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Autore: Signorina Granger    25/11/2018    13 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
[Sequel di “Magisterium” e di “Magisterium - 1933”]
Quasi trent’anni dopo sono i figli di Charlotte Selwyn, William Cavendish, Regan Carsen e i loro vecchi compagni di scuola ad essere sul punto di partire per il loro ultimo anno di scuola, anno che non trascorreranno tra le accoglienti e familiari mura di Hogwarts, bensì a Nord, nella gelida Scandinavia, nel quasi sconosciuto Istituto Durmstrang, celebre per aver formato Gellert Grindelwald e per l’ampia conoscenza sulle Arti Oscure che fornisce ai suoi studenti.
Riusciranno a superare questa prova prima di diplomarsi?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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*ATTENZIONE: si avvisano i gentili lettori che l’autrice è rimasta irrimediabilmente traumatizzata/schifata dalla visione del secondo film di Animali Fantastici, avvenuta ieri sera, la sua sanità mentale è andata a farsi friggere e il capitolo sarà bello quanto il film. Se l’avete visto, sapete cosa vi aspetta*


Capitolo 21

 
Venerdì 4 Maggio 


“Sei felice che la gita sia caduta proprio oggi?”
“Certo che sì, è una vera fortuna! E poi adesso non fa più tanto freddo, potremo goderci la giornata ancor più dell’altra volta.”

Julie sorrise vivacemente mentre, tenendo John sottobraccio, procedeva accanto al ragazzo verso la stazione, seguendo il fiume di studenti che si stava dirigendo alla stazione di Myrdal in un brusio di chiacchiere.
Il Corvonero annuì e, abbassato di nuovo lo sguardo su di lei, aggrottò leggermente la fronte prima di parlare con un tono che trasudava una vena di preoccupazione:

“Ti va bene passare parte della giornata con me, vero? La mia era solo un’idea, ma se preferisci stare con gli altri non è un problema. È il tuo compleanno, devi decidere tu.”
“Non dire assurdità, sono ben felice di stare con te! Con gli altri e le ragazze passo tempo in abbondanza, e stasera quando torneremo a scuola staremo tutti insieme. Non preoccuparti John.”

Julie sorrise calorosamente al ragazzo, accostando il viso al suo per dargli un bacio su una guancia mentre John annuiva, rincuorato dalle sue parole, e sorrideva: 

“D’accordo, allora che cosa vuoi fare? Faremo tutto quello che vuoi, Juls.”
“Davvero?”
“Davvero. Oggi è il tuo giorno, no?”

John le sorrise e Julie ricambiò, annuendo mentre arrossiva leggermente e gli occhi chiari le si facevano luccicanti per la gioia. Lo ringraziò con un mormorio, intensificando la presa sul suo braccio prima di appoggiare la testa sulla sua spalla, stringendosi al ragazzo. 

Di rado come in quel momento si era sentita tanto fortunata. 
E che cosa avesse fatto per meritarsi tanta fortuna, proprio non lo sapeva… ma già che c’era, voleva godersela e basta.


*


“A cosa stai pensando? Come sei artistico mentre guardi fuori dal finestrino di un treno in corsa…”
“Pensavo all’ultima volta in cui abbiamo fatto questa strada, in effetti. Con l’inverno alle porte e una ragazza che sferruzzava come se ne andasse della sua stessa vita… ti ho anche presa in giro, se non ricordo male.”
 
“Certo che l’hai fatto.”
“Probabilmente ero solo molto curioso, non ti avevo mai visto sferruzzare e volevo sapere, infondo, per chi ti stessi adoperando con tanto impegno.”
“Ah, davvero? Quindi se avessi fatto una sciarpa per qualcun altro te la saresti presa?”

Natalia abbozzò un sorrisetto mentre Michael, seduto accanto a lei, annuiva e le si avvicinava, chinando il capo per appoggiare la testa sulla spalla della ragazza e lasciare che lei gli accarezzasse i capelli. 

“Immagino di sì. Ero e sono molto geloso del primato che detengo nel tuo cuore.”
Michael mosse leggermente il capo per depositarle un bacio sul collo, le dita della mano sinistra che accarezzavano il braccio di una Natalia sorridente mentre sedeva appoggiata allo schienale del suo sedile:

“Hai sempre avuto uno strano modo di dimostrarmelo, allora.”
“Non è che non volessi farti capire che tenevo molto a te, solo che non è così facile fidarmi del tutto e aprirmi davvero con qualcuno. A volte se dai troppo non ricevi niente in cambio, o peggio solo sofferenze.”
“Lo so. Lo so che hai visto molte persone uscire dalla tua vita Mich, ma io non ti farei mai soffrire.”
“Lo so. Sei il mio angelo.”

