Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: meiousetsuna    12/11/2018    3 recensioni
Storia per il contest di rhys89: Un fiume di soulmate!AU col prompt 65: solo il tuo soulmate umano può ucciderti volontariamente
La raccolta comprenderà quattro storie divise, di diversa lunghezza, ma che copriranno un arco narrativo. La prima, parla della scoperta del legame da parte nel narratore, Levi. (Non scrivo: POV, perché non mi piace!)
Scopriremo come l’orfano arriverà alla conclusione che il suo soulmate è Eren, e se la terribile battaglia contro i Titani li vedrà amici o nemici, uniti dal fato o divisi dalla morte.
Buona lettura… il mio primo passo sul questo bel fandom.
Vostra, Setsuna
[Genere: soulmate, drammatico, guerra, erotico
Avvertimenti: what if?, grafic violence, hints! di autolesionismo, lime, slash
Localizzazione: canonica.]
Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere malgrado la discontinuità e l'incertezza sul rating!
Nota:Una dichiarazione ufficiale - scoperta oggi, 21/11: l'ambientazione è ispirata alla Germania, esattamente alla città:
Holzgerlingen
Genere: Drammatico, Erotico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 3: Alle Bande der Natur

Narratore: Levi
what if?, lime, violenza, missing moment
Storia 3 di 4: OS di 1500 parole
Note: alla fine

Apparentemente non sembriamo bene assortiti, non in quel senso.
Ci alleniamo duramente, combattiamo per non pensare troppo e sopravvivere, per essere uomini e per uccidere, è la nostra missione, non lasciamo che nulla travalichi questo obiettivo. Non sono una persona sentimentale, e probabilmente non sono in grado di comprendere cosa significa realmente; tutto quello che potrebbe indebolirmi l’ho sepolto in un cimitero che esiste solo nella mia mente insieme a mia madre, l’infanzia che non ho avuto, la paura, la fame divorante e gli stracci pieni di pidocchi.
Ma quando Zoe ci ha fissati col suo sguardo da scienziata che esamina degli insetti rari ― o giganti ― al microscopio, ha capito.
“Voi maschi vi fate male anche per giocare, non sapete divertirvi altrimenti. Non badatemi, fate finta che non abbia parlato, vado… a raccogliere dati, a dopo!” Si è allontanata con un fare indifferente che non avrebbe ingannato neppure un idiota, anche di spalle mi pareva di vedere uno dei  mezzi sorrisi del suo sadico senso dell’umorismo.
Di giorno siamo fieri componenti dell’Armata Ricognitiva, i migliori. Non ci risparmiamo, anzi, ci sfidiamo a superare i nostri limiti; Eren, Mikasa e Armin erano tre bambini quando sono entrati nel Corpo Addestramento Reclute, ma la guerra fa crescere in fretta. Sono orgoglioso di loro, ma non sentiranno mai parole simili dalla mia voce, devono credere di non aver fatto mai abbastanza.
La notte, però, è nostra. Distrarsi è pericoloso, ma questo aumenta il piacere e al mattino potremo raccontare a noi stessi che quello che accade al buio è una bugia. Siamo persone sbagliate? È davvero importante? Forse lontano, fuori dalle mura, ci aspetta un mondo giusto e integro, ma la realtà ora è questa. Eren in ginocchio per me, che mi spoglia chiamandomi il suo Capitano, il suo idolo, la sua vera anima, e anche se non so amare senza riserve provo qualcosa che gli assomiglia terribilmente, perché non ho mai voluto nessuno in questo modo. Ho esperienze di sesso, chi non ne ha fatte ― di sua volontà, per poter mangiare o per stordirsi in una gratuita illusione ― nella Città Sotterranea? Sono attraente, le ragazze mi cercavano e anche gli uomini, ma ho accettato solo se avevo il pieno controllo. Eren è anche di più, penso che aver avuto qualcuno che si curava della sua esistenza abbia lasciato delle tracce che neppure le esperienze orribili che ha vissuto hanno eliminato totalmente. Lo sento quando crede che stia dormendo, mi accarezza la E sul polso e mi cede un pezzo più grande della coperta che dividiamo negli accampamenti, capisco quando vorrebbe dirmi che mi ama e si morde le labbra a sangue per non sembrarmi un marmocchio sdolcinato. Me lo dimostra di più così e io faccio lo stesso impedendogli di sentirsi ridicolo. Gli faccio sempre un po’ male, lo risollevo per i capelli quando sono soddisfatto di quello che ha fatto con la bocca tra le mie gambe ma lo bacio per ricompensarlo, il mio sapore nella sua saliva, i denti che cozzano, le mani che graffiano, ma neppure ce ne accorgiamo. A volte sono brutale con lui, so che gli piace, senza dolore non sente di meritare nulla, è come se volesse pagare una colpa, un debito alla vita. Ogni volta è più appagante, e alla fine provo qualcosa che vorrei scacciare via, una sottile ansia che tutto possa finire e penso che dovrei allontanarlo, siamo il punto debole uno dell’altro. Ma la natura è crudele e il nostro Legame me lo impedisce, noncurante della mia volontà; è il mio compagno, respiro liberamente se divido l’aria con lui, mi sento opprimere il petto se c’è troppo spazio vuoto tra noi. All’inizio l’ho chiamata maledizione, ma l’invidia che ci circondava era così densa che non ho potuto evitare di capire. Siamo fortunati, perché tutti nascono con una lettera sul polso, ma niente garantisce che incontreranno il loro soulmate; è sempre stato così, anche i libri di mitologia chiamati “storia” ne parlano, ma da quando la Terra è preda dei giganti questa probabilità è diminuita immensamente. Ho visto ragazzi con braccia e gambe masticate dai mostri morire toccando quei segni sulla pelle come il più grande rimpianto, tombe ― vuote o piene ― con la lettera incisa vicino al nome dell’ucciso per essere leggibile al fantasma della felicità che non ha conosciuto. Qualcuno si è congratulato con noi come degli sposi notando le iniziali brillare scarlatte; Mikasa mi ha promesso la più atroce delle torture se Eren soffrirà a causa mia, e se c’è una persona che può spaventarmi con quel giuramento è lei. Però non potrebbe uccidermi, tutti sanno come funziona. Non sarebbe difficile manomettere le mie spade o l’attrezzatura per il movimento tridimensionale e far sì che un gigante mi afferri, massacri, mangi e vomiti come un osceno bolo di sangue, organi e liquame, ma è troppo onorevole, mi fido di lei, non colpirebbe mai in modo così basso.


