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Autore: Ms Mary Santiago    18/11/2018    2 recensioni
[Linea temporale: 1975 - 1978]
[Sirius/Ivy (OC)/Regulus]
Dal testo:
Non importava quanto stessero bene quando si trovavano da soli in quella stanza, né che la pensassero in modo simile su molti argomenti o quanto a entrambi piacesse la sensazione che provavano quando si sfioravano o si baciavano.
Non significava nulla.
*
- So quello che sei -, lo rimbeccò, - e so chi sei. –
- Ma nessuna delle due cose è abbastanza per decidere di lasciarmi andare o tenermi con te, no? –
- Vuoi che ti lasci andare? Benissimo, Black, sei libero di andartene … anzi sono io che me ne vado. –
*
– Ti ho sempre amata e probabilmente ti amerò per sempre. –
Ivy si alzò in punta di piedi, baciandolo a fior di labbra per l’ultima volta.
Nulla sarebbe cambiato tra loro, tranne quell’ultima consapevolezza con cui avrebbero vissuto, perché dopotutto anche l’amore in un mondo come il loro non significava nulla.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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It doesn’t mean anything

 

 

Sirius Black/Ivy Rookwood/Regulus Black

 


 

 

 

 

1975

 

 

 

 

 

- Non significa nulla, assolutamente nulla. –

Ivy Rookwood glielo ripeteva ogni volta che s’incontravano nella Stanza delle Necessità, ben oltre il coprifuoco, tra un bacio e l’altro scambiato davanti alle fiamme crepitanti del caminetto.

- Sì, non significa nulla – bofonchiò lui di rimando, il fiato corto e i capelli scarmigliati a causa di tutte le volte che le dita sottili della ragazza si erano intrufolate tra di esse.

La sentì scostarsi da lui, fissandolo con risolutezza nelle iridi verdi da gatta, - Dico sul serio, Sirius. –

- Anche io. –

Ivy sbuffò, probabilmente incerta sul credere o meno alle sue parole, ma quando Sirius tornò a fiondarsi sulle sue labbra non oppose alcuna resistenza e anzi affondò le dita ancora di più tra le ciocche scure e lo strinse maggiormente a sé.

La sentì sospirare contro di lui quando affondò i denti nel labbro inferiore e la mordicchiò gentilmente.

Il rintocco dell’orologio a pendolo nell’angolo annunciò loro l’arrivo della mezzanotte. Ivy si sottrasse alla sua presa con destrezza, sorridendo compiaciuta di fronte alla sua espressione contrita.

- Devo andare, tra poco finisce la ronda. –

E spiegare cosa ci facesse fuori dalla sua stanza a quell’ora della notte sarebbe stato a dir poco complicato, specialmente perché uno dei Caposcuola di Serpeverde era suo fratello maggiore. E Sirius non aveva alcun dubbio nel ritenere che Augustus Rookwood sarebbe stato più che felice di trovare una scusa per aggredirlo … Ivy sarebbe stata il pretesto perfetto.

- D’accordo, vai pure, ci rivediamo domani alla solita ora? –

Ivy rassettò la camicetta bianca della divisa, rifece il nodo al cravattino e lo guardò di soppiatto da sotto le lunghe ciocche scure che le incorniciavano il volto.

L’espressione sul suo viso era eloquente.

- Passo la serata con le mie amiche. –

- Certo, dicevo per dire. –

Dopotutto Sirius era la pecora nera della famiglia, figurarsi se Ivy avrebbe mai messo a rischio la reputazione del nome della sua famiglia solo per frequentare un tipo come lui. Teneva troppo alla sua vita così com’era per rinunciarvi, lo aveva messo ben in chiaro fin dall’inizio.

Non importava quanto stessero bene quando si trovavano da soli in quella stanza, né che la pensassero in modo simile su molti argomenti o quanto a entrambi piacesse la sensazione che provavano quando si sfioravano o si baciavano.

Non significava nulla.

 

 

 

 

 

1976

 

 

 

 

 

- Rookwood e Lestrange? Questa sì che è una coppia inquietante. –

Sirius alzò lo sguardo dal piatto della colazione incuriosito dalle parole di James.

