It
doesn’t
mean anything
Sirius
Black/Ivy Rookwood/Regulus Black
1975
-
Non significa nulla, assolutamente nulla. –
Ivy
Rookwood glielo ripeteva ogni volta che s’incontravano
nella Stanza delle Necessità, ben oltre il coprifuoco, tra
un bacio e l’altro
scambiato davanti alle fiamme crepitanti del caminetto.
-
Sì, non significa nulla – bofonchiò lui
di rimando, il fiato
corto e i capelli scarmigliati a causa di tutte le volte che le dita
sottili
della ragazza si erano intrufolate tra di esse.
La
sentì scostarsi da lui, fissandolo con risolutezza nelle
iridi verdi da gatta, - Dico sul serio, Sirius. –
-
Anche io. –
Ivy
sbuffò, probabilmente incerta sul credere o meno alle sue
parole, ma quando Sirius tornò a fiondarsi sulle sue labbra
non oppose alcuna
resistenza e anzi affondò le dita ancora di più
tra le ciocche scure e lo
strinse maggiormente a sé.
La
sentì sospirare contro di lui quando affondò i
denti nel
labbro inferiore e la mordicchiò gentilmente.
Il
rintocco dell’orologio a pendolo nell’angolo
annunciò loro
l’arrivo della mezzanotte. Ivy si sottrasse alla sua presa
con destrezza,
sorridendo compiaciuta di fronte alla sua espressione contrita.
-
Devo andare, tra poco finisce la ronda. –
E
spiegare cosa ci facesse fuori dalla sua stanza a quell’ora
della notte sarebbe stato a dir poco complicato, specialmente
perché uno dei Caposcuola
di Serpeverde era suo fratello maggiore. E Sirius non aveva alcun
dubbio nel
ritenere che Augustus Rookwood sarebbe stato più che felice
di trovare una
scusa per aggredirlo … Ivy sarebbe stata il pretesto
perfetto.
-
D’accordo, vai pure, ci rivediamo domani alla solita ora?
–
Ivy
rassettò la camicetta bianca della divisa, rifece il nodo
al cravattino e lo guardò di soppiatto da sotto le lunghe
ciocche scure che le
incorniciavano il volto.
L’espressione
sul suo viso era eloquente.
-
Passo la serata con le mie amiche. –
-
Certo, dicevo per dire. –
Dopotutto
Sirius era la pecora nera della famiglia, figurarsi
se Ivy avrebbe mai messo a rischio la reputazione del nome della sua
famiglia
solo per frequentare un tipo come lui. Teneva troppo alla sua vita
così com’era
per rinunciarvi, lo aveva messo ben in chiaro fin dall’inizio.
Non
importava quanto stessero bene quando si trovavano da soli
in quella stanza, né che la pensassero in modo simile su
molti argomenti o
quanto a entrambi piacesse la sensazione che provavano quando si
sfioravano o
si baciavano.
Non
significava nulla.
1976
-
Rookwood e Lestrange? Questa sì che è una coppia
inquietante. –
Sirius
alzò lo sguardo dal piatto della colazione incuriosito
dalle parole di James.
-
Augustus e Rabastan? –
-
Augustus si è diplomato lo scorso anno -, gli fece presente
Remus perplesso dal fatto che l’amico non ricordasse
minimamente la scomparsa
di uno dei loro maggiori detrattori, - Come hai fatto a dimenticarlo
Sirius? –
Non
l’aveva dimenticato ovviamente, ma l’accostare quei
due
nomi era molto più semplice se al posto di Ivy immaginava
suo fratello.
Lanciò
un’occhiata al tavolo di Serpeverde giusto in tempo per
vedere una ragazza dai lunghi capelli biondi alzarsi allontanando la
sedia con
un gesto stizzito e marciare fuori dalla Sala Grande con
l’aria di chi avrebbe
mandato in frantumi qualsiasi cosa sul suo cammino. Poi, in modo quasi
automatico, lo sguardo cadde a qualche posto da lei. Rabastan Lestrange
aveva appena
interrotto il bacio e si stava rimettendo seduto al suo posto con un
sorriso
compiaciuto e una certa nonchalance.
