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Autore: pattydcm    18/11/2018    2 recensioni
“Quelle quattro scatole accuratamente nascoste sotto un mobile fanno da tomba al cuore di un uomo brillante e geniale. John le rimette al loro posto pensando a quanto gli sarebbe piaciuto scoprire una scatola che contenesse le prove del suo amore per lui”. Scopre, invece, che Sherlock ha collaborato con un team di giornalisti investigativi madrileni. Questi rivelano a John la verità sul ‘suicidio’ di Sherlock e lo invitano ad unirsi a loro per salvare il consulente investigativo dal pericolo nel quale si è cacciato. Verranno a galla verità sul passato di Sherlock, sui piani di Moriarty e sul rapporto tra i fratelli Holmes. Questa avventura vedrà crescere e consolidarsi il rapporto tra il dottore e il consulente investigativo, intenzionati a percorrere insieme il cammino che li porterà fino alla verità, sempre.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Buongiorno e buona domenica!
Questo capitolo è un po' come la quiete prima della tempesta e per questo qui sarò brevissima.
Vi auguro una buona lettura
Alla prossima.

Patty

Capitolo 32
 
C’è un messaggio nascosto in ogni cascata.
Dice: ‘Sii flessibile, cadendo non ti farai male!’
 
(Mehmet Murat Ildan)
 
