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Autore: Nemesis01    05/11/2018    6 recensioni
Luca e Vittorio continuano a conoscersi in un viaggio on the road, tra radiatori surriscaldati, cibo e città italiane.
Dal testo:
- Cuori&Radiatori: la rubrica a cura di Vittorio Salvemini, pronto a sistemare qualsiasi tragica situazione che attanagli i vostri animi. –
- Ma… -
- No, no, ci sono. Cuori&Radiatori: se il tuo cuore perde, ci sarà sempre… -
- …qualcuno a reggerti una torcia? –
[Storia scritta per la challange "Freedom" del gruppo Boys Love.]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita mia per cambiare la storia'
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La dolce vita

Ho cercato di restare calmo e ragionare sul da farsi,

ho dato solo leggeri segni di squilibrio e apprensione,

ho guardato Ecli innervosirsi a sua volta e poi ridere ancora

e annientarsi in stanchezza e ho aspettato e pensato

prima di mettermi a urlare, prima di scendere,

prima di tornare sui miei passi e

alzare la musica a un volume improbabile

prima di realizzare che le bottiglie che avevamo ora sono davvero vuote,

prima di aprire il cofano e il tappo malvagio,

prima di alzarmi equilibrista sul paraurti ammaccato,

prima di slacciare affannato i pantaloni che indosso

e urlare di nuovo mentre mi metto a pisciare.

(Tibe, Valido per due)

 

PRIMA TAPPA

- Merda! –

 

Vittorio stava imprecando a voce alta mentre prendeva a pugni il volante della sua auto d’epoca.

- Merda, merda, merda, merda, merda… - continuò e ad ogni “merda” corrispondeva un colpo al manubrio, - MERDA! –

 

- Dai, Vittorio, calmati, - suggerì Luca, trattenendo a stento le risa. Il ragazzo si era tolto le Converse blu e si era gettato contro lo schienale del sedile; aveva anche poggiato i piedi, accavallati l’uno all’altro, fuori dal finestrino.

 

La giornata era iniziata come una qualsiasi mattina estiva del sud Italia: cielo azzurro e una temperatura che superava i ventinove gradi. Nonostante questo, però, Luca era stato teso fino a quando non aveva sostenuto l’esame di maturità; era sicuro di aver sproloquiato un po’ troppo sui poeti romantici ma, malgrado ciò, era riuscito a superare quello scoglio con uno dei voti più alti ottenuti quell’anno.

Uscito dall’istituto, con ancora indosso degli abiti più formali del solito, il ragazzo aveva trovato Vittorio ad attenderlo fuori al cortile; quest’ultimo lo stava aspettando seduto sul cofano della vecchia cinquecento blu che utilizzava per spostarsi in città. Vittorio indossava un paio di jeans comodi, una t-shirt di una band punk/rock e un paio di occhiali da sole scuri e grossi.

Prima di raggiungerlo, Luca era rimasto a osservarlo da lontano un bel po’ di minuti: era così bello e scenico che avrebbe potuto fare il modello. Infine, Vittorio l’aveva notato e aveva fatto un cenno con la mano per salutarlo.

- Ora sono ufficialmente un disoccupato, - affermò Luca, ridendo, facendo un segno di vittoria con le dita della mano destra.

- Bravissimo, - si complimentò Vittorio, scompigliandogli i capelli con un gesto della mano, - Allora qui bisogna festeggiare. –

- Sushi? – propose il ragazzo ammiccando.

Vittorio ridacchiò e si tolse gli occhiali, soffiando via un ciuffo ribelle, - L’idea non è male, ammetterò che è una tentazione, ma avevo altri piani… -

- Tipo? –

- Dai un’occhiata dietro, - disse Vittorio, scivolando per rimettersi in piedi. Infilò le mani in tasca e fischiettò, in attesa di una reazione da parte del ragazzo.

 

Luca aveva assunto un’espressione che sembrava essere accigliata e aprì lo sportello della vettura con fare confidenziale, del resto sapeva che la porta laterale sinistra necessitava di un minimo di forza bruta, e batté gli occhi nel realizzare che i sedili posteriori erano coperti da casse d’acqua, cioccolata, cd, un paio di libri, asciugamani, una tenda da campeggio, due sacchi a pelo, coperte e un paio di zaini. Uno di questi ultimi aveva un’aria familiare: somigliava a quello che Luca utilizzava alle elementari ed era azzurro con dei dinosauri disegnati sopra.