- Augustus e Rabastan? –

- Augustus si è diplomato lo scorso anno -, gli fece presente Remus perplesso dal fatto che l’amico non ricordasse minimamente la scomparsa di uno dei loro maggiori detrattori, - Come hai fatto a dimenticarlo Sirius? –

Non l’aveva dimenticato ovviamente, ma l’accostare quei due nomi era molto più semplice se al posto di Ivy immaginava suo fratello.

Lanciò un’occhiata al tavolo di Serpeverde giusto in tempo per vedere una ragazza dai lunghi capelli biondi alzarsi allontanando la sedia con un gesto stizzito e marciare fuori dalla Sala Grande con l’aria di chi avrebbe mandato in frantumi qualsiasi cosa sul suo cammino. Poi, in modo quasi automatico, lo sguardo cadde a qualche posto da lei. Rabastan Lestrange aveva appena interrotto il bacio e si stava rimettendo seduto al suo posto con un sorriso compiaciuto e una certa nonchalance.

- Vi siete dati ai pettegolezzi come due vecchie comari? –

- Beh, non sono stati esattamente discreti. –

Già, non lo erano stati per nulla.

- Mi è passata la fame, ci vediamo a lezione. –

Si alzò a sua volta e seguì lo stesso percorso che aveva compiuto la bionda stizzita una manciata di minuti prima, consapevole che i suoi amici lo stessero guardando come se avesse completamente perso il lume della ragione.

Marciò verso l’atrio del castello, sedendosi nell’angolo più riparato delle scale, e strinse rabbiosamente i pugni. Aveva una voglia pazzesca di tornare dentro e prendere a pugni Lestrange.

- Cos’era quell’uscita melodrammatica? –

La voce di Ivy lo spinse ad alzare lo sguardo. Era appoggiata al corrimano e lo osservava con un’espressione indecifrabile impressa sul volto.

- Non dovresti essere con il tuo ragazzo? Si starà domandando che fine hai fatto. –

Si aspettava qualsiasi reazione, ma non certo un attacco di risate incontrollato.

- Il mio ragazzo … Rabastan? Merlino, dovresti smetterla di fumare quella roba Babbana, ti fa seriamente male. –

- Ma … il bacio? –

- Quello -, continuò a ridere, - era solo per vedere la reazione di Cassandra Selwyn. Lei e Rabastan si sono frequentati durante l’estate, ma lei lo ha lasciato prima di tornare a scuola e voleva ripagarla con quel piccolo teatrino. –

Aprì la bocca a mimare una specie di O silenziosa.

- E comunque … -

- Lo so, quello che c’è tra noi non significa nulla – concluse per lei, afferrandola per una mano e tirandola verso di sé.

La baciò a fior di labbra.

- Sei impazzito?! E se … -

- Non c’è nessuno, sono tutti ancora a fare colazione. –

La baciò di nuovo e questa volta la sentì rilassarsi nella sua stretta e lasciarsi andare.

 

 

 

 

 

 

1977

 

 

 

 

 

- L’Ordine della Fenice? –

Ivy si mise più dritta poggiando il peso sul gomito e smettendo di accarezzare il torace nudo di Sirius.

- Già, hanno bisogno di nuovi membri. –

- Sono un gruppo di pazzi, Mezzosangue, Filo Babbani, Sanguesporco e … - tacque, ma era evidente come avrebbe voluto concludere la frase.

- Traditori del proprio sangue? Notizia flash, sono uno di loro. –

Ivy rimase in silenzio, giocherellando con l’orlo del piumino che li avvolgeva, prima di tornare a guardarlo negli occhi.

- Non intendevo questo. –

- E invece sì. Pensi che io non sappia che ti vergogni di farti vedere in pubblico con me, che ti nascondi dietro a delle scuse che non stanno in piedi, che non significa niente perché alla fine dei giochi tu sei sempre una perfetta erede Purosangue e io sono il rinnegato dei Black? –

- So quello che sei -, lo rimbeccò, - e so chi sei. –

- Ma nessuna delle due cose è abbastanza per decidere di lasciarmi andare o tenermi con te, no? –

- Vuoi che ti lasci andare? Benissimo, Black, sei libero di andartene … anzi sono io che me ne vado. –

Afferrò i suoi abiti e si alzò dal letto indossandoli in fretta e furia. Ravviò i capelli e marciò verso l’uscita della Stanza delle Necessità. Non si voltò nemmeno per una frazione di secondo, lasciando Sirius solo in quel luogo che all’improvviso appariva gelido malgrado il calore proveniente dalle fiamme.