<< Ma cosa cazzo è successo qui? >>.
Greg si guarda attorno esterrefatto. Dopo il teatrino messo su da Mistica e Mycroft per affidargli il compito che sta portando avanti con successo, immaginava che la telefonata di Anthea portasse altre novità. Non si sarebbe mai aspettato, però, di ritrovarsi sulla scena di un massacro.
Ascolta distrattamente il resoconto di Grey su quanto è accaduto. Il corpo di John riverso nel suo stesso sangue cattura tutta la sua attenzione. Sa bene che non si tratta del suo amico, Grey glielo ha detto ancora prima di condurlo nel salotto. Eppure il trucco perfetto di Mistica gli impedisce di essere del tutto tranquillo sull’identità di quell’uomo.
<< Abbiamo pensato di chiederti aiuto, Greg. Perdonaci, ma, come vedi, la situazione ci è sfuggita di mano >> dice Grey accendendo l’ennesima sigaretta. È lì da neppure un quarto d’ora e questa è la terza che fuma.
<< Giusto un poco >> ribatte il detective.
La scorge solo adesso e non può fare a meno di trasalire. Anthea è seduta su una poltrona posta posteriormente di tre quarti rispetto al punto nel quale si trova lui. Fatica a riconoscerla a causa degli occhi pesti e gonfi, del volto tumefatto e dell’aria abbattuta, ma è proprio lei.
<< Oh cristo, Anthea, ma che ti è successo? >> le domanda andandole incontro. La ragazza abbozza un sorriso in segno di saluto.
<< E’ un piacere vederti, Gregory. Come sta Molly? >> gli chiede, come se si fossero incontrati per caso in un bar. La sua calma lo destabilizza più delle parole che usa. Incapace di dire alcunché indica i lividi. << Oh, sì. Un piccolo incidente sul lavoro >> ridacchia lei riavviando una ciocca dietro l’orecchio.
<< Un… incidente sul lavoro? >> ribatte lui, la gola arida. << Lo stesso di Molly? A proposito sta bene. Certo, se per bene si intende svegliarsi ancora con gli incubi e guardarsi alle spalle ogni momento in qualunque luogo si trovi >> ironizza arrabbiato. << Chi ti ha ridotta così? Perché questi uomini sono venuti qui con l’intento di uccidervi? Cosa cazzo sta succedendo? >> le chiede esasperato.
Diligentemente, dopo un momento di silenzio nel quale i loro sguardi restano agganciati, la ragazza gli racconta quanto è successo da che lui è tornato da Molly.
<< Qualcosa, però, deve essere andato storto >> conclude. << Oppure era così che Moriarty voleva che andasse fin dall’inizio. Fatto sta che gli uomini che ci tenevano d’occhio hanno fatto irruzione nel cuore della notte, con l’ordine di eliminarci. Noi, come puoi vedere, ci siamo difesi >>.
<< Una guerra mondiale… >> dice Greg shoccato. << Quel pazzo di Moriarty sta progettando di fare esplodere la terza guerra mondiale e, cristo, io mi ci trovo preso in mezzo! >> esclama portando le mani al viso. << Oddio, non ci posso credere! Vi lascio soli per, quanto? Tre settimane e voi vi cacciate nel folle tentativo di impedire un conflitto mondiale! Tu, Anthea… tu e il tuo capo… e quel pazzo di suo fratello… e, sì, anche John… voi mi farete uscire di senno! >> grida portando le mani ai capelli.
<< Greg va tutto bene >> gli dice Anthea lentamente. << Cosa ti aspettavi, infondo? Che si riducesse tutto a una scaramuccia tra menti geniali? >>.
<< Certo, scemo che sono stato! >> ride nervoso. << Figurati se a uno come Moriarty bastava cercare di portare via l’uomo al suo rivale! No, lui ci deve piazzare anche una guerra mondiale, giusto per garantirsi un futuro felice vivendo di rendita grazie alle azioni delle sue industrie belliche. Anzi, sai che ti dico? Che se fossi in Sherlock me lo terrei stretto uno così! Sai che bella vita fatta di ricchezza e potere? Perchè ostinarsi a voler passare il resto dei propri giorni accanto a un medico con uno stipendio ai minimi settoriali e a rincorrere delinquenti, giusto per aiutare questo povero ex detective di Scotland Yard? >>.
<< Sai essere esilarante, lo sai? >> ride Anthea divertita.
Greg la guarda storto, ma ricaccia giù l’imprecazione che gli stava salendo alle labbra. Inutile perdere tempo con battute e sproloqui. La situazione è molto più che seria.
<< Ragazzi, questa volta non so che pesci prendere >> dice facendo trasalire i tre. << Non sono più nella omicidi e sto già facendo i salti mortali per portare avanti quanto richiestomi da Sherlock senza che la cosa giunga a orecchie indiscrete che manderebbero tutto a monte. In più, una cosa di questo calibro metterebbe Mycroft in cattiva luce, dal momento che questa è casa sua. Lui tra qualche ora presiederà il vertice di pace e si ritrova la casa piena di cadaveri: non è certo una buona pubblicità >>.
<< Ed è quello che si aspetta Moriarty! >> esclama Grey colto da illuminazione. << Mycroft era convinto che, ora che ha in mano Sherlock, lui non gli servisse più. Sappiamo che Holmes senior ha ucciso il padre di Moriarty per poi essere assassinato da Mycroft. James lo tiene sotto ricatto proprio grazie a questo omicidio. Sappiamo che ci sarà un killer domani al vertice e che ucciderà non abbiamo ancora capito quale rappresentate delle nazioni coinvolte. È possibile che voglia addossare a Mycroft l’ideazione di questo atto terroristico… >>.
<< … per infangare il suo nome, farlo condannare e forse anche ucciderlo >> conclude Anthea sconvolta. << Sì, Juan, è plausibile. Una strage di questo tipo a casa sua, nella quale sono coinvolti sicari e giornalisti investigativi famosi quanto voi è una nota in più a suo sfavore >>.
<< Eliminato Mycroft, James potrà far prendere il suo posto a Sherlock e lui, che non esiste agli occhi dell’opinione pubblica, grazie al processo ai danni del consulente investigativo, può continuare a governare nell’ombra. È davvero un fottuto genio del crimine, cristo! >> dice Grey tra i denti.
<< L’ipotesi di Mycroft su come Moriarty avrebbe potuto riabilitare il nome di Sherlock, allora, si fa più possibile >> sospira Mistica avvicinandosi a loro.
Greg osserva Anthea e i giornalisti mentre danno voce a quelle ipotesi da film di spionaggio. Attorno a loro il puzzo dei corpi morti inizia a farla da padrone e il peso che hanno su tutta quanta quella situazione diventa sempre più grande.
<< Non possiamo lasciarli qui >> dice guardandoli con disgusto. << Se quel che dite è vero, Moriarty stesso farà in modo che i corpi vengano scoperti e se ciò accadesse per Mycroft le cose si metterebbero molto peggio >>.
<< Hai ragione >> sospira Anthea che cambia piano posizione sulla sedia. Una triste espressione di sofferenza le sconvolge il viso.
<< Eppure… >> dice Grey lasciando la frase in sospeso. Prende il cellulare e per un lungo istante ci smanetta su avvolgendosi di mistero.
<< Cos’hai in mente? >> gli chiede.
<< Greg, come hai deciso di operare per portare avanti l’incarico affidatoti da Sherlock? >> gli chiede ignorando quanto gli ha domandato.
<< Ho presentato il problema al detective Dimmock, uno affidabile. Ha da sempre avuto una gran stima di Sherlock ed è risultato pulito da ogni possibile contatto con Moriarty o chi per esso. Abbiamo fatto partire un controllo fiscale valutando molto bene, prima di contattarli, la fedina penale e le abitudini di ogni singola persona alla quale avremmo dovuto presentare il caso. Ci stiamo lavorato notte e giorno senza fermarci un attimo, cazzo! >> dice passando la mano sulla fronte. << Abbiamo iniziato a requisire molti dei beni indicati dai documenti che erano presenti nella chiavetta lasciatami da Mycroft, badando bene di non rendere la cosa rintracciabile. Siamo solo all’inizio, perché la lista dei tesori di Moriarty è dannatamente lunga e per di più scritta in codice. Sherlock mi ha indicato cosa usare per decodificarlo e stiamo procedendo diretti come un treno >>.
<< Greg, dovessi mai decidere di trasferirti in Spagna fammelo sapere che ti faccio assumere dal nostro comando di polizia. Vorrei averti al posto di quel pasticcione di Torres! >> esclama il giornalista, alzando finalmente gli occhi a incontrare i suoi. << Direi che hai fatto un ottimo lavoro e ora tocca a me iniziare seriamente a fare il mio >>.