-
Vi siete dati ai pettegolezzi come due vecchie comari? –
-
Beh, non sono stati esattamente discreti. –
Già,
non lo erano stati per nulla.
-
Mi è passata la fame, ci vediamo a lezione. –
Si
alzò a sua volta e seguì lo stesso percorso che
aveva
compiuto la bionda stizzita una manciata di minuti prima, consapevole
che i
suoi amici lo stessero guardando come se avesse completamente perso il
lume
della ragione.
Marciò
verso l’atrio del castello, sedendosi nell’angolo
più
riparato delle scale, e strinse rabbiosamente i pugni. Aveva una voglia
pazzesca di tornare dentro e prendere a pugni Lestrange.
-
Cos’era quell’uscita melodrammatica? –
La
voce di Ivy lo spinse ad alzare lo sguardo. Era appoggiata
al corrimano e lo osservava con un’espressione indecifrabile
impressa sul
volto.
-
Non dovresti essere con il tuo ragazzo? Si starà domandando
che fine hai fatto. –
Si
aspettava qualsiasi reazione, ma non certo un attacco di
risate incontrollato.
-
Il mio ragazzo … Rabastan? Merlino, dovresti smetterla di
fumare quella roba Babbana, ti fa seriamente male. –
-
Ma … il bacio? –
-
Quello -, continuò a ridere, - era solo per vedere la
reazione
di Cassandra Selwyn. Lei e Rabastan si sono frequentati durante
l’estate, ma
lei lo ha lasciato prima di tornare a scuola e voleva ripagarla con
quel
piccolo teatrino. –
Aprì
la bocca a mimare una specie di O silenziosa.
-
E comunque … -
-
Lo so, quello che c’è tra noi non significa nulla
– concluse
per lei, afferrandola per una mano e tirandola verso di sé.
La
baciò a fior di labbra.
-
Sei impazzito?! E se … -
-
Non c’è nessuno, sono tutti ancora a fare
colazione. –
La
baciò di nuovo e questa volta la sentì rilassarsi
nella sua
stretta e lasciarsi andare.
1977
-
L’Ordine della Fenice? –
Ivy
si mise più dritta poggiando il peso sul gomito e
smettendo di accarezzare il torace nudo di Sirius.
-
Già, hanno bisogno di nuovi membri. –
-
Sono un gruppo di pazzi, Mezzosangue, Filo Babbani,
Sanguesporco e … - tacque, ma era evidente come avrebbe
voluto concludere la
frase.
-
Traditori del proprio sangue? Notizia flash, sono uno di
loro. –
Ivy
rimase in silenzio, giocherellando con l’orlo del piumino
che li avvolgeva, prima di tornare a guardarlo negli occhi.
-
Non intendevo questo. –
-
E invece sì. Pensi che io non sappia che ti vergogni di
farti vedere in pubblico con me, che ti nascondi dietro a delle scuse
che non
stanno in piedi, che non significa niente perché alla fine
dei giochi tu sei
sempre una perfetta erede Purosangue e io sono il rinnegato dei Black?
–
-
So quello che sei
-, lo rimbeccò, - e so chi
sei. –
-
Ma nessuna delle due cose è abbastanza per decidere di
lasciarmi andare o tenermi con te, no? –
-
Vuoi che ti lasci andare? Benissimo, Black, sei libero di
andartene … anzi sono io che me ne vado. –
Afferrò
i suoi abiti e si alzò dal letto indossandoli in
fretta e furia. Ravviò i capelli e marciò verso
l’uscita della Stanza delle
Necessità. Non si voltò nemmeno per una frazione
di secondo, lasciando Sirius
solo in quel luogo che all’improvviso appariva gelido
malgrado il calore
proveniente dalle fiamme.
Ci
mise qualche minuto a rendersi conto dell’effettiva
ineluttabilità della cosa. Ivy se n’era andata e
non sarebbe mai tornata da
lui.
