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Autore: _kookieo    12/12/2018    2 recensioni
Jimin ha rispettato la promessa fatta a quel ragazzo misterioso incontrato alla stazione. Gli ha rivolto poche parole, ma sufficienti a cambiargli la vita e per questo Jimin vorrebbe incontrarlo di nuovo e ringraziarlo. Non sa però nulla su di lui, tranne che si chiama Yoongi. Ormai sono passati quasi due anni, quanto ancora dovrà aspettare?
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Per l’ennesima volta in quella giornata, Jimin si sentì preso in contropiede. Lui e Yoongi si stavano dirigendo spediti lungo il corridoio verso l’ascensore quando a un certo punto aveva sentito due mani afferrare la propria e prima che potesse rendersene conto si era ritrovato il viso di Yoongi più vicino al suo di quanto fosse mai accaduto prima. Il ragazzo lo aveva guardato negli occhi, poi aveva appoggiato delicatamente la fronte sulla sua spalla, come se di colpo molto stanco, e a Jimin era apparso terribilmente fragile e vulnerabile.

“Grazie davvero Jiminah” la voce era flebile, piccola, così diversa da quella tagliente e spigolosa a cui il più piccolo era abituato “non me lo merito, ma grazie. Ti ho trattato male, ma non volevo, io giuro non volevo…”

Incapace di muovere un muscolo, Jimin cercò di articolare qualche parola nonostante la gola gli si fosse fatta secca:

“Y-Yoongi non devi preoccuparti di questo ades-”

“Ci sono delle cose… che devi sapere. Ti dirò tutto, va bene? Te lo devo” gli strinse forte la mano e puntò il suo sguardo su di lui “Te lo devo”

Jimin avrebbe voluto rispondere qualcosa, ma non ci riuscì. Rimase a fissare Yoongi per alcuni interminabili secondi, fino a che il ragazzo non lo lasciò andare e si allontanò di un passo, ponendo di nuovo la solita distanza tra loro. Jimin si chiese se il calore che sentiva nei punti in cui la pelle di Yoongi aveva toccato la sua sarebbe mai scomparso e si trovò a pregare che rimanesse per sempre lì, come prova che questo momento era stato reale e non solo uno dei suoi sogni.

“Dov’è Hoseok-ssi?” chiese Yoongi e Jimin gettò un occhio in fondo al corridoio. Si era del tutto dimenticato della presenza del più grande. Il ragazzo sembrava trovarsi ancora di fronte alla camera di Namjoon e Seokjin, intento ad osservare il suo cellulare. Considerata la fretta che tutti loro avevano al momento, Jimin pensò che l’unica ragione per cui Hoseok si era messo proprio ora a controllare il telefono dovesse essere che li aveva visti e non aveva avuto il coraggio di interromperli. L’idea che l’amico avesse assistito ad un momento del genere infuocò le guance di Jimin, ma il ragazzo decise che non era questo il tempo di pensare agli imbarazzi: avevano una missione da compiere e un contest da vincere. Chiamò Hoseok a gran voce facendogli cenno di venire e al più grande fu risparmiato così il disagio di dover lui stesso sollevare la testa e rischiare di assistere nuovamente a un momento privato come il precedente.

Nella macchina i tre presero posto come all’andata, Hoseok alla guida, Jimin di fianco a lui e Yoongi nel sedile di dietro. Di nuovo Jimin desiderò poterglisi mettere vicino, ma non sarebbe davvero stato carino nei confronti di Hoseok trattarlo come tassista. Erano partiti da soli pochi minuti quando il telefono di Jimin squillò.

“È Namjoon-hyung, cosa vuole?”

“Perché chiama te invece di fare un po’ dibondingquel rincretinito?” disse Hoseok con tono stizzito come se fosse stato fatto un torto direttamente alla sua persona “Aaah devo proprio parlargli a casa…”

Jimin rispose e la voce di Namjoon arrivò dalla cornetta:

Jiminie? Jin qui ti vuole parlare, però mi dice di chiederti il favore di non far capire che stai parlando con lui a Yoongi o Hoseok, ci capisco meno di te e non so nemmeno perché stia acconsentendo a prestarmi a queste stranezze, ma questa è la situazione, puoi farlo?”

