Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: meiousetsuna    17/11/2018    3 recensioni
Storia per il contest di rhys89: Un fiume di soulmate!AU col prompt 65: solo il tuo soulmate umano può ucciderti volontariamente
La raccolta comprenderà quattro storie divise, di diversa lunghezza, ma che copriranno un arco narrativo. La prima, parla della scoperta del legame da parte nel narratore, Levi. (Non scrivo: POV, perché non mi piace!)
Scopriremo come l’orfano arriverà alla conclusione che il suo soulmate è Eren, e se la terribile battaglia contro i Titani li vedrà amici o nemici, uniti dal fato o divisi dalla morte.
Buona lettura… il mio primo passo sul questo bel fandom.
Vostra, Setsuna
[Genere: soulmate, drammatico, guerra, erotico
Avvertimenti: what if?, grafic violence, hints! di autolesionismo, lime, slash
Localizzazione: canonica.]
Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere malgrado la discontinuità e l'incertezza sul rating!
Nota:Una dichiarazione ufficiale - scoperta oggi, 21/11: l'ambientazione è ispirata alla Germania, esattamente alla città:
Holzgerlingen
Genere: Drammatico, Erotico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 4: Hört, hört der Schwur!

Narratore: Eren
what if?, pre-slash, linguaggio, happy ending
Storia 4 di 4: OS di 1000 parole
Note: alla fine