Michael abbozzò un sorriso e, sollevata la testa, la guardò brevemente negli occhi prima di baciarla dolcemente, sfiorandole il viso con le dita.

“Esagerato.” 
“A volte lo sono, ma non ora. Credo che l’unica persona che mi ha accettato per tutto e per tutto prima di te sia stato Oz, ma lui conosce i miei genitori, è il mio padrino, è diverso. Tu avresti potuto benissimo stancarti, mandarmi definitivamente a quel paese e poi, scoperto il mio segreto, rifiutarti di avere con me una relazione romantica. Non so ancora perché tu non l’abbia fatto.”

“Perché sei importante per me. A prescindere dal tuo corpo, c’è ben altro in te di cui mi importa.”
Natalia gli sorrise, e come sempre quel gesto gli scaldò il cuore mentre la ragazza sfiorava con delicatezza la sua spalla destra, dove aveva visto con i suoi occhi alcune delle numerose cicatrici di Michael, dovute sì all’incidente, all’attrito, allo schianto e alle maledizioni di coloro che avevano cercato di uccidere i suoi genitori, ma anche a tutte le operazioni e gli interventi a cui si era sottoposto nel corso del tempo. 

“Ed è per questo che ti… adoro.”

Michael sorrise e Natalia ricambiò prima di appoggiare a sua volta le labbra su quelle del ragazzo, accoccolandosi subito dopo sulla sua spalla per guardare fuori dal finestrino.
Dom non disse nulla, ma si chiese se si fosse resa conto della sua esitazione. Considerando che era stata l’unica a capire che era sordo e che non vedeva da un occhio, era altamente probabile, ma le fu grato di non aver detto niente.





“Allora Ivan, l’altra volta hai pensato bene di manomettere il motore e hai tardato di due ore La partenze del treno… questa volta potresti, per favore, cercare di non combinare guai? Fallo per me, sei sotto la mia responsabilità oggi, e i professori erano tentati di non farti nemmeno venire.”

Novak rivolse un’occhiata quasi implorante all’amico mentre scendevamo dal treno, guardando Ivan sorridere allegro prima di sollevare le braccia:

“Va bene, hai la mia parola, non voglio farti passare dei guai dopotutto.”
“Grazie. Anche se in realtà non mi fido particolarmente della tua parola – senza offesa –… Silvy, lo controllerai tu per me?”

“Farò il possibile. Faremo i bravi, vero? Voi due divertitevi.”

Silvy prese Ivan sottobraccio e sorrise a Novak e a Katja, che ricambiò l’augurio con un sorriso altrettanto allegro prima di allontanarsi portando con sè un Novak non troppo convinto, ma che non oppose resistenza.

“Pensi che se la caveranno?”
“Beh, se dovessimo sentire una qualche esplosione sapremmo chi incolpare, immagino, ma abbi fede.”
 



“Mi ricordi com’è possibile che praticamente siamo rimasti solo noi?”
“Beh, Julie passa la gita con John, Rose con Graham, Katja con Novak, Elvira con Timothy e Natalia con Michael… sì, in pratica siamo rimasti noi, Sean e Dave. Ma non possiamo lamentarci, abbiamo fatto pressioni per primi affinché tutte le sopracitate coppie si formassero. Ah, ecco Sean. Ragazzi!”

Silvy sorrise scorgendo Sean e David scendere dal treno, sollevando un braccio e agitandolo nella loro direzione per attirare l’attenzione dei due. Sean la vide per primo e, dopo averle sorriso, fece cenno a David di seguirlo, raggiungendo l’amica e il danese tenendo le mani sprofondate nelle tasche.

“Ciao ragazzi. Siamo rimasti solo noi?!”
“Tim sta con Elvira, Julie con John, Graham con Rose, Katja con Novak, Michael con Natalia. Quindi sì, eccoci qui.”

“Dave, mi hai tolto le parole di bocca. Andiamo? Muoio dalla voglia di mangiare di nuovo quei dolcetti al cucchiaio deliziosi dell’altra volta!”
“Ah, sì, quelli con il nome impronunciabile… bene, andiamo. Ivan, facci strada.”

 

“Oh no, a Silvy ed Ivan si è aggiunto Sean Cavendish! È la fine.”
“Non essere così negativo, Novak!”
“Non essere così negativo?! Conosco Ivan Svensson come le mie tasche, Kat, e penso che tu ti sia fatta un’idea di Silvy e Sean, anche da quello che ti ha raccontato Graham.”
“Beh, non hai tutti i torti… Ma c’è David con loro, magari filerà tutto liscio!”

