Ne
parlo da settimane, e finalmente eccola qui! Ci è voluta un’eternità per dare
una forma a questa storia, anche solo generica, e io sono esausta.
Spero
abbiate letto bene i tag, prima di avventurarvi qui,
perché potrebbero esserci un po’ di spoiler acquattati nell’erba alta come i velociraptor e forse qualche trigger (credo, idk, non so di preciso dove mi porterà questa storia, nel
dubbio è meglio avvisare).
Per
il resto, ci vediamo al fondo!
Hopeless
wanderers
Festa a sorpresa
[o dei tiri mancini del
destino]
15
luglio
Lui neanche ci voleva andare, a
quella festa. È stato costretto.
«Andiamo,
sono i nostri vecchi compagni! Per una sera smettila di fare l’asociale, Bakugou.»
Dare retta a Kirishima
è stata la più grande cazzata degli ultimi tre giorni, pensa Katsuki, mentre scola l’ennesimo shot
della serata e reprime ancora una volta gli istinti omicidi – verso Eijirou che l’ha trascinato qui ma anche verso tutti gli
altri coglioni presenti.
E anche verso Deku,
che in tutto il suo terribile e nauseante buonismo ha fatto anche finta di non
sapere della festa a sorpresa per il suo compleanno che Faccia Tonda stava
organizzando da una settimana.
Cazzo, sono tutti così coglioni.
Accanto a Deku
c’è un ragazzino con i capelli e gli occhi scuri, insignificante, e si guarda
intorno spaesato e terrorizzato— incrocia il suo sguardo, si irrigidisce e
guarda altrove, forse spaventato dallo sguardo affilato che gli ha rifilato.
-Kacchan!
Non sapevo saresti venuto anche tu.- ecco, parlando
proprio di Deku. È da solo e sta sorridendo da un
orecchio all’altro e si sta mostrando felice nonostante l’unica cosa che
vorrebbe, probabilmente, è togliersi il costume da Eroe e andare a letto a
dormire fino alla prossima glaciazione.
-Sono stato letteralmente
trascinato qui, Deku.- sbotta, infilando le mani nelle tasche dei jeans per
cercare il pacchetto di sigarette. –Non lo faccio per te.-
-E io ti ringrazio lo stesso per
aver permesso a chiunque sia stato di trascinarti qui.-
Deku ridacchia, poi diventa improvvisamente serio.
–Senti… Possiamo parlare?-
Katsuki
socchiude un occhio, distraendosi un secondo dalla sua ricerca della nicotina.
–In tempi brevi.-
-Da solo, Kacchan.- aggiunge,
guardandosi intorno. –Riguarda… quello.-
Oh. Quello.
One for All.
Okay, porca puttana, ora sono cazzi
per tutti. Katsuki lo segue a testa bassa, la
sigaretta tra le labbra e le mani nelle tasche dei jeans, fuori dalla stanza
dove tutti ancora festeggiano e ridono e fanno un casino infernale.
-Volevo che lo conoscessi, Kacchan.-
conoscere chi? –Vieni, dai. Sembra pericoloso ma non lo è, te lo assicuro.-
-…non sono un cane, Deku.- sibila, poi incontra di nuovo quegli occhi scuri e
fa due più due. -Cazzo.-
Deku
sorride, passando un braccio intorno alle spalle del ragazzino. –Lui è Ryu. Erediterà il One for All, un giorno.-
Katsuki
è senza parole. Boccheggia, cercando di mettere in ordine le parole per formare
una frase di senso compiuto, ma Deku lo batte sul
tempo.
-Se dovesse succedermi qualcosa,
vorrei che fossi tu a occuparti di lui.-
…cosa?
No, davvero.
C
o s a.
