La Vie (capitolo
quarto)
La
sfilata del Conte e della Contessa De Martel, accompagnati dai Baroni
Mikaelson, per le strade di Marsiglia fu un trionfo. La gente, che pur
conosceva le intemperanze del giovane Tristan, era comunque felice per la
scomparsa del crudele Conte e sperava che il governo del figlio sarebbe stato
più saggio e benevolo.
I
nobili avevano criticato moltissimo la scelta di Tristan di farsi vedere dal
popolino, ma il ragazzo aveva fatto di testa sua e pareva aver avuto ragione.
La maggioranza della popolazione si era riunita per le strade dove sfilava il
corteo e applaudiva, lanciava fiori ed esultava al passaggio dei nuovi
governanti. Anche la presenza di Aurora e Rebekah, bellissime e con radiosi
sorrisi dipinti sul volto, contribuiva a rassicurare la gente che vedeva le due
nobildonne come angeli che non avrebbero mai potuto fare del male a nessuno.
Il
corteo, dunque, fu un vero successo, tanto che Tristan e Aurora poterono
addirittura fermare le loro cavalcature al centro della piazza principale e
scendere da cavallo per parlare direttamente con il popolo. Le guardie si
misero subito all’erta, ma non ci fu bisogno del loro intervento. Le persone si
disposero spontaneamente in cerchio attorno al Conte e alla Contessa e
ascoltarono incantati ciò che Tristan aveva da dire.
“Miei
sudditi, io e mia sorella, la Contessa Aurora, vogliamo salutarvi e annunciarvi
che, da oggi in poi, il governo della Corte di Marsiglia sarà nelle nostre
mani” dichiarò, con gli occhi scintillanti di fierezza. “Sarà un governo
illuminato, che farà della nostra Corte la più ricca, colta e raffinata di
tutta Europa.”
Alla
fine del discorso, Tristan chinò leggermente la testa in segno di saluto ai
suoi sudditi e Aurora fece un graziosissimo inchino. La popolazione esplose in
nuovi applausi e grida di giubilo e, alla fine di tutto, i Conti De Martel e i
Mikaelson ritornarono al castello molto soddisfatti.
Ma
qualche abitante del villaggio vicino non si era lasciato affascinare dalle
parole e dall’eleganza dei nuovi governanti. Maurice e un suo amico, Philippe,
vivevano in uno dei piccoli paesi in cui Kol e Klaus avevano mietuto il maggior
numero di vittime ed entrambi avevano perso moglie e figlie a causa dei
vampiri.
Erano
convinti che i Mikaelson fossero dei mostri e che anche il Conte De Martel
fosse come loro, o comunque che li proteggesse, e volevano vendicarsi.
Il
giorno dopo, Elijah e Tristan erano andati nel bosco, senza le guardie del
corpo del Conte, completamente soli in una radura. Tristan era molto abile con le
armi, ma aveva chiesto a Elijah di addestrarlo anche nel combattimento corpo a
corpo. Il vampiro Originale e la sua creatura, dunque, si stavano affrontando
ed Elijah insegnava a Tristan come sorprendere l’avversario, parare qualsiasi
colpo, essere più veloce e astuto di chiunque.
Ogni
tanto qualcuno di quegli assalti finiva in un abbraccio e un bacio
appassionato, ai quali Tristan si sottraeva ridendo.
“Non
sei molto professionale, maestro” diceva, prendendo affettuosamente in giro
Elijah, ma il suo cuore rideva come la sua bocca e lui si sentiva perfettamente
felice.
Ad
un certo punto, però, Maurice e Philippe sbucarono dalla foresta nella radura,
con espressioni truci sul volto e armati di bastoni, forconi e zappe.
“Che
cosa volete?” chiese loro Tristan, indignato.
“Che
cosa vogliamo? E’ molto semplice, principino” ringhiò Maurice, avanzando verso
i due con il forcone puntato contro il Conte De Martel. “Vogliamo vendicarci.”
“Vendicarvi
di cosa?”
“Di
ciò che i mostri che ospitate hanno fatto alle nostre mogli e alle nostre
figlie!” rispose l’uomo, sputando per terra e rivolgendo a Tristan e Elijah uno
sguardo colmo di odio e disgusto.
