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Autore: BluAvis    24/11/2018    2 recensioni
[CONCLUSA]
-Dal Testo-
Quella notte pioveva a dirotto. Il suolo era una mistura di terra e fanghiglia. L’eroe era in ginocchio accanto al corpo esanime della ragazza. Chinato sopra di lei, proteggendola dalla pioggia incessante, la scuoteva e le accarezzava il viso. Piccole gocce d’acqua cadevano dal biondo ciuffo penzolante, infrangendosi sul dolce viso di lei. Kaminari piangeva in silenzio, pregando per un miracolo, ma Jiro non si sarebbe più risvegliata.
Le sue iridi violacee non riflettevano più la luce.
Lui li guardava con sadico piacere, crogiolandosi in quel dolore.
L’eroe oltrepassò la soglia della sofferenza, caricandosi d’odio.
- L’hai uccisa… l’hai uccisa…
Lui si accovacciò al suo fianco, sussurrandogli vicino l’orecchio.
- Sì… e ho goduto nel vederla morire.
***
- BluAvis
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaminari Denki, Kyoka Jiro, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It’s Nothing to Die, It’s Frightful not to Live
 
Naomi era convinta che, per ristabilire l’originaria linea temporale, sarebbe bastato informare Kyoka su come sconfiggere Switch. In fondo, era quello che sua madre stessa le avesse pregato di fare. Aveva seguito alla lettera le indicazioni registrate sul cd, eppure, dopo un paio giorni, non aveva notato alcun cambiamento. Le foto con suo padre non erano ricomparse nelle cornici sul comodino, la casa era ancora abitata dalla donna dai lunghi capelli corvini e dal marito, sul proprio cellulare aveva trovato alcuni messaggi lasciati da Ren, ancora in qualità di suo fidanzato. Consapevole di non poter far altro che aspettare e sperare, quindi, aveva deciso di continuare quella vita che non le appartenesse, condividendo i pasti con due sconosciuti e frequentando le lezioni. Non prestava la ben che minima attenzione in aula, ma non aveva comunque rinunciato alla compagnia di Shirone.
 