- Ma questo… - farfugliò tra sé e sé, afferrandolo. C’era ancora una vecchia targhetta cucita sulla spallina destra che diceva “Luca Caruso, III C”, - Avevo detto a mamma di buttarlo. –

- Non l’ha fatto, - sentenziò Vittorio ridacchiando.

- E perché c’è tutta questa roba…? –

- Perché ora partiamo! –

 

Vittorio sembrò essere euforico all’idea, mentre Luca era un po’ più scettico, tant’è che assottigliò gli occhi nel guardarlo.

- Ho già avvisato tua madre che ti ha preparato lo zaino, con tanto di sciarpa di lana perché non si sa mai, cit, e ci ha preparato il pranzo da asporto: per smaltirlo ci vorranno tre giorni ma è stata molto carina! –

 

Luca rimase in silenzio accomodandosi sul sedile anteriore, incrociando le gambe sul sedile; non sembrava mostrare emozione alcuna nell’allacciarsi la cintura di sicurezza tant’è che Vittorio, preoccupato di averlo deluso con quella sorpresa, si accomodò al posto del conducente e gli rivolse un tono premuroso, - Se non ti va, però, il sushi è la perfezione! Ma niente “all you can eat”, famo gli chic e andiamo à la carte! –

- Sono senza parole. –

 

Vittorio l’osservò confuso e, seppur avesse fatto tutto con l’intento di fargli una sorpresa e renderlo felice, si sentì come se avesse esagerato e sembrò amareggiato.

- Luca… -

- No, davvero. Sono senza parole: ti sei organizzato con i miei genitori e hai anche preso gli Sneakers. –

- Sono i tuoi preferiti… - commentò Vittorio.

- È... bellissimo, tutto questo, è veramente bellissimo: non ho parole! –

Il medico rilasciò il fiato un sospiro e lasciò che il suo viso si schiudesse in un sorriso dolce, - Meglio così. Abbiamo tanti chilometri da fare! –

- Dove andiamo? C’è anche lo spray per i morsi di zanzara? –

- C’è tutto, ho perfino un unguento per le ustioni e il kit per le suture. –

Luca sorrise e batté le mani felicemente, - E allora, dove mi porta, chauffeur? –

- Verso l’infinito e oltre, - ridacchiò Vittorio, indossando nuovamente gli occhiali da sole; successivamente accese il motore dell’auto e, con una breve manovra, lasciò il cortile dell’ormai ex scuola di Luca.

 

☆☆☆

 

Con quell’auto d’epoca Vittorio non poteva prendere l’autostrada, ma questo non avrebbe impedito ai due di raggiungere la capitale d’Italia con delle strade secondarie: c’avrebbero impiegato un’ora in più ma sarebbero ugualmente giunti alla meta.

Questo, almeno, era il piano originale e così sarebbe stato se non fosse che l’automobile, senza alcun motivo plausibile, si fosse fermata nel bel mezzo di una strada statale persa nel nulla.

Prima che si scaricasse totalmente lo smartphone di Luca li segnava a “Vignarola”; il sole stava tramontando e su quella strada non sembravano esserci case o luminarie.

 

- MERDA, - urlò ancora Vittorio, battendo con forza la testa contro il volante.

 

I due si erano frequentati per circa un anno e Luca non l’aveva mai visto perdere la pazienza, anzi, i suoi nervi sembravano essere saldi in ogni situazione, anche quella più angusta e complessa. Era una dote che gli aveva invidiato per mesi dato che, suo malgrado, lui era piuttosto irascibile e permaloso.

 

- Vittò, - lo chiamò Luca, poggiandogli una mano sulla spalla, - Dai, non fare così. Troveremo una soluzione, - disse il ragazzo in tono calmo.

- Se, lallero, - sbuffò Vittorio.

 

Un’altra cosa che Luca aveva notato era che, in momenti di forte stress, Vittorio iniziava a parlare con un forte accento romanesco: era un accento che, in realtà, il ragazzo adorava.

- Abbiamo i telefoni scarichi. La powerbank è tipo morta e questo cesso a pedali ha deciso di fermarsi proprio adesso. Nel mezzo del nulla. Senza un cazzo di cenno! –

- Facciamo così: mettiamo il triangolo d’emergenza, indossiamo i giubbotti catarifrangenti e camminiamo un po’ a piedi. Magari troviamo qualcuno che ci farà usare il telefono, o ci farà caricare il nostro… -

- Non lascerò questo catorcio da solo, qui, abbandonato in mezzo a una terra! –

- Allora moriremo qui, - affermò Luca, lasciandosi scivolare per stendersi meglio sul sedile.