“Non
osare avvicinarti al tuo signore o al Barone Mikaelson, villico!” ordinò
Tristan, con un lampo di collera negli occhi.
La
sfida di Tristan, però, servì soltanto a far infuriare ancora di più i due
uomini.
“Il
mio signore? Il Barone Mikaelson?” sghignazzò Philippe. “Sei ancora più pazzo
di quel pazzo di tuo padre se hai concesso un titolo nobiliare a quella
famiglia di mostri, a quelle creature abominevoli che si nutrono delle nostre
mogli e dei nostri figli!”
“Come
ti permetti, bifolco? Ti farò pentire amaramente delle tue parole!” reagì il
giovane Conte.
Maurice,
in preda alla collera, raccolse da terra un sasso e lo lanciò contro di lui.
Tristan, con la sua velocità, avrebbe potuto scansarlo facilmente, ma lasciò
che la pietra gli sfiorasse il volto, procurandogli un taglio sulla guancia che
si rimarginò immediatamente.
“Cosa…
il sasso ti ha colpito, ma la ferita si è richiusa da sola?” esclamò Philippe.
“Ma
certo, perché anche lui è un mostro come il suo amico!” disse Maurice al
compagno. “Massacriamoli entrambi, avanti, cosa aspettiamo? Sono demoni,
creature dell’Inferno, rimandiamoli dove devono stare!”
I
due si fecero avanti brandendo le loro rozze armi. Tristan aspettava solo quel
momento per poter sfogare su di loro la sua indignazione e, con un sorriso di
trionfo sulle labbra, si preparò all’attacco. Elijah, però, lo fermò
afferrandolo per un braccio.
“Aspetta,
Tristan, non dare loro ciò che vogliono. Noi non siamo mostri e non dobbiamo
comportarci come tali” gli disse. Poi si rivolse ai due uomini. “Andatevene e
lasciateci in pace. Nessuno di noi ha fatto del male alle vostre famiglie e non
vogliamo fare del male a voi. Tornate alle vostre case e dimenticheremo questo
spiacevole incidente.”
“Ma
lo senti come parla questo? Ci prende in giro!”
“Facciamoli
a pezzi tutti e due e il mondo sarà un posto migliore!”
“Non
vogliamo uccidervi, ma ci difenderemo, se sarà necessario” li mise in guardia
Elijah, per l’ultima volta.
Per
tutta risposta, Philippe scagliò il bastone contro di lui, colpendolo ad una
gamba. Maurice, invece, aveva quasi raggiunto Tristan con un colpo di forcone.
Non
era più il caso di temporeggiare. Elijah e Tristan si scagliarono sui due
uomini e il vampiro Originale spezzò il collo a Philippe, mentre il giovane
Conte azzannava Maurice alla gola e si nutriva avidamente del suo sangue.
“Sarai
tu a finire all’Inferno, villico!” rise Tristan, con le labbra sporche del
sangue dell’uomo. Ma Elijah non voleva questa violenza, gli strappò la vittima
dalle braccia e spezzò il collo anche a Maurice, uccidendolo.
“Perché
lo hai fatto?” reagì Tristan, indignato. “Sono stati loro ad aggredirci e a
insultarci! Avresti dovuto lasciar fare a me: ci saremmo nutriti di loro e poi
li avrei torturati fino a costringerli a chiederci perdono in ginocchio per la
loro audacia. Solo dopo averli visti in ginocchio, piegati e straziati, avrei
concesso loro la grazia di una morte misericordiosa. Non meritavano la tua pietà!”
Elijah
si chinò a terra, strappò un lembo della camicia di uno dei due cadaveri, poi
si avvicinò a Tristan e gli ripulì le labbra dal sangue. Prese con dolce
fermezza il giovane per le spalle e lo fissò negli occhi mentre gli parlava con
grande serietà.
“Non
è stata pietà, la mia. Non mi importava di loro, è di te che mi importa.”
“Che
dici? Non capisco…”
“L’ho
fatto per due motivi: proteggere te e la mia famiglia e non permettere che ti
abbassassi al livello del mostro che loro ti accusavano di essere” spiegò
Elijah, in tono grave.
“Mi
avevano infamato e hanno tentato di colpirmi, meritavano di soffrire!” replicò
Tristan, ancora profondamente offeso.
