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Autore: Sinden    02/12/2018    1 recensioni
FF basata su film Il Signore degli Anelli - Le due Torri, genere fantasy/avventuroso
Storia di un esercito mercenario di Uomini dell'Est, comandati da una donna senza passato e senza scrupoli. Il suo arrivo nel regno di Rohan, oppresso da Saruman, porterà molte cose alla luce...non solo sul suo passato.
Estratto:
"Taci." le disse Éomer. "O i tuoi soldati non ti vedranno mai più."
"Spiacente, figlio di Éomund. Non mi impressioni. Non hai credibilità se lasci quel plebeo untuoso guidare il vostro reame. Ora sei tu il principe, non è cosí? Bene, guarda i tuoi sudditi." gli disse Goneril, indicando con un dito inanellato le abitazioni tutt'intorno. "È tua precisa responsabilità proteggerli. Per prima cosa, dovresti andare là dentro e mandare all'altro mondo quel Grima, o farlo imprigionare. Poi, dovresti galoppare con i tuoi Rohirrim verso Isengard, e spedire anche quel vecchio incartapecorito di Saruman dritto da Eru, e che se la veda lui. Allora tuo zio sarà libero, e anche tutti voi. Ma non farai né una, né l'altra cosa." Goneril fece una smorfia di disprezzo. "Invece, prendertela con una donna é più facile. Meno pericoloso."
⚜️⚜️⚜️
Capitolo conclusivo della saga Roswehn/Thranduil
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Gandalf, Legolas
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Si avvicina."

Legolas osservava un punto lontano all'orizzonte. "Avevi ragione."

"É solo?" chiese Goneril.

"Sí. É un esploratore. Altri arriveranno." confermò l'Elfo.

"Pensaci tu. E fallo velocemente, prima che si spinga troppo verso la gente di Rohan. Se lo vedono si scatenerà il panico." gli ordinò lei. Goneril e Legolas avevano raggiunto a piedi la collina più alta di quella valle arida e gelata. La donna sapeva riconoscere gli ululati dei Mannari, che erano molto diversi da quelli dei lupi comuni. Uno solo poteva essere eliminato con relativa facilità, ma una decina no. Erano animali potenti, feroci e sempre affamati. Se avessero aggredito la gente di Théoden avrebbero fatto una strage.

"Non darmi ordini." rispose Legolas, senza nemmeno guardarla. Dall'inflessione gelida della sua voce, era evidente il suo disprezzo.

"Superbo come tuo padre." ribatté Goneril. Non aveva mai incontrato Thranduil, ma le voci sul suo caratteraccio erano ricorrenti. A parte aver cacciato via il suo Guaritore più esperto senza troppi complimenti, negli anni aveva più volte dato ordine di chiudere i confini di Boscoverde, in una sorta di solenne distacco dal resto del mondo. La nomea di Re di Ghiaccio era assolutamente appropriata.

"Cosa sai di mio padre? Niente. Non parlare di lui, perciò." ribatté l'Elfo. "E sarà meglio per te starmi lontano."

Goneril si avvicinò a lui. "Minacci di uccidermi? Fallo adesso, allora: é l'occasione perfetta, gli altri sono lontani, non ti vedranno. Poi, potresti dire a tutti che é stato un Orco." Sembrava che lei si divertisse un mondo a provocarlo.

Legolas continuava a scrutare il panorama. La spianata davanti a loro sembrava un deserto di erba giallognola e secca. Il cielo tuttavia era terso e azzurro, quasi che Eru avesse voluto benedire quell'esodo con una luminosa giornata. L'udito finissimo dell'Elfo gli suggeriva che il lupo di Gundabad stava arrivando. I Mannari, infatti, venivano allevati a Gundabad, quella Roccaforte che delimitava il confine con Angmar, il regno del Nord in cui era morta sua madre due millenni prima.

"Non sfidare la mia pazienza." mormorò il Principe di Eryn Galen.

"Lo so. Non mi ucciderai. Non potresti. Voi Elfi non siete assassini. Io invece, saprei esattamente come trattare una come me." sorrise la donna.

"Allora datti la morte da sola, e libera questo mondo dalla tua presenza." aggiunse Legolas.

"Non credo di poterti regalare questa soddisfazione. Il mio tempo non é ancora arrivato, caro Principe." rispose lei, poi vide la sagoma del Mannaro, con un Orchetto in groppa. "Sta arrivando...ma che fa quell'idiota?!" esclamò. Aveva notato Gambling avvicinarsi a cavallo, stava passando sotto l'altura su cui si trovavano Legolas e lei. Un altro soldato lo accompagnava. "Tornate indietro, voialtri!" provò a urlare, ma fu troppo tardi: il lupo in un balzo fu addosso ai due uomini. Gambling fu sbalzato di sella e cadde rovinosamente sulla schiena, e al suo compagno andó peggio, la bestia gli strappò via mezza faccia con un morso.
Legolas incoccò la freccia e la scagliò dritta fra le fauci dell'animale, che stramazzó a terra. In un lampo saltó giù dalla rupe e uccise anche l'Orco esploratore, con un taglio preciso sotto al collo. "Grazie dell'aiuto!" gridó a Goneril, che era rimasta a osservare la scena dall'alto.