<< Cos’hai in mente? >> ripete Greg, questa volta deciso a ottenere risposta.
<< Mycroft ha ipotizzato che Moriarty si inventerà la sua storia per spiegare il perché del suicidio di Sherlock. Ormai, per come stanno andando le cose, come diceva Miriam, possiamo dare per certa questa ipotesi >> dice scoccando un’occhiata ai cadaveri. << Io mi inventerò la nostra storia per spiegare quanto è successo qui. Sarà il cappello introduttivo della nostra inchiesta sul Napoleone del crimine e servirà non solo a rendere pubblica la vera motivazione che ha spinto Sherlock a fingere il suicidio, ma anche ad evitare che Mycroft sia accusato ingiustamente >>.
<< Non puoi rendere pubblico quanto sta accadendo proprio adesso, Juan! >> obietta Anthea preoccupata. << Il piano di Sherlock è appeso a un filo e le notizie giungono subito all’orecchio di Moriarty. Rischi di far saltare tutto quanto! >>.
<< So bene quali rischi ci sono, Anthea. Faccio questo lavoro da molto prima che tu imparassi a tenere in mano un fucile, non sono propriamente uno sprovveduto >> ribatte severo il giornalista. << Daremo vita a un effetto vortice >>. 
<< Di cosa si tratta? >> domanda Greg curioso.
<< Partiremo da lontano, con una notizia che apparentemente non c’entra nulla e piano piano, procedendo di pari passo con quanto accadrà al vertice, arriveremo al nostro obiettivo. Nulla viene svelato perché tutto procede quasi in sincrono. Se le cose, poi, dovessero andare storte e Moriarty dovesse riuscire nei suoi intenti, sarà la sua parola contro la mia e ti assicuro che la mia ha un peso notevole >>.
<< Voglio partecipare anche io alla creazione di questa storia >> sbotta Anthea, intenzionata a non farsi mettere i piedi in testa da quest’uomo. << Fino a prova contraria sono ancora la segretaria di Mycroft Holmes e per questo ho il diritto ad essere coinvolta in tutto ciò che lo riguarda >>.
<< Non lo metto in dubbio e, anzi, direi che il tuo aiuto mi è fondamentale >> le sorride Grey, con voce carezzevole. << Ho bisogno che cinque di questi corpi siano identificati come nostri e che non vengano toccati dai coroner del Bart’s, come è stato fatto per quelli di Àngel e Moran. Gli altri cinque, invece, devono essere privi di identità e, allo stesso modo, non toccati, per il momento. Mi serve poi il database dei servizi segreti al quale hai accesso per controllare chi siano queste persone e che coloro con i quali avrò a che fare non siano sotto le direttive di Moriarty. Pensi di poterlo fare? >>.
<< Ritienilo eseguito >> gli dice e subito afferra lo smartphone e a sua volta inizia a scriverci su.
<< Ti ringrazio. Miriam, ho bisogno tu faccia un miracolo in mezz’ora! Identifica tra gli otto cadaveri dei sicari tre che possano assumere le nostre identità e truccali a dovere. Fai prima loro una foto e prendi le impronte digitali, in modo che possa rintracciarli nei database >> ordina e la ragazza scatta in una sorta di saluto marziale prima di correre a recuperare al sua attrezzatura. << Avrò bisogno anche del tuo aiuto, Greg >> aggiunge volgendo quell’unico occhio bene visibile sull’ex detective. << Ciò che sto per chiederti va fuori da ogni legalità e sicuramente contro i tuoi principi etici e morali. Dovrai essere più che sincero nel dirmi se è fattibile o meno >> gli dice e Lestrade si rende conto di essere eccitato all’idea di ciò che sta per domandargli piuttosto che turbato. << Abbiamo qui dieci corpi. Due vestono già i panni di John e Valerio e altri tre, come hai sentito, presto si trasformeranno in piccole copie di me, Anthea e Miriam. Gli altri cinque non dovrebbero neppure essere qui, dal momento che ho comunicato agli uomini di Moriarty che non ci sono stati morti tra i sicari. Nonostante questo, questi cinque corpi devono uscire da qui e non esistere allo stesso tempo. Ho bisogno che il coroner chiuda un occhio sulla loro presenza e che poi, come ho chiesto ad Anthea, dia loro un posto nelle celle etichettandoli come privi di identità >>.
<< Mi stai chiedendo di coinvolgere nuovamente Molly nei vostri piani? >>.
<< Non solo >> ammette Grey senza alcun rimorso. << Hai detto che questo Dimmock è affidabile. Bene, voglio sapere fino a che punto lo sia, perché ho bisogno che sia a conoscenza della verità ma la tenga per sé. Dovrà essere disposto a mettere a verbale la sola presenza di cinque corpi e la dinamica della strage così come gliela racconteremo, senza fare troppe domane e senza pensare troppo alle conseguenze nelle quali potrebbe incorrere. Pensi ci si possa fidare di lui? >>.
Greg ci pensa su qualche istante. Il suo giovane collega si è dimostrato zelante e pronto a tutto, ma anche molto inesperto e facilmente preda del panico. Non è sicuro che la stima che nutre per Sherlock possa coprire anche menzogne così grosse che possono causare conseguenze non da licenziamento ma da galera. Occultare cadaveri, confermare identità false… non sono cose che ci si aspetta faccia un detective onesto.
<< Lascia che gli parli. Sonderò il terreno e ti farò sapere >>.
<< Posso darti mezz’ora, non di più. Abbiamo maledettamente poco tempo >> dice leggendo e rispondendo a una serie di messaggi che gli stanno giungendo al cellulare. << E in questo poco tempo ho anche bisogno che siano identificati questi sicari e che si mandino degli agenti nei luoghi in cui vivono e frequentano per osservare chi vi si aggira e chi li cerca o chiede di loro. Questi otto devono a tutti gli effetti figurare come ancora vivi e dobbiamo identificare ogni possibile uomo di Moriaty messo alle loro calcagna, per poterlo fermare prima che sveli al suo capo quanto davvero sia successo qui >>.
<< Robetta semplice, insomma >> ironizza Greg, che si rende conto di quanto il piano di Grey sia non solo delicato ma anche complesso da attuare.
<< Pensi sia possibile farlo? >>.
<< Abbiamo altra scelta? >>.
<< No. Per questo mi serve da te la certezza di poter avere Dimmock e tutti gli uomini ai suoi ordini dalla nostra! >>.
<< Farò l’impossibile >>.
<< Così mi piaci! >> gli dice, dandogli una poderosa pacca sulla spalla. << Già che fai l’impossibile, ho bisogno di reperire informazioni da aggiungere alle mie per rendere credibile e inattaccabile ciò che dirò. Voglio tutti i faldoni nei quali Sherlock archivia le sue deduzioni e le ricerche sui personaggi che ritiene degni di nota in quanto potenzialmente pericolosi. Non abbiamo tempo e dovremo essere più che rapidi, quindi fai in modo che mi sia portato tutto al massimo entro un’ora >>.
<< E dove dovrei far portare tutto quanto? >> gli chiede infastidito dal suo modo di fare.
Il ragazzo ci pensa su qualche istante prima di sorridere soddisfatto.
<< Anthea, il tuo capo ha qualcuno su cui possa contare ciecamente? Una persona alla quale affidare la sua stessa vita, se necessario? >>.
<< Harry >> risponde sicura la ragazza. << Lavora per la famiglia reale da anni. Lui e Mycroft si conoscono dai tempi dell’università e c’è tra loro un patto di riservatezza molto forte. Soprattutto Mycroft è a conoscenza di fatti personali di Harry che custodisce gelosamente >>.
<< Un galoppino della famiglia reale, non potevo aspettarmi nulla di diverso da uno come Mycroft. Quale posto migliore del luogo più importante di Londra per portare avanti un’operazione come questa? >> ridacchia rispondendo a un ennesimo messaggio. << Bene, penso sia venuto il momento che questo Harry gli restituisca il favore. Pensi che possa procurarci un posto dove poterci nascondere e portare avanti in tutta sicurezza le indagini? >>.
<< Mi basterà ricordargli di come, se mancasse di aiutarci, potrebbe giungere in mani indiscrete la busta a lui intestata e che Mycroft custodisce nella cassaforte degli Holmes >>.
