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Autore: Giulia_Dragon    14/12/2018    0 recensioni
Dopo la distruzione dell'Unico Anello la Terra di Mezzo si prepara a vivere un'epoca fatta di pace, non più oscurata dall'ombra di Sauron.
Durante uno dei loro tanti vagabondaggi per le Terre Selvagge Legolas e Gimli riescono a sfuggire per un soffio ad un branco di mannari.
Quando giungono in vista di un villaggio di esseri umani lo trovano raso al suolo. A questo punto i due amici decidono di indagare sull'origine di quell'attacco e si confidano con il padre di Gimli, Gloin. Il nano rivela ai due che gli orchi che hanno distrutto quel villaggio sono gli stessi che anni prima inseguivano lui e i suoi compagni. Per Legolas e Gimli inizia così un lungo viaggio nel passato, per aiutare i nani a riconquistare la montagna solitaria e chiudere per sempre il portale che collega passato e presente.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Azog il profanatore, Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Gimli, Legolas, Thranduil
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Capitolo 3 Erebor- Legolas

 

Due giorni dopo da quando avevamo lasciato le Terre Selvagge la montagna solitaria comparve davanti ai nostri occhi in tutta la sua imponenza. Ai suoi piedi si ergeva la città di Dale rinata a nuova vita dopo la guerra contro Smaug e quella dell'Anello.

 

-Ci siamo- affermò Gimli in preda all'eccitazione, come tutte le volte in cui tornava là dove era cresciuto.

 

Un po' come quando io lasciavo l’Ithilien per tornare a Bosco Atro dove ero nato e cresciuto, potevo dire di essere molto simile al mio amico nano più di quanto fossi disposto ad ammettere.

 

-Dobbiamo muoverci, sento che non abbiamo molto tempo- affermai mentre lanciavo il cavallo al galoppo lungo le strade di Dale.

 

Appena entrammo in città sentii subito le urla eccitate di alcuni mercanti e di alcune donne. Molti si ammassarono lungo il ciglio delle strade per cercare di vedere sia me che Gimli. Avevo conosciuto molte persone durante la Battaglia delle Cinque Armate e speravo di riuscire a tornare a Dale per poterli rivedere, ma non avevo mai avuto tempo e anche in quel momento ero di fretta.

La città non era molto grande, le sue strade erano abbastanza larghe e affollate di persone che vestivano colori sgargianti. Le case erano semplici, ma robuste con i tetti e le pareti in pietra da cui si vedevano decorazioni e dai balconi si vedevano vasi pieni di fiori che davano colore a quegli edifici.

La zona del mercato era piena di colori e di vita. Vi erano bancarelle piene di cibi, tessuti colorati, spezie, e altri oggetti che la mia acuta vista di elfo non riusciva a riconoscere.

-Legolas!- la voce era quella di una delle figlie di Bard l'Arciere, l'uomo che aveva fare  guidato gli uomini durante quella battaglia.

 

Fui costretto a fermare il cavallo. Era molto diversa dalla ragazza che avevo incontrato quasi settant’anni prima.

Ora era una donna anziana, dai capelli bianchi che teneva raccolti in una treccia candida, la pelle rugosa faceva capire quanto avanzata fosse la sua età, indossava un semplice abito scuro che faceva risaltare i capelli e gli occhi. Nonostante tutto era ancora energica.

 

-Tilda!- affermai sorridendo appena.

 

-Cosa ti porta a Dale?  Era da parecchio tempo che non tornavi, dopo il funerale di mio padre non sei mai tornato.- chiese lei con un lampo di nostalgia negli occhi.

Era vero. L’ultima volta che ero stato a Dale era per il funerale di Bard, e anche allora Gimli era con me.

 

-Lo so, Tilda e mi dispiace molto. Purtroppo anche oggi sono di fretta.

 

-Allora ti lascio andare, spero di rivederti presto- sorrise Tilda.