“Ho
rinchiuso Kol in un sarcofago nelle segrete del tuo castello per impedirgli di
sfogarsi come una bestia nei villaggi. I suoi massacri avrebbero potuto
richiamare l’attenzione di qualcuno e saremmo stati tutti in pericolo” riprese
il vampiro, calmo. “Non potevo lasciare che tu facessi lo stesso. Così, invece,
sembrerà che quei due siano stati attaccati da qualche animale feroce nella
foresta… anzi, probabilmente lupi e cani selvatici faranno il lavoro per noi,
sbranando i corpi. Adesso siamo i governanti di questa Corte, ricordi? Non
dobbiamo rischiare che qualcuno scopra la nostra vera natura e ci creda dei
mostri perché non è questo che siamo: noi siamo creature superiori che
renderanno la Corte di Marsiglia un luogo privilegiato e un esempio per l’Europa
intera. Non è questo che hai detto ai tuoi sudditi?”
Tristan
non disse niente, soggiogato dalle parole del suo Sire e dal suo sguardo che lo
faceva sentire amato, accettato e protetto. Non aveva mai provato una sensazione
così dolce e intensa…
“E,
siccome siamo entrambe creature superiori, noi non aggrediamo la gente, non
uccidiamo, non ci nutriamo come bestie” proseguì Elijah, mentre le sue mani scendevano
lungo le braccia di Tristan e andavano ad allacciarsi sulla sua schiena. “Dobbiamo
bere sangue umano per sopravvivere e mantenere le forze, ma possiamo farlo
senza togliere la vita a nessuno e tu lo sai bene. Non è così, Tristan? Non
avrei mai permesso che tu ti comportassi da animale, come faceva Kol: tu sei un
nobile, sei la mia creatura, sei un giovane dalle enormi potenzialità. E’
questo ciò che voglio per te.”
Nessuno
aveva mai parlato così a Tristan, nessuno aveva mai creduto in lui.
Per
la prima volta il giovane Conte si sentiva totalmente accolto e amato… e
proprio da colui che rappresentava tutto il suo universo. Il suo Sire, il suo
mentore, il suo amante.
Quando
Elijah lo strinse a sé per baciarlo, Tristan dischiuse le labbra concedendo
tutto se stesso a quel bacio che lo riempiva di forza ed energia, molto più di
quanto avesse fatto il sangue dell’uomo poco prima. Perduto nella felicità e
nella completezza che provava tra le braccia del suo Sire, lasciò che Elijah lo
spingesse contro un albero, sollevandolo da terra. Si avvinghiò alle spalle
possenti del vampiro Originale mentre i loro abiti scivolavano a terra e i loro
corpi si cercavano, frementi. Il ventre di Tristan si mosse verso quello di
Elijah e l’uomo gli divaricò le gambe e si insinuò tra le sue cosce, sentendosi
accolto e accettato dalla sua carne più intima. Si seppellì dentro di lui e si
spinse sempre più a fondo, mentre i loro ansiti e gemiti riempivano il bosco,
finché entrambi non giunsero all’apice, in un lungo spasimo di voluttà.
Elijah,
poi, baciò a lungo e dolcemente Tristan, accarezzandogli la schiena. Si rivestì
e aiutò il giovane Conte a fare lo stesso, con una tenera premura che riempì il
cuore di entrambi. Gli accarezzò il volto sudato, le guance piene e arrossate,
i capelli scompigliati.
“Tutto
quello che hai annunciato al tuo popolo si avvererà, Tristan” gli disse,
sfiorandogli le labbra con le sue. “Sarai un governante illuminato e la Corte
di Marsiglia diverrà il luogo di ritrovo dei più grandi artisti e intellettuali…
e io sarò al tuo fianco e mi renderai ogni giorno più orgoglioso e fiero di
averti come compagno.”
Tristan
era sopraffatto dal turbamento e dall’amore che provava sempre più ardentemente
per Elijah. Nascose il viso contro il petto del suo amante, per un sussulto di
pudore, per non mostrargli quanto fosse turbato dalle sue parole, e un lungo
abbraccio li unì, concludendo nella maniera più perfetta quella giornata che
aveva visto tanti accadimenti ed emozioni.
Niente
poteva scalfire la gioia di Tristan De Martel quando si trovava tra le braccia
del suo Sire.
Fine quarto
capitolo