La sigaretta gli cade dalle labbra,
ancora spenta. -Che cazzo stai blaterando, nerd?-
Deku
nemmeno si scompone, come se si aspettasse questa reazione. –Se dovesse
succedermi qualcosa, e non avessi la possibilità di insegnargli come
controllare il Quirk o seguirlo come All Might ha fatto con me, vorrei
che fossi tu a prendere il mio posto.-
-Tu sei completamente impazzito.- ringhia trai denti stretti. –Ti sei
definitivamente rincoglionito, Deku.-
-Kacchan…
- l’altro sospira, mentre il bambino – Ryu, si chiama Ryu – si nasconde dietro la sua schiena.
-Come puoi chiedermi una cosa del
genere? Non sono una cazzo di balia, non puoi lasciare a me i tuoi problemi.-
-Ma sei l’unico che sa del One for All, sei
l’unico che sa cosa comporta.- ora Deku
sorride. –Per favore, Kacchan. Se non vuoi farlo per
me, fallo per… vedilo come un bene superiore. Ti ricordi cosa diceva All Might? Il mondo ha bisogno di
un simbolo di pace.-
Ed è lui, no? È Deku,
non hanno bisogno di un altro simbolo di pace, basta lui – lui e il suo
insopportabile modo di fare, lui che non sa dire di no a nessuno. Lui che, Katsuki ne è certo, prima o poi si farà ammazzare.
E allora sbuffa, esausto. -…perché
proprio io?-
-Perché mi fido di te, Kacchan.-
Deku scrolla le spalle, come se fosse una risposta
ovvia. –E perché so che saprai cosa fare, se dovesse succedere.-
-Ma non succederà, sono stato chiaro?- sbotta, minacciandolo. –Perché non ho alcuna
intenzione di fare da balia al moccioso.-
-Promettimelo, però. Promettimi che
ci sarai se dovesse succedermi qualcosa.-
-Ma allora non mi ascolti. Ti ho
detto… -
-Kacchan.- negli occhi di Deku, Katsuki legge qualcosa –
paura, apprensione, senso di colpa? Non riesce a decifrarlo, ma lo spaventa.
E quando è spaventato e non sa come
rispondere, Katsuki fa soltanto una cosa.
Scappa.
Torna nella stanza della festa con
ogni nervo a fior di pelle e l’umore più nero degli ultimi quindici giorni, e
l’ultima cosa che vuole in questo momento è che qualcuno gli rivolga la parola
e cerchi di trattenerlo lì anche solo per un secondo in più.
-Bakugou!
Vai già via?-
…ecco, appunto.
Kirishima
gli si para davanti con il suo sorriso da squalo stampato in faccia,
impedendogli di raggiungere la sua giacca e il casco. –Resta ancora un po’,
dai. Sei qui da meno di un’ora.-
-Fidati, mi è bastato per una vita intera.- ringhia, spostandosi quel tanto che basta per raggiungere
l’attaccapanni. –Ora levati dalle palle.-
Kirishima
lo afferra per il braccio, costringendolo a voltarsi. –Se c’è qualcosa che non
va, se qualcosa ti preoccupa… Lo sai che con me puoi parlarne, vero?-
Katsuki
si libera dalla stretta del rosso con uno strattone. –Non ho niente che non va.
Ho solo sonno.-
Perché Kirishima
non lo sa. Perché Kirishima non deve sapere.
14
ottobre
-Ho parlato con Todoroki,
l’altro giorno.- mormora Deku
una sera, prima di iniziare il loro turno di pattugliamento. Katsuki odia quei momenti, perché non può scappare da Deku e dai suoi monologhi e dal suo essere l’Eroe perfetto
– gli bastano già i giornali, a sbattergli in faccia che come Eroe fa cagare,
non gli serve che anche Deku glielo faccia notare. –Sta
per diventare papà… -
-Non me ne frega un cazzo se hai
parlato con Mezzo e Mezzo.- sibila, sistemando uno dei
guantoni intorno all’avambraccio. –Per quanto mi interessa può anche crepare.
