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Autore: Hookina90    19/11/2018    2 recensioni
Dopo una grossa perdita Amy decise di abbandonare la sua città, i suoi amici e il suo lavoro. Durante il suo viaggio però si imbatterà in una piccola cittadina con abitanti particolari dove conoscerà persone che le cambieranno la sua vita, ma il passato quando meno se lo aspetta la riuscirà a trovare di nuovo. Dovrà fare scelte difficili e dolorose.
Cosa farà alla fine Amy? Starà legata al passato o si farà una nuova vita?
____________________
Piccolo estratto del primo capitolo
Seguì Mr Gold in silenzio verso il suo negozio. Ci mettemmo poco ad arrivare. Notai subito che dentro c’era un sacco di roba e molti oggetti erano anche molto interessanti perché sicuramente ognuno di loro avrà una proprio storia. Sembrava una di quelle botteghe di antiquariato o di mercatino dell’usato.
“Bene, ora può parlare”, affermai determinata.
Ero curiosa di sapere perché lui si comportasse così nei miei confronti. Ero una persona normale o almeno non credevo di spaventare al tal punto le persone.
“Ok, come si chiama tuo padre?” , domandò girandosi verso di me.
“Bobby Singer, perché?”
“No, intendo il nome del tuo padre biologico?”, chiese lui serio.
IN REVISIONE
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Baelfire, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire, Signor Gold/Tremotino
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 15: The Storm
 




Dopo aver preparato le ultime cose informammo Emma su quello che avevamo appena scoperto sulla nostra destinazione. Lei non cambiò idea e nonostante l’alto rischio di morire decise di aiutarci. Avremmo collaborato come una vera ciurma e avremmo affrontato insieme ogni prova. Non ci saremo arresi. Jafar aveva già rovinato fin troppo le nostre vite. Aveva già causato fin troppo dolore e morte e non potevamo permettere che continuasse il suo dominio. Era tutto nelle nostre mani e per questo che avremmo continuato a combattere fino alla fine per riottenere non solo Amy, ma anche la nostra libertà.
Io rimasi al timone, mentre Emma e Bea andarono a prua a guardare il mare. Il sole ormai era in alto in cielo e non c’era nemmeno una nuvola. Si percepiva solo una leggera brezza marina che ci avrebbe comunque permesso di navigare. Per il momento saremmo riusciti sicuramente a fare un viaggio tranquillo e in linea teorica se non avessimo incontrato nessun ostacolo durante il tragitto saremmo arrivati a destinazione in un paio di settimane, ma sapevo che era una visione troppo idilliaca.
“Tutto bene?”, chiese all’improvviso Emma che si era avvicinata a me.
“Si si”, risposi laconicamente continuando a fissare il mare di fronte a noi
“Ti manca?”, domandò lei diretta.
“Devo ammetterlo si mi manca, ma tra poco potrò rivederla…almeno spero!”, risposi mestamente.
“Non ti preoccupare ce la faremo e tu riuscirai anche a far crollare ogni suo muro…”, ribattè lei fissando l’orizzonte. Il leggero vento le stava scompigliando i capelli lunghi biondi. Lei cercò di metterli subito in ordine  mettendo i ciuffi ribelli dietro l’orecchio.
“Non lo so Swan,  il legame che ha con il suo fidanzato è troppo forte e non credo di riuscire a sorpassarlo. Non credo di poter essere il numero uno. Loro hanno un legame così profondo..”, confessai abbattuto. Si conoscevano da quando erano piccoli e la loro relazione durava da anni. Avevano avuti alti e bassi, ma  avevano sempre superato ogni ostacolo. Sapevo che lei era ancora innamorata di lui, anche se a volte sembrava provare  anche qualcosa di forte per me, ma era molto probabile che me lo ero immaginato. Come avrei fatto a soverchiare Dean? Io ero solo un ragazzo che aveva incontrato per caso con cui aveva stretto solo un legame d’amicizia.
“Si hanno condiviso molto, ma questo non preclude un cambiamento della sua vita. Una nuova fase. Un nuovo inizio. Deve solo accettare i suoi sentimenti per te”, ribattè lei gentilmente
“Si è quello che sto aspettando, ma se rimanesse ancorata sempre a lui?”, chiesi dubbioso
“Non credo succederà. Mi hanno detto cosa ha fatto per te e anche la sua reazione quando ti ha visto di nuovo vivo. Fidati che ormai il suo muro è quasi ceduto”, spiegò lei facendo l’occhiolino.
“Se lo dici tu…”, ribattei sfiduciato.
“Non ti abbattere, anche tu riuscirai ad ottenere il tuo lieto fine”, disse lei dandomi una pacca sulla spalla.
“I cattivi non possono averlo!”, asserì serio voltandomi verso di lei.
“Tu non lo sei più…sei cambiato…lei ti ha cambiato!”
“Già..”
Ero vero. Ero cambiato. Lei era diventata la mia luce. Con lei al mio fianco riuscivo a non cedere all’oscurità, ma sarebbe bastato per avere il mio lieto fine? Ora però dovevo preoccuparmi solo di far arrivare tutti e tre a destinazione sani e salvi.
“Volete qualcosa da mangiare?”, domandò all’improvviso Bea che ci aveva raggiunto
“In effetti sarà l’ora di pranzo. Ho un certo languorino. Hook vuoi qualcosa?”, chiese Emma mentre si toccava la pancia.
“Si guardate sotto coperta, lì ci sono le  provviste.”
“Va bene. Dopo ti diamo il cambio.!”, ribattè Bea sorridendo prima di scendere insieme a Emma.
 
