La vie (capitolo
quinto)
La
voce che la Corte di Marsiglia accoglieva e patrocinava artisti, intellettuali
e poeti si era diffusa per tutta la Francia e oltre e molti accorrevano al
castello del Conte De Martel, sperando di ottenere favori e privilegi grazie
alla propria arte.
Al
banchetto di quella sera, Tristan si avvicinò ad Elijah con il volto arrossato
dall’emozione e gli occhi brillanti.
“Hai
visto? Alla nostra tavola siedono i più grandi e famosi intellettuali e artisti
della Francia, questa sera” mormorò, pieno di orgoglio. “Una tale magnificenza
non si trova nemmeno nella Corte reale!”
“Hai
ragione, ma è tutto merito tuo” sorrise Elijah di rimando. “Sei stato tu a
trasformare questa Corte. Sotto la guida di tuo padre era un covo di intrighi e
malvagità mentre adesso sta diventando un modello per tutta l’Europa.”
Tristan
arrossì.
“E’
stato anche grazie ai tuoi consigli, ma sono lieto che non ami ricordarmelo”
ammise. “Comunque la Corte di Marsiglia è anche tua, lo sai, la stiamo
governando insieme.”
Elijah
gli circondò le spalle con un braccio e lo strinse per un istante a sé. Avrebbe
desiderato baciarlo, ma sapeva bene di non poterlo fare davanti a tutti.
Avrebbe dovuto trattenersi fino a quella notte, nell’intimità della loro
camera…
“Tuo
fratello Niklaus non sembra molto a suo agio” disse poi Tristan, con un mezzo
sorriso. “Gli artisti lo infastidiscono?”
“Oh,
no, anzi, so che sarebbe suo desiderio dedicarsi alla pittura” rispose il
vampiro Originale. “Il problema non sono gli artisti, temo che sia quel poeta
che non ha fatto che declamare versi in onore di Rebekah. Spero vivamente che
Niklaus si terrà a freno e non gli spezzerà il collo…”
“Posso
comprendere la sua gelosia e il suo istinto di protezione verso la sorella
minore” replicò Tristan. “Anch’io, per anni, ho cercato di difendere Aurora da
damerini e bifolchi che le si avvicinavano per un unico scopo… adesso, però,
non mi dispiace vedere quel pittore chiaramente affascinato da lei. Dice di
volerle fare un ritratto… se avesse intenzioni serie e se anche lei provasse
affetto per lui, potrei anche conferirgli un titolo nobiliare e concedergli la
mano di mia sorella.”
“Purtroppo
Niklaus non possiede la tua lungimiranza, pertanto sarà mia cura tenerlo
d’occhio” disse Elijah, con un sorriso beffardo.
Al
banchetto seguì uno sfarzoso ricevimento e tutti parteciparono con grande
entusiasmo: ci furono musica, danze, i poeti declamarono i loro versi alle dame
più belle della Corte e il castello parve splendere come mai era avvenuto
prima. Elijah continuava a osservare attentamente le mosse di Klaus, che invece
non si divertiva affatto e aveva molestato per tutta la serata con battute
maligne e scherni il giovane poeta che aveva osato avvicinarsi troppo a
Rebekah. Elijah si augurava che il malcontento del fratello si limitasse a
scherzi e battute, ma non distoglieva lo sguardo da lui.
Le
cose stavano andando così bene e lui non avrebbe permesso che la solita,
morbosa gelosia di Niklaus rovinasse tutto…
Al
termine del ricevimento, Elijah e Tristan poterono finalmente ritrovarsi da
soli nella stanza da letto del Conte. Elijah sollevò Tristan tra le braccia per
deporlo sulle lenzuola. Aveva pregustato quel momento per tutta la sera,
ammirandolo così elegante e sereno in mezzo agli ospiti, così a suo agio in
quella Corte dove non era più il ragazzo malvagio e crudele che tutti temevano,
ma il Conte De Martel, un vero signore, raffinato e colto. Tutti gli
intellettuali di Francia volevano visitare la Corte di Marsiglia e molto presto
avrebbero iniziato ad arrivare anche dall’estero.
