Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: mikimac    07/11/2018    2 recensioni
L'amore colpisce tutti. Spesso, quando meno te lo aspetti. Qualche volta, per chi non dovresti amare.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Chiavi
Le tre settimane trascorsero rapide, immergendo sempre più Londra dentro l’estate. Il matrimonio fra John Watson e Mary Morstan era stato celebrato alla presenza di pochi invitati, ma aveva ugualmente attirato l'attenzione dei giornali di pettegolezzi, che vi dedicarono molti articoli. John e Mary partirono subito per la luna di miele. I due sposi si concessero una romantica crociera nei fiordi norvegesi. Nessuno li disturbò, né a bordo della nave né durante le escursioni. John si chiese spesso se fossero sorvegliati dall’MI6, ma non vide mai traccia di Sherlock Holmes. Tornarono a Londra dopo due settimane, alla fine di una spensierata e piacevole vacanza. Un taxi li portò a villa Morstan, in tarda serata, con le stelle in parata e la luna piena a illuminare la buia botte. Quando entrarono, John e Mary notarono subito che le luci erano tutte spente. Solo alcune luci soffuse illuminavano l’ingresso. Edgar andò loro incontro, accogliendoli con un sorriso cordiale: “Signora e dottor Watson, bentornati a casa.”
“Grazie, Edgar. Dove è mio padre? Lo avevamo avvertito del nostro arrivo,” si informò Mary, seccata.
“Il signor Theodore si è ritirato nella propria stanza, subito dopo cena. Mi ha chiesto di riferirvi che vi incontrerete domani mattina a colazione.”
“Capisco,” sibilò Mary.
“Volete che chieda alla cuoca di preparare qualcosa da mangiare?”
“Grazie, Edgar, è molto gentile, ma abbiamo mangiato mentre aspettavamo le valigie, al porto. Ci ritiriamo in camera anche noi. Per favore, domani mattina potrebbe fare portare i bagagli nella nostra stanza, così potrò disfarli?” Chiese John, con un sorriso stanco.
“Caro, posso farlo io, quando rientro dall'ufficio,” si offrì Mary.
“Non è necessario. Io non ho ancora un lavoro. Fare qualcosa, mi fa sentire utile.”
Mary si avvicinò al marito e gli sfiorò le labbra con un bacio: “Vedrai che troverai presto un posto di lavoro. Il clamore suscitato dal caso di Henry sarà presto dimenticato e tutti capiranno quale meraviglioso medico tu sia. Faranno la fila, per offrirti un lavoro. Intanto, ne approfitterò io, per averti tutto per me,” sorrise maliziosa.
John strinse a sé la moglie, prendendola per la vita: “Ogni suo desiderio è un ordine, signora Watson,” sussurrò rauco, prima di baciare Mary con passione. Non era più difficile farlo. Si era rassegnato a non potere avere Sherlock Holmes. Questa era la sua missione. Aveva accettato lui di spingersi così lontano per incastrare Mary. Poteva andargli peggio. Poteva dovere sedurre Theodore. Con un brivido, John tornò a concentrarsi sulla moglie. Il buon esito della missione dipendeva dal fatto che Mary non capisse che lui la stava ingannando.


Chiavi


La mattina dopo, John si svegliò presto. Impiegò qualche secondo prima di ricordare dove si trovasse. Mary dormiva ancora, avvinghiata a lui. Presto si sarebbe svegliata, avrebbero fatto colazione con Theodore, poi padre e figlia sarebbero andati in ufficio. John sarebbe rimasto solo a casa e sperava di scoprire qualcosa di importante da riferire a Sherlock il giorno dopo. Lo avrebbe finalmente rivisto, dopo due settimane. John avrebbe voluto vederlo sorridere, felice e soddisfatto. Si sarebbe accontentato di questo. Avrebbe goduto di ogni istante che poteva trascorrere con lui. Sarebbero stati i ricordi che gli avrebbero scaldato il cuore nelle notti fredde, buie e tempestose della sua vita futura. John sorrise divertito a quel pensiero sdolcinato, immaginando l'espressione indignata e oltraggiata, che sarebbe apparsa sul volto di Sherlock, se gli avesse riferito quella riflessione da adolescente innamorato.
“Buongiorno, amore. A che cosa stai pensando?” Domandò Mary, languidamente.
“Buongiorno a te, cara. Stavo pensando a quanto io sia stato fortunato. Grazie a te, ho trovato l'amore, proprio quando avevo perso ogni speranza di innamorarmi veramente di qualcuno.”
“Sono contenta di averti reso felice. Ora, però, è meglio che io mi alzi e vada a lavorare. Prima esco, prima tornerò da te. Non farò tardi.”
“Io sarò qui. Per te.”