Dopo aver mangiato un boccone decisi di lasciar il posto del timone a Bea. Sapeva navigare perchè glielo avevo insegnato io stesso quando era stato sulla mia barca quando era piccolo. Mi fidavo di lui, così andai in cabina a rilassarmi e riguardare la mappa. Dovevo capire dove avremmo potuto trovare degli intoppi. Avrò sicuramente qualche diario, qualche lettera dove venivano narrate le gesta dei miei colleghi.
Analizzai e studiai tutto il materiale che avevo a disposizione, ma trovai poco. Essendoci stati pochi sopravissuti il materiale era esiguo. Decisi allora di posare la carta sul tavolo e prendere un disegno in cui eravamo dipinti Amy ed io. Lei l’aveva chiamata foto e l’aveva fatta con il cellulare, un oggetto che per me era ancora un mistero.
L’avevamo scattata qualche mese fa mentre stavamo facendo una passeggiata sulla spiaggia. Era una giornata soleggiata, anche se faceva ancora abbastanza freddo infatti entrambi avevamo i cappotti per non farci venire l’influenza.
Eravamo seduti sulla sabbia per ammirare l’orizzonte, lei aveva i capelli sciolti che a causa del vento svolazzavano da tutte le parti. Il suo profumo alla fragola veniva così diffuso ovunque nell’aria. Mi inebriava. Era dura per me mantenere sotto controllo i bollenti spiriti, ma comunque ero sempre un gentiluomo e avrei aspettato il momento adatto, il momento in cui sarà lei a venire da me. Era però bello osservarla mentre cercava di mettere in ordine i ciuffi ribelli dietro le orecchie come aveva fatto Emma qualche ora fa. Sarei rimasto a guardarla per ore, quando ad un certo punto Amy decise di immortalare il momento con il telefono. Mi aveva detto che voleva avere un ricordo di quella giornata di pace, poi successivamente decise di riportarla su carta regalandomela in modo da poterla avere sempre con me e infatti da allora è rimasta sempre al mio fianco. Un bellissimo ricordo immortalato. Nell’ultimo mese era diventato fondamentale perché era come se potessi averla lì accanto a me e ora quella foto era di nuovo nella mia mano. Sfiorai il suo volto con le dita. Mi mancava ed era dura pensare che avrei dovuto aspettare minimo un altro mese per poterla rivedere e parlare con lei.
Rimasi sul letto ancora qualche minuto poi rimisi la foto nella tasca e poi salii per dare una mano a Bea e decidere i vari turni e anche le tappe dove fermarci per fare rifornimento.
 