“Lo spero…”


*



“A cosa stai pensando?”
Timothy sorrise gentilmente ad Elvira, sfiorandole la mano con la sua mentre sedevano uno di fronte all’altro ad un tavolino rotondo del ristorante dove la bionda lo aveva trascinato per “fargli assaggiare i suoi piatti tipici norvegesi preferiti”.

“A niente.” Elvira sorrise appena, ma Tim inclinò leggermente la testa e la guardò inarcando un sopracciglio, certo che ci fosse qualcosa che non andava: il tono quasi mesto di Elvira era a dir poco insolito.
 
“Sicura? Non hai parlato molto, e non è particolarmente da te.”
“Scusami, sto solo pensando che siamo già a Maggio e che tra meno di un mese ve ne andrete, non mi sembra vero. Però non dovrei fare la musona, ma godermi questa giornata con te, scusami.”

“Non ti devi scusare. E mi mancherai anche tu, Elvy. Sono felice di tornare a casa, non lo nego, ma mi dispiace dovermi separare da te per un po’…”
“Ma ci vedremo non appena finiti gli esami, vero?”  La bionda deglutì e lo guardò quasi con preoccupazione, stringendo leggermente le mani del ragazzo tra le sue.

“Ma certo. Anche volendo non potrei impedirlo, mia madre smania per conoscerti e sono sicuro che la prima cosa che mi chiederà, tornato a casa, sarà “quando mi fai conoscere Elvira?” . So che sarà un po’ difficile, ma siamo maghi, con le Passaporte potremo vederci molto spesso senza problemi.”

“Peccato non poter usare la Metropolvere…”
“Lo so, ma purtroppo la rete dei camini è solo Nazionale, non possiamo spostarci oltre i confini… Ma non è grave, ce la faremo lo stesso. Ok?”

“Ok.” Elvira annuì e abbozzò un sorriso, leggermente rincuorata dalle parole del ragazzo, che sorrise a sua volta, rilassandosi:
 
“Bene. E adesso rilassati e sorridi Elvy, non mi piace vederti triste.”


*



“Che cosa hai trovato sul ragazzo?”
“Orfano. Cresciuto in Slovenia, in un orfanotrofio Babbano… pare che sia un Nato Babbano. È stato adottato quando aveva dieci anni, da allora vive in Croazia.”

“Nato Babbano, stai scherzando?!”
“Sulla carta è così. Ma c’è qualche… discrepanza. Non lo so Petra, ho la sensazione che ci sia qualcosa di strano.”
“Pensi che Natalia sappia?”
“Probabile, ma se anche fosse non verrebbe certo a parlarne con noi, è molto leale.”

“E se fosse davvero un Nato Babbano? Che cosa dovremmo fare, stare a guardare? Se e quando la loro relazione sarà di dominio pubblico sai che cosa succederà, Vlad. Indagheranno su quel ragazzo, avrà i riflettori di tutto il Paese puntati addosso, saranno nelle prime pagine di tutti i giornali della comunità magica. La figlia del Ministro, erede di due delle famiglie più importanti della Cecoslovacchia, insieme ad un orfano Nato Babbano, ci sguazzeranno.”
 
“Non sai chi lo ha adottato, cara.”
“Un mago?”
“Già. Ozrel Moravitz Glasniksjena. Ma per lo più lo si conosce con il semplice nome “Oz”, o Mr O.”
“… Stai scherzando.”
“Mai stato così serio. Quante probabilità c’erano che proprio quest’uomo adottasse proprio quel bambino… in Slovenia, per di più, quando una delle poche cose certe che sappiamo di lui è che è croato. Inoltre, non ho trovato da nessuna parte il nome completo di quel ragazzo, ovunque è registrato come Michael D. O. Hoax.”
“Cognome inusuale per un bambino sloveno.”
“L’ho pensato anche io… Natalia mi ha detto che si fa chiamare Dom per le sue iniziali e mi è sembrato di capire che non conosca il suo secondo e terzo nome.”
“Comprensibile, se è cresciuto in un orfanotrofio e non conosce i suoi genitori.”

“Sì… Hoax significa “inganno”, Petra. Ho la sensazione che ci sia molto di più da sapere.”


*


“Davvero tu non sai niente di tuo zio?”
“In effetti no. Pensa che non so nemmeno come si chiami.”
 
