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Autore: NIKELMANN    26/11/2018    0 recensioni
Questa storia parla di Davies, Moffat e Chibnall alle prese con la stesura di "The thirteen -plus one- doctors", ipotetico speciale di Doctor Who per il quindicennale del revival della serie. Tutti e tre i personaggi protagonisti non sono realistici, ma sono rappresentazioni di come li vede il fandom, sono tutte bravissime e talentuose persone, nella realtà, qui... ehm
Inoltre saranno presenti altre figure, come Strevens, che non conosco affatto, perciò me le sono immaginate di sana pianta. Per finire sarò crudele con molte figure che amo (come fare battute sul peso di Colin Baker, che è adorabile ed è il mio dottore vivente preferito), ma è unicamente a scopo comico.
Genere: Comico, Parodia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2 – Galaxy 3


Ogni storia non è che una nuova interpretazione del confronto tra bene e male, cattivi ed eroi. Se questa dinamica è forte, tiene tutta la storia coesa, come un buco nero attorno al quale ruota la più luminosa delle galassie.
 
«Okay, okay, siamo partiti con il piede sbagliato!» Davies cercò di recuperare le redini della conversazione «forse dovremmo partire dagli eroi e pensare a cose da mettere in evidenza sulle loro personalità usando la storia come scusa.»
Moffat annuì. Si vedeva che era convinto, ma non impazziva all’idea. Stranamente, invece fu Chibnall ad obiettare:
«Ma scusa, Russell, i personaggi che dobbiamo mettere per forza… sono tutti il Dottore! Certo, non sono tutti uguali, ma possiamo davvero far ruotare la storia sulle loro differenze?!»
Russell alzò le sopracciglia dietro gli occhiali dalla spessa montatura:
«Sai che è praticamente una fedele descrizione di Doctor Who, vero?!»
«No, okay, va bene, certo che il carattere del Dottore cambia, ma, in fondo, resta sempre lo stesso, no?»
«No!» gli altri due gli risposero in coro. Chibnall sembrò un po’ ferito da quell’ennesima aggressione verso di lui.
«Ovviamente il Dottore resta lo stesso uomo, ma, come facciamo tutti, la sua personalità cambia nel corso della vita!» esclamò Moffat
«Chiaramente ogni volta che il Dottore rigenera è un uomo completamente nuovo che ha solo la memoria di quello passato!» esclamò Davies in contemporanea
I due si fissarono fulminandosi vicendevolmente con lo sguardo. Chibnall gongolò, bevendo un sorso di caffè:
«Interessante…» e poi fece un versetto perché era troppo caldo e si era scottato la lingua.
 
«Okay, allora direi che questo aspetto del Dottore è piuttosto aperto a interpretazione. Del resto, cosa vuoi che ne sappia io, che ho solo riportato la serie in tv dopo 16 anni di assenza?!» Davies finì la frase sbraitando verso Moffat
«Oh, scusa, non riesco a sentirti dall’alto delle mie 40 puntate sceneggiate di Doctor Who!!!» rispose a tono Moffat
«Beh, certo, terrò in considerazione la vostra posizione, ma vi ricordo che io sono lo showrunner. Che vi piaccia oppure no!»
Gli altri due voltarono lo sguardo verso di lui. Davies era parecchio contrariato, ma, stranamente, Moffat sembrava più sorpreso:
«Ma allora conosci la classica!»
«Eh? Beh, sì, certo. Perché?!»
«Credevo stessi citando… no, niente.»
 
Davies tentò nuovamente di ristabilire la calma:
«Sentite, facciamo così. Buttiamo giù delle note su ogni dottore e vediamo su cosa puntare il dito.»
«Okay, ci sto» acconsentì Moffat «Prendi appunti, ragazzo: Hartnell ha interpretato il primo dottore, che comincia la propria avventura dimostrando pochissima empatia verso gli esseri umani, in un percorso crescente che lo ha portato…»
Davies prese un sorso di caffè
«…ed è stato dopo l’addio a Victoria che il secondo Dottore sembra essere diventato assolutamente convinto nella propria crociata contro le forze del male nell’universo, il momento in cui passa da vagabondo stellare a difensore dell’universo, naturalmente anche grazie a Zoey che…»
La testa di Davies crollò un secondo
«…e così si scopre che Re Giovanni d’Inghilerra è in realtà un robot del Maestro, sempre nel corpo del padre di Nyssa, e il Dottore comincia a combatterlo a colpi di spada, naturalmente un riferimento a the Sea Devils, ma ne ho già parlato…»
Davies si svegliò e si guardò attorno, facendo schioccare la bocca
«…ed è nei campi di Trenzalore che il Dottore combatte per oltre 600 anni contro tutti i suoi nemici, finché non restano solo lui e i dalek…»
Davies parve riprendersi alla parola dalek
«…e quindi il Dottore decide di rigenerarsi di nuovo e, per la prima volta sugli schermi, ma vi ricordo che ha sostenuto di esserlo stato in passato, diventa una donna. Okay, voi cosa avete?»
«Mal di testa?» rispose Davies

Chibnall alzò una mano. Davanti a lui si era ammassato un mucchio di fogli di carta scritti a penna. Moffat alzò un sopracciglio:
«Ma hai preso appunti anche te?!»
«Sì, ma mi sono perso un paio di cose: come mai a un certo punto chiami il Valeyard “Dottore”?!»
«Ehm… senti, non voglio rovinarti la visione.»
«Uhm. È tanto lunga?»
«Beh, tecnicamente è una sola “puntata”»
«Carina?»
«Ugh… diciamo che il finale è di Holmes, che è uno dei migliori che la serie abbia mai avuto…»
«Okay, grazie! E poi non ho capito che fine fanno i dalek del nuovo paradigma. Devo essermi perso qualcosa, perché prima erano qui e poi…»
Davies lanciò un sorriso sornione a Moffat:
«Già, Steve, che fine hanno fatto?»
Moffat sbuffò:
«Non lo so, Russy, che fine hanno fatto i Reapers?!»
Davies sembrò ferito a quella domanda:
«Ehi, è vero! La tua era è piena di paradossi, perché non ci sono i reapers?! Anzi, perché non ci sono gli Ood?!»
«Io ho messo un Ood nella webserie!» si inserì Chibnall orgoglioso
«Ecco, vedi?! Persino a Chibnall piacevano gli Ood!» Davies allargò il braccio verso lo showrunner in carica
«Oh, perfavore! Chibnall ci ha messo due anni a far comparire un dalek con il nuovo Dottore! Che ne capisce di nemici?!» Moffat replicò, polemico, al che Chibnall sembrò nuovamente offeso:
«Ehi, io ho inventato molti nemici originali! Gli Stenza, Krasko, lo Pting…»
Davies fece finta di premere il pulsante di un quiz televisivo:
«La risposta è “rispettivamente i peggiori rip off di Predator, Terminator e Alien”»
Moffat scoppiò a ridere e Chibnall prese fiato per rispondere:
«Ah, sì, certo, perché avrei dovuto fare… che ne so, un cacciatore di taglie intergalattico con la testa di antilope!» Moffat rise ancora di più, assecondando Chibnall «Ehi, RTD, non basta mettere la testa di un animale su un attore per creare un alieno!»
«Tutti amano gli Judoon!» puntò il dito verso Chibnall, per poi rivolgersi a Moffat che stava ancora ridendo della grossa «E tu? Pensi di essere tanto meglio?!»

Moffat si asciugò le lacrime dagli occhi e riscambiò lo sguardo di Davies:
«Zio, i miei cattivi sono inattaccabili, lo sanno tutti!»
Davies sollevò una pinzatrice:
«Oh, guarda! È un… Pinnotron! Si nutrono della corrente elettrica nella testa delle persone e si travestono da oggetti di cancelleria! È per questo che in un ufficio hanno tutti un’aria così annoiata!!! Potrebbero essere sempre attorno a noi, uuuuhhh!!!» divenne sempre più teatrale mentre parlava.
Moffat non stava più ridendo e sollevò una mano chiusa a pugno, alzando un dito alla volta:
«Angeli Piangenti. Vastha Nerada. Androidi a orologeria. Bambino Vuoto. Forse quello che volevi dire era “grazie per aver messo cattivi iconici nella mia era, signor Moffat”! E non mi sono certo fermato lì! Pensa al prigioniero Zero, ai Monaci, al Silenzio e…»
«Oh, per favore, non parlarmi del Silenzio! Il suo potere era avere una trama così complicata che nessuno se la può ricordare! Le stagioni di Smith fanno acqua da tutte le parti, Stewie!» Davies enfatizzò la battuta con tono polemico e alzando i palmi delle mani verso il cielo.
Chibnall riprese alcuni degli ultimi fogli che aveva scritto:
«In effetti non vedo proprio dove spieghi come mai fosse esploso il TARDIS. Inoltre, se la crepa riporta il Dottore da Amy dopo la Pandorica, come mai la usa anche Gallifrey?!»
«Perché sono… perché è… perché non stai zitto, Chibnall?! Lo sai che stavo facendo Sherlock e due film in quello stesso periodo?!» Moffat stava diventando paonazzo in volto e Davies pensò di provocarlo ancora:
«Ah, no! Non stavi lavorando tu a Sherlock! La serie era di Gatiss, sei stato tu a metterti in mezzo!»
«Appunto, Gatiss! Eccoti la verità, non volevo dirtela perché siamo amici, ma è colpa sua! Non riusciva a gestire Sherlock da solo, mi ha fatto confondere con il Silenzio e, ciliegina sulla torta, i dalek colorati sono tutta opera sua!!!» Moffat sbottò, come se si fosse liberato di un peso sullo stomaco. Guardò gli altri due, ma vide che le loro facce, impallidite, stavano fissando alle sue spalle. Sia io che Moffat seguimmo la direzione dei loro sguardi.

Mark Gatiss stava ritto in piedi sulla soglia. Aveva un’aria ferita e, al contempo, austera e indignata:
«È questo che pensi di me, Steven Moffat?!»
«Oh, senti, Mark, io non volevo dire che…»
«No, no. Adesso parlo io.» Camminò fino alla scrivania nell’ufficio, sedendosi dritto di fronte  a me, dove poteva avere l’attenzione di tutti.
 
«Adesso vi faccio vedere io come si fa. Ragazzo, scrivi: The Thirteen -plus one- Doctors, di Mark Gatiss. Atto 1, Scena 1!»
   
 
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