La colazione fu molto silenziosa. Mary era ancora furiosa con il padre, che non li aveva accolti come lei avrebbe voluto. I Morstan, comunque, non si sarebbero mai abbassati a fare una scenata davanti alla servitù. Il gelido silenzio sembrava una punizione adeguata all’offesa arrecata all’orgoglio di Mary. John si adeguò al comportamento della moglie senza troppi problemi. Theodore non gli era simpatico e non provava disagio a non parlare con lui. John fece una colazione rapida e leggera, in modo da tornare in camera il prima possibile. La stanza che condivideva con Mary era molto grande e soleggiata. La porta a vetri dava su un terrazzo da cui si poteva ammirare lo splendido parco che circondava la villa. La stanza guardaroba era abbastanza grande da ospitare gli abiti di entrambi i coniugi. Il bagno era arredato con due lavandini, una grande doccia e una vasca idromassaggio in cui si stava comodamente in due. Le valigie erano state portate nella stanza e John iniziò ad aprirle, con l’aiuto di un paio di cameriere. Il medico indicava che cosa mandare a lavare e che cosa riporre. Quando vide le scarpe, gli venne un’idea: “Voglio vedere se vi sia un ripostiglio adatto alle scarpe. Qui dovremmo stringere troppo gli abiti per farci stare tutto.”
“I ripostigli sono chiusi a chiave, dottor Watson,” rispose una delle cameriere.
“Chiusi a chiave?” Ripeté John, incredulo.
“Sì, dottore. Le chiavi le ha il signor Theodore,” lo informò la giovane donna.
Celando un sorriso soddisfatto, John scese le scale, giusto in tempo per fermare Mary e Theodore, prima che uscissero per andare in ufficio: “Mary, cara, la cameriera mi ha detto che i ripostigli sono chiusi a chiave. Vorrei trovare una sistemazione più confacente alle scarpe e agli abiti non di stagione. Non sappiamo quando troveremo una casa solo per noi e ci trasferiremo, quindi non vorrei accumulare tutto nella stanza guardaroba. Potrei avere le chiavi?”
“Certo, tesoro. Sistema tutto come ti sembra più pratico,” rispose Mary, con un tenero sorriso, mentre allungava una mano verso il padre. Theodore si irrigidì e serrò le labbra. John si aspettava che il suocero rifiutasse di cedere le chiavi, invece, con un gesto secco, passò alla figlia un piccolo mazzo. Il signor Morstan uscì senza salutare, mentre Mary consegnò le chiavi al marito, accompagnate da un bacio: “Divertiti a scoprire gli scheletri nei nostri armadi,” scherzò.
“Spero di non trovarci un qualche tuo amante. Potrei essere geloso,” John ricambiò.
Mary ridacchiò e uscì. John era finalmente solo. Soppesò le chiavi, poi le strinse deciso. Forse aveva trovato il modo di entrare in cantina. Mentre le cameriere dividevano gli abiti utilizzati durante la luna di miele, John, seguito da Edgar, apriva sistematicamente ogni ripostiglio. Il tempo trascorreva con una lentezza esasperante, ma John sapeva che doveva stare attento a non fare comprendere al maggiordomo che aveva una meta precisa. Arrivati alla porta della cantina, il dottore trattenne un sorriso di trionfo e provò ad aprire la porta con le chiavi in suo possesso. Con suo grande disappunto, la serratura rimase ostinatamene chiusa: “Possibile che nessuna di queste chiavi apra questa porta?” Domandò a Edgar.
“Questa è la porta della cantina, dottore. Solo la signora Mary ha le chiavi per aprirla.”
“Capisco. Comunque, non metterei abiti o scarpe in cantina. La piccola stanza al primo piano, accanto alla vecchia stanza di Mary mi sembra quella più adatta. Dovrà essere sistemata per il nuovo uso, ma non sarà un problema,” ribatté John, nascondendo la delusione e la frustrazione. Non era riuscito nel proprio intento di accedere alla misteriosa cantina. Avrebbe dovuto riferire a Sherlock del proprio fallimento. Si immaginò lo sconforto dipinto sul viso e sulle labbra del giovane Holmes. Il cuore di John si strinse. Avere deluso Sherlock era la cosa che lo infastidiva di più.


