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Autore: DARKOS    06/12/2018    1 recensioni
Il ritorno della mia storia ambientata in un ipotetico futuro rispetto alla saga principale, dove i vecchi personaggi ormai cresciuti fanno da guida ai nuovi, mie creazioni. Decenni dopo la battaglia finale, un nuovo Ordine del Keyblade è sorto e starà alle nuove generazioni muoversi al suo interno, e sostenerlo contro le nuove minacce che incontreranno.
Già tentata in passato, spero adesso di renderle più giustizia e portarla a compimento.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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14) Prova di Maturità

Arrivarono all’accampamento proprio mentre Greta usciva dalla tenda. Lei li squadrò con sospetto e li apostrofò: “Cosa ci fate di nuovo qui?”
“Siamo stati attaccati da degli Heartless nella piazza.”
“E allora?”
“E allora è mio dovere venire a fare rapporto al Cavaliere in carica ad ogni nuovo sviluppo sulla situazione.” Greta ebbe più buonsenso di Gerold ed evitò di controbattere. Si tolse gli occhiali e strofinò le lenti, parlando apparentemente al vento: “Ormai è chiaro sono stati attirati da qualcosa, se non qualcuno. Gli Heartless appariranno sempre, provocati dal Keyblade o da qualche altro fenomeno, ma questa sembra un’operazione controllata. Con Jack stavo andando alla Città di Halloween per tentare di localizzare la probabile fonte…” Rimessasi a posto gli occhiali, Greta scrutò il trio con aperta ostilità: Mizumi era convinta stesse per rimproverarli comunque. Invece disse: “Sarà meglio che veniate con me. Non credo che all’opera ci sia chissà quale mente diabolica, ma appunto se si tratta di un avvenimento accidentale allora la causa scatenante potrebbe già essere stata corrotta dagli Heartless e quindi imprevedibile. Muovetevi e non rallentate il passo.”
Wanda annuì, e i gemelli fecero altrettanto. Jack fece nuovamente capolino dalla tenda e si unì a loro senza proferire parola: i tre ragazzi non poterono evitare di lanciargli qualche occhiata, un po’ per il suo aspetto inusuale e un po’ perché sapevano che Jack aveva affrontato gli Heartless fin dalla loro massiccia invasione, tanti decenni addietro.
Arrivati di fronte all’albero che collegava la Città del Natale a quella di Halloween, Greta si fermò.
“Ah, dimenticavo. Ci sono protocolli da rispettare, e dovete cambiarvi d’abito.”
“Ancora? E perché?”
“Gli abitanti della Città di Halloween sono abituati così e hanno insistito per mantenere la tradizione. Fosse per me non perderemmo tempo in simili sciocchezze, ma…” sbuffò. “Se non ci travestiamo è loro usanza farci degli scherzi durante tutta la permanenza. È una seccatura, quindi vediamo di procedere.”
Detto questo evocò il suo Keyblade in una folata di cristalli di neve e toccò con la punta i loro abiti, che iniziarono a risplendere e mutare di forma e colore: quando l’effetto svanì, Mizumi constatò che ora vestiva un gilet nero sopra una camicia bianca con tanto di mantello svolazzante al vento, e due canini appuntiti che le scendevano dal labbro superiore.
“Che vestiti mascolini, Mizu. Non che possa esattamente prenderti in giro al riguardo.” Il volto e le mani di Kazeshi presentavano delle piccole squame verdastre, e indossava un completo che sembrava fatto di alghe. La sua espressione diceva tutto su come si sentiva al riguardo. Wanda invece si rimirava nel suo completo orientale, e le uniche altre differenze erano una targa con dei sigilli impressi attaccata sul suo copricapo e una tinta verdognola sulla sua pelle. Sembrava soddisfatta del risultato.
“Se avete problemi con il vostro aspetto, imparate voi stessi l’incantesimo finché non raggiungete una forma che vi soddisfa. Fintantoché non lo farete…” Greta sembrava praticamente identica, solo completamente trasparente come un fantasma: si tuffò nell’apertura a forma di zucca e scomparve. Jack batté le mani di fronte al nuovo aspetto dei ragazzi e la seguì.
“Però intanto lei si è trattata piuttosto bene col suo incantesimo…” brontolò Kazeshi.
“Dai mostro delle paludi, andiamo. Aspetta di vedere se questo mantello si comporterà a dovere in battaglia prima di invidiarmi.”

Come la Città del Natale, anche la Città di Halloween appariva deserta per via della minaccia in corso. Difatti per la strada incontrarono solo un paio di Heartless che Greta abbatté in fretta. Il gruppo superò la città e percorse vari cimiteri costellati da lapidi e qualche zucca.
“Dove stiamo andando?”
“Gerold ha battuto la città in lungo e in largo non trovando nulla, quindi mi sono fatta dire da Jack quale altro luogo poteva essere la fonte e lui è riuscito a pensare a solo un’altra zona. Dovrebbe essere visibile tra poco.”
