduto, solo Orca venne informato del duplice obiettivo della missione, mantenendo il segreto invece per i coniugi nidoriani, distanti ed ancora innocenti.
L’atmosfera entusiasta e allegra che normalmente pervadeva i membri della Opticon svanì gradualmente con lo scorrere del tempo fra studi, raccolte di campioni e interazione con le bizzarre specie aliene.
Pundu e Arzem non tornarono mai all’accampamento base, bensì studiarono il comportamento dei briedi e si tennero in continua comunicazione con Orca, il quale invece analizzava comodamente dal suo studio i campioni di roccia e lava che finalmente la dottoressa Arzem era riuscita ad ottenere.
Methra divenne fredda e svolse il suo lavoro con il broncio e come un automa.
Il professore e i tre soldati scambiavano spesso dialoghi segreti; si sapeva avessero parlato col governo centrale, comunicando la scoperta del relitto e ricevendo l’ordine di indagare ancora e trovare il secondo corpo o un indizio su quale poteva essere stata la meta successiva della ormai perduta Foundress.
Le cose più strane invece accaddero a Dean: dopo aver visto la Daughter e aver collegato l’assenza del secondo corpo, senso di colpa, curiosità, amore e dovere si mescolarono nella sua testa.
Il suo animo si spense come quello degli altri, soprattutto dopo le innumerevoli notti passate in piedi ad attendere una nuova manifestazione di quella splendida ragazza dai capelli rossi.
Dopo due mesi le sue speranze trovarono un minimo di conforto: la ragazza si presentò ancora all’accampamento, senza avvicinarsi all’oblò stavolta. I due passarono ore a scambiarsi dolci sguardi finché lei decise di svanire ancora.
La terza volta fu dopo un altro mese, stavolta Dean fu incaricato di scaricare le latrine e svuotarle in un piccolo orto che il professor Orca aveva creato per le sue erbe, essenziali agli unguenti.
Finito di scaricare i secchi, udì un frusciare di rami; i ragni maol non osarono più avvicinarsi all’accampamento ed i suoi colleghi erano indaffarati e lontani.
Si voltò lentamente e all’esterno del campo di forza vi era la ragazza: dalla pelle candida e avvolta nel suo mantello grigio. Lo salutò con un cenno della mano, sorridendogli.
Dean lasciò cadere i secchi a terra, col cuore in gola. Si avvicinò al campo di forza e disse:
«T-tu sei… Quella che stanno cercando.»
Una voce molto femminile e acuta gli rispose:
«E’ così che ci si presenta ad una signorina?»
«C-cosa?»
Le guance di lei arrossirono un po', poi continuò:
«Bhé… Piacere, sono Katy.»
«D-Dean. Ma cosa… No, aspetta. Sei umana?»
«Certo che lo sono. Non proprio come intendi tu, ma si. Lo sono.»
«Che vuoi dire?»
La ragazza aprì il mantello, mostrando il nudo corpo privo di capezzoli all’agitato ed ormai eccitato assistente. La morbida pelle del ventre si increspò per poi separarsi sull’ombelico e rivelandone le interiora: circuiti, tubi e cavi con led che brillavano ovunque.
«Oh, Dio mio. Sei un cyborg!»
«Non un cyborg, un’umana. U-M-A-N-A.»
«Ma allora…»
Balbettò indicando il suo ventre.
«Ti spiegherò, un giorno. Ora devo andare, quando c’è quel bestione non riesco ad avvicinarmi.»
«No, no aspetta! Dove vai? Dove vivi? Come fai piuttosto a non essere morta con quest’aria.»
«Sono umana ma il mio corpo è artificiale al novantasette percento, posso vivere anche nello spazio aperto caro mio. E non ho certo bisogno di mangiare, bere o dormire.»
Disse sorridendo e riducendo gli occhi ad una fessura.
«Sento che sto per svenire. Non ci capisco più niente.»
«Allora andrò via, prima che ti venga un infarto.»
Lei ridacchiò maliziosa, lo salutò con un cenno della mano e fece un occhiolino per poi girarsi e svanire nella foresta.
Dean la vide letteralmente svanire, probabilmente dotata di un mantello mimetico che la rendeva invisibile.
Il giovane assistente non disse mai a nessuno dei suoi incontri segreti, ma il tempo scorreva in fretta. Circa due volte a settimana i due riuscivano a vedersi o tramite l’oblò o ai confini del campo quando gli altri non guardavano.
Lei però si fece più coraggiosa e chiese di poter entrare nei suoi alloggi, un giorno o l’altro.
E l’occasione non tardò ad arrivare al sedicesimo incontro, il quinto mese: approfittò del turno di guardia della Matricola che puntualmente andava in bagno alla stessa ora. Lei riuscì ad intrufolarsi nell’accampamento come faceva di solito quando raggiungeva l’oblò e Dean non riuscì mai a farsi spiegare come facesse ad eluderlo. Si incontrarono fuori e si presero per mano; lui la portò attraverso il portellone e fin dentro la sua stanza dove entrarono sorridenti ed entusiasti.
