Che schifo il Natale.
Che schifo. Che schifo. Che schifo.
Ho quattordici anni e il mio unico desiderio, da metà novembre a metà gennaio, è quello di andare in piazza e dare fuoco ai poveri sfigati obbligati a far finta di essere quel vecchio panzone.
Naturalmente vestito come un vendicatore tamarro, lanciafiamme in spalla, poco dopo aver dichiarato “Mr. Clean, pulizia genetica”.
Festa consumistica del cacchio.
“A Natale siamo tutti più buoni”. Ditelo ai miei, che hanno divorziato due anni fa proprio il 25. Tirandosi addosso piatti, sedie e divani (quelli degli artiggiani della qualità, nientemeno).
“Non respiri l’aria natalizia?”. Le uniche cose che respiro sono smog e ipocrisia.
“Ma come, non fai i regali?”. No che non li faccio. Non mi presto a questo meccanismo perverso.
Ogni tanto mi viene voglia di rovinare sul serio l’albero, il presepe e tutta quella roba a qualcuno che mi martella con particolare insistenza.
Ma poi rinsavisco.
Se ci tenete a bervi tutte quelle stupidaggini, idioti patentati, fate pure. Non è cosa che mi riguarda.
Non ne ricaverei il minimo godimento.
I soldi, i fegati e la stupidità sono tutti vostri. Liberi di usarli come più preferite.
E poi godo troppo nel sentirmi la pecora più intelligente del gregge.