Dopo qualche minuto giunsero di fronte ad un vasto cratere, in fondo al quale si intravedevano i resti di un ponte con parecchie pietre e assi sparse lungo tutto il diametro.
“I resti della Tana del Baubau” fece Greta.
Kazeshi ruotò la testa così in fretta che a Mizumi sembro di udire il collo spezzarsi. “La Tana del Baubau!”
“Non c’è più nulla qui da decenni e gli abitanti se ne sono sempre tenuti alla larga fin da quando il suo proprietario era in circolazione, ma forse proprio per questo qualche rimasuglio è riaffiorato dopo tutto questo tempo. Scendiamo e vediamo.”
Arrivati sul fondo furono immediatamente accolti da molteplici apparizioni: gargoyle fluttuanti e mummie dalle dita affilate si materializzarono a decine, come non aspettassero altro. Greta assunse una posizione di guardia e segnalò ai neo-Cavalieri di fare lo stesso. “A quanto pare l’ipotesi si è rivelata corretta. Ai posti, cadetti! Eliminatene più che potete!”
Le due fazioni si scontrarono, spandendosi ben presto lungo tutto il campo. Mentre schivava artigliate e attacchi magici, Mizumi realizzò che stava effettivamente combattendo Heartless per la prima volta in vita sua. L’incontro con le renne era stato poco più di una scaramuccia, e aveva potuto eliminare i nemici singolarmente come da protocollo: ma in quel momento era assediata da ogni direzione, e divenne chiaro ben presto che combattere un Heartless era diverso che combattere un umano o un animale. Non c’erano esitazione, dubbio e nemmeno variazioni legate a rabbia o paura nei loro attacchi. Gli Heartless si fermavano solo se venivano colpiti o intercettati, per il resto nulla li distoglieva dal loro desiderio di distruggere il bersaglio che si trovavano davanti. Fu quello più che la stanchezza fisica a fiaccarla: all’Accademia non insegnavano cosa si provava di fronte a questa ostile indifferenza. A Mizumi sembrava di combattere non una serie di nemici distinti, ma un abisso freddo e oscuro con infiniti tentacoli.
“Papà ha eliminato mille di queste creature da solo quando aveva la mia età?”
La troppa pressione mentale la costrinse su un ginocchio, e non riuscì a notare in tempo una mummia che le si avventava dall’alto. Un cristallo di ghiaccio le passò sopra la testa e investì l’assalitore, trasportandolo con sé sul suo cammino: la ragazza si voltò e vide Jack Skeletron venire dalla sua parte, sempre sorridente. Lo scheletro non sembrava minimamente turbato dalla situazione, e dopo averle rivolto un cenno amichevole procedette verso altre zone della battaglia, dispensando fiamme e fulmini dalle mani ad ogni Heartless che incontrava.
Mizumi si rialzò e osservò il resto dello scontro: Kazeshi si muoveva parecchio e cercava di non venire accerchiato, ma tutto sommato se la cavava bene. Wanda era passata in modalità frusta e falciava nemici a più non posso e Greta era forse la più rilassata di tutti, gestendo con estrema facilità anche gruppi di avversari alla volta. Mizumi dovette ammettere a malincuore che quello che diceva suo padre sull’esperienza era vero e che la Cavaliera era ad un livello drasticamente superiore al suo. La ragazza si scrollò la tensione di dosso e si impose di concentrarsi ed eliminare quanti più avversari possibile.

Tuttavia gli Heartless non accennavano a diminuire, e ben presto anche la stanchezza vera e propria iniziò a manifestarsi. Kazeshi decise di dare voce ai suoi timori: “Qua c’è qualcosa che non va! Sono troppi!”
“L’ho già visto accadere altre volte.” Perfino Greta aveva un leggero accenno di fiatone. “Quando c’è un catalizzatore, il processo di rigenerazione degli Heartless viene accelerato notevolmente. I cuori che liberiamo si riformano nel giro di minuti!”
“Allora che facciamo?”
“Nulla è cambiato, dobbiamo trovare la fonte. Eccetto che questa parrebbe essere una trappola.” Greta tacque un istante mentre gli Heartless si raggruppavano per l’ennesima carica. “Voi due,” indicò Mizumi e Kazeshi, “tornate alla Città del Natale e aggiornatevi con Gerold, se non vedete nulla di strano durante il tragitto. Noi rimarremo qui per tenerli a bada.”
Mizumi abbassò l’arma. “Sicura?”
“Sì! Non discutere gli ordini e seguite quel canale, vi riporterà all’ingresso.” Gli Heartless erano di nuovo in gran numero, e puntarono nuovamente i Custodi. “Andate!”
Kazeshi convinse la sorella a muoversi, e saltando nel canale seguirono il corso d’acqua fino alle porte della Città. Non incontrarono minacce lungo il tragitto, ed evitarono di ingaggiare altri scontri con Heartless girovaghi -Mizumi fu grata per questo, dato che ancora non riusciva a scacciare completamente i suoi timori- dirigendosi verso il portale che conduceva alla Città del Natale.
