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Autore: PrincessintheNorth    01/11/2018    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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MORZAN
 
 
Ancora non riuscivo a crederci.
Beh, per la verità credevo di essere impazzito dal momento in cui avevo visto delle luci brillare timidamente da dietro la porta della cella, infilandosi nelle fessure degli infissi, e poi una voce chiedere se ci fosse effettivamente qualcuno lì dentro.
Avevo creduto ad un miraggio quando la porta era venuta giù e nella cella era entrato un ragazzo che aveva gli stressi tratti del viso della mia Selena: l’avevo riconosciuto in un attimo, sia perché dall’ultima volta che l’avevo visto, nei ricordi di sua madre, non era cambiato di una virgola, sia perché il viso suo e di suo fratello, insieme ai ricordi della mia vita passata, erano stati la mia, la nostra, unica compagnia per vent’anni.
Non era stato facile tenere conto del tempo: inizialmente lo era stato, ma quando il nostro ritmo sonno-veglia aveva iniziato a destabilizzarsi le cose si erano complicate. Alla fine, ovviamente, l’idea brillante l’aveva avuta Selena: ci consegnavano un pasto al giorno, aveva capito, per cui ogni volta che ci portavano il piatto toglievamo un filo di paglia dal “materasso” che ci era stato messo a disposizione.
Avevamo poi raggruppato quei filamenti, legando insieme ogni gruppo di sette fili e legando poi quei quattro gruppi in uno, che stava a indicare che un mese era passato: una volta collezionati dodici gruppi da quattro, sapevamo un anno era passato.
Un anno da quando avevo detto addio al mio bambino, un anno da quando gli avevo tolto ogni ricordo bello che avesse di me.
E quegli anni erano aumentati, fino ad arrivare a venti: avevo perso le speranze, a un certo punto. Il re aveva ucciso Adam, il figlio di Amelia ed Enduriel, Murtagh non poteva aver goduto di una fine migliore.
Ma non appena Eragon mi aveva detto che non solo era vivo, ma stava bene … mi era sembrato di ritornare a vivere.
Il re Nero era morto.
Eragon era riuscito a dare corpo alle speranze che io e Selena avevamo nutrito per lui.
Murtagh stava bene.
Ogni mia intenzione di lasciarmi andare era svanita, a quel punto: dovevo ritrovarlo, dovevo riunirmi a mio figlio e restituirgli ciò che, per salvarlo, gli avevo sottratto.
Dato che non avevo molto altro da fare (avevo già praticato su Selena la dose giornaliera di incantesimi perché non morisse della malattia che l’affliggeva) presi lo specchio che mi aveva portato Eragon, e cercai di divinare Murtagh.
Almeno l’avrei rivisto … dopo vent’anni. Avrei potuto vedere come fosse cresciuto, come da bambino si fosse fatto uomo … a chi somigliasse definitivamente di più, se a me o a Selena.
- Sel … - feci per svegliarla, e per fortuna lo fece.
- Cosa c’è? Ci tirano fuori?
- Aspetta e spera.
L’arrivo del cucciolo, commentò Dracarys finendo ipoteticamente la mia frase.
Arriverà. Ne sono sicuro.
- Proviamo a divinare Murtagh? – le proposi, e finalmente vidi che le si illuminavano gli occhi.
Non era ancora riuscita a incontrare Eragon, sia perché nei giorni prima era stata molto più malata di quanto non fosse ora e perché la regina aveva fatto sì che nostro figlio non potesse venire a trovarci, però potevamo almeno rivedere il nostro piccolo.
In un attimo, era scesa dal pagliericcio e mi si era avvicinata. Mormorai in fretta le parole che ci avrebbero consentito di vederlo, e la superficie dello specchio si increspò e colorò, fino a darci una precisa immagine del volto di un giovane uomo.
- È identico a te! – sussurrò emozionata, allungando una mano per sfiorargli il viso, come se lui fosse davvero lì con noi.
Quando le sue dita, però, toccarono solo la fredda superficie dello specchio e si rese conto che era distante, in realtà, migliaia di leghe, la sua espressione afflitta fu una stoccata al cuore.
- In effetti … - commentai.
Aveva ragione, mi somigliava moltissimo, a parte gli occhi: quelli li aveva indubbiamente presi da lei, avevano lo stesso splendido color grigio chiaro e la stessa limpidezza.
- Si può sapere cosa stai facendo?! – disse rivolto a qualcuno, che non rientrava nel campo dello specchio. – Non sei molto normale … no che non lo sei. D’altra parte dovevo aspettarmelo. Spiegami qual è il senso di mettersi le dita nel naso.
- Ma è divettente, Multy! – rise la vocina di una bimba. – Lo dicono acche papà e la tata!
- April. – ridacchiò esasperato. – Non devi stare ad ascoltare quello che dicono il papà e tua sorella. Ascolta me, lo sai che quello intelligente e normale sono io.
- Pelò la tata e papà sono buffi buffissimi. – commentò la bambina.
- Ecco, già che ci siamo, vediamo se adesso sai come si dice il nome di tua sorella. Come si chiama la tata?
- Apelin!
- No! Katherine. Prova a dirlo …
E la bimba ci provò, ma Apelin fu davvero il suo miglior risultato (anche perché si divertiva, a quanto avevo capito, a dire Apelin e non voleva sforzarsi a fare meglio).
Derek doveva aver avuto un’altra figlia … e Murtagh, alla fine, aveva ritrovato la bimba Cheitilin a cui faceva la guardia alla culla.
- SEI UN IDIOTA!
Urlò una voce femminile a quel punto, mentre una porta sbatteva.
Vidi Murtagh fare la stessa identica espressione scocciata ed esasperata di Selena, alzando gli occhi al cielo.
- Cosa vuoi ancora dalla mia vita, tu?
Nel campo dello specchio entrò una figura femminile: era girata di spalle, affaccendata a far qualcosa, ma avrei riconosciuto quel colore di capelli ovunque.
Un castano né troppo scuro né troppo chiaro, caldo e tendente al caramello.
E il fatto che potessi vedere quella figura, unito a quel caratteristico colore di capelli, mi fece capire chi stesse parlando.
Era la mia figlioccia, Katherine Mavis Shepherd.
Katie …
L’ultima immagine che avevo di lei era di una neonata dolce e buffa che cercava sempre di mangiarmi il naso. Da qualche parte, a Lionsgate, c’era perfino un fairth che la ritraeva in pannolino, intenta a mangiarmi il naso, con a fianco Murtagh che si sbellicava dalle risate.
Invece, ora era una ragazza.
Sarebbe stata così anche lei … mi venne da pensare, con un moto di tristezza, riguardo la mia nipotina.
La mia nipotina che avevo ucciso, insieme a mia sorella.
Katherine, alla nascita, somigliava moltissimo alla sua sorellina che non era mai nata.
- Anche lei si è fatta grande … - sussurrò Selena.
Katherine si voltò in fretta verso Murtagh, ma scomparve quasi subito dal campo dello specchio, per cui non potei vedere chiaramente il suo viso: da quanto ero riuscito a vedere, però, somigliava tantissimo a Derek, come se fosse la sua versione al femminile, anche se nelle espressioni e nelle linee del viso aveva tanto anche di Miranda. Il naso e gli zigomi li aveva sicuramente presi da lei, ma come già sapevo gli occhi erano gli stessi del suo papà.
- Hai intenzione di spiegarmi cosa significa questo o no?! – sbraitò infuriata.
Nella dimostrazione della rabbia era tutta sua madre, constatai.
Murtagh sbuffò.
- Senti, Ammiraglio dei miei stivali, ma non hai di meglio da fare?
- Ammiraglio dei miei stivali lo dirai a tuo fratello, idiota incompetente che non sei altro! Va bene che mi hai chiesto di dare un’occhiata alla contabilità di Lionsgate, ma non mi puoi fare certi errori! Due più due, Murtagh! Due più due!
- Ti ho chiesto di guardare quei conti perché sei più brava di me in tutte le cose economiche e giuridiche, non perché tu avessi occasione di urlarmi addosso. – commentò.
- Se ti urlo addosso è per una buona ragione!
Io me li immaginavo, da piccoli, sposati, e invece sembravano detestarsi a vicenda.
- Puoi esprimerti con toni meno alti. – le fece notare.
- Io mi esprimo come mi pare e piace, e adesso vado a fare qualcosa di ben più importante! E correggi! Per bontà te li ho segnati, gli errori!
La porta di prima si richiuse con un boato, e Murtagh sospirò.
- Un giorno, April, andiamo a chiedere al tuo papà dove ha trovato quella pazza furiosa di tua sorella.
Lo vidi armeggiare con qualcosa, e poi la sua faccia si aprì nello sconcerto e nel terrore.
In mezzo secondo, prese qualcosa in braccio e corse fori dalla camera, urlando il nome di Derek a squarciagola.  
E fu a quel punto che le forze mi vennero meno, e tutto divenne nero.
 