Il ricordo di quella notte è impresso a ferro e fuoco nella mia memoria.
Quando ci siamo ritirati i tuoi amici ti hanno portato in infermeria, passando a testa bassa per non guardarmi in faccia. A proposito, sono strani i tuoi occhi, non ho mai visto un colore simile è affascinante e disgustoso insieme, per quello mi piace. Sono azzurri, ma non come il cielo, come un minerale sotterrato in una caverna; brillano di una luce che mi ricorda i fuochi fatui. Sei un ragazzo già finito, Eren, ma così pieno di odio che basterà a tenerti in vita in forma umana e anche in quella di mostro finché non avrai sterminato tutti i tuoi nemici; non mentirmi, è una faccenda personale, vero? Sei sul campo di battaglia mentre dormi, mentre mangi, e anche se facciamo l’amore. È così che si chiama tra persone con il Legame, non sto a raccontare balle a me stesso. Ci sono esigenze del mio corpo che non ascolto, come quella del riposo.* Ma quando hai aperto la porta della mia stanza senza bussare come un sottoposto dovrebbe, sfidandomi, qualcosa in me ha ceduto.
“Le ferite sono rimarginate, guarisco in modo anomalo”. Per tutta risposta ti ho squadrato con fredda approvazione, appena un cenno del mento sollevato dalle pergamene che stavo decifrando.
“Anche il dente ricrescerà, non preoccuparti”.
“Non lo sono. Di’ in fretta quello che devi e vattene, sono impegnato”. Pronunciando quelle parole una fitta di rimorso mi ha attraversato le viscere. Dovevo amarti, non trattarti così, ma non so farlo.
“Sono qui per consegnarmi!”
Lo hai detto con una tale espressione seria e gridando come al tuo solito che ho quasi sorriso. Mancava solo che battessi i tacchi.
“Quindi sai qual è il tuo ruolo? Non sei stupido, vero?” Mi sono alzato nascondendo l’agitazione, ogni passo tanto leggero da non far scricchiolare il pavimento di legno, ma pesante abbastanza da tuonare nel tuo cuore.
“L’hai fatto con un uomo?” Sei rimasto sbigottito, quasi scandalizzato, e un nauseante senso di colpa mi è salito alla gola. Sei tanto giovane, e destinato a me. Siamo così danneggiati, Eren.
“Con una donna?” Scuoti la testa con forza, e no, sei anche vergine. Se esistesse un Dio imprecherei.
“Piegati sulla scrivania e abbassa i pantaloni, stringiti al bordo con le mani”.
Sei avanzato fino a toccare il legno dandomi le spalle, la testa curva, e hai chiesto una cosa sola.
“Poi mi bacerai?”
L’ho fatto prima e dopo, sul letto e sullo scrittoio e alla fine non ho detto niente, mentre piangevi piano di felicità.


Come posso accettare che tutto finisca? Come hai osato, maledetto ragazzino, fare questo a me?
Domani ci attende uno scontro decisivo nella Foresta degli Alberi Giganti** e tutti sono nel panico.
“Capitano, Eren non riesce a trasformarsi!” Una, due, dieci voci, ma non le ascolto più. Sono contento? Non devo, sono il soldato più forte dell’umanità, non appartengo solo a lui.
“Questa sarebbe una scusa? Chi è troppo vigliacco può restare qui, non so che farmene di voi!”
‘Perché non puoi, Eren? È per il Legame, non riesci a snaturarti perché ti separerebbe da me?’
“Sì. So cosa stai pensando. Ma tu puoi aiutarmi, Levi”. Non mi sta chiamando capitano, qualcosa non va; il mio nome è riservato all’intimità.
Succede tutto così velocemente che lo capisco troppo tardi, non è da me, non è possibile.
È il calore del sangue che sgocciola sulla mia mano destra a riportarmi alla realtà, la E che brucia fino all’osso. Le mie dita stringono un coltello conficcato fino al manico nello stomaco di Eren, appena sotto il costato, le sue dita come una morsa che trattengono il mio polso.
“Se la situazione si farà disperata, dovrai essere tu, Levi. Rischierò di morire, e il mio corpo reagirà o finirò insieme a voi”.
Prima che riesca a divincolarmi mi costringe a mezzo giro, e la lama dentellata morde la sua carne.
Restiamo così, a guardarci negli occhi, nei miei sento delle gocce salate e calde, ma non sto piangendo, ho scordato come si fa. Penso che sarò io a morire oggi.


Note: Il titolo: (Tra noi saranno recisi) tutti i vincoli nella Natura
*Levi è una dichiarata citazione di Elle (Death Note). Ha le stesse occhiaie, insonnia cronica e solleva le tazze di tè col medesimo gesto “errato”, cioè tenendole dal bordo con le dita dall’alto, il che renderebbe impossibile bere
** Per Wiki è scritto tutto in maiuscole

 

  
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