“Kaze, andrà davvero tutto bene se troviamo il catalizzatore?”
“Non sono il più grande esperto al riguardo, ma ogni volta che si è verificato un fenomeno simile eliminare il catalizzatore ha fatto sì che gli Heartless si disperdessero in fretta.”
“E può essere qualsiasi cosa, da una persona ad un frutto o un Heartless più grosso, vero?”
Kazeshi annuì. “Spera solo che questa volta non sia Kingdom Hearts.”
Quando giunsero in vista della piazza notarono un po’ di movimento: due figure si muovevano attorno ad una più grande, ed una terza sagoma era immobile. I gemelli accelerarono il passo.
Lutum e Axius erano alle prese con quello che sembrava un enorme pupazzo di neve semovente, con tanto di sciarpa e un secchio per cappello, adornato del famoso emblema e con la pelle oscura e gli occhi inespressivi che lo identificavano come un abitante delle tenebre. Gerold era riverso sul terreno, il Keyblade ancora stretto nel pugno.
Lutum schivò uno dei poderosi pugni dell’Heartless e li vide arrivare. “Ehilà! Lieto di vedervi e non vi preoccupate per Gerry, è solo svenuto. Il nostro nuovo amico lo ha colto di sorpresa.”
Per tutta risposta “l’amico” prese un cumulo di neve e lo lanciò con veemenza contro i rinforzi, costringendoli a separarsi per evitarlo. Mizumi rotolò vicino ad Axius: “Non puoi semplicemente mandargli contro del fuoco?”
Invece di risponderle Axius scagliò un proiettile verso il bersaglio, che però compì un rapido movimento laterale come se scivolasse: il Custode anticipò la reazione di Mizumi indicando i pattini di ghiaccio ai suoi piedi.
“Malgrado la stazza, è molto rapido. Finora mi ha risposto o così o prendendo della neve e tramutandola in ghiaccio per bloccare i miei attacchi.”
L’argentea annuì. “Serve una strategia allora.”
“Ci stavamo giusto lavorando. Se riusciamo a distrarlo da Lutum…”
Mizumi non attese il resto della frase e compì un balzo verso il Pupazzo, che levò un braccio per parare il colpo. Il Keyblade rimbalzò contro la neve e la spessa sostanza di cui era fatto l’Heartless senza scalfirlo, e questi caricò col secondo braccio per liberarsi dell’assalitore. Lutum si intromise con un fendente verticale, costringendo il Pupazzo ad indietreggiare e interrompere l’attacco. Nel mentre Kazeshi si era posizionato alle spalle del nemico per colpirlo dove era più vulnerabile, ma l’Heartless aveva una risposta anche per questo: tenendosi su un piede calciò forte il suolo con l’altro, gettando un’ondata di neve dietro di sé in direzione del ragazzo. Kazeshi non ebbe altra scelta che scartare di lato per portarsi fuori tiro.
Lutum fece un gesto in direzione di Mizumi: “Con la forza bruta ci ho provato io per un bel pezzo. Fattelo dire: non funziona.”
“Faccio del mio meglio!” La ragazza era stizzita, non tanto per il tono del compagno quanto per le proprie scarse prestazioni. “Che cosa mi sta succedendo?”
“Ho tanti nomi per quello che hai fatto, e di certo non il tuo meglio. Se tu non ti senti in forma faccio io, basta che ti scansi o fai qualcosa di utile. Non ho passato le ultime settimane a grattarmi la pancia.”
Mizumi comprese che per una volta non sarebbe stata l’eroina della situazione e decise di dare il tutto per tutto: non potendo eliminare il nemico, ricorse al modo più rapido che conosceva per infliggergli danni. “Thundaga!”
Il Pupazzo non era evidentemente preparato per questo tipo di attacco, e fremette quando i fulmini si abbatterono con violenza percorrendo il suo corpo. D’altro canto la magia privò Mizumi dell’energia rimanente e portandola in debito di potere magico, costringendola a sedersi. Kazeshi approfittò del primo momento di debolezza dell’Heartless e vibrò il suo famoso fendente Aero, solo che subito dopo scattò lui stesso verso il nemico seguendo il suo attacco: Mizumi aveva già visto il colpo segreto del fratello, ma questa variante le risultava nuova. Fendente magico e colpo di Keyblade colpirono duramente il Pupazzo, tracciandogli una X sulla schiena. Il nemico pareva accusare duramente i colpi subiti, e vacillò invece di preparare una contromossa.
In quel momento fiamme intense avvolsero Lutum, crepitando a contatto con l’aria gelida della zona. Il ragazzo buttò fuori l’aria come dopo un notevole sforzo, e si gettò alla carica. Ogni suo colpo era ora accompagnato dal fuoco, e falciò la scorza dell’Heartless con facilità.