Pov Amy
 
Nel frattempo nel mondo dello specchio
 
Steve mi aveva lasciato il pomeriggio libero mentre loro avrebbero continuato a studiare un caso. Mi stavo preparando per uscire e dedicare questa giornata allo shopping per il grande evento. Ormai mancava solo un paio di mesi ed io ero emozionatissima. Ogni giorno però speravo che non ci capitasse nulla, anche perché conoscendo Steve sapevo che si andava a cacciare in qualche situazione pericolosa. Nonostante mi avesse promesso che sarebbe stato attento avevo sempre una brutta sensazione, oggi però la volevo mettere da parte perché volevo essere serena insieme alla mia nipotina.
Andai a prendere Grace non appena uscii da scuola e insieme andammo a vedere l’abito sia  per lei che per Malia. Per loro due optai per un vestito corto sfasato color pesca con un fascia leggermente più scura sulla vita, mentre il mio abito dopo aver girato vari negozi lo avevo trovato in un piccolo negozietto nel centro di Honolulu. Aveva una gonna ampia in tulle e un corpetto in pizzo chantilly e pizzo macramè. Aveva una profonda scollatura a “v” con le spalline che mi fasciavano leggermente le spalle lasciandomi la schiena scoperta. Avevo sempre sognato un vestito molto principesco. Dovevo però fare ancora delle modifiche perché sulla vita mi era leggermente largo.
“Quel vestito Grace ti dona molto. Tuo padre lo adorerebbe”, dissi non appena lei uscii dal camerino con indosso un vestito grazioso con la gonna ampia. Sulla vita c’era una cintura in seta che era legata fino a formare un fiocco.
“Piace molto anche a me”, ribattè lei sorridendo mentre si guardava allo specchio.
“Bene faremo vedere il modello anche a Malia così ci darà la sua opinione, ma sono sicura che le piacerà molto anche a lei”, ammisi prima di alzarmi dalla poltrona rosa su cui mi ero seduta mentre aspettavo la sfilata di Grace.
Dopo il giro per i negozi Grace ed io andammo a prendere un gelato e a fare un giro sulla spiaggia. Salutammo anche Kamekona e suo cugino che stavano lavorando al loro chioschetto di gamberetti. Molto spesso gli altri ed io venivamo qua a mangiare durante la pausa pranzo perché era molto buono e poi avevi la vista sul mare.
Prima del tramonto accompagnai Grace da sua madre perché Danny era al lavoro e poi decisi di andare a prendere qualcosa da mangiare sperando che Steve sarebbe riuscito a tornare a casa a un’ora decente. Molto spesso capitava che rimaneva in ufficio fino a ora tarda quando lavorava a un caso. A volte gli facevo compagnia, altre volte invece mi mandava a casa a riposare.
Non appena entrai in casa notai subito che non era ancora arrivato, così mi misi subito a cucinare. Optai per un’insalata e un hamburger e in aggiunta anche delle patatine. Stavo per apparecchiare il tavolo quando sentii la porta di casa aprirsi. In poco tempo lo vidi sull’uscio ad osservarmi.
“Avevo sentito il profumo fin da fuori”, disse prima di avvicinarsi.
“Non esagerare!”, ribattei voltandomi verso di lui e dandogli un buffetto sulla spalla.
“Non vedo l’ora di assaggiare tutto”, ammise dopo avermi dato un bacio a stampo..
“E solo un hamburger Steve, niente di speciale…comunque ho trovato l’abito per le damigelle”, replicai mentre stavo appoggiando i due piatti con l’hamburger e le patatine sul tavolo.
“Bene come sono fatti?”, chiese lui educatamente.
“Anche se te li descrivessi non credo capiresti…”, risposi ridendo prima di mangiare una patatina
“Ah ma brava mi reputi così ignorante?”, domandò lui facendo il finto offeso
“In questo campo si! Ti dico solo che sono color pesca chiaro”, affermai facendo l’occhiolino
“Bello come colore”