Le ragazze sedevano in mensa. Shirone guardava preoccupata il volto scarno e pensieroso di Naomi.
- Ehm… come mai non sei con il capo-classe? Non avrete mica litigato?
- Come? Oh, no… Ren doveva sbrigare delle cose, ed è rimasto in classe…
Shirone si sporse dal tavolo, in modo da scrutare l’amica con attenzione.
- Sì, stai dicendo la verità.
Concluse, infine.
- Me ne accorgerei, se mentissi.
- Già…
Naomi stuzzicò con la forchetta il cibo sul proprio vassoio, non avendo abbastanza appetito per mangiarlo. Ogni suo pensiero era rivolto alla madre e a cosa stesse facendo in questo momento, o meglio, in un momento venti anni dietro il suo.
- Naomi, sono preoccupata per te.
Si sentì dire.
- Pensavo fossi solo un po’ stanca, ma anche oggi sembri strana.
Linea temporale originaria o meno, Naomi si disse di non poter ignorare le attenzioni di un’amica così in pensiero.
- Senti, Shirone, toglimi una curiosità. Niente di grave, voglio solo fare un gioco.
Quello strano modo di porsi, seppur ponesse le base per un dialogo, non rasserenò Shirone, anzi, la preoccupò ancor di più.
- Vuoi… fare un gioco? Ok… sentiamo…
- Ti farò alcune domande su noi due, voglio vedere quanto ricordi della nostra amicizia.
Era una mezza verità, in effetti. Il vero scopo di Naomi era sapere quanto fosse diverso il rapporto con l’amica, rispetto a quello che ricordasse. Shirone sembrava essere più confusa che persuasa, ma non si tirò indietro.
- D’accordo, spara.
- Quando ci siamo conosciute?
- Esattamente cinque anni fa, nella nostra vecchia scuola. Ti eri appena trasferita da Musutafu. Non conoscevi nessuno, così mi sono offerta per farti fare il giro della scuola. Volevo farti visitare tutto l’istituto, ma alla fine ti ho semplicemente trascinato in caffetteria e ho parlato per ore. Mi avevi dato l’idea di essere una musona, solo dopo ho scoperto il perché della tua apatia… i tuoi genitori…
- In che modo abbiamo passato il primo capodanno insieme?
- Tu non volevi uscire. Anzi, a quel tempo non uscivi mai, se non per andare a scuola. Io mi sono presentata direttamente a casa tua e ti ho costretta ad uscire. Ti ho anche costretta ad indossare un mio yukata. Eri davvero carina, ti ho fatto le trecce e siamo andati al tempio, per vedere i fuochi d’artificio… quando è iniziato lo spettacolo, tu hai sorriso. È stata la prima volta in cui ti abbia vista sorridere.
- Che promessa ci siamo fatte, l’ultimo anno delle medie?
- Di entrare entrambe alla Shiketsu. Io non avevo intenzione di puntare così in alto, ma la tua determinazione è stata abbastanza contagiosa da convincermi a sostenere l’esame d’ammissione. Una volta arrivatami la lettera, mi sono precipitata a casa tua, felice. Però la tua non era ancora arrivata, così siamo rimaste tutto il giorno sul pianerottolo ad aspettare il corriere. Tu eri nervosissima, temevi di non essere passata, e io non facevo altro che dirti che se ce l’avevo fatta io potevi… Naomi?
Shirone la fissava, meravigliata. Naomi non era riuscita a trattenersi. I suoi occhi si erano riempiti velocemente di lacrime e aveva cominciato a singhiozzare davanti lo sguardo stupefatto dell’amica.
- N-Naomi, che ti prende?
- Niente… n-niente…
Si passò l’indice sulle ciglia, raccogliendo una lacrima. La osservò colare lungo il dito, non smettendo di sorridere.
- È bello che, nonostante tutto, la nostra storia non sia cambiata di una virgola. Shirone, non importa quanto l’universo possa cambiare, io e te saremo sempre amiche, vero?
La studentessa le sorrise di rimando, anche se probabilmente non aveva capito in pieno le parole di Naomi. Quest’ultima cominciò a ridere di gusto. Parlare con Shirone era stato un vero sollievo. Fin quando ci fosse stata lei, sarebbe riuscita in qualsiasi impresa.
Stava ridendo così tanto che, a causa della vista annebbiata dalle lacrime, la figura dell’amica appariva sfocata. Dopo qualche istante, Naomi controllò le risate, passandosi nuovamente le mani sul viso.
- Shirone?
Era strano. I suoi occhi adesso erano asciutti, ma i contorni di Shirone non accennavano a ridefinirsi. Anzi, era come se stessero sbiadendo maggiormente.
No, non stavano sbiadendo… stavano letteralmente scomparendo…
- Shirone!
Fu questione di un battito di ciglia. Il posto davanti a lei si svuotò, come per magia. Di Shirone non c’era più traccia. Naomi, spaventata, si alzò di scatto, facendo stridere la sedia così forte da far girare mezza mensa nella sua direzione. Noncurante di quelle attenzioni, la ragazza corse a per di fiato verso la propria aula. Era in preda ad un terrificante dubbio.
 
Arrivata davanti la classe, spalancò con violenza la porta. Era vuota, ad eccezion fatta per un bel ragazzo dai capelli scuri.
- Rappresentante!
Naomi si gettò sulla cattedra dietro la quale lo studente stesse impilando alcuni fogli. Quest’ultimo la guardò sorpresa, evidentemente spiazzato dall’impetuoso comportamento di lei.
- Rappresentante, hai visto Shirone?
Ren alzò un sopracciglio, assumendo un’espressione piuttosto confusa.
- Ehm… chi?
- Shirone! Shirone Nomikata! La mia vicina di banco!
- Ecco… credo che tu abbia sbagliato sezione.
- Che stai dicendo?! Siamo tutti e tre compagni di classe, tu sei seduto solamente una fila davanti a noi, come puoi dire che abbia sbagliato?
- Ma io non ho idea di chi tu stia parlando. Anzi, a dirla tutta, non ho nemmeno idea di chi sia tu…
Era peggio di quanto Naomi stesse temendo. La realtà stava cambiando, la memoria di tutti i presenti, lei esclusa, stava venendo riscritta. Sentì un forte bruciore alla gola, si portò la mano alla bocca e fu presa da un attacco di tosse.
- Ti senti bene?
Riuscendo con difficoltà a domare la crisi, Naomi osservò il palmo della propria mano e vide un’ingente macchia di sangue scuro.
- Stai sanguinando! Vieni, lascia che ti accompagni in infermeria.
Naomi rifiutò l’aiuto di Ren, indietreggiando spaventata.
- No… non è niente… tranquillo…
Fece per uscire dall’aula.
- Perdona il disturbo… mi sono sbagliata…
Corse nuovamente per il corridoio, fino all’ingresso dell’istituto. A confutare l’orribile ipotesi, la targhetta del suo armadietto recitava un altro nome.
 