“Lanciafuoco” mormorò Mizumi. Lutum aveva detto il vero: si era allenato sul serio, arrivando a padroneggiare anch’egli uno Stile. Il Pupazzo non era ancora deciso ad arrendersi, e superato il momento di sbandamento cercò di porre distanza scivolando sui pattini. Axius puntò allora Amethysta gridando “Lentezza!”: i movimenti dell’Heartless divennero improvvisamente lenti e flaccidi, come se fosse immerso nel miele. Lutum aumentò l’intensità delle fiamme e si preparò per il colpo di grazia.
Mizumi osservava la scena rapita e per puro caso il suo sguardo si posò su Kazeshi che, ancora dietro al nemico, sembrava imitarne i movimenti. Dopo averlo guardato interdetta Mizumi capì. Il fratello non stava imitando il Pupazzo, era stato rallentato anche lui. Accanto a lei Axius sbiancò in volto: non aveva messo in conto che indietreggiando il nemico avesse fatto includere anche Kazeshi nel raggio d’azione dell’incantesimo.
“Lu! Aspetta!”
Troppo tardi. Lutum lanciò il Keyblade, che a contatto col bersaglio generò varie colonne di fuoco: Heartless e l’area circostante furono avviluppati dalle fiamme, lasciando solo un anello di terra annerita e fumante.
Di Kazeshi, neanche l’ombra. Mizumi piantò le unghie nel terreno, incapace anche solo di pensare allo scenario più tetro.

“Ne ho salvato uno senza farmi notare, direi che conta. Meglio così, marcia per il castello sulle mani evitata.”
Una voce fece girare i tre ragazzi: accanto al corpo ancora esanime di Gerold vi erano Vanitas e Kazeshi, quest’ultimo con solo le sopracciglia un po’ abbrustolite ed un’espressione molto confusa. Dietro di loro, i resti di un corridoio oscuro che Vanitas doveva aver usato per salvare il ragazzo.
“Kaze!” Mizumi dimenticò la stanchezza e corse ad abbracciarlo; Axius si concesse di distendere l’espressione perennemente corrucciata, e Lutum iniziò a fare mente locale su cosa fosse accaduto. Guardò prima il sito dell’esplosione e poi Kazeshi, agghiacciato: notando che nessuno sembrava volergli rinfacciare qualcosa, decise di lasciar perdere.
“Stai bene! Meno male!”
’Mille grazie anche a lei, signor Vanitas! Le siamo debitori!’ Dovere, ma grazie a te per avermelo detto. Non averlo fatto vi avrebbe reso così antipatici e ingrati.”
La ragazza arrossì lievemente e chinò il capo. “Mi scusi. La ringrazio di cuore.”
“Nah, sto solo scherzando. I ringraziamenti valgono la pena solo quando a farli è qualcuno di veramente spassoso, tipo Hokori o Paperino. Voi potete ringraziarmi in altro modo… magari tenendo presente in futuro che non basta sperare intensamente che i vostri attacchi sappiano distinguere gli amici dai nemici.
“Tuttavia non sono venuto solo per ricordarvi quanto sono gagliardi i vostri superiori, ma per questo.”
“Argh!”
Vanitas conficcò il Keyblade in un punto apparentemente a caso, ma all’urlo di sorpresa seguì l’apparizione di un figuro dalle spalle larghe avvolto in una tunica nera. Il nuovo venuto si massaggiò un punto nel braccio dove Void Gear aveva squarciato la veste e dal quale usciva un filo di fumo nero.
“Tsk, più grosso del normale, ecco perché non ho preso il cuore. Peccato.”
“Come hai fatto a trovarmi?”
“L’Oscurità lascia sempre una traccia, e noi Manipolatori siamo addestrati apposta. L’Ordine è diventato giusto un tantino più tollerante rispetto al passato… io invece tollero poche cose di te, prima fra tutte il vestiario. Santo cielo, almeno le nostre tuniche erano dotate di accessori. Quello cos’è, un lenzuolo?”
Lo sconosciuto non rispose alle provocazioni, e smise di cullarsi il braccio per tenderlo avanti a sé. Una corrente oscura uscì e si condensò attorno alla sua mano facendo apparire quello che era indubbiamente un Keyblade, ma completamente nero. E, cosa ancora più strana, era colori a parte assolutamente identico ad un Keyblade di fama leggendaria appartenente ad un Maestro del Consiglio.
Lutum sbarrò gli occhi. “Cosa diamine…”
Nonostante fosse interamente coperto dall’elmetto, si intuì che Vanitas aveva cambiato espressione. “Nessuno di voi si azzardi ad intervenire. Me la vedo io.”
L’avversario rise sprezzante. “Tu da solo? Ovviamente. Vediamo quanto vali.”
“Chiaramente più di quanto te ne renda conto, immondizia.”