Pov Hook
 
7 Maggio 2015*
 
Stavamo navigando da giorni e le provviste stavano finendo, ma per fortuna fino ad ora non avevamo incontrato nessun ostacolo. Facevamo vari turni in modo da far dormire tutti, anche se io non riuscivo a riposare bene perché facevo vari incubi dove incontravo Emily, ma lei non si ricordava di me oppure che rifiutava di tornare a casa con noi. Speravo che tutta questa storia finisse presto perchè non sapevo quanto tempo avrei ancora sopportato questa situazione.
Mancavano un paio di ore alla prima tappa di sosta, dove avremmo riposato e comprato cibo. Era ancora nella Foresta Incantata quindi dovevamo stare attenti a non farci scoprire dalle guardie di Jafar.
Tutto ad un tratto però il cielo limpido iniziò a riempirsi di nuvole nere e il vento a intensificarsi. In pochi secondi iniziò a piovere violentemente. Era appena cominciata una vera e proprio tempesta. Non avevo previsto una cosa del genere. Io avevo navigato per secoli e ormai sapevo prevedere l’arrivo di un temporale, ma questa volta fu inaspettato.
In pochi minuti venimmo travolti da onde altissime. Notai che Bea stava avendo problemi a gestire la nave così con grande difficoltà andai da lui per aiutarlo.
“Che cappero sta succedendo?”, domandò lui bagnato fradicio girandosi verso di me.
“Non lo so, ma potrebbe essere uno degli ostacoli di cui parlavano le leggende”, risposi appoggiando la mano sul timone poi aggiunsi: “Ora tocca me. Tu vai da Emma”
“Va bene, ma stai attento!”
Mantenere il timone con questa tempesta violenta era dura, ma io ero un pirata e non potevo farmi battere da un po’ di mare mosso. Cercai in tutti modi di non perdere il controllo della Jolly, mentre Emma e Bea mi stavano aiutando con le vele. Nonostante la mia lunga esperienza da navigatore però dovevo ammettere che era veramente difficile gestirla, perché più cercavamo di andare avanti più la tormenta si rinforzava. Io però non mi sarei mai arreso. Dovevo farlo per Amy e per tutti noi.
“Hook ce la faremo?”, domandò Emma preoccupata voltandosi verso di me
“Ce la dobbiam….”, non riuscii a finire la frase perché di fronte a noi apparve un’onda enorme. Era alta sicuramente una dozzina di metri. Non sapevo come avremmo potuto superarla. Dovevo pensare a un piano alla svelta perché non potevo permettere che ci uccidesse. Noi eravamo l’opportunità di sconfiggere Jafar.
“Emma riesci a bloccarla con la magia?”, domandai qualche minuto dopo
“Ci ho già provato prima, ma è stato tutto inutile”, affermò lei inquieta aggrappandosi all’albero maestro.
“Cosa possiamo fare?”, chiese Bea agitato stringendo con un braccio il fianco di Emma e con l’altro l’albero.
“Affrontarla a testa alta e sperare di sopravvivere!”, urlai stringendo forte il timone fissando l’onda che stava ormai avanzando verso di noi.
“Bene. Hook siamo nelle tue mani”, replicò Emma guardandomi e notai che era spaventata, ma non era l’unica ad esserlo. Io stavo tremando, ma non potevo farmi prendere dal panico perché in quel caso saremmo finiti tutti in acqua.
“Ce la puoi fare Killian!”, disse dolcemente all’improvviso una voce che avrei riconosciuto ovunque. Mi girai leggermente a destra e vidi Amy che mi stava sorridendo. Non era lei. La mia testa stava cominciando a dare i ciocchi. Dovevo rimanere concentrato.
“Non sei reale….purtroppo…”, sussurrai tornando a guardare davanti. Non era il momento adatto per avere certe distrazioni. Dovevo affrontare l’onda che si stava avvicinando velocemente a noi.
“Non importa. Ora la tua priorità è riuscire a superare questa prova. Io confido in te!”, replicò lei appoggiando delicatamente una mano sulla mia spalla. Sapevo che il tocco non era reale, ma comunque lo percepii. Non sapevo come era possibile una cosa del genere perchè ero consapevole che non era presente, ma dovevo ammetterlo mi piaceva il pensiero di averla accanto come sostegno morale.
“Grazie Ams!”, affermai sorridendo.
Stavamo cavalcando l’onda, ma poco dopo una forza impressionante ci fece catapultare all’indietro. Non riuscii più a tenere stretto il timone e fui ribaltato verso la poppa. Colpii malamente la schiena e la testa. Dopo diventò tutto nero.
 
8 Maggio 2015*
 
Pov Amy
 
Avevamo preso una piccola pausa dal lavoro e così Chin ed io decidemmo di scendere di sotto per andare a comprare qualcosa dalle macchinette. Dopo aver preso le varie bibite però ritornammo indietro per riprendere quello che avevamo lasciato in sospeso e non appena uscimmo dall’ascensore andammo verso Jerry. Quando però incontrai il suo sguardo notai subito che si era rabbuiato rispetto a qualche minuto fa. Era successo sicuramente qualcosa. Il mio sesto senso forse aveva veramente ragione.
“Jerry che succede?”, domandò Chin intuendo pure lui che c’era qualcosa di strano
“Mi hanno appena avvisato che…l’aereo di Steve e Danny ha subito un attacco. Steve è incosciente!”, spiegò lui cercando di mascherare la preoccupazione. Io non appena però sentii le parole Steve ed incosciente impallidii e tutto quello che avevo nelle mani mi cadde per terra.
“Chi sta guidando l’aereo?”, domandò Chin agitato.
“Danny!”, rispose Jerry poi si avvicinò a me e aggiunse: “Sono sicuro che non è niente di grave. Torneranno a casa come hanno sempre fatto!”
“Ha ragione Jerry”, confermò Chin appoggiando una mano sulla mia spalla
“Avevo avuto un brutto presentimento stamattina, ma ….l’ho ignorato….”, affermai tesa. Avevo paura che questa volta non l’avrei rivisto. Avevo paura che questa volta l’avrei perso per sempre. Sentii gli occhi lucidi, ma non sarei crollata. Dovevo restare forte perché lui era ancora vivo e non potevo perdere le speranze.
“Non potevi prevederlo Amy. Ora l’unica cosa che possiamo fare e andare da loro.!”, ribattè Chin deciso.
Annuì
 