Il parco di Kensington accolse John con un miscuglio di lingue. I turisti ne ammiravano le piante e il lago, godendo del fresco delle sue fronde e osservando il via vai indaffarato degli animali che lo popolavano. Sherlock Holmes era seduto su una panchina, con un’aria sdegnosamente annoiata, che scoraggiava chiunque a cercare di parlare con lui. John si sedette accanto a Sherlock, aprendo un giornale e iniziando a leggerlo, come se non conoscesse l’altro occupante della panchina. Dopo qualche minuto, fu Sherlock a cominciare a parlare, con un tono di voce sarcastico e gelido: “È rilassato e abbronzato, dottor Watson. Il matrimonio le fa bene. Spero che non si sia dimenticato della sua missione o che non si voglia tirare indietro. Sarebbe disdicevole e inopportuno.”
John strinse i denti, per non rispondere in modo scortese. Non c'era nulla da fare. Sherlock Holmes lo detestava. Doveva smettere di sognare che potessero fuggire nel tramonto, insieme. Doveva rassegnarsi a subire il disprezzo dell’uomo da cui avrebbe voluto essere amato: “La cantina è chiusa  a chiave. Esiste un’unica chiave e la ha Mary, che la porta sempre con sé. Non ho trovato scuse valide per farmela consegnare,” fece rapporto, in tono formale.
Sherlock sbuffò, frustrato. Quel caso lo stava mettendo a dura prova. Ogni mossa che facevano, li conduceva in un vicolo cieco. Doveva chiudere la missione il prima possibile. Solo così avrebbe potuto allontanarsi da John Watson e smettere di provare quello stupido sentimento, che molti avrebbero chiamato amore. Lui non poteva permettersi inutili sentimentalismi, che lo distraevano dal Lavoro: “Devo riuscire a entrare in casa, senza destare sospetti,” sibilò.
“Fra un paio di sere si terrà una festa. Mary vuole presentarmi ai suoi amici. Potrei dirle che lei mi ha contattato per un'intervista e che ho accettato di rilasciarla durante la festa,” propose John.
“Se lei riuscisse a sottrarre la chiave a Mary, avrei un'ottima opportunità per controllare la cantina. Sì. Potrebbe essere l'occasione che aspettavo per avvicinarmi alla conclusione di questo caso.”
“Bene. La faccio aggiungere all’elenco degli invitati.”
“Quando avremo arrestato i Morstan, lei potrà divorziare da Mary e dimenticarsi di noi, ricominciando la sua vita da impenitente playboy. Immagino che non veda l’ora di liberarsi di tutti noi.”
John chiuse il giornale con un gesto secco. Avrebbe voluto rispondere:  “Non potrò mai scordarmi di te, Sherlock, perché sei l’uomo più affascinante, attraente e intrigante che abbia mai conosciuto in vita mia. Vorrei conoscerti meglio, perché mi sono innamorato di te, come uno stupido adolescente. Non voglio perderti. Ti voglio nella mia vita. Per sempre,” invece si alzò e disse: “Ha proprio ragione, signor Holmes. Le farò spedire l’invito. Buona giornata.”
Senza aggiungere altro, se ne andò, lasciando Sherlock a osservare la sua andatura leggermente claudicante e la sua schiena rigida. I turisti ridevano, felici e spensierati, mentre due cuori soffrivano per un amore incompreso.


Angolo dell'autrice


Grazie a chi stia ancora leggendo la storia. Capisco che possa sembrare lenta, ma i film di un tempo avevano un ritmo pacato, anche se carico di tensione. Spero di riuscire a trasmettervi questo senso di attesa.

Grazie a meiousetsuna per i commenti ai capitoli precedenti. Sto vergognosamente accumulando recensioni cui rispondere. Prima o poi riuscirò a farlo.
Come sempre, ogni commento è benvenuto.

Alla prossima settimana.

Ciao!
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: mikimac