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Autore: ntnmeraviglia    14/12/2018    1 recensioni
South Park poteva sembrare all'esterno come la piccola cittadina innevata più tranquilla e composta di tutto il Colorado.
Silenziosa, appartata, quasi impercettibile; la miglior soluzione per chi volesse condurre uno stile di vita lontano dal casino delle metropoli.
Nessuno poteva immaginarsi di quanto invece quel piccolo e garbato posticino potesse essere pericolosamente micidiale.
"I'm going down to South Park, gunna have myself a time".
N.A: La mia prima fanfiction su South Park piena di plot twist e memes -le mie due cose preferite!-.
Varie vicissitudini su vari personaggi, tutte articolate nella stessa storia. Il narratore -malcapitato- di turno viene indicato come titolo del capitolo. WHAT ELSE?!
Tuffatevi nell'opera più INCASINATA mai scritta su South Park!
Coppie: [Creek][Kyman][Standy][Candy][Style][NPxKenny][NPxCraig][KylexCraig]
Genere: Angst, Demenziale, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Craig, Eric Cartman, Kenny McCormick, Kyle Broflovski, Stan Marsh
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fare dell'ebreo tutto ciò che più desideravo ed approfittarmi della sua patetica fragilità fu uno stramaledetto gioco da ragazzi.
Non potevo essere più soddisfatto di così: avevo fatto proprio un ottimo lavoro, Kyle ci era cascato come un citrullo e ben presto divenne una perfetta marionetta tra le mie mani.
Non fu difficile, quindi, fargli usare le labbra non solo per petulare come era tanto abituato a fare di solito, ma anche per altro di molto, molto più interessante.
Così, quel giorno, dopo scuola, lo portai a casa con me. Lo tenni buono con le solite stronzate a cui fingevo di interessarmi: i compiti, le sue lamentele riguardo Stan, riguardo Craig... cose del genere.
E poi, la conferma finale della brillante riuscita del mio piano.

-Sai, Eric...- cominciai a capire di avercela praticamente fatta da quando aveva cominciato a chiamarmi per nome e non più Cartman, piuttosto che “ciccione”, “culone” o chissà che altro.

-Cosa?-

-Sei la persona che mi è stata più vicino in questi giorni in cui ero completamente a pezzi. Se non ci fossi stato tu non so dove sarei ora... mi chiedo come potrò mai ringraziarti.-

Oh, piccolo ingenuo Kahl... davvero un discorso toccante. Ma io sapevo bene come poteva ripagarmi dei servigi svolti.
E allora, accadde. Avevo sempre immaginato che Kyle potesse essere un'ottima puttanella... ma, diavolo, era meglio di quanto mi aspettassi!
Incredibile che ci avesse messo meno di una settimana a cadere tra le mie braccia... o forse è meglio dire tra le mie gambe. Era bastata qualche parolina smielata e melensa per far sì che quell'ebreo mi succhiasse il cazzo.
E non solo quello, oh no. Se decidevo che di prendermi qualcosa, certamente non mi limitavo solo alla punta dell'iceberg.
La ricordo bene la sensazione di goduria che percepii in tutto il mio corpo quando lo aprii in due. Finalmente, con quel gesto, avevo vinto; vinto su tutte le nostre battaglie, le piccole discussioni, i battibecchi mattutini e, soprattutto, avevo vinto la fottuta scommessa dei folletti.
E, oltretutto, posso anche vantarmi di avergli dato una bella lezione fisica, visto che non sono stato affatto gentile con lui. Non ricordo nemmeno di essermi lubrificato, ma non mi sento affatto in colpa: del resto doveva essere punito per tutte le volte che mi aveva mancato di rispetto, no?
Doveva capire bene chi era a comandare tra i due, chi aveva sempre comandato.
E, tanto per essere chiari: non ho scopato quella checca ebrea perché sono gay, perché lui mi piace od altre cazzate simili. L'ho fatto solo perché dovevo rendere il mio ebreo mio in ogni senso.
Non aveva nulla a che fare coi sentimenti, e così sarebbe sempre rimasto.