<< Bene, nulla di meglio di un sano ricatto per mantenere in piedi una solida amicizia! >> ironizza Grey strappando una risata all’ex detective. << Per scrupolo, prima di chiamarlo e chiedergli udienza per spiegargli quanto sta accadendo, fai un bel controllo incrociato per accertarci che sia pulito >> le chiede porgendole il suo laptop.
<< Provvedo immediatamente >> annuisce la ragazza buttandosi a capofitto nel lavoro.
<< Bene, direi che ho esaurito gli incarichi. Greg fai del tuo meglio con Dimmock e con Molly e mettimi subito al corrente di ogni cosa >> conclude per poi attaccarsi al telefono e iniziare a parlare velocemente in spagnolo con chissà chi.
<< Modalità ‘attitudine al comando’ inserita, a quanto pare >> ridacchia Greg. Anthea è concentrata sui controlli incrociati che sta eseguendo su questo Harry. << Così se questo tizio risulterà pulito verrete ospitati niente poco di meno che a Buckingham Palace. Dovresti controllare anche che la regina non abbia intrallazzi con Moriarty, dal momento che sarete suoi ospiti >>.
<< Non suoi, Gregory. Ti stupiresti della quantità di cose che vengono fatte a palazzo senza che né la regina né la sua famiglia ne siano a conoscenza >> ribatte lei sospirando quasi ad ogni parola che digita.
<< Ti fidi di Grey? >> le chiede Greg catturando al sua attenzione.
<< Ho qualche alternativa? >> risponde lei in modo stanco. << Ha ideato nel giro di pochi minuti un piano eccellente che dimostra quanto sia davvero un professionista. E poi gioca a nostro favore il fatto che  non metterebbe mai in pericolo il suo uomo più prezioso >>.
<< Già >> annuisce Greg, guardando distrattamente Mistica portare avanti il trucco su uno dei cadaveri che sta poco per volta assumendo le sembianze del suo capo. << Fox è con John e resterebbe inevitabilmente coinvolto dall’effetto di una fuga di notizie. È la nostra sicurezza ulteriore sul fatto che Grey agirà con cautela e cura >>.
<< Voglio che tu gli stia col fiato sul collo >> gli dice risoluta.
Greg resta stupito dell’ordine che gli ha impartito. Che poco si fidi di Grey, così come di chiunque altro non sia Mycroft Holmes lo trova normale. È questa totale fiducia in lui che lo spiazza.
<< Cosa sta succedendo, Anthea? >> le chiede, sicuro che ci sia molto più della diffidenza nei confronti del giornalista in quell’ordine.
<< Mycroft è in pericolo >> dice seria guardandolo negli occhi.
Lo stomaco di Greg si chiude rimandandogli una fitta dolorosa capace di sorprenderlo. Sulle labbra di Anthea, spaccate dalle botte prese, compare quel sorriso che altre volte le ha visto e sempre quando si ritrovavano a parlare di Mycroft. Sta per chiederle spiegazioni, ma la ragazza si mette in piedi a fatica. Barcolla, al punto che Lestrade si prepara a prenderla al volo.
<< Come vedi io non posso prendere parte alle operazioni. Molto probabilmente non potrò mai più prendere parte a nulla >> ride nervosa. << John è tutto preso dalla volontà di salvare il suo uomo. Fox da quella di vendicare il suo collega e impedire che scoppi la guerra. Nessuno di loro si preoccuperà di Mycroft, nemmeno lui stesso >> scuote il capo affranta. << La cosa più importante per quel testone è la salvezza del fratello e poi, se avanzerà tempo, anche della pace. Ciò vuol dire che non baderà a sé. Me lo ha promesso, ma lo conosco troppo bene e so quando pensa che qualcosa sia da considerare inevitabilmente persa. Conosco quello sguardo. Gliel’ho visto tante volte in viso per cose che riguardano politica e giri di denaro e non mi è piaciuto rivederlo per qualcosa che, invece, lo riguarda da vicino. Molto da vicino >>.
<< Ne parli come se stesse meditando di suicidarsi, Anthea >>.
<< No, Greg, in questo caso non si tratta di suicidio >> ribatte lei scuotendo il capo. << Mycroft è pronto a mettersi da parte per il fratello. Vuole che tutte le nostre forze siano concentrate su Sherlock. L’unica che fin’ora è stata concentrata su di lui sono stata io e guarda dove sono adesso e in che condizioni anche >> dice con voce rotta dal pianto. << Io… non voglio che muoia. Non lo trovo giusto, Greg. Ne ha passate davvero tante. Solo chi lo conosce può sapere quante e credo di essere io l’unica anche in questo caso. E non è giusto neppure per Sherlock. Non è giusto che perda anche lui, per questo Greg ti chiedo di controllare Juan. Voglio che tu prenda il mio posto >> gli dice muovendo un passo verso di lui. Greg le tende le mani temendo possa cadere e lei si aggrappa a lui. << Voglio che tu possa supervisionare il lavoro di quel giornalista con l’unico obiettivo di impedire che sia fatto del male a Mycroft Holmes. Il mio capo si fida di te. Hai salvato suo fratello e te ne è grato. Al punto che ha mosso mari e monti affinchè tu fossi riassegnato, sebbene a un incarico inutile, piuttosto che licenziato in tronco e sbattuto fuori a calci da Scotland Yard >>.
Greg resta senza parole. Sapeva che la sua situazione era parecchio brutta dopo l’inchiesta ai suoi danni, ma non tale da prevedere il licenziamento in tronco. Non gli è piaciuto di certo il suo nuovo ufficio né, tanto meno, il nuovo lavoro, ma ritrovarsi fuori dalla grande famiglia degli Yardes lo avrebbe distrutto molto di più. Si rende conto di dovere molto a Mycroft Holmes.
Un insolito calore gli invade il petto. Sono state davvero poche le occasioni in cui si è ritrovato nello stesso luogo insieme a lui e in ognuna di queste quell’uomo glaciale è stato capace di generare in lui emozioni controverse. Repulsione e fascino. Disprezzo e reverenza. Simpatia e antipatia. In queste ultime occasioni, poi, l’ago della bilancia si è spostato più sugli aspetti positivi, al punto da portarlo a stringerlo in un abbraccio consolatorio al fine di incoraggiarlo.
<< Sì, anche per questo >> dice la ragazza e benchè il suo viso sia gonfio di botte lo vede quello strano sorriso che già altre volte le ha curvato le labbra a quel modo.
<< Questo cosa? >> le chiede guardingo e lei ridacchia scuotendo il capo.
<< Mi sono accorta anche io tardi di quanto sia inevitabile, sai? >> risponde inclinando la testa di lato. << Di come non si possa, se si vuole bene a uno di loro, non provare affetto anche per l’altro. Come se questi due Holmes portassero sulla pelle un incantesimo che spinge a prenderli entrambi, anche se si fa la conoscenza di uno solo di loro. Io credo, sai, che ci sia lo zampino di Jane >> sorride come una bambina che svela un dispetto appena riuscito.
<< Beh… lei più di tutte conosceva i suoi fratelli e sapeva quanto fosse difficile per entrambi avere a che fare con le persone e con le emozioni >>.
<< Già. E penso sapesse anche quanto sia difficile per le persone riconoscere di amarli. Li si vede così lontani, così poco umani che, per istinto di conservazione e per difesa, li si allontana anche quando si vorrebbe, invece, conoscerli meglio >>.
<< Non tutti fanno così >> sottolinea Greg ed ecco nuovamente quel sorriso sulle labbra di lei.
<< Certo. Ed è per questo che lo salverai, non è vero Greg? >>.
Lestrade si sente parecchio confuso dalle parole di questa donna, che, ancora oggi che può dire di conoscerla un po’ di più che per nome, trova misteriosa ed enigmatica. È sicuro che abbia lasciato volutamente un sottinteso nel suo discorso e in quel sorriso.
<< Ti conviene ora contattare Molly per metterla al corrente della situazione e di quanto le è richiesto e di accertarti se Dimmock sia affidabile e spendibile. C’è un passaggio segreto che da qui conduce a Trafalgar Square, puoi dare loro appuntamento lì >> gli dice tornando a sedere. Rivolge l’attenzione al laptop lasciando intendere di non avere nulla da aggiungere.
Greg annuisce, più a se stesso che a lei, e, nonostante la curiosità di quel sottinteso, si mette all’opera. Cogliendo il suggerimento del passaggio segreto sul quale si porta, invia un messaggio a Dimmock e un altro a Molly invitandoli a raggiungerlo al più presto al ‘Cafè on The Square’ dove, con entrambi in situazioni diverse, si sono ritrovati più volte.
 