 

Vittorio rimase in silenzio per dei minuti e poi si costrinse a uscire dall’auto; si trascinò fuori, letteralmente, con la forza e, prima che Luca potesse solo commentare con qualche altra frase motivazionale, il maggiore dei due si avvicinò al ciglio della strada, si tirò giù la zip dei pantaloni e iniziò a urinare, con lo sguardo perso nel vuoto.

 

Dall’auto Luca si schiaffeggiò la fronte e si impose di non sbirciare; nel corso del loro frequentarsi si era chiesto più volte se Vittorio fosse o meno omosessuale, e soprattutto se potesse davvero piacergli, ma nella maggior parte dei casi aveva accantonato l’idea, ritenendosi inadatto e inopportuno. Per dei secondi gli balenò nella testa l’idea di poter spiare dallo specchietto ma si costrinse a non farlo.

 

Dopo quell’attimo di sbandamento, Vittorio ispezionò i dintorni dell’auto e, ritenendo che non vi fossero perdite dal radiatore e che probabilmente si trattasse di un semplice surriscaldamento, recuperò dal bagagliaio il kit d’emergenza e il crick, per impegnarsi a emarginare il danno.

 

- Aspetta, - lo raggiunse Luca, - Indossa questo, - gli suggerì, porgendogli un gilet catarifrangente. Ne mise su uno a sua volta e poi aggiunse, - Ti reggo la torcia, ok? Che qui sta per fare buio. –

- Va bene, grazie, - sbuffò Vittorio nell’infilarsi quel capo, sbuffando.

 

Era passato circa un quarto d’ora da quando Vittorio aveva messo le mani su quel radiatore e, non solo si era sporcato del tutto, ma il buio si era fatto molto più fitto e la fame più imponente.

Luca, però, era rimasto al fianco dell’altro, con quella torcia tra le mani, sorridendo incoraggiante.

- Sai anche aggiustare un radiatore, - si complimentò.

- Sono un uomo dalle mille sorprese, - commentò Vittorio, asciugandosi la fronte con il dorso del braccio.

Luca osservò quel gesto come se fosse un video rallentato e deglutì, - Aggiusti cuori e radiatori? –

- Sembra il nome di qualche rubrica su una rivista gossip, - rise Vittorio.

- Cuori&Radiatori: la rubrica a cura di Vittorio Salvemini, pronto a sistemare qualsiasi tragica situazione che attanagli i vostri animi. –

- Ma… -

- No, no, ci sono. Cuori&Radiatori: se il tuo cuore perde, ci sarà sempre… -

- …qualcuno a reggerti una torcia? – chiese Vittorio, guardandolo di sottecchi.

Il ragazzo arrossì e si guardò intorno per distrarsi, poi annuì.

Vittorio sorrise e, dopo poco, si poggiò le mani sui fianchi, sporcandoseli con un misto di olio e polvere.

- Ora dovrebbe andare. Proviamo? –

 

☆☆☆

 

BONUS TRACK: ROMA (NUN FA LA STUPIDA STASERA)

 

- Vittorio, Vittorio! Come here!

 

Luca rise di gusto citando quello che era uno dei suoi film preferiti. Non era mai stato a Roma, sebbene fosse la capitale del paese in cui viveva e, dopo averci trascorso solo una giornata, si chiedeva già come avesse fatto l’altro ad ambientarsi a Napoli. La Fontana di Trevi era uno dei simboli della capitale e ammirata di sera aveva un fascino peculiare. La piazza che l’ospitava era nettamente ridotta rispetto agli spiazzi larghi e più popolari come Piazza Navona o Piazza di Spagna, eppure, in quel piccolo pezzo di città si racchiudevano secoli di storie; la sola fontana aveva assorbito desideri e speranze di miliardi di abitanti del mondo e ne custodiva i segreti bisbigliati e pensati, in centinaia di lingue, in ogni singola goccia che versava per congiungersi alle altre.

 

Vittorio era seduto su una delle insenature di pietra della fontana; quando era sgombra di turisti e mercenari, il monumento riacquistava quella maestosità che di giorno, alla mercé di fotografi improvvisati e lucratori, sembrava perdersi. La vera beltà, però, era il sorriso di Luca che saltellava felice intorno a quella fontana: sembrava estasiato, quasi come se avesse realizzato il sogno della sua vita. Proprio per questo Vittorio non poté fare a meno di assecondarlo e raggiungerlo a passo lento: diamine, quanto avrebbe voluto afferrargli un braccio per tirarlo a sé e baciarlo.

Eppure gli sarebbe bastato continuare a guardarlo ridere e zampettare.

 

☆☆☆

 

   
 
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