La strada verso casa era lunga, Naomi la percorse in preda ai dubbi e alle paure. Inciampò diverse volte, ogni passo la sfiancava sempre di più, e sapeva che non fosse a causa della sola fatica. Le ripercussioni temporali stavano colpendo anche lei, consumandola dall’interno.
 
Casa sua non sembrava cambiata, ma le probabilità che fosse abitata da qualcun altro erano terribilmente alte. Inserì la chiave nella serratura, riuscendo fortunatamente ad aprirla.
- C’è nessuno?!
Niente. La casa era deserta, non vi era anima viva. Proprio come temeva, era già cominciato. Salì in camera, senza illudersi oltre. Infatti, i soggetti delle foto sul comodino erano scomparsi, rimanevano solo gli sfondi. Tossì ancora sangue, questa volta il dolore fu così acuto da piegarle le ginocchia. Le gambe si erano fatte pesanti e la vista annebbiata. Pregò ogni divinità esistente al fine di ritrovare il lettore cd ancora al suo posto. Una volta ritrovata la fantomatica confezione scarlatta, non esultò a squarciagola solo perché le mancassero le forze per farlo. Per fortuna, l’apparecchio non era ancora sparito, probabilmente perché, essendo ancorato ad entrambe le timeline, un po’ come Naomi, rimaneva ancorato alla realtà un po’ di più rispetto al resto.
 
Naomi prese le cuffie e si preparò al collegamento. Questa volta non aveva garanzie di trovare Kyoka dall’altra parte, non si erano accordate minimamente.
Le venne un altro capogiro. Ebbe un principio di svenimento, dovette appoggiarsi alla scrivania. Istintivamente, si guardò le mani. A cominciare dalla punta delle dita, un po’ come era successo con Shirone, i contorni cominciavano a farsi più sbiaditi.
Naomi non ce la fece più. Cadde a terra, il lettore con lei, gli auricolari volarono via dalle orecchie, adagiandosi sul pavimento. A quanto pareva, la realtà stava cambiando gradualmente e Naomi si trovava in una specie di limbo.
Nella linea temporale di Kyoka si era verificato un evento di tale portata da modificare drasticamente il futuro. Lei stava scomparendo, come se non fosse mai nata. Ren non l’aveva riconosciuta e la casa stava cambiando, perché non si era mai trasferita. Conseguentemente, non aveva frequentato le medie dell’Ovest, non aveva mai conosciuto Shirone, quindi non l’aveva mai convinta a tentare insieme l’esame della Shiketsu. Non era mai venuta al mondo, forse i suoi genitori non erano riusciti a mettersi insieme o peggio ancora…
Distesa su un fianco, incapace di muoversi, Naomi giaceva a pochi centimetri dagli auricolari. Chissà se, in quel momento, Kyoka fosse dall’altra parte. Aveva risposto? Non poteva saperlo. Tentò di allungare una mano, nel vano tentativo di afferrare la cuffia più vicina a lei, ma scoprì di non avere più una mano da allungare. Il suo corpo si fece leggero, molto leggero, come se fosse composto soltanto d’aria. Non riusciva a rendersi neanche conto se stesse ancora respirando o meno. Ripensò a tutto quello che le fosse successo, all’ingiustizia di morire in quella stanza, da sola, senza nessuno. Fu quasi certa di sentire il suo stesso cuore smettere di battere.
 
Era peggio che morire, perché si rimaneva coscienti fino all’ultimo.
- Mamma… non voglio, mamma… fa male…
Le ultime energie le spese in lacrime. Si rese conto di non ricordare più il volto di papà Denki, né la voce di Kyoka.
Se ne andò così, tra i gemiti sommessi, senza lasciare tracce, solo una camicia al centro di una camera vuota.


                                                                                                                                                                    Prossimo Capitolo: Bae or Bay?
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