Salimmo tutti sulla macchina rossa di Chin. Jerry chiamò la torre di controllo per sapere dove sarebbero atterrati, però la loro risposta ci sconvolse tutti e tre. Avevano detto che non avevano più carburante e che l’unica cosa che avrebbero potuto fare era cercare di far atterrare l’aereo nell’oceano. Non era possibile una cosa del genere. Steve era ferito e non era in grado di nuotare. Danny sicuramente non sarebbe riuscito a portare con se anche Steve fino la riva. Era un suicidio.
Ci dirigemmo verso la spiaggia più vicina. Avevo il cuore che mi stava martellando nel petto. L’ansia mi stava dilaniando. La paura ritornò e mi colpii come un proiettile.
Non appena Chin parcheggiò la macchina scesi subito e iniziai a correre fino ad arrivare quasi vicino alla battigia. Alzai lo sguardo e lo vidi in lontananza che stava perdendo quota velocemente.
“Allontanatevi!”, urlai alla gente che stava sulla sabbia a rilassarsi e a prendere il sole inconsapevoli che stavano rischiando di morire.
“Forza gente andate al riparo!”, gridò concitato poco dopo Chin. Le persone capirono che sarebbero state in pericolo così iniziarono a prendere la roba e scappare via. Rimanemmo solo noi tre e i paramedici chiamati da Jerry.
“Dobbiamo metterci al riparo pure noi. Ho la sensazione che Danny voglia atterrare sulla spiaggia!”, disse agitato Chin guardandomi.
Annuì
Ci mettemmo tutti dietro la macchina di Chin in attesa del loro arrivo e sperando che sarebbero riusciti a non morire nell’impatto. Vedendo la mia ansia Chin e Jerry mi misero una mano sulla mia spalla cercando di rincuorarmi, ma inutilmente. Non ce la facevo a calmarmi. Ormai il corpo era governato dall’ansia e dalla paura.
In pochi attimi vidi l’aereo colpire con forza la spiaggia. Non appena si fermò e la situazione era sicura iniziai a correre verso di loro seguita dagli altri.
“Steve! Danny!”, urlai ansiosa.
Quando arrivai davanti al portellone vidi uscire Danny con varie ferite sul volto e una mano che premeva sul fianco. Era vivo.
“Danny..!”, dissi agitata continuando a fissarlo per vedere se avesse altre ferite.
“Sto bene. Non ti preoccupare per me.!”, replicò con tono sofferente, poi aggiunse guardando i paramedici spostandosi di lato: “Dovete portare Steve subito in ospedale!”
 Lo vidi. Aveva l’addome ricoperto di sangue a causa delle varie ferite da colpo da arma da fuoco. Mi paralizzai. Era peggio di quanto avessi previsto. Sentii un brivido scendere dalla mia schiena. Non riuscivo a muovermi fino a che non mi ridestò Danny.
“Vai con lui! Ha bisogno di te!”, disse appoggiando le mani sulle spalle e girandomi verso di lui.
“Devi andare pure te in ospedale!”, affermai io con tono flebile continuando a fissare il corpo martoriato di Steve.
“Ho detto che sto bene! Ora devo fare un’altra cosa più importante. Tu vai!”, ribattè lui serio.
“Signorina vuole venire?”; chiese il paramedico dopo aver posizionato Steve sulla barella.
“Si, si !”, risposi ancora sconvolta. Non sarei riuscita a convincerlo ad andare in pronto soccorso. Certe volte poteva essere più cocciuto di Steve.
Salita sull’ambulanza vidi subito che i paramedici tentare di tamponare le ferite e di medicarlo come meglio potevano. Non appena finirono il bendaggio gli strinsi la  mano  piena di sangue tra le mie.  Stavo cercando con tutte le mie forze di non crollare, anche se era veramente difficile questa volta. Vederlo in quello stato era come se avessi  ricevuto una pugnalata al petto. Faceva male perché non potevo fare nulla per aiutarlo. Ero così imponente.
“Non mi lasciare. Ti prego non morire. Ho bisogno di te”, sussurrai mestamente fissando il suo viso pallido. Era ancora incosciente. Speravo che i medici lo avrebbero salvato. Non potevo perderlo. Non lo avrei sopportato. Non sarei riuscita ad andare avanti perché lui era diventato una parte fondamentale della mia vita.
 
Pov Hook
 
Non sapevo quanto tempo era passato, ma quando riaprii gli occhi notai che ero ancora sulla nave. Non capivo come potevo essere sopravvissuto e soprattutto come faceva la mia Jolly ad essere ancora intatta.
La posizione del sole era cambiata. Prima della tempesta stava per tramontare, invece ora sembrava che fossero passate poche ore dall’alba.
 
Quante ore ero rimasto incosciente?
 