… O almeno, così credevo. Poi qualcosa è andato storto; non so esattamente cosa. So solo che, passato un po' di tempo, ho iniziato a sentire la necessità di vedere Kyle ogni giorno, e non solo per sbatterlo al muro come una troia. Proprio quest'ultima parte mi preoccupava, siccome l'intento era sempre stato quello.
Insomma, senza l'ebreo non riuscivo proprio più a starci, e forse qualcosa che avesse a che fare cosi sentimenti c'era, ma ne resi conto troppo tardi.
Proprio come se il destino avesse deciso di remarmi contro e sputarmi in faccia, il giorno in cui mi resi conto che forse avevo cominciato a provare qualcosa per Kyle, ricevetti una visita inaspettata quanto sgradita.

-Huh? Che ci fai tu q...- non ebbi il tempo di finire la frase, dato che Stan, sull'uscio di casa mia, mi aveva afferrato il colletto della giacca, strattonandomi all'interno.
Che figlio di puttana.

-Che cazzo hai fatto a Kyle, grassone?!-

-Non so di che cazzo parli.- non riuscii a parlare bene, la sua presa era stretta e mi rendeva la respirazione piuttosto complicata.

-Non fingere con me, Cartman. Ultimamente state sempre appiccicati e lui ha smesso di provare a parlarmi, voglio sapere che cosa stai combinando.-

-Spiacente Stan, non ho tempo di parlare con una checca gelosa come te.-

L'avevo provocato appositamente, quindi forse un po' meritavo lo spintone che mi fece finire dritto col culo sul pavimento.

-Ti conviene parlare, non sto scherzando.-

-Non è colpa mia se tu l'hai piantato in asso in un momento di difficoltà e lui ha cercato in me del supporto morale. Ti lamenti che abbia smesso di cercarti, quando il primo a voltargli le spalle sei stato proprio tu. Cosa ti aspettavi, eh? Che ti corresse dietro per sempre? Sei proprio un coglione, Marsh.-

Non era la prima volta che in quell'ultimo periodo mi schieravo dalla parte di qualcuno con cui solitamente non mi trovavo mai d'accordo. L'unica differenza era che quella volta non lo stavo dicendo solo per ottenere una succhiata di palle, ma perché lo pensavo davvero.
Lasciai Stan ammutolito, forse ferito. Francamente ne ero anche contento; cazzo, se se lo meritava!

-E' inutile che fai il buon samaritano del cazzo, Cartman. Parlerò con Kyle, lo convincerò del fatto che lo stai prendendo in giro, perché tanto so che è così.-

-Kyle si fida di me, buona fortuna.-

Che stronzo. Voleva smerdarmi solo per potersi aggraziare il suo migliore amico!
Anche se era esattamente ciò che avevo fatto io... lui non doveva permettersi. Io sì, ma lui no, dannazione!
In ogni caso lasciai che attuasse tutti i suoi ridicoli piani: avevo fiducia in Kyle, sapevo che non mi avrebbe pugnalato alle spalle.
O almeno così credevo, fin quando non fu proprio Kyle a smentirmi.

-Hey babe, non ti aspettavo!- ero stupito di vederlo: di solito non mi raggiungeva a casa di primo pomeriggio, siccome lui aveva sempre da studiare. -come mai qui?-

-Perché mi hai fatto questo?- si limitò a mormorare, sollevando lo sguardo che fino a poco prima aveva tenuto fisso sui suoi piedi, rivelandomi i suoi occhi lucidi.

-Ma... cosa?-

-Voglio sapere perché, Eric.-

-Non dirmi che hai dato retta alle cazzate che ti ha raccontato Stan! Cristo, Kahl, perché non ti togli la sabbia dalla vagina e ne parliamo con lucidità?-

A differenza dello spintone di Stan, quel ceffone dritto sulla guancia non pensai di essermelo meritato. Ci furono pochi istanti di silenzio, spezzati solo dall'ultima frase di Kyle, che pronunciò appena prima di congedarsi.

-Ti odio.-

Non era la prima volta che sentivo quelle due parole mi venivano dette da Kyle, ma non erano mai state così tanto cariche d'odio e disprezzo.
Mi sentivo deluso, e tradito. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che avesse preferito credere a quel senza palle di Stan piuttosto che a me.
L'amarezza si trasformò ben presto in orgoglio e rancore. Non avevo bisogno di quella fottuta checca ebrea, anzi! Sarebbe stato lui a strisciare da me, implorandomi di perdonarlo.
Sì, ne ero convinto.
Beh, in realtà... lo speravo. Lo speravo davvero.

  
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