Ci mise qualche minuto a rendersi conto dell’effettiva ineluttabilità della cosa. Ivy se n’era andata e non sarebbe mai tornata da lui.

 

 

 

 

 

1978

 

 

 

 

 

L’ultimo giorno del suo settimo anno, l’ultima volta in cui l’avrebbe vista, fu probabilmente quello che Sirius ricordò come il peggiore della sua vita. Avrebbe dovuto essere contento di aver finito il percorso di studi, di avere un diploma e il mondo praticamente ai piedi, di poter finalmente pensare al suo futuro senza alcun pregiudizio o complicanza. Eppure la copia della Gazzetta del Profeta sul tavolo davanti a lui la diceva in modo totalmente opposto.

 

Le nozze dell’anno sono tra l’erede dei Black e la secondogenita dei Rookwood.

 

L’erede dei Black avrebbe dovuto essere lui, sarebbe stato lui se la sua famiglia fosse stata molto differente da quello che era in realtà. Scorse l’articolo leggendo della romantica proposta che il giovane Regulus aveva fatto alla compagna di Casa e di squadra, l’amica di una vita della quale era sempre stato segretamente innamorato, e della sua intenzione di sposarla subito dopo aver ultimato la loro istruzione a Hogwarts per non perdere nemmeno un minuto di tempo.

Un anno.

A quelle maledette nozze mancava un anno e non aveva alcun dubbio che ne avrebbe sentito parlare su ogni stramaledetto giornale di gossip per tutto il tempo.

- Sirius, va tutto bene? –

- Certo, alla grande. –

Sorrise forzatamente all’indirizzo di Mary prima di passarle il braccio intorno alle spalle e attirarla a sé per baciarla.

Con la coda dell’occhio vide che al tavolo di Serpeverde la sua futura cognata aveva un’espressione che era tutto fuorchè contenta.

- Vado ad aiutare Marlene e Lily a prendere le ultime cose, ci vediamo sul treno. –

Annuì, attenendo che la ragazza fosse uscita e che la Sala Grande si svuotasse. Vide suo fratello sorridere insieme agli amici mentre usciva continuando a chiacchierare allegramente; probabilmente lo stavano tempestando di domande sul matrimonio, si disse aspramente, ma non vi diede peso più di tanto.

Era qualcun altro che voleva vedere, con cui sentiva di dover parlare.

Così raggiunse Ivy prima che potesse uscire dalla Sala Grande, rivolgendo un cenno brusco alle sue amiche come a indicare loro di smammare.

- Devo parlarti. –

- D’accordo – mormorò con un tono pacato e civile che non le si addiceva poi molto. Annuì alle occhiate delle amiche e lasciò che andassero via senza aggiungere altro.

- Cosa vuoi? –

- Farti le mie congratulazioni, immagino che non sarò tra gli invitati alle nozze. –

Ivy trasalì come se quelle parole unite al tono aspro con cui le aveva pronunciate l’avessero ferita.

- Regulus lo sa? Sa che tra noi c’è stato qualcosa che non significava nulla?

- No. –

E non l’avrebbe mai saputo, di questo era certo.

- Scusami se non ti faccio gli auguri, ma immagino capirai il perché … ci vediamo in giro, Rookwood, o forse no. –

Le voltò le spalle, facendo per allontanarsi, ma venne richiamato dalla voce esitante di Ivy.

- Sirius? –

- Sì? –

- Non è vero che non significava nulla, non per me almeno. –

E quelle parole ebbero il potere di colpirlo dritto al cuore.

Le sorrise sghembo.

– Ti ho sempre amata e probabilmente ti amerò per sempre. –

Ivy si alzò in punta di piedi, baciandolo a fior di labbra per l’ultima volta.

Nulla sarebbe cambiato tra loro, tranne quell’ultima consapevolezza con cui avrebbero vissuto, perché dopotutto anche l’amore in un mondo come il loro non significava nulla.

 

 

 

   
 
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