Michael abbozzò un sorriso, prevedendo la reazione sbigottita che in effetti Natalia ebbe: la ragazza sgranò gli occhi e lo guardò con la bocca semiaperta mentre camminavano fianco a fianco sul marciapiede.

“Come sarebbe a dire?!”
“Beh, non sono l’unico: in ambiente lavorativo si fa chiamare solo Oz, sono poche le persone che conoscono il suo nome. Del resto io non conosco nemmeno il mio, di nome, quindi non mi pesa non sapere granché di lui. Anche se sospetto che la “O” stia per Oz, o qualunque sia il nome completo di mio zio.”
“Lui ti parla mai de tuoi genitori?”
“A volte. Quando ero piccolo l’ho tartassato di domande, a volte mi racconta qualche aneddoto su quando erano ragazzi… lui e mio padre si sono conosciuti a scuola, sono coetanei, erano compagni di Camerata. Li chiama Jun e Rare, ma non so se sono i loro veri nomi, forse solo diminutivi.”

“Mich, te lo devo dire, se conosco mio padre almeno un po’ si sarà messo ad indagare su di te.”
“Beh, che si metta in fila, io stesso non so quasi niente di me… E ci sono delle altre cose che dovrei dirti, credo. E non che non mi fidi di te Lia, ma mi devi promettere che terrai tutto per te. Ok?”

Michael si fermò, mettendo le mani sulle spalle della ragazza per guardarla negli occhi. Natalia annuì, guardandolo quasi con leggera preoccupazione:
 
“Certo. Mi devo preoccupare?”
“Non proprio. Forse non dovrei dirti nulla, ma non voglio avere altri segreti con te.”
“E io non voglio che tu ne abbia. A me puoi dire tutto, Mich.” Natalia sorrise e gli prese la mano, facendolo sorridere leggermente di riflesso. Michael annuì, suggerendole di andare a sedersi di qualche parte per parlare in tutta calma.

Natalia, dal canto suo, dopo aver sentito della sua gamba l’ultima volta in cui si era confidato con lei, pregò che il ragazzo non soffrisse di una qualche malattia terminale o degenerativa, ma si disse che forse era troppo tragica.
O almeno lo sperava.


*


“Ti ho detto del mio incidente, no?”
“Certo.”
“Beh, non è stato propriamente un incidente. Ero su un treno con i miei genitori, che lavoravano, come Oz, per il KGB, il suo versante magico… era tutto organizzato, sapevano che sarebbero saliti su quel vagone. E probabilmente anche i miei genitori se l’aspettavano: quando mi ha preso con sè Oz mi ha detto che i miei genitori non erano morti, proprio come me, su quel treno.”
 
“Ma se sono sopravvissuti perché ti hanno…”
“Abbandonato? È quello che domandai anche io, ero furioso. Ero un bel tipetto da bambino.”
“Me lo immagino.” Natalia sorrise, divertita, e gli strinse leggermente le mani per invitarlo a continuare, cosa che il ragazzo fece dopo un attimo di esitazione:

“Sì, beh, mi lasciarono per far credere al mondo intero che fossi morto. Anche loro, sulla carta, sono morti, così mi ha detto Oz, ci sono persino delle tombe vuote da qualche parte, nella cripta di famiglia. Qualunque sia il mio cognome, che Oz non mi ha mai detto, ce ne è una anche per un piccolo Michael morto a soli 3 anni. Gli unici a sapere che sono sopravvissuti sono i piani alti del Governo dell’Unione Sovietica… hanno una qualche missione da portare a termine, ma non so niente su questo, Oz non parla mai del lavoro. Ma dev’essere qualcosa di grosso.”
“E torneranno mai?”

“Quando l’avranno portata a termine, immagino. E sono curioso, lo ammetto, ma per me mio padre sarà sempre Oz. Ma tu non dirglielo, il suo ego si gonfierebbe. Comunque, Oz ci ha messo del tempo per trovarmi perché mio padre modificò la valigia con cui mi trovarono, dove c’era scritto, appunto, Michael D. O. Hoax. I medici ipotizzarono si trattasse del nome di mio padre, ma me lo diedero. Io stesso non sapevo se fosse davvero Michael il mio nome… Oz cercò in lungo e in largo un bambino con il mio cognome, ma seppe che ero morto… poi, in qualche modo, il cognome che mio padre si inventò lo condusse da me in Slovenia.”
“Hoax non significa “inganno”?”
“Sì, e credo che abbia qualcosa a che fare con il mio vero cognome, per questo mi ha trovato.”
 

