Era
una tranquilla mattinata di Nira; abituata ai bruschi rovesci climatici
tipici
di quel kalam, la maggior parte degli abitanti di Lytho preferiva non
lasciare
il villaggio, se non era strettamente necessario. Odrik, tuttavia, non
esitò a imboccare la
strada che portava al fiume. Sapeva che con ogni
probabilità era lì
che avrebbe trovato Aidra.
Non
si era sbagliato; appena fu in vista del Tar distinse la sagoma
dell’amica. Il
vento le scompigliava i capelli, creandole ghirigori neri
sulle
spalle, ma lei non sembrava curarsene. Seduta a gambe incrociate sulla
sponda,
giocava con l’acqua. Le si avvicinò.
«Potresti
provare a cambiare posto, ogni tanto: cercarti sarebbe più
divertente».
Aidra
sussultò, evidentemente non l’aveva sentito
arrivare: il cerchio d’acqua che
aveva plasmato davanti a sé ricadde nel fiume, provocando
degli schizzi. Non se
ne curò: si girò verso di lui sfoggiando un
sorriso raggiante.
«Sei
in ritardo! Non dirmi che ti sei alzato solo ora?» lo riprese
ridendo.
Odrik
eliminò i due passi rimasti tra loro e si sedette accanto a
lei. Sbuffò, prima
di spiegare:
«Ho
dato una mano al forno, stamattina. Mia madre non mi lascia libero come
fa con
te».
La
ragazza accennò un sorriso di scuse. «Credo abbia
paura che combini qualche
disastro. L’ultima volta ho rischiato di bruciare
tutto» ricordò, pensierosa.
«Non è successo, ma neanche il pane bagnato
è granché invitante».
Lui
per tutta risposta scoppiò a ridere. «Forse non ha
tutti i torti a non
chiederti aiuto».
Aidra
lo colpì scherzosamente sulla spalla. «Mi sento in
colpa, invece. Da quando
Mirel si è trasferita a Mens mi tratta come una figlia,
vorrei sdebitarmi!»
esclamò.
Tornò
a modellare l’acqua, formando stavolta un’enorme
goccia che lasciò ricadere poco dopo.
«Lo
fa volentieri» ribatté Odrik, tranquillo.
«Piuttosto, si è fatta viva?»
Giocherellando
con una ciocca di capelli, lei scrollò le spalle.
«Ancora no». Si girò per
fissarlo negli occhi, e lui poté constatare che non
c’era la minima traccia di
scoramento nella sua espressione; fosse stata qualsiasi altra persona,
si
sarebbe stupito. Da lei se l’aspettava.
«Se
continua così, dovrò andare io a
trovarla» decretò convinta.
«Sarebbe
un’ottima scusa per iniziare il tuo viaggio»
concesse, «ma toglitelo dalla
testa. I banditi si sono fatti più audaci, pare attacchino
persino i villaggi!
Dove pensi di andare da sola?»
Scosse
la testa: Aidra era sempre stata così, fin da piccola.
Parlava continuamente
del viaggio che non vedeva l’ora di intraprendere, ne era
ossessionata. Odrik
non capiva questo desiderio di lasciare Lytho, ma d’altra
parte lui c’era nato,
Aidra no. Iniziava a sospettare, però, che sotto ci fosse
qualcos’altro; l’idea
che l’amica gli nascondesse i veri motivi lo turbava
– non aveva mai osato
affrontare il discorso. Vedendola così determinata, si
chiese se non fosse
arrivato il momento di farlo.
«Ascolta,
Ai» iniziò incerto.
Non
poté finire; delle grida richiamarono l’attenzione
di entrambi. Si girarono in
contemporanea verso il villaggio: le voci provenivano da lì.
«Strano»,
mormorò Aidra, alzandosi.
Odrik
poggiò una mano a terra, impallidendo ben presto.
Aidra gli sfiorò la
guancia con la mano, sollevandogli il volto per incrociare il suo
sguardo.
«Che
succede?» gli chiese, seria.
Lui
fece una smorfia. «Spero di sbagliarmi».
~
«Che
ti prende? Concentrati!»
L’esclamazione
di Rod fu seguita da un colpo che costrinse Malek ad arretrare di un
passo.
Il
ragazzo si accigliò, riportando lo sguardo
sull’avversario. Odiava gli
allenamenti di lotta col bastone, non ne vedeva
l’utilità. Il fatto che il
Direttore dell’Accademia li osservasse dall’altro
lato dell’arena, poi,
l’irritava ulteriormente. Era guardando lui che si era
distratto poco prima.
Due
colpi ben assestati e si vide volar via l’arma dalle mani.
Rod gli piazzò la
sua contro il collo, guardandolo deluso. «Tutto
qui?»
Malek
sentì montare la rabbia e strinse il legno
dell’avversario. Avrebbe potuto
bruciarlo, sarebbe stato facile: una sola scintilla e
quell’espressione
irritante sarebbe svanita dal volto di Rod. Certo, l’uso
dell’Archia era
proibito durante gli allenamenti, ma aveva realmente importanza? Non
rischiava
certo l’espulsione. Anzi, se l’avessero espulso
avrebbe festeggiato.
Avvertì
uno sguardo, il suo, su di
sé. La
rabbia passò, sostituita dal solito sprezzo.
Sbuffò e allontanò il bastone con
un gesto brusco. Rod lo lasciò fare: ormai
l’incontro era finito.