 

Capii che dietro quelle parole vi erano anche dei sottointesi.

Tilda sperava di rivedermi prima che anche lei lasciasse il mondo dei vivi per ricongiungersi al padre.

Per me era difficile capire le persone che, a differenza mia, erano destinate a morire.

 

-Certo, naturalmente- risposi sorridendo mentre facevo ripartire il cavallo.

 

-L'ho capito- dichiarò Gimli con un tono che sapeva di derisione.

 

-Cosa avresti capito sentiamo?- sbuffai.

 

-Che a quella donna piacevi principino elfico dalle orecchie a punta- rise il nano.

 

Per ripicca fermai il cavallo di colpo e lui rischiò di cadere.

 

-Ma che fai?

 

-Così impari a prendermi in giro, la prossima volta ti faccio cadere.

 

Lui borbottò qualcosa facendomi sorridere.

 

Riprendemmo il nostro cammino fino al grande portone che dava l'accesso alla città fortezza di Erebor.

Il grande portale della fortezza era grandissimo con dei bassorilievi che raffiguravano la storia dei nani, ai lati del portone vi erano due grandi statue che raffiguravano i capostipiti della dinastia di Durin.

 

-Chi è là?-ordinarono le guardie dai bastioni.

 

Non ebbi il tempo di dire niente perchè quando ci riconobbero ridacchiarono sotto le lunghe barbe castane.

 

-Ah siete voi due, venite, venite-

 

Detto questo i pesanti battenti del portone si aprirono lasciando intravedere un grande atrio illuminato da molte torce.

 

Feci schioccare le redini sul collo del cavallo ed entrai a Erebor al galoppo.

 

Mi fermai dopo qualche metro e subito venimmo accerchiati da un gruppo di nani sia maschi che femmine che mi osservavano incuriositi.

L’atrio era enorme, il soffitto era sorretto da numerose colonne finemente istoriate, la luce delle torce illuminava le varie porte di legno che collegavano le varie parti della fortezza. Vi erano fabbri che andavano e venivano dalle fucine portando asce, coltelli e spade.

Donne agghindate con abiti ricchi camminavano con passo dignitoso tra le colonne seguite da alcune serve.

Osservando meglio i nani che si erano radunati intorno a noi notai che molti erano vestiti con abiti molto semplici e soltanto alcuni indossavano abiti di foggia più pregiata.

Tuttavia erano tutti incuriositi dalla mia presenza. Nonostante fossi amico di Gimli da anni molti nani ancora non si erano abituati al fatto che ci fosse un estraneo tra i loro cunicoli.

Era rarissimo che un elfo andasse a Erebor, soprattutto se quell'elfo era il figlio del re Thranduill.

 

In quel momento sentii una voce femminile ordinare ai nani lì presenti di farla passare e non mi ci volle molto per capire chi fosse.

 

-Cosa ci fai qui Legolas? Bentornato Gimli- domandò una nana dai capelli lunghi bianchi.

La riconobbi subito, era la madre di Gimli, Glumura. Una nana che, nonostante fosse molto in là con l’età era ancora ancora energica. In quel momento indossava un vestito viola che faceva risaltare i grandi occhi castani contornati da profonde rughe.

Se c'era una cosa che invidiavo a Gimli era il fatto che lui avesse ancora la madre, io l'avevo persa molto tempo prima.

 

-Legolas? Sicuro di star bene?- domandò ancora lei poggiandomi una mano sul polso.

 

Per quanto potesse sembrare strano la madre di Gimli mi considerava come un figlio, nonostante la storica faida tra elfi e nani.

 

-Tranquilla sto bene, dobbiamo vedere Gloin- dichiarai accennando un sorriso.

 

-Vi accompagno subito da lui e ordinerò che qualcuno si prenda cura del vostro cavallo- detto questo mi afferrò per il polso e condusse me e Gimli lungo i corridoio di Erebor.

  
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