Il misterioso figuro ruggì e partì all’attacco, menando fendenti come un ossesso: già dai primi scontri Mizumi capì che era incredibilmente più forte e abile dell’Heartless da loro appena battuto. Vanitas tuttavia parò ogni fendente tenendo Void Gear con una mano sola, sviando la lama nemica con apparente facilità. Sembrava più interessato al nemico in sé che al combattimento.
“Allora, dimmi di te: sempre stato così atroce a duellare o stamattina hai pensato che era il momento di esplorare nuovi orizzonti?”
“…”
“Tipo di poche parole, eh? Lo posso rispettare. Solo che non voglio.”
“…”
“Ho un indovinello per te: perché il grosso tizio stupido e muto ha attraversato la strada?”
“Aaah! Muori! Muori! MUORI!”
Menando colpi fuori controllo l’assalitore iniziò a perdere stabilità sul terreno innevato, senza riuscire a guadagnare vantaggio nello scontro. Vanitas continuò a deflettere gli attacchi riducendo la distanza fra loro.
“Non te la prendere, diciamo che incrociare le lame col Gran Maestro ha i suoi vantaggi. Sora mi aiuta a rimanere in forma…” Vanitas bloccò l’ultimo fendente con la mano libera, intrappolando il Keyblade avversario. “Questo però me l’ha insegnato il vecchio.”
La magia del gelo si propagò dalla mano ed in un istante pietrificò arma e utilizzatore. “Ah, riguardo l’indovinello di prima? Il tizio grosso e stupido ha attraversato la strada per evitare di incontrarmi, il suo unico gesto di saggezza. Peccato tu non sia stato altrettanto furbo.”
Il Guerriero dell’Oscurità interruppe il contatto e strappò di mano il Keyblade nero, buttandolo a terra e spezzandolo con lo stivale. Il suo possessore cadde come corpo morto a terra, solo gli occhi che si muovevano rabbiosi.
“Pessima fattura come pensavo. Non che ci volesse un genio.”
Con il combattimento apparentemente concluso, Mizumi osò avvicinarsi. “Signore, cosa significa tutto ciò?”
“Per voi significa missione compiuta. Fate ritorno all’accampamento, dove penso troverete miss Acida e la vostra amichetta. Per me… significa che io e Sorbetto qui ci faremo una lunga chiacchierata.” Detto questo prese l’individuo congelato senza sforzo ed evocò un portale oscuro.
Prima che potesse entrarvi, Kazeshi si fece avanti. “Mae-Signor Vanitas, signore!” Il ragazzo esitò, poi fece un rigido inchino. “La ringrazio per il suo intervento. Mi dispiace di averle detto quelle dure parole, durante il nostro ultimo incontro.”
Vanitas si bloccò ancora rivolto verso il portale, dando loro la schiena. Dopo un momento, rispose: “Te l’ho detto, pivello. Non ringraziare e non ti scusare così tanto. Essere flessibili può dare una sensazione di superiorità ma se cambi idea troppo spesso diventi vuoto dentro, un idiota disposto a tutto pur di compiacere il prossimo. E tu vali troppo per ridurti a questo.”
Il Maestro che non era tale entrò nel corridoio oscuro e scomparve. Tutti rimasero a riflettere sull’assurdità di quanto appena visto e sulle lezioni apprese, finché Gerold non si rialzò e restituì loro una perplessa occhiata.
“Si può sapere come vi siete conciati, voi due?”

“Quindi gli avvistamenti alla Città di Halloween erano tutta una trappola, ed il vero nemico era alla Città del Natale.”
“Sì. Molto probabilmente le renne che abbiamo incontrato erano un’avanguardia per vedere se la via era libera.”
Greta annuì. “Ora tutti gli Heartless sono distrutti o in fuga. Non è chiaro se il catalizzatore fosse l’Heartless più grosso o il misterioso utilizzatore del Keyblade, ma non sono questioni di nostra competenza. E Gerold?”
“Axius riferisce che quando avevano apparentemente battuto l’Heartless, questi ha aumentato di dimensione e potenza. Gerold è stato sopraffatto, ma nulla da cui non possa guarire.”
“Allora è tutto. Potete andare.”
Kazeshi fece per uscire ma Mizumi si attardò, sperando di non sembrare troppo irrispettosa.
“Signora, dov’è Wanda?”
Se Greta fu infastidita dall’ennesima domanda importuna, per una volta non lo diede a vedere. “Ha preso congedo non appena vi ha visti arrivare. Molto probabilmente ha attraversato il portale.”
I gemelli eseguirono il saluto di rito ed uscirono. Lutum e Axius li aspettavano, seduti su un ceppo.
“Che ha detto la strega delle nevi?”
“Dai, Lu.”
“Sto solo scherzando.”
“A quanto pare è stato un successo.” Mizumi si strofinò gli occhi: per la prima volta in vita sua sentiva di aver vissuto abbastanza emozioni per una giornata. Ma c’era ancora qualcosa da fare. “Credo ci rimanderà presto a casa.”