E
Tristan, in mezzo a loro, era un vero leader, sembrava un Principe…
Elijah
si sdraiò sul letto, sovrastando Tristan che si ritrovò incollato al corpo del
suo Sire che lo stringeva, lo accarezzava e lo baciava sempre più
appassionatamente. Si sentì travolgere dall’impeto del vampiro Originale e,
senza quasi rendersene conto, furono l’uno sopra l’altro ed Elijah cominciò a
spogliarsi e a spogliarlo. Il giovane Conte era bloccato e quasi schiacciato da
quel corpo forte e muscoloso e poté solo stringersi alle sue spalle mentre
Elijah si spingeva dentro di lui, dando sfogo al desiderio che aveva tentato di
reprimere per tutta la serata, a causa degli ospiti. Entrambi si persero
completamente nel vortice della passione e, finché non furono del tutto
soddisfatti, non riuscirono a fermarsi nemmeno per riprendere fiato. Tra una
spinta e l’altra Elijah lo baciava a lungo e Tristan smarriva ogni cognizione
del tempo e dello spazio, preso com’era dall’intensità del piacere e del
desiderio.
Solo
alla fine, ansanti e scarmigliati, riuscirono a riacquistare la lucidità
sufficiente per parlare di una cosa che Tristan aveva pensato quella sera,
guardando gli artisti che corteggiavano Aurora e Rebekah e gli sguardi
incendiari che lanciava loro Klaus.
Erano
rimasti abbracciati, i corpi nudi a cercarsi e a completarsi sotto le lenzuola,
tra carezze e teneri baci, mentre il giovane Conte dava voce alla sua idea.
“Avevo
pensato una cosa” disse, con la testa appoggiata alla spalla di Elijah. “Non
sarebbe meglio rendere questi artisti… immortali come noi?”
“Vuoi
dire che vorresti trasformarli?” Elijah smise di baciare Tristan e lo fissò,
serio in volto.
“Non
deve essere per forza un male, per me non lo è stato, no? E nemmeno per Aurora”
ribatté il Conte. “Anzi, se fossero come noi potrebbero rimanere qui, alla
Corte di Marsiglia, a creare le loro opere per sempre. Quei due ragazzi, Joscelin
il pittore e Leander il poeta, potrebbero sposare le nostre sorelle, per me non
sarebbe difficile conferire loro un titolo nobiliare per elevarli al loro
rango. E comunque… non sarebbe magnifico che la nostra Corte si espandesse
sempre di più e ospitasse artisti e intellettuali non soltanto per il breve
tempo delle loro vite, ma per l’eternità? Naturalmente solo i migliori
godrebbero di questo onore.”
Elijah
rifletté a lungo. Ciò che Tristan diceva non era del tutto assurdo. Lui non
aveva mai pensato prima a trasformare altri in vampiri, perché riteneva che
questa fosse una maledizione e che loro stessi fossero dei mostri, capaci
soltanto di strappare la vita a persone innocenti per nutrirsene. Questo
avevano fatto lui e i suoi fratelli fino a poco tempo prima.
Ma
la trasformazione di Tristan aveva dimostrato che tutto poteva essere diverso.
Tristan era diventato sì un vampiro, ma non un mostro. Anzi, semmai il mostro
era quello di prima, il ragazzo sadico che torturava i propri servitori. Il
Tristan vampiro era adesso un signore nobile e superiore, che non abusava del
proprio potere ma lo usava a vantaggio della sua Corte e della sua famiglia…
Se
opportunamente guidati ed educati, anche i giovani artisti più meritevoli
avrebbero potuto diventare vampiri elitari e la Corte di Marsiglia sarebbe
stata ancora di più un luogo unico di raffinatezza, un centro di cultura
internazionale, una luce per illuminare l’Europa intera.
Quei
giovani, pensò Elijah con un brivido di piacere, sarebbero diventati la loro discendenza, la sua e quella di Tristan.
Sapeva bene che, in quanto vampiri, nessuno dei due avrebbe mai potuto avere
figli… ma trasformando i giovani più dotati e brillanti avrebbero potuto
crearsi dei discendenti di cui essere orgogliosi, proprio come lui, adesso, lo
era del suo Tristan.
