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Autore: PrincessintheNorth    16/11/2018    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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TRE SETTIMANE DOPO
 
 
SELENA
 
Era stato incredibile poter rivedere il mio piccolo … entrambi i miei piccoli, anche se ora non erano più poi così piccoli.
Erano entrambi divenuti uomini, fatti e finiti, ed entrambi Cavalieri: mi sarebbe piaciuto poter dire di aver perso la cognizione del tempo durante quei diciannove anni rinchiusa in cella, ma così non era stato. I fasci di paglia in fondo alla stanza erano stati un terribile e perenne monito del tempo che proseguiva, dimenticandosi di noi.
Per questo non mi ero sconvolta quando avevo rivisto Eragon e, al posto del neonato che avevo lasciato, avevo trovato un ragazzo: durante quegli anni l’unico svago che avevamo era immaginare come lui e Murtagh fossero diventati.
Il primo, fisicamente, era identico a suo padre, a parte gli occhi e i lineamenti più addolciti, meno spigolosi: molte espressioni però le aveva prese da me, e altre ancora erano proprio sue.
Eragon invece somigliava a me e Morzan in equal modo, anche se aveva ereditato gli occhi di mia madre e di mio fratello Garrow. Nelle espressioni però era tutto suo padre: il sorriso era identico, e anche la linea della mascella, molto più aguzza di quella di Murtagh.
- È arrivato il pranzo. – mi chiamò Morzan scuotendomi leggermente.
- Che è?
- Non ci crederai mai. – sembrava estatico. – Carne di maiale.
- Cosa?! – a quel punto mi tirai su, e nel mio campo visivo entrarono due piatti fumanti ricolmi di costolette di maiale in salsa, accompagnate da lattuga fresca e, in una scodella a parte, frutti di bosco. – Ma sono vere?
- E anche buone. – commentò, finendo di mangiare la prima.
Presi il mio piatto, iniziando a divorarle una dietro l’altra: per vent’anni eravamo stati costretti a mangiare come animali, sia per la qualità del cibo sia perché le posate potevamo sognarcele, ma in quel caso ce le avevano portate.
- Erano davvero deliziose. – sospirai una volta finite.
- Inizia a farci l’abitudine. – sorrise. – Presto Murtagh arriverà e potremo ricominciare a vivere.
Da quando aveva scoperto che nostro figlio, entrambi i nostri figli erano vivi, il suo sguardo, che per vent’anni era stato spento come quando l’avevo conosciuto, si era illuminato, carico di nuove speranze e aspettative: da quando avevamo rivisto Murtagh, questo suo ottimismo si era rafforzato, alternato a momenti di sconforto in cui era certo che lui non ci avrebbe mai tirati fuori di li.
Andai a raggomitolarmi tra le sue braccia, e iniziò a coccolarmi, lasciandomi qualche bacio fra i capelli.
- È cresciuta anche Katie. – sospirai.
- Già. – mormorò. – L’ultimo ricordo che ho di lei è …
- Una nanerottola in pannolino che ti mangiava il naso. – ricordai divertita, mentre nella mia mente prendeva spazio l’immagine di lui che cercava di salvarsi il naso dalla boccuccia famelica della piccola.
- O di Murtagh che le fa la guardia. – aggiunse, e a quel punto il mio cuore si lacerò di nuovo nel ricordare il mio piccolino e nella consapevolezza che mi ero persa diciannove anni della sua vita. – “La ploteggo io la plippicessa Chetilin papà!” – imitò la sua vocina, e se non scoppiai in lacrime fu per un miracolo.
- Possiamo rivederlo?Non attesi nemmeno la sua risposta: afferrai lo specchio, mi concentrai sul viso, ormai adulto, di mio figlio, e pochi attimi dopo era riflesso sulla superficie.
- Va bene. – lo sentii dire, rivolto a qualcuno. – Tu sei solo un grosso gatto, e io sono un Cavaliere. Sei tu che devi avere paura di me. Posso tranquillamente affrontarti anche senza la presenza di Katie.
Stava parlando ad una tigre, notai. Che diavolo gli saltava in testa?!
E poi che c’entrava Katherine con le tigri?
Fece per allungare la mano per fargli una carezza, ma la bestia ovviamente non rimase immobile: si avvicinò per ottenere i grattini, come un gatto.