Lutum si fregò le mani. “Spero non vi dispiaccia se me ne rallegro. Non sopporto questo freddo, e la compagnia qui non piaceva a nessuno.”
“Fai pure.” Mizumi si alzò e si incamminò verso l’albero-portale.
“Ehi, dove vai?”
Invece di rispondere, la ragazza si voltò verso di loro. “Nessuno di voi ha avvertito… sensazioni strane durante la battaglia?”
I tre si guardarono per un istante. Axius si strinse nelle spalle; Kazeshi, al quale Mizumi era interessata per vedere se fosse un tratto genetico, rimase silente; Lutum rispose: “Beh, era la prima volta che ciascuno di noi affrontava Heartless in una vera battaglia, quindi la tensione c’era. Ma niente altro a parte il freddo.”
Lei annuì e li oltrepassò. Prima di raggiungere la porta incrociò Gerold, che si teneva una borsa d’acqua calda su una tempia. Lui la notò, grugnì qualcosa ma la lasciò passare senza fare storie.

Trovò Wanda nella foresta appena prima della Città di Halloween, su un tronco caduto. La rossa non diede segno di averla udita e spezzava legnetti morti con aria assente.
“Ehi.”
“Avete fatto un buon lavoro.”
Quindi l’aveva sentita arrivare. Mizumi si sedette accanto a lei e la studiò: appariva calma, solo un po’ malinconica. “Qualcosa non va?”
Wanda scosse il capo. “Non lo so. È stata la mia prima esplorazione, la mia prima volta come leader, e sento di non aver soddisfatto le aspettative.”
Di tutte le risposte possibili quella lasciò Mizumi esterrefatta. “Come puoi pensarlo? Hai combattuto contro tutti quegli Heartless, anche dopo che ce ne siamo andati, e ci hai guidato e consigliato sempre al meglio!”
Lei sorrise. “La nostra visione delle cose è davvero diversa se questa è l’impressione che hai avuto tu.”
“Wanda, tu mascheri ciò che pensi davvero sotto un’aria di leggerezza, e quando sei turbata parli per enigmi. Dimmi cosa pensi davvero.”
“Hai già imparato parecchio. Sono colpita.”
“Se lo sei davvero, smetti di trattarmi come un qualcosa da respingere e spiegami cosa ti turba. Siamo amiche, noi.”
Per la prima volta Mizumi ebbe l’occasione di vedere Wanda rimanere di stucco. Alle sue parole si era voltata e l’aveva fissata con stupore, le labbra carnose aperte in una piccola “o” di meraviglia. Mizumi si ricordò che era cresciuta altrove e la figlia di una potente Maestra, quindi doveva aver vissuto una vita isolata e lasciato indietro qualsiasi amicizia avesse fatto e si chiese se non avesse esagerato nel definirsi sua amica: ma quando Wanda parlò, lo fece con la voce piena di affetto.
“Vuoi sapere cosa mi infastidisce? Non siete voi o gli altri, ma me stessa.” Gettò indietro la testa e osservò le cime spoglie degli alberi. “Mia madre mi ha cresciuto per essere perfetta, sempre migliore dei miei pari; mio padre mi ha insegnato a godermi la vita e a giudicare correttamente le persone e cosa le guida. Le mie aspettative sono alte, e perdonami se dico che sono forse persino più alte di quelle che sopportate tu e Katsy: per giunta io sono anche l’erede di un intero sistema di Custodi differente dal tuo, e non ho fratelli a condividerne il peso.
“Credimi quando dico che il mio atteggiamento non è una maschera fatta per ingannarvi. Io adoro guardare al lato positivo delle cose, e forse proprio per contrasto con la mia educazione amo perdermi nella leggerezza del momento.”
Mizumi iniziò a mettere assieme i pezzi: Wanda era la solita anche quando erano appena atterrati sul pianeta, ed aveva iniziato a comportarsi in modo serio solo quando era arrivato Gerold. “Appena ha incontrato la persona con cui doveva relazionarsi in quanto leader, e appena saputo della minaccia degli Heartless.”
Si rese anche conto che lei e Lutum non le avevano reso le cose facili lamentandosi e perdendo la calma, che Wanda stessa ne aveva una gran voglia ma non poteva viste le sue responsabilità e che tenerli in riga doveva averle richiesto parecchio sforzo vista la sua indole pacifica. Iniziò a provare vergogna per il suo comportamento.
“Non c’è da meravigliarsi se mi hai definito una bambina.”
Wanda la guardò. “Te la sei presa, eh? Non c’è da sorprendersi. No, non iniziare a dire che te lo meritavi: un buon capo non perde la pazienza con i suoi sottoposti ma li aiuta a capire. Io ero così frustrata per la situazione che ho finito col prendermela e invece di calmarti ho fatto agitare tutte e due.”