«Ssshhh, vuoi che ci sentano? Finirò nei guai se ti trovano!»
I due passarono quella e successive notti a parlare del più e del meno.
«Sai, noi siamo sopravvissuti alla fine.»
«Bhé, lo vedo. E siete tutti cyborg?»
«Si, tutti tutti. E siamo umani, accidenti a te!»
Parlarono degli eventi storici passati di cui lei non era a conoscenza così come della misteriosa fine della Foundress la quale davvero si era schiantata contro un pianeta.
Fortunatamente per la nuova colonia, gli narrò Katy, riuscirono a trovare un pianeta adeguato.
«Dovevi vedere i comandanti e gli scienziati, erano davvero contenti. Non trovammo mai niente di interessante se non quel pezzo di roccia deserto. Aveva l’ossigeno necessario ed anche dell’acqua, ti rendi conto? Acqua!»
«Aspetta, ma quanti anni hai?»
Dean ascoltava sempre con attenzione e un sorriso stampato sulla faccia, chiaramente innamorato della rossa, nuda e selvaggia sconosciuta.
«Poi ci evolvemmo ancora. Sai, senza religione e governi tradizionalisti, raggiungemmo un livello tecnologico superiore. Davvero, oltre ogni tua più fervida immaginazione. Ti basti pensare che abbiamo tutti questo genere di corpo! Siamo più forti e veloci, processiamo idee e calcoli ad una velocità nettamente superiore. Il nostro stesso pianeta è diventato un ammasso di metallo fumante, con palazzi che hanno superato ormai l’atmosfera. Sai, non siamo diventati poi così diversi dagli umani da cui ci siamo allontanati.»
«Ma allora, perché sei qui? Mi hai detto che non sei tu quella che cercano.»
«No, io sono stata mandata qui successivamente. Vedi, io, come altri, sono stata esiliata.»
«Esiliata?»
«Si, esiliata. La pena di morte non esiste e siamo abbastanza forti da poterci difendere da soli quindi l’unica cosa per eliminare i problemi a Megacy è l’esilio. Io ed altri siamo stati mandati via poiché volevamo… ecco, mi vergogno un po' a dirlo dopo tutto ciò che abbiamo causato ma… volevamo tornare umani, in carne e ossa non in metallo ed elettricità.»
«Ed immagino sia proibito, da voi.»
«Esattamente. A Megacy sono odiate le due C: Carne e Confronto. C’erano alcuni di noi che avevano capito come regredire la mutazione delle nostre carni in materiale solido e freddo ma vennero banditi, così come quelli che provarono a condividere le nostre nuove scoperte sia con le altre specie aliene che con i vecchi umani. Credo che la maggior parte di loro ora sia al relitto della Foundress, in una città di fortuna a vivere come meglio possono.»
I racconti andarono avanti per i mesi a seguire, con un Dean sempre più coinvolto. Finché non si arrivò a veri e propri atti sessuali. I due si erano rivelati ogni loro lato nascosto ed era nato un rapporto di piena fiducia, totalmente all’oscuro del resto del team.
Un giorno però un incidente destò pesanti dubbi nella mente di Dean.
Una notte, durante il solito turno dell’ignara Matricola, Dean e Katy uscirono dalla navetta come se nulla fosse, ridacchiando e dimenticando la ronda del giovane soldato e mentre il resto del team riposava.
I due si fermarono, lui si parò davanti a loro col fucile puntato sulla ragazza.
«Chi è lei? Signor Dean, risponda o dovrò arrestarla.»
Lo sgomento e la vergogna presero il sopravvento. Dean notò uno sguardo assassino negli occhi della sua nuova ragazza e non fece in tempo a fermarla:
Oh, merda.
«Aspetta…!»
Con una velocità fulminea e un violento schianto, l’umano potenziato scattò davanti al soldato e lo colpì con un pugno in piena visiera, scaraventandolo qualche metro più in là.
Dean restò a bocca aperta, era nei guai.
La Matricola in qualche modo si rialzò, con l’elmo scheggiato e fiotti di sangue che sgorgavano dall’interno; barcollante, provò a puntare ancora il fucile ma Katy fu più veloce e gli arrivò alle spalle, trapassandogli il cuore con la mano.
«Lascia che me ne occupi io, mio caro Dean. Ma tieni la bocca chiusa o siamo morti entrambi.»
Nelle parole di lei, oltre al sinistro sorriso, c’era qualcosa che non aveva mai percepito, forse perfidia.
Tornò nei suoi alloggi senza dire una parola, si strinse ancora i capelli e guardò fuori dall’oblò dove poté osservare la sua Katy trascinare via il corpo della Matricola.
Sto impazzendo, vero? Ormai abbiamo superato da un pezzo la fase dell’allucinazione…
 
  
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