***
 
Un rombo continuo, incessante, inevitabile. Il rumore neutro della cascata viaggia sulla pelle, rimbomba nel torace, vibra nella pancia. Dalla finestra della stanza nella quale si trova, John osserva ipnotizzato la grande massa d’acqua crollare giù, andando incontro al suo destino. Nella caduta rivede sia Sherlock che Sky: il suo uomo e il ragazzo che ha inscenato il suo suicidio proprio da una cascata molto meno fragorosa di questa, ma ugualmente inquietante.
“Siamo insieme qui, Sherlock. In questa caduta infinita e inevitabile nel nulla” pensa e un brivido gli percorre la schiena. Questo hotel disegna un semicerchio nella roccia permettendo di ammirare in tutta la loro magnificenza e da più punti le cascate di Reichenbach. La sala che ospiterà il vertice di pace è posta al centro di questo semicerchio, esattamente di fronte al picco massimo della cascata.
“Quale luogo migliore per dare inizio a una guerra se non un vertice di pace tenuto qui, dove tutto incessantemente crolla” sospira portando le mani al volto. Si ferma, però, un attimo prima di accarezzarsi il viso. Per quanto il trucco gli dia fastidio a volte dimentica del tutto di stare indossando una maschera. Sperava di non doversi più sottoporre alle abili mani di Mistica e, invece, si è ritrovato addirittura a vestire i panni dell’agente Jeremy Nelson dell’MI6. Ha dovuto in breve tempo studiare a memoria ogni dettaglio della sua vita, per evitare che i colleghi scoprissero il raggiro.
“Ci manca solo questo” scuote il capo serrando le braccia al petto.
<< Juan ipotizza che questo attacco sia stato effettuato con lo scopo di preparare il terreno di false accuse che ti inghiottirà, Mycroft >> sta dicendo Fox.
Il fratello maggiore di Sherlock è seduto su una delle poltrone presenti nella suite imperiale messa a sua disposizione. Un bicchiere di whisky in una mano e una sigaretta accesa nell’altra. Ha appreso la notizia del massacro consumatosi a casa sua con apparente distacco. Lo stesso aplomb da bravo padrone di casa con il quale John gli ha visto accogliere i capi di stato extraeuropei già giunti in loco.
“Come diavolo ci riesci?” si domanda provando un moto di rabbia subito scacciato. Sa bene che quella è tutta una facciata, una messa inscena tirata su anche per proteggere Sherlock.
<< Grey sta preparando una contromossa, facendo partire l’inchiesta che stiamo progettando su Moriarty e il suo impero >> continua Fox vestito dei panni dell’agente Hopper. Appoggiato alla scrivania, è ben visibile nel suo sguardo, nel tono della voce e nelle dita che tamburellano incessantemente, il turbamento causato da quella notizia. Credevano che Grey, Anthea e Mistica fossero al sicuro, dato il patto stretto tra Sherlock e Moriarty e che hanno ipotizzato ponesse come base di scambio la loro incolumità in cambio delle resa del consulente. Anche se così fosse stato, il Napoleone del crimine, a quanto pare, aveva ben altri piani.
<< Così, ora tutti voi siete rimasti vittima dell’agguato operato dagli uomini di James >> dice Mycroft facendo ruotare con la mano il contenuto quasi intatto del bicchiere.
<< Sì, siamo tutti morti >> .
Sentirlo dire ad alta voce gela il sangue nelle vene di John. Per la seconda volta è stata inscenata la sua morte. Solo che in questa occasione tutto è sfuggito loro di mano. Ripensa a quando Grey gli aveva detto che tutti loro erano accomunati dall’essere dei suicida mancati. Anche se non per mano loro, in un certo senso mandare avanti quest’operazione li ha portati, anche se non veramente, per fortuna, a morire. Anche più volte, come nel suo caso e in quello di Sherlock.
<< Juan ha spiegato la situazione a Lopez, il nostro capo e direttore della testata giornalistica per la quale lavoriamo, e ha messo in moto la macchina dell’informazione. Siamo soliti lasciare degli stralci in redazione, una sorta di riassunto di quanto stiamo portando avanti, di modo che, in caso dovesse succederci qualcosa, come in questo caso, possa comunque essere reso pubblico il caso al quale stavamo lavorando e quando avevamo scoperto. La notizia di quanto è accaduto a casa tua sarà divulgata nelle edizioni del mattino e darà il via ad un effetto vortice. Sarà apparentemente semplice e priva di risonanza su quanto qui sta per succedere. Questo ci servirà soprattutto per tenere buono Moriarty ed evitare che possa temere di vedere andare in fumo i suoi piani e, allo stesso tempo, insospettirsi e scoprire che siamo ancora tutti vivi >>.
<< E quale sarà il tema centrale di questa notizia? >> gli chiede Mycroft.
<< I ‘Los errores’ si erano rivolti a te per avere delucidazioni su Moriarty le cui tracce avevano ritrovato durante l’inchiesta sulla pedopornografia d’alto bordo che stavano portando avanti. Tu ci hai ospitati affinchè potessimo indagare a fondo, dal momento che questo tizio sembrava essere stato inventato ad hoc da tuo fratello. Questa notte degli uomini, identificati come agli ordini del Napoleone del crimine, hanno fatto irruzione a casa tua e hanno ucciso noi e la tua segretaria. Questo massacro ai nostri danni metterà il dubbio sull’esistenza di Moriarty >>.
<< Oppure porterà tutti a pensare sia stato io a dare l’ordine di uccidevi per coprire la follia del mio sfortunato fratello suicida >>.
<< E questa sarà la prima falsa pista >> sorride soddisfatto Fox << ricorda che dobbiamo tenerci buono Moriarty che potrà solo gioire del dubbio che con questo pezzo metteremo nella testa dell’opinione pubblica. In parallelo con quanto accadrà oggi al vertice, però, saranno pubblicati altri aggiornamenti che renderanno noti i crimini da noi scoperti nei quali figura un collegamento con Moriarty a partire dall’inchiesta sulla pedoprostituzione, che, a tutti gli effetti, ci ha portato a dare inizio a questa operazione. Grazie a quanto Juan ha trovato nei faldoni nei quali tuo fratello ha accuratamente catalogato ogni singolo crimine in cui vi è l’ombra di James, inizieremo a far sorgere il dubbio che questo uomo non sia stato il frutto della mente malata di un consulente investigativo mitomane, ma che sia realmente esistito. Lo comproveranno riferimenti, persone coinvolte e situazioni troppo reali per essere state portate avanti da una persona che non esiste e molto lontane da te per vederti coinvolto in esse e mandante della nostra esecuzione. Entro la fine della giornata o al più tardi domani, il vortice di notizie farà il suo dovere e porterà a confermare l’esistenza Moriarty come persona reale e realmente pericolosa. Il nome di Sherlock sarà riabilitato e visto come l’unico che ha fatto di tutto per tentare di fermarlo, arrivando persino a fingere il suo suicidio pur di infiltrarsi nella sua rete e distruggerla dal di dentro. Cosa che ha tentato di fare grazie al tuo aiuto. Questo servirà anche a sedare sul nascere, o comunque a mettere in dubbio, eventuali notizie su un possibile tuo coinvolgimento nell’atto terroristico che avrà luogo domani >>.
<< Sono davvero ammirato >> dice Mycroft dopo un lungo istante di silenzio. << Come avevo detto, il vostro ruolo sarebbe stato fondamentale nel riabilitare il nome di mio fratello. Non immaginavo dovesse esserlo anche per riabilitare il mio >> dice prendendo un sorso di whisky.
<< Oh, andiamo! Smettila con questa recita, non sei più davanti ai potenti del mondo! >> sbotta John stringendo i pugni. Mycroft lo guarda stupito e poi, incredibilmente, arrossisce. Quell’espressione così infantile di imbarazzo è capace di sedare il moto di rabbia dell’ex soldato.
<< Touché >> dice prendendo una boccata di fumo. << In effetti vi avevo già esposto le mie idee circa il mio ormai scarso riutilizzo tra le schiere degli schiavi di Moriarty. Relegato alla figura di capro espiatorio, così finisce la mia carriera. Ho preso il posto di Ravache, con la differenza che non posso suicidarmi come ha fatto lui, ne andrebbe della pace e della fine della civiltà occidentale >> recita palesemente e per la prima volta John ritrova una notevole somiglianza tra i due fratelli.
<< Pensi che ci abbia massacrati perché qualcosa non è andato con Sherlock? >> gli chiede preoccupato.
<< No, John. Penso che fosse quel che aveva in mente fin dall’inizio. Posso solo sperare che mio fratello lo avesse previsto >>.
I loro sguardi si incontrano per un breve istante. Entrambi si affrettano a guardare altrove. Non hanno la confidenza adatta a rincuorarsi a vicenda. Non qui, dove la follia di Moriarty è più forte. John si era ben stupito della mano che Mycroft aveva posato sulla sua spalla la sera precedente, quando ancora erano relativamente al sicuro a Villa Holmes. L’ha accettata e vi si è aggrappato, ma l’imbarazzo per quella reciproca debolezza è stato grande al punto da portarli ancora più lontani l’uno dall’altro.
<< E’ bellissimo qui >> dice Fox avvicinandosi a John, lo sguardo rivolto al panorama oltre la finestra.
<< Odio questo posto >> borbotta il dottore. << Odio questa situazione. È sfiancante saperlo così vicino e dover restare fermo e buono al mio posto, nei panni di un altro. Vorrei solo ispezionare questo luogo da cima a fondo, trovare Sherlock e portarlo via da qui, sparando a brucia pelo su chiunque provasse a fermarmi. Che si fotta la guerra, che si fottano i ministri, i cancellieri, gli ambasciatori e tutti gli altri. Io la mia guerra la sto già vivendo e voglio solo poter stare in pace, cazzo! >> pensa placando l’istinto di portare la mano al viso.
<< Per questo siamo qui >> ribatte il ragazzo, lo sguardo rivolto alle cascate. << Anche io voglio stare in pace. Ho vissuto a lungo in guerra e avevo trovato il mio equilibrio. Non voglio che un pazzo metta i bastoni tra le ruote a quella che voglio sia la mia vita portando guerra e devastazione >>.
Il soldato ligio al dovere e alla corona che è dentro John si sente in colpa per le sue parole di sprezzante egoismo e menefreghismo. La pace sua e di Sherlock dipende anche dalla Pace tra i popoli e le nazioni. Cosa farebbero altrimenti? Scapperebbero vagabondi e timorosi di avere costantemente qualcuno alle calcagna?
“No, questo no!” sbuffa John arricciando il naso.
<< Se non c’è altro io andrei a cercare di dormire qualche ora >> annuncia Fox. Sia John che Mycroft si trovano d’accordo nel non avere altro da aggiungere e, augurando loro una buona notte, il ragazzo si ritira.