“Non ti sembra di esagerare? Hai perso un attimo la calma, succede a tutti. Non sei fatta di pietra.”
“Mph. Fossimo state in un momento critico, o in battaglia, avrei potuto causare la morte di entrambe.”
Rimasero in silenzio per un po’. Cercando di ravvivare la conversazione, Mizumi le raccontò di Vanitas e dello scontro. Wanda ascoltò tutto con genuino interesse.
“Mia madre sarebbe molto interessata ad un modo simile di combattere. Ma fanno parte entrambi del Consiglio, quindi lo saprà già. Sono sicura abbia già sfidato Vanitas a duello una dozzina di volte.”
“E voi invece? Gli Heartless si sono dispersi?”
“Appena voi avete concluso il vostro scontro, presumo. Ed è stato un bene perché ero allo stremo delle forze. Se non ci fosse stata Greta…”
Mizumi ripensò a come sembrasse solo lievemente affaticata dallo scontro. “È davvero così forte?”
“Micchi, ancora una volta guardi le persone senza vederle davvero. Va bene, ti do una mano. Di che rango è Greta?”
“Certamente un Cavaliere. Lo saprei se fosse una Maestra.”
“Giusto, ogni Maestro è discretamente famoso. Hai notato il suo Keyblade? Conosci il suo nome?”
“È mio fratello quello fissato con queste cose. Quindi non era il suo personale?”
“No, quello era Diamanpolvere. È un Keyblade che prende quella forma grazie ad un artefatto speciale, donato a chi sa distinguersi in prove particolari. Greta ha abbattuto un Titano per averlo.”
Qualcosa risuonò nella memoria di Mizumi. “Un Titano? Sono entità di alto livello! Quelli noti sono praticamente tutti contenuti nell’Olimpo.”
“Esatto, e se non hanno cambiato le regole vanno affrontati in battaglie singole. Quindi Greta ha battuto un Titano, da sola, e adopera quel Keyblade anche in un luogo ghiacciato dove non è avvantaggiato.”
“Dev’essere forte. Ma forse crede troppo nelle sue capacità, se commette errori simili.”
Wanda sorrise dolcemente. “Hai ragione solo a metà: è forte, ma dubito si sopravvaluti. Il motivo per il quale sfoggia Diamanpolvere è perché vuole che lo si noti.”
“Ma per quale ragione?”
“Davvero non ci arrivi? Le tue risposte già hanno svelato il mistero: ora sai che Greta è forte, ma prima non sapevi nemmeno chi era. Questo perché se non sei un Maestro sei solo uno degli innumerevoli Cavalieri sparsi per la galassia. Lutum ha detto che Greta può vedere GranCastello solo da lontano, e ha ragione. Probabilmente è una donna che ha passato la vita a combattere, nei vari Mondi o nel Reame dei Sogni. La sua forza e i suoi riconoscimenti sono tutto ciò che ha: il suo Keyblade, e il fatto che le sue abilità l’abbiano fatta diventare un Cavaliere che organizza e capitana spedizioni. Per questo se la prende tanto se si scavalcano i protocolli. Per lei è come se tu insultassi tutto ciò per cui si è battuta.”
Mizumi non sapeva cosa dire: era come se finora avesse visto solo la copertina di un libro, e Wanda la stesse aiutando a leggerne le pagine. L’amica la fissò nuovamente, con sguardo severo:
“Capisci perché vi ho chiesto di non rispondere ai loro insulti? Lei e Gerold sono persone maleducate e piene d’odio, ma sono anche individui che hanno o hanno avuto sogni e credono in qualcosa di più grande come noi. Il Keyblade li ha scelti, ma non ha potuto aiutarli a scalare tutte le barriere. Non lasciare che ti trattino male se non pensi di meritartelo, ma non infierire e non essere crudele: abbi compassione e non togliergli la convinzione che ciò che fanno ha uno scopo, perché potrebbe essere tutto ciò che hanno.”
“Non avevo idea che si potesse capire così tanto su una persona solo guardandola.”
Wanda sorrise, stavolta un sorriso allegro. “Diciamo che la pratica aiuta. Chiedi a tuo padre la prossima volta, dicono sia persino meglio del mio in questo. Ora capisci perché penso che avrei potuto fare di meglio guidandovi?”
“Almeno adesso puoi migliorare anche tu. Abbiamo ottenuto tutti qualcosa da questa esperienza… compresa qualche aggiunta inusuale nel vestiario.”
Wanda stavolta rise di cuore, e Mizumi si unì a lei: percepiva un calore diverso dal solito, simile a quello che provava quando erano tutti assieme ma in un modo distinto, speciale. Ora che Wanda si era aperta a lei, ora che si erano rinfacciate i propri difetti e accettate per quel che erano si potevano definire davvero amiche.