“Beh… wow. La tua vita sembra un romanzo, Mich. Ma spero che prima o poi tu possa rivederli e sapere i loro e il tuo nome. Non riesco ad immaginare come sia non conoscere le proprie origini e dev’essere difficile, ma conta di più quello che dei adesso, quello che sei davvero. Qualunque sia il tuo cognome, per me sei comunque il mio Michael.”

Natalia gli sorrise e Michael ricambiò, guardandola adorante:

“Che ho fatto per meritarti?”
“Non pensi di averne passate anche troppe? È giusto che tu sia felice, Mich.”


*


“Non era necessario che mi facessi un regalo!”
“Vuoi scherzare? Sarebbe stato deplorevole da parte mia, senza contare che se mai mia sorella o mia madre l’avessero saputo mi avrebbero disconosciuto o appeso per un orecchio ad un lampadario, apostrofandomi come “cafone”.”
 
“Esagerato.”
“Affatto, tu non conosci mia madre.”
“Non vedo l’ora che ciò accada, in effetti.”
“Anche lei, continua a chiedermi di te. Sono sicuro che stia facendo il terzo grado ad Edith, cercando di carpirle tutte le informazioni che lei ha su di te.”

John aggrottò leggermente la fronte, pensando a quando sua sorella era tornata a casa per le vacanze pasquali: non gli risultava affatto difficile immaginare le due impegnate a confabulare sotto lo sguardo accigliato del padre.

“Probabilmente lo fa anche mio padre con i miei fratelli. Anche loro sono impazienti di conoscerti, anche se dovrai armarti di molta pazienza, sono tremendi. A parte il mio piccolo Conrad ed Elliott, naturalmente.” 

Julie sorrise con affetto nel pensare ai fratellini, felice che entro meno di due mesi avrebbe potuto finalmente rivederli.

“Sei felice di tornare ad Hogwarts?”
“Molto. Anche se prima devo affrontare quella dannata partita, sono già nervosissima… perché mi sono lasciata convincere?!”
“Andrà tutto bene, non agitarti. E comunque, hai accettato perché sono irresistibile, naturalmente.”
 
“Sai John, a volte non so se adorarti o prenderti a schiaffi.”
“Me lo dice anche Silvy, non capisco perché! A proposito, lei ed Ivan non me la raccontano giusta, tu che ne pensi?”

“Non saprei… forse lei gli piace, ma sai com’è Silvy: se Ivan le piacesse non ci penserebbe due volte  a dirglielo chiaro e tondo, e non l’ha fatto. Magari ci sta arrivando. Io non avrei mai il coraggio di farlo, comunque.”
“Lo so bene, se non avessi fatto io il primo passo dubito che ora saremmo qui… ma ti adoro anche per questo, Juls.” John sorrise, le mise un braccio sulle spalle e l’attirò a sè per darle un bacio sulla tempia, facendole di nuovo gli auguri di buon compleanno. 
Julie sorrise mentre camminavano sul marciapiede per riunirsi con i loro amici e passare l’ultima ora della gita insieme prima di tornare al castello. Anche lei lo adorava, ma non glielo disse ad alta voce. 










 
……………………………………………………………………………..
Angolo Autrice: 

Buonasera! 
Anche questa volta il capitolo non è lunghissimo, avevo altre cose da dirvi ma l’iPad sta per andare all’altro mondo, e non ho la possibilità di metterlo in carica al momento, quindi al massimo potrei aggiungerci qualcosa nei prossimi giorni, ma non volevo aspettare fino a domani per pubblicarlo.
Detto ciò, nel prossimo ci sarà la fantomatica partita è ancora non ho deciso con che criterio decidere chi far vincere, ma mi farò venire in mente qualcosa. 

Piccola nota fuori campo: ieri sera sono finalmente andata a vedere Animali Fantastici, e se lo avete visto vorrei sapere se per caso sono l’unica che è uscita dalla sala sdegnata, irritata, furiosa e altre cose che non dico per evitare il ban.
Non voglio fare spoiler sul finale se non lo avete visto, ma quando ho sentito “Professoressa McGranitt” quando il film è ambientato 8 anni prima della sua nascita stavo per avere un ictus lì, sulla poltroncina. Da lì ho passato la giornata a farmi seghe mentali per risolvere il film invece di studiare e scrivere un capitolo decente, brava Irene. 

Buona serata – e se volete discutere sul film dite pure, muoio dalla voglia di sfogare la mia frustrazione e le mie assurde teorie con qualcuno che conosca la saga sul serio, non come le mie amiche profane che hanno solo visto i film –.
Signorina Granger 




   
 
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