Cercai di alzarmi, ma non era così semplice perché avevo un dolore pungente alla schiena e alla testa. Non appena però riuscii a mettermi in piedi andai subito a cercare Bea ed Emma. Dovevo sapere se erano salvi o se erano feriti.
“Emmaaaa, Beaaaa!”, urlai mentre stavo cercando di andare verso il timone
“Hook siamo qua a prua…”, rispose Bea che stava in piedi tenendo tra le braccia Emma.
“State bene?”, domandai non appena fui davanti a loro.
“Un po’ acciaccati, ma tutto sommato stiamo bene”, rispose Emma che aveva un taglio sulla testa.
“Sicuri? Siete pieni di ferite, soprattutto te Emma..”, ribattei io preoccupato.
“Si invece tu stai bene?”, chiese lei avvicinandosi a me.
“Mi fa solo un po’ male la schiena e la testa, ma niente di allarmante”
Lei venne dietro di me e solo con un gesto della sua mano eliminò il dolore che stavo provando, poco dopo fece la stessa cosa su se stessa e su Bea,  rimuovendo ogni tipo di lesione. Eravamo sani e salvi sulla mia piccolina. Ero contento che eravamo tutti vivi.
“Grazie Swan. Sapete quanto tempo sono stato svenuto?”, domandai io poco dopo grattandomi la testa con la mano.
“Siamo rimasti incoscienti per un po’ di tempo, ma dalla posizione del sole posso dedurre una dozzina di ore. In pratica tutta la notte!”, rispose Bea pensieroso mentre fissava il cielo
“Beh almeno siamo vivi, ma non ho ancora capito come siamo riusciti a salvare sia noi che la Jolly”, affermai perplesso.
“Prima di sbattere la testa la testa contro il parapetto ho fatto un incantesimo sulla nave in modo da non farla spezzare in mille pezzi!”, spiegò Emma stringendo la mano di Bea.
“Grazie Swan per aver salvato anche la mia piccola !”, ammisi entusiasta. Era la mia casa. Era il luogo dove erano raccolti tutti i miei ricordi. Non potevo assolutamente perderla.
“Non vorrei interrompere i convenevoli, ma dove cappero siamo?”, domandò Bea mentre si stava guardando intorno.
“Ho perso i sensi, quindi non lo so dovrei  fare dei calcoli…”, ammisi pensieroso.
“Ragazzi siamo solo qualche miglia più lontano dove eravamo prima”
“Sei sicura?”, domandai dubbioso
“Si ho visto che l’onda ci ha sbattuto qualche miglia più lontano dove eravamo prima. Secondo me ci siamo scontrati con una specie di incantesimo di protezione”, rispose Emma mentre si voltava verso Nord.
“Incantesimo di protezione?”, chiese Bea dubbioso
“Si in pratica ogni volta che ci si avvicina si origina un’onda spaventosa che allontana o uccide ogni persona che tenta di sorpassarla”, spiegò lei con calma.
“C’è un modo per superarla?”, domandai ansioso. Dovevamo trovare una soluzione al più presto. Non volevo perdere tempo.  Prima saremmo arrivati a destinazione prima avremmo trovato Amy e prima avremmo ottenuto la pace.
“Sicuro c’è, ma ci devo pensare…”
“Se passassimo via terra?”, ridomandò Bea dopo qualche minuto di silenzio
“Si potrebbe fare, ma dobbiamo trovare il porto più vicino dove far attraccare la nave”, asserì Emma girandosi di nuovo verso di noi
“Aspettate…e se dovessimo avere bisogno di nuovo della nave?”, chiesi io scettico. Non mi piaceva lasciare la mia Jolly in un posto sconosciuto sotto gli occhi di Jafar.
“Beh un modo o nell’altro la riprenderemo. Ho comunque sempre la magia. Stai tranquillo non la perderai!”, disse Emma cercando di confortarmi
“Che ne dite delle guardie di Jafar? In mare non possono vederci mentre via terra abbiamo più probabilità di essere scoperti e soprattutto ci metteremo molto più tempo. Io voglio risolvere questa situazione il prima possibile”, ribattei deciso. Il porto più vicino era a un giorno di navigazione e se l’avessimo fatta via terra prolungheremo un viaggio che già era abbastanza lungo. Non potevamo permetterci di rischiare di essere scoperti e di farla a piedi perché Jafar avrebbe continuato con la sua dittatura spietata.
“Hai ragione via terra è più pericoloso e più lungo, ma non abbiamo altre alternative!”, rispose lei secca.
“Secondo me dobbiamo trovare un modo per affrontare la tempesta. Sono sicuro che un modo c’è!”, replicai grave.
“Non te lo ricordi…hai perso la memoria? Stavamo per morire prima e da morti non possiamo salvare nessuno!”, disse lei dura
“Calmatevi! Avete ragione entrambi, ma insieme possiamo trovare una soluzione che possa farci arrivare in tempo senza rischiare la vita sia via terra che via mare!”, ci fermò Bea mettendosi in mezzo tra noi due.
“Cioè?”, domandai dubbioso
“Mmm…se potessimo passare sopra o sotto la tempesta?”
“Cioè stai proponendo o di volare o di navigare sott’acqua?”, chiese Emma scioccata
“Si esatto. Esiste qualche incantesimo che possa farlo?”, ridomandò lui serio guardando negli occhi la sua amata.
“Non so se sono molto forte da poterlo attuare”
“Beh perché non tentare. Io credo in te. A che cosa avevi pensato?”, ridomandò Bea dolcemente appoggiando una mano sulla spalla di Emma.
“Potremmo navigare sott’acqua con l’aiuto alle sirene”, dissi io intervenendo senza aspettare la risposta di Emma. Loro erano forti e potevano trainare insieme anche il mio vascello. Il problema era come respirare sott’acqua, ma ero certo che avremmo trovato una soluzione a questo ostacolo tramite la magia di Emma.
“Le sirene possono trasportare un’intera nave? Soprattutto possiamo fidarci?”, chiese incredula Emma
“Si non tutte le sirene sono delle psicopatiche come quelle di Neverland. Ne conosco alcune che potrebbero aiutarci. Se si riuniscono in gruppo possono farcela a trasportare la  mia cara Jolly, ma la parte più problematica è come riuscire ad andare sott’acqua senza morire affogati”
“Posso tentare di creare una bolla d’aria che ricopra la nave e ci permetta così di navigare senza problemi respiratori”, replicò lei mentre si metteva un dito sul mento.
“Bene allora io cercherò di mettermi in contatto con le sirene”
“Va bene!”
 