 
 
- Ehi … svegliati …
- Magari con un secchio d’acqua fredda … - questo era Eragon.
- Non ci pensare nemmeno, signorino, o il signorino tuo padre ci sfiletta come branzini al forno. – e questa era indubbiamente Selena.
- Certo che non s’è mai visto un signorino ultracentenario … - commentai a quel punto, aprendo gli occhi.
- Oh, grazie agli dei … - sospirò Selena. – Osa farmi prendere di nuovo un colpo così e ti ammazzo io. – sibilò.
- Certo, signora suprema … com’è noto è Vossignoria che comanda, non certo un Cavaliere …
- Com’è sempre stato. – sorrise soddisfatta, aiutandomi a rialzarmi.
- Vuoi un po’ d’acqua? – fece Eragon. Annuii in fretta, e mi passò una bottiglia.
- Certo. – commentai. – Che non si sopportano proprio, tuo fratello e Katherine Shepherd …
- Ehm … - fece stranito, come se avessi detto un’assurdità. – No, non poi così tanto … insomma, credo siano … amici, però … ogni tanto si urlano addosso.
Sembrava Murtagh quando, da piccolo, cercava di mentire riguardo a chi avesse rubato la marmellata di lamponi dalle cucine. “Ehm … no, papà” diceva sempre scuotendo la testa. “Io elo a giocale con la mamma. Salai ttato tu semmai”.
- Guarda che si vede che stai mentendo. Non mi offendo mica se dici la verità, non è che tutti devono andare per forza d’accordo … insomma, lei gli ha vomitato in faccia, da piccola, quindi potrei anche capire.
Ridacchiò, e annuì. – In effetti sono come cane e gatto. O drago e Nidwhal, dipende da come la si gira.
Potè passare con noi ancora cinque minuti, prima che la guardia gli ricordasse che l’ora di visita era finita.
Vederlo uscire fu, come tutte le volte, un colpo duro da assorbire, ma meno del solito: ormai era una presenza costante nella nostra vita, e avevamo rivisto Murtagh, che ora era una presenza molto più concreta rispetto a prima, quando potevamo solo immaginarlo.
Riuscivo a intravedere una speranza.
 
 
 
 
   
 
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