Kazeshi sostava accanto ad un palo con tanto di insegna, facendo il punto della situazione. Il suo attacco speciale e le sue prestazioni generali sembravano migliorati notevolmente, ma le continue sfide e i cambiamenti di situazione lo avevano disorientato: della propria condotta si rimproverava la scarsa prontezza nell’agire e trovare una soluzione e la capacità di discernimento.
“Ho fatto bene a rifiutare il comando: non riesco a immaginare come deve essere affrontare questo marasma con tutte le responsabilità da caposquadra. Wanda era veramente l’unica tra noi dotata della fermezza necessaria.”
Eppure sapeva che suo padre si aspettava di più, e che se anche non l’avrebbe detto a parole si sarebbe impensierito al sentire che suo figlio aveva svolto nuovamente un ruolo di supporto e aveva dovuto essere salvato per il rotto della cuffia. Sospirò, cercando di scacciare il mal di testa incombente.
“Qualcosa ti turba?”
“No, è solo che- uh?” Voltandosi Kazeshi notò che a parlare era stato Jack, Jack Skeletron, che ora sostava accanto a lui. Il Re delle Zucche aveva la stessa espressione allegra di sempre.
“Lei… Lei è Jack Skeletron.” Subito Kazeshi volle mordersi la lingua: che risposta idiota. Ma lo scheletro non vi diede peso, e sfoggiò una posa spaventosa.
“Esatto, sono Jack Skeletron il Re delle Zucche! E tu se non mi sbaglio ti chiami Kazeshi.” Jack lo indicò con una delle sue lunghe ed esili dita, e corrugò la fronte (o quel che ne restava). “Prima hai provato a dirmi qualcosa, ma poi ti sei fermato.”
“Sì, in realtà no… è-è imbarazzante in verità.”
“Ragazzo, da innumerevoli anni mi occupo di organizzare Halloween per la città, e per il resto del tempo sono attorniato da folle di fan di ogni genere e età. Dì pure quello che pensi, non riderò di te.”
“Io ti conosco già! Sono un tuo fan- beh, non proprio, non sono sicuro di aver mai festeggiato Halloween, ma so di te perché tu e mio padre avete lottato assieme, e il tuo nome è presente perfino negli annali e… e…” Kazeshi si fermò per riprendere fiato e aspettò una reazione. Come promesso, Jack non rise di lui né mostro disagio nel sentirsi lodato da uno sconosciuto, ma sbatté lentamente le palpebre sulle orbite vuote.
“Capisco. Deduco tuo padre sia Sora.”
“Sì. Sono passati parecchi anni dall’ultima volta che vi siete visti, credo.”
“Così pare, se ha già un figlio della tua età. Effettivamente ne è passato di tempo da quando ha fatto visita: credo che venne con la consorte per il seicento ventinovesimo Halloween, e lascia che ti dica che fu uno dei più memorabili, e poi ovviamente molto prima quando ci fu sempre il problema di quegli Heartless.”
“Immagino che combatterli di nuovo abbia portato alla mente parecchi ricordi.”
“Sì, e proprio Sora mi disse di smettere di provare a coinvolgerli nelle nostre recite.” Jack sospirò platealmente. “E anche se ho seguito il suo consiglio, quella donna persisteva nel ritenermi responsabile… ti dirò, avrà pure carisma ma è un tantino insistente.”
“Intendi Greta? Ehm, tu pensi abbia carisma?”
“Ma certo! Quella faccia da statua di cera, quei modi bruschi, quegli orribili occhiali… è uno spasso! Avevo perso le speranze con voi Custodi, ma vedo che sapete essere molto divertenti quando volete.”
Kazeshi ancora non riusciva a credere di stare parlando con un personaggio leggendario come Jack in modo così casuale. Decise che un giorno avrebbe convinto suo padre a fargli di nuovo visita: sarebbe stato un momento memorabile.
“Suppongo che presto partirete, quindi un’ultima cosa.” Jack si frugò nelle tasche e tirò fuori due piccoli oggetti, una zucca e un piccolo cane fantasma intagliati. “Diedi ninnoli come questi a tuo padre in ricordo delle nostre avventure. Tienine uno tu e dai l’altro a tua sorella. Halloween purtroppo è già passato, ma fai conto che siano i miei regali di Natale!”
Il ragazzo prese gli accessori con gli occhi lucidi. “Grazie davvero Jack, non so come ripagarti.”
“Sciocchezze, non bisogna ripagare un regalo fatto col cuore, solo accettarlo. Mi ci è voluto un po’ ma l’ho imparato.”
Notarono che Lutum, Axius ed anche Mizumi e Wanda avevano ultimato i preparativi e li stavano chiamando: era ora di partire. Kazeshi ringraziò ancora Jack e corse verso i suoi amici e il cerchio connesso alla Gummiship.
“Kazeshi!” Il Re delle Zucche lo chiamò un’ultima volta.
“Sì?”
“Quando torni a casa, dì a tuo padre di far celebrare Halloween anche altrove! Digli anche che sarò lieto di fargli da mentore se ne avesse bisogno!”
   
 
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