Restano soli, lui e Mycroft. Ognuno avvolto nei proprio pensieri, nei propri sospiri. John lo vede attraverso il riflesso che gli rimanda il vetro spesso della finestra. Fissa un punto imprecisato sulla moquette e continua incessantemente a far ruotare con la mano il contenuto ora più scarso del bicchiere. Le dita della mano sinistra, che tengono la sigaretta ormai al filtro, premono contro la tempia. Appare stanco, Mycroft Holmes. Porta ancora i segni sul viso e nel corpo della prigionia subita a Musgrave, ma, nonostante questo, sembra essere avvolto da un’aura di rigore, etichetta e inattaccabilità. Si è scelto una maschera bella impegnativa e pesante da portare, il fratello del suo uomo.
<< E’ un bene tu non possa farlo >> dice, rompendo il silenzio.
Dal riflesso sulla finestra vede Mycroft alzare la testa e portare gli occhi increduli su di lui.
<< Fare cosa? >> gli chiede senza, stranamente, dedurre l’intento delle sue parole.
<< Suicidarti >> risponde voltandosi verso di lui. << Sherlock non la prenderebbe bene. Lui ci tiene a te, Mycroft >>.
Ancora una volta vede le sue guance accendersi di un rossore adolescenziale.
<< Ci sei tu al suo fianco, ora. Anche lui non ha più bisogno di me, ammesso che ne abbia mai avuto >> ribatte con un sorriso tirato, dedicando la sua attenzione nuovamente a quel punto sulla moquette.
<< Ti sbagli, Myc >> ribatte, prendendosi la libertà di quel diminutivo. << Me lo ha detto lui stesso. Si sentirebbe perso senza di te, nonostante la mia presenza al suo fianco. Non sottovalutarti e non sottovalutare neppure lui >>. 
<< Non sto svalutando nulla, John >> dice scuotendo il capo. << Penso di non riuscire proprio a vederlo questo bisogno. Sono sempre stato abituato a stare da solo e a non avere bisogno di nessuno. Ho dato per scontato che fosse così anche per lui. Ovviamente mi sbagliavo. Sherlock è lo specchio nel quale vedo riflessi tutti i miei sbagli >>.
Mycroft vuota il bicchiere e spegne la cicca nel posacenere. Posa poi i gomiti sulle ginocchia e congiunge le dita delle mani al mento, assumendo la posa tipica di Sherlock. John sorride nel ritrovare quest’altra somiglianza tra i due.
<< Prima che compisse il salto, quando l’ho lasciato solo nei laboratori del Bart’s, tuo fratello mi disse che la solitudine lo proteggeva. Ora capisco da dove arrivi questa convinzione >> dice incontrando lo sguardo di Mycroft. << Io gli dissi che sono gli amici che ci proteggono. Penso che oggi lo abbia capito. È solo grazie ai suoi amici che siamo qui. Quello che ancora deve imparare, e che penso debba imparare anche tu, è che è anche la famiglia che ci protegge >>.
<< Io l’ho sempre protetto >> ribatte Mycroft sulla difensiva .
<< Oh, lo so. In una maniera piuttosto opprimente, lasciamelo dire >> ridacchia apertamente. << Da quanto ho capito, non siete stati protetti da chi avrebbe dovuto farlo, anzi il pericolo proveniva proprio da lì. Di conseguenza, non avete avuto la possibilità di imparare come si fa. Per questo lo hai protetto nell’unico modo in cui hai pensato fosse corretto farlo: tenendolo d’occhio come fai tenere d’occhio criminali e personaggi di spicco. È il concetto stesso di famiglia che ti manca. Sherlock se ne è fatto uno suo con la signora Hudson, Greg e anche con me. Tu… ecco, non credo tu ne abbia avuto l’occasione >>.
<< E’ lui la mia famiglia >> ribatte, il volto corrucciato da un’espressione di genuina incomprensione. << Chi altri dovrebbe essere se non lui? E’ mio fratello >>.
<< La famiglia non è composta necessariamente solo da persone che hanno il nostro stesso patrimonio genetico, Myc. Anzi, a volte è proprio da questi che ci allontaniamo per sopravvivere. Io sono finito in Afganistan per liberarmi dei miei familiari e mi sono illuso di aver trovato nell’esercito un surrogato di famiglia. Nel momento in cui non sono andato più bene, però, mi hanno cacciato e mi sono ritrovato nella stessa situazione di prima, dato che anche per i miei non andavo bene. Nella famiglia che ho trovato adesso, invece, non devo dimostrare nulla per essere accettato >>.
<< E... qual è la tua famiglia, adesso? >> gli chiede, sforzandosi visibilmente di seguire il suo ragionamento.
<< Sherlock è il mio compagno. La signora Hudson una madre per entrambi. Greg un fratello… e poi ci sei tu >>.
<< Io? >> chiede stupito.
<< Oh, sì, tu. Siamo una famiglia adesso, Mycroft. Non solo allegorica, ma a tutti gli effetti, dato che io e tuo fratello stiamo insieme. Per quanto non sia un fan del matrimonio, possiamo prendere a prestito il termine coniato dal diritto di famiglia e dire di essere cognati, io e te >>.
<< Cognati >> ripete piano Mycroft, come stesse facendo conoscenza con un termine del tutto nuovo.
<< Sì, è strano, lo so >> ride imbarazzato.
<< Perché mi stai dicendo queste cose, John? >> gli chiede, visibilmente infastidito da quello che, alle sue orecchie, sembra apparire come un vuoto giro di parole.
<< Perché non sei un agnello sacrificale, Mycroft >> risponde John diretto. << Ti comporti come tale, ormai, convinto che a nessuno importi della tua vita o della tua morte. Mi pare tu abbia avuto molte dimostrazioni del contrario. Anthea è una di queste, per esempio >> dice e lo vede portare nuovamente l’attenzione alla moquette. << Non voglio entrare nel merito del vostro rapporto >> si affretta a dire John. << Volevo solo dire che ci sono persone alle quali la tua incolumità interessa. Una è Anthea, l’altra è Sherlock e, di riflesso, interessa anche a me >>.
<< Perché, scusa? Per la questione dell’essere cognati? >> chiede pronunciando con poca convinzione quel termine.
<< Sì. Perché, come ti ho detto, il mio uomo soffrirebbe se ti perdesse e io non voglio che soffra. È mio dovere, quindi, prendermi cura di te >>.
<< Tu sei qui per salvare lui, non me >> ribatte deciso Mycroft.
<< E’ vero, non lo nascondo. Sherlock è la mia priorità >>.
<< Voglio anche io che lo sia. Devi portarlo via da Moriarty e tornare con lui… ovunque vogliate andare >>.
<< A Baker Street. Non saremmo a casa in nessun altro posto se non lì >>.
Mycroft sorride e nel suo sorriso questa volta John vede qualcosa di Sherlock. Lo stesso modo di arricciare di più l’angolo sinistro della bocca rispetto al destro. Lo stesso imbarazzo dato dal non essere per nulla avvezzi al sorriso. Ora questo aspetto è diminuito in Sherlock, che nell’anno e mezzo in cui hanno vissuto assieme ha avuto modo di allenarsi e tirare fuori un sorriso spontaneo e sincero col quale ha preso confidenza. Mycroft, invece, sta iniziando adesso. Forse proprio in questo momento.
<< Io… sono felice che lui ti abbia trovato, John. Non capivo il perché del suo incaponirsi su di te. Ora mi è più chiaro >> ammette e per la prima volta da che lo conosce, John si rende conto di quanto queste parole siano sincere. Si sente in imbarazzo dinanzi a questa apertura confidenziale da parte di Mycroft. È potente anche quando tira fuori il lato più fragile di sé, quest’uomo. Gli è chiaro, adesso, perché Anthea si sia follemente innamorata di lui.
<< E’ una dichiarazione, questa, signor Holmes? >>.
L’imbarazzo lo porta a sdrammatizzare con il solito tono seducente. Mycroft sgrana gli occhi visibilmente a disagio e confuso. E’ palese come non si aspettasse un’uscita simile da parte sua. John ride di gusto della sua buffa espressione
<< Era una battuta, Mycroft. Una semplice battuta, non preoccuparti >> lo rassicura, ma nota come lui continui a guardarlo con sospetto.
<< Una battuta >> ripete guardingo. << Sì, sei solito farne tante. Anche Sherlock. E’ una cosa che vi accomuna >>.
<< A vederci verrebbe da dire che gli opposti si attraggono, ma in realtà siamo molto simili. Un’infanzia infelice, genitori terribili, fratelli maggiori problematici >>.
<< Ehi! >> esclama Mycroft infastidito, causandogli una nuova esplosione di risa. Inaspettatamente anche lui si unisce a questa risata. Dapprima timidamente, poi senza alcuna remora. Ridono a lungo e John rivede anche in questo cercare di tornare serio e poi ricadere nelle risate una somiglianza con il suo uomo.
<< Farò in modo che tu ne esca vivo >> dice tornando serio. << Per Sherlock e per Anthea. Glielo devo, mi ha salvato la vita. E anche per poter ripetere momenti come questo. Quando mi ripresi dopo il primo incontro con Moran, Anthea mi disse che avremmo potuto forse ritrovarci tutti e quattro davanti a una birra e io la vidi come una cosa assurda. Ora sono più possibilista >>.
<< Mi piace il tuo ottimismo >> ribatte Mycroft ed è nuovamente sincero il sorriso che gli curva le labbra. << Tu sei stato un soldato, John. Cosa facevate la sera prima di un attacco programmato? >> gli chiede, cambiando del tutto argomento, cosa che incuriosisce il dottore.
<< E’ una domanda difficile la tua >> risponde John, prendendo posto di fronte a lui, sull’altra poltrona presente nella suite. << Ognuno aveva i suoi riti scaramantici. Chi pregava, chi preparava un indumento porta fortuna da indossare, chi chiamava casa. Io personalmente lucidavo a specchio le mie medagliette, in modo da poter essere riconosciuto in caso fossi caduto sul campo. Una cosa inutile, lo so, e parecchio negativa, dato che era volta ad agevolare l’identificazione del mio cadavere. Era, però, appunto, un gesto scaramantico e per questo del tutto privo di logica >>.
<< Abbiamo allora da trovare uno stupido gesto scaramantico. Infondo, questa potrebbe essere l’ultima notte per entrambi >>.
John ci aveva già pensato, ma aveva messo da parte questa considerazione per non deprimersi. Non si aspettava di sentirla tirare nuovamente in ballo da Mycroft. Certo, se gli fosse data la possibilità di scegliere come passare l’ultima notte della sua vita, non sarebbe quello l’Holmes col quale deciderebbe di trascorrerla.
<< Che ne dici di un whisky? >> gli propone Mycroft.
<< Non credo che uno basterebbe >>.
<< Si comincia sempre da uno >> ribatte Mycroft, versandogli due dita di liquore.
<< Tu allora sei già in vantaggio, mio caro cognato >> dice usando questo termine che inizia ad apprezzare. Il suddetto cognato ridacchia versando un bicchiere anche per sé.
<< Io sono sempre in vantaggio, John. Su tutto >> dice orgoglioso, levando il bicchiere. John fa tintinnare il suo contro, ridendo come fosse già ubriaco. Prende un sorso di liquore e ne rimane inebriato.