Kim Seokjin? Al telefono? Perché voleva proprio lui? Acconsentì con la sua vocina chiara e, il cuore tamburellante, attese che l’altro parlasse:

Jimin-ssi? Sono Jin, perdona la stranezza della mia richiesta, volevo solo parlarti un momento senza che Yoongi ascoltasse” per qualche ragione, la sua voce rilassò immediatamente il più piccolo. Suonava amichevole, trasmetteva un calore accogliente e un’autorità su cui si poteva fare affidamento e Jimin sentì istintivamente che non c’era nulla da temere da questo ragazzo “Non so bene cosa ti abbia raccontato di sé, conoscendolo immagino davvero molto poco. Non fargliene un torto, per favore, Yoongiah è così, chiuso e un po’ scostante, ma è solo perché è molto impaurito. Mi dispiace dirti tutte queste cose adesso, insieme e senza maggiori dettagli, ma il tempo oggi non è davvero dalla nostra parte. Questa giornata è di importanza vitale per Yoongi e al momento mi preme che tu sappia quanto ha bisogno di aiuto e mi prometta che sarai pronto a offrirglielo. Qualcosa mi dice che nessuno meglio di te può riuscire in questo compito, forse nemmeno io, dunque puoi promettermi per favore che ti prenderai cura di Yoongiah? Che gli darai forza standogli vicino? È l’unica cosa che gli manca al momento, per il resto per vincere le carte le ha tutte. Devi ricordarglielo

Jimin esitò un attimo prima di rispondere, chiedendosi se meritasse o meno la fiducia che Jin stava riponendo in lui. Avrebbe voluto replicare che no, non poteva essere lui la persona più adatta, come avrebbe potuto esserlo quando non era neppure stato capace di avvicinarsi di un millimetro a Yoongi? In una sola serata e con appena un paio di domande aveva fatto saltare in aria l’intera situazione e lo aveva spinto ad allontanarsi da lui, precludendosi così ogni possibilità – se mai una ce n’era stata – di entrarci in contatto. Per quanto non ci fosse nulla che desiderasse maggiormente che diventare un appoggio per Yoongi tanto quanto Yoongi lo era stato per lui, Jimin era anche consapevole che questo non sarebbe ormai più potuto accadere. Come poteva adesso Jin sperare che riuscisse a scuoterlo su qualcosa di così importante? Come poteva far ciò che Yoongi aveva fatto per lui senza però conoscerlo, senza sapere davvero chi fosse, cosa volesse, cosa desiderasse? Jimin sapeva solo che amava la musica, ma tutto qui, non poteva davvero essere sufficiente per… prima che potesse formulare le sue perplessità a Jin, qualcosa scattò in lui. Come un fulmine saettò nella sua mente il ricordo di quel pomeriggio alla stazione e con esso una nuova consapevolezza: che tutto quello che Jimin cercava, o credeva di dover cercare, non era lì. Non esisteva quel giorno. Quando aveva incontrato a Daegu Yoongi per la prima volta non c’era amicizia tra loro. Non c’era conoscenza. Non c’era nemmeno fiducia. Erano due perfetti estranei. Eppure, questo non aveva fermato Yoongi. Non aveva idea di chi fosse davvero Jimin: solo un racconto confuso e vago sulla sua vita e il suo amore per la lettura, questo era tutto ciò che sapeva di lui. Ma gli era bastato. Non si era costruito scuse, non si era imposto paletti. E se se li fosse posti? Se avesse rinunciato a dargli quel consiglio solo perché “non lo conosceva abbastanza”? Jimin sentì il sangue farglisi ghiaccio nelle vene. Se Yoongi avesse agito, quel giorno, così come stava ora agendo lui come sarebbe stata la sua vita? Capì tutto. Capì che ciò che più di tutti doveva a Yoongi era dimostrare lo stesso coraggio, la stessa intraprendenza che lui gli aveva mostrato anni prima, ora che le parti erano inverse. Doveva smetterla di rimanere ancorato alle sue fantasie e prendere la realtà per quella era, cercando di fare del suo meglio con la situazione che gli veniva posta dinanzi. Tutto, o quasi, del suo incontro con Yoongi era stato e continuava ad essere incredibilmente diverso da quello che Jimin aveva immaginato, ma ciò non poteva più costituire una scusa per starsene con le mani in mano e accettare la distanza che Yoongi poneva continuamente tra loro. Non erano i desideri di Jimin adesso l’importante e il ragazzo comprese che l’unico modo per poter aiutare Yoongi era mettere loro da parte e farsi lui stesso avanti, imporsi anche magari con prepotenza affinché Yoongi lo ascoltasse e si scrollasse. Fino ad ora era stato troppo cauto, troppo remissivo. Forse non sarebbe mai stato capace di conoscere davvero Yoongi, ma nonostante fosse la cosa che più voleva al mondo, non doveva essere questo oggi il suo obiettivo. Né lo sarebbe mai più dovuto essere. Se questo Yoongi, lo Yoongi reale, in carne ed ossa che aveva di fronte, non voleva avere molto a che fare con lui, va bene, lo avrebbe accettato. Perché il suo debito nei confronti di questo ragazzo era enorme e Jimin sentì che se anche il suo sogno di averlo al fianco si fosse frantumato, ne sarebbe valsa la pena, sapendo che aveva fatto tutto quanto in suo potere per far sì che Yoongi avesse la vita che meritava, la vita che voleva.