«Recupera
il bastone, continuiamo».
Malek
ignorò l’esortazione: per lui
l’allenamento terminava lì. Non si spiegò,
si avviò in silenzio verso l’uscita senza riuscire a
scrollarsi di dosso quel
fin troppo familiare senso di disagio.
Lasciata
l’arena, si concesse due secondi per fissare il cancello
d’entrata
dell’Accademia. Era tranquillo in quel momento, ma era certo
che entro poco si
sarebbe affollato; al termine delle lezioni quasi tutti gli studenti si
riversavano per le vie di Mens.
A
lui non era concesso, considerò amaramente dando le spalle
al cancello.
Di
fronte a lui il dormitorio, la sua casa degli ultimi quattordici
cicli,
l’attendeva. Rassegnato, vi si diresse senza più
volgersi indietro.
~
Aidra
inspirò a fondo, cacciando ogni
pensiero superfluo. Non poteva permetterseli.
Odrik era
sparito da un po’ ormai,
sicuramente aveva già raggiunto la piazza. Sarebbe riuscito
a convincere gli
altri, gli anziani soprattutto, a darle retta e aiutarla? Poteva solo
augurarsi
di sì. Immerse la mano nell’acqua, muovendola
circolarmente; il contatto con il
suo elemento bastò a rasserenarla. Non aveva paura, semmai
il contrario: era
eccitata.
Sapeva di
potercela fare, voleva entrare in
azione – il suo unico
freno erano le parole di Mirel.
Troppe volte le
aveva ripetuto di non
mettersi troppo in mostra, di non strafare. Mantenendo lo sguardo fisso
verso
Lytho, pronta a cogliere il segnale di via libera, accennò
un sorriso. Non era
del tutto certa che Mirel avrebbe approvato il suo piano – si
era trattenuta,
ma non troppo: la situazione era seria –, ma il semplice
fatto che la Fonè
fosse partita significava una cosa sola.
Mirel non
l’aveva detto esplicitamente,
ma Aidra aveva compreso ugualmente: era pronta, il momento di cercare
la sua
strada si avvicinava. Presto, si
ripeteva continuamente, non dovrò
più
nascondermi.
Aspettava solo
un segno, e un gruppo di
banditi in marcia verso il suo villaggio – sebbene non corrispondesse propriamente alle avventure su cui mille volte aveva fantasticato – era senz’altro un inizio.
Aidra non era
preoccupata: semmai
temeva che gli anziani non appoggiassero il suo piano, costringendola a
entrare
in azione da sola e infrangere del tutto la promessa fatta a Mirel.
Quando,
finalmente, un solco si aprì
nel terreno davanti ai suoi occhi, sorrise d’istinto.
Odrik
c’era riuscito.
Fermò
la mano, che aveva agitato
nell’acqua fino a quel momento, e chiuse gli occhi.
Doveva
concentrarsi, non impiegare
nemmeno una goccia di potere in più. Gli abitanti sapevano
già che era portata
per la magia, o meglio, pensavano di saperlo: quel che intendeva fare
li
avrebbe stupiti, lo sapeva e in fondo trovava quel
pensiero gratificante.
“Sii
cauta, Ai.”
Sentì
la voce di Mirel riecheggiare
nella sua testa; va bene, pensò
rivolta alla sorella assente, ci
proverò.
Riaprì gli occhi e sollevò il braccio fuori dal
fiume, guidando con esso
l’enorme massa d’acqua e dirottandola verso il
canale improvvisato.
Non se ne rese
conto, ma trattenne il
fiato finché, i sensi pienamente immersi
nell’elemento, non appurò che il piano
concordato con Odrik era riuscito del tutto: dalle labbra le
sfuggì uno sbuffo
sollevato mentre il fiume dirottato, seguendo il canale, completava un
giro
attorno al villaggio.
Mantenendo il
braccio alzato verso
Lytho, iniziò a mulinare rapidamente la mano libera,
tesissima. Piegandosi alla
sua volontà, il fiume si innalzò dal solco a
formare una cupola d’acqua
corrente sopra al villaggio; saliva, completava un arco e ricadeva,
subito
dirottata dal canale nuovamente al punto d’inizio,
perpetuando così un ciclo
infinito.
Quasi: il processo si sarebbe
interrotto non appena il controllo di Aidra fosse venuto meno.
Se i banditi
avessero deciso di
aspettare, quell’espediente sarebbe servito solo a rimandare
l’attacco.
Ora
tocca a voi.
NdA
Sicuramente continuerò a revisionare e a limare questo capitolo (e gli altri!) fino allo sfinimento, ma per il momento pubblico nonostante i mille dubbi: se dovessi darmi retta chissà quando lo farei. Pubblicare, inoltre, mi motiva a scrivere.
Iniziamo a conoscere i personaggi; al gruppo dei protagonisti ne manca ancora uno che non è stato nemmeno nominato, ma arriverà presto. Se avete consigli/critiche vi esorto a muoverle, prometto che non mordo, anzi! Sono qui per imparare.
Grazie mille per aver letto ❤️
Alla prossima, spero tra non troppo!
P.S.
Quando la storia sarà finita (ah, ah...) conto di dare un nome a ogni capitolo, per ora non sono tanto sicura di farlo (anche perché in futuro potrei accorpare qualche capitolo, è tutto ancora molto in prova); diciamo che i titoli che vedrete sono provvisori. Mi eclisso davvero!