Lui e tutta la sua stirpe.-
Se Deku
se lo stesse chiedendo, sì, è di cattivo umore – pessimo umore, perché quella mattina si era guastato lo scaldabagno
e ha dovuto fare una doccia gelata, ha perso il treno e per di più quella sera
in televisione trasmettono il finale dell’ultima stagione di How I met your mother e lui se lo sta
perdendo per passare un’altra nottata a saltare trai tetti come nemmeno Brandon
Lee ne Il Corvo. Cazzo, avesse almeno
la metà del fascino di Brandon Lee, sarebbe anche contento.
Per di più quella domenica, che
progettava di andare in pista a correre per sfogarsi, danno quello che si
preannuncia un Diluvio Universale e quindi col
cazzo che la sua moto esce dal garage.
-Kacchan…
-
-Non ci provare, Deku. Lo dico per il tuo bene.- lo
interrompe subito, perché stasera non ha proprio voglia di ascoltarlo.
Ma Deku
non lo ascolta. E quando mai l’ha davvero ascoltato? –Per favore, Kacchan. Ho bisogno di sapere che ti prenderai cura di Ryu.-
-Perché, Deku?- sbotta,
fronteggiandolo. –Hai paura di tirare le cuoia?-
-In tutta onestà, sì.- la risposta, schietta e diretta, è una secchiata d’acqua
gelida in testa. –Per favore, Kacchan, te lo chiedo
in ginocchio.-
-E io ti ripeto che non sono una tata.-
-Non voglio che tu sia la sua tata,
voglio che lo prepari alle conseguenze del One for All… -
-Perché io?-
lo incalza. –Perché io e non Mezzo e Mezzo? O RoboCop?
O Faccia Tonda?-
-Perché loro non lo sanno. E te
l’ho già detto, perché mi fido di te.- gli occhi verdi
di Deku brillano nel buio come se fossero una fonte
di luce, sgranati fino all’inverosimile e fissi nei suoi. È serio,
tremendamente serio, Katsuki crede di non averlo mai
visto così.
Sbuffa, sconsolato, passandosi una
mano trai capelli. –E va bene. Mi occuperò del moccioso, contento?-
Deku
sorride raggiante. –Grazie, Kacchan. Significa molto
per me.-
-Ma tu vedi di non crepare, sono stato
chiaro?-
Deku
continua a sorridere, mentre lo supera. –Questo non posso promettertelo, però.-
25
ottobre
Deku
parte in missione. Da solo.
Katsuki
lo viene a sapere il giorno dopo da Kirishima, che lo
sostituisce durante il pattugliamento. Gli spiega che, da quel poco che sa, è
una missione semplice e breve, tra una settimana dovrebbe già essere di
ritorno.
Katsuki,
quella notte, fatica a dormire.
2
novembre
Nei giorni liberi, che sono sempre
troppo pochi e troppo lontani tra loro, Katsuki torna
a dormire dai genitori. A suo padre fa piacere riaverlo a casa una volta ogni
tanto, perché così sua madre si tranquillizza un po’ - visto che lui e il
concetto di chiamare casa per dire che è vivo e sta bene e non è stato rapito
come cavia dagli alieni non sono mai andati d’accordo.
Quella mattina, come tutte le altre
mattine nei suoi giorni liberi, ha dormito fino all’una, in quel letto che
ormai è diventato troppo piccolo per lui, fino a quando una chiamata in arrivo
non ha disturbato il suo sonno a suon di Thunderstruck degli AC/DC.
Nemmeno guarda chi lo stia chiamando: afferra il telefono, lo scollega dal
caricabatteria e risponde alla chiamata, il tutto con gli occhi ancora chiusi e
con le coperte tirate fin sopra la testa.
-Chiunque tu sia, spero che ci sia
un cazzo di buon motivo per svegliarmi nel mio giorno libero.-
ringhia, pronto a incenerire la persona che ha osato svegliarlo.