<< Eccezionale! >> esclama facendo schioccare le labbra.
<< La mia annata preferita >> dice Mycroft assaporandolo con gusto. << Un’ottima scelta per una simile occasione, non credi? >>.
<< Mi trovi d’accordo con te. Ed è anche questo un avvenimento eccezionale! >>.
Ridono ed è insolito sentire risuonare insieme le loro risate. C’era un altro rito che John aveva notato compiersi tra commilitoni la notte prima di un attacco programmato. Si verificava una vicinanza, un desiderio di risate e calore molto simile a quello che sta accadendo in questa suite imperiale tra loro due. L’intero squadrone si riuniva senza che ci fosse bisogno di richiamare tutti in adunata. Ogni singolo soldato sentiva il bisogno di avere qualcuno accanto. Restare da soli quando si sa che tra poche ore si sfiderà la morte e che questa potrebbe decidere di prenderti non piace a nessuno. John non ha intenzione di alzarsi da quella poltrona e anche Mycroft sembra della stessa idea. Stanno riproponendo, con quel whisky condiviso a scaldare gli animi e ad alimentare le risate, quello stesso rito, che, silenziosamente, sta abbattendo le barriere di diffidenza, pregiudizi e antipatia che finora ha caratterizzato il loro rapporto.
Un messaggio giunge al cellulare di Mycroft che lo prende sbuffando, sicuramente convinto sia una bega da risolvere legata al vertice che si terrà tra poche ore o a qualcuno degli ospiti. John invece lo vede guardare stupito lo schermo.
<< Qualcosa non va? >> gli chiede temendo siano altre brutte notizie da Londra.
<< E’ Sherlock >> dice e le sue labbra si distendono a dare forma a un sorriso sincero. John affonda le dita nei braccioli della poltrona.
<< Che succede? >> domanda nervoso.
<< Dice di aver risolto il caso >> gli porge il cellulare che prende curioso e eccitato. Non capisce, però, il significato del testo. Sono formule matematiche e parole di una lingua a lui sconosciuta. << Sono i tre principi della dinamica o leggi di Newton e il principio del rasoio di Occam. Erano i capisaldi di nostra madre >>.
<< E… questo cosa vorrebbe dire? >> chiede John sentendosi profondamente stupido.
<< Che ha trovato il modo di vincere il suo avversario >>.
<< Come? >>
Mycroft riflette e sembra cercare le parole più adatte per farsi capire.
<< Ha capito come usare la forza del nemico a suo vantaggio. Il rasoio di Occam indica la scelta della soluzione più semplice come risoluzione di ogni problema. In questo caso la soluzione più semplice, date anche le sue condizioni fisiche, è quella di sfruttare in suo favore la forza del nemico. Un principio ben conosciuto nelle arti marziali, l’aikido in particolare, se non erro >>.
<< Sì >> annuisce John che ha capito cosa intende.
<< E’ strano come alla fine siano stati proprio i principi cari a nostra madre a condurlo alla soluzione del caso >>.
<< Quando ci troviamo di fronte a qualcosa che ci spaventa torniamo con la mente alla consolazione primaria, Mycroft. Nulla è più sicuro per un bambino spaventato delle braccia della propria madre >>.
<< Già >> annuisce lui con volto triste. << Nostra mare, però, non era propriamente il genere di donna capace di rassicurare. Oddio, con loro lo è stata, soprattutto negli ultimi anni >>.
<< L’influenza del suo amante? >>.
<< Sì. Hugh Ward ha avuto un notevole ascendente su di lei, proprio come tu lo hai avuto su Sherlock >>.
<< Conoscevi, dunque, l’identità di quell’uomo? >>.
<< Certo >> ribatte sicuro e anche stupito della sua domanda. << Non ho mai capito cosa ci trovasse in lui. Era un uomo molto semplice, di poche pretese. Intelligente sì, ma di un’intelligenza ordinaria, media. Aveva, però, indubbiamente modi affabili e gentili. Sono sicuro che sarebbe stato capace di renderla felice e che i miei fratelli con lui sarebbero cresciuti serenamente. Mi sono chiesto spesso, sai, come sarebbe stato. Che tipo di fratello avrei oggi, se fosse cresciuto con quell’uomo per padre. Anche James sarebbe stato diverso >>.
<< Ci sarebbe stato anche lui? >> domanda John stupito.
<< Oh, certo. Ward stravedeva per suo figlio. Mia madre parlava spesso di lui ai gemelli. Con me meno. Aveva paura che potessi spifferare tutto a mio padre >>.
<< Tua madre non si fidava di te? >> .
<< Mia madre non mi ha mai considerato come un figlio. Io ero una versione in miniatura del marito >>.
<< E’… tristissima questa cosa, Mycroft >>.
<< Uff! >> sbuffa lui facendo spallucce. << Che sia triste o che sia quel che sia cosa vuoi che cambi, ora? >>.
<< Quindi tu non saresti andato via con loro? Non eri previsto nel quadretto della famigliola felice >>.
<< No >> dice con un sorriso tirato.
A John si chiude lo stomaco. Tante volte ha pensato sua madre non lo amasse, che lo vedesse come una pecorella da istruire secondo i precetti della dottrina così come voleva il signore e basta. Dinanzi al vissuto di Mycroft, sua madre gli appare come la miglior madre del mondo.
<< E nonostante questo tu hai sempre cercato di proteggere tuo fratello >> sussurra rendendosi conto solo all’ultimo di aver pronunciato quelle parole.
<< Non avrei dovuto? >>.
<< No, non sto dicendo questo >> si affretta a chiarire. << Intendo dire che questo dimostra quanto davvero tu ci tenga a lui e quanto tu gli voglia bene. Nonostante la palese preferenza di tua madre per lui e Jane, nonostante l’astio che lui ha sempre mostrato nei tuoi confronti addossandoti colpe che, a conti fatti, non hai, tu hai fatto di tutto per tenerlo al sicuro >>.
<< Mi sembrava di avertelo detto fin dall’inizio, John: io mi preoccupo per lui costantemente >> gli dice imitando il tono che lui stesso ha usato ormai quasi due anni prima per rispondere alla sua domanda. John sorride e annuisce.
<< Devo ammettere che non so se al tuo posto l’avrei amato come sei stato in grado di amarlo tu >> sussurra. << Mia sorella… lei me ne ha fatte talmente tante da portarmi ad odiarla. Ho rifiutato lei, la sua omosessualità, il suo alcolismo, il suo dolore. L’ho fatto per salvarmi o almeno così mi dicevo e, a conti fatti, ho solo lei >> un nodo blocca la gola di John che si ritrova ad avere gli occhi lucidi e a doversi fermare a riprendere fiato. Mycroft gli chiede il bicchiere, gli versa altre due dita di whisky e glielo porge nuovamente per poi servire se stesso.
<< Tu prima mi hai parlato di famiglia e, sì, ammetto di non aver mai preso in considerazione l’idea che dentro un simile concetto possano rientrare anche persone che non hanno lo stesso patrimonio genetico. Io penso che la famiglia possa riassumersi nell’essere fratelli >> dice puntando quegli occhi grigi e intelligenti nei suoi. << I genitori sono destinati ad accompagnare i figli solo fino a un pezzo del loro cammino. La logica vuole che, in quanto più grandi, lascino prima questa terra. I fratelli, invece, percorrono il cammino distanziati da pochi anni e per questo le loro strade sono affiancate per più tempo. Se uno rallenta, l’altro lo aspetta. Se uno corre, l’altro cerca di tenere il passo e lo fa, a mio parere, anche quando decide di non volerlo fare >> gli rivolge un sorriso bonario e decisamente paterno che John non immaginava neppure di poter trovare sul viso dell’uomo di ghiaccio. << Ci sono stati momenti in cui, come te, avrei voluto girarmi dall’altra parte e l’ho fatto. Non ho voluto, ad esempio, vedere il bullismo che subiva a scuola. L’ho lasciato solo in quell’occasione e col tempo lui si è rifugiato nella cocaina. Mi sono sempre sentito responsabile di quella sua scelta. Se ci fossi stato, se lo avessi aiutato o anche solo ascoltato, lui non si sarebbe ridotto a tanto. Ho temuto di perderlo più volte, proprio io che mi ero ripromesso, dopo aver visto Jane sul catafalco dell’obitorio, che non avrei mai permesso a Sherlock di fare la stessa fine. Come ti ho detto, lui è lo specchio dei miei sbagli >>.
<< Oh, no >> lo interrompe John. << Lui è lo specchio della tua umanità, Mycroft >> .
L’espressione di sincera sorpresa lo ringiovanisce di parecchi anni. Per un istante a John sembra di vedere seduto alla poltrona il ragazzino di dodici anni obbligato dal padre a scendere negli abissi di un obitorio per riconoscere i corpi della madre e della sorella. Gli stringe il cuore questo Mycroft così indifeso nel suo stupore. Lo vede distogliere lo sguardo, sorridere e il suo viso, ancora una volta, tingersi di rosso.
<< Oddio. Credo di aver capito perché Sherlock ci tenga così tanto a te >> gli dice imbarazzato.
<< Ci vada piano, signor Holmes! Sono un uomo impegnato >> gli dice alzando il bicchiere. Ridono entrambi come due vecchi amici, per spezzare l’imbarazzo di questa vicinanza creata per caso, forse all’inizio disagevole ma ora comoda e interessante.
 << Ti ringrazio, Mycroft, per tutto quello che hai fatto per tuo fratello. Non avrei avuto l’opportunità di conoscerlo se non fosse stato per te e la mia vita sarebbe terribilmente piatta e monotona >> gli dice tornando serio.
<< E io ringrazio te, John, per avermi aiutato in questi ultimi due anni. Ho finalmente potuto trovare qualcuno sul quale poter contare e capace, più di me, di parlare con lui, di farlo ragionare, di calmarlo. La signora Hudson ha presa su alcune cose, Lestrade su altre, ma tu, John… tu gli hai preso il cuore. Abbi cura di lui, sempre >>.
<< Avremo cura di lui insieme, Myc. Io come compagno e tu come fratello. Ci ama entrambi e il suo essersi consegnato a quel pazzo di Moriarty ne è stata la prova. Mi auguro che davvero i principi tanto cari a vostra madre possano aiutarlo a porre fine a questa storia >> sospira mandando giù un sorso di liquore. << Quale pensi sia la forza di Moriarty che Sherlock userà a suo favore? >>.
<< Mi pare abbastanza ovvio, John >>.
<< Per me non lo è, Myc >>.
<< Io, invece, penso che lo sia >> dice sicuro di sé.  << Solo è troppo spaventosa >>.
<< E… quale sarebbe? >>.
<< La follia >>.
John resta senza parole. La bocca gli si asciuga velocemente e la fronte si imperla di sudore. Tutti i dubbi che lo hanno ossessionato durante quel grande gioco. Il timore che, infondo, anche Sherlock fosse privo di emozioni e incapace di empatia. Tutte queste cose lo invadono destabilizzandolo. Non vuole che il suo uomo impazzisca per poter sconfiggere la sua nemesi. Se davvero dovesse lanciarsi nel vuoto dell’abisso profondo della follia di Moriarty, poi, come potrebbe tornare indietro?
 