Scesi sotto coperta e andai nella mia cabina perché nella cassaforte avevo uno strumento che mi avrebbe permesso di comunicare con le sirene. Era una specie di conchiglia che avevo trovato in uno dei miei tanti viaggi alla ricerca del modo per uccidere il coccodrillo per vendicare Milah.
Speravo che le sirene ci avrebbero aiutato a raggiungere la terra ferma oltre la tempesta perché avevamo bisogno di fare rifornimento e cercare un posto dove avremmo potuto darci anche una rinfrescata.
Ci saremmo fermati solamente una notte e poi saremmo ripartiti subito perché secondo la mappa avremmo dovuto affrontare ancora una settimana di navigazione per poter giungere la famosa isola  dove si trovava la spada. Ero però consapevole che sicuramente ci avremmo messo più tempo a causa dei vari ostacoli e sicuramente avremmo rischiato la vita altre volte, ma ero disposto ad fronteggiare ogni prova ad testa alta pur di riuscire a rivedere il suo volto di nuovo.
Non appena presi l’oggetto che avrei usato per contattare le sirene tornai di sopra. Emma non appena mi vide mi informò che mentre ero sottocoperta aveva tentato di fare una piccola sfera d’aria, ma non sapeva quanto tempo sarebbe durata la prossima che avrebbe fatto per ricoprire la mia nave. Avremmo dovuto rischiare, ma sapevo che Emma ce l’avrebbe fatta perché è molto forte e poi le sirene sono molto veloci.
“Sei pronto?”
“Si assolutamente”, risposi prima di soffiare leggermente dentro alla grande conchiglia bianca. Uscii un suono sottile e delicato. Un suono che avrebbero sentito solo le sirene. Speravo che una di loro fosse nei paraggi e che venisse ad aiutarci. Ora dovevamo solo aspettare.
Passarono due, cinque, sette minuti, ma alla fine arrivò. Non appena la vidi mi ricordò subito Amy perché avevano lo stesso colore di capelli e anche lo stesso caratterino.
“Ciao Ariel. Come stai?”, domandai educatamente appoggiandomi al parapetto della nave.
“Sei ancora vivo vedo. Perché mi hai chiamato?”, chiese lei aspra.
“Vedo che andate d’accordo”, sussurrò Emma guardandomi con uno sguardo accusatorio.
“Ho bisogno di un favore urgente”, risposi senza badare alle parole pronunciate da Emma. Non ero un santo. In passato non badavo al fatto che con le mie azioni avrei potuto far soffrire qualcuno. Mi importava solo di vendicarmi e riempire il vuoto che mi stava lacerando l’animo.
“Che cosa?”
“Dobbiamo riuscire ad affrontare la tempesta…”
“Intendi la famosa prima prova per giungere al tesoro del re Rhydderch?”, domandò lei impallidendo interrompendomi.
“Esatto. Abbiamo già tentato di attraversarla, ma abbiamo rischiato di morire quindi stavamo pensando di attraversarla sott’acqua in modo da evitarla”, spiegai serio. Notai subito che era spaventata, ma speravo che ci avrebbe dato comunque una mano perché altrimenti avremo dovuto andare via terra come aveva proposto Bea.
“Sei impazzito? Sei veramente disposto a morire per vendicarti?”, chiese lei sorpresa. Non era stata aggiornata sugli ultimi avvenimenti, ma in effetti non aveva tutti i torti perché  un tempo l’avrei anche fatto, ora però la missione era diversa. In ballo c’erano le vite di troppe persone.
“No non è per quello…devo salvare una persona!”, risposi vago. Non volevo aprire il mio cuore a lei, anche perché sicuramente non mi avrebbe creduto. Lei aveva visto la mia versione peggiore. Un uomo che aveva un cuore congelato. Un uomo che non provava nulla tranne che rabbia.
“Deve salvare la donna che ama e l’unica che può sconfiggere Jafar!”, puntualizzò Bea intervenendo. Diretto come sempre. Mi voltai verso di lui e lo incenerii. Non volevo che ci soffermassimo su questioni intime.