Non ne posso più di questa situazione, in parecchi modi. Uno, non sono completamente invalido anche se per adesso non ho le mani, il fumo che esce dalle braccia significa che tutto va come dovrebbe. Ormai non mi spavento più quando mi strappano alla carcassa crollata del gigante mutaforma, la maggior parte di me si fonde e intreccia con i suoi muscoli e tendini, e del dolore, per quanto atroce, decido di non curarmi.
Da quando mi sono assicurato che la L riaffiora, considero tutta la faccenda una gran rottura e basta.
Due, guardare Levi fare le pulizie approfondite è qualcosa di troppo eccitante, e non voglio restarmene fermo a letto… cioè, da solo, se mi raggiungesse andrebbe benissimo.
Soltanto lui può conciarsi come una massaia e restare l’uomo che è.
Lo osservo dedicarsi con scrupolosa attenzione alla rimozione delle ragnatele, spazzare il pavimento, procedere col lavaggio delle finestre con acqua e aceto, infine ad arieggiare l’altro materasso, quello della brandina su cui da due giorni dorme senza lasciarmi. Mi getterei ai suoi piedi per questo, ma temo che potrebbe punirmi nell’unico modo intollerabile, decidendo che sono soltanto un bambino imbecille, un idiota suicida*, andandosene e incaricando Armin o Petra di curarsi di me. Con Mikasa ha un rapporto teso, credo che lo faccia apposta a tenerla occupata e lontana da me.
È geloso.
Questo pensiero mi attraversa completamente, è fisico, e così potente che sovrasta la sofferenza e la sensazione del mio corpo che si rigenera. Vorrei che mi possedesse, qui e ora, ma so di non avere speranza. Lo fisso in quegli occhi d’acciaio, che spuntano dai due fazzoletti rosa ― uno in testa e l’altro legato davanti per non respirare la sporcizia ― come quelli di una danzatrice di un antico disegno della collezione di Armin. Guardami.
“Sei troppo basso per spolverare sopra l’armadio, devi salire su uno sgabello”.
In un attimo la temperatura della stanza scende, sento una vampata di rabbia che proviene dal suo fisico compatto mirare e colpirmi come una martellata.
“Sta zitto, bastardo, lo sto facendo per te, la pulizia è essenziale, perché vi piacesse vivere come dei maiali non lo capirò mai, per fortuna ci sono io a farvi lavorare”.
“Fino a prova contraria quello che aveva una madre che faceva…”
Ho esagerato. Levi si strappa la copertura dal viso, scoprendo le labbra perennemente piegate in un’espressione di disprezzo, raggiungendo il lato sinistro del lettino di ferro in tre passi silenziosi e letali, come una belva. Un piede posato sulle lenzuola, solleva di poco l’attrezzo che brandisce in mano.
“L’unica puttanella che vedo è sdraiata qui e ha voglia di giocare. Vorresti che ti spaccassi questo addosso, uh?”
Il pesante battipanni resta sospeso su di me, e non riesco a non inghiottire così rumorosamente da farlo divertire. Non è facile capire quando è offeso o scherza, ha quasi la stessa reazione; credo che dipenda da chi ha davanti, da quanto lo trova tollerabile.
Faccio segno di sì con la testa, senza osare neppure un battito di ciglia non necessario, lui mi da un colpo di assaggio su un fianco, ma si ferma subito.
“Non ancora, e non per quei moncherini, ma per questa”.
Abbassa la coperta ruvida, mi sfila con attenzione la camicia fuori dai vecchi pantaloni stinti che uso per dormire, e tocca la fasciatura che copre la ferita che mi ha fatto col coltello a doppia lama. Che io gli ho fatto fare, perché non sono bravo a ragionare come lui, perdo la lucidità. Quando mi ha visto sanguinare troppo mi ha fissato con odio, perché non mi avrebbe sacrificato, ma davanti a due giganti anomali che gli erano arrivati troppo vicino mi sono trasformato senza ostacoli, dovevo capirlo da prima. Sono stato stupido e per mostrarmi eroico l’ho fatto stare male, non potrebbe negarlo; noi ci sentiamo.
“Sta guarendo bene, non è nulla. Stai diventando sentimentale, Capitano, sarà la vecchiaia”.
Adesso ho passato il limite, non potrà non farmi niente, e io ne ho davvero bisogno.
Levi mi sorride, inquietante, poi si dirige verso il tavolino dove ha posato le cose per fare le pulizie, in ordine di grandezza: la scopa poggiata ad un angolo, il secchio con l’acqua, la pila di stracci, il battipanni che torna al suo posto, la paletta di legno, il sapone. In questo momento realizzo cosa mi ricorda; è la stessa disposizione dei suoi strumenti di tortura, precisa, efficace, funzionale, perché si tratta di eseguire un compito e Levi non fa niente senza sforzarsi al massimo o con troppo coinvolgimento. Mi domando se distingua le due situazioni, e soprattutto se lo vorrei.
“Apri la camicia, Eren. Già, non puoi. Fastidioso”.
Rapido e deciso slaccia i bottoni dell’indumento non proprio pulitissimo che porto, ma sembra non badarci, poi tira giù anche i pantaloni, fino a scoprire il mio sesso. Quando il piumino per raccogliere la polvere mi passa lieve sulla gola, poi mi solletica sul petto, emetto un gemito senza vergogna, chiudo gli occhi e posso solo sperare che non stia per finire, che scenda di più. Lo sta facendo, sento quel tocco morbido e impazzisco di desiderio, se è un sogno non voglio svegliarmi.
“Non smetto, non agitarti, in fondo te lo devo”. La sua bocca si posa sulla mia mentre continua a farmi morire di piacere solo sfiorandomi con le piume, scivolo con le labbra lungo uno zigomo, l’orecchio, poi con i denti afferro il fazzoletto e lo tiro via, per sentire i suoi capelli d’inchiostro e seta sul viso.
“Levi… te lo giuro, sarei felice di morire per te, ogni giorno. Ma cercherò di non farlo per non lasciarti solo. Hai la mia parola”.
“Ti amo anche io”. L’ha bisbigliato così piano che ho il dubbio di aver capito quello che vorrei, che non sia reale, ma credo di sì, perché continua a farmi quella cosa meravigliosa, e mi bacia ancora, e sento che il mondo è ancora un posto che può essere salvato, e che ho un motivo per voler vivere.


Note: Il titolo: Ascolta, ascolta il giuramento!
* He is nicknamed “the suicidal idiot” (Wikia)
Mi scuso della volgarità nel rating arancione, ma nell’audio originale non ci vanno leggerissimi...

 

 

  
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