“Va bene” disse determinato.

Sapevo che avresti capito” rispose soffice Seokjin dall’altro lato.

Si salutarono e nel rimettere a posto il telefono Jimin inventò una scusa per giustificare la chiamata di Namjoon. Stranamente nel dire questa piccola bugia la sua voce non tremò. Era calma e sicura e il ragazzo sentì che poteva farcela. Sarebbe riuscito ad aiutare Yoongi, a qualunque costo. Ogni volta che sono stato con lui l’ho fatto sempre cercando di realizzare i miei di desideri, ma adesso che so davvero cosa vuole, farò di tutto per aiutarlo. Non fa niente se non vorrà ascoltarmi, se odierà le mie parole, se gli sembrerò invadente. Devo farlo, devo riuscire a entrare nel suo cuore quel tanto sufficiente ad accendere la miccia. Il fuoco lo farà esplodere lui, lo so. E non fa nulla se poi non mi parlerà mai più, Yoongi deve vincere quel contest. 

Perso in questi pensieri gli venne istintivo girarsi verso Yoongi e si stupì nel vedere che il ragazzo lo stava già fissando. Non arrossì, ma mantenne il suo sguardo e poi gli sorrise, gli occhi due piccole mezzelune:

“Andrà tutto bene Yoongi-ah” agitò una mano stretta a pugno “Hwaaai-ting!”

L’altro gli rivolse a sua volta un sorriso così caldo e spontaneo che Jimin capì di aver fatto finalmente qualcosa di buono e fu sicuro che mai dalla prima volta in cui si erano incontrati gli occhi di Yoongi avevano brillato a quel modo.

Lo vide allungare schiena sul sedile continuando a fissarlo con dolcezza e fargli poi un cenno d’assenso con la testa prima di girarsi verso il finestrino e mormorare:

“Si… si forse qualcosa andrà finalmente bene”

“Ma certo che andrà bene!” intervenne Hoseok con energia “non manca troppo, e siamo adesso in perfetto orario”

“In perfetto orario perché stiamo correndo come dei pazzi, hyung” disse ridacchiando Jimin.

“Non perdiamoci in futili dettagli facendoci sfuggire il più importante: arriveremo in tempo” gli rispose l’altro puntando un indice verso l’alto.

Da dietro giunse una voce roca:

“Jiminah? Credo di doverti delle spiegazioni. Vuoi ascoltarmi?”

 

 

Note dell’autrice:Hello people, grazie mille come sempre per aver letto anche questo capitolino! E’ già un miracolo che questa settimana abbia trovato il tempo di postare per cui perdonatemi se sarò super breve nelle note, magari le faccio più lunghe nel prossimo per aggiungere alcune cosine. Per oggi vi lascio praticamente solo al capitolo, è brevino, ma direi intenso, no? ;) Come sempre se avete un momento fatemi sapere cosa ne pensate ♥♥

Alla prossima settimana, baci,

Elle ♥

 

PS: ci siamo di nuovo con la rubrica “quizzone”: perché il titolo “click”??

   
 
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