-Accendi il primo televisore che
hai vicino, Bakugou.- Kirishima, dall’altro capo
della linea, sembra sconvolto. –Davvero, fallo.-
Dopo che Kirishima
gli ha spiegato perché, in un attimo è in piedi e sta scendendo di corsa le
scale, incurante di essere andato a dormire in mutande per lo scazzamento di cercare un pigiama pulito nell’armadio dopo
la doccia. La televisione del soggiorno è accesa, sua madre sta guardando una
delle sue soap opera nauseanti e inconcludenti, e allora le strappa il
telecomando dalle mani e cambia canale, cercando il primo notiziario dopo essersi
parato proprio di fronte allo schermo.
-Ehy, stronzetto!- strilla Mitsuki,
inviperita. –Che cazzo ti salta in mente! Ridammi il telecoman…
E quando avresti fatto quel tatuaggio,
tu?!-
-Mamma!- sbotta allora,
lasciandola di sasso sul divano. –Stai zitta. Un minuto. Per favore.-
Masaru
esce dal suo studio di corsa, preoccupato che si stia per scatenare la terza
guerra mondiale in soggiorno, quando finalmente Katsuki
trova un notiziario.
-…dopo le notizie per nulla
rassicuranti dei medici di poche ore fa… - mormora la giornalista, visibilmente
intristita. -…siamo costretti ad annunciare la caduta di un grande Eroe, il
migliore di tutti.-
…no. Cazzo no. Stanno scherzando,
non può essere.
-…le ferite riportate durante lo
scontro con il Villain sono state fatali, per Deku.-
Lo state prendendo per il culo,
vero?
-Il suo cuore ha smesso di battere
meno di un’ora fa. I tentativi di rianimarlo sono stati inutili.-
Il mondo gli crolla addosso con la
stessa potenza di quei pezzi di cemento lanciatigli da Faccia Tonda, durante il
Festival Sportivo del primo anno. Solo che questa volta non riesce a evitarli.
D.D.B.: Deliri Dal Bunker
ASPETTATE METTETE GIÙ I FORCONI POSSO SPIEGARE.
A dire la verità no, non posso spiegare, BUT è tutto
partito dalle mie solite idee strampalate durante le notti insonni, un po’ come
“Of Monsters and Men”, solo che qui è degenerata per
colpa del binge watching di
alcune serie tv viste nell’ultimo periodo – tra cui “Dark”, “The Rain” e “American Gods” – e il rewatch delle due stagioni di “Stranger
Things”. Quindi è molto probabile che troverete
qualche somiglianza con queste serie nei capitoli a venire, innanzitutto nel
personaggio di Bakugou – mi è uscito un mix tra Jim Hopper e Shadow Moon che
presenta qualche spunto a Ulrich Nielsen con l’ironia pungente di Mad Sweeney e i modi di fare
scontrosi del Dodicesimo Dottore e devo ammettere che non mi dispiace. Ne sono
piuttosto fiera di come sta prendendo forma.
Sì, mi dispiace tantissimo per Deku, ma era necessario per far iniziare questa storia. Posso
dirvi che ogni tanto tornerà, in qualche flashback o con Katsuki
che parla a cazzo (perdonate l’assonanza, vi giuro che non era voluta) di lui e
con lui, se può consolarvi – no, mi dispiace, ma niente monete di leprecauni questa volta. Chi conosce “American Gods” ha compreso cosa intendo.
Detto questo, sperando che non vogliate
ammazzarmi in modo molto doloroso, vi ringrazio tutti per essere arrivati fino
a qui. Come sempre un grazie alla Conviventeh che si
sorbisce i miei scleri e mi fa da beta/consigliera/grillo parlante, e a voi che
vorrete lasciarmi un commentino per farmi sapere cosa ne pensate. Ormai lo
sapete che mi interessano tantissimo le vostre opinioni.
Live long and prosper!
Maki