“Stai dicendo che il famoso temibile Capitano Hook si è innamorato? Non ci credo…lo fa sicuramente per se stesso, poi tu anzi voi chi siete.. membri della sua ciurma?”
“Anche se fosse non è importante ora. Siamo di fretta non abbiamo tempo per le ciance quindi vuoi e puoi aiutarci?”, domandai io stizzito arrossendo leggermente. Come immaginavo non mi avrebbe creduto. Stavamo solo perdendo tempo prezioso.
“Non voglio mentirvi…è difficile tutti quelli che ci hanno provato sono morti o si sono arresi… Io comunque  da sola non credo di potercela fare e non posso assicurarvi che altre sirene vogliano rischiare la vita per aiutarvi soprattutto te Hook!”, affermò lei nuotando sotto di noi
“Cosa hai combinato Hook?”, chiese Emma con aria di rimprovero
“Sono un uomo …e in passato a volte sono caduto in tentazione”, ammisi facendo un mezzo sorriso poi aggiunsi tornado serio: “Comunque sappiamo che è pericoloso, ma dobbiamo andare avanti ad ogni costo perché in caso fallissimo questa impresa Jafar continuerà con la sua dittatura. Lui non è come la Evil Queen, ma è peggio di lei!”
“Te la sei fatta con delle sirene?”, domandò incredulo Bea che si era fissato sulla mia vita sessuale  di secoli fa.
“Una volta l’anno possiamo avere le gambe per poter camminare sulla terra”, spiegò Ariel fissandomi. Sentivo di essere squadrato da lei. Sapevo che avevo sbagliato, ma ora ero diverso e soprattutto ora le priorità erano altre.
“Possiamo concentrarci?”, ridomandai esasperato passandomi la mano sul viso.
“Va bene chiederò alle altre, ma per curiosità lei come si chiama?”
“Emily!”
“Beh spero che riuscirai a salvare presto Emily perché a quanto pare ci tieni veramente! ”, disse lei sorridendo prima di scomparire sott’acqua. Era tutto nelle sue mani. Dovevamo solo aspettare.
Speravo che riuscisse a convincerle perché in passato non mi ero comportato molto bene nei loro confronti, ma ora ero cambiato. Ora non pensavo solo a me stesso, ma anche a lei.
“Torneranno? Se l’hai usate per fare sesso è molto probabile che si rifiuteranno”, affermò Emma seccata.
“Hai ragione mi sono comportato male .Dobbiamo sperare che ci diano una mano non per me, ma per tutti noi”, ribattei io abbassando lo sguardo.
“Ha ragione lui, Emma. Loro ci aiuteranno per salvare tutti noi. Per fortuna però che hai incontrato mia sorella che ti ha cambiato e ti ha reso meno squallido!”, replicò Bea  dandomi una pacca sulla spalla.
“Ah grazie!!”, dissi quasi offeso
Passarono ore e non vedemmo nessuna traccia delle sirene. Il sole stava ormai iniziando a calare, creando dei riflessi rosa e arancio sull’acqua.  Adoravo il tramonto mi trasmetteva una sensazione di pace che ora era intensificato anche dal silenzio assordante interrotto solamente dallo stridio dei gabbiani. Il mare era abbastanza calmo e così buttai l’ancora perché non sapevamo per quanto tempo avremmo dovuto aspettare.
Emma andò sotto coperta per poter preparare qualcosa da mettere sotto i denti, anche perché i nostri stomaci avevano iniziato a brontolare. Bea ed io invece rimanemmo a prua a guardare il cielo limpido che stava diventando sempre più scuro. Avremmo avuto l’occasione di ammirare le stelle splendenti, in attesa di avere un riscontro dalle sirene.
Dopo aver cenato ci sedemmo sul ponte a vedere le varie costellazioni, ma un paio di ore dopo ci appisolammo tutti e tre. Non avevamo avuto le forze di alzarci e andare nelle nostre cabine. Eravamo stravolti. Avevamo persino rischiato di andare all’altro mondo. Ci meritavamo una bella dormita. Una pausa.
   
 
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