***
 
Stringe il pugno e una fitta di piacevole dolore parte dalle nocche ferite e si espande per tutta la mano e da lì al braccio.
Lo sguardo è fisso al fuoco che scoppietta nel caminetto, incurante della devastazione che lo circonda. Ha fatto a pezzi tutto il mobilio della stanza. Non c’è più un solo oggetto che non abbia subito la sua ira.
Non sente neppure i due colpi incerti alla porta. Il ragazzo deve ripeterli più forti un buon numero di volte prima che possano catturare la sua attenzione.
<< Cosa c’è? >> domanda scocciato stringendo nuovamente il pugno. Dagli innumerevoli tagli che ha sul dorso della mano scivola via qualche goccia di sangue scarlatto.
<< Ho degli aggiornamenti per lei, signore, su quanto è avvenuto a Villa Holmes >>.
James aggrotta le sopracciglia. Gli ci vuole qualche istante per ricordare dell’ordine che ha dato e di come quello stesso ragazzo gli avesse detto che tutto era stato portato a termine con successo. Era accaduto prima che si chiudesse la porta della suite royal che lo ospita alle spalle. Ricorda vagamente di averlo liquidato con un gesto della mano, sconvolto com’era dalla rabbia per il comportamento di Sherlock.
<< Entra pure >> gli dice e il ragazzo apre timidamente la porta. Si guarda attorno e Jim nota con piacere come si sforzi di non strabuzzare gli occhi, manifestando in tutta sincerità il suo stupore e, soprattutto, il suo timore. Fa pochi, piccoli passi porgendogli un giornale.
<< Ho ritenuto opportuno metterla a conoscenza di questo, signore >> gli dice porgendogli un giornale. << Sono appena arrivati i quotidiani da tutto il mondo, come di consueto in questo hotel. La notizia è riportata anche dagli altri, come trafiletto marginale ma qui, la testata che ha trasmesso il fatto, se ne parla più approfonditamente >>.
Le pagine della copia di ‘El mundo’ fresche di stampa sfrigolano tra le sue mani. In prima pagina campeggia in caratteri cubitali quella che la redazione presenta come una triste notizia.
 
Periodistas de investigaciòn con sede en Madrid asesinados en Londres[1]
 
El equipo de cuatro profesionales liderado por Juan Hernàndez perdìo su vida en una emboscada en el distrito de Pall Mall. Los instigadores de la masacre siguen siendo desconocidos[2]
 
Le labbra secche di James si curvano a formare un sorriso capace di far rabbrividire il ragazzo, che, senza accorgersene, fa un passo indietro. Jim legge velocemente l’articolo nel quale ritrova citato il suo nome associato all’inchiesta sulla pedoprostituzione minorile di alto bordo che i ‘Los errores’ stavano conducendo e che li aveva portati a Londra. Qui, dato quanto era accaduto qualche mese prima tra il fantomatico Moriarty e il folle consulente investigativo Sherlock Holmes, avevano cercato chiarimenti dal fratello del suicida, nella cui villa che li ospitava è avvenuta la strage.
<< Molto bene >> ridacchia soddisfatto il Napoleoane del crimine. << Chi doveva aiutarti a sbarazzarti di me, fratellino mio, mi sta dando una mano ad infangare il nome di Mycroft >> porta avanti soddisfatto la lettura e si imbatte nel nome di John. << Avete controllato i corpi? >> chiede al ragazzo, che trasale al sentirsi chiamare in causa.
<< Sì, signore. Sono all’obitorio del Bart’s. I tre spagnoli restanti e il dottor Watson >>.
<< Siete sicuri che si tratti proprio di John Hamish Watson >> chiede severo.
<< Il detective che è stato chiamato sul posto, un tale di nome Dimmock, lo ha riconosciuto e i primi prelievi biologici hanno confermato l’identità del corpo>>.
James annuisce mentre conclude l’articolo nel quale il direttore della testata madrilena, in merito alla presenza dell’assistente del consulente investigativo tra le vittime della strage, dice che i suoi uomini lo hanno ritrovato sconvolto e in pessime condizioni. Anziché smentire la notizia della sua morte, dopo il tentato suicidio nello Yorkshire, gli hanno proposto di collaborare al caso che stavano conducendo, dal momento sarebbe stato possibile, attraverso questo, fare chiarezza proprio sull’esistenza o meno di Moriarty, cosa che avrebbe riabilitato il nome del suo amico.
<< Ma che bravi. Quante belle frottole sanno raccontare al pubblico inerme questi giornalisti >> ride avvicinandosi al caminetto. << Tante energie e abilità sprecate per portare alla luce la verità e ora tutto si chiude con una solenne bugia >> dice sfilando la prima pagina del quotidiano che getta tra le fiamme. << Quanto è successo non piacerà al mio caro fratellino >> sorride cinico. << Piangerà, si dispererà e tenterà goffamente di togliersi la vita. Ah, mia bellissima e drammatica prima donna >> sospira bruciando un'altra pagina. << Ora il fango che ho iniziato a smuovere per renderti cieco ha fatto diventare l’acqua ancora più torbida. Mi basterà afferrare il retino e farti mia, trota dorata >> ride soddisfatto gettando il resto del giornale tra le fiamme. Il fuoco soffoca per un istante sotto il peso della pagine, per poi esplode in una piccola fiammata e aggredire il giornale.
<< Sei stato latore di una bellissima notizia >> dice avvicinandosi con passo lento al ragazzo. << Che ne dici di un bicchiere di vino per festeggiare? >> gli propone con tono seducente strizzandogli l’occhio.
 
 

[1] Giornalisti investigativi madrileni uccisi a Londra
[2] Il team di quattro professionisti capeggiato da Juan Hernandez ha perso la vita in un agguato compiuto nel quartiere di Pall Mall. Restano ancora ignoti i mandanti della strage.
 
   
 
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