Elijah
si voltò di nuovo verso Tristan, ammirò il suo sorriso soddisfatto, gli occhi
che brillavano per l’aspettativa.
“Hai
ragione, penso che sia una buona idea” concordò, accarezzandogli le guance
piene e arrossate. “Sceglieremo i migliori, i più promettenti non solo per la
loro arte, ma anche per la loro condotta… ma tu, come me, dovrai prenderti cura
di loro nei primi tempi, guidarli, addestrarli, non lasciare che diventino dei
mostri come Kol. Dovremo fare in modo che imparino a nutrirsi senza uccidere,
senza provarne piacere, solo per la sopravvivenza. Sarà una grande
responsabilità per entrambi, se decideremo di fare questa scelta. Sei pronto ad
assumertela?”
“Certo”
ribatté Tristan, in tono fiero. “Sono pronto e, in ogni caso, non dovrò farlo
da solo, no?”
Elijah
sorrise con tenerezza.
“Non
dovrai fare più niente da solo, mai più. Io non ti lascerò mai solo” promise.
Lo
baciò di nuovo, lo strinse forte e lo accarezzò, ritrovando con gioia ed
eccitazione il suo sapore e la sua pelle così liscia e delicata. Tristan si
abbandonò ai baci sempre più teneri del suo Sire, chiuse gli occhi e, tra le
braccia di Elijah, scivolò in un piacevole torpore, mentre le immagini della
Corte di Marsiglia, sempre più famosa, potente e ammirata in tutto il
continente gli allietavano la mente.
Sapeva
che, al fianco di Elijah, avrebbe ottenuto tutto ciò che aveva sempre
desiderato. Sapeva che Elijah era la sua felicità, la sua completezza, il suo
destino. Sapeva che avrebbero fatto grandi cose insieme e che, più importante
di tutto il resto, che sarebbero stati insieme sempre e per sempre.
Mentre
Elijah e Tristan si addormentavano, sereni e soddisfatti, allacciati l’uno all’altro,
non tutta la Corte gioiva con loro.
L’anziano
Duca De Trevalion, un amico di vecchia data del padre di Tristan, non era
affatto contento di come la Corte si stava trasformando e della piega che
stavano prendendo le cose. Era anzi disgustato dal fatto che qualunque villico
in grado di comporre versi sdolcinati o di fare qualche stupido disegno potesse
ricevere tanta attenzione e importanza… mentre dei veri nobili di sangue, dalle
gloriose ascendenze, come lui e pochi altri, venivano messi da parte, ignorati,
umiliati.
“Questa
Corte sta diventando un covo di giovani sbruffoni, primo tra tutti il nostro Signor Conte” sibilò, rivolto all’amico
che era con lui. “La vera nobiltà di sangue è stata dimenticata in favore degli
ultimi arrivati… sento la loro puzza di stalla anche da qui!”
“Avete
ragione, Duca De Trevalion, ma le cose sono cambiate, ormai, ed è Tristan il
nuovo Conte De Martel, è lui a governare la Corte di Marsiglia” ribatté il
Barone De Monluc. “Non piace nemmeno a me, ma non possiamo fare niente.”
“Ne
siete davvero certo?” insinuò il Duca, con un ghigno malvagio sulle labbra. “Non
sarebbe la prima volta che un giovane nobile, senza eredi, ha un incidente…”
De
Monluc trasalì.
“Dite
sul serio? Vorreste assassinare Tristan De Martel?”
“Chi
ha parlato di assassinio? Io mi stavo riferendo a un incidente, durante un
torneo, ad esempio, o una battuta di caccia. Queste disgrazie accadono così di
frequente” disse De Trevalion. “In caso, potrei contare su di voi? Sul vostro
silenzio, sulla vostra connivenza?”
E,
nell’oscurità della notte marsigliese, il Duca De Trevalion e il Duca De Monluc
ordirono la loro congiura ai danni del giovane Conte De Martel.
Fine capitolo
quinto