1978
L’ultimo
giorno del suo settimo anno, l’ultima volta in cui
l’avrebbe
vista, fu probabilmente quello che Sirius ricordò come il
peggiore della sua
vita. Avrebbe dovuto essere contento di aver finito il percorso di
studi, di
avere un diploma e il mondo praticamente ai piedi, di poter finalmente
pensare
al suo futuro senza alcun pregiudizio o complicanza. Eppure la copia
della
Gazzetta del Profeta sul tavolo davanti a lui la diceva in modo
totalmente
opposto.
Le
nozze dell’anno sono tra l’erede dei Black e la
secondogenita dei Rookwood.
L’erede
dei Black avrebbe dovuto essere lui, sarebbe stato lui
se la sua famiglia fosse stata molto differente da quello che era in
realtà.
Scorse l’articolo leggendo della romantica proposta che il
giovane Regulus
aveva fatto alla compagna di Casa e di squadra, l’amica di
una vita della quale
era sempre stato segretamente innamorato, e della sua intenzione di
sposarla
subito dopo aver ultimato la loro istruzione a Hogwarts per non perdere
nemmeno
un minuto di tempo.
Un
anno.
A
quelle maledette nozze mancava un anno e non aveva alcun
dubbio che ne avrebbe sentito parlare su ogni stramaledetto giornale di
gossip
per tutto il tempo.
-
Sirius, va tutto bene? –
-
Certo, alla grande. –
Sorrise
forzatamente all’indirizzo di Mary prima di passarle
il braccio intorno alle spalle e attirarla a sé per
baciarla.
Con
la coda dell’occhio vide che al tavolo di Serpeverde la
sua futura cognata aveva un’espressione che era tutto
fuorchè contenta.
-
Vado ad aiutare Marlene e Lily a prendere le ultime cose, ci
vediamo sul treno. –
Annuì,
attenendo che la ragazza fosse uscita e che la Sala
Grande si svuotasse. Vide suo fratello sorridere insieme agli amici
mentre
usciva continuando a chiacchierare allegramente; probabilmente lo
stavano
tempestando di domande sul matrimonio, si disse aspramente, ma non vi
diede
peso più di tanto.
Era
qualcun altro che voleva vedere, con cui sentiva di dover
parlare.
Così
raggiunse Ivy prima che potesse uscire dalla Sala Grande,
rivolgendo un cenno brusco alle sue amiche come a indicare loro di
smammare.
-
Devo parlarti. –
-
D’accordo – mormorò con un tono pacato e
civile che non le
si addiceva poi molto. Annuì alle occhiate delle amiche e
lasciò che andassero
via senza aggiungere altro.
-
Cosa vuoi? –
-
Farti le mie congratulazioni, immagino che non sarò tra gli
invitati alle nozze. –
Ivy
trasalì come se quelle parole unite al tono aspro con cui
le aveva pronunciate l’avessero ferita.
-
Regulus lo sa? Sa che tra noi c’è stato qualcosa che non significava nulla?
–
-
No. –
E
non l’avrebbe mai saputo, di questo era certo.
-
Scusami se non ti faccio gli auguri, ma immagino capirai il
perché
… ci vediamo in giro, Rookwood, o forse no. –
Le
voltò le spalle, facendo per allontanarsi, ma venne
richiamato dalla voce esitante di Ivy.
-
Sirius? –
-
Sì? –
-
Non è vero che non significava nulla, non per me almeno.
–
E
quelle parole ebbero il potere di colpirlo dritto al cuore.
Le
sorrise sghembo.
–
Ti ho sempre amata e probabilmente ti amerò per sempre.
–
Ivy
si alzò in punta di piedi, baciandolo a fior di labbra per
l’ultima volta.
Nulla
sarebbe cambiato tra loro, tranne quell’ultima
consapevolezza con cui avrebbero vissuto, perché dopotutto
anche l’amore in un
mondo come il loro non significava nulla.