- Scherzavo! Va bene, scherzavo! Ho perso! – urlò. – Contenta, stronza?
- Ovviamente! – nel campo dello specchio entrò Katherine, divertita. – Il potente Cavaliere non riesce ad accarezzare una gattona. Vieni qua, stupidona …
E si sporse a coccolare la tigre, facendole i grattini dietro le orecchie.
- Adesso prova tu. Da solo, stavolta.
- No! Mi rifiuto! – protestò Murtagh. – Tra l’altro tuo padre ha detto che dobbiamo imparare, ancora dopo tre anni, ad accettarci pienamente con i nostri difetti. Tu sei una stronza, perfida e anche un po’ diabolica. Io ho paura di questa cosa. Questo non cambierà, quindi devi accettarlo.
- Io dovrei accettare di condividere la casa con uno che ha paura di toccare un micione?
- Interrompi! – sibilò Morzan, mentre la porta si apriva. Dai passi, non era Eragon. – Tieniti pronta …
La sagoma che si stagliava di fronte alla porta era impossibile da non riconoscere: la regina, Nasuada.
- Che volete? – ringhiò Morzan.
- Quanta aggressività … sapete, vero, che questo non aiuterà la vostra causa?
- Finchè mio figlio ti porrà il veto sul prenderti le nostre teste posso parlarti come voglio. – sibilò.
Lei sbuffò, per poi battere le mani una volta sola.
Due servitori le portarono una sedia, riccamente decorata.
- Sono qui. – disse. – Per proporvi un accordo.
- Non sono stato chiaro? Con il diritto della primogenitura siamo intoccabili. – le ricordò.
Sorrise malevola. – Questo finchè Murtagh non conferma l’invocazione di Eragon. Non mi è ancora giunta alcuna conferma.
- Perché Eragon non ha ancora potuto contattarlo. – protestai. – Perché tu glielo stai impedendo.
- Queste sono solo mere supposizioni. – ridacchiò. – Ad ogni modo, dubito fortemente che Murtagh verrà, a causa di alcune … attuali condizioni. Quindi, vi propongo un accordo.
- Sentiamo. Senza vincoli di accondiscesa. – fece Morzan.
- Molto bene … tu. – e mi indicò. – avrai salva la vita e la completa immunità, potrai andartene immediatamente. A prezzo della sua. – e indicò Morzan. – vita.
-  Non se ne parla. – dissi io.
- Andata. – fece invece Morzan.
Non appena pronunciò quelle parole, sentii il mio cuore sprofondare nell’abisso.
Sapevo che, nell’Impero, la parola di un uomo era più forte di quella di una donna: era la sua parola quella che contava, la mia precedente opposizione non valeva niente.
- Morzan … - sussurrai, sconvolta.
Vorranno spettacolizzare la mia morte, spiegò. Tortura, sentenza pubblica, eccetera. Tu avrai tutto il tempo di arrivare al Nord e tornare indietro a dorso di drago a prendermi.
Ma … così tu …
Non importa se soffrirò un po’. So che riuscirai ad arrivare in tempo. Se così non sarà, sarò contento di aver dato la mia vita perché almeno tu ti sia potuta ricongiungere con i nostri figli.
Ti salverò in tempo, allora. Senza di te non siamo una famiglia, amore.
Annuii lentamente, cercando di mostrarmi ben più depressa di quanto non fossi per far sì che la regina non sospettasse minimamente di quel nostro piano segreto.
- Bene. – sorrise la donna, e me lo promisi, l’avrei uccisa. – Fate preparare dei vestiti nuovi e un cavallo per la nostra cittadina rediviva. Dubito che vorrà restare qui.
Rimasi ancora per un po’ abbracciata a Morzan, ma sapevo che, per il suo bene, prima mi sarei separata da lui meglio sarebbe stato per tuti: mi concessi ancora cinque minuti tra le sue braccia, ma fu il primo a sciogliere la stretta.
L’ultimo bacio che ci scambiammo, prima che mi portassero via, fu il più intenso di tutti: mezz’ora dopo, ero già fuori dalle porte della città, diretta a Nord.
Diretta da mio figlio, verso la salvezza della mia famiglia.



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Scusate l'immenso ritardo, ma in questi giorni sono veramente oberata di lavoro, tra la scuola e le storie! 
Un bacione!
   
 
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