"Te la sei cavata splendidamente da solo, mi pare. Avvisiamo gli altri." rispose lei.

"Stanno già arrivando con i cavalli. E anche quelli." disse l'Elfo, indicando una decina di Orchi e Mannari in avvicinamento.
Aragorn, Théoden e un altro gruppo di soldati di Rohan sopraggiunsero di gran carriera. Uno di loro conduceva Aldair per le briglie e questi, non appena vide la padrona, le galoppó incontro. Goneril saltó in sella.

"Che non si avvicinino alla mia gente! Gambling!" urló Théoden al suo vice capitano, che nel frattempo era riuscito a rimettersi in piedi, seppur con gran fatica e vari dolori. Era probabile che la caduta da cavallo gli avesse causato qualche frattura, ma in quel momento non poteva pensarci.

Goneril vide da lontano Éowyn mettersi alla testa della sterminata massa di cittadini del regno. Immaginó che dentro di sé stesse imprecando contro lo zio per non averla lasciata combattere. Avrai un'occasione molto presto pensó Goneril, ma non adesso: questi non sono avversari alla tua portata.
A dire il vero, la soldatessa sospettava che nemmeno gli esperti guerrieri di Théoden avrebbero avuto gioco facile con quelle creature. I Mannari erano incredibilmente veloci e forti.

Spronó Aldair in direzione di un lupo che stava per avventarsi su Gimli. Il Nano, come al solito, sembrava godersi la tensione della battaglia, quasi fosse il suo ambiente naturale. I Nani ci tenevano sempre a mostrarsi più coraggiosi degli altri, forse nel tentativo di compensare la statura ridotta di cui Eru li aveva dotati.
Il lupo sentì Aldair correre verso di lui, e provó inutilmente a girarsi per attaccarlo: un colpo della spada aurea di Goneril proprio sul muso bastó a fargli passare ogni velleità, e un secondo affondo sulla schiena lo spedì dritto nell'inferno dei cani. Crolló su Gimli.
L'Orco che lo montava ebbe appena il tempo di squittire come un ratto, poi la sua testa venne tranciata dal collo e i suoi giorni da servitore di Sauron finirono lì.

"Aiutami! Solleva questa bestia avanti!" urló il Nano a Goneril.

"No. Molto meglio se te ne stai buono lì sotto. Almeno il corpo di questo mostro ti protegge." rispose lei, allontanandosi. "Quando tutto sarà finito qualcuno ti tirerà fuori."

"Cooosa?! Liberami da qui ho detto!!!" urló Gimli incredulo.
Parole al vento. Lei era già concentrata su un'altra orrenda bestia che sembrava decisa a saltare sulla groppa di Aldair. Ma se Goneril era un fenomeno con la spada, il suo cavallo non era da meno: con un poderoso colpo di entrambi gli zoccoli posteriori spedì il lupo a tre metri di distanza. Il Mannaro guaì di dolore e poi crolló a terra, con la schiena spezzata. "Bravo, amico mio." si complimentó lei, dandogli una pacca alla base del lungo collo. "Adesso peró ti lascio. Non mi piace guardare e basta."
Smontó da Aldair e si preparó stancamente a fare la sua parte in quella piccola battaglia. Il problema erano i lupi, non gli Orchi.
Gli Orchi, in verità, non erano quasi mai un problema. I loro corpi erano talmente pervasi dal veleno di Morgoth da sembrare molli e putrescenti: avevano una loro agilità, ma erano anche facili da uccidere. Bisognava solo fare attenzione a non venire morsi da quegli esseri: il loro sangue nero e tutti gli altri liquidi, inclusa la saliva, erano veicoli di malattie e altre schifezze.

In pochi attimi ne uccise due; gli altri, vedendola in azione, preferirono stare alla larga. Con la coda dell'occhio, la donna notó un Mannaro correre deciso verso il dirupo: se avesse osservato meglio, avrebbe notato che stava trascinando con sé Aragorn. Il guerriero era rimasto impigliato nei finimenti della bestia che lo stava conducendo senza pietà verso il burrone. Ma non poteva distrarsi: tre Orchi l'avevano circondata.

"Allora é vero quello che dicono di voi, siete stupidi." disse ai tre.

"Vediamo se é vero quello che si dice di te, invece." biascicó un Orco, con la sua voce roca. "Sei la Strega dell'Est."

"Così dicono? Pensavo di peggio." sorrise Goneril, che di soprannomi sul suo conto ne aveva sentiti di ogni sorta. Strega, Generale folle, Virago crudele. Se si fosse sparsa la voce che con tutta probabilità sua madre era stata amante di un Re, si sarebbe guadagnata di certo un nuovo appellativo, facilmente immaginabile. Già circolavano insinuazioni sul suo conto in quel senso: la voce che con i suoi soldati lei facesse cose strane negli accampamenti, di notte, girava da tempo. Del resto era una donna, e cos'era a quei tempi una donna, se non una concubina o una moglie, una madre, una serva, una cuoca, o, al peggio, una levatrice ? É così cara, noi non siamo altro che la struttura deambulante di un buco. Le diceva sempre la sua matrigna. Meglio per te se trovi un uomo. Lo dico sul serio. E fa' che sia ricco. Forse la sua ossessione per il denaro era nata proprio in quegli anni di giovinezza, ascoltando quei discorsi ignoranti. I soldi, i soldi sono tutto. Diamanti e belle case. Punta a questo. Era probabile che quelle incessanti raccomandazioni di trovarsi un uomo avessero fatto nascere in lei anche l'ossessione di dover dimostrare qualcosa. Di mettersi al livello degli uomini e surclassarli. In quel senso, capiva molto bene le frustrazioni di Éowyn. Chi poteva sapere se quella ragazza bionda e pallida era davvero sua cugina...ma una cosa in comune di certo l'avevano. La totale resistenza verso l'idea di dipendere da un maschio.

Dal canto suo, Goneril non aveva trovato un solo uomo, ma cinquecento, che non erano ricchi, ma avevano fatto diventate ricca lei, combattendo per lei, rischiando la vita per lei. Almeno fino a un giorno prima. Poi erano spariti, ma in fondo anche di questo sua madre l'aveva avvisata. Spariscono, prima o poi, se ne vanno. Tutti. Non fidarti mai di un uomo. Non innamorarti. Pensa solo ai SOLDI che puó lasciarti.

Ma non era tempo di perdersi in quei ricordi. C'erano tre mostri lì davanti a lei, e sembravano piuttosto intenzionati a farla a pezzi. "Non sono una Strega, ma solo una donna molto stanca di tutto questo. Non vi decidete mai a piantarla voi Orchi, vero? Non riuscite a capire che ci sono nemici che semplicemente non potete affrontare. E dire che una volta eravate Elfi. Ma non avete ereditato la loro sagacia." Detto ció, con una semplice giravolta trapassó prima lo sterno di un mostriciattolo e poi taglió in due il torace di un altro. Il terzo rimase inebetito per qualche attimo, prima di realizzare che il suo braccio sinistro si era staccato dalla spalla. "Muori." disse lei, e un attimo dopo la creatura cadde sul terreno. Si guardó intorno. Restavano due Mannari da abbattere, ma gli altri Orchi erano stati tutti fatti a pezzi da Legolas e dagli Uomini di Théoden.

Proprio il Re le gridó: "Corri al Fosso, aiuta mia nipote. Accertatevi che i miei sudditi siano arrivati sani e salvi alla Fortezza." Vedendo che Goneril non si muoveva, la esortó: "Va', svelta!"

"So bene quello che devo fare. Non potete comandarmi, Maestà. Usate quel tono con altri." e con un balzo salì in groppa ad Aldair, subito avvicinatosi alla padrona. "Io non sono suddita vostra." Poi, con un colpo dei talloni spronó il suo destriero, e si allontanó da Théoden prima di sentirgli dire qualcosa come: ma sei mia figlia, sei la mia sola erede, sei....
Quella storia la faceva solo innervosire. Lei non era la Principessa di un bel niente. Era un comandante militare al quale i suoi soldati avevano dato il benservito e tanti saluti. Ma si sarebbe rifatta presto.

Passó vicino a Legolas, che si guardava attorno confuso. "Se cerchi il tuo amichetto Nano è sotto alla carcassa di un Mannaro, laggiù. Aiutalo, prima che soffochi. Io vado verso la Fortezza. Ci vediamo lì."

"No," rispose Legolas. "Aragorn...non vedo Aragorn..." e ancora giró lo sguardo attorno a quella vallata.

Era vero. L'Uomo di Gondor non si vedeva in giro. Goneril immaginó che si fosse spinto all'inseguimento di qualche lupo sopravvissuto. Non le passó neanche per la mente che potesse essere caduto. Figurarsi se l'erede di Isildur poteva lasciare quel mondo in un modo così poco onorevole. Vittima di un paio di cagnolini. "Continuate a cercarlo, se volete, ma io credo che tornerà da solo. Parla con il Re, chiedigli cosa vuole fare con i feriti. Fate in fretta a tornare. Altri Orchi arriveranno." disse e subito